∑ VO n 10 ottobre 2012_Ottobre 2012 - Provincia Romana ...
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POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA<br />
VITAOSPEDALIERA<br />
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della <strong>Provincia</strong> <strong>Romana</strong><br />
ANNO LXVII - N° <strong>10</strong><br />
OTTOBRE <strong>2012</strong><br />
XVII Centenario della Battaglia di Ponte Milvio, vinta<br />
da Costantino il 28 X 312 avendo a vessillo la Croce
S O M M A R I O<br />
RUBRICHE<br />
4 Anno della fede<br />
in un mondo secolarizzato<br />
5 Aggregazione all’Ordine<br />
dei Fatebenefratelli<br />
di S. E. Rev.ma mons. Sergio Pintor<br />
6 Aspetti etici e bioetici<br />
nella gestione di un Hospice<br />
“Lo sguardo che liberamente accetto di rivolgere<br />
all’altro decide della mia stessa dignità”<br />
7 Diversamente abile<br />
Il padre di Giorgio, un ragazzo disabile,<br />
incontra un vecchio amico<br />
Zigulì<br />
La mia vita dolceamara con un figlio disabile<br />
8 Gestione del dolore nell’emicrania<br />
primitiva in pediatria<br />
9 Il test cardiopolmonare:<br />
a cosa serve?<br />
<strong>10</strong> Si chiude il periodo aureo<br />
della medicina romana<br />
XXV-La medicina post-galenica<br />
e il crollo dell’impero (476 d.C.)<br />
11 Schegge Giandidiane N. 33d<br />
Ven. Ma Giuseppina Recio,<br />
la sognatrice di Granada<br />
15 Ho visto piangere un Papa<br />
16 “Nati per leggere”:<br />
progetto per l’infanzia<br />
17 Bioetica in pediatria<br />
18 O voi tutti assetati,<br />
venite all’acqua (Is 55,1)<br />
DALLE NOSTRE CASE<br />
19 Ospedale san Pietro - Roma<br />
Revisione attività chirurgica otorinolaringoiatrica<br />
al san Pietro-Fatebenefratelli 2011<br />
20 Ospedale Sacro Cuore<br />
di Gesù - Benevento<br />
La divulgazione delle conoscenze<br />
21 Ospedale Buon Consiglio - Napoli<br />
XXX Congresso mondiale di endourologia<br />
e litotrissia Istanbul <strong>2012</strong><br />
22 Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo<br />
Una buona occasione per smettere di fumare<br />
Attivato il centro antifumo<br />
23 Newsletter<br />
VITA OSPEDALIERA<br />
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della <strong>Provincia</strong> <strong>Romana</strong><br />
ANNO LXVII<br />
Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000<br />
Via Cassia 600 - 00189 Roma<br />
Tel. 0633553570 - 0633554417<br />
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e-mail: stizza.marina@fbfrm.it<br />
dicamillo.katia@fbfrm.it<br />
Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h.<br />
Redazione: Franco Piredda<br />
Collaboratori: fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra<br />
Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Maria<br />
Pinto, Raffaele Sinno, Pier Angelo Iacobelli, Alfredo<br />
Salzano, Cettina Sorrenti, Simone Bocchetta,<br />
Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari<br />
Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini<br />
Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia<br />
Di Camillo<br />
Amministrazione: Cinzia Santinelli<br />
Grafica e impaginazione: Duemme grafica<br />
Stampa: Fotolito Moggio<br />
Strada Galli s.n.c. - 000<strong>10</strong> Villa Adriana - Tivoli (RM)<br />
Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro<br />
Sostenitore 26,00 Euro - c.c. postale n. 76697002<br />
Finito di stampare: <strong>ottobre</strong> <strong>2012</strong><br />
In copertina: Visione della Croce, avuta da<br />
Costantino prima della Battaglia di Ponte Milvio<br />
(dipinto di Giulio Romano nelle Stanze<br />
di Raffaello dei Musei Vaticani)<br />
IN HOC<br />
SIGNO<br />
VINCES<br />
EDITORIALE<br />
Ricorre il 28 <strong>ottobre</strong> il XVII Centenario<br />
di quella decisiva battaglia<br />
che Costantino vinse nel<br />
312 a Ponte Milvio, avendo obbedito<br />
all’ispirazione fornitagli dalla visione<br />
di una Croce con la scritta greca Εν<br />
Τουτω Νικα (che nei nostri libri di storia è<br />
citata in latino In hoc signo vinces ossia “In<br />
questo segno vinci”), sicché aveva fiduciosamente adottato la Croce a vessillo del suo<br />
esercito.<br />
Quella vittoria nel segno della Croce di Cristo fu la premessa del famoso Editto di Costantino<br />
con cui, l’anno dopo, fu data libertà ai cristiani di professare la loro fede, ponendo<br />
così termine a secoli di sanguinose persecuzioni in tutto l’Impero Romano.<br />
Per diciassette secoli a quel motto latino, divenuto familiare, s’è fatto ricorso nelle più<br />
svariate situazioni, spesso senza alcun riferimento alla Croce di Cristo, ma sono lieto di<br />
averlo trovato correttamente applicato in un’incisione commissionata dai Fatebenefratelli<br />
di Torino nel 1639 per celebrare la Beatificazione del Fondatore, avvenuta pochi<br />
anni prima: l’incisore, rimasto anonimo, elaborò un disegno intricatissimo, fitto di citazioni<br />
bibliche, di raffigurazioni allegoriche e di vari episodi della vita di san Giovanni<br />
di Dio, ma mi limito a riprodurre qui solo il dettaglio centrale, dove si vede il Santo simbolicamente<br />
inchiodato sulla Croce e quest’inconsueta scelta iconografica è spiegata<br />
con un cartiglio in cui si legge In hoc signo vinces.<br />
In effetti, san Giovanni di Dio fin dal momento della clamorosa conversione centrò la<br />
sua vita spirituale nella contemplazione della Croce, che gli ricordava l’Amore estremo<br />
di Cristo per ciascuno di noi e il proprio impegno a ricambiarLo salendo simbolicamente<br />
sulla Croce per amore a Lui. Proprio come riferimento a tale suo intento di volersi,<br />
spinto dalla reciprocità dell’amore, inchiodare sulla Croce col vincolo di una totale<br />
consacrazione al Signore, nella suddetta incisione del 1639 si legge lungo i bracci della<br />
Croce la frase del profeta Osea “li attrarrò con vincoli di carità” (Os 11,4). Una carità<br />
che non restava però confinata nella relazione del Santo con Dio, ma che si riverberava<br />
e divampava in quanti incontrava.<br />
In questa raffigurazione di san Giovanni di Dio inchiodato sulla Croce c’è un altro<br />
dettaglio che mi ha rallegrato, ossia l’avere i piedi inchiodati separatamente. Forse non<br />
tutti sanno che quando nell’alto Medioevo, dimenticato ormai l’orrore che durante<br />
l’impero romano suscitava qualsiasi raffigurazione del supplizio della croce, i cristiani<br />
presero a raffigurare Cristo in Croce, magari stemperandola, come nell’abside della<br />
Basilica romana di san Clemente, in un fitto intreccio decorativo di foglie d’acanto, era<br />
usuale il disegnare separati i piedi e solo dal XIV secolo fu sempre più frequente porli<br />
sovrapposti, attraversati da un unico chiodo. Quando però nel 1994 ordinai a un artista<br />
di Manila il crocifisso che domina l’abside del nostro Noviziato, lo pregai di scolpirlo<br />
alla maniera antica con quattro chiodi, desiderando che essi simbolicamente ricordassero<br />
i quattro Voti Religiosi con cui i Fatebenefratelli si legano a Cristo. Pensavo d’essere<br />
stato il primo a proporre tale simbolismo, ma quest’incisione del 1639 mi ha<br />
mostrato che già da secoli qualcuno m’aveva preceduto: infatti, non solo il Santo ha i<br />
piedi separati, ma i quattro chiodi sono incorniciati da cartigli, ciascuno con scritto in<br />
latino il nome d’uno dei Voti, che egli visse in pieno, pur se in modo privato e non<br />
canonico. In più, in tale incisione del 1639 la scritta INRI è sostituita da un cartiglio<br />
col motto In hoc signo vinces che non solo giustifica lo schema iconografico, ma incoraggia<br />
ad affrontare i momenti difficili dell’osservanza dei Voti, nella fiducia che<br />
abbracciando la Croce di Cristo potranno essere vittoriosamente superati.
Con la Lettera Apostolica Porta<br />
Fidei in forma di motu proprio<br />
(di propria iniziativa, decisione),<br />
documento autonomo del Papa,<br />
cioè non proposto da alcun organismo<br />
della Curia <strong>Romana</strong>, Benedetto XVI<br />
ha indetto l’Anno della fede spiegandone<br />
egli stesso gli scopi che lo hanno<br />
spinto a prendere questa importante<br />
decisione. “Desideriamo che questo<br />
Anno” – spiega il Pontefice – “susciti<br />
in ogni credente l’aspirazione a confessare<br />
la fede in pienezza e con rinnovata<br />
convinzione, con fiducia e speranza.<br />
Sarà un’occasione propizia anche<br />
per intensificare la celebrazione<br />
della fede nella liturgia, e in particolare<br />
nell’Eucaristia, che è “il culmine<br />
verso cui tende l’azione della Chiesa e<br />
insieme la fonte da cui promana tutta<br />
la sua energia”. Nel contempo, auspichiamo<br />
che la testimonianza di vita dei<br />
credenti cresca nella sua credibilità.<br />
Riscoprire i contenuti della fede professata,<br />
celebrata, vissuta e pregata, e<br />
riflettere sullo stesso atto con cui si<br />
crede, è un impegno che ogni credente<br />
deve fare proprio, soprattutto in questo<br />
Anno” (Porta Fidei, 9).<br />
Confessare la fede, celebrarla con la<br />
liturgia, testimoniarla attraverso la propria<br />
vita sono gli intenti che Benedetto<br />
XVI si propone con l’indizione di questo<br />
Anno che sarà anche occasione per<br />
una catechesi più mirata e di una nuova<br />
evangelizzazione da proporre ai popoli<br />
di antica fede che l’hanno smarrita<br />
e che vivono in una società secolarizzata<br />
e assetata di valori cristiani.<br />
L’Anno della fede avrà inizio l’11 <strong>ottobre</strong><br />
<strong>2012</strong>, in piazza san Pietro, 50° anniversario<br />
dell’apertura del Concilio<br />
Vaticano II e 20° anniversario della<br />
pubblicazione del Catechismo della<br />
Chiesa Cattolica, uno dei frutti più importanti<br />
del Concilio, strumento prezioso<br />
per approfondire la conoscenza<br />
ANNO DELLA FEDE<br />
ANNO DELLA FEDE<br />
IN UN MONDO SECOLARIZZATO<br />
Fra Elia Tripaldi o.h.<br />
4<br />
sistematica dei contenuti della fede cattolica.<br />
L’apertura dell’Anno della fede<br />
coinciderà anche con l’Assemblea Generale<br />
del Sinodo dei Vescovi che si<br />
svolgerà nello stesso mese e avrà come<br />
tema: “La nuova evangelizzazione per<br />
la trasmissione della fede cristiana”.<br />
L’Anno della fede si concluderà l’anno<br />
successivo con la solennità di Cristo<br />
Re il 24 novembre 2013, con la presenza<br />
del Santo Padre. Infatti tutto l’Anno<br />
“è un invito a un’autentica e rinnovata<br />
conversione al Signore (Porta fidei, 6) e<br />
l’invocazione di Cristo Re, oltre a chiudere<br />
l’anno liturgico, è il traguardo finale<br />
cui il Papa vuole condurre i fedeli<br />
alla fede (cfr Porta fidei, 13). La Congregazione<br />
per il Culto Divino e la Disciplina<br />
dei Sacramenti ha approvato il<br />
formulario di una Messa speciale “per<br />
la Nuova Evangelizzazione”.<br />
Lo stesso Pontefice ricorda che non è<br />
la prima volta che la Chiesa indice un<br />
anno della fede come risposta alla povertà<br />
spirituale della società in cui viviamo.<br />
Infatti, già Paolo VI proclamò<br />
l’Anno della fede nel 1967 “per fare<br />
memoria degli apostoli Pietro e Paolo<br />
nel 19° centenario della loro testimonianza<br />
suprema” (Porta fidei, 5).<br />
Il calendario con gli eventi che si susseguiranno<br />
sono stati comunicati da<br />
mons. Fisichella, capo-dicastero del Vaticano,<br />
il quale ha precisato che durante<br />
l’apertura (giovedì 11 <strong>ottobre</strong>) verrà<br />
celebrata una solenne celebrazione Eucaristica<br />
con tutti i Padri sinodali, i Presidenti<br />
delle Conferenze Episcopali del<br />
mondo e i Padri conciliari ancora viventi.<br />
L’evento sarà arricchito dalla canonizzazione<br />
di 6 martiri (tra cui il sacerdote<br />
italiano Giovanni Battista Piamarta),<br />
confessori della fede i quali<br />
“con l’eroismo della loro vita vengono<br />
posti dalla Chiesa come esempi di fede<br />
vissuta”. Sarà lo stesso Pontefice a presiedere<br />
la canonizzazione in piazza san<br />
Pietro il 21 <strong>ottobre</strong> successivo. Altri appuntamenti<br />
importanti e significativi si<br />
susseguiranno fino alla domenica 24<br />
novembre 2013, giornata conclusiva<br />
dell’Anno della fede.<br />
La fede, lo sappiamo, è un dono di<br />
Dio che noi dobbiamo chiedere e che<br />
non si può imporre a nessuno. Essa è<br />
un’adesione a Dio rivelatore. “La Sacra<br />
Scrittura chiama “obbedienza della fede”<br />
questa risposta dell’uomo a Dio che<br />
rivela” (Catechismo della Chiesa Cattolica,<br />
143). Ogni credente si deve sforzare<br />
di comprendere la fede con la propria<br />
vita, cioè professarla, celebrarla, viverla<br />
e diffonderla. Perciò credo che il<br />
Papa abbia indetto questo particolare<br />
Anno perché l’uomo possa ricuperare<br />
questo grande dono di Dio e riproporlo<br />
a chi non ce l’ha o è alla ricerca di Dio<br />
che si rivela in Cristo.
