09.06.2013 Views

Max Aub - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

Max Aub - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

Max Aub - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Biblioteca</strong> <strong>Virtual</strong> <strong>Miguel</strong> <strong>de</strong> <strong>Cervantes</strong> Saavedra<br />

Universidad <strong>de</strong> Alicante<br />

Copyright © Universidad <strong>de</strong> Alicante, Banco Santan<strong>de</strong>r Central Hispano 1999-2001. Accesible<br />

<strong>de</strong>s<strong>de</strong> http://cervantesvirtual.com<br />

Año 2003


ÍNDICE<br />

Un recuerdo <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> ................................................................................................................. 8<br />

Falso e dintorni ............................................................................................................................... 11<br />

Ai confini <strong>de</strong>l vero e <strong>de</strong>l falso ........................................................................................................29<br />

Il gioco <strong>de</strong>lla menzogna ..................................................................................................................39<br />

Una lectura cubista en la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>l Laberinto mágico al Juego <strong>de</strong> cartas ...............45<br />

Desficcionalización versus <strong>de</strong>srealización en la narrativa <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> .......................................76<br />

Finzione o falsità? ...........................................................................................................................91<br />

Il falso a teatro ................................................................................................................................97<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>: académico comprometido o lúdico posmo<strong>de</strong>rno ......................................................... 110<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y la invención <strong>de</strong> una Aca<strong>de</strong>mia Española ...................................................................123<br />

Rimozione storica, alterazione <strong>de</strong>l reale e finzione ne El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las<br />

tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo ...........................................................................................................130<br />

Verità e nostalgia d'avanguardia nel Torres Campalans di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> ........................................142<br />

Un Sinaí imposible: entre la verdad, la superchería y el <strong>de</strong>seo .................................................... 147<br />

I falsi scoop <strong>de</strong> El correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s ....................................................................................... 161<br />

Esercizi apocrifi: Antología traducida di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (un i<strong>de</strong>ale omaggio a Borges) ....................174<br />

Falsi generali. Franco e il suo doppio in <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e in Manuel Vázquez Montalbán .................. 181


Nel ricordo di Letizia Atzeni<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

4


Presentazione<br />

Carla Perugini<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Dalla cooperazione scientifica di entità diverse, italiane e spagnole, ha preso forma il progetto,<br />

i<strong>de</strong>ato a Segorbe nel corso <strong>de</strong>lla celebrazione <strong>de</strong>l ventesimo anniversario <strong>de</strong>lla morte di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, di<br />

tenere un congresso di studi a Salerno sullo scrittore. Le due giornate di studio salernitane, svoltesi<br />

nell'Ateneo di Fisciano il 14 e 15 marzo <strong>de</strong>l 1994, hanno visto la partecipazione di un folto gruppo<br />

di studiosi internazionali, molti <strong>de</strong>i quali provenienti dal congresso su <strong>Aub</strong> tenutosi a Valencia nel<br />

dicembre prece<strong>de</strong>nte.<br />

Il Centro Studi sul Falso, diretto dal Prof. Salvatore Casillo, e le Cattedre di Lingua e Letteratura<br />

Spagnola <strong>de</strong>lle Facoltà di Lettere e Magistero (Proff. Carla Perugini e Rosa Maria Grillo), hanno<br />

organizzato il convegno, c on la collaborazione preziosa <strong>de</strong>ll'Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> di<br />

Segorbe, nella persona <strong>de</strong>l suo Direttore, <strong>Miguel</strong> Ángel González Sanchis. Grazie al quale, e alla<br />

generosità <strong>de</strong>l Prof. Dario Puccini, il Museo <strong>de</strong>l Falso ha potuto accogliere una piccola ma significativa<br />

esposizione di falsi aubiani.<br />

Il titolo <strong>de</strong>l congresso, La poetica <strong>de</strong>l falso: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> fra gioco e impegno , ha stimolato le<br />

indagini <strong>de</strong>gli studiosi su quella particolarissima figura di intellettuale che fu <strong>Aub</strong>, scrittore impegnato,<br />

militante antifranchista, prigioniero in campo di concentramento dopo la guerra civile ed esule in<br />

Messico, che seppe coniugare la <strong>de</strong>nuncia <strong>de</strong>l regime spagnolo e gli appelli alla libertà con un<br />

irresistibile umorismo e un'instancabile volontà ludica e sperimentale.<br />

Lo sdoppiamento <strong>de</strong>lla personalità aubiana, peraltro ricchissima di inclinazioni artistiche (si<br />

cimentò nella narrativa come nel dramma, nella pittura come nella poesia, nel teatro e in altro ancora),<br />

seppe misurare la propria, umanissima cultura con quanti vennero in contatto con essa, facendo<br />

<strong>de</strong>ll'alterità una cifra specifica <strong>de</strong>lla sua scrittura. Pur nella prolungata assenza dalla patria spagnola,<br />

<strong>Aub</strong> seppe «abitare la distanza» (per ripren<strong>de</strong>re il titolo di un recente libro di Rovatti), colmandola<br />

di Verità, categoria tanto più pregnante perché proveniente da un uomo che ebbe vivissimo il gusto<br />

per la falsificazione e l'apocrifo.<br />

La prof.ssa Marina Vitale, in rappresentanza <strong>de</strong>l Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari, ha<br />

aperto i lavori, cui hanno partecipato anche i Presidi <strong>de</strong>lle due Facoltà: A. Trimarco ha rievocato,<br />

attraverso la presunta biografia di Jusep Torres Campalans, le radici <strong>de</strong>l surrealismo e <strong>de</strong>l cubismo<br />

nei protagonisti <strong>de</strong>lle grandi rivoluzioni artistiche <strong>de</strong>l XX secolo; A. Mango ha analizzato, in termini<br />

5


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

di categorie teatrali, i principi morali ed estetici di finzione e falsità, rivendicando all'arte lo statuto<br />

permanente e dichiarato di «divina menzogna».<br />

L'umanesimo dolente e gaio <strong>de</strong>llo scrittore e stato messo in rilievo da diversi interventi, fin dalle<br />

note di presentazione <strong>de</strong>l Prof. Román Gubern, neo-direttore <strong>de</strong>ll'Instituto Español <strong>de</strong> Cultura di<br />

Roma, che ha ricordato la sua amicizia e collaborazione con <strong>Aub</strong> risalenti a qualche anno prima <strong>de</strong>lla<br />

morte di questi.<br />

La complessità <strong>de</strong>ll'uomo <strong>de</strong>l ventesimo secolo, la frantumazione <strong>de</strong>ll'i<strong>de</strong>ntità e la relatività e<br />

molteplicità <strong>de</strong>l punto di vista, sono presenti in tutto il Jusep Torres Campalans , opera cubista se<br />

mai ve ne furono (M. A. González).<br />

Un «vero» giornale può produrre falsi scoop, gridati a tutta pagina in un gioco scoperto, se il<br />

giornale in questione è «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», spedito da <strong>Aub</strong> ai propri amici per l'anno nuovo nel<br />

periodo fra il 59 e il 68 (S. Casillo). Con il suo amore per il falso e la sua passione civile, <strong>Max</strong> ha<br />

superato e ricomposto la frattura fra letteratura disimpegnata <strong>de</strong>gli anni venti e letteratura impegnata<br />

<strong>de</strong>gli anni trenta (R. M. Grillo). La creazione di apocrifi alla Borges rivela, nell' Antologia traducida<br />

, un i<strong>de</strong>ale omaggio allo scrittore argentino (A. Cancellier). Il presunto discorso d'ingresso di <strong>Aub</strong><br />

all'Aca<strong>de</strong>mia Española è un paradigma <strong>de</strong>lla sua arte, divisa fra impegno e gioco, suggeritrice <strong>de</strong>l<br />

dubbio come unica realtà convincente (H. Hermans).<br />

Il Discurso ha stimolato più di un intervento al Congresso: la finzione vi assume un ruolo<br />

di <strong>de</strong>nuncia morale, di proposta di un mondo eticamente e logicamente possibile, quindi vero (L.<br />

Lon<strong>de</strong>ro); dall'intersecazione nel Discurso <strong>de</strong>gli elementi storici con quelli fittizi si crea un insieme<br />

a metà strada fra vero e falso, in cui, da un atto iniziale di rimozione storica, nasce una suprema<br />

affermazione di libertà (V. Orazi).<br />

D'altron<strong>de</strong>, in tutta la sua opera, <strong>Aub</strong> ha lavorato costantemente a una <strong>de</strong>sficcionalización <strong>de</strong>lla<br />

menzogna artistica, dandole connotati di veridicità, e a una uguale e contraria <strong>de</strong>srealización <strong>de</strong>lla<br />

realtà storica, con meccanismi funzionanti a livello stilistico, semantico e sintattico (J. A. Pérez<br />

Bowie).<br />

Anche nella sua produzione teatrale, ossia nel genere «falso» per eccellenza, l'umorismo e il<br />

divertimento non vanno mai disgiunti dalla serietà d'intenti e da una spinta etica (S. Monti).<br />

Un gioco molto più serio e «agonico» nell'invenzione di apocrifi, rispetto all' Antologia traducida<br />

, fu Imposible Sinaí , in cui la pluralità di voci che assume il poeta, oltre che un intento distanziatore<br />

6


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

dalla propria materia nascon<strong>de</strong> in realtà una presa di posizione a favore di una pacifica convivenza<br />

fa arabi ed ebrei (P. Moraleda).<br />

Il falso più famoso <strong>de</strong>lla produzione aubiana e certamente la biografia <strong>de</strong>l pittore cubista Jusep<br />

Torres Campalans, frequentatore di quell'avanguardia artistica <strong>de</strong>i primi anni <strong>de</strong>l secolo, di cui <strong>Aub</strong><br />

mostra una fortissima nostalgia (D. Puccini). Il gioco <strong>de</strong>lla menzogna rivela sempre un <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di<br />

cambiamento, contro la repressione e la prevedibilità; schiera l'interattività contro i riferimenti univoci<br />

(M. Cesaro).<br />

Il gioco di scambio fra realtà storica e realtà finzionale si fa inestricabile ne La verda<strong>de</strong>ra historia<br />

<strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Francisco Franco , in cui, ancora una volta, si rinnova il sortilegio <strong>de</strong>lla menzogna,<br />

l'abilità narrativa <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> illusionista (C. Perugini).<br />

Dopo tutto, come avrebbe <strong>de</strong>tto <strong>Aub</strong> in Campalans : «Come può esistere verità senza menzogna?».<br />

7


Un recuerdo <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

Román Gubern<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

En primer lugar, <strong>de</strong>seo agra<strong>de</strong>cer a la Università <strong>de</strong>gli Studi di Salerno, al Dipartimento di Studi<br />

Linguistici e Letterari y al Centro di Studi sul Falso, su invitación para participar en este congreso<br />

sobre la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Debo aclarar, sin embargo, que no soy un especialista en la producción<br />

literaria <strong>de</strong> este autor. Pero he aceptado su invitación por tres razones. En primer lugar porque acabo<br />

<strong>de</strong> tomar posesión <strong>de</strong>l cargo <strong>de</strong> director <strong>de</strong>l Instituto <strong>Cervantes</strong> en Roma y este encuentro me brinda<br />

una oportunidad excelente para entrar en contacto personal con un grupo <strong>de</strong> prestigiosos hispanistas,<br />

que están <strong>de</strong>sarrollando un trabajo científico <strong>de</strong> alto nivel, como se está <strong>de</strong>mostrando en esta sesión.<br />

La segunda razón <strong>de</strong> mi presencia en Salerno se <strong>de</strong>be a que tuve el privilegio <strong>de</strong> que <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> me<br />

honrase con su amistad personal y nos tratamos asiduamente en la etapa final <strong>de</strong> su vida. Me parece<br />

un acto <strong>de</strong> justicia recordar aquí su obra, teniendo en cuenta que hoy aparece un tanto eclipsada para la<br />

nueva generación <strong>de</strong> lectores, como penalización póstuma a una obra producida en el exilio. Lo mismo<br />

ha ocurrido con Juan Larrea o Altolaguirre. A este respecto es notable constatar que los escritores<br />

trasterrados fueron castigados con un olvido mayor en la península que los asesinados por Franco,<br />

como García Lorca o <strong>Miguel</strong> Hernán<strong>de</strong>z, muerto en la cárcel. El injusto semiolvido en que ha caído<br />

la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> para los lectores más jóvenes <strong>de</strong>be ser reparado, y este Congreso es una contribución a<br />

esta justa causa. Y la tercera y última razón <strong>de</strong> mi presencia en este acto resi<strong>de</strong> en que el tema central<br />

es «la poética <strong>de</strong> lo falso», que me interesa mucho. Yo he efectuado bastantes trabajos semióticos<br />

y he sido fundador <strong>de</strong> la Asociación Internacional <strong>de</strong> Semiótica Visual. Y el tema <strong>de</strong> lo falso está<br />

en el corazón <strong>de</strong> esta disciplina, hasta el punto que Umberto Eco ha podido escribir en su Tratado<br />

que la Semiótica es la ciencia que se ocupa <strong>de</strong> todo aquello que pue<strong>de</strong> utilizarse para mentir. Yo he<br />

trabajado el tema <strong>de</strong> la «confusión <strong>de</strong> géneros», que es aplicable enteramente a la falsa biografía <strong>de</strong>l<br />

pintor Jusep Torres Campalans. Pero a<strong>de</strong>más, en mi actividad como guionista <strong>de</strong> cine y <strong>de</strong> televisión,<br />

también he abordado esta cuestión. Tras el gran éxito comercial <strong>de</strong>l film Dragon Rapi<strong>de</strong> , que escribí<br />

para Jaime Camino y que relata la gestación <strong>de</strong>l golpe <strong>de</strong> Estado <strong>de</strong> 1936 por el General Franco, el<br />

director Antonio Mercero me pidió la colaboración para escribir el guión <strong>de</strong> Espérame en el cielo ,<br />

una comedia que trata sobre el tema <strong>de</strong>l doble <strong>de</strong> Franco, <strong>de</strong>l auténtico y <strong>de</strong>l falso Franco, que según<br />

la leyenda existió realmente.<br />

Y ahora explicaré brevemente cuál fue mi relación personal con <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. En 1971 yo residía en<br />

Estados Unidos, en Cambridge (Massachusetts), trabajando con una beca como investigador invitado<br />

en el Instituto Tecnológico <strong>de</strong> Massachusetts. En aquella ciudad conocí a un licenciado <strong>de</strong> Harvard<br />

8


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

en literatura francesa, llamado John Michalczyk, que estaba trabajando en una tesis doctoral sobre<br />

el film <strong>de</strong> André Malraux Espoir . <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> había participado <strong>de</strong>cisivamente en aquel film, como<br />

coguionista, como ayudante <strong>de</strong> dirección e incluso dando su voz en el doblaje al personaje <strong>de</strong>l piloto<br />

alemán Schreiner, en una brillante operación <strong>de</strong> falsedad fonética y <strong>de</strong> <strong>de</strong>spersonalización psicológica.<br />

De hecho, muchos opinan que <strong>Aub</strong> fue un verda<strong>de</strong>ro codirector <strong>de</strong> Espoir . Pues bien, Michalczyk<br />

quería entrevistar a <strong>Aub</strong> para su tesis y me pidió si podía contactarle para ello. Averigüé sus señas<br />

en México a través <strong>de</strong> un amigo común, Ricardo Muñoz Suay, y le escribí. <strong>Max</strong> conocía mis libros<br />

y me contestó con una carta amabilísima, en la que me pedía a su vez mi colaboración para obtener<br />

algunos datos para la biografía <strong>de</strong> Luis Buñuel que estaba escribiendo.<br />

A lo largo <strong>de</strong> una serie <strong>de</strong> cartas <strong>Aub</strong> me explicó que su libro, <strong>de</strong>l que tenía ya más <strong>de</strong> mil folios, sería<br />

sobre todo una biografía generacional y un fresco <strong>de</strong> las i<strong>de</strong>as estéticas <strong>de</strong> una época. Tenía previsto<br />

que se publicara junto con una biografía <strong>de</strong> Matisse a cargo <strong>de</strong> Louis Aragon (libro <strong>de</strong>l que ignoro<br />

si efectivamente llegó a publicarse), pero me confesaba su retraso. En cualquier caso, como había<br />

leído mi libro sobre la inquisición maccarthysta en Hollywood, me preguntaba si había encontrado<br />

algún documento que indicase la inclusión <strong>de</strong> Buñuel en las listas negras <strong>de</strong> la industria <strong>de</strong>l cine. Me<br />

pidió también que investigase el paso <strong>de</strong> Buñuel por la filmoteca <strong>de</strong>l Museo <strong>de</strong> Arte Mo<strong>de</strong>rno <strong>de</strong><br />

Nueva York entre 1941 y 1943, y que localizase el texto <strong>de</strong> una conferencia suya en la Universidad<br />

<strong>de</strong> Columbia y un remontaje suyo, con finalidad <strong>de</strong> contrapropaganda política, <strong>de</strong>l famoso film nazi<br />

El triunfo <strong>de</strong> la voluntad , <strong>de</strong> Leni Riefenstahl.<br />

