Max Aub - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes
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La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />
Così, il romanzo e la biografia hanno poco a che fare con la storia. Ma, allora, la storia cos'è? Qual<br />
è il suo significato? Lo sappiamo, e semi-invenzione e verità variabile : «La storia è fatta di ceneri».<br />
E i suoi sacerdoti? La risposta di <strong>Aub</strong> è pronta e ironica: «Gli eruditi sono robivecchi e rigattieri che<br />
espongono il loro ciarpame in vetrina». La conclusione non può che essere aspra: «La storia va vestita<br />
di stracci» 45 .<br />
Se le strategie <strong>de</strong>lla storia sono incerte, se è indifferente lavorare con personaggi esistenti o<br />
inesistenti (addirittura pone più problemi di <strong>de</strong>ci frazione Buñuel che Campalans), se la ragione,<br />
impotente, non ci soccorre, cosa fare? «Si può riuscire a capire un nostro simile servendosi solo <strong>de</strong>lla<br />
ragione», si chie<strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>? Ci si può affidare soltanto ai documenti, a questi «chiodi che fissano<br />
la pelle <strong>de</strong>l cadavere sul tavolo settori o»? Evi<strong>de</strong>ntemente no. «Tutto è verità di pareri, e qualsiasi<br />
cosa può esserne un'altra. Le immagini ingannano tanto quanto le parole. Avere qualcosa dinnanzi<br />
agli occhi non vuol dire che il fotografo, lo scrittore, il pittore siano capaci di trasmetterlo. Una è la<br />
cosa, altra chi la guarda o la copia, altra ancora chi la ve<strong>de</strong> ricopiata. E così vogliono la verità?».<br />
Per il romanzo come per la biografia il cammino è segnato: lontano dalla storia, accanto alla<br />
menzogna. «L'altro. Io sono l'altro, diceva, mentendo, Rimbaud. Nessuno è l'altro: si è sempre<br />
infinitamente lontani da essere l'altro» 46 . Il racconto <strong>de</strong>ll'altro -di Campalans come di Luis Buñuel-<br />
e <strong>de</strong>ntro questo gioco di specchi e di riflessi, qualunque siano gli accorgimenti.<br />
Il loro posto è lungo quella striscia sottile, quasi un abisso, situato fra il vero e il falso. È il cammino<br />
<strong>de</strong>lla menzogna e il fascino <strong>de</strong>ll'eco, 1'ambiguità <strong>de</strong>l ritratto. È la <strong>de</strong>stinazione stessa <strong>de</strong>ll'arte, territorio<br />
<strong>de</strong>ll'artificio e labirinto <strong>de</strong>l linguaggio, miraggio di realtà. Ci soccorre ancora una volta Campalans<br />
che nel Qua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> scrive: «Quando si dice mentire ci si riferisce sempre al parlare, come se<br />
dipingendo non si potesse mentire, come se dipingere non significasse, per antonomasia, mentire».<br />
Quando afferma: «Se tutto è rappresentazione, trasformazione, e l'arte consiste appunto in questa<br />
trasmissione, che importanza ha la verità?» 47 .<br />
45 M. AUB, Buñuel: il romanzo , introd. di F. Álvarez, Palermo, Sellerio, 1992, p. 19.<br />
46 Ivi , pp. 23-24.<br />
47 M. AUB, Jusep Torres Campalans , cit., pp. 231-233. «Rappresentare. Tutta l'arte è<br />
rappresentazione, teatro, falsità. L'arte è finta così come la vedi» (p. 233).<br />
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