Il 1° luglio u. s. la nostra Famiglia<br />
Ospedaliera si è arricchita di un nuovo<br />
membro nella persona di S.E.<br />
Rev.ma mons. Sergio Pintor, vescovo di<br />
Ozieri (SS). Infatti, durante una solenne<br />
cerimonia liturgica svoltasi nella Parrocchia<br />
di san Giacinto in Lamarmora<br />
(Brescia) il superiore generale, fra Donatus<br />
Forkan, ha consegnato a mons.<br />
Pintor la Carta di Aggregazione all’Ordine<br />
mediante la quale egli partecipa in<br />
modo significativo alla missione dell’Ordine<br />
e ai meriti di tutte le opere buone<br />
che si compiono nei nostri Centri<br />
ospedalieri e assistenziali nel mondo.<br />
La liturgia eucaristica, celebrata in occasione<br />
del 50° di Professione Religiosa<br />
di fra Marco Fabello, è stata presieduta<br />
dal fatebenefratello, mons. José L. Redrado<br />
Marchite, già segretario del Pontificio<br />
Consiglio per gli Operatori Sanitari,<br />
con il quale concelebravano lo stesso<br />
mons. Pintor, mons. Vigilio Mario<br />
Olmi, vescovo ausiliare emerito di Brescia,<br />
l’ex superiore generale e attuale<br />
provinciale della <strong>Provincia</strong> religiosa<br />
d’Aragona, fra Pascual Piles Ferrando,<br />
CHIESA E SALUTE<br />
AGGREGAZIONE ALL’ORDINE<br />
DEI FATEBENEFRATELLI<br />
DI S. E. REV.MA MONS. SERGIO PINTOR<br />
Da don Sergio a fra Sergio<br />
Fra Elia Tripaldi o.h.<br />
mons. Andrea Manto, responsabile della<br />
pastorale della salute per la diocesi di<br />
Roma e altri sacerdoti. Erano presenti,<br />
oltre al superiore generale dell’Ordine,<br />
anche il superiore provinciale della <strong>Provincia</strong><br />
Lombardo Veneta, fra Giampietro<br />
Luzzato, altri numerosi confratelli,<br />
amici e collaboratori.<br />
Mons. Pintor è nato a Oristano, è stato<br />
ordinato sacerdote il 9 luglio 1961 e<br />
ha ricoperto nella sua arcidiocesi molti<br />
incarichi importanti di natura pastorale<br />
e catechetica. È stato anche nominato<br />
Direttore Spirituale del Seminario arcivescovile<br />
della sua diocesi. Ha frequentato<br />
la Pontificia Università Lateranense<br />
conseguendo la laurea in Teologia<br />
Pastorale. Dal 1979 al 1985 è stato<br />
delegato vescovile per la pastorale e<br />
dal 1988 al 1996 vice-direttore dell’Ufficio<br />
Catechistico Nazionale. A Roma,<br />
in particolare, lo abbiamo conosciuto<br />
come direttore dell’Ufficio Nazionale<br />
della CEI per la Pastorale della Salute e<br />
come segretario della Consulta Nazionale<br />
per la Pastorale della Salute.<br />
Personalmente ho incontrato<br />
per la prima volta mons. Pintor<br />
negli anni ’80 quando lo<br />
accompagnai al nostro Istituto<br />
di Genzano per una conferenza<br />
in occasione di un incontro di<br />
pastorale sanitaria che avevo<br />
organizzato per i miei Confratelli,<br />
Suore e Collaboratori impegnati<br />
in questo settore, e Sua<br />
Ecc.za era professore invitato<br />
presso l’Istituto di Catechesi<br />
missionaria dell’Università<br />
Urbaniana, a Castel Gandolfo.<br />
Notai subito la semplicità della<br />
persona, la sua umiltà, l’apertura<br />
al dialogo e poi anche<br />
la padronanza in materia di pastorale.<br />
I nostri incontri si fecero sempre più<br />
frequenti quando il sottoscritto, in qualità<br />
di rappresentante dei Fatebenefratelli<br />
e Assistente Ecclesiastico Nazionale<br />
dei Farmacisti Cattolici era anche<br />
membro della Consulta di Pastorale sanitaria<br />
della CEI. Mons. Pintor, uomo<br />
arguto, di grande dialogo, curioso di conoscere<br />
gli eventi, le persone e le situazioni<br />
non desiderava essere chiamato<br />
con il titolo di “Monsignore” e neppure<br />
di “Eccellenza” una volta consacrato<br />
Vescovo, ma semplicemente: don Sergio,<br />
come sempre.<br />
A lui mi rivolsi quando pubblicai la<br />
mia tesi dottorale su “Rapha’el, l’angelo<br />
accompagnatore del malato” per la<br />
presentazione del volume.<br />
Egli, tra l’altro, scriveva – riassumendo<br />
tutto il contenuto della dissertazione<br />
- di “ritenere utile sottolineare come oggi,<br />
nell’ambito della pastorale della salute<br />
ma, a partire da questa, in ogni ambito<br />
dell’agire pastorale della Chiesa, si<br />
avverta la necessità di promuovere una<br />
pastorale e una pedagogia di autentica<br />
“compagnia” che riveli alle persone,<br />
nelle loro concrete situazioni esistenziali,<br />
la vicinanza e l’amore risanante e realizzante<br />
in Dio”. In queste parole descriveva<br />
anche la sua personalità e la sua<br />
sensibilità.<br />
A nome di tutta la Famiglia ospedaliera,<br />
in particolare quella della <strong>Provincia</strong><br />
<strong>Romana</strong>, per la missione che ci accomuna,<br />
per l’amore verso la persona<br />
sofferente e bisognosa che ci unisce, auguro<br />
a fra Sergio – pardon – a<br />
S.E.Rev.ma mons. Sergio Pintor un ad<br />
multos annos di lavoro apostolico.<br />
5
La gestione di un hospice, per le<br />
peculiari finalità operative e di<br />
programmazione, necessita di<br />
una corretta impostazione etica che attiene<br />
alla formazione continua del personale<br />
coinvolto nell’opera assistenziale,<br />
e alla verifica degli obiettivi da raggiungere.<br />
È noto che per hospice si debba<br />
intendere “una residenza socio-sanitaria<br />
che ospita Persone non assistibili<br />
presso il proprio domicilio, in una fase<br />
avanzata o terminale di una malattia ad<br />
andamento irreversibile, non più suscettibile<br />
di trattamenti finalizzati alla<br />
guarigione o al contenimento della progressione<br />
della malattia, (non solo oncologica)”<br />
1 . La gestione integrata e<br />
multidisciplinare di persone fragili, lungamente<br />
provate da dolorosi percorsi<br />
diagnostici-terapeutici, richiede una<br />
scelta d’approccio che sia capace di offrire<br />
competenze, e un accompagnamento<br />
dinamicamente adattabile alle diverse<br />
esigenze della persona e della sua<br />
specifica rete familiare. In tutto il mondo,<br />
in diversi decenni di operatività, sono<br />
emerse due difficili situazioni: ossia<br />
preferire un modello “di gestione specifica”,<br />
con un’accoglienza di tipo<br />
esclusivamente oncologica, oppure scegliere<br />
modelli definiti “integrati”, in<br />
grado di far fronte a diverse esigenze<br />
con una forte presenza dei medici terri-<br />
6<br />
BIOETICA<br />
ASPETTI ETICI E BIOETICI<br />
NELLA GESTIONE DI UN HOSPICE<br />
“Lo sguardo che liberamente accetto di rivolgere<br />
all’altro decide della mia stessa dignità” (Benedetto XVI).<br />
Raffaele Sinno<br />
toriali. La differenza tra i due sistemi, a<br />
una prima lettura, potrebbe apparire superflua.<br />
Al contrario le due tipologie<br />
presentano delle diversità di non poco<br />
conto. Un hospice con una “gestione integrata”<br />
risponde alle difficili questioni<br />
etiche dell’accoglienza della persona,<br />
offrendo una dinamica capacità di adattamento<br />
con il vissuto e le esperienze di<br />
un essere umano che richiede un’assistenza<br />
globale. Tale modello, nella sua<br />
costituita presenza territoriale, si pone<br />
l’obiettivo di offrire un equilibrio tra la<br />
verità nella comunicazione, la proporzionalità<br />
delle cure, e un accompagnamento<br />
per una fine dignitosa della vita.<br />
Sul primo versante si deve comprendere<br />
che indicare la verità dello stato clinico<br />
è presupposto indispensabile per<br />
progettare un patto assistenziale con il<br />
soggetto coinvolto e la sua famiglia.<br />
Ciò prevede una cooperazione tra diverse<br />
strutture del territorio, ossia case<br />
famiglie, servizi di assistenza, cooperative<br />
di volontariato, in modo che insieme<br />
si possa dare qualità alla verità, e<br />
adattabilità alle strategie, con lo scopo<br />
di ottenere un’alleanza non solo terapeutica,<br />
piuttosto realizzare una possibile<br />
convergenza d’intenti. Per ciò è essenziale<br />
che la politica etica di un hospice<br />
sia rivolta al riconoscimento di<br />
“un’autonomia relazionale”, in modo<br />
da evitare che tale<br />
luogo di cura sia<br />
percepito come un<br />
ghetto umano, e si<br />
possa incorrere in<br />
quella sindrome<br />
che i bioeticisti<br />
nordamericani definiscono<br />
“double<br />
ethical block”. 2 Tale<br />
blocco etico genera<br />
la sindrome<br />
dell’emarginazio-<br />
ne umana, e avvia rapidamente gli operatori<br />
alla sindrome del burn-out. Nella<br />
gestione di un hospice è fondamentale<br />
adoperarsi per un progetto di verifica<br />
sulla proporzionalità e adeguatezza<br />
umana degli interventi da compiere.<br />
La proporzionalità terapeutica spesso<br />
è confusa con l’adeguatezza, mentre in<br />
realtà sono due concetti profondamente<br />
diversi, che provocano facili contrapposizioni<br />
tra i sostenitori del “sondino<br />
enterale a ogni costo”, e chi propone,<br />
con superficialità, l’astensione terapeutica,<br />
quale risoluzione dei dilemmi sociali<br />
che si vengono a creare. La proporzionalità<br />
attiene a una specifica valutazione<br />
clinica della persona, per interventi<br />
che evitino particolari quadri<br />
patologici, quali la SIMS (Systemic Immune<br />
Metabolic Syndrome). Al contrario<br />
l’adeguatezza dell’iter assistenziale<br />
pone in essere l’ascolto delle specifiche<br />
esigenze umane, la necessità di fare percepire<br />
che la vita ha un valore in sé,<br />
piuttosto che quantificare il tempo che<br />
ne rimane. La gestione etica di un hospice<br />
in definitiva prevede un impegno<br />
che coniughi la ricerca del benessere<br />
psico-fisico della persona, con il significato<br />
della sofferenza, per far emergere<br />
i talenti che ci sono stati affidati, condividendo<br />
nella reciprocità le rispettive<br />
fragilità.<br />
_________________<br />
1 National Council for Hospice and palliative<br />
Care Service, WHO-OMS, 1990.<br />
Tale definizione è di tipo contenutistico,<br />
indica le finalità e gli obiettivi di un<br />
hospice (usata prevalentemente in UK,<br />
Canada e altri paesi europei, tra cui l’Italia).<br />
In USA si utilizza una definizione<br />
logica assistenziale, che prevede i livelli<br />
minimi di assistenza in un hospice<br />
(struttura residenziale con specifici<br />
compiti).<br />
2 Tale teoria pone in esame le interazioni<br />
del duplice effetto etico con la dottrina<br />
della difesa della responsabilità. L’operatore,<br />
e la persona coinvolta, si rinviano<br />
segnali contraddittori etici, con<br />
l’effetto di ampliare prima il blocco comunicativo,<br />
di conseguenza quello operazionale.
DIVERSAMENTE ABILE<br />
Il padre di Giorgio, un ragazzo disabile, incontra un vecchio amico<br />
Un monologo di Giuseppe Mincuzzi<br />
Ciao, speravo di trovarti qui. Posso?<br />
Scusami, ho bisogno di sfogarmi<br />
un po’. Come si dice, gli<br />
amici sono i fratelli che ti scegli. Sai,<br />
Giorgio ha compiuto 18 anni, 18 anni<br />
dalla sua nascita... mi ricordo come se<br />
fosse ieri. Io non ho assistito, avevo<br />
paura di svenire... che poi è successo,<br />
c’eri anche tu. Il ginecologo insieme al<br />
pediatra m’informarono con tutta la delicatezza<br />
del caso, che mio figlio non<br />
era nato normale. Non dissero proprio<br />
così, il termine medico preciso non lo<br />
ricordo, l’ho rimosso subito... insomma<br />
sarebbe stato un disabile, anzi usarono<br />
un termine più moderno... un diversamente<br />
abile. Mi sentii come se fossi incastrato<br />
in un formicaio con la pioggia<br />
battente che mi spingeva sempre più<br />
sotto, intrappolandomi a vita. Mi senti-<br />
ZIGULÌ<br />
La mia vita dolceamara con un figlio disabile<br />
Massimiliano Verga è il papà di<br />
Moreno, un bambino che è<br />
nato con il cervello grande<br />
“come una zigulì” e riguardo al tema<br />
del “diversamente abile” la pensa così:<br />
«Cosa vuol dire diversamente abile?<br />
Non mi si venga a raccontare che tutti<br />
abbiamo delle abilità e che ognuno di<br />
noi è diverso a modo suo. Questo vorrebbe<br />
dire che siamo tutti sullo stesso<br />
piano, cioè che non siamo diversi…..Ma<br />
proviamo a spiegarlo a chi riesce<br />
a muovere soltanto un dito della<br />
mano. Il nostro mondo no è pensato e<br />
costruito per queste abilità invidiabili…se<br />
parliamo di diversamente abile<br />
ci riferiamo a un mondo che non esiste,<br />
che non conosciamo e che, da<br />
quello che vedo in giro, nemmeno sia-<br />
ATTUALITÀ<br />
vo come soffocare... poi ti subentra una<br />
sensazione strana addosso, una sorta di<br />
miscela esplosiva fatta di rabbia ma soprattutto<br />
amore. Nostro Signore Gesù<br />
non lo avrebbe mai definito un disabile,<br />
ma una creatura di Dio. La vita cercava<br />
d’insegnarmi il contrario... le prime<br />
carezze e i primi sorrisi tardavano<br />
ad arrivare, il suo primo bacio spontaneo<br />
me lo diede, non ricordo bene, forse<br />
a 6 anni. Ma io non ci facevo caso, il<br />
suo sguardo era colmo di amore, fin da<br />
subito. No, non ci facevo caso ma loro<br />
si, si loro i genitori degli altri figli al<br />
parco, con i loro falsi atteggiamenti di<br />
stupida comprensione, di parole velate<br />
di ipocrisia! Ma al dunque facevano capire<br />
ai propri figli di non avvicinarsi a<br />
Giorgio, come se avesse la lebbra, come<br />
se il suo ingiusto ritardo, fosse con-<br />
mo intenzionati a costruire».<br />
Con schiettezza e antiretorica<br />
Massimiliano Verga nel<br />
suo libro “Zigulì” rivela i<br />
sentimenti e le difficoltà con<br />
cui si confronta ogni giorno<br />
il padre di un bambino handicappato.<br />
Dalla parte del genitore,<br />
descrive gli sguardi degli<br />
altri, l’inadeguatezza e la<br />
superficialità della burocrazia,<br />
l’indifferenza, ma soprattutto<br />
la solitudine perché<br />
«Non puoi capire fino in fondo che cosa<br />
significhi vivere con figlio disabile se<br />
non sei suo padre e sua madre».<br />
E una delle difficoltà create dal mondo<br />
esterno è proprio l’ipocrisia che si<br />
tagioso! Ho fatto fatica per tutto! Per ottenere<br />
un insegnante di sostegno durante<br />
tutto il periodo scolastico, per ottenere<br />
che non glielo togliessero, per ottenere<br />
amore! Che poi l’amore non va ottenuto,<br />
l’amore va ricevuto perché donato...<br />
Oggi è il suo compleanno, avresti dovuto<br />
vederlo, felice come un bambino.<br />
Dovevi vederlo insieme ai suoi amici,<br />
tanti e tutti autentici, veri, spontanei. Sai<br />
ho scoperto che in fondo il mondo non<br />
è proprio tutto nero, che le porte chiuse<br />
si spalancano e ci sono tante persone<br />
che ti allungano una mano. Oggi Giorgio<br />
frequenta una casa famiglia, gli insegnano<br />
tante cose ma soprattutto a diventare<br />
il più indipendente possibile,<br />
perché io e mia moglie un giorno non ci<br />
saremo più e lui dovrà cavarsela da solo,<br />
perché in questo mondo che è una<br />
giungla, ci sono persone come te, che<br />
l’hanno considerato sempre un disabile...<br />
Ah no! Tu sei uno di quelli moderni<br />
diversamente abile.<br />
possa star vicino a chi si occupa concretamente<br />
di una persona disabile o addirittura<br />
risolvere i suoi mille problemi<br />
affrontati quotidianamente, chiamando<br />
diversamente, magari con un termine<br />
più elegante, il portatore di handicap.<br />
7
Il dolore è sempre soggettivo: è un’esperienza<br />
somato-psichica caratterizzata<br />
da connotati biologici, affettivi,<br />
relazionali, spirituali, culturali non<br />
separabili tra loro. Si impara a esprimere<br />
il dolore con parole-reazioni frutto di<br />
vissuti psicologici legati alle esperienze<br />
traumatiche precedenti, anche della propria<br />
infanzia e\o adolescenza. L’esperienza<br />
del dolore è collegata fortemente<br />
allo sviluppo cognitivo.<br />
Il bambino può essere colpito da tutte<br />
le cause scatenanti il dolore proprio come<br />
l’adulto. Al dolore legato alla malattia<br />