Siguiendo su indicación, encontré las cartas en que Buñuel pedía su admisión laboral en el Museo<br />

<strong>de</strong> Arte Mo<strong>de</strong>rno, así como la <strong>de</strong> su dimisión en junio <strong>de</strong> 1943, a causa <strong>de</strong> las presiones <strong>de</strong> sectores<br />

católicos, cuando el semanario Motion Picture Herald divulgó y <strong>de</strong>nunció que un republicano español<br />

ateo, autor <strong>de</strong>l film blasfemo L'Age d'or , trabajaba en el Museo (luego <strong>Aub</strong> me escribió diciéndome<br />

que Buñuel no autorizaba la reproducción <strong>de</strong> esta carta). También localicé el texto <strong>de</strong> la conferencia<br />

y el montaje <strong>de</strong>l film <strong>de</strong> Leni Riefenstahl. El fruto <strong>de</strong> esta relación fueron una veintena <strong>de</strong> cartas, que<br />

hoy se hallan <strong>de</strong>positadas en el Museo <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> Segorbe.<br />

A principios <strong>de</strong> 1972 <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, otro republicano español sospechoso a los ojos <strong>de</strong> los funcionarios<br />

norteamericanos, recibió por primera vez un visado para po<strong>de</strong>r viajar a los Estados Unidos. El motivo<br />

<strong>de</strong> este viaje fue el <strong>de</strong> asistir a un seminario <strong>de</strong> literatura en Columbia University y otro en Harvard,<br />

invitado por el hispanista Steve Guilman. Habíamos concertado nuestra cita en Cambridge y nos<br />

encontramos en casa <strong>de</strong> Juan Marichal, profesor en Harvard, y <strong>de</strong> su esposa Solita Salinas, hija<br />

<strong>de</strong>l poeta Pedro Salinas. Fue un encuentro emocionante, en el que hablamos <strong>de</strong> cientos <strong>de</strong> cosas.<br />

9


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Recuerdo especialmente, y no lo olvidaré jamás, su relato <strong>de</strong> la <strong>de</strong>cepción que le produjo a los<br />

refugiados republicanos su llegada al puerto <strong>de</strong> Veracruz, que era en aquel entonces un pobre pueblo<br />

<strong>de</strong> pescadores. Llegaban <strong>de</strong> la próspera Europa a un rincón perdido <strong>de</strong>l trópico y a muchos aquello les<br />

pareció el final <strong>de</strong> sus vidas. Luego cenamos en casa <strong>de</strong> otro ilustre exiliado, <strong>de</strong>l arquitecto José Luis<br />

Sert, autor <strong>de</strong>l Pabellón <strong>de</strong> la República en la Exposición <strong>de</strong> París <strong>de</strong> 1937 y ahora profesor en Harvard.<br />

Al finalizar mi beca, regresé a España en junio <strong>de</strong> 1972. Habíamos acordado con <strong>Aub</strong> un nuevo<br />

encuentro en Barcelona, para continuar sus entrevistas sobre Buñuel. A finales <strong>de</strong> este mes <strong>Aub</strong> viajó<br />

a la península, en su segundo viaje tras el exilio <strong>de</strong> la guerra civil. Del primer viaje, en 1970, para<br />

recabar materiales sobre su biografía, nos queda el testimonio <strong>de</strong> La gallina ciega . Pero <strong>de</strong>l segundo<br />

no nos queda nada, salvo la memoria personal, pues murió dos semanas <strong>de</strong>spués, recién regresado<br />

a México.<br />

En este viaje, y tal vez agobiado por los calores veraniegos, encontré a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> bastante<br />

<strong>de</strong>smejorado. Pasamos una tar<strong>de</strong> en mi biblioteca, en don<strong>de</strong> le di un ejemplar <strong>de</strong>l libro Dalí al<br />

<strong>de</strong>snudo , <strong>de</strong> Manuel Del Arco, un texto ya agotado y que no había podido conseguir. En nuestra<br />

larga conversación reivindicó a Jean Cocteau, como personalidad artística, aunque discrepara <strong>de</strong> su<br />

posición i<strong>de</strong>ológica. Y afirmó agudamente que Buñuel siempre había rodado el mismo film, pero<br />

contándolo cada vez <strong>de</strong> un modo distinto. Tuve que darle la razón. Al día siguiente fuimos, con su<br />

esposa, a entrevistar con un magnetófono a José Repolles, un vecino <strong>de</strong> Calanda que conocía bien<br />

a la familia Buñuel.<br />

Nos <strong>de</strong>spedimos y, poco <strong>de</strong>spués, me sorprendió dolorosamente la noticia <strong>de</strong> su muerte, a causa <strong>de</strong><br />

un nuevo infarto cardíaco sufrido en México en julio <strong>de</strong> 1972. Casi no podía creerlo. Como es sabido,<br />

una parte <strong>de</strong> las entrevistas <strong>de</strong> <strong>Max</strong> fueron luego publicadas por Editorial Aguilar y traducidas luego<br />

a otros idiomas. En cuanto a la tesis <strong>de</strong> Michalczyk sobre Espoir , <strong>Aub</strong> había prometido escribir un<br />

prólogo para la edición que publicó la Universidad <strong>de</strong> Mississippi. Al fallecer, John me pidió que le<br />

reemplazase y lo hice con dolor, explicando en el texto las circunstancias <strong>de</strong> esta lamentable permuta.<br />

Mi prólogo no fue un «falso», como los juegos <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, sino una involuntaria sustitución, en la que<br />

el original fue sustituido contra mi voluntad. Y posteriormente rendí homenaje a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en un<br />

Número monográfico <strong>de</strong> Ínsula , con un artículo sobre las relaciones <strong>de</strong>l escritor con el cine.<br />

10


Falso e dintorni<br />

Rosa Maria Grillo<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Per quanto si conosca <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> principalmente come autore <strong>de</strong>l Laberinto español e come<br />

drammaturgo, in questa se<strong>de</strong> si è voluto privilegiare la sua produzione legata al 'falso', sia formale che<br />

contenutistico, letterario, artistico o storico. A mo' di introduzione ai contributi specifici su questo o<br />

quel falso, il mio intervento vuole essere un excursus sulla multimedialità di quei falsi in cui <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

non solo esercita il gran<strong>de</strong> dono <strong>de</strong>lla versatilità (narratore, poeta, critico, storico, pittore, saggista,<br />

giornalista, sceneggiatore cinematografico, direttore radiofonico e inventore di riviste, grafico e<br />

tipografo) ma sperimenta le diverse possibilità <strong>de</strong>lla utilizzazione <strong>de</strong>l falso, dal puro gioco ( Juego<br />

<strong>de</strong> cartas ) al più severo impegno ( El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo<br />

, «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», Imposible Sinaí ecc. ).<br />

La casistica <strong>de</strong>i falsi è amplissima, ma nel caso che ci interessa possiamo immediatamente scartare<br />

una prima possibilità: il falso come imitazione di un qualcosa che già esiste, prodotto con l'intenzione<br />

dolosa di far cre<strong>de</strong>re che è l'originale 1 .<br />

I falsi aubiani rientrano invece tutti nella categoria che Eco chiama «contraffazioni ex nihilo » 2<br />

, in cui non esiste un originale che il falsario copia aspirando alla i<strong>de</strong>nticità, ma solo un genere, uno<br />

stile, «un tipo astratto» 3 , un mo<strong>de</strong>llo su cui creare opere apocrife o contraffazioni creative. Elementi<br />

indispensabili perché i falsi siano veri, cioè credibili, sono tutti quelli che stanno intorno all'oggetto-<br />

testo e fuori di esso: un personaggio fittizio, senza un apparato 'reale' che susciti dubbi sulla sua<br />

appartenenza al mondo finzionale, non uscirebbe dal campo <strong>de</strong>lla letteratura; diventa un falso quando<br />

tutto intorno ad esso sembrerebbe confermare la sua appartenenza al mondo reale 4 .<br />

1 Cfr. UMBERTO ECO, I limiti <strong>de</strong>ll'interpretazione , Milano, Bompiani, 1990, pp. 168-169.<br />

2 Ivi , pp. 175-178.<br />

3 Ivi , p. 175.<br />

4 Tale appartenenza spesso viene affermata nei titoli, in cui emerge anche la preoccupazione /<br />

attenzione di <strong>Aub</strong> alla dialettica vero / falso: Yo no invento nada, Tres monólogos distintos y uno<br />

solo verda<strong>de</strong>ro, La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> los peces blancos <strong>de</strong> Pátzcuaro, La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> la<br />

muerte <strong>de</strong> Francisco Franco, El falso dilema .<br />

11


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Parliamo di falso letterario, quindi, quando la verosimiglianza, ingrediente fondamentale <strong>de</strong>l<br />

realismo, acquisisce anche i connotati <strong>de</strong>lla storiografia, cioè <strong>de</strong>lla affermazione e <strong>de</strong>lla verificabilità<br />

<strong>de</strong>lla coinci<strong>de</strong>nza tra quanto e narrato -creato- e quanto e storicamente successo, suffragato da<br />

testimonianze e documenti <strong>de</strong>gni di fe<strong>de</strong>; cioè quando non si impone il patto finzionale bensì quello<br />

referenziale, proprio <strong>de</strong>i discorsi scientifici, storici, tecnologici e giuridici in cui si dà per scontato il<br />

principio <strong>de</strong>lla 'sincerità' <strong>de</strong>l soggetto <strong>de</strong>ll'enunciato e <strong>de</strong>l diritto alla verifica da parte <strong>de</strong>l <strong>de</strong>stinatario.<br />

Lo stesso discorso, cambiando i referenti, vale per il falso artistico, storico ecc.<br />

Stricto sensu , tra le opere di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> solo Jusep Torres Campalans (1958) entra totalmente<br />

nella categoria <strong>de</strong>l falso, giacché rispon<strong>de</strong> ai requisiti sopra indicati e tutto, nel paratesto e in altri<br />

elementi accessori, concorre al riconoscimento <strong>de</strong>l personaggio come realmente vissuto: e così è<br />

stato recepito dal pubblico 5 . Anzi, il testo Torres Campalans è solo un ingrediente di una<br />

complessa architettura di falsificazione, che compren<strong>de</strong> anche quadri, esposizioni, recensioni, articoli<br />

giornalistici, rimandi intertestuali, tesi a confermare l'esistenza <strong>de</strong>l pittore. Inoltre, l'esposizione <strong>de</strong>i<br />

falsi ha generato altri falsi, coinvolgendo i critici d'arte; si ricordi ad esempio quanto scriveva Jaime<br />

García Terres a proposito <strong>de</strong>lla esposizione <strong>de</strong>i dipinti di Torres Campalans nella Galería Excelsior di<br />

Città <strong>de</strong>l Messico, dove « concurrieron los críticos y espectadores consabidos: la gente compraba los<br />

cuadros: Fuentes y yo sorprendimos a uno <strong>de</strong> los teóricos <strong>de</strong> mayor fama local en el momento en que<br />

analizaba influencias y pon<strong>de</strong>raba -muy circunspecto- simetrías. Al punto <strong>de</strong>cidimos falsificar una<br />

serie <strong>de</strong> textos alusivos al pintor imaginario, atribuyéndolos a firmas genuinas en boga. Un suplemento<br />

literario acogió sin dificultad nuestros engendros en la primera plana [...] <strong>Max</strong> reunió las parodias y<br />

las editó en un folleto <strong>de</strong> lujo, titulado: Galeras » 6 . Anche Siqueiros, non sappiamo se coinvolto<br />

o meno nel gioco, assicurò di averlo conosciuto 7 .<br />

Possiamo invece consi<strong>de</strong>rare false altre opere di <strong>Aub</strong> ricorrendo a un criterio più ampio di<br />

<strong>de</strong>finizione <strong>de</strong>lla categoria: infatti non sempre il paratesto e altri elementi intertestuali ed extratestuali<br />

5 L'Instituto Nacional <strong>de</strong>l Libro Español catalogò l'opera nella sezione Biografías y Memorias , e<br />

nella <strong>Biblioteca</strong> <strong>de</strong>ll'Università di Yale si trova nella sezione <strong>de</strong>lle monografie artistiche.<br />

6 JAIME GARCÍA TERRES, La historia , «Cua<strong>de</strong>rnos Americanos», n.º 2, 1973, p. 69. Cfr. anche<br />

RAFAEL PRATS RIVELLES, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Madrid, EPESA, 1978, pp. 59-61.<br />

7 Cfr. JAVIER GOÑI, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, a chorro suelto , El País , sup. Libros, 1-8-1992, e RAFAEL<br />

PRATS RIVELLES, Op. cit. , p. 60.<br />

12


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

reggono il gioco, e a volte, quando il contenuto non corrispon<strong>de</strong> alla Storia, il paratesto o la parola<br />

autorevole di <strong>Aub</strong> non ci possono convincere <strong>de</strong>l contrario. D'altra parte, opere come la Antología<br />

traducida e Imposible Sinaí tecnicamente non contengono nessuna prova che faccia pensare a falsi<br />

e apocrifi, ma solo elementi indiziari, come l'ironia con cui è tracciata la sua stessa biografia nella<br />

Antología traducida o l'improbabilità che <strong>Aub</strong> sia entrato in possesso di lettere, diari e documenti<br />

<strong>de</strong>i combattenti <strong>de</strong>lla guerra <strong>de</strong>i sei giorni.<br />

Da sottolineare l'estrema importanza, nella creazione <strong>de</strong>i falsi aubiani, <strong>de</strong>l paratesto e <strong>de</strong>lla 'cornice'<br />

che permettono ad <strong>Aub</strong> di intervenire come autore, editore, <strong>de</strong>positario di testi altrui, garante di ciò<br />

che si legge. È un espediente antico che <strong>Aub</strong> trasforma, da semplice 'contenitore' di fabulae , nella<br />

fabula stessa, luogo nel quale si realizza la falsificazione <strong>de</strong>i personaggi e <strong>de</strong>lle loro opere e <strong>de</strong>l ruolo<br />

giocato da <strong>Aub</strong>, non più autore tot ale, ma solo compilatore di prologhi e note, antologista e, a volte,<br />

traduttore. È il paratesto, cioè, che ci rassicura sulla 'reale' i<strong>de</strong>ntità <strong>de</strong>l testo, e che inci<strong>de</strong> fortemente<br />

sull'orizzonte d'attesa <strong>de</strong>l lettore, indirizzandone l'aspettativa verso il campo <strong>de</strong>lla finzione (romanzo,<br />

creazioni poetiche, parodie ecc.) o <strong>de</strong>lla storiografia (biografia, autobiografia, traduzione di saggi<br />

scientifici, saggio critico): indicandogli una falsa pista lo invita, e a volte lo convince, a consi<strong>de</strong>rare<br />

storiografici testi di finzione, e viceversa 8 .<br />

8 Elemento paratestuale fondamentale per inquadrare un'opera e per attivare 'l'orizzonte d'attesa' <strong>de</strong>l<br />

lettore, è il titolo, che spesso in <strong>Aub</strong> è <strong>de</strong>viante e ambiguo. Possiamo segnalare ad esempio la valenza<br />

polisemica di alcuni di essi, come Juego <strong>de</strong> cartas in cui cartas allu<strong>de</strong> contemporaneamente alle cane<br />

da gioco e alle lettere (e sono entrambe le cose), e juego al gioco <strong>de</strong>lle carte, ma anche all'insieme <strong>de</strong>lle<br />

cane (mazzo) e <strong>de</strong>lle lettere (romanzo epistolare); La gallina ciega , d'altra parte, rinvia sia al gioco di<br />

bambini cercando di riconoscere qualcosa con gli occhi bendati, sia alla « gallina que ha empollado<br />

huevos <strong>de</strong> otra especie, así que sus productos le resultan extraños, irreconocibles » (MAX AUB, La<br />

gallina ciega , México, Joaquín Mortiz, 1979, p. 406): in entrambi i casi, comunque, il titolo rimanda al<br />

tentativo -fallito- di riconoscimento e di incontro tra lo scrittore e la Spagna. Anche nel titolo originario<br />

Buñuel: novela sono impliciti ambiguità e falsificazione nell'accostamento <strong>de</strong>i piani divergenti <strong>de</strong>lla<br />

storiografia e <strong>de</strong>lla fiction , che sono invece perfettamente interscambiabili nell'universo aubiano: «<br />

todo hombre que vive va, <strong>de</strong> hecho, escribiendo una novela [...] A veces las biografías -en el papel o<br />

el celuloi<strong>de</strong>- son las historias más falsas que he contado » ( Conversaciones con Buñuel , pubblicato<br />

postumo con prologo e selezione di Fe<strong>de</strong>rico Álvarez, Madrid, Aguilar, 1985, p. 15). Altro titolo<br />

ambiguo è «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», corriere, posta o messaggero di Eucli<strong>de</strong>, severo cultore <strong>de</strong>lle<br />

scienze esatte, ma anche di <strong>Aub</strong>, che abitava precisamente alla Via Eucli<strong>de</strong>s n. 5 a Città <strong>de</strong>l Messico.<br />