va aggiunta l’ansia e la paura legate<br />
ad ambienti e persone sconosciute o a<br />
procedure dolorose.<br />
La più comune manifestazione di dolore,<br />
presente nell’emicrania primitiva<br />
(EP) dei bambini, è un sintomo doloroso<br />
spesso sottovalutato.<br />
Viene così definita “emicrania”, nel caso<br />
del paziente in età evolutiva, un dolore<br />
alla testa che permane da 1 a 72 ore e<br />
che è accompagnato da almeno uno dei<br />
seguenti sintomi: fotofobia, fonofobia,<br />
nausea o vomito e tinnito. Il tipo di dolore<br />
può essere fisso o pulsante, di intensità<br />
severa o moderata e peggiorare in concomitanza<br />
con lo sforzo fisico. Sebbene le<br />
cause dell’EP non siano ancora pienamente<br />
conosciute, si calcola che più del<br />
30% dei bambini e dei giovani adulti soffrano<br />
di emicrania almeno una volta l’anno.<br />
Le conseguenze negative dell’emicrania<br />
possono includere: l’assenza da scuola,<br />
il peggioramento delle performance<br />
scolastiche, un deterioramento delle relazioni<br />
familiari e delle relazioni con i coetanei,<br />
difficoltà di concentrazione. In particolare,<br />
i bambini sono più vulnerabili alle<br />
conseguenze del mal di testa rispetto<br />
agli adulti a motivo della difficoltà a localizzare<br />
esattamente la parte dolente.<br />
8<br />
SANITÀ<br />
GESTIONE DEL DOLORE<br />
NELL’EMICRANIA PRIMITIVA<br />
IN PEDIATRIA<br />
Mariangela Roccu<br />
Ricerche recenti mostrano che l’emicrania<br />
ricorrente può diventare una malattia<br />
ingravescente, aumentando la frequenza<br />
e l’intensità degli attacchi dolorosi<br />
fino al punto di configurarsi come un<br />
dolore alla testa quotidiano e continuo.<br />
Nonostante esistano forti evidenze circa<br />
l’impatto negativo che l’emicrania ha<br />
sulla qualità di vita del bambino e lo<br />
stretto rapporto tra la presenza di emicrania<br />
in età pediatrica e lo sviluppo di<br />
mal di testa cronico nell’età adulta, la<br />
maggior parte delle raccomandazioni per<br />
la prevenzione e la gestione dell’emicrania<br />
in età evolutiva è basata sul parere di<br />
esperti.<br />
Una gestione efficace dell’emicrania<br />
pediatrica non può prescindere da un approccio<br />
multidisciplinare centrato sull’intera<br />
famiglia. Il piano assistenziale<br />
dovrà includere non solo la terapia farmacologica<br />
da somministrare al bambino<br />
nel momento dell’acuzie, o preventivamente,<br />
ma anche interventi educativi<br />
su come rendere meno frequenti e meno<br />
intense le crisi dolorose attraverso un’adeguata<br />
terapia comportamentale.<br />
I suggerimenti principali dell’assistenza<br />
al bambino con EP riguardano essenzialmente<br />
la non sottovalutazione dei<br />
segnali, perché è fondamentale che il pediatra<br />
di famiglia stabilisca se il mal di<br />
testa è espressione di emicrania o sintomo<br />
di altre patologie. Inoltre, nella gestione<br />
multidisciplinare l’infermiere<br />
competente in pediatria saprà educare il<br />
bambino e la famiglia a una terapia comportamentale,<br />
ovvero alle modificazioni<br />
dello stile di vita: interventi volti al conseguimento<br />
della massima compliance<br />
del bambino e della sua famiglia al regime<br />
terapeutico. Gli interventi dovranno<br />
riguardare il miglioramento dei modelli<br />
di alimentazione, idratazione, sonno ed<br />
esercizio fisico; interventi psicologici<br />
orientati all’acquisizione di tecniche per<br />
alleviare lo stress o per gestirlo in maniera<br />
efficace. È di fondamentale importanza<br />
fornire informazioni accurate sui<br />
farmaci antidolorifici e sulle conseguenze<br />
derivanti da un eventuale abuso.<br />
Altri aspetti informativi\educativi rivolti<br />
al bambino e alla famiglia, riguardano<br />
la diminuzione di stimoli rumorosi<br />
durante le ore di sonno, la presenza<br />
nell’ambiente di fumo o la temperatura<br />
della stanza eccessivamente alta. È stato<br />
dimostrato che le cattive abitudini nel<br />
modello del sonno sono più frequenti<br />
nella popolazione pediatrica con EP rispetto<br />
a quella non affetta da questo disturbo.<br />
Al fine di identificare i fattori scatenanti<br />
specifici è utile tenere un diario<br />
dell’EP.<br />
Nei casi di EP cronica, può essere indicato<br />
pianificare la terapia antalgica<br />
preventivamente; questo sistema si è rivelato<br />
particolarmente efficace, poiché<br />
permette di ridurre i giorni di assenza da<br />
scuola e di astensione da altre attività fisiche,<br />
limitando così l’impatto potenzialmente<br />
debilitante che l’EP può avere<br />
sulla vita del bambino.<br />
È altresì importante che l’infermiere<br />
coinvolga gli insegnanti circa i farmaci<br />
da somministrare in caso di attacco doloroso,<br />
qualora il bambino non sia ancora<br />
in grado di assumerli autonomamente.<br />
Rendere partecipi anche gli insegnanti<br />
del piano terapeutico del piccolo<br />
studente permetterà al bambino di muoversi<br />
all’interno di un ambiente protetto.<br />
È fondamentale avvisare il bambino e<br />
la sua famiglia dei possibili effetti collaterali<br />
dei farmaci usati per la prevenzione,<br />
ma soprattutto invitare il bambino a<br />
riferire quali misure antidolorifiche si rivelano<br />
più efficaci, per dargli un maggior<br />
senso di controllo, per aumentare il<br />
benessere e per modificare la terapia in<br />
modo da renderla più efficace: questo<br />
migliorerà la compliance terapeutica<br />
della famiglia.
IL TEST CARDIOPOLMONARE:<br />
A COSA SERVE?<br />
Bruno Villari<br />
Il test cardiopolmonare (TCP) è<br />
un test ergonometrico che misura la<br />
risposta integrata del sistema cardiovascolare,<br />
respiratorio e metabolico durante<br />
l’esercizio muscolare; in altre parole<br />
misura la capacità di adattamento di<br />
tali sistemi all’esercizio fisico. Infatti l’esercizio<br />
fisico è in grado di sottoporre a<br />
stress funzionale il sistema cardiopolmonare<br />
e i muscoli impegnati nello sforzo,<br />
consentendo di mettere in luce i limiti<br />
e gli eventuali deficit adattativi. Per<br />
una corretta esecuzione di un test da<br />
sforzo cardiopolmonare è necessaria<br />
un’approfondita conoscenza dei meccanismi<br />
fisiologici che stanno a monte dell’adattamento<br />
allo sforzo, dei protocolli,<br />
e dei parametri necessari per valutare il<br />
grado di efficienza degli scambi gassosi<br />
e degli adattamenti cardiovascolari; inoltre<br />
è importante l’esatta quantizzazione<br />
del lavoro fisico (ergometria) e la misurazione,<br />
con la maggiore precisione possibile,<br />
del dispendio energetico. L’apparecchiatura<br />
necessaria per eseguire un<br />
TCP (fig.1) consiste in un ergometro,<br />
un elettrocardiografo 12 derivazioni, un<br />
pneumocatografo (che serve a misurare<br />
la ventilazione polmonare) abbinato a un<br />
analizzatore di gas (ossigeno e anidride<br />
carbonica), e un software di analisi. Il paziente<br />
è collegato all’apparecchio attraverso<br />
un boccaglio dotato di rilevatore<br />
del respiro. Lo sforzo è eseguito utiliz-<br />
Figura 1<br />
zando (fig.2) un cicloergometro o un<br />
treadmill (tappeto rotante) applicando un<br />
protocollo incrementale o a carico costante<br />
dello sforzo; le misurazioni sono<br />
praticate a intervalli fissi di tempo (2-3<br />
Figura 2<br />
minuti), e il test generalmente dura circa<br />
<strong>10</strong> minuti. Il TCP si può definire un test<br />
di valutazione funzionale completo proprio<br />
perché riesce a tracciare un profilo<br />
fisiologico completo di un soggetto sotto<br />
sforzo valutando sia l’aspetto cardiaco,<br />
sia respiratorio che metabolico. I<br />
principali parametri da valutare nel corso<br />
di un TCP sono i seguenti: lavoro<br />
meccanico (W), scambi gassosi (<strong>VO</strong>2,<br />
VCO2, RER, AT), ventilazione (VE, Vt,<br />
FR), gas respiratori ed ematici (PaO2,<br />
PaCO2, Sa O2), parametri cardiovascolari<br />
(ECG, FC, PA, sintomi). Il massimo<br />
consumo di ossigeno (<strong>VO</strong>2 max), più facilmente<br />
misurato come <strong>VO</strong>2 peak, è<br />
espressione della massima capacità aerobica<br />
del soggetto e consente di evidenziare<br />
un’eventuale limitazione all’esercizio.<br />
Raffrontato con il massimo carico<br />
di lavoro fornisce una stima dell’efficienza<br />
dell’esercizio stesso: l’incremento<br />
normale di <strong>VO</strong>2 è generalmente<br />
di <strong>10</strong> ml/min/watt. Altro parametro molto<br />
importante è la soglia anaerobica<br />
(AT): si misura determinando il valore di<br />
<strong>VO</strong>2 al cui livello il VCO2 e la ventilazione<br />
s’incrementano in modo sproporzionato.<br />
La verifica della soglia anaerobica<br />
è molto importante nell’ambito della<br />
valutazione cardiologica: è un modo<br />
per avere un adeguato controllo sull’atti-<br />
vità fisica svolta dal cardiopatico in corso<br />
di un programma di riabilitazione.<br />
Questo grazie a parametri precisi utilizzati<br />
per impostare e monitorare il “training<br />
cardiovascolare” in sicurezza e con<br />
la certezza di ottenere un buon recupero.<br />
Infatti lavorando entro i limiti di questa<br />
soglia si ottengono effetti benefici, mentre<br />
oltre tale livello di guardia (ossia in<br />
condizioni di anaerobiosi) non si ha l’effetto<br />
allenante ricercato.<br />
Per queste caratteristiche, il TCP trova<br />
applicazioni nella valutazione della capacità<br />
funzionale nel paziente con scompenso<br />
cardiaco e pneumopatia cronica,<br />
ma anche nella caratterizzazione dello<br />
sportivo di alto livello. In particolare è<br />
indicato in pazienti con cardiopatia<br />
ischemica per i quali è necessario valutare<br />
la riserva coronarica. Altra tipologia<br />
di paziente riguarda il cardiopatico o<br />
bronchitico cronico che sta eseguendo il<br />
programma riabilitativo di cui si vogliono<br />
valutare gli effetti. È considerato un<br />
test fondamentale nei cardiopatici gravi<br />
con scompenso da candidare a trapianto<br />
cardiaco. Nell’ambito della diagnostica<br />
delle pneumopatie, il TCP può essere utile<br />
nell’indirizzare correttamente la diagnosi,<br />
consentendo di inquadrare il pattern<br />
della risposta allo sforzo nell’ambito<br />
di alcune grandi categorie: patologie<br />
ostruttive, patologie interstiziali e malattie<br />
vascolari del polmone. Per quanto riguarda<br />
la sua applicazione nell’ambito<br />
sportivo, questo test serve per valutare<br />
prevalentemente persone sane, ma anche<br />
atleti o sportivi con precedenti di malattie<br />
cardiovascolari di entità lieve per le<br />
quali si può ipotizzare un ritorno all’attività<br />
sportiva, cercando di dare al soggetto<br />
la possibilità di recuperare le proprie<br />
capacità al <strong>10</strong>0%.<br />
In conclusione il TCP è di grande utilità<br />
nella valutazione funzionale di soggetti<br />
normali, atleti, pazienti con patologie<br />
da diagnosticare, oppure con patologie<br />
già note a carico dell’apparato cardiovascolare<br />
e polmonare. Inoltre può<br />
essere impiegato per l’impostazione e la<br />
valutazione di programmi di riabilitazione<br />
sia nel cardiopatico che nel pneumopatico.<br />
9
Ippocrate aveva separato (V sec.<br />
a.C.) la medicina dal mondo teurgico-filosofico<br />
(la malattia colpisce<br />
qualcuno). Si sarà dovuto attendere il II<br />
sec. d.C. perché sulla scena romana, in<br />
cui sino allora era prevalsa una medicina<br />
patriarcale basata su semplici rimedi<br />
naturali, comparisse Galeno ad attuare<br />
una sistematizzazione della medicina<br />
con l’imponente suo corpus dottrinario.<br />
Roma recuperava così la migliore<br />
tradizione della medicina ionica e ippocratica,<br />
ponendo alla base della malattia<br />
l’anatomia e la fisiologia: il corpo<br />
umano non era più il “contenitore” dei<br />
quattro umori in equilibrio tra loro (salute),<br />
o con prevalenza dell’uno sull’altro<br />
(malattia). Ma la conquista della razionalità<br />
in medicina sarà un passaggio<br />
ancora molto lungo e difficile.<br />
Avendo condiviso anche la teoria ippocratica<br />
della generazione spontanea<br />
(una medicina laica, quasi a escludere<br />
la possibilità di una vita originata da un<br />
essere superiore), Galeno aveva posto<br />
basi indiscusse (ipse dixit) che per se-<br />
<strong>10</strong><br />
IL CAMMINO DELLA MEDICINA<br />
SI CHIUDE IL PERIODO AUREO<br />
DELLA MEDICINA ROMANA<br />
XXV – La medicina post-galenica e il crollo dell’impero<br />
(476 d.C.)<br />
Fabio Liguori<br />
Caduta di Roma (barbaro Odoacre, 476 d.C.)<br />
coli domineranno la medicina occidentale.<br />
Errore paradossale, che purtroppo<br />
perpetuerà l’immobilismo della medicina:<br />
trascorreranno infatti 1500 anni prima<br />
che la scoperta del microscopio<br />
(1625) consentisse di svelare la straordinaria<br />
complessità e varietà della materia<br />
organica e, in contrapposizione alla<br />
generazione spontanea ippocraticogalenica,<br />
a definitivamente affermare il<br />
principio: “ex ovo omnia”.<br />
La morte di Galeno (tra l’anno 201 e<br />
il 216 d.C.) coinciderà con il declino<br />
dell’impero: si chiude il periodo aureo<br />
della medicina romana. Costantino il<br />
Grande emana (313) l’editto di tolleranza<br />
in favore dei cristiani, e nel 326<br />
fonda Costantinopoli scindendo l’impero<br />
d’Occidente da quello d’Oriente. Oltre<br />
la corruzione dei costumi e il decrementodemografico,<br />
tra le<br />
maggiori cause<br />
del decadimento<br />
dello<br />
impero saranno<br />
le tremende<br />
pestilenze<br />
che, nei primi<br />
secoli dopo<br />
Cristo, seminerannomorte,<br />
terrore e<br />
spopolamento<br />
delle città (79<br />
d.C. in Campania,<br />
seguita<br />
all’eruzione<br />
del Vesuvio; 125 a Cartagine; 164, 251<br />
e 312 d.C. a Roma). Epidemie che, in<br />
popolazioni indifese e rassegnate, spalancheranno<br />
le porte alla superstizione e<br />
alla magia.<br />
Nel 476 un generale teutonico, il<br />
Costantinopoli: impero d’Oriente<br />
barbaro Odoacre, depone il giovane<br />
Romolo Augusto che, pur assommando<br />
i due più grandi nomi della storia di<br />
Roma, si sarà rivelato inetto tanto come<br />
imperatore quanto uomo. Con il<br />
crollo di Roma la medicina, immutabile<br />
nei principi, s’impoverisce della tipica<br />
concezione romana (mens sana in<br />
corpore sano) attuata attraverso la salus<br />
populi suprema lex (vita termale,<br />
palestre e ginnasi, igiene pubblica), e<br />
subentra la mera sopravvivenza alimentare.<br />
Nel campo medico si attraversa<br />
così un periodo di decadenza con<br />
personalità tanto scarsamente note (rispetto<br />
alla fama di Galeno) da aggiungere<br />
ben poco a quanto fin’allora conosciuto.<br />
La figura del medico laico tende a<br />
scomparire anche perché il cristianesimo<br />
considerava l’assistenza agli infermi<br />
un dovere morale alla stregua di una<br />
“missione”. Se questa visione di solidarietà<br />
e carità può aver contribuito a un<br />
ristagno della ricerca medica, è altrettanto<br />
vero che il forte impulso all’ospitalità<br />
del cristianesimo porrà le premesse<br />
a che ospizi nati per pellegrini (xenodochi)<br />
divenissero col tempo veri<br />
ospedali.<br />
Dopo Galeno la medicina non subirà<br />
sostanziali modifiche di dottrine e metodi<br />
sino al Rinascimento. Nell’Occidente<br />
cristiano si affaccia, nel frattempo,<br />
la civiltà monastica soprattutto a<br />
opera dell’Abbazia di Montecassino<br />
(529 d.C.) che, con gli amanuensi assicurerà<br />
la trasmissione in lingua originale<br />
di opere provenienti dalla medicina<br />
classica (greco-latina e arabo-giudaica),<br />
e con i monacus infirmarius curatori degli<br />
orti botanici porrà le premesse all’avvento<br />
della celebre Scuola Medica<br />
Salernitana.