13


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

A quali modalità fa ricorso <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> per creare questo suo mondo 'falsificato', alternativo rispetto<br />

a quello <strong>de</strong>l Laberinto español e <strong>de</strong>l teatro <strong>de</strong>ll'esilio, basati sull'impegno, sulla verosimiglianza e<br />

sulla scrupolosa esattezza <strong>de</strong>i dati storici? 9 Chiamando a testimoniare colleghi ed amici, suscitando<br />

in loro l'a<strong>de</strong>sione al suo 'gioco' 10 , stilando a loro nome veri 'certificati d'esistenza', creando un clima,<br />

una verità di fondo, una trama di corrispon<strong>de</strong>nze in cui il personaggio rientra perfettamente e una<br />

serie di trappole alle quali il lettore difficilmente sfugge.<br />

L'esempio più completo, anche in questo caso, e Jusep Torres Campalans , in cui troviamo un<br />

paratesto <strong>de</strong>viante (tutto indica che si tratti di una biografia, tranne un indizio nel risvolto di copertina<br />

<strong>de</strong>lla prima edizione, passa to inosservato: Otras novelas <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> :...), la testimonianza di persone<br />

di indiscussa esistenza e credibilità (Cassou, Alfonso Reyes), un apocrifo (il Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> ),<br />

un falso fotografico (il montaggio in cui appaiono Picasso e Campalans e un fotogramma di Sierra<br />

<strong>de</strong> Teruel presentato come foto <strong>de</strong>i genitori di Campalans), un falso artistico (i quadri), un falso<br />

giornalistico (l'intervista con Torres Campalans), un falso storico (gli Annali , dove si afferma<br />

esplicitamente: « Nada escribimos <strong>de</strong> memoria [...] sino estudiando y teniendo sobre nuestra mesa<br />

documentos en que apoyar todas y cada una <strong>de</strong> nuestras afirmaciones » 11 e dove tra moltidudini di<br />

dati esatti su nascite, morti, avvenimenti storico-politici, eventi letterari, teatrali e artistici, si insinuano<br />

pochi ma significativi nomi e fatti fittizi, tutti perfettamente a<strong>de</strong>guati e credibili). Si tratta in realtà di<br />

un compendio, di un manuale per aspiranti falsari in cui alla creatività e all'inventiva letteraria, già<br />

di per sé di altissimo livello, si accompagnano l'erudizione (gli annali) e la brillante e documentata<br />

capacita critica (il Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> , intelligente saggio sull'arte contemporanea), nonché l'abilità<br />

9 Il « gusto por la precisión <strong>de</strong>l dato » che IGNACIO SOLDEVILA DURANTE indica come<br />

fondamentale nella scrittura <strong>de</strong>l Laberinto ( La obra narrativa <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Madrid, Gredos, 1973,<br />

p. 257) è presente anche nei suoi falsi, con una abbondanza ancora maggiore di indizi, citazioni,<br />

dati e notizie, sino a travolgere il senso stesso <strong>de</strong>lla referenzialità. Invece in Buñuel: novela , opera<br />

incompiuta basata su registrazioni di interviste, si legge: « No tengo tiempo <strong>de</strong> dar todas las fuentes;<br />

me limito a citar las que apunté; a veces <strong>de</strong>scuidé hacerlo, y no sabría, en el laberinto enorme <strong>de</strong> los<br />

papeles revueltos, dar con la ficha » ( Conversaciones con Buñuel , cit., p. 27).<br />

10 Cfr. ad esempio la presentazione per l'edizione francese di Gallimard di JEAN CASSOU: «<br />

Campalans est aussi possible que Picasso, et Picasso aussi hypothétique que Campalans » (Cfr.<br />

IGNACIO SOLDEVILA DURANTE, Op. cit. , p. 154).<br />

11 MAX AUB, Jusep Torres Campalans , México, Tezontle, 1958, p. 75.<br />

14


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

pittorica e organizzativa (l'esposizione). Jusep Torres Campalans appare come una inimitabile opera<br />

di sintesi anche perché compendia quelli che abbiamo indicato come i due versanti <strong>de</strong>l falso aubiano,<br />

il gioco -l'invenzione, la pura creatività ludica, il cimentarsi in un campo, la pittura, con chiaro intento<br />

parodico -e l'impegno- la scelta <strong>de</strong>l pittore catalano di vivere a Parigi indica inequivocabilmente una<br />

scelta di vita, e la sua partenza per il Chiapas il rifiuto di una città e di una civiltà, diventando così<br />

simbolo di un esilio che, per quanto volontario, è il <strong>de</strong>stino di quella Spagna che non ha potuto ve<strong>de</strong>re<br />

tra i membri <strong>de</strong>lla sua Acca<strong>de</strong>mia Lorca, Bergamín, <strong>Aub</strong> ecc. Si può parlare anche di critica verso il<br />

mondo <strong>de</strong>ll'arte contemporanea, in cui parrebbe impossibile distinguere un capolavoro da un semplice<br />

gioco o da un'opera 'alla maniera di...' 12 .<br />

Altri falsi meno riusciti -cioè non recepiti dal lettore come 'veri'- utilizzano solo alcune <strong>de</strong>lle<br />

modalità indicate e si inclinano più <strong>de</strong>cisamente o verso il gioco o verso l'impegno, che però non sono<br />

mai, in <strong>Aub</strong>, mondi antitetici, ma vasi comunicanti con diversa intensità. D'altra parte, egli stesso<br />

aveva affermato che il suo umorismo, che tanto inci<strong>de</strong> sulla genesi e sulla scrittura <strong>de</strong>i falsi, non era<br />

altro che autocensura davanti al dolore: autocensura totale, nel caso <strong>de</strong>ll'umorismo ludico, sorri<strong>de</strong>nte<br />

e bonario, e autocensura certamente sofferta e in qualche modo inefficace, nel caso <strong>de</strong>ll'umorismo<br />

amaro, polemico e critico.<br />

Ed è pur vero che l'elemento ludico, presente nelle avanguardie e nell'arte '<strong>de</strong>shumanizada',<br />

continuerà ad esercitare una forte attrattiva su <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> -elu<strong>de</strong>ndo quindi la frattura tra letteratura<br />

disimpegnata <strong>de</strong>gli anni '20 e impegnata <strong>de</strong>gli anni '30- esplicitandosi soprattutto nella costruzione<br />

<strong>de</strong>l contesto e <strong>de</strong>l paratesto, nella scelta <strong>de</strong>lla forma, piuttosto che nella selezione <strong>de</strong>l contenuto che<br />

inevitabilmente subirà 1'ineludibile attrazione <strong>de</strong>lle problematiche <strong>de</strong>l suo tempo. E si concretizzerà<br />

ad altissimi livelli nella creazione di falsi 13 , di alter ego, di mondi alternativi dove agiscono<br />

personaggi reali o di mondi reali in cui si muovono le sue credibili e affascinanti creature.<br />

12 L'8 aprile <strong>de</strong>l '58 <strong>Aub</strong> scriveva a Vicente Aleixandre: « Dentro <strong>de</strong> un mes, o dos, saldrá otra<br />

[novela] que supongo te divertirá: he inventado un pintor, compañero <strong>de</strong> Picasso, la he escrito como<br />

una <strong>de</strong> esas monografías <strong>de</strong> Skira -hice todos los dibujos. Los pintores van a pegar un respingo. Se<br />

lo merecen: hablo <strong>de</strong> los que imitan, <strong>de</strong> los que se copian uno a otros. Cada día odio más lo falso<br />

» (MAX AUB, Epistolario <strong>de</strong>l exilio , a cura di <strong>Miguel</strong> Ángel González, Segorbe, Fundación Caja<br />

Segorbe, 1992, p. 48).<br />

13 Le sue invenzioni non conoscono limiti; ha inventato persino un fratello per suffragare le proteste<br />

di veridicità <strong>de</strong>i suoi scritti creativi; nella nota introduttiva a La vuelta: 1964 , infatti, scrive: « Nada<br />

15


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Tra le molteplici modalità <strong>de</strong>l falso aubiano ne abbiamo selezionate tre in quanto presenti e<br />

<strong>de</strong>terminanti le principali creazioni false: apocrifi letterari e artistici, falsi storici.<br />

La modalità più utilizzata e l'apocrifo letterario, integrale in Antología traducida, Subversiones,<br />

Pequeña y vieja historia marroquí, Imposible Sinaí , parziale in Luis Álvarez Petreña, El teatro<br />

español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo e Jusep Torres Campalans , integrale ma<br />

evi<strong>de</strong>nte falso in Manuscrito cuervo, Enero sin nombre, Sesión secreta 14 .<br />

Mentre Pequeña y vieja historia marroquí ( Cuentos ciertos , 1955) è un apocrifo singolo, « diario<br />

<strong>de</strong> Alberto Gabiraux traducido <strong>de</strong>l francés », con apparato paratestuale inutilmente contorto e poco<br />

credibile, gli altri tre apocrifi integrali credibili sono antologie in cui <strong>Aub</strong> appare come antologista,<br />

curatore <strong>de</strong>lle note e <strong>de</strong>lle biografie, e a volte traduttore. Questi testi si avvicinano sensibilmente alla<br />

categoria di 'falso perfetto': la confezione è accurata, il paratesto da le coordinate storico-culturali<br />

per una corretta interpretazione <strong>de</strong>lle scelte <strong>de</strong>ll'antologista e negli scritti introduttivi sono chiamati a<br />

testimoniare, o sono indicati come traduttori e/o specialisti, tutti posti sullo stesso livello referenziale,<br />

nomi veri e nomi incontrollabili, per di più questi ultimi, nel caso <strong>de</strong>lla Antología traducida (1963,<br />

1966), dati per morti. La presenza di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> -il cui componimento poetico naturalmente e l'unica<br />

eccezione alla natura apocrifa <strong>de</strong>ll' Antologia - conferma il gioco di rimandi tra realtà e invenzione,<br />

tra discorso storiografico e discorso finzionale, ingrediente basilare <strong>de</strong>lla complessa poetica aubiana:<br />

assenza totale di certezze, indiscernibilità di verità e falsità, irrinunciabilità alla tecnica cubista <strong>de</strong>lla<br />

<strong>de</strong> lo que sigue es invención. Me lo refirió, con puntos y comas, mi hermano ». E come in una<br />

spirale vertiginosa, i suoi falsi hanno prodotto altri falsi, contagiando e intrigando amici compiacenti:<br />

già abbiamo parlato di Jean Cassou, Carlos Fuentes e Jaime García Torres. Augusto Monterroso ha<br />

spiegato cosí la proverbiale prolificità di <strong>Aub</strong> (qualcuno lo ha chiamato <strong>Max</strong> Aún): « Se cuenta que<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> trajo <strong>de</strong> Europa, en la bo<strong>de</strong>ga <strong>de</strong>l barco y a<strong>de</strong>cuadamente embalado, a cierto escritor judío<br />

fugitivo <strong>de</strong> Alemania que había ido a parar a Casablanca. Al llegar a México lo encerró en el sótano<br />

<strong>de</strong> su casa <strong>de</strong> la calle <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s -razón por la cual ambos han vivido allí siempre- y <strong>de</strong>s<strong>de</strong> entonces<br />

[...] escribe y escribe, a oscuras casi, haciéndole creer que los alemanes ganaron la guerra y que, si<br />

se atreviera a asomar la nariz por la calle , kapput . Ignorante <strong>de</strong> la realidad, el infeliz se consuela<br />

escribiendo sobre cosas <strong>de</strong>l pasado » (RAFAEL PRATS RIVELLES, Op. cit. , p. 160).<br />

14 Non pren<strong>de</strong>remo in consi<strong>de</strong>razione altri scritti apocrifi parziali (perché non fondamentali nella<br />

economia <strong>de</strong>i testi in cui sono inseriti) e integrali (perché opere minori che nulla aggiungono a questa<br />

già ampia casistica).<br />

16


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

focalizzazione multipla per ren<strong>de</strong>re conto <strong>de</strong>lla frammentazione e <strong>de</strong>lla crisi <strong>de</strong>ll'i<strong>de</strong>ntità <strong>de</strong>ll'uomo<br />

mo<strong>de</strong>rno. Se i poeti <strong>de</strong>lla Antología sono i<strong>de</strong>ntificabili con nome e nota biobibliografica, in<br />

Subversiones (1971) regna l'anonimato (anche se non mancano indicazioni di genere, epoca ecc.)<br />

giacché si tratta di « cánticos y plegarias para algunos grupos <strong>de</strong> poesía coral » 15 , cosa che ren<strong>de</strong><br />

più problematica l'eventuale ricerca <strong>de</strong>lle fonti; ma non cambia il gioco di fondo di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, che si<br />

appella al significato etimologico di subversión (« Versión <strong>de</strong> versiones, subversiones [...] porque<br />

[...] el paso <strong>de</strong> tanta lengua a otra, a la fuerza ha <strong>de</strong> llevar al trastorno, la perturbación y la <strong>de</strong>strucción<br />

que, según el diccionario, viene a ser la subversión », p. 9) e quindi alla ineludibile falsificazione<br />

di qualsiasi intervento interpretativo e traduttivo («forzosamente inferior por haber pasado por tantas<br />

aproximaciones», p. 9). La traduzione, quindi, come forma ulteriore di falsificazione, essendo una '<br />

versión ' di quella ' traducción ' primaria che e l'opera rispetto alla realtà.<br />

La breve Nota e il giornalistico resoconto <strong>de</strong>i sei giorni di guerra che precedono Imposible Sinaí<br />

(1982) prospettano al lettore un irrefutabile contesto storico; la presenza di due anonimi e di un punto<br />

interrogativo vicino a un terzo nome non hanno altra funzione che quella di confermare e sottolineare<br />

la veridica esistenza e l'esattezza <strong>de</strong>i dati <strong>de</strong>gli altri 'autori'. Tutto è plausibile, e solo i dati indiziari<br />

già indicati, la ormai consolidata fama di falsario di <strong>Aub</strong> e l'impossibile ricerca <strong>de</strong>lle fonti hanno<br />

'smascherato' la vera natura di questa opera impe<strong>de</strong>ndole il fortunato <strong>de</strong>stino di 'falso perfetto' <strong>de</strong>l<br />

Jusep Torres Campalans . Senza entrare nel dibattuto problema <strong>de</strong>l rapporto tra imme<strong>de</strong>simazione<br />

e 'straniamento' nella creazione <strong>de</strong>gli apocrifi 16 e di eventuali indicazioni <strong>de</strong>rivanti dalla loro natura<br />

-invenzione totale o utilizzazione di un nome reale-, possiamo forse insinuare un parallelismo tra i<br />

dialoghi, principalmente quelli a più voci, frequentissimi nei suoi romanzi, e gli apocrifi -soprattutto<br />

quelli antologici: entrambe le modalità permettono a <strong>Aub</strong> di affermare tutto e il contrario di tutto,<br />

di presentare un avvenimento, una i<strong>de</strong>ologia o un sentimento da vari punti di vista, tutti credibili e<br />

garantiti dalla parola 'd'autore' 17 . Temi ricorrenti nei frammenti apocrifi di queste antologie sono<br />

quelli <strong>de</strong>lla guerra e <strong>de</strong>l dolore umano che, visti, cantati o narrati da poeti e narratori -con o senza<br />

15 MAX AUB, Palabras preliminares a Subversiones , Madrid, Saco Roto, 1971, p. 11.<br />

16 Cfr. ELEANOR LONDERO, L'autore nascosto: l'apocrifo in <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e in Antonio Machado ,<br />

«Qua<strong>de</strong>rni <strong>de</strong>l Dipartimento di Linguistica», Ren<strong>de</strong>, n. 3, 1991, pp. 99-108.<br />

17 La stessa funzione la hanno, presumibilmente, i finali aperti, spesso contraddittori, di molte <strong>de</strong>lle<br />

sue opere teatrali. Cfr. SOLDEVILA DURANTE, op. cit. , pp. 183-184, e SILVIA MONTI, Sala<br />

d'attesa. Il teatro incompiuto di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Roma, Bulzoni, 1992, p. 162.<br />

17


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

nome- di diversa cultura ed epoca o da soldati inesperti, acquistano spessore e quasi si oggettivizzano.<br />

Come scrive Manuel Durán, «No se trata <strong>de</strong> un juego <strong>de</strong> ingenio, aunque abun<strong>de</strong> el ingenio; sino<br />

más bien <strong>de</strong> una inagotable facultad a la vez creadora y mimética; <strong>Aub</strong> ha puesto en movimiento un<br />

gigantesco caleidoscopio poético, que es a la vez una máquina <strong>de</strong> tiempo: nos permite penetrar en el<br />

pasado y reconstruirlo a voluntad» 18 .<br />

Più complesso è il caso <strong>de</strong>gli apocrifi parziali che sembrano avere la principale funzione di<br />

corredare e sorreggere altri testi, quasi garantendosi reciprocamente veridicità e referenzialità. Cosi<br />

il Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> di Torres Campalans e i racconti e le poesie di Luis Álvarez Petreña, oltre ad<br />

essere riusciti pastiches , danno corpo alle opere in cui sono inseriti a<strong>de</strong>guandosi perfettamente al<br />

gioco tra testo, paratesto ed intertesto, strumento indispensabile, come abbiamo visto, alla creazione<br />

di falsi. Esemplare in questo senso, oltre al già citato Jusep Torres Campalans , e Luis Álvarez<br />