Schegge Giandidiane N. 33d<br />
Ven. M a Giuseppina Recio,<br />
la sognatrice di Granada<br />
Dopo un’estenuante attesa,<br />
durata quattro anni e che fu<br />
un autentico martirio interiore<br />
per la Venerabile suor Maria<br />
Giuseppina Recio e per la sua<br />
amica Angustias Giménez, San<br />
Benedetto Menni ritenne venuto<br />
il momento di esaudire il loro<br />
sogno e di fondare assieme a loro<br />
una nuova Congregazione Religiosa,<br />
dedita prioritariamente<br />
all’assistenza psichiatrica e che si<br />
distinguesse per ardente amore al<br />
Signore e totale distacco dalle<br />
vanità terrene.<br />
Come prima cosa, cominciò col<br />
dare loro un orario di vita più nettamente<br />
monastico, regolato dall’orologio<br />
e dal suono d’una campanella;<br />
e affinché le ore da riservare<br />
al lavoro fossero tutte occupate,<br />
volle che oltre a lavare la<br />
biancheria dell’Ospedale, la rammendassero<br />
anche.<br />
Vedendo poi che lo stile di vita<br />
fermamente adottato dalle due<br />
amiche era ormai già tale da<br />
garantire l’ambiente adatto per<br />
forgiare altre anime su quello stesso<br />
stampo, cominciò presto a condurvene.<br />
S’è già accennato che<br />
Giuseppina ed Angustias a Granada<br />
avevano infervorato alla vita<br />
religiosa varie amiche: due di queste,<br />
la ventisettenne Dolores Ibañez<br />
e la ventenne Antonia Sanchez,<br />
ebbero il permesso di Menni<br />
di venire a Ciempozuelos. Dolores<br />
giunse il 26 luglio 1880 e Menni,<br />
già dopo il suo arrivo e per meglio<br />
impostar la Comunità, nominò<br />
Giuseppina come Superiora.<br />
Antonia, una cugina di Angustias,<br />
giunse il 28 <strong>ottobre</strong> e ne risultò un<br />
quartetto ben affiatato, tutto di<br />
Granada.<br />
Sul finire d’<strong>ottobre</strong> Menni partì<br />
per Barcellona e di lì scrisse il 19<br />
novembre una lunga lettera in cui,<br />
per entusiasmarle al servizio degli<br />
infermi, suggeriva d’imitare Santa<br />
Elisabetta d’Ungheria, la cui festa<br />
era stata due giorni prima, nella<br />
sua “ardente carità nel servire i poveri<br />
negli ospedali, che accudiva in<br />
ginocchio, pur essendo regina, riflettendo<br />
che erano immagine di Cristo”.<br />
La lettera terminava così: “Desidero<br />
che non dimentichiate questa consegna<br />
che vi do: PREGARE, LA<strong>VO</strong>RA-<br />
RE, PATIRE, SOFFRIRE, AMARE DIO E<br />
TACERE”. I sei verbi restarono<br />
scolpiti per sempre nel cuore di<br />
tutte e quattro. Angustias ritagliò<br />
dalla lettera il frammento dove<br />
Menni li aveva scritti a grandi<br />
caratteri e ne fece un quadretto. I<br />
sei verbi sono tuttora il motto dell’Istituto,<br />
che continua a coniugarli<br />
con lo slancio d’allora. In una<br />
lettera del 1903 Menni confiderà<br />
Albese (Como): monumento a Menni e alle fondatrici<br />
che proprio il giorno in cui scrisse<br />
quei sei verbi fu quello in cui<br />
“prese la pazza risoluzione di fondare<br />
l’Istituto”.<br />
La vigilia del Natale 1880 si unì<br />
a loro una nuova postulante, Rita<br />
Morales, proveniente da Getafe,<br />
vicino Madrid. La casetta della<br />
signora Gioacchina già non bastava<br />
più e presero a cercarne una<br />
più adatta ed in cui potere accogliere<br />
qualche malata. Infine la<br />
scelta cadde su di una in Via de<br />
Jardines, 1 acquistata con un prestito<br />
il 21 febbraio 1881 al prezzo<br />
scontato di 5.250 pesetas. Appena<br />
entratovi, Menni compì un gesto<br />
emblematico collocando nel locale<br />
destinato ad Oratorio un quadro<br />
di Nostra Signora del Sacro<br />
Cuore di Gesù.<br />
Nel giro d’un mese giunsero<br />
altre tre postulanti: dapprima fu la<br />
volta di Eusebia Gomez, nativa di<br />
Fuentecén (Burgos), che arrivò la<br />
sera stessa del trasloco nella nuova<br />
sede; il 14 marzo venne Martina<br />
Antía, proveniente da Cabredo,<br />
nella Navarra; ed il 25 marzo Giuseppina<br />
Franqueza, originaria di<br />
Almadén (Ciudad Real). Poiché<br />
erano già un bel gruppo, Menni le<br />
addestrò ad assistere le malate di<br />
mente ed a trattarle come fossero<br />
bambine, da accudire perciò con<br />
l’affetto e la pazienza di una<br />
madre, ma al contempo rispettandole<br />
sempre come donne.<br />
In aprile indirizzò loro la prima<br />
inferma, Antonietta, nata anche<br />
lei a Granada, ma che si trovava a<br />
F.G.M.: Schegge Giandidiane. N. 33d - Ven. Mª Giuseppina Recio, la sognatrice di Granada. Cap. 4<br />
149
F.G.M.: Schegge Giandidiane. N. 33d - Ven. Mª Giuseppina Recio, la sognatrice di Granada. Cap. 4<br />
150<br />
Baciando il piede alla prima inferma mentale<br />
Ciempozuelos. Esse l’accolsero<br />
con grande amore e Angustias<br />
suggerì come prima cosa di baciarle<br />
i piedi, cosa che fecero tutte,<br />
volendo indicare con quel gesto<br />
che da allora in poi in ogni malata<br />
avrebbero riconosciuto la persona<br />
di Cristo sofferente; in effetti, da<br />
quando il Figlio di Dio s’è fatto<br />
Uomo, tutta l’umanità forma un<br />
solo Corpo con Lui e perciò ogni<br />
premura usata alle membra, Cristo<br />
che ne è il Capo la riceve come<br />
diretta a Lui.<br />
Quello stesso mese di aprile si<br />
unì loro il 21 anche Caterina<br />
Rebollar, di Lastres (Oviedo); ed a<br />
metà maggio da Granada giunse<br />
Dolores Merino. Ormai erano già<br />
dieci e Menni, dopo averne chiesta<br />
approvazione al card. Juan<br />
Ignacio Moreno, che era l’arcivescovo<br />
di Toledo, dal quale Ciempozuelos<br />
dipendeva allora, dette<br />
inizio formale al nuovo Istituto di<br />
Suore: premessi nove giorni di<br />
Esercizi Spirituali, predicati da lui<br />
stesso, impose il 31 maggio 1881<br />
alle postulanti l’abito religioso, col<br />
che iniziarono l’anno di Noviziato<br />
prescritto dal diritto canonico.<br />
La cerimonia segnò la nascita<br />
giuridica del nuovo Istituto, che fu<br />
intitolato a Nostra Signora del<br />
Sacro Cuore di Gesù, la cui festa<br />
cadeva allora l’ultimo di maggio.<br />
La scelta fu dettata dalla viva<br />
devozione tanto di Giuseppina ed<br />
Angustias, quanto di Menni che,<br />
nel redigere le Costituzioni per le<br />
sue Suore, sottolineò nel Prologo<br />
che la denominazione di Figlie di<br />
Nostra Signora del Sacro Cuore di<br />
Gesù era dovuta al fatto che, oltre<br />
ad esserci l’approvazione della<br />
Chiesa ad invocare Maria con tale<br />
titolo, questo era legato in modo<br />
speciale alle circostanze provvidenziali<br />
che portarono alla nascita<br />
dell’Istituto.<br />
In giugno fra Giovanni Maria<br />
Alfieri venne a Cempozuelos per<br />
la Visita Canonica al nostro Ospedale<br />
e ne profittò, su delega del<br />
card. Moreno, per benedire il 28 la<br />
Cappella delle Suore ed insediarvi<br />
il Santissimo, sicché le Suore iniziarono<br />
ad organizzare turni di<br />
adorazione, sia sole, sia talora<br />
unite alle malate. Inoltre Alfieri il<br />
29 giugno affiliò le Suore al nostro<br />
Ordine e convinse Menni a completare<br />
il loro abito con un crocifisso<br />
da mettere al collo e che egli<br />
stesso donò loro.<br />
Se ci rileggiamo le lettere che<br />
Menni aveva ricevuto in Spagna<br />
da Alfieri, vi troviamo l’insistente<br />
invito a concentrare tutte le sue<br />
energie sulla restaurazione del<br />
nostro Ordine ed a non lasciarsi<br />
assorbire da altri progetti, sicché<br />
possiamo immaginare la gioia di<br />
Menni nel vedere la compiaciuta<br />
benevolenza che invece Alfieri<br />
mostrò nella visita alle Suore.<br />
Su mandato del card. Moreno,<br />
Menni si dedicò ad elaborare le<br />
Costituzioni durante l’intero anno<br />
di Noviziato delle Suore; il testo fu<br />
presentato il 26 maggio 1882 e<br />
approvato il 27 settembre.<br />
La domenica 4 giugno 1882,<br />
conclusosi l’anno di prova del<br />
Noviziato, ci fu l’ammissione alla<br />
Professione Temporanea dei Voti<br />
di Povertà, Castità e Obbedienza.<br />
All’indomani le nove neoprofesse<br />
furono ricevute dal card. Moreno,<br />
che si felicitò con loro e confermò<br />
come Superiora Giuseppina, che<br />
ora aveva assunto da religiosa il<br />
nome di suor Maria Giuseppina<br />
del Santissimo Sacramento.<br />
Angustias non era nel gruppo,<br />
avendo sentito il bisogno di un<br />
maggior tempo di discernimento.<br />
L’angosciava infatti il timore che<br />
il nascente Istituto sarebbe perito<br />
miseramente se un giorno Menni,<br />
impegnato prioritariamente alla<br />
rinascita in Spagna del proprio<br />
Ordine, fosse stato costretto a disinteressarsi<br />
delle sue Suore. In<br />
realtà gli uomini sono solo uno<br />
strumento della Provvidenza e<br />
quando Angustias capì Chi aveva<br />
Appena padre Alfieri collocò il Santissimo,<br />
le Suore iniziarono i turni per l’adorazione
Menni a Ciempozuelos nel 1883 con la Comunità dei frati di cui era il Priore<br />
davvero guidato gli avvenimenti,<br />
si sentì pronta a riprendere con<br />
fiducia il suo posto ed emise i Voti<br />
il primo novembre 1882 col nome<br />
di suor Cuor di Gesù.<br />
Nel frattempo, la pianticella dell’Istituto<br />
cresceva ogni giorno di<br />
più. La grande carità con cui le<br />
Suore accudivano le malate di<br />
mente, fece sì che assai presto le<br />
richieste di ricovero superassero la<br />
ricettività dell’edificio. Per far<br />
fronte alle spese di gestione ed<br />
affrontare un ampliamento del<br />
fabbricato, si mandavano spesso<br />
Suore a questuare in Madrid e pertanto<br />
nel marzo 1883 fu preso per<br />
loro un appartamento in città,<br />
vicino al nostro Ospedale.<br />
Menni, come aveva fatto nel<br />
1876 per i Confratelli, nel maggio<br />
1883 presentò alle Autorità Civili<br />
gli Statuti della nuova Istituzione<br />
Psichiatrica di Ciempozuelos, in<br />
modo che avesse riconoscimento<br />
ufficiale l’assistenza svolta dalle<br />
Suore, che in estate arrivarono a<br />
esser 46 tra Novizie e Professe. Fu<br />
proprio quell’anno che la dedizione<br />
alle malate di mente costò al<br />
nascente Istituto la vita della sua<br />
stessa Fondatrice. Per inciso<br />
Menni, conversando un giorno<br />
con le Suore sul futuro dell’Istituto,<br />
s’era chiesto chi di loro sarebbe<br />
stata la prima ad iniziarne la presenza<br />
in Cielo e subito Giuseppina<br />
rispose: “Che gioia, padre, se fosse<br />
volontà del Signore che sia io la<br />
prima!”. E così davvero accadde,<br />
poiché nell’agosto del 1883, intervenuta<br />
a sedare una malata, che<br />
aveva in un accesso di furore<br />
aggredito due Suore, ricevette un<br />
colpo all’addome che le provocò<br />
una peritonite traumatica: nonostante<br />
le cure, la lesione andò<br />
sempre più aggravandosi, portandola<br />
a morte in due mesi.<br />
Sul momento Giuseppina non<br />
volle dare importanza al colpo<br />
ricevuto e si preoccupò solo di aiutare<br />
le altre: preparò per le due<br />
Suore un’infusione, affinché si<br />
riprendessero dall’emozione, e<br />
portò un calmante alla malata,<br />
raccomandando a tutte di non<br />
rimproverarla, poiché non aveva<br />
alcuna colpa dell’accaduto.<br />
Purtroppo nei giorni seguenti<br />
Giuseppina andò sempre più peggiorando,<br />
sicché decisero di trasferirla<br />
a Madrid, sperando che in<br />
quell’ambiente più tranquillo<br />
potesse riprendersi con più agio. A<br />
metà <strong>ottobre</strong>, persa speranza di<br />
vederla guarire, la riportarono a<br />
Ciempozuelos, affinché avesse la<br />
possibilità di ritrovarsi con le<br />
Consorelle. Sul finire di <strong>ottobre</strong> le<br />
dettero l’Unzione degli Infermi.<br />
Menni vi volle presenti tutte le<br />
Suore ed ella si congedò da loro<br />
con queste riflessioni, che furono<br />
il suo testamento spirituale:<br />
“Sorelle mie, desidero e supplico<br />
Dio che in questa santa Comunità<br />
regni sempre la carità. Vorrei che<br />
Menni con le Suore del Consiglio l’8 dicembre 1883: Angustias è in basso al centro.<br />
151 F.G.M.: Schegge Giandidiane. N. 33d - Ven. Mª Giuseppina Recio, la sognatrice di Granada. Cap. 4
F.G.M.: Schegge Giandidiane. N. 33d - Ven. Mª Giuseppina Recio, la sognatrice di Granada. Cap. 4<br />
152<br />
La santa morte di Giuseppina, presenti Menni e le Suore<br />
dovunque si ritrovino insieme due o<br />
tre Figlie di Nostra Signora, sembrino<br />
un coro di angeli a motivo del<br />
grande reciproco amore. Sorelle mie,<br />
chiediamo al Signore che ci faccia<br />
perseverare come ora, che per misericordia<br />
divina regna tra noi grande<br />
pace ed unione di cuori. Desidero<br />
che non ci sia mai tra le consorelle il<br />
minimo disaccordo, ma che tutte<br />
cedano e si sacrifichino per evitare<br />
anche il più piccolo dissapore.<br />
Abbiate per le povere inferme<br />
molta carità, assistendole con amore<br />
e prodigandovi specie con le più ripugnanti,<br />
riflettendo che esse sono<br />
l’immagine di Nostro Signore Gesù<br />
Cristo.<br />
Vi supplico poi in special modo,<br />
sorelle mie, di essere molto ubbidienti<br />
al nostro padre, abbandonandovi<br />
nelle sue mani, qualsiasi disposizione<br />
vi dia. Se lo state già facendo, potete<br />
esser certe che obbedite alla volontà<br />
di Dio. Vi assicuro che ho avuto<br />
modo di conoscere a fondo il nostro<br />
padre e so che è un santo. Obbedite<br />
inoltre a qualunque superiora vi sarà<br />
data, senza far caso a nulla, anziana<br />
o giovane che sia. Serbiamo gratitu-<br />
dine per questo nostro padre che<br />
tanto fa per noi, che non meritiamo<br />
nulla. Vorrei che la volontà l’affidaste<br />
nelle mani del nostro padre”.<br />
Giuseppina spirò dolcemente il<br />
pomeriggio del 30 <strong>ottobre</strong> 1883,<br />
circondata da Menni e dalle sue<br />
Consorelle, alle quali lasciò come<br />
ultima consegna l’esortazione ad<br />
aver sconfinata carità e pazienza<br />
con le povere malate di mente,<br />
accudendole con cuori di madre,<br />
consapevoli che le poverine non<br />
sempre si rendono conto di ciò<br />
che fanno o dicono.<br />
Dinanzi alla salma, composta<br />
pietosamente in Cappella, Menni<br />
ricordò l’insegnamento di Gesù: se<br />
il chicco di grano non muore, non<br />
porta frutto. Quel sacrificio di<br />
Giuseppina fu la prova dolorosa<br />
che, superata con la forza della<br />
fede, si tramutò in benedizione per<br />
l’Istituto che, infatti, crebbe e si<br />
espanse sempre più, anche fuor di<br />
Spagna. Tale diffusione gli meritò<br />
l’elevazione canonica a Istituto di<br />
Diritto Pontificio, che Leone XIII<br />
concesse col Decreto di Lode del<br />
25 giugno 1892, con il quale però,<br />
a evitare confusioni con altri Istituti,<br />
mutò il loro nome di “Figlie di<br />
Nostra Signora del Sacro Cuore di<br />
Gesù” con quello attuale di “Suore<br />
Ospedaliere del Sacro Cuore di<br />
Gesù”. Seguì il 16 marzo 1908<br />
l’approvazione finale delle Costituzioni.<br />
Oggi le Suore sono 1.140<br />
ed hanno Case sparse nei quattro<br />
continenti, dove sono coadiuvate<br />
da circa 11.000 collaboratori ed<br />
oltre un migliaio di volontari. La<br />
<strong>Provincia</strong> Italiana ha quattro Istituti:<br />
Villa Rosa a Viterbo, Villa<br />
Miramare a Nettuno (Roma), Villa<br />
San Giuseppe ad Ascoli Piceno e<br />
Villa San Benedetto Menni ad Albese<br />
(Como). Da tale <strong>Provincia</strong>, che<br />
ha la Curia in Roma, dipendono le<br />
tre Comunità nelle Filippine: due<br />
a Manila ed una a Cebu.<br />
Fin dal 1918 si cominciò a raccogliere<br />
informazioni sia su<br />
Menni, che era morto in Francia<br />
il 24 aprile 1914 e la cui salma fu<br />
portata a Ciempozuelos, sia su<br />
Giuseppina e Angustias, la quale<br />
era morta il 2 agosto 1897. Questi<br />
dati furono utilizzati per una<br />
biografia uscita nel 1919 a cura di<br />
don Manuel Martín, assai valida<br />
per afflato ed ampiezza, e che<br />
favorì la devozione sia per Menni<br />
sia per Giuseppina. Fu solo però<br />
nel 1945, dopo tornata la pace in<br />
Europa, che le Suore poterono<br />
avviare il Processo di Beatificazione<br />
per Menni, che fu<br />
riconosciuto Beato nel 1985 e<br />
Santo nel 1999. Ciò incoraggiò le<br />
Suore ad avviare anche per<br />
Giuseppina tale Processo, che<br />
ebbe il benestare vaticano nel<br />
1991 e che ha portato al recente<br />
decreto che riconosce l’eroicità<br />
delle virtù e consente d’invocarla<br />
Venerabile. Potrà passare Beata se<br />
avverrà un miracolo ottenuto per<br />
sua intercessione e che sta ad<br />
ognuno di noi di chiedere. La<br />
Beatificazione autorizzerà il culto<br />
locale, mentre quello universale,<br />
condizionato al verificarsi di un<br />
ulteriore miracolo, è legato alla<br />
Canonizzazione, termine con cui<br />
si indica l’iscrizione nell’elenco<br />
dei Santi, nel quale merita sia<br />
presto inclusa la luminosa figura<br />
di suor Giuseppina Recio.<br />
Preghiera<br />
per chieder<br />
grazie<br />
Ss.ma Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,<br />
ti rendiamo grazie per la carità e l'umiltà<br />
con le quali hai arricchito la Venerabile<br />
Maria Giuseppina Recio.<br />
Infondi anche in noi queste virtù e,<br />
se è tua volontà che lei sia glorificata,<br />
concedi, per sua intercessione,<br />
la grazia che ora ti chiediamo...<br />
Gloria al Padre.
La Chiesa celebra questo mese il cinquantesimo<br />
anniversario del Concilio<br />
Vaticano II, un evento che ebbe<br />
inizio l’11 <strong>ottobre</strong> 1962 e che ha avuto e<br />
continuerà ad avere un enorme influsso<br />
sulla vita della Chiesa. Di tale Concilio ho<br />
due indimenticabili ricordi personali. Uno<br />
è che nel corso della sua sessione conclusiva,<br />
che si protrasse per gran parte dell’autunno<br />
1965, ebbi modo, mentr’ero nel<br />
Collegio Internazionale, di assistere a una<br />
seduta plenaria all’interno della Basilica<br />
Vaticana, nella cui navata centrale c’erano<br />
migliaia di scranni per i Padri Sinodali.<br />
L’altro ricordo, assai più toccante e privilegiato,<br />
fu la sfilata per oltre un’ora di<br />
quel fiume bianco di vescovi, che uscivano<br />
dalla Scala Regia dei Palazzi Vaticani<br />
avanzando processionalmente lungo piazza<br />
San Pietro per recarsi in Basilica e partecipare<br />
alla solenne cerimonia inaugurale<br />
del Concilio. Arrivai in ritardo, quando<br />
la piazza era già piena come un uovo e mi<br />
diressi nell’unico angolo rimasto sgombro,<br />
ossia dinanzi alla Scala Regia, poiché da<br />
lì l’occhio non aveva possibilità di seguire<br />
lo snodarsi della processione, ma solo<br />
di fissare uno sguardo fuggevole su quanti<br />
man mano ne oltrepassavano la soglia.<br />
Giusto davanti alla Scala Regia c’erano<br />
alcune guardie svizzere, che ovviamente<br />
guardavano all’esterno per la necessaria<br />
sorveglianza. Ultimo a scendere le scale<br />
fu il Beato Giovanni XXIII e, frattanto<br />
che si approssimava, i sediari posero al<br />
centro dell’atrio la sedia gestatoria, in attesa<br />
che il Papa vi si accomodasse. Io fui<br />
l’unica persona che fissava il volto del Papa<br />
mentre scendeva gli ultimi gradini e<br />
potei accorgermi che piangeva. Ovviamente,<br />
appena accomodatosi sulla sedia,<br />
raffrenò le lagrime e perciò le foto che gli<br />
furono scattate lungo il percorso, lo mostrano<br />
sorridente.<br />
Abbastanza intuibile il motivo di quelle<br />
lagrime. Come ha raccontato mons. Loris<br />
Capovilla, suo segretario particolare,<br />
“IL MELOGRANO”<br />
HO VISTO PIANGERE UN PAPA<br />
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.<br />
in un’intervista concessa lo scorso gennaio<br />
alla Radio Vaticana, il Papa già appena<br />
cinque giorni dopo la sua elezione<br />
del 28 <strong>ottobre</strong> 1958, gli fece un primo vago<br />
accenno, menzionando il gran numero<br />
di preoccupazioni e interrogativi che gli<br />
pervenivano sul suo tavolo di lavoro e<br />
commentando che ben a proposito nel<br />
nuovo Codice di Diritto Canonico c’era<br />
un capitolo sui Concili Ecumenici. A tale<br />
accenno, Capovilla restò silente e così pure<br />
a un altro successivo, ma la sera del 21<br />
dicembre il Papa ritornò di nuovo sull’argomento<br />
e si lamentò: «Ti ho accennato<br />
questo grande disegno: ti sembra essere<br />
ispirazione del Signore? Tu finora non hai<br />
detto neanche una parola. Per noi è già<br />
un gran dono di Dio accettare una buona<br />
ispirazione e parlarne. Non pretendo di<br />
arrivare a celebrarlo, mi basta annunciarlo».<br />
In effetti, il 25 gennaio 1959 il Papa, al<br />
termine di un pontificale nella Basilica di<br />
San Paolo, annunciò ai Cardinali di voler<br />
convocare un Concilio Ecumenico e nel<br />
maggio seguente eresse una Pontificia<br />
Commissione antipreparatoria, cui seguì<br />
nel giugno 1960 la creazione di undici<br />
Commissioni preparatorie. Oggi si sa che<br />
mentre ancora fervevano i complessi preparativi<br />
del Concilio, apparvero nel settembre<br />
1962 le prime avvisaglie di un tumore<br />
dello stomaco, che avrebbe presto<br />
stroncato la vita del Papa.<br />
Quando, il mese dopo, ci fu finalmente<br />
l’apertura di quel Concilio, che era stato il<br />
suo obiettivo fin dal primo inizio del pontificato,<br />
è comprensibile che, conscio che<br />
la salute non gli avrebbe permesso di concluderlo,<br />
piangesse di commozione per il<br />
dono concessogli dal Signore non solo di<br />
riuscirlo ad avviare, nonostante le numerose<br />
difficoltà e gli scetticismi di chi gli<br />
era accanto, ma perfino di poter essere<br />
presente alla prima sessione. Io fui il solo<br />
a vedere le sue lagrime, ma poi la sera,<br />
quando acclamato a furor di popolo si affacciò<br />
al suo balcone e improvvisò l’indi-<br />
Beato Giovanni XXIII sulla sedia gestatoria<br />
menticabile “discorso della luna”, fummo<br />
tutti a piangere di commozione, ascoltandolo<br />
dire in umiltà e semplicità:<br />
«Cari figlioli, sento le vostre voci. La<br />
mia è una voce sola, ma riassume la voce<br />
del mondo intero. Qui tutto il mondo è<br />
rappresentato. Si direbbe che persino la<br />
Luna si è affrettata stasera, osservatela in<br />
alto, a guardare a questo spettacolo. …La<br />
mia persona conta niente, è un fratello<br />
che parla a voi…Tornando a casa, troverete<br />
i bambini. Date una carezza ai vostri<br />
bambini e dite: questa è la carezza del Papa.<br />
Troverete qualche lacrima da asciugare,<br />
dite una parola buona: il Papa è con<br />
noi, specialmente nelle ore della tristezza<br />
e dell’amarezza».<br />
Nessuno in quel momento sospettò che<br />
il Papa era vicino ai sofferenti non solo<br />
con l’affetto, ma anche nella pena della<br />
carne martoriata da un male incurabile.<br />
Morì il 3 giugno 1963 e fui anch’io tra<br />
quanti accorsero nella Basilica Vaticana<br />
per rendere omaggio alla sua spoglia.<br />
Piansi di nuovo, non solo per la perdita<br />
del “Papa buono”, ma anche perché, proprio<br />
in quei momenti che trascorsi accanto<br />
al feretro, ebbe infine termine la lunghissima<br />
fase del mio discernimento vocazionale<br />
e mi sentii sicuro che il Signore<br />
mi voleva al suo servizio come fatebenefratello.<br />
15
“Leggimi subito, leggimi forte.<br />
Dimmi ogni nome che apre le porte.<br />
Chiama ogni cosa così il mondo viene.<br />
Leggimi tutto, leggimi bene.<br />
Dammi la rosa, dammi la rima.<br />
Leggimi in prosa, leggimi prima”.<br />
16<br />
Bruno Tognolini<br />
Ogni bambino ha diritto a essere<br />
protetto, non solo dalla malattia<br />
e dalla violenza, ma anche<br />
dalla mancanza di adeguate occasioni di<br />
sviluppo affettivo e cognitivo. “Nati per<br />
leggere” è un progetto che promuove la<br />
lettura ad alta voce ai bambini di età<br />
compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Recenti<br />
ricerche scientifiche hanno dimostrato<br />
come, il leggere ad alta voce, con una<br />
certa continuità, ai bambini in età prescolare,<br />
abbia una positiva influenza,<br />
sia dal punto di vista relazionale che cognitivo,<br />
oltre a consolidare nel bambino<br />
l’abitudine a leggere, che si protrarrà<br />
nelle età successive, grazie all’approccio<br />
precoce legato alla relazione.<br />
“Nati per leggere” è un progetto sorto<br />
nel 1999 dall’alleanza tra l’Associazione<br />
Culturale Pediatri (ACP), i bibliotecari<br />
e il Centro per la Salute dei Bambini-ONLUS.<br />
Leggere un libro a un bambino signi-<br />
INVITO ALLA LETTURA<br />
“NATI PER LEGGERE”:<br />
PROGETTO PER L’INFANZIA<br />
Iride Dello Iacono<br />
fica soprattutto dedicargli tempo, condividere<br />
con lui emozioni e sensazioni,<br />
entrare, insieme a lui, in un mondo e in<br />
una dimensione tutta speciale. I pediatri<br />
debbono consigliare ai genitori di leggere<br />
storie ai propri bambini fin dai primi<br />
anni e, semmai, fare dono ai bambini<br />
di un libro durante le visite, perché<br />
ciò rende più efficace il consiglio e aumenta<br />
la probabilità che il libro venga<br />
letto. Partecipare al progetto “Nati per<br />
leggere” significa promuovere la lettura,<br />
ciascuno nel proprio ambito, contribuendo<br />