Petreña che, <strong>de</strong>finito apertamente 'novela' nella Nota <strong>de</strong>l Editor 19 , sembra continuamente smentire<br />

questa affermazione. Persone reali intervengono per integrare notizie e commenti sul personaggio<br />

e giudicare la sua opera, per testimoniare la sua esistenza e sottrarre ad <strong>Aub</strong> il ruolo di creatore<br />

lasciandogli quello di editore, investigatore e antologista. Persino un ritratto di Álvarez Petreña<br />

disegnato da <strong>Aub</strong> su un tovagliolino di carta viene riconosciuto come prova irrefutabile di esistenza<br />

da parte di Camilo José Cela. Il testo in realtà si presenta come una biografia-antologia che, nelle<br />

diverse edizioni, si arricchisce man mano che si raccolgono nuovi dati e 'inediti' 20 e si pubblicano<br />

recensioni e critiche sull e opere <strong>de</strong>l presunto poeta morto suicida. La antologia, cioè le opere attribuite<br />

ad Álvarez Petreña, costituisce il testo; quella che abbiamo chiamato biografia, cioè le notizie, le<br />

note con successive aggiunte e correzioni, supposizioni e contraddizioni (in totale 16 'pezzi') sarebbe<br />

il paratesto che integra e ordina i testi <strong>de</strong>ll'antologia, li giustifica, li giudica e garantisce la loro<br />

autenticità. Sembrerebbe un accorto lavoro filologico-bio-bibliografico, ma la presenza di iniziali,<br />

sigle, rimandi intra ed intertestuali, configura invece una strategia narrativa <strong>de</strong>viante: come Eco a<br />

proposito <strong>de</strong>l Gordon Pym di Poe, potremmo chie<strong>de</strong>rci: «Chi è in tutto questo intrico testuale l'autore<br />

18 MANUEL DURÁN, El último <strong>Max</strong> , «Cua<strong>de</strong>rnos Americanos», n. 2, 1973, p. 68.<br />

19 Cfr. Novelas escogidas , México, Aguilar, 1979, p. 935.<br />

20 Alcune <strong>de</strong>lle opere di Álvarez Petreña erano già state pubblicate da <strong>Aub</strong> in «Sala <strong>de</strong> espera»,<br />

configurandosi così la stessa paradossale situazione di Poe che aveva pubblicato su una rivista, col<br />

suo nome, i primi capitoli di Gordon Pym , prima <strong>de</strong>lla pubblicazione in volume <strong>de</strong>l testo <strong>de</strong>finitivo, in<br />

cui il suo nome come autore empirico scompare, conservando solo la funzione di curatore mal<strong>de</strong>stro.<br />

18


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

mo<strong>de</strong>llo?» 21 Chiunque sia, è la voce, o la strategia, che confon<strong>de</strong> i vari supposti autori empirici<br />

affinché il lettore mo<strong>de</strong>llo sia coinvolto in questo teatro catottrico» 22 .<br />

Diverso è il caso <strong>de</strong>l Teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo 23 (1971),<br />

inviato agli amici come 'Número extraordinario <strong>de</strong> 1971' di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», costituito, oltre<br />

che dal 'falso storico' autografo <strong>de</strong>l discorso di ingresso alla Acca<strong>de</strong>mia, dalla risposta apocrifa di<br />

Juan Chabás y Martí che, alla data <strong>de</strong>l supposto discorso (1956), era morto già da due anni, esule<br />

a Cuba. Il discorso di risposta di un acca<strong>de</strong>mico (ma Chabás non lo è mai stato) era indispensabile<br />

per dare credibilità all'intera pubblicazione, copia pressocché perfetta <strong>de</strong>lle edizioni non venali che<br />

21 L'Autore Mo<strong>de</strong>llo è, per Eco, «una voce che parla affettuosamente (o imperiosamente, o<br />

subdolamente) con noi, che ci vuole al proprio fianco, e questa voce si manifesta come strategia<br />

narrativa, come insieme di istruzioni che ci vengono impartite a ogni passo e a cui dobbiamo ubbidire<br />

quando <strong>de</strong>cidiamo di comportarci come lettore mo<strong>de</strong>llo», cioè come un lettore che «sa stare al gioco»<br />

ed è disponibile a una lettura nello stesso tempo 'guidata' e creativa (UMBERTO ECO, Sei passeggiate<br />

nei boschi narrativi , Milano, Bompiani, 1994, pp. 18-19).<br />

22 Ivi , p. 27.<br />

23 Questo tipo di falso parodico nei confronti <strong>de</strong>lla Acca<strong>de</strong>mia, pubblicato nel 1971 ma ambientato<br />

nel 1956, ha un corrispon<strong>de</strong>nte nell' Informe estrictamente confi<strong>de</strong>ncial <strong>de</strong> un académico español<br />

acerca <strong>de</strong> este libro, hecho por encargo <strong>de</strong> una editorial española (1970) che l'apocrifo L. D-P scrisse<br />

a proposito <strong>de</strong>l romanzo Luis Álvarez Petreña , pubblicato in appendice nella versione <strong>de</strong>finitiva<br />

<strong>de</strong>l 1970 ( Novelas escogidas , cit., pp. 1139-1141). In questo Informe il bempensante acca<strong>de</strong>mico<br />

franchista, dando un giudizio globale «totalmente negativo» (p. 1141), dirige i suoi strali sia verso<br />

il poeta Álvarez Petreña (« No es un libro pesimista, pero sí un conjunto <strong>de</strong> relatos sin aliento, sin<br />

empuje, sin ese hálito <strong>de</strong> Dios, al que <strong>de</strong>bemos nuestra gran<strong>de</strong>za », p. 1140) che verso <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (« No<br />

sé qué se ha creído M. A., sin duda engañado y engreído por la importancia semi-oficial que se dio al<br />

regreso a sus lares. ¿Por qué nos ha <strong>de</strong> interesar un tipo tan anodino por la sola razón <strong>de</strong> que fue su<br />

amigo y se lo encontró en un hospital inglés? Esta <strong>de</strong>sfachatez <strong>de</strong> sacar a su propia familia, lucir sus<br />

viajes, me parecen <strong>de</strong> un gusto dudoso » (p. 1140); si erge a giudice super partes e a unico <strong>de</strong>positario<br />

<strong>de</strong>lla verità letteraria <strong>de</strong>l tempo: « El escritor semivalenciano ha tenido un <strong>de</strong>senvolvimiento literario<br />

y personal muy distinto al <strong>de</strong>l autor, y su interés por el aspecto político <strong>de</strong> la literatura le hizo plantear<br />

mal, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el principio, el primer escrito <strong>de</strong>l olvidado aragonés » (p. 1139).<br />

19


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

per tradizione i neofiti facevano a loro spese 24 . Acca<strong>de</strong>mico falso, tenuto in vita solo dalla finzione<br />

aubiana, Chabás è in realtà il testimone più autentico tra quanti presentati da <strong>Aub</strong> a supporto <strong>de</strong>i<br />

suoi falsi: questo discorso e in gran parte opera <strong>de</strong>llo stesso Chabás, che nella sua Literatura<br />

española contemporánea aveva scritto: « Hacia 1922 aparece por las tertulias literarias <strong>de</strong> Madrid un<br />

mozo todavía muy joven, que aún tenía por <strong>de</strong>lante la prodigiosa aventura <strong>de</strong> cumplir veinte años».<br />

Leggermente '<strong>de</strong>formate', ritroviamo le stesse frasi come incipit <strong>de</strong>l discorso apocrifo di Chabás: «<br />

Hacia 1923 aparece por las tertulias literarias <strong>de</strong> Madrid un mozo todavía muy joven, que acababa<br />

<strong>de</strong> correr la prodigiosa aventura <strong>de</strong> cumplir 20 años ». Come si ve<strong>de</strong>, il gioco <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong>l gioco, un<br />

falso discorso che fondamentalmente non è né un falso né un apocrifo ma un 'adattamento' postumo,<br />

un aggiornamento <strong>de</strong>lle parole e <strong>de</strong>i giudizi di Juan Chabás, che nel tracciare il profilo di <strong>Aub</strong> nella<br />

sua storia letteraria aveva utilizzato -e utilizza ora <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>- il Proyecto para un Teatro Nacional y<br />

Escuela Nacional <strong>de</strong> Baile che realmente <strong>Aub</strong> aveva compilato e inviato nel maggio 1936 al l'allora<br />

Presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Repubblica Manuel Azaña 25 .<br />

Tra gli apocrifi evi<strong>de</strong>nti falsi sopra citati, vi è Manuscrito cuervo ( Cuentos ciertos , 1955)<br />

in cui è presente anche l'artificio <strong>de</strong>l manoscritto trovato per caso, tradotto e pubblicato. A parte<br />

altre consi<strong>de</strong>razioni su questo topos letterario, si possono sottolineare la completezza e seriosità<br />

<strong>de</strong>l prologo e <strong>de</strong>lle altre indicazioni paratestuali -note filologiche, epigrafe ecc.- tese ad inquadrare<br />

nella storia e nella cultura la testimonianza di Jacobo; ma immediata arriva la smentita di tanto zelo<br />

referenziale con la scoperta <strong>de</strong>lla vera i<strong>de</strong>ntità <strong>de</strong>llo scrivente e <strong>de</strong>lla particolare microsocietà che<br />

costituisce il campo di studio di Jacobo, cioè il campo di concentramento di Vernet, svelate dal<br />

curatore e prologhista J. R. Bululú, ospite appunto di quel campo: « Jacobo era un cuervo amaestrado<br />

[que] paseábase [...], dándose importancia, entre los barracones y aun volaba <strong>de</strong>l A al B al C, cuarteles<br />

que nos dividían al azar, aunque en principio correspondiera el primero a los <strong>de</strong>nominados <strong>de</strong>tenidos<br />

'políticos', el último a los <strong>de</strong>lincuentes comunes y el otro a la morralla <strong>de</strong> las más variadas índoles:<br />

judíos, españoles republicanos, algún con<strong>de</strong> polaco, húngaros indocumentados, italianos antifascistas,<br />

24 Cfr. JOSÉ MARÍA DE QUINTO, El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s , «Cua<strong>de</strong>rnos Americanos», n. 2, 1973,<br />

p. 83.<br />

25 Cfr. JAVIER PÉREZ BAZO, Historia y ficción; <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en la Real Aca<strong>de</strong>mia Española ,<br />

introduzione a M. A., El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , Segorbe,<br />

Archivo <strong>Biblioteca</strong> '<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>', 1993, pp. 19-20.<br />

20


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

soldados <strong>de</strong> las Brigadas Internacionales, vagos, profesores etc. » 26 . L'evi<strong>de</strong>nte paradosso permette<br />

ad <strong>Aub</strong> di esternare un umorismo amaro, che trova la cifra espressiva più adatta nella scrittura<br />

'straniata', nell'occhio incredulo e rigoroso di Jacobo che analizza e si interroga sulle strane usanze<br />

di questa comunità -da lui ritenuta un campione significativo <strong>de</strong>lla macrosocietà umana- dove, ad<br />

esempio, « el tono <strong>de</strong> voz varía según los galones [...] Los <strong>de</strong> más galones mandan a los <strong>de</strong> menos,<br />

y éstos a quien no los tiene. Así, <strong>de</strong> arriba a abajo, <strong>de</strong>scargan su enojo [...] Ahora bien, el soldado<br />

alemán manda al general francés » (p. 170).<br />

Ugualmente apocrifo impossibile, sarcastico e ironico, è il racconto Sesión secreta ( Historias<br />

<strong>de</strong> mala muerte , 1965), relazione di un governante di un supposto paese africano che, per risolvere<br />

i problemi <strong>de</strong>l sottosviluppo e <strong>de</strong>lla crescita <strong>de</strong>mografica incontrollata, propone di ven<strong>de</strong>re carne<br />

umana ai paesi industrializzati. « Traducido <strong>de</strong>l francés por <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> », e corredato da una rete<br />

di elementi paratestuali e, come Manuscrito cuervo , si presenta come testo scientifico, relazione<br />

ufficiale suffragata da dati presi sul campo e da elaborate statistiche. Minore chiaramente è il grado<br />

di 'straniamento' -rispetto al Manuscrito - perché minore è la distanza tra la cosmovisione <strong>de</strong>l<br />

relatore e il mondo altro a cui fa riferimento -la civiltà occi<strong>de</strong>ntale- ma non meno vigorose sono<br />

la carica critica e la logica 'straniata' sottese alla proposta. E la soluzione finale -perfettamente<br />

consequenziale alle premesse- ren<strong>de</strong> esplicita l'avvenuta omogeneizzazione <strong>de</strong>lle due civiltà, giacché i<br />

paesi sottosviluppati hanno fatto proprio il principio economico che regola le società avanzate, quello<br />

<strong>de</strong>ll'a<strong>de</strong>guamento <strong>de</strong>ll'offerta alla domanda: « Los blancos y su enorme y natural influencia han hecho<br />

que gran parte <strong>de</strong> la humanidad se nutra hoy <strong>de</strong> productos enlatados. Honorables representantes:<br />

enlatemos nuestros sobrantes. Vendámoslos, cambiémoslos, por lo que necesitamos » 27 .<br />

Ancora diverso è il caso di Enero sin nombre ( Cuentos ciertos , 1955) in cui un albero<br />

assiste, incredulo e incapace di cogliere le motivazioni profon<strong>de</strong>, all'esodo <strong>de</strong>i vinti dopo la caduta di<br />

Barcellona. Qui la scrittura 'straniata' non genera e non trasmette ironia, sarcasmo, ma solo dolore,<br />

sottolineato dalle diverse connotazioni che acquistano le parole al riferirsi al mondo umano o a quello<br />

vegetale: « Posiblemente los hombres son <strong>de</strong>sgraciados por moverse tanto, pero más se lleva el viento.<br />

Anoche se murió un niño a mi pie; murió ver<strong>de</strong> y se lo llevó su madre camino a Francia, creyendo<br />

26 MAX AUB, Manuscrito cuervo , in Antología <strong>de</strong> relatos y prosas breves <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Selección<br />

e prólogo di Joaquina Rodríguez Plaza e Alejandra Herrera, México, Universidad Autónoma<br />

Metropolitana, 1993, p. 146.<br />

27 MAX AUB, Sesión secreta , in Historias <strong>de</strong> mala muerte , México, Joaquín Mortiz, 1965, p. 153.<br />

21


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que allí resuscitará; no creo en milagros. Tampoco comprendo por qué se mueren los niños: morir es<br />

cosa <strong>de</strong> quedarse seco » 28 (il corsivo é mio).<br />

In questi casi si potrebbe parlare di 'vero storico' (il campo di concentramento, la struttura<br />

economica <strong>de</strong>lle società occi<strong>de</strong>ntali, la ritirata <strong>de</strong>i repubblicani verso la frontiera francese nel gennaio<br />

'39) di falsi cronisti, al contrario <strong>de</strong>l 'falso storico' che, secondo Umberto Eco, è «un documento<br />

formalmente autentico che contiene informazioni false» 29 . In quest'ultima categoria possiamo senza<br />

dubbio inclu<strong>de</strong>re, oltre ai già citati Anales <strong>de</strong>l 'falso perfetto' Jusep Torres Campalans , il discorso<br />

<strong>de</strong>l l'Acca<strong>de</strong>mia, La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Francisco Franco e il «Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s»,<br />

pur ricordando che questi ultimi non posseggono né «pretesa di i<strong>de</strong>ntità» né «intenzione dolosa», due<br />

tra i vari re quisiti indicati da Eco 30 come condizione sine qua non <strong>de</strong>l falso stricto sensu . E<br />

possiamo subito sottolineare come questi tre testi siano accomunati da una vena polemica e critica,<br />

dolorante ed esacerbata, venendo a costituire, in modo direi compatto, quello che abbiamo <strong>de</strong>finito il<br />

falso 'impegnato', il falso come contenitore e amplificatore di forti messaggi morali e politici.<br />

Il discorso letto da <strong>Aub</strong> al suo ingresso nella Aca<strong>de</strong>mia Española -non è più Real perché siamo in<br />

era repubblicana- è un falso storico in quanto, partendo dalla verificabile situazione storico-culturale<br />

spagnola <strong>de</strong>gli anni '20 (i nomi <strong>de</strong>i membri <strong>de</strong>lla Aca<strong>de</strong>mia sono tutti reali e le note che si riferiscono<br />

al teatro spagnolo fino al 1936 rispondono alla incontestabile storiografia), nega poi la guerra civile<br />

e le sue conseguenze, lasciando sviluppare 'naturalmente' -in un clima di <strong>de</strong>mocrazia e di vivacità<br />

culturale- quello che avrebbe potuto essere il nuovo teatro spagnolo, inaugurato agli albori <strong>de</strong>lla<br />

<strong>de</strong>ca<strong>de</strong> <strong>de</strong>l '30 da opere come Divinas palabras, Bodas <strong>de</strong> sangre, El hombre <strong>de</strong>shabitado, La corona,<br />