a creare una rete interdisciplinare<br />
tra operatori e servizi che si prendono<br />
cura della prima e primissima infanzia.<br />
Lettori volontari possono, poi, operare<br />
in vari contesti, frequentati dai bambini<br />
e dai loro genitori: sale d’attesa degli<br />
ambulatori pediatrici, reparti di pediatria<br />
ospedalieri, biblioteche e altri<br />
luoghi della città, spazi-gioco, giardini,<br />
parchi, asili-nido, scuole per l’infanzia,<br />
librerie. Leggere con un bambino vuol<br />
dire contribuire in modo determinante<br />
alla crescita delle sue capacità cognitive<br />
e relazionali. L’intimità che si crea<br />
condividendo con lui la lettura di un libro,<br />
rappresenta il terreno ideale su cui<br />
far crescere il suo amore per le parole e<br />
per le storie oltre che le sue capacità di<br />
comprendere<br />
meglio il mondo<br />
che sta dentro<br />
e fuori di<br />
lui. La lettura<br />
s’inserisce nel<br />
percorso dell’umanizzazione<br />
dell’ambiente<br />
ospedaliero,<br />
volto alla ricerca<br />
di un miglioramento<br />
della<br />
qualità, dell’accoglienza<br />
e del-<br />
la vita, non solo del bambino, ma di tutti<br />
gli attori presenti in ospedale (familiari,<br />
medici, infermieri, volontari, visitatori,<br />
ecc.).<br />
Essa si pone, idealmente, come un<br />
ponte tra il dentro e il fuori, fra il ricovero<br />
e la vita sociale, tra il luogo di cura e<br />
la realtà culturale multiforme dell’ambiente<br />
in cui ciascuno vive. Il nostro Reparto<br />
di Pediatria ha aderito, nel 2001, al<br />
progetto “Nati per leggere” promosso<br />
dall’Associazione Culturale Pediatri<br />
(ACP). Nella nostra sala-giochi è ubicata<br />
una piccola libreria in cui sono custoditi<br />
libri di lettura per tutte le età, oltre ad<br />
album su cui disegnare e colorare.<br />
Il progetto “Nati per leggere”, all’interno<br />
dell’Ospedale, ha diversi obiettivi:<br />
- permettere la fruizione dei servizi bibliotecari<br />
alle persone ospedalizzate,<br />
ai visitatori e agli accompagnatori;<br />
- rendere più lieve il disagio della malattia<br />
e del ricovero ospedaliero presentando<br />
la lettura come strumento di<br />
terapia, di svago e di allontanamento<br />
della sofferenza e della malinconia;<br />
- offrire momenti di sollievo, benessere<br />
e opportunità di socializzazione attraverso<br />
la lettura ad alta voce;<br />
- potenziare la promozione della lettura<br />
ad alta voce per i bambini fin dal<br />
primo anno di età.<br />
I libri di fiabe rappresentano lo strumento<br />
fondamentale con cui s’intrattengono<br />
i bambini ricoverati nell’Unità<br />
Operativa di Pediatria e nel Day Hospital<br />
pediatrico. I genitori, supportati<br />
dal personale infermieristico, chiedono<br />
spesso dei libri durante la degenza dei<br />
loro piccoli.<br />
Un libro, letto ad alta voce, dal genitore,<br />
dall’infermiera o dal pediatra,<br />
crea un clima di distensione che consente<br />
di condurre anche le procedure<br />
più a rischio, con il massimo della tranquillità,<br />
senza mai perdere di vista il<br />
bambino.
BIOETICA IN PEDIATRIA<br />
Miguel Moreno<br />
Il testo “Bioetica in pediatria” di<br />
Milena Lo Giudice e Salvino<br />
Leone presenta una peculiare caratteristica:<br />
è un’opera che affronta in<br />
maniera rigorosa e sistematica gli<br />
innumerevoli problemi etici inerenti<br />
alla professione del pediatra contemporaneo,<br />
con la capacità di interfacciare<br />
le singole questioni ai temi generali<br />
della bioetica fondativa. L’opera, come<br />
afferma nella presentazione il prof<br />
Marcello Orzalesi, presidente del<br />
Comitato per la bioetica della Società<br />
Italiana di Pediatria, amplia lo sguardo<br />
alle gestioni di ordine sociale e familiare<br />
sia inerenti ai presidi terapeutici,<br />
spesso utilizzati off label perché concepiti<br />
per l’adulto e non per il paziente in<br />
età evolutiva. In questi decenni si è<br />
assistito a una profonda trasformazione<br />
della pediatria classica, che è stata<br />
capace di adattarsi dinamicamente alle<br />
profonde innovazioni della tecnoscienza,<br />
non tralasciando la sua vocazione<br />
padeica, con una tensione etica rivolta<br />
costantemente al rispetto della dignità<br />
di un essere umano particolarmente<br />
vulnerabile: il bambino che diventa<br />
adolescente.<br />
L’opera è strutturata in nove capitoli<br />
che spaziano dalla bioetica prenatale<br />
al dibattito specifico delle questioni di<br />
fine vita, che esamina il confronto tra i<br />
limiti operativi e le necessità terapeutiche,<br />
argomento ben sviluppato nel<br />
capitolo dedicato alle cure palliative.<br />
Di particolare interesse appare lo studio<br />
del capitolo ottavo, in cui gli autori<br />
indagano le recenti questioni di bioetica<br />
sociale: dalle tipologie dell’abuso,<br />
a quelle complesse delle difficoltà<br />
comunicative nell’adolescenza, mentre<br />
si dedica spazio alla relazione emergente<br />
tra il professionista pediatra e il<br />
bambino immigrato. È fondamentale<br />
comprendere l’approccio degli autori<br />
che utilizzano una bioetica personalista<br />
dinamica, in grado di dialogare e accettare<br />
le sfide delle discussioni etiche,<br />
non tralasciando l’idea che i casi quotidiani<br />
debbano essere focalizzati, non<br />
tralasciando il concetto che aveva insegnato<br />
V. R. Potter, padre fondatore<br />
della bioetica, ossia che i dati scientifici<br />
sono inseparabili da quelli etici.<br />
Per rispettare quest’impostazione, gli<br />
autori offrono al lettore la possibilità di<br />
consultare una serie di documenti<br />
internazionali e nazionali, d’interesse<br />
bioetico inerenti ai diritti del bambino,<br />
e dell’adolescente, in regime di ricovero,<br />
come le linee guida del consenso<br />
informato che coinvolge la popolazione<br />
pediatrica nelle ricerche scientifiche<br />
e nei trial, redatto dal CEPS, ossia dal<br />
Gruppo di Lavoro sull’Etica della<br />
Confederazione degli Specialisti Europei<br />
in Pediatria, emanato il 4 maggio<br />
2002.<br />
Tale documento oltre a garantire i<br />
diritti, e la peculiare protezione dei<br />
bambini coinvolti negli studi, precisa<br />
che qualsiasi ricerca debba tenere in<br />
conto dei livelli di vulnerabilità, e assicurare<br />
un tempo adeguato per la discussione,<br />
il coinvolgimento del bambino<br />
e dei genitori/rappresentanti legali,<br />
a discutere tra loro e con i membri di<br />
altre famiglie o persone di loro fiducia.<br />
È doveroso segnalare che nel 1997 l’E-<br />
MEA (European Medicine Evalutation)<br />
aveva emanato delle linee guida<br />
sui farmaci destinati all’età pediatrica,<br />
e alle regole della sperimentazione.<br />
In quel documento si assumeva la<br />
diretta responsabilità nella somministrazione<br />
dei professionisti pediatri, e<br />
delle strutture competenti di riferimento,<br />
infatti nell’introduzione del documento<br />
si legiferava: “Ai bambini non<br />
dovrebbero essere somministrati farmaci<br />
che non risultino adeguatamente<br />
valutati per l’età pediatrica. È responsabilità<br />
degli utilizzatori e delle autorità<br />
competenti garantire a questi pazienti<br />
un accesso tempestivo a farmaci<br />
sicuri ed efficaci che possiedano informazioni<br />
accurate e solide dal punto di<br />
vista scientifico”.<br />
Si ribadiva, concetto ripreso dal<br />
CEPS, che la sperimentazione nel settore<br />
pediatrico deve perseguire una sua<br />
specificità: “Un’adeguata valutazione<br />
dei farmaci destinati ai pazienti pediatrici<br />
non può essere ottenuta mediante<br />
sperimentazione nell’adulto, poiché<br />
esistono importanti differenze tra quest’ultimo<br />
e il bambino sia di tipo farmacologico,<br />
farmacodinamico, o legate<br />
alla rapidità della crescita e dello<br />
sviluppo. Il paziente pediatrico soffre<br />
di patologie diverse o presenta una differente<br />
storia naturale della malattia<br />
rispetto all’adulto”.<br />
Alla luce della strutturazione di questo<br />
percorso, che termina con un’ampia<br />
e aggiornata bibliografia internazionale,<br />
si può sostenere che questo lavoro<br />
rappresenta un valido sussidio di consultazione,<br />
e d’approfondimento, per il<br />
professionista pediatra, che è chiamato<br />
a offrire oltre a un’assistenza terapeutica,<br />
anche una tutela sociale, un care<br />
che narra una comunicazione adatta<br />
alle esigenze e alle diverse situazioni<br />
di confronto.<br />
17
Cari giovani lettori e meno giovani,<br />
dopo il riposo estivo approdiamo<br />
a ricominciare le attività<br />
lasciate nel mese di giugno. La Pastorale<br />
Giovanile nel periodo di vacanze<br />
ha organizzato degli eventi nella<br />
struttura dei Fatebenefratelli di Genzano<br />
di Roma, l’Istituto san Giovanni di<br />
Dio, che ha ospitato gran parte dei giovani<br />
della Sicilia per partecipare a una<br />
Esperienza di Servizio con una veste<br />
nuova sia nella metodologia che in<br />
quella spirituale. Quest’anno il Signore<br />
ci ha offerto come dono la figura di Andrea,<br />
il quale ha iniziato a far parte dell’Équipe<br />
organizzativa, che ha preparato<br />
le dinamiche che ogni giorno venivano<br />
proposte.<br />
Il 6 agosto il Team organizzativo si è<br />
riunito a Genzano per mettere a fuoco<br />
le attività che dovevamo svolgere durante<br />
tutta l’Esperienza. Si è lavorato<br />
con ritmi incalzanti, che a volte sembrava<br />
le forze non bastassero. Il momento<br />
principale è stato l’Adorazione<br />
18<br />
PASTORALE GIOVANILE<br />
O <strong>VO</strong>I TUTTI ASSETATI,<br />
VENITE ALL’ACQUA (Is 55,1)<br />
Fra Massimo Scribano, o.h.<br />
Eucaristica a cui giornalmente l’Èquipe<br />
sostava per attingere la forza necessaria<br />
che solo da Cristo può arrivare. Possiamo<br />
programmare o progettare tante<br />
esperienze che possono essere buone<br />
per i giovani, ma se non ci pieghiamo<br />
davanti al Signore, unico nostro vero<br />
Dio da adorare, e non abbiamo la fede e<br />
la carità necessaria non siamo nulla. “E<br />
se avessi il dono della profezia, se conoscessi<br />
tutti i misteri e avessi tutta la<br />
conoscenza, se possedessi tanta fede da<br />
trasportare le montagne, ma non avessi<br />
la carità, non sarei nulla.” (1Cor<br />
13,2).<br />
Durante l’Esperienza, il superiore<br />
provinciale, fr Pietro Cicinelli, ci ha fatto<br />
visita e ha condiviso con noi la sua<br />
chiamata e testimonianza di vita spesa<br />
al servizio dei poveri e dei malati, nel<br />
Carisma dell’Ospitalità. Ringraziamo<br />
fra Pietro per la splendida esperienza<br />
che ci ha condiviso e auspichiamo grazie<br />
particolari per il servizio che il Signore<br />
gli ha affidato.<br />
I partecipanti all’Esperienza di Servizio a Castelgandolfo nel Cortile della Villa Pontificia.<br />
L’Adorazione Eucaristica rappresenta,<br />
da quest’anno la forza e la bussola<br />
dell’Esperienza di servizio: “Io sono la<br />
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io<br />
in lui, porta molto frutto, perché senza<br />
di me non potete far nulla” (Gv 15,5).<br />
Altra caratteristica di questa Esperienza<br />
di servizio è stata l’Adorazione<br />
notturna: l’équipe, i giovani campisti e<br />
le comunità religiose dell’Istituto hanno<br />
partecipato ai turni che il team organizzativo<br />
aveva preparato in precedenza.<br />
Un’esperienza che il Signore ci ha<br />
voluto donare, indimenticabile stare alla<br />
presenza di Gesù tutta la notte: “Allora<br />
tutto il popolo si prostrò ad adorare<br />
Dio” (Gdt 6,18).<br />
Per noi cristiani adorare il Signore è<br />
dichiarare apertamente che è Lui il Re<br />
della nostra esistenza, senza di Lui la<br />
nostra vita non avrebbe senso e nessun<br />
valore. Adorare il Signore vuol dire<br />
percepire il sacrificio della Croce<br />
come unica salvezza della nostra vita:<br />
io che non sono niente e che ogni<br />
giorno devo chiedere la misericordia di<br />
Dio sono tenuto da Dio sul palmo della<br />
mano per essere reso degno di essere<br />
chiamato figlio, con la dignità di figlio.<br />
L’esperienza di Genzano porta nel<br />
cuore tanta crescita spirituale e tanto<br />
desiderio di incontrare Cristo attraverso<br />
i nostri Ospiti e il Carisma del nostro<br />
Fondatore.<br />
Per informazioni riguardo alle Esperienze<br />
di Servizio, visitate il sito<br />
www.pastoralegiovanilefbf.it, inviate una<br />
mail all’indirizzo vocazioni@fbfgz.it,<br />
o telefonate al 3382509061. Dio<br />
vi conceda la pace e la gioia di essere<br />
suoi figli.