28 MAX AUB, Enero sin nombre , in Relatos y prosas breves <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , cit., p. 117. Oltre che<br />

ai classici <strong>de</strong>lla letteratura 'straniata' con fine critico e parodico ( L'asino d'oro di Apuleio, le Lettere<br />

persiane di Montesquieu, le Cartas marruecas di Cadalso ecc.) si pensi ad esempio ad alcuni frammenti<br />

<strong>de</strong>l primo Diario minimo di Umberto Eco, relazioni e trattati pseudoscientifici sulla nostra civiltà<br />

occi<strong>de</strong>ntale ad opera di popolazioni lontane e diverse, visione necessariamente `straniata', esterna,<br />

assurda, malgrado la coerenza e l'apparente logicità di <strong>de</strong>duzioni e commenti.<br />

29 UMBERTO ECO, I limiti <strong>de</strong>ll'interpretazione , cit., p. 176.<br />

30 Ivi , p. 169.<br />

22


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La sirena varada 31 . Accurata è la rete di relazioni tessuta tra il reale anteriore al 1936 e il falso<br />

successivo: come scrive Javier Pérez Bazo, «la ficción histórica, entendida, por ejemplo, en tanto<br />

que novela histórica, ce<strong>de</strong> su or<strong>de</strong>n a una Historia ficticia en cuanto modalidad utópica o hipótesis<br />

sustitutoria <strong>de</strong> la historia acontecida» 32 . Il discorso apocrifo di Chabás, come già sottolineato,<br />

e l'imitazione tipografica (stemma, tipo di carta e di caratteri ecc.) rendono questa pubblicazione<br />

perfettamente assimilabile a quelle <strong>de</strong>lla Real Aca<strong>de</strong>mia storica e mostrano come anche nell'ambito<br />

più immediatamente tangibile e riconoscibile, quello tipografico e segnico, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> porti alle estreme<br />

conseguenze l'intenzionalità irriverente <strong>de</strong>l falso.<br />

Altro falso storico eccellente è «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», periódico conservador che <strong>Aub</strong> confezionò<br />

e inviò agli amici in occasione <strong>de</strong>lle feste natalizie dal 1959 al 1968 (tranne nel 1960 e 1961, ma<br />

con un numero doppio nel 1963 e un numero straordinario nel luglio 1967). Si tratta di un giornale<br />

doppiamente falso, giacché ai titoli che occupano intera la prima pagina non seguono -all'interno- gli<br />

articoli corrispon<strong>de</strong>nti (falso, quindi, in quanto non soddisfa le attese <strong>de</strong>l lettore, folgorato ma non<br />

appagato dai titoli), e falso in quanto falsificazione e manipolazione di eventi reali. Ancora una volta,<br />

l'elemento prevalente non è quello <strong>de</strong>l gioco, <strong>de</strong>lla simulazione, <strong>de</strong>lla innocua inversione tra realtà e<br />

invenzione (lo stesso titolo si riferisce alla strada dove abitava a Città <strong>de</strong>l Messico): nell'accurato gioco<br />

tipografico tra caratteri, formato e colore che caratterizza i titoli relativi ai principali avvenimenti<br />

<strong>de</strong>ll'anno -con una coesione interna che fa di ogni Correo un numero monografico- emergono<br />

l'interesse che <strong>Aub</strong> ha sempre avuto nei confronti <strong>de</strong>l mondo e il suo umorismo critico e amaro.<br />

La sua lettura <strong>de</strong>lla storia contemporanea -di Spagna e <strong>de</strong>l mondo- è arguta e profonda, i fatti a cui<br />

allu<strong>de</strong> hanno una corrispon<strong>de</strong>nza per quanto stravolta con eventi reali, o si basano su presupposti<br />

31 Cfr. MAX AUB, Prólogo acerca <strong>de</strong>l teatro español <strong>de</strong> los años veinte <strong>de</strong> este siglo («Papeles <strong>de</strong><br />

Son Armadans», n. CXVIII, 1966, pp. 68-96), che sembrerebbe essere speculare rispetto al Discurso ...<br />

per la sua nota introduttiva, di puro stampo surrealista -con un Prólogo al Prólogo -, che ricorda tanti<br />

paratesti aubiani 'falsi', ma riferita a testi letterari reali. Anzi, questo 'teatro inquieto' costituisce la<br />

premessa -vera- su cui si basa l'intero Discurso -falso- sul teatro successivo al '36, 'teatro inquieto'<br />

che senza il condiziona mento <strong>de</strong>lla guerra e <strong>de</strong>ll'esilio -e <strong>de</strong>l regime franchista- si sarebbe evoluto<br />

verosimilmente secondo le indicazioni di <strong>Aub</strong>. Anche la data indicata nel Prólogo al Prólogo (1959)<br />

coinci<strong>de</strong> con gli anni di gestazione e composizione <strong>de</strong>l discorso <strong>de</strong>lla Acca<strong>de</strong>mia, scritto sicuramente<br />

dopo il '52 (anno di pubblicazione <strong>de</strong>lla Literatura española contemporánea di Chabás) e prima <strong>de</strong>l '71.<br />

32 JAVIER PÉREZ BAZO, Historia y ficción... , cit., p. 14.<br />

23


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

veri o per un attimo ritenuti tali 33 : sfumature semantiche, ironia trasparente, <strong>de</strong>formazioni, giochi<br />

di parole, mascherano con la veste ludica e parodica <strong>de</strong>l falso giornale e <strong>de</strong>lla brillante bouta<strong>de</strong> le<br />

profon<strong>de</strong> preoccupazioni di <strong>Aub</strong> uomo e intellettuale e la sua profonda disillusione. Basta scorrere<br />

alcuni titoli per immergersi in questa storia 'altra' di <strong>Aub</strong>, in questo riuscitissimo collage non solo di<br />

notizie, ma anche di sentimenti, di passioni, di verità nascoste, di risposte negate che si affastellano,<br />

si gonfiano, si contorcono intorno alla notizia-chiave, generalmente presentata con caratteri cubitali<br />

in rosso. Il ' número extraordinario ' <strong>de</strong>l luglio '67 <strong>de</strong>dicato alla guerra arabo-israeliana ben evi<strong>de</strong>nzia<br />

il procedimento e la struttura di questi falsi storici: partendo infatti da un avvenimento reale -di<br />

drammatica attualità allora come ora- si dipana la Storia altra di <strong>Aub</strong>, prospettando, come nel caso<br />

<strong>de</strong>l Discorso <strong>de</strong>ll'Acca<strong>de</strong>mia, una utopica soluzione, che coinvolge non solo i conten<strong>de</strong>nti, ma anche<br />

la penisola iberica con una ridistribuzione di ruoli ed equilibri: infatti se « Nasser acepta el Reino <strong>de</strong><br />

Murcia » e Hassan II diventa Re di Granada, tutti « los Refugiados Palestinos a Valencia, Aragón y<br />

Cataluña [...] estarán como en su casa ». Agli spagnoli non resteranno che le regioni <strong>de</strong>l Nord mentre<br />

« En Estoril, Don Juan habla <strong>de</strong> una posible reconquista »: contro gli arabi, o contro Franco che a<br />

Yuste « es nombrado príncipe <strong>de</strong>l Valle <strong>de</strong> los Caídos »? Non ci sono gli articoli che interpretino e<br />

giudichino questi fatti di rilevanza internazionale (mentre la « Mayoría <strong>de</strong> la O. N. U. » è d'accordo,<br />

« Surgen complicaciones con las Bases Norteamericanas » e « Inglaterra ce<strong>de</strong> Gibraltar al Rey<br />

<strong>de</strong> Marruecos ») o un editoriale che espliciti il punto di vista <strong>de</strong>l Direttore e <strong>de</strong>l giornale nel suo<br />

complesso ma, con sottile ironia, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> ricorda che l'esilio non è quello ipotetico <strong>de</strong>i regnanti<br />

spagnoli cacciati dagli arabi che hanno accettato di « cambiar sus aspiraciones Palestinas por las<br />

Españolas, mucho más gloriosas », bensì quello <strong>de</strong>l « Gobierno Republicano » che inutilmente<br />

protesta contro l'occupazione <strong>de</strong>lla Spagna da parte di nuovi e antichi barbari. Sul retro <strong>de</strong>lla hoja il<br />

messaggio augurale di <strong>Aub</strong> riporta il <strong>de</strong>stinatario <strong>de</strong>l «Correo» al puro livello finzionale: la soluzione<br />

<strong>de</strong>l conflitto proposta da <strong>Aub</strong> è solo un « cuento extraordinario » inviato « <strong>de</strong>seándole felices y<br />

tranquilas vacaciones » anche se, nel numero successivo, attribuisce il ritardo con cui invia il « Correo<br />

» n. 6 « a ciertas dudas, falsas esperanzas, a la imprenta y, seguramente, al Correo », evi<strong>de</strong>nziando<br />

l'ambiguità <strong>de</strong>l titolo e il livello di referenzialità profonda che hanno i suo i assurdi scoop.<br />

Non mancano neanche invenzioni fantascientifiche, in realtà meta fore di una realtà che appare<br />

essa stessa incredibile: « Según revelación <strong>de</strong>l Senador Smith, en la Comisión <strong>de</strong> avatares<br />

33 Si pensi a qualche notizia paradossale, `aubiana', apparsa di tanto in tanto su giornali reali: nel<br />

1985, ad esempio, «Le Mon<strong>de</strong>» affermò che Borges era un autore fittizio, creato da un gruppo di<br />

intellettuali e scrittori tra cui Adolfo Bioy Casares.<br />

24


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

antinorteamericanos: Dios creó la tierra por un informe equivocado <strong>de</strong> la C. I. A. » (1968), « No nos<br />

vemos como nos ven. La culpa <strong>de</strong> los espejos [...] Nuevos espejos correctos <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el mes próximo<br />

» (dic. 1963). Come sintetizza José María <strong>de</strong> Quinto, il «Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» « venía a ser como la<br />

con<strong>de</strong>nsación <strong>de</strong> las máximas contradicciones y <strong>de</strong> las más disparatadas informaciones suministradas<br />

por la prensa mundial, con<strong>de</strong>nsación llevada a cabo mágicamente por medio <strong>de</strong> un alambique único<br />

manejado por una inteligencia superior » 34 .<br />

La verda<strong>de</strong>ra historia... (1960) e un falso storico fin troppo scoperto nel contenuto, e<br />

privo di testimonianze accessorie ed elementi paratestuali che insinuino la sua appartenenza al<br />

discorso storiografico; anzi la sua pubblicazione esplicita come racconto 35 annulla immediatamente<br />

ogni possibilità di consi<strong>de</strong>rarlo 'vero', malgrado l'indicazione compresa nel titolo che ammicca<br />

ironicamente alle cronache <strong>de</strong>lla Scoperta e si contrappone alla realtà fittizia <strong>de</strong>l testo. Al suo interno<br />

si svolge un gioco vorticoso tra Storia (il titolo e il nome compreso nel titolo, l'ambientazione a Città<br />

<strong>de</strong>l Messico e i nomi di intellettuali e artisti spagnoli e messicani conosciuti che frequentano il bar 'El<br />

Español', nella prima parte) e invenzione (il viaggio di Nacho e la sua nuova i<strong>de</strong>ntità, le peripezie e le<br />

modalità poco credibili che gli permettono di attuare il suo piano utopico e antistorico, nella seconda<br />

parte), la cui punta di diamante è il mascheramento di Nacho, che si inventa un'altra i<strong>de</strong>ntità e un'altra<br />

vita per poter cambiare la Storia. Su tutto, aleggia l'ironia amara, la tristezza, il peso, direi, <strong>de</strong>lla<br />

Storia, che ha strozzato e i mmobilizzato per sempre, come in una caricatura, aldilà di tutte le possibili<br />

scelte i<strong>de</strong>ologiche, gli esiliati spagnoli in Messico. In questo caso il titolo è l'elemento <strong>de</strong>finitorio -per<br />

contrasto- <strong>de</strong>lla falsificazione, in quanto non viene mantenuta la promessa referenziale ivi contenuta,<br />

e costituisce la conferma <strong>de</strong>ll'enorme importanza che hanno i titoli nell'indirizzare l'orizzonte d'attesa<br />

<strong>de</strong>l lettore. Così 'verda<strong>de</strong>ra historia' e 'novela' -nel gioco <strong>de</strong>lle falsificazioni aubiane- appaiono come<br />

indizi fortemente <strong>de</strong>pistanti, e addirittura intercambiabili: infatti, come si legge in Conversaciones<br />

con Buñuel -il cui titolo originario era Buñuel: novela - « La Historia es semi-invención y viene<br />

con el tiempo a ser una verdad variable, según el presente [...] Si lo he subtitulado novela es porque, a<br />

pesar <strong>de</strong> todo, quiero estar lo más cerca posible <strong>de</strong> la verdad » 36 . In quest'ottica, il titolo 'verda<strong>de</strong>ra<br />

34 JOSÉ MARÍA DE QUINTO, El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s , cit., p. 80.<br />

35 MAX AUB, La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Francisco Franco y otros cuentos , México,<br />

Libro Mex Ed., 1960.<br />

36 MAX AUB, Conversaciones con Buñuel , cit., pp. 17 e 19.<br />

25


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

historia' rispon<strong>de</strong> perfettamente al sogno utopico, o a una possibilità sprecata dalla storia, esattamente<br />

come il Discorso <strong>de</strong>ll'Acca<strong>de</strong>mia.<br />

Sul versante opposto, che provvisoriamente possiamo <strong>de</strong>finire <strong>de</strong>l puro gioco, si trovano i falsi<br />

artistici, cioè i già citati quadri di Torres Campalans e Juego <strong>de</strong> cartas , anch'esso tutto basato<br />

sulla multimedialità <strong>de</strong>l falso: infatti, su una faccia <strong>de</strong>lle carte troviamo disegni apocrifi <strong>de</strong>llo stesso<br />

Campalans -tassello di una rete di rinvii intertestuali che hanno come protagonista il pittore catalano-<br />

e sull'altra una serie di lettere racconti che si incrociano, si contraddicono, si rincorrono e si sfuggono,<br />

raccontando episodi <strong>de</strong>lla vita di Máximo Ballesteros subito dopo la sua morte misteriosa (suicidio,<br />

omicidio, trombosi?) secondo la tecnica cubista, già utilizzata nel Jusep Torres Campalans , di<br />

guardare « los objetos <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el punto <strong>de</strong> vista <strong>de</strong> Dios, que tiene mil ojos » 37 . La sua vita agitata<br />

e la sua personalità ambigua (« inteligente y tonto, sensible e insensible, agradable y <strong>de</strong>sagradable,<br />

silencioso y parlanchín, dulce y agrio, tibio y duro, tranquilo y <strong>de</strong>sasosegado, apacible, alegre y <strong>de</strong><br />

mala luna, divertido y fastidioso, confiado y <strong>de</strong>sconfiado, ardiente e indiferente, humil<strong>de</strong> y orgulloso,<br />

compasivo y cruel, respetuoso y <strong>de</strong>spreciativo, elegante y ridículo según las horas, los minutos o<br />

los segundos y el humor con que se soporta a los <strong>de</strong>más », come scrive Felisa a Manuela 38 ) si<br />

vanno ricostruendo man mano che si prosegue nel gioco di carte, ma giungendo ogni volta a un<br />

risultato diverso e imprevedibile, senza vincitori né vinti perché, come avverte l'autore nella lettera-<br />

carta con le istruzioni: « Gana el que adivine quién fue Máximo Ballesteros ». Non esiste un solo<br />

Máximo Ballesteros ma tanti quante sono le possibilità combinatorie, cioè infinite e imprevedibili.<br />

Gioco estremo, opera aperta in cui l'autore primario scompare non solo dietro gli apocrifi (mittenti<br />

<strong>de</strong>lle lettere 39 ) ma soprattutto dietro la struttura inarticolata <strong>de</strong>l Juego <strong>de</strong> cartas : il vero autore alla<br />

37 MAX AUB, Jusep Torres Campalans , cit., p. 226.<br />

38 MAX AUB, Juegos <strong>de</strong> cartas , México, Finisterre, 1964.<br />

39 Le lettere sono indipen<strong>de</strong>nti l'una dall'altra -elemento indispensabile perché sia possibile il gioco<br />

basato sulla illimitatezza e casualità <strong>de</strong>lle possibilità combinatorie- anche se ad una accurata lettura è<br />

possibile rilevare alcuni indizi e rapporti interni tra i mittenti e i <strong>de</strong>stinatari (182 nomi, di cui una <strong>de</strong>cina<br />

ricorrenti -91 uomini e 91 donne- più alcune iniziali, due firme illeggibili ed alcuni epiteti asessuati): vi<br />

è una lettera di Alfredo Renovales a Mo<strong>de</strong>sto Lorca e un'altra di Mo<strong>de</strong>sto a Alfredo, senza indicazione<br />

<strong>de</strong>l cognome né prove certe <strong>de</strong>lla i<strong>de</strong>ntificazione, basata solo su prove indiziarie; sotto la firma<br />

'ilegible' di una lettera indirizzata a Carmen possiamo ragionevolmente supporre che si celi il nome<br />

<strong>de</strong>l Padre Confessore, cui è indirizzata una lettera di Carmen affrontando il <strong>de</strong>licato problema <strong>de</strong>lla<br />

26


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

fine non è nemmeno il lettore-giocatore, ma il caso, come in ogni gioco d'azzardo e come nella vita<br />

stessa. Se è vero che «un testo è una macchina pigra che si atten<strong>de</strong> dal lettore molta collaborazione»<br />

40 , in questo caso il testo chie<strong>de</strong> al lettore prima di tutto di entrare nel gioco, di accettarne l'azzardo<br />

e l'imprevedibilità, e poi di collaborare in modo altamente creativo. Al di là <strong>de</strong>ll'evi<strong>de</strong>nte e intrigante<br />

struttura ludica, anche in questo caso è possibile intrave<strong>de</strong>re una fessura, un'intenzione 'seria': da una<br />

parte la critica alla letteratura e alla critica letteraria contemporanee (come nel Torres Campalans al<br />

l'arte e alla critica <strong>de</strong>ll'arte) di eccessiva disarticolazione <strong>de</strong>l testo e di arbitrarietà <strong>de</strong>ll'interpretazione<br />

critica, dall'altra la riconferma 'filosofica' <strong>de</strong>lla relatività di ogni conoscenza e convinzione umana; in<br />

ogni caso, Máximo Ballesteros si impone come prototipo inconoscibile <strong>de</strong>ll'uomo mo<strong>de</strong>rno, e Juego<br />

<strong>de</strong> cartas , paradossalmente, come antiromanzo e allo stesso tempo come l'unico romanzo possibile:<br />

« Arturo: ¿por qué te empeñas en saber cómo son -o eran- los <strong>de</strong>más? ¿Qué te importa? Sin contar<br />

lo imposible. Pue<strong>de</strong>s figurártelo, pero siempre entrará en la apreciación tanto <strong>de</strong> ti como <strong>de</strong> los otros.<br />

En estos menesteres se equivoca uno constantemente. Por eso gustan las novelas: nos dan héroes <strong>de</strong><br />

papel, hechos <strong>de</strong> una vez, en los que se toma parte <strong>de</strong> verdad. Igual suce<strong>de</strong> en el teatro: se guardan las<br />

distancias. Nadie sabe cómo es conocido, si me permites el juego <strong>de</strong> palabras. Máximo Ballesteros<br />

no fue excepción, nadie lo es. Lo cual no tiene nada que ver con la amistad <strong>de</strong>... José ».<br />

Falso pittorico e letterario evi<strong>de</strong>nte, esasperato dal paratesto ludico in cui si inserisce, Juego <strong>de</strong><br />

cartas e un piccolo gioiello, opera superstite <strong>de</strong>ll'altro <strong>Max</strong>, di quell'altra Spagna in cui ironia e<br />

humor avrebbero avuto diritto di esistere non come autocensura di fronte al dolore ma come libero<br />

atteggiamento di fronte alla vita. Un vero falso gioco, in cui è impossibile vincere, perché è impossibile<br />

dare credibilità all'una o all'altra versione <strong>de</strong>lle lettere, spesso contraddittorie. Ma è necessario giocare,<br />

mascherarsi, per<strong>de</strong>rsi in altri io ; <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, parafrasando la risposta di Borges alla domanda <strong>de</strong>l<br />

'disponibilità sessuale' <strong>de</strong>lla moglie verso il marito (naturalmente le lettere son o senza data, che<br />

ren<strong>de</strong>rebbe più agevole l'individuazione di eventuali rapporti tra le lettere); diverse lettere alludono<br />

a persone che stanno raccogliendo notizie, impressioni, dati, sul morto (Pequeñarra, Manuela, Tito,<br />

Salvador, Arturo); al tre permettono di ricostruire legami di parentela (Alfredo è fratello di Carmen,<br />

Edgar è fratello di Ofelia, amante di Máximo da cui ha avuto una bambina handicappata, Eugenia,<br />

ecc.); infine, altre riportano frasi <strong>de</strong>tte o scritte da Ballesteros, che ci offrono un ritratto '<strong>de</strong>s<strong>de</strong> <strong>de</strong>ntro'<br />

-anche se mediato dalla scrittura altrui- coerente, nettamente in contrasto con le svariate immagini<br />

offerte dai mittenti, confermando la incongruenza tra realtà e apparenza.<br />

40 UMBERTO ECO, Sei passeggiate nei boschi narrativi , cit., p. 34.<br />

27


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

perché continuasse a «figurarsi altre vite di verse dalle sue», avrebbe potuto rispon<strong>de</strong>re: « Perché sono<br />

un po' stanco di essere <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>» 41 tanto più in un mondo che non riconosce come suo.<br />

41 CFR. GIULIO NASCIMBENI, Qui bufala ci cova , «Corriere <strong>de</strong>lla Sera», 23-5-1993.<br />

28


Ai confini <strong>de</strong>l vero e <strong>de</strong>l falso<br />

Angelo Trimarco<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

29


1<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

«E in verità non siamo che immagini e somiglianze : artificio, simulacro, imitazione, copia, eco,<br />

invenzione, ritratto, arte, falsità». «La lingua, la pittura mentono di per sé. Tutto è favola, l'importante è<br />

che non si tratti di furberia. Chi è in grado di sapere cos'è l'autentico? Resta l'ingegno. L'ingegno mente<br />

alla perfezione, imponendosi a tutte le altre menzogne». Ed ancora: «C'e forse qualche altra virtù<br />

che qualifichi la condizione umana come quella di affermare il falso, sapendolo, come se fosse vero?<br />

Inventar menzogne e fare che gli altri ci credano». «Mentire, ecco la gran<strong>de</strong>zza. L'arte: l'espressione<br />

più bella <strong>de</strong>lla menzogna. La verità pura -se pure esiste- non è bella, assomiglia alla morte. La vita<br />

umana: possibilità di mentire, di mentirsi. L'arte e la politica, le più alte espressioni <strong>de</strong>ll'uomo, sono<br />

fatte di menzogne».<br />

È abbastanza evi<strong>de</strong>nte che figura essenziale <strong>de</strong>lla biografia <strong>de</strong>dicata da <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a Jusep Torres<br />

Campalans sia, appunto, il rapporto, difficile e sfuggente, fra verità e menzogna. In maniera più<br />

circostanziata, la domanda si riferisce al senso che assume l'arte, la poesia e la pittura.<br />

La pittura e la poesia come luogo <strong>de</strong>lla menzogna e <strong>de</strong>ll'inautentico, <strong>de</strong>l simulacro e <strong>de</strong>lla copia.<br />

Ma -ed è bene dirlo subito- <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> pone questo problema non nella prospettiva di indicare o<br />

suggerire un autentico e un mo<strong>de</strong>llo da contrapporre all'inautentico e alla copia. Quello su cui ragiona<br />

è, invece, radicalmente, l'inautentico e la copia, la menzogna e l'eco. Ma si badi, avverte al tempo<br />

stesso Campalans: «Mentire, non ingannare; fingere, non falsificare; mascherare (che con forto!), non<br />

dissimulare; inventare, non plagiare; sembrare, se si vuole -solo sembrare- non truffare; abbagliare,<br />

non beffare; e se e indispensabile, tutt'al più, pren<strong>de</strong>rci beffe di noi stessi» 42 .<br />

La poesia e la pittura si collocano, così, in questa prospettiva, a distanza sia dall'autentico e dalla<br />

pienezza <strong>de</strong>lla verità come dall'inganno e dal plagio. Il loro spazio è, dunque, quello <strong>de</strong>lla finzione e<br />

<strong>de</strong>lla menzogna, <strong>de</strong>ll'imitazione e <strong>de</strong>lla copia, <strong>de</strong>lla mimesis appunto.<br />

42 M. AUB, Jusep Torres Campalans , Palermo, Sellerio, 1992, pp. 224-225.<br />

30


2<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> è, fin dall'avvio, consapevole <strong>de</strong>lle difficoltà e <strong>de</strong>lle ambiguità, <strong>de</strong>lle incertezze. Fin da<br />

quando si interroga sul significato <strong>de</strong>lla biografia. Dunque, sulla sua stessa intrapresa: raccontare -per<br />

lui abituato a scrivere romanzi e commedie- la vita di un artista, ricostruen done i percorsi e le pause,<br />

le speranze e il silenzio <strong>de</strong>finitivo. «Una biografia e come una trappola», avverte <strong>Aub</strong>. «Perché l'opera<br />

riesca bisogna attenersi strettamente al protagonista: <strong>de</strong>scriverlo, farne l'autopsia, precisare le date,<br />

tentare una diagnosi. Evitare, entro certi limiti, ogni interpretazione personale. Esattamente l'opposto<br />

di quel che si fa in un romanzo. Mettere le manette alla fantasia, stare ai fatti. Far storia» 43 . E per<br />

fare storia <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> fa un elenco meticoloso <strong>de</strong>gli avvenimenti più significativi <strong>de</strong>l tempo -dal 1886,<br />

anno di nascita di Campalans, al 1914, quando lascia Parigi per il Messico e smette di dipingere-<br />

raccoglie le dichiarazioni <strong>de</strong>ll'artista disperse in riviste e periodici, pubblica il Qua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> e le<br />

due conversazioni che ha avuto con lui a San Cristóbal.<br />

«È come se lo avessi scomposto», annota <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, «osservandolo da diversi punti di vista; e<br />

magari, senza volerlo, alla maniera di un quadro cubista. Ma coloro che lo avevano conosciuto in vita,<br />

lo riconosceranno qui? E gli altri, tutti gli altri, riusciranno a figurarselo come fu? O sarebbe stato<br />

meglio parlarne come se si trattasse di scrivere un romanzo?» 44 . Magari, come farà poi con Buñuel.<br />

«La storia (dirà <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> riferendosi proprio a Luis Buñuel) è semi-invenzione e con il tempo viene<br />

ad essere una verità variabile, condizionata dal presente».<br />

Così, la biografia di Jusep Torres Campalans, artista inesistente che ha inventato perfino il cubismo,<br />

e il romanzo di Buñuel -di un personaggio esistente che ha lavorato a tante cose straordinarie-<br />

pongono la stessa questione. Al di là <strong>de</strong>lla realtà <strong>de</strong>i protagonisti -di Campalans come di Buñuel-<br />

la biografia e il romanzo s'interrogano sull'impossibilità <strong>de</strong>lla ricostruzione storica: un cruciverba<br />

e un enigma.<br />

«Buñuel mi sfugge da tutte le parti, non e un Torres Campalans qualsiasi», confessa <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, a<br />

sottolineare con questo paradosso che i personaggi esistenti, a differenza di quelli inesistenti, sono<br />

ancora meno <strong>de</strong>finibili.<br />

43 Ivi , p. 19.<br />

44 Ivi , p. 20.<br />

31


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Così, il romanzo e la biografia hanno poco a che fare con la storia. Ma, allora, la storia cos'è? Qual<br />

è il suo significato? Lo sappiamo, e semi-invenzione e verità variabile : «La storia è fatta di ceneri».<br />

E i suoi sacerdoti? La risposta di <strong>Aub</strong> è pronta e ironica: «Gli eruditi sono robivecchi e rigattieri che<br />

espongono il loro ciarpame in vetrina». La conclusione non può che essere aspra: «La storia va vestita<br />

di stracci» 45 .<br />

Se le strategie <strong>de</strong>lla storia sono incerte, se è indifferente lavorare con personaggi esistenti o<br />

inesistenti (addirittura pone più problemi di <strong>de</strong>ci frazione Buñuel che Campalans), se la ragione,<br />

impotente, non ci soccorre, cosa fare? «Si può riuscire a capire un nostro simile servendosi solo <strong>de</strong>lla<br />

ragione», si chie<strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>? Ci si può affidare soltanto ai documenti, a questi «chiodi che fissano<br />

la pelle <strong>de</strong>l cadavere sul tavolo settori o»? Evi<strong>de</strong>ntemente no. «Tutto è verità di pareri, e qualsiasi<br />

cosa può esserne un'altra. Le immagini ingannano tanto quanto le parole. Avere qualcosa dinnanzi<br />

agli occhi non vuol dire che il fotografo, lo scrittore, il pittore siano capaci di trasmetterlo. Una è la<br />

cosa, altra chi la guarda o la copia, altra ancora chi la ve<strong>de</strong> ricopiata. E così vogliono la verità?».<br />

Per il romanzo come per la biografia il cammino è segnato: lontano dalla storia, accanto alla<br />

menzogna. «L'altro. Io sono l'altro, diceva, mentendo, Rimbaud. Nessuno è l'altro: si è sempre<br />

infinitamente lontani da essere l'altro» 46 . Il racconto <strong>de</strong>ll'altro -di Campalans come di Luis Buñuel-<br />

e <strong>de</strong>ntro questo gioco di specchi e di riflessi, qualunque siano gli accorgimenti.<br />

Il loro posto è lungo quella striscia sottile, quasi un abisso, situato fra il vero e il falso. È il cammino<br />

<strong>de</strong>lla menzogna e il fascino <strong>de</strong>ll'eco, 1'ambiguità <strong>de</strong>l ritratto. È la <strong>de</strong>stinazione stessa <strong>de</strong>ll'arte, territorio<br />

<strong>de</strong>ll'artificio e labirinto <strong>de</strong>l linguaggio, miraggio di realtà. Ci soccorre ancora una volta Campalans<br />

che nel Qua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> scrive: «Quando si dice mentire ci si riferisce sempre al parlare, come se<br />

dipingendo non si potesse mentire, come se dipingere non significasse, per antonomasia, mentire».<br />

Quando afferma: «Se tutto è rappresentazione, trasformazione, e l'arte consiste appunto in questa<br />

trasmissione, che importanza ha la verità?» 47 .<br />

45 M. AUB, Buñuel: il romanzo , introd. di F. Álvarez, Palermo, Sellerio, 1992, p. 19.<br />

46 Ivi , pp. 23-24.<br />

47 M. AUB, Jusep Torres Campalans , cit., pp. 231-233. «Rappresentare. Tutta l'arte è<br />

rappresentazione, teatro, falsità. L'arte è finta così come la vedi» (p. 233).<br />

32


3<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

«La pittura nell'Ottocento fu fatta solo in Francia e da francesi, fuori di lì non esisteva. La pittura<br />

nel Novecento fu fatta in Francia, ma da spagnoli». È l' incipit di quella scrittura singolarissima<br />

offerta da Gertru<strong>de</strong> Stein a Picasso. Appena dopo si legge: «Quando ebbe diciannove anni, era il 1900,<br />

Picasso venne a Parigi in un mondo di pittori che avevano imparato tutto quello che potevano dal<br />

ve<strong>de</strong>re quello che guarda vano» 48 . Ora, via via che da Seurat a Matisse si incomincia a dubitare<br />

<strong>de</strong>lla coinci<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>l ve<strong>de</strong>re e <strong>de</strong>l guardare, <strong>de</strong>ll'occhio e <strong>de</strong>llo sguardo, si aprono nuovi itinerari<br />

alla pittura, sorpren<strong>de</strong>nti e imprevedibili. Si apre, fra le altre, la via <strong>de</strong>l cubismo. Quel movimento<br />

inaugurato proprio da Jusep Torres Campalans: un artista mai esistito che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, con un colpo<br />

d'ala, ha fatto rivivere in un racconto di estrema leggerezza.<br />

Ricostruendo, com'è possibile, la vita di Campalans, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> disegna anche con rigore il profilo<br />

di Picasso, il suo inquieto ritratto. E, insieme al ritratto di Picasso (anzi proprio per compren<strong>de</strong>rlo<br />

meglio), <strong>Aub</strong> riscrive la storia <strong>de</strong>l cubismo -dunque di Picasso, Braque, Gris, Delaunay- e <strong>de</strong>lle sue<br />

radicali differenze con il futurismo, avendo sullo sfondo il contributo essenziale <strong>de</strong>l surrealismo: «A<br />

me interesserebbe chiarire com'è stato possibile che nella nostra epoca, figlia <strong>de</strong>l XIX secolo, cosi<br />

razionalista, sia potuto sorgere un movimento come il surrealismo, basato sull'irrealtà, e imporsi in<br />

modo tosi costante e duraturo. O credi che i fatti <strong>de</strong>l maggio <strong>de</strong>llo scorso anno a Parigi non avessero<br />

niente a che fare con il surrealismo», chie<strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a Buñuel? 49 .<br />

Picasso è, dunque, il segreto di Campalans, la sua ossessione, la sua ombra, l'altro, inaccessibile,<br />

a cui accostarsi, di cui avere qualche memoria e, forse, nostalgia. Difatti, quando Jusep Torres<br />

Campalans in contra <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a San Cristóbal non fache chie<strong>de</strong>re di lui. «Ma usted sul serio conosce<br />

Picasso?». «Sul serio conosce Pablo? E come sta?». Oppure: «Sul serio Pablo e diventato comunista?<br />

Non ci credo», «Dovrebbe nascere un altro Picasso, ma passerebbe troppo tempo» 50 : su queste<br />

parole si chiu<strong>de</strong> la conversazione e con la conversazione anche il testo, questa biografia che non è una<br />

biografia. Ma non è neppure un romanzo. O è l'una e l'altro (e qualcosa di diverso).<br />