REVISIONE ATTIVITÀ CHIRURGICA<br />
OTORINOLARINGOIATRICA<br />
AL SAN PIETRO-FATEBENEFRATELLI 2011<br />
Dante Maria Caliento, Melissa Zelli e Natalina Masci<br />
Grazie all’aiuto di grafici, di più<br />
facile ed immediata interpretazione<br />
rispetto ai classici elenchi<br />
scritti, illustreremo la casistica<br />
riguardante i vari interventi chirurgici<br />
eseguiti dagli specialisti otorinolarin-<br />
goiatri del nosocomio san Pietro-Fatebenefratelli<br />
nell’anno 2011. Si premette<br />
che in media i tempi di attesa, intercorrenti<br />
tra la prima visita e l’intervento<br />
chirurgico, -ciò dipende anche dalla<br />
patologia del paziente e dalla presenza<br />
OSPEDALE SAN PIETRO - ROMA<br />
di patologie concomitanti- si aggirano<br />
tra i 30 ed i 60 giorni. Si deduce, quindi,<br />
che i pazienti, con copertura sanitaria<br />
pubblica, hanno tempi di attesa<br />
significativamente più brevi rispetto ad<br />
altri presidi ospedalieri di Roma.<br />
19
Ogni disciplina sviluppa un proprio<br />
linguaggio. In campo medico<br />
c’è un linguaggio comune,<br />
comprensibile a tutti gli operatori sanitari,<br />
e uno ultraspecialistico che è percepito<br />
e compreso solo da addetti ai lavori di<br />
un campo specifico (provate a comprendere,<br />
a esempio, il contenuto delle discussioni<br />
che si effettuano durante una seduta<br />
operatoria o una procedura di rianimazione).<br />
Spesso, assistendo a tali attività,<br />
si ha la sensazione di trovarsi alla tastiera<br />
del computer ove, nella prima fila<br />
in alto, vi sono i tasti funzione indicati<br />
dalla sigla “F seguito da un numero che<br />
và da 1 a 12”. Ognuno di questi tasti sovraintende<br />
a operazioni complesse e ogni<br />
tasto può essere abilitato, da utenti diversi,<br />
a funzioni complesse differenti. Chi<br />
non ha esperienza partecipativa in un<br />
gruppo di lavoro specifico rischia di non<br />
capire nulla. Questo linguaggio specifico<br />
è giustificato in quanto tra operatori della<br />
stessa équipe bisogna capirsi “a volo”<br />
con poche parole e con gesti rapidi. C’è in<br />
gioco la vita del paziente.<br />
Esiste, di contro, una conoscenza, definiamola<br />
di base, che invece dovrebbe essere<br />
patrimonio di tutti gli operatori sanitari<br />
di qualunque struttura italiana.<br />
Affinché si crei questa base comune di<br />
conoscenze è necessario, però, che qualcuno<br />
educhi gli altri comunicando e divulgando<br />
le conoscenze. Il linguaggio comune<br />
medico, pertanto, e la divulgazione<br />
scientifica sono attribuzioni specifiche degli<br />
operatori sanitari. Anche se non tutti sono<br />
capaci di esercitarlo in maniera dovuta.<br />
Ci sono professionisti veramente in<br />
gamba, che dedicano tutto il loro tempo<br />
al fare. Nella loro materia sono dei mostri<br />
sacri: preparati, affidabili, aggiornati,<br />
precisi. Portano risultati, i loro clienti sono<br />
soddisfatti, i colleghi li stimano. Non<br />
sempre però, divulgano il loro sapere.<br />
Forse, non hanno l’attitudine a divulgare.<br />
20<br />
OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO<br />
LA DIVULGAZIONE DELLE CONOSCENZE<br />
Raffaele Villanacci<br />
Di contro esiste un’altra categoria di<br />
professionisti che fanno della divulgazione<br />
del sapere il loro punto di forza. Costruiscono<br />
reti di relazioni fatte di grande<br />
stima e sanno conquistare con le parole,<br />
fanno gli esempi giusti, intervengono nelle<br />
discussioni al momento opportuno, riescono<br />
a trasmettere con passione il loro<br />
sapere. Ma non è detto che sappiano fare.<br />
In mezzo ci sono, poi, professionisti che<br />
sanno fare alla grande entrambe le cose o<br />
professionisti che non sanno fare bene<br />
nessuna delle due.<br />
Nel pensiero scientifico, ormai, è ben<br />
radicato il concetto che il saper divulgare<br />
debba sempre più entrare a far parte del<br />
saper fare. Nella divulgazione c’è la collaborazione<br />
e la cooperazione. Se non<br />
comprendi non condividi e, quindi, non<br />
ti confronti. Se non ti confronti, come fai<br />
a continuare a imparare? L’équipe medica,<br />
il reparto, la corsia, la sala operatoria<br />
e così via sono i laboratori ove costruire<br />
le basi della conoscenza comune. Non<br />
può essere diversamente, anzi, è un obbligo<br />
farlo.<br />
Il sapere umano è stato accumulato lungo<br />
i secoli per essere tramandato e sviluppato<br />
dalle generazioni successive. È<br />
necessario trasmetterlo affinché le conoscenze<br />
dei secoli passati siano la base di<br />
partenza di conquiste future. Possiamo<br />
esimerci dal farlo? Assolutamente no.<br />
Pertanto diamoci da fare cominciando, a<br />
esempio, da questa rivista utilizzandola<br />
come piattaforma di divulgazione delle<br />
nostre conoscenze. Nella nostra ospedalità,<br />
nei vari nosocomi, ci sono eccellenze<br />
che nemmeno le conosciamo. Raccontiamoci<br />
quello che facciamo ampliando<br />
le nostre conoscenze. Dal Fatebenefratelli<br />
di Benevento questa opportunità<br />
è stata colta e molti articoli scientifici<br />
sono stati prodotti al fine di raccontare<br />
la medicina anche fuori dai convegni e<br />
congressi. Utilizziamolo questo spazio<br />
messo a disposizione dalla <strong>Provincia</strong> religiosa<br />
di san Pietro per trasmettere ciò<br />
che facciamo. A esempio a giorni sarà fatto<br />
un corso teorico-pratico di Ecografia<br />
in Urgenza destinato ai medici di PS<br />
(Pronto Soccorso) e delle Terapie intensive<br />
del solo Fatebenefratelli di Benevento<br />
affinché l’ecografo diventi una vera<br />
appendice integrante la visita del paziente<br />
senza aspettare che sia sempre e<br />
solo la radiologia a svolgere queste indagini.<br />
L’équipe radiologica, diretta dall’autore<br />
di questo articolo, metterà a disposizione<br />
l’esperienza di 30 anni di attività<br />
al fine di divulgare, ad altri medici<br />
desiderosi di apprendere l’ecografia,<br />
esperienze utili a offrire una prestazione<br />
più completa all’utente. È solo il primo<br />
passo e siccome i nostri ospedali sono in<br />
rete potrebbe essere utile estendere tale<br />
attività anche ad altri nosocomi.<br />
Non perdiamo questa occasione offerta<br />
da una rivista che è letta in almeno 5<br />
ospedali (Roma, Genzano, Palermo, Napoli<br />
e Benevento).
XXX CONGRESSO MONDIALE DI<br />
ENDOUROLOGIA E LITOTRISSIA<br />
ISTANBUL <strong>2012</strong><br />
L’équipe urologica del Fatebenefratelli di Napoli espone i<br />
risultati delle proprie esperienze<br />
Maria Pinto<br />
L’Urologia costituisce una branca<br />
della chirurgia in continua evoluzione.<br />
Il moltiplicarsi delle conoscenze<br />
scientifiche in termini di fisiologia<br />
e fisiopatologia dell’apparato<br />
urinario e la tumultuosa evoluzione dello<br />
strumentario tecnologico a disposizione<br />
del chirurgo hanno radicalmente<br />
cambiato, negli ultimi decenni, le opportunità<br />
terapeutiche nei confronti di<br />
numerose patologie di pertinenza urologica.<br />
Contemporaneamente sono<br />
cambiate le aspettative dei pazienti, con<br />
una attenzione sempre maggiore alla<br />
qualità della vita, con maggiori richieste<br />
di terapie mininvasive in grado di<br />
garantire tempi brevi di ospedalizzazione<br />
e minime sequele estetiche. La chirurgia<br />
percutanea ed endoscopica delle<br />
patologie dell’alta via escretrice costituisce<br />
un esempio lampante di chirurgia<br />
mininvasiva in ambito urologico.<br />
Lo scenario delineato rappresenta il<br />
presupposto dell’attività scientifica e assistenziale<br />
condotta quotidianamente<br />
dall’Unità Operativa di Urologia operante<br />
nell’Ospedale Fatebenefratelli di<br />
Napoli. L’équipe urologica capeggiata<br />
dal dr Vittorio Imperatore con i d.ri Sergio<br />
Di Meo, Roberto Buonopane e Massimiliano<br />
Creta, è da sempre particolarmente<br />
attenta alle innovazioni tecnologiche<br />
e farmacologiche. L’endourologia<br />
e la laparoscopia rappresentano settori<br />
di interesse di spicco. La prostatectomia<br />
radicale laparoscopica è routinariamente<br />
eseguita. Un’équipe urologica moderna<br />
deve essere particolarmente attenta<br />
alle evidenze che la ricerca scientifica<br />
pre-clinica e clinica offre e ha il<br />
dovere, qualora particolarmente attiva e<br />
fervida di idee, di rendere partecipe la<br />
comunità scientifica delle proprie esperienze<br />
al fine di promuovere il miglioramento<br />
dei livelli assistenziali. Il riconoscimento<br />
dell’importanza delle esperienze<br />
cliniche e chirurgiche da parte<br />
degli organi scientifici internazionali<br />
rappresenta poi un traguardo particolarmente<br />
ricco di soddisfazioni da parte<br />
dell’équipe che le ha prodotte e di tutto<br />
l’Ospedale. Ed è in tal senso che l’équipe<br />
urologica del Fatebenefratelli ha<br />
recentemente ricevuto particolare gratificazione.<br />
È stata infatti invitata a esporre,<br />
in lingua inglese, le proprie esperienze<br />
chirurgiche e cliniche presso il<br />
30° Congresso Mondiale di Endourologia<br />
e Litotrissia tenutosi a Istanbul dal<br />
4 all’8 settembre <strong>2012</strong>. I contributi<br />
scientifici che hanno sollevato particolare<br />
interesse coinvolgono tre settori: la<br />
terapia percutanea mininvasiva delle<br />
stenosi del giunto pielo-ureterale associate<br />
a calcolosi, la terapia medica<br />
espulsiva della calcolosi dell’uretere<br />
distale e la terapia endovescicale delle<br />
cistiti chimiche associate all’immunoterapia<br />
con Bacillo di Calmette Guerin<br />
(BCG).<br />
La chirurgia renale percutanea è da<br />
tempo praticata presso l’Ospedale Fatebenefratelli<br />
di Napoli. L’originalità<br />
dei dati presentati al congresso mondiale<br />
consiste nell’applicazione dell’accesso<br />
percutaneo per il trattamento<br />
simultaneo della stenosi post-chirurgica<br />
del giunto pielo-ureterale e della calcolosi<br />
renale. La metodica, in anestesia<br />
spinale, sicura ed efficace, ha dimostrato<br />
un’efficacia mantenuta nel 90%<br />
dei pazienti.<br />
“La calcolosi delle vie urinarie rap-<br />
OSPEDALE BUON CONSIGLIO - NAPOLI<br />
Da sinistra: dr Di Meo, dr Imperatore,<br />
dr Buonopane e dr Creta<br />
presenta una delle patologie che più frequentemente<br />
affligge la popolazione occidentale<br />
- precisa il dr Imperatore - un<br />
ospedale dotato di pronto soccorso si<br />
confronta quotidianamente con pazienti<br />
affetti da colica renale. La ricerca farmacologica<br />
ha offerto negli ultimi anni<br />
l’opportunità di impiegare farmaci in<br />
grado di promuovere l’espulsione spontanea<br />
del calcolo. Questo approccio terapeutico<br />
viene chiamato “Terapia Medica<br />
Espulsiva”. L’esperienza condotta<br />
dalla nostra équipe urologica, con l’impiego<br />
della silodosina ha dato esiti positivi<br />
nell’88% dei pazienti.<br />
“Il carcinoma vescicale rappresenta<br />
una delle neoplasie urologiche di più<br />
frequente riscontro - continua il dr. Di<br />
Meo - circa il 70% di esse non necessita<br />
di una terapia chirurgica radicale. L’esperienza<br />
maturata dalla nostra équipe<br />
ha dimostrato che l’impiego endovescicale<br />
della combinazione di acido ialuronico<br />
e condroitin solfato migliora in<br />
maniera significativa e duratura nel<br />
tempo la sintomatologia. Nella nostra<br />
struttura, vengono effettuate settimanalmente<br />
numerose sedute di immunoterapia<br />
endovescicale, l’attenzione ricevuta<br />
dalla comunità internazionale per il significativo<br />
contributo apportato nell’ambito<br />
del trattamento di seconda linea<br />
di questa complicanza ancora “orfana”<br />
di un trattamento efficace nei protocolli<br />
clinici”.<br />
Il riconoscimento internazionale del<br />
lavoro svolto e dei risultati ottenuti rappresenta<br />
uno stimolo forte alla prosecuzione<br />
del cammino avviato nell’interesse<br />
in primis del paziente e poi della<br />
crescita della comunità scientifica tutta.<br />
21
UNA BUONA OCCASIONE<br />
PER SMETTERE DI FUMARE<br />
ATTIVATO IL CENTRO ANTIFUMO<br />
Cettina Sorrenti<br />
Il tabagismo è una dipendenza che<br />
deriva sia da componenti del tabacco<br />
contenuto nelle sigarette, nei<br />
sigari, nel tabacco da pipa e da masticare<br />
sia da fattori psicologici di varia<br />
natura. La nicotina contenuta nel tabacco<br />
costituisce uno dei principali agenti<br />
di questa dipendenza.<br />
I benefici che si ottengono dallo smettere<br />
di fumare sono immediati e apportano<br />
miglioramenti all’intero corpo<br />
umano come l’apparato respiratorio,<br />
cardiocircolatorio, riproduttivo, muscolare<br />
oltre a un benessere psicologico.<br />
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità a<br />
oggi, in Italia, il numero di fumatori supera<br />
i 12 milioni, e, nonostante le leggi<br />
restrittive, il numero tende ad aumentare.<br />
Inoltre, la visita medica o il<br />
ricovero, sono momenti in cui<br />
il paziente ha una reale paura<br />
sul suo stato di salute e, pertanto,<br />
possono essere un’ottima<br />
occasione per invogliarlo a<br />
smettere di fumare.<br />
Tanti sono i buoni motivi per<br />
smettere: mantenersi in salute,<br />
sentirsi a proprio agio in tutti i<br />
luoghi, spendere meglio i propri<br />
soldi, sentirsi indipendenti,<br />
essere un modello per i propri<br />
figli o nipoti. Perché allora non<br />
cogliere l’occasione?<br />
Chi vuole smettere di fumare<br />
e cerca un aiuto concreto,<br />
dal mese di luglio può contattare<br />
il Centro Antifumo che è<br />
stato attivato in Ospedale.<br />
Al nostro Centro si accede<br />
dopo avere prenotato un primo<br />
22<br />
OSPEDALE BUCCHERI LA FERLA - PALERMO<br />
colloquio preliminare con uno psicologo<br />
dell’Ospedale ai numeri di telefono:<br />
3470688691 oppure al 3459349885 per<br />
definire qual è il percorso individuale<br />
più efficace.<br />
Il Centro Antifumo è interdisciplinare,<br />
composto da varie figure professionali:<br />
psicologi, cardiologi, pneumologi,<br />
ginecologi, urologi, agopuntori, nutrizionisti<br />
e fisioterapisti.<br />
Il fumatore, dopo i primi colloqui di<br />
valutazione individuale da parte dello<br />
psicologo, comincia un percorso terapeutico<br />
e, se necessario, farmacologico.<br />
In una seconda fase partecipa a incontri<br />
di gruppo che utilizzano una metodica<br />
di tipo cognitivo – comportamentale e<br />
consta di 6-7 incontri di due ore ciascu-<br />
no. La forza del metodo sta nell’automutuo<br />
aiuto tra i fumatori che partecipano<br />
al gruppo e nel percorso di consapevolezza<br />
sui meccanismi della dipendenza.<br />
Anche gli incontri di gruppo vedono<br />
coinvolti l’équipe multidisciplinare in<br />
cui vengono fornite informazioni mediche,<br />
supporto psicologico, training autogeno,<br />
informazioni e supporto oro –<br />
alimentare, attività motoria e di respirazione.<br />
L’attività del Centro Antifumo non<br />
si esaurisce alla sensibilizzazione dei<br />
pazienti, ma si estende ai professionisti<br />
e ai lavoratori dipendenti o collaboratori,<br />
non solo perché anche ai fini<br />
della tutela della salute dei lavoratori<br />
un ospedale deve dare l’esempio,<br />
ma anche perché, non possono esimersi,<br />
nel liberarsi dal tabagismo e<br />
nel preservare la loro propria salute,<br />
dal dare il buon esempio ai loro pazienti<br />
tabagisti rinforzando con il<br />
buon esempio la comunicazione terapeutica<br />
e l’alleanza medico-operatore<br />
e sanitario-paziente.