48 G. STEIN, Picasso , Milano, A<strong>de</strong>lphi, 1973, p. 9.<br />

49 M. AUB, Buñuel: il romanzo , cit., p. 36.<br />

50 M. AUB, Jusep Torres Campalans , cit., pp. 255, 270, 283.<br />

33


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

«E come dipingi?», domanda Campalans. «Con la testa», rispon<strong>de</strong> Picasso. Infatti, commenta <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong>, Picasso «lavorava senza mo<strong>de</strong>lli. Ma Jusep non si convinceva». «Sì, va bene, bisogna ispirarsi<br />

alla natura, pren<strong>de</strong>re appunti. Ma è solo per ricordarsi. Poi ci si chiu<strong>de</strong> nello studio e si dipinge (...).<br />

Si dipinge con la testa», replica Picasso 51 .<br />

Campalans è sconcertato perché Picasso dipinge senza mo<strong>de</strong>llo, con la testa, a mente. È un punto<br />

che si ritrova, quasi ad introibo , nel Picasso di Gertru<strong>de</strong> Stein. Dice: «Fra il 1904 e il 1908, ricordo<br />

benissimo che quando la gente, o perché costretta da noi o spontaneamente, guardava i disegni di<br />

Picasso, arrivava sempre a questo commento stupefacente, che era <strong>de</strong>l resto anche il nostro: per fare<br />

disegni tanto meravigliosi era impensabile che Picasso non si fosse servito di un mo<strong>de</strong>llo, e invece<br />

non ne aveva mai avuto» 52 .<br />

Campalans incontra una prima volta Picasso a Barcellona e, più tardi, quando si trasferisce a Parigi.<br />

Quando <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> di fare l'esperienza <strong>de</strong>ll'arte, <strong>de</strong>l cubismo. Con Picasso, a Parigi, intrattiene rapporti<br />

stretti di amicizia: con lui, nel suo studio, si sente libero di mettere a nudo il suo cuore, come avrebbe<br />

<strong>de</strong>tto Bau<strong>de</strong>laire, senza pudore né reticenze.<br />

Insieme a Picasso Campalans sperimenta le suggestioni <strong>de</strong>lla vita e i labirinti <strong>de</strong>ll'arte: i primi<br />

amori e i primi incontri nei bistrot e nei bar con critici, poeti e artisti che segneranno il nostro<br />

secolo. Dunque, non solo Braque, Gris e Delaunay, ma anche <strong>Max</strong> Jacob e Apollinaire, Diaghilev<br />

e Rilke, Vollard e Gertru<strong>de</strong> Stein. Una galleria di personaggi d'eccezione e un fermento d'i<strong>de</strong>e e<br />

di progetti senza paragoni costituiscono, così, la scena sulla quale si affaccia, fra il 1908 e il '14,<br />

Jusep Torres Campalans. Uno scenario al quale l'artista dará un contributo <strong>de</strong>cisivo: difatti, il suo<br />

lavoro d'artista, d'inventore <strong>de</strong>l cubismo, si svolge in questi anni. Negli anni di Picasso, scanditi<br />

da Demoiselles d'Avignon (1906-7) dalle ardite scompaginazioni <strong>de</strong>ll'oggetto e <strong>de</strong>llo spazio -<br />

il cubismo analitico- dalla presentazione diretta <strong>de</strong>lla realtà sulla superficie <strong>de</strong>ll'opera (il cubismo<br />

sintetico). Critica <strong>de</strong>lla rappresentazione, intransitività <strong>de</strong>ll'opera -la peinture al posto <strong>de</strong>l tableau<br />

-, liquidazione di qualsiasi riferimento alla natura, sottolineatura <strong>de</strong>ll'importanza <strong>de</strong>lla riflessione<br />

nella pittura (Kahnweiler assicura che è stato Apollinaire ad usare per primo l'espressione peinture<br />

conceptuelle ) sono, certo, alcuni <strong>de</strong>i passaggi di questo discorso.<br />

51 Ivi , p. 97.<br />

52 G. STEIN, Picasso , cit., p. 9.<br />

34


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

In questo pianeta, attraversato da forze ed energie diverse, da intenzioni e risoluzioni differenti,<br />

Campalans, si è ricordato, sceglie Picasso. Tace (o dice pochissime cose) di Braque, l'altro dioscuro<br />

<strong>de</strong>l cubismo, dimenticando (o rimuovendo) l'intreccio <strong>de</strong>lle questioni che legano Braque a Picasso:<br />

quel loro inseguirsi sul filo teso <strong>de</strong>lle innovazioni linguistiche. E addirittura ostile a Juan Gris («È un<br />

borghese». «A fare il cubista si è messo solo quando ha visto che era una strada facile. Gli riusciva<br />

più comodo. È un señorito » 53 ). Ma è ostile a Gris, credo, anche per ragioni più serie. Una volta ha<br />

<strong>de</strong>tto: «Se rimarrà qualcosa di Gris e di Gleizes, saranno le loro teorie. Ma io ne dubito». È, appunto,<br />

quest'eccesso di intellettualismo che non piace a Campalans (e a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>). Dunque, proprio quella<br />

prospettiva segnalata da Kahnweiler e, più di recente ripresa da Gehlen, che l'ha ricondotta addirittura<br />

nell'area <strong>de</strong>l neokantismo, facendo tanto irritare Gadamer: «(...) Il neokantismo, in sé tutt'altro che<br />

rivoluzionario, poco prima <strong>de</strong>lla sua povera fine, avrebbe provocato la più gran<strong>de</strong> rivoluzione <strong>de</strong>lla<br />

pittura europea dai tempi di Giotto. Nulla potrebbe essere più incredibile», ci fa sapere di fatti Gadamer<br />

54 . Non ritiene feconda la scelta di Robert Delaunay verso l'orfismo.<br />

Campalans, nel raccontare e tracciare la storia <strong>de</strong>l cubismo nel nome di Picasso, sottolinea anche<br />

un altro lato significativo di questa ricerca, che ten<strong>de</strong> a fare <strong>de</strong>ll'oggetto plastico uno spazio autonomo<br />

di segni. È, naturalmente, il tema <strong>de</strong>ll'arcaico, <strong>de</strong>l primitivo che, <strong>de</strong>l resto, è un filo intorno al<br />

quale si svolge, in maniera diversa, l'intera vicenda <strong>de</strong>ll'arte <strong>de</strong>i primi trent'anni <strong>de</strong>l nostro secolo al<br />

<strong>de</strong>clino. Ma il riferimento -forse meglio la centralità- <strong>de</strong>ll'arcaico, nelle parole di Campalans e nelle<br />

consi<strong>de</strong>razioni di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, assume un'importanza e una curvatura non trascurabili.<br />

Perché il primitivo, l'arte negra, l'arcaico? «(...) I pittori veramente grandi sono quelli che lasciano<br />

intrave<strong>de</strong>re -non hanno potuto far di più- quella specie di vortice che ci portiamo <strong>de</strong>ntro. I primitivi,<br />

Michelangelo, Goya, Van Gogh: fa lo stesso. Ed è questa -anche se egli non lo vuole ammettere-<br />

la strada di Pablo». E, a proposito <strong>de</strong>ll'arte negra, Campalans precisa: «Che possano influenzarci<br />

e un'altra cosa: e non si tratta di un'influenza maggiore di quella di altri primitivi -almeno per noi<br />

catalani- perché quello che ci preme sono le radici, gli istinti». «L'istinto è la radice <strong>de</strong>l progresso.<br />

Se ci lasciassimo guidare solo dalla ragione saremmo esseri da partogenesi: come i nostri padri»<br />

53 M. AUB, Jusep Torres Campalans , cit., p. 149.<br />

54 H. G. GADAMER, L'attualità <strong>de</strong>l bello , edizione italiana a cura di R. Dottori, Genova, Marietti,<br />

1986, p. 195. Per le tesi gehleniane si rinvia a Quadri d'epoca. Sociologia e estetica <strong>de</strong>lla pittura<br />

mo<strong>de</strong>rna , introd. di G. Carebia, Napoli, Guida, 1986, p. 143.<br />

35


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

55 . Il primitivo e l'arcaico è, dunque, per Campalans il luogo di quel vortice che ci assilla dal di<br />

<strong>de</strong>ntro, <strong>de</strong>lle radici e <strong>de</strong>ll'istinto. Ma anche di qualcosa di diverso, come si affretta a puntualizzare <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong> in una nota assai illuminante. «Chiunque conosca i primitivi catalani, in pittura e in scultura»,<br />

osserva <strong>Aub</strong>, «non ha bisogno di cercare altri prece<strong>de</strong>nti alla rivoluzione prodotta dalle Demoiselles<br />

d'Avignon e dalle opere di quel periodo». Così (ed è questa la sua conclusione), il cosid<strong>de</strong>tto periodo<br />

negro , dato che ci si ostina a far uso di certe etichette, bisognerebbe chiamarlo periodo romanico-<br />

catalano » 56 . Dunque, l'arcaico come luogo <strong>de</strong>lle radici e <strong>de</strong>ll'istinto è anche o soprattutto ritorno<br />

alle origini culturali, appunto alla tradizione romanico-catalana, di Campalans come, naturalmente,<br />

di Pablo Picasso.<br />

Nel racconto di Jusep Torres Campalans (e nelle annotazioni più esplicite di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>) si <strong>de</strong>linea,<br />

attraverso fatti privati e pubblici -artistici, sociali e politici- un quadro d'insieme <strong>de</strong>i primi dieci-<br />

quindici anni <strong>de</strong>l Novecento. Insieme alla nascita e agli svolgimenti <strong>de</strong>l cubismo, da Demoiselles<br />

d'Avignon (ma numerosi e puntuali sono i richiami all'esperienza picassiana prece<strong>de</strong>nte, al periodo<br />

blu in particolare) allo scoppio <strong>de</strong>lla guerra, al 1914, assistiamo all'insorgere di vicen<strong>de</strong> politiche<br />

travagliate e al maturare di passioni anarchiche. Anche da questo punto di vista Campalans è una figura<br />

esemplare, non c'e dubbio. Anarchico per vocazione, non esita a riconoscere che «sì, (...) l'anarchia<br />

è meno scientifica <strong>de</strong>l socialismo, ma e più umana. Non servirà a nulla magari, però è contro tutto, e<br />

questo è un bene. Lottare e morire per un'utopia: mi va» 57 . Così, per Campalans, come per tanti pittori,<br />

musicisti, scrittori <strong>de</strong>lla sua generazione, utopia anarchica e utopia artistica finiscono per coinci<strong>de</strong>re.<br />

Campalans (e con lui <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, come dimenticarlo?), assumendo, si è ricordato, Picasso come<br />

cifra <strong>de</strong>l cubismo, fa sfiorire nell'ombra il lavoro di Braque, Gris e Delaunay. Ma, al tempo stesso,<br />

radicalizzando certe osservazioni di Apollinaire, dà <strong>de</strong>l futurismo un giudizio assai limitativo se non<br />

proprio negativo («E i futuristi: che Dio, nella sua infinita misericordia, li tenga sempre presenti»).<br />

Ambivalente è, invece, la valutazione che Campalans ci offre <strong>de</strong>lla Gran<strong>de</strong> Astrazione. Sicuramente<br />

e meno vicino ed attento alle ricerche di Kandinskij, ma certamente ha con Mondrian un rapporto<br />

positivo, umano e artistico («Mondrian e un caso a parte. Si ren<strong>de</strong> conto che quel che cerca non e<br />

pittura ma un mondo plastico. È nella proporzione -nelle proporzioni- che troverà pace. Lo invidio.<br />

Mi è accaduto poche volte di ve<strong>de</strong>re un uomo così equilibrato . Questo nonostante la sua teosofia,<br />

55 M. AUB, Jusep Torres Campalans , cit., pp. 192-208.<br />

56 Ivi , pp. 175-176.<br />

57 Ivi , p. 111.<br />

36


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

o magari a causa di essa»). Un giudizio diverso da quello <strong>de</strong>risorio con il quale affonda Kandinskij<br />

(«Anatema a Kandinskij! A tutti i costi! Che si <strong>de</strong>dichi a comporre musica». Oppure: «Kandinskij<br />

vi<strong>de</strong> una tela, non riuscì a capire cosa rappresentasse (mi assicurano che si trattava di un suo quadro<br />

appeso alla rovescia) e alla fine si <strong>de</strong>cise per i tessuti. Avrà una durevole discen<strong>de</strong>nza: nei telai» 58 ).<br />

58 Ivi , pp. 230, 213.<br />

37


4<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La biografia di Jusep Torres Campalans è articolata su due piani narrativi (fra di loro evi<strong>de</strong>ntemente<br />

connessi). C'è il livello <strong>de</strong>l racconto direttamente costruito da <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e c'è il Qua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> , che<br />

compren<strong>de</strong> gli scritti di Campalans dal 1906 al 1914. L'anno <strong>de</strong>ll'abbandono <strong>de</strong>finitivo di Parigi e <strong>de</strong>lla<br />

pittura con la scelta di andare a vivere nelle montagne messicane fra gli indiani. Per quest'intreccio<br />

la vita di Campalans è insieme ritratto e autoritratto, un gioco di riflessi inquietanti. Il ritratto e<br />

l'autoritratto di un personaggio inesistente. Di un personaggio che, parlando o facendo parlare di sé,<br />

dà notizie di Picasso e <strong>de</strong>l cubismo, <strong>de</strong>ll'astrazione e di Mondrian, ci fa riflettere sulle relazioni fra<br />

arte e politica, ci fa attraversare, come in una vertigine, la storia <strong>de</strong>ll'a vanguardia parigina.<br />

Un personaggio che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> costruisce utilizzando tutti i topoi eroici <strong>de</strong>lle vite eccellenti <strong>de</strong>gli<br />

artisti <strong>de</strong>ll'avanguardia. Anche il finale di partita non sfugge a questa scelta, anzi la esalta. L'elogio <strong>de</strong>l<br />

silenzio dopo il tumulto e gli eccessi, dopo l'arte, e un filo che lega -1o sappiamo- il cammino <strong>de</strong>lla<br />

poesia e <strong>de</strong>ll'arte da Rimbaud a Duchamp: Duchamp che si ritira a giocare a scacchi per il resto <strong>de</strong>lla<br />

sua vita. Naturalmente, quanto affascinante (ma improbabile) sia stata questa tesi oramai è chiaro.<br />

Ma, a leggere con attenzione, ci rendiamo conto che anche Campalans non cre<strong>de</strong> a questo mito se<br />

a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, nella conversazione pomeridiana a San Cristóbal, dice: «Qui sono vissuto proprio come<br />

un pittore, senza far altro che osservare» 59 . Dunque, se pure ha smesso di dipingere (per ragioni<br />

diverse, in due differenti occasioni sono andate perdute tutte le sue opere), se anche ha rinunziato a<br />

scrivere <strong>de</strong>ll'arte e <strong>de</strong>gli artisti non ha, però, dimenticato di vivere come un pittore. Non ha rinunziato<br />

ad esercitare la vista e lo sguardo, l'osservazione e la mente.<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, così, scrivendo <strong>de</strong>lla vita di Campalans e <strong>de</strong>lla sua pittura, ha tracciato un ritratto di<br />

Picasso e <strong>de</strong>l cubismo, <strong>de</strong>lle avanguardie parigine fra il '10 e il '20. Scrivendo di Buñuel ha, invece,<br />

disegnato un'immagine di sé e <strong>de</strong>lla sua generazione. Dell'importanza e <strong>de</strong>lle radici <strong>de</strong>l surrealismo.<br />

Picasso e il surrealismo: i due miti di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (si direbbe). Più radicalmente, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> vuole<br />

sottolineare come il romanzo, la biografia, l'autobiografia siano tutte scritture impigliate nella crisi <strong>de</strong>l<br />

soggetto. Una «trappola» che, disperatamente, si sforza di evitare <strong>de</strong>centrando e spostando il soggetto,<br />

moltiplicandolo e riducendolo a simulacro, a un défilé di maschere e di copie.<br />

59 Ivi , p. 260.<br />

38


Il gioco <strong>de</strong>lla menzogna<br />

Michele Cesaro<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Comincio subito con il dirvi un mio imbarazzo, un mio pentimento e anche a farvi <strong>de</strong>lle scuse.<br />

Quando sono stato interpellato per questo incontro, ho <strong>de</strong>tto forse si un po' facilmente. Però, se allora<br />

dissi sì, vuol dire che mi era stato proposto un tema che mi interessava particolarmente. Tuttavia,<br />

ho <strong>de</strong>tto un sì un po' incauto. Quando mi è arrivato l'originale opuscoletto di presentazione, e ho<br />

visto l'elenco <strong>de</strong>i relatori mi sono spaventato, perché non mi sentivo all'altezza di accompagnarmi a<br />

questi illustri relatori. E, quindi, mi sono <strong>de</strong>tto: ho fatto un passo falso; ma oramai il passo era fatto<br />

e bisognava onorare l'impegno. E <strong>de</strong>vo farvi anche <strong>de</strong>lle scuse perché probabilmente il discorso di<br />

questa sera non sarà al livello <strong>de</strong>gli altri, anche se poi ce ne sono tanti di livelli e starà a voi scegliere<br />

quello che ritenete più giusto.<br />

Le consi<strong>de</strong>razioni che svolgerò sono riferite più all'evento, all'a zione che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> produce, che<br />

non al contenuto letterario, artistico <strong>de</strong>ll'opera, e forse non poteva non essere così, dato che l'hanno<br />

fatto meglio e più approfonditamente i relatori che mi hanno preceduto.<br />

Vorrei iniziare ricordando <strong>de</strong>i versi che scriveva Pessoa: «La rappresentazione ha con verità, tutto<br />

il potere attrattivo <strong>de</strong>lla falsificazione. A tutti piacciono i falsari; è un sentimento umano ed istintivo»<br />