NEWSLETTER<br />
ARRIVI E PARTENZE<br />
Dalla Papua Nuova Guinea son giunti<br />
il primo agosto nelle Filippine i tre<br />
Postulanti Bob, Dominic e Tommy, che<br />
furono accolti nel Centro Formativo di<br />
Aitape nel febbraio 2009 e che da noi<br />
ad Amadeo trascorreranno il primo<br />
anno di Noviziato. Con i tre è venuto<br />
anche il loro Formatore in patria, fra<br />
Chris Kasoni, per facilitare questa loro<br />
tappa in una nazione differente.<br />
Don Gerolamo Nguyen Dinh Cong,<br />
nostro vicecappellano a Manila dal<br />
2009, ha ultimato la frequenza presso<br />
l’Università Santo Tomas di un Master<br />
in Missionologia ed aveva cominciato<br />
a preparare la tesi, ma per necessità<br />
pastorali è dovuto rientrare in Vietnam<br />
il 22 agosto e vedrà di tornare in giugno<br />
per ultimare e discutere la tesi.<br />
L’8 settembre è rientrato a Manila fra<br />
Vittorio Paglietti, ben rimessosi dopo<br />
un ricovero di controllo a Roma.<br />
Al termine d’un tirocinio pastorale in<br />
Irlanda, fra Eldy L. de Castro è rientrato<br />
a Manila il 30 settembre.<br />
FESTA DI SANT’AGOSTINO<br />
Quest’anno le nostre due Comunità<br />
Filippine hanno commemorato insieme<br />
la Festa di Sant’Agostino nel Noviziato<br />
di Amadeo, dove di mattino ha celebrato<br />
la Messa di Comunità mons. Teodoro<br />
J. Buhain, ausiliare emerito di<br />
Manila e affiliato al nostro Ordine. Al<br />
termine del Rito ha benedetto due<br />
nuovi quadri per la Cappella, eseguiti<br />
ad olio dall’artista filippino Eladio S.<br />
Santos.<br />
Nel primo è raffigurato Sant’Agostino<br />
in paramenti vescovili e mentre<br />
fissa idealmente con lo sguardo l’Amore<br />
Divino, che infiammava il suo cuore<br />
e dava forza ai suoi scritti ed alle sue<br />
omelie; con la sinistra egli sorregge il<br />
libro della Regola, che fin dal 1572 San<br />
Pio V ci obbligò ad osservare quando<br />
approvò il nostro Istituto. Nel quadro<br />
campeggiano in latino le parole con cui<br />
all’inizio del primo capitolo della<br />
Regola è indicato l’obiettivo della Vita<br />
Religiosa in Comunità: “Sit vobis<br />
anima una et cor unum in Deum”<br />
(Abbiate in Dio un’anima sola ed un<br />
cuor solo). Vale a dire che si entra in<br />
Amadeo: i Novizi della Papua Nuova Guinea con indosso per la prima volta il santo abito<br />
MISSIONI FILIPPINE<br />
Amadeo: il nuovo quadro di Sant’Agostino<br />
Convento non per pigramente godervi<br />
un clima di amore e di condivisione<br />
d’ideali, ma per costruirvelo in nome di<br />
Dio: non è una comoda fuga, ma invece<br />
una battaglia contro il proprio egoismo,<br />
da combattere fidando in Dio.<br />
Nel secondo quadro, già riprodotto<br />
nella copertina di settembre, è raffigurato<br />
San Giovanni d’Avila mentre predica.<br />
Egli convertì e fu Direttore Spirituale<br />
del nostro Fondatore San Giovanni<br />
di Dio. E se Sant’Agostino entrò già<br />
nel gruppo iniziale degli attuali 33 Dottori<br />
della Chiesa, San Giovanni d’Avila<br />
vi sarà aggiunto quale 34° il prossimo<br />
7 <strong>ottobre</strong>, sicché era questo il<br />
momento giusto per collocare nella<br />
Cappella del Noviziato il suo quadro,<br />
in ben meritata simmetria con quello di<br />
Sant’Agostino e con l’auspicio che<br />
entrambi ispirino e proteggano la formazione<br />
dei nostri candidati.<br />
Poiché alla Messa del 28 agosto i tre<br />
giovani della Papua Nuova Guinea han<br />
partecipato indossando per la prima<br />
volta il loro abito da Novizi, all’omelia<br />
il vescovo Buhain, ricorrendo giusto<br />
quest’anno il 1625° anniversario del<br />
battesimo di Sant’Agostino, li ha invitati<br />
a considerare la Vita Religiosa<br />
come una maniera di approfondire e<br />
portare a compimento la grazia sacramentale,<br />
che ciascuno di noi riceve al<br />
momento del Battesimo.<br />
23
I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO<br />
I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere.<br />
I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri:<br />
CURIA GENERALIZIA<br />
www.ohsjd.org<br />
• ROMA<br />
Centro Internazionale Fatebenefratelli<br />
Curia Generale<br />
Via della Nocetta 263 - Cap 00164<br />
Tel 06.6604981 - Fax 06.6637<strong>10</strong>2<br />
E-mail: segretario@ohsjd.org<br />
Ospedale San Giovanni Calibita<br />
Isola Tiberina 39 - Cap 00186<br />
Tel 06.68371 - Fax 06.6834001<br />
E-mail: frfabell@tin.it<br />
Sede della Scuola Infermieri<br />
Professionali “Fatebenefratelli”<br />
Fondazione Internazionale Fatebenefratelli<br />
Via della Luce 15 - Cap 00153<br />
Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308<br />
E-mail: fbfisola@tin.it<br />
Ufficio Stampa Fatebenefratelli<br />
Lungotevere dÈ Cenci 4 - Cap 00186<br />
Tel 06.68219695 - Fax 06.68309492<br />
E-mail: ufstampa@tiscali.it<br />
• CITTÀ DEL VATICANO<br />
Farmacia Vaticana<br />
Cap 00120<br />
Tel 06.69883422<br />
Fax 06.69885361<br />
PROVINCIA ROMANA<br />
www.provinciaromanafbf.it<br />
• ROMA<br />
Curia <strong>Provincia</strong>le<br />
Via Cassia 600 - Cap 00189<br />
Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794<br />
E-mail: curia@fbfrm.it<br />
Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali<br />
“San Giovanni di Dio”<br />
Via Cassia 600 - Cap 00189<br />
Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536<br />
E-mail: centrostudi@fbfrm.it<br />
Sede dello Scolasticato della <strong>Provincia</strong><br />
Centro Direzionale<br />
Via Cassia 600 - Cap 00189<br />
Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520<br />
Ospedale San Pietro<br />
Via Cassia 600 - Cap 00189<br />
Tel 06.33581 - Fax 06.33251424<br />
www.ospedalesanpietro.it<br />
• GENZANO DI ROMA<br />
Istituto San Giovanni di Dio<br />
Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045<br />
Tel 06.937381 - Fax 06.9390052<br />
www.istitutosangiovannididio.it<br />
E-mail: vocazioni@fbfgz.it<br />
Sede del Noviziato Interprovinciale<br />
• PERUGIA<br />
Centro San Niccolò<br />
Porta Eburnea<br />
Piazza San Giovanni di Dio 4 - Cap 06121<br />
Tel e Fax 075.5729618<br />
• NAPOLI<br />
Ospedale Madonna del Buon Consiglio<br />
Via A. Manzoni 220 - Cap 80123<br />
Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643<br />
www.ospedalebuonconsiglio.it<br />
• BENEVENTO<br />
Ospedale Sacro Cuore di Gesù<br />
Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82<strong>10</strong>0<br />
Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935<br />
www.ospedalesacrocuore.it<br />
• PALERMO<br />
Ospedale Buccheri-La Ferla<br />
Via M. Marine 197 - Cap 90123<br />
Tel 091.479111 - Fax 091.477625<br />
www.ospedalebuccherilaferla.it<br />
• ALGHERO (SS)<br />
Soggiorno San Raffaele<br />
Via Asfodelo 55/b - Cap 07041<br />
MISSIONI<br />
• FILIPPINE<br />
San Juan de Dios Charity Polyclinic<br />
1126 R. Hidalgo Street - Quiapo <strong>10</strong>01 Manila<br />
Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918<br />
E-mail: ohmanila@yahoo.com<br />
http://ohpinoy.wix.com/phils<br />
Sede dello Scolasticato e Postulantato<br />
della Delegazione <strong>Provincia</strong>le Filippina<br />
San Ricardo Pampuri Center<br />
26 Bo. Salaban<br />
Amadeo 4119 Cavite<br />
Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.4131737<br />
E-mail: fpj026@yahoo.com<br />
http://bahaysanrafael.weebly.com<br />
Sede del Noviziato della Delegazione<br />
PROVINCIA LOMBARDO-VENETA<br />
www.fatebenefratelli.it<br />
• BRESCIA<br />
Centro San Giovanni di Dio<br />
Via Pilastroni 4 - Cap 25125<br />
Tel 030.35011 - Fax 030.348255<br />
centro.sangiovanni.di.dio@fatebenefratelli.it<br />
Sede del Centro Pastorale <strong>Provincia</strong>le<br />
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />
San Giovanni di Dio<br />
Via Pilastroni 4 - Cap 25125<br />
Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513<br />
E-mail: irccs@fatebenefratelli.it<br />
Asilo Notturno San Riccardo Pampuri<br />
Fatebenefratelli onlus<br />
Via Corsica 341 - Cap 25123<br />
Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386<br />
E-mail: asilonotturnopampuri@libero.it<br />
• CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)<br />
Curia <strong>Provincia</strong>le<br />
Via Cavour 2 - Cap 20063<br />
Tel 02.92761 - Fax 02.9241285<br />
Sede del Centro Studi e Formazione<br />
Sede Legale<br />
Milano: Via San Vittore 12 - Cap <strong>2012</strong>3<br />
e-mail: prcu.lom@fatebenefratelli.org<br />
Centro Sant’Ambrogio<br />
Via Cavour 22 - Cap 20063<br />
Tel 02.924161 - Fax 02.92416332<br />
E-mail:a s.ambrogio@fatebenefratelli.it<br />
• ERBA (CO)<br />
Ospedale Sacra Famiglia<br />
Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036<br />
Tel 031.638111 - Fax 031.640316<br />
E-mail: sfamiglia@fatebenefratelli.it<br />
• GORIZIA<br />
Casa di Riposo Villa San Giusto<br />
Corso Italia 244 - Cap 34170<br />
Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988<br />
E-mail: s.giusto@fatebenefratelli.it<br />
• MONGUZZO (CO)<br />
Centro Studi Fatebenefratelli<br />
Cap 22046<br />
Tel 031.650118 - Fax 031.617948<br />
E-mail: monguzzo@fatebenefratelli.it<br />
• ROMANO D’EZZELINO (VI)<br />
Casa di Riposo San Pio X<br />
Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060<br />
Tel 042.433705 - Fax 042.4512153<br />
E-mail: s.piodecimo@fatebenefratelli.it<br />
• SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)<br />
Centro Sacro Cuore di Gesù<br />
Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078<br />
Tel 037.12071 - Fax 037.1897384<br />
E-mail: scolombano@fatebenefratelli.it<br />
• SAN MAURIZIO CANAVESE (TO)<br />
Beata Vergine della Consolata<br />
Via Fatebenetratelli 70 - Cap <strong>10</strong>077<br />
Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175<br />
E-mail: sanmaurizio@fatebenefratelli.it<br />
Comunità di accoglienza vocazionale<br />
• SOLBIATE (CO)<br />
Residenza Sanitaria Assistenziale<br />
San Carlo Borromeo<br />
Via Como 2 - Cap 22070<br />
Tel 031.802211 - Fax 031.800434<br />
E-mail: s.carlo@fatebenefratelli.it<br />
Sede dello Scolasticato<br />
• TRI<strong>VO</strong>LZIO (PV)<br />
Residenza Sanitaria Assistenziale<br />
San Riccardo Pampuri<br />
Via Sesia 23 - Cap 27020<br />
Tel 038.293671 - Fax 038.2920088<br />
E-mail: s.r.pampuri@fatebenefratelli.it<br />
• VARAZZE (SV)<br />
Casa Religiosa di Ospitalità<br />
Beata Vergine della Guardia<br />
Largo Fatebenefratelli - Cap 17019<br />
Tel 019.93511 - Fax 019.98735<br />
E-mail: bvg@fatebenefratelli.it<br />
• VENEZIA<br />
Ospedale San Raffaele Arcangelo<br />
Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121<br />
Tel 041.783111 - Fax 041.718063<br />
E-mail: s.raffaele@fatebenefratelli.it<br />
Sede del Postulantato e dello Scolasticato<br />
della <strong>Provincia</strong><br />
• CROAZIA<br />
Bolnica Sv. Rafael<br />
Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga<br />
Sumetlica 87 - 35404 Cernik<br />
E-mail: frakristijan@fatebenefratelli.it<br />
MISSIONI<br />
• ISRAELE - Holy Family Hospital<br />
P.O. Box 8 - 16<strong>10</strong>0 Nazareth<br />
Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576<strong>10</strong>1<br />
Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in:<br />
• TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu<br />
Afagnan - B.P. 1170 - Lomé<br />
• BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu<br />
Tanguiéta - B.P. 7