60 , questo per dirvi che i sentimenti che provo verso <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> sono proprio di gioia, di piacere, di<br />

simpatia. 1 falsari piacciono. Ma non sempre è così. La cultura è fondata su un sistema di valori, ma<br />

proprio l'individuazione di tale sistema, ne stabilisce, quasi automaticamente, uno analogo di disvalori.<br />

Ad esempio un individuo potrà essere giudicato caloroso nella realtà culturale meridionale e inva<strong>de</strong>nte<br />

ad una latitudine differente. In sostanza, sono i codici fondamentali di una cultura (quelli che ne<br />

governano il linguaggio, gli schemi percettivi, gli scambi, le tecniche, i valori, la gerarchia <strong>de</strong>lle sue<br />

pratiche) che <strong>de</strong>finiscono fin dall'inizio, per ogni uomo, gli ordini empirici con cui avrà da fare e in<br />

cui si ritroverà 61 .<br />

60 FERNANDO PESSOA, Il poeta è un fingitore , Duecento citazioni scelte da Antonio Tabucchi,<br />

Milano, Feltrinelli, 1988, p. 80.<br />

61 M. FOUCAULT, Le parole e le cose , Milano, Rizzoli, 1978.<br />

39


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Ogni società possie<strong>de</strong> un sistema di norme prescrittive e proscrittive, che attribuiscono alle condotte<br />

umane valenze positive e negative. Certo tali criteri di valutazione sono soggetti a modificazioni in<br />

relazione ai cambiamenti <strong>de</strong>l clima culturale, sociale ed economico.<br />

Tutto il comportamento acquista una posizione di centralità o di eccentricità nella mappa <strong>de</strong>lle<br />

regole di interazione, a seconda <strong>de</strong>lla funzionalità o disfunzionalità ad un <strong>de</strong>terminato sistema di valori<br />

sociali.<br />

Abbiamo pensato di applicare queste peculiarità <strong>de</strong>l contesto culturale per tentare di <strong>de</strong>finire<br />

le funzioni <strong>de</strong>lla comunicazione evitando le normali classificazioni. In altri termini è sembrato<br />

interessante consi<strong>de</strong>rare che il rapporto centralità/eccentricità che vige nelle situazioni sociali, potesse<br />

essere applicato al campo <strong>de</strong>lla comunicazione; infatti anche a livello comunicativo è possibile<br />

distinguere tra funzioni centrate, eccentriche e egocentriche a seconda <strong>de</strong>lle finalità che sottendono<br />

l'interazione, cioè in relazione al raggiungimento <strong>de</strong>gli scopi prefissati.<br />

Gli scopi comunicativi connotati con valenza positiva nella nostra geografia sociale sono<br />

moltissimi, enumerarli diventerebbe difficile e forse inutile. Basterà ricordare che tutte queste funzioni<br />

<strong>de</strong>lla comunicazione, consi<strong>de</strong>rate in relazione all'accettabilità sociale, sono centrate nel senso che<br />

permettono il raggiungimento di risultati consi<strong>de</strong>rati positivi in una specifica cultura. La presenza di<br />

questo fattore di unifica zione riduce il grado di eterogeneità <strong>de</strong>lle singole funzioni e aumenta il livello<br />

di generalizzazione <strong>de</strong>gli enunciati.<br />

Le funzioni eccentriche <strong>de</strong>lla comunicazione ruotano intorno a tre meccanismi psicologici: la<br />

mistificazione, la prevaricazione e l'inganno. La loro caratteristica comune e rappresentata dalla<br />

finalizzazione a risultati i<strong>de</strong>almente periferici rispetto a quelli socialmente privilegiati che svolgono<br />

le funzioni centrali. L'osservazione che le funzioni centrate o eccentriche si collocano su riferimenti<br />

i<strong>de</strong>ali, su concezioni <strong>de</strong>ll'uomo e <strong>de</strong>l suo modo di essere al mondo, e che non sempre trovano riscontro<br />

nella realtà sociale, appare indispensabile.<br />

Ora alle funzioni eccentriche viene spesso conferito carattere di patologia e disfunzionalità solo<br />

per il fatto che esse non rientrano in quei valori i<strong>de</strong>almente perseguiti o in quanto finalizzate a scopi<br />

che la società, o un certo tipo di cultura, consi<strong>de</strong>ra con disfavore. Eppure dal mimetismo elementare<br />

alla visione poetica, la capacità linguistica di velare, disinformare, lasciare ambiguo, ipotizzare ed<br />

inventare e indispensabile all'equilibrio e allo sviluppo <strong>de</strong>ll'u omo nella società. Se la comunicazione<br />

finalizzata alla menzogna rientra nella categoria <strong>de</strong>lle funzioni eccentriche è perché la nostra cultura<br />

40


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

-non ha importanza che tutti mentano- assegna i<strong>de</strong>almente un valore positivo alla sincerità ed uno<br />

negativo alla menzogna. Ma questo non impedisce agli uomini di ricorrere spesso e volentieri a<br />

comportamenti intesi a fuorviare gli altri, a nascon<strong>de</strong>re la verità, a far apparire le cose per quello che<br />

non sono. Forse non c'è nemmeno una legittima attività o relazione quotidiana in cui il soggetto non<br />

esegua pratiche nascoste che sono incompatibili con le impressioni che inten<strong>de</strong> favorire negli altri 62 .<br />

Altra peculiarità, socialmente mal vista, di queste funzioni eccentriche consiste nel fatto che<br />

esse sembrano <strong>de</strong>stinate a seguire un processo evolutivo <strong>de</strong>generativo, in quanto acquisterebbero<br />

una dinamicità per versa che <strong>de</strong> termina l'uscita dalla categoria <strong>de</strong>ll'eccentricità per finire in quella<br />

<strong>de</strong>ll'interdizione sociale o <strong>de</strong>lla sanzione penale.<br />

Quello che interessa qui non è certamente 1'estremizzazione o l'inaccettabilità <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>generazione<br />

di queste funzioni, quanto la dinamica a livello eccentrico cioè disfunzionale in relazione a valori<br />

i<strong>de</strong>ali ma non a quelli concreti di un <strong>de</strong>terminato sistema. Una <strong>de</strong>lle funzioni eccentriche più studiate è<br />

senza dubbio quella <strong>de</strong>ll'inganno e <strong>de</strong>lla menzogna, in tutte le forme che si avvalgono <strong>de</strong>llo strumento<br />

comunicativo, verbale e non verbale.<br />

Gli psicologi si sono interessati moltissimo al problema <strong>de</strong>l mentire, individuando due modi<br />

principali di mentire: dissimulare e falsificare 63 . Nella dissimulazione chi mente nascon<strong>de</strong> certe<br />

informazioni senza dire effettivamente nulla di falso, sono situazioni tanto comuni da essere la<br />

trama <strong>de</strong>lla nostra quotidianità, acquista una curiosa valenza ambivalente: il sentimento che vogliamo<br />

nascon<strong>de</strong>re non ha senso se non viene visto. Bisogna che il nascon<strong>de</strong>re si veda, come sostiene Barthes:<br />

«sappiate che io sto nascon<strong>de</strong>ndovi qualcosa» 64 . Chi dice il falso si spinge oltre: non solo nascon<strong>de</strong><br />

l'informazione vera, ma presenta un'informazione falsa come se fosse vera. Spesso è necessario<br />

combinare le due operazioni per portare a termine l'inganno.<br />

Nel caso di cui discutiamo, senza alcun dubbio, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> mente, produce «falsi», utilizza la<br />

menzogna, gioca con la menzogna. Jusep Torres Campalans è un esempio emblematico di falso.<br />

<strong>Aub</strong> architetta un inganno. Produce un testo sapendo di mentire. Del resto solo chi conosce la verità<br />

può mentire. Il sapere è implicito nella menzogna. Nella menzogna c'è una lucidità di visione sui<br />

propri fini a differenza <strong>de</strong>l dire il falso per errore, dove prima si mente e poi si conosce la verità. La<br />

62 E. GOFFMAN, La vita quotidiana come rappresentazione , Bologna, Il Mulino, 1969.<br />

63 P. EKMAN, I volti <strong>de</strong>lla menzogna , Firenze, Giunti, 1989.<br />

64 R. BARTHES, Frammenti di un discorso amoroso , Torino, Einaudi, 1979.<br />

41


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

menzogna possie<strong>de</strong> una funzione di «ottenimento» dove l'obbiettivo pratico da ottenere è evi<strong>de</strong>nte. È<br />

chiaro che l'inganno attraverso la menzogna può essere rivolto verso gli altri o verso se stessi. Rivolto<br />

agli altri e per ottenere, per fare qualcosa, dunque orientato verso il futuro. Rivolto a se stessi è per<br />

non fare, e quindi rivolto alla conservazione <strong>de</strong>l passato. Quello che perpetra <strong>Aub</strong> e senza dubbio <strong>de</strong>l<br />

primo tipo. Egli tenta di passare dalla menzogna <strong>de</strong>l gioco al gioco <strong>de</strong>lla menzogna, dove l'utilizzo<br />

<strong>de</strong>l chiasma esprime concetti dialetticamente in contraddizione. Così non si vive per mangiare, ma<br />

si mangia per vivere e via dicendo. L'interpretazione <strong>de</strong>l chiasma porta ad ipotizzare l'esistenza di<br />

una antitesi tra <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio e repressione, si pensi che filosofia = <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio e miseria = repressione<br />

65 . Il chiasma esprimerebbe così due diversi livelli di mediazione tra il <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio e la repressione.<br />

Pertanto nella menzogna <strong>de</strong>l gioco la parte <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rante e rappresentata dalla menzogna, e il gioco e<br />

la dimensione repressiva.<br />

<strong>Aub</strong> vive costretto all'interno di una cultura fatta di regole rigi<strong>de</strong> che mente a se stessa per perpetuare<br />

un gioco fatto di vecchie logiche ripetitive, poco stimolanti e, perciò, repressive e autoriproduttive.<br />

Da tutto questo cerca di uscire passando al gioco <strong>de</strong>lla menzogna, dove il gioco diventa la parte<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rante e la menzogna la parte repressiva. Egli sente in maniera forte ed inequivocabile, per<br />

dirla con Bateson, che: «coloro ai quali sfugge completa mente l'i<strong>de</strong>a che è possibile avere torto,<br />

non possono appren<strong>de</strong>re nulla, se non la tecnica» 66 . La cultura alla quale <strong>Aub</strong> cerca di sfuggire<br />

è proprio quella <strong>de</strong>lla tecnica. La tecnica si configura come il mondo interno <strong>de</strong>lla replicazione e<br />

<strong>de</strong>lla tautologia, il mondo <strong>de</strong>lla certezza e <strong>de</strong>ll'illusione <strong>de</strong>l potere che non lascia spazio al dubbio,<br />

poiché non esce dalle premesse date di un unico gioco. L'i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>lla possibilità di aver torto è collegata<br />

alla discussione <strong>de</strong>lle premesse ed istituisce la contingenza, l'ingresso nella creazione di altri giochi.<br />

Wittgenstein ha <strong>de</strong>scritto con estrema lucidità tale atteggiamento: «ma come può il nuovo gioco<br />

aver fatto ca<strong>de</strong>re in disuso quello vecchio? Ora vediamo qualcosa di diverso, e non possiamo più<br />

continuare a giocare ingenuamente, come prima. Da un lato il gioco consisteva nelle nostre azioni<br />

sulla scacchiera; e ora potrei fare queste mosse bene come prima. Ma dall'altro lato era essenziale<br />

al gioco che io tentassi ciecamente di vincere; e questo, ora, non posso più farlo». L'i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>ll'«altro<br />

gioco», di una possibile molteplicità <strong>de</strong>lle premesse, permette di pensare il nuovo e la diversità, può<br />

recuperare il senso <strong>de</strong>lla «follia», gestire il conflitto interpersonale e la complessità interattiva.<br />

65 S. FINZI, Lavoro <strong>de</strong>ll'inconscio e comunismo , Bari, Dedalo, 1975.<br />

66 G. BATESON, Mente e natura , Milano, A<strong>de</strong>lphi, 1984.<br />

42


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Il concetto di gioco porta ad uscire dall'individuale, dal <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong>ll'uomo; <strong>de</strong>borda rispetto ad esso<br />

per indicare ciò che si svolge fra gli uomini 67 . Eppure, il riconoscimento <strong>de</strong>lla valenza dinamica<br />

e interattiva che la metafora <strong>de</strong>l gioco porta al sociale viene poi contemporaneamente neutralizzato<br />

nella dimensione <strong>de</strong>ll'irreale, <strong>de</strong>ll'innaturale o <strong>de</strong>l perverso che tale concetto inclu<strong>de</strong>, ed esso viene<br />

così posto ai margini <strong>de</strong>ll'interazione umana normale.<br />

Perché questo acca<strong>de</strong>? Come mai i giochi, e l'uomo che gioca, fanno paura? Il concetto di gioco<br />

evoca interazione, ma contemporaneamente incertezza, casualità, relatività, contingenza. Il gioco<br />

è interattivo: ren<strong>de</strong> evi<strong>de</strong>nte l'impossibilità <strong>de</strong>l singolo di costruire, sviluppare e <strong>de</strong> terminare gli<br />

esiti <strong>de</strong>lle proprie mosse da solo. È contro l'onnipotenza. Il gioco è incerto: il singolo giocatore<br />

non può preve<strong>de</strong>rne con sicurezza i risultati. Il gioco è casuale, ovvero non controllabile in modo<br />

<strong>de</strong>terministico. Nella vita reale, invece, <strong>de</strong>vono esistere sicurezza e prevedibilità. Il gioco è relativo:<br />

1'utilità ad esso connessa è volta a volta <strong>de</strong>finita dai partecipanti; allu<strong>de</strong> alla mancanza di un valore<br />

di riferimento univoco ed immutabile. È privo di valori assoluti.<br />

Le regole <strong>de</strong>l gioco si danno solo per convenzione, e possono essere trasgredite. Il gioco è<br />

contingente, non è uno; la loro incertezza, relatività va contro l'opinione rassicurante che vi <strong>de</strong>bbano<br />

essere una logica ed un valore necessari ed unici; necessità rassicurante perché permette di evitare la<br />

consapevolezza e l'imbarazzo <strong>de</strong>ll'arbitrarietà e <strong>de</strong>lla scelta.<br />

In sintesi, il gioco è interazione complessa, che fa entrare nel mondo <strong>de</strong>ll'incertezza; non a caso<br />

viene spesso usato nel linguaggio comune per indicare una situazione ostile e pericolosa in quanto<br />

incomprensibile e sconosciuta, che non si può di conseguenza preve<strong>de</strong>re e controllare.<br />

Il gioco <strong>de</strong>lla menzogna, <strong>de</strong>ll'inganno, <strong>de</strong>l falso che <strong>Aub</strong> produce si inserisce nella logica <strong>de</strong>l<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rante e <strong>de</strong>ll'interattività. Quando la convinzione che in realtà vi sia una sola modalità di relazione<br />

(un solo gioco), quella giusta, quella vera, quella che gioco io, stabilita una volta e per sempre altrove,<br />

dalle istituzioni, dall'i<strong>de</strong>ologia, viene messa in dubbio dall'incontro con un'altra modalità relazionale<br />

(un gioco di verso), ecco che questa può apparire un gioco, e venire allora relegata nel non vero, posta<br />

ai margini <strong>de</strong>l reale.<br />

67 E. BERNE, A che gioco giochiamo , Milano, Bompiani, 1979.<br />

43


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Da sempre nella letteratura e nell'arte l'ignoto ha le connotazioni <strong>de</strong>l mostruoso. Se si pensa che<br />

il vero <strong>de</strong>bba essere qualcosa in sé, al di fuori <strong>de</strong>lla sua continua costruzione ed invenzione, allora<br />

il vero non verrebbe giocato.<br />

La pluralità <strong>de</strong>i giochi possibili, e 1'uomo che gioca, producono incertezza e possono dunque fare<br />

paura: il gioco indica che non vi è una necessità, come non vi è una logica al di fuori <strong>de</strong>ll'interazione;<br />

ma uscire dall'interazione, ossia non giocare, sia pure con l'inganno, è impossibile.<br />

Allora lasciatemi conclu<strong>de</strong>re così come avevo iniziato ricordando Pessoa: «Il poeta è un fingitore.<br />

Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente».<br />

44


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Una lectura cubista en la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>l Laberinto<br />

mágico al Juego <strong>de</strong> cartas<br />

<strong>Miguel</strong> Ángel González Sanchis<br />

45


Introducción<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Estábamos celebrando el 20 aniversario <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, cuando los profesores Rosa<br />

M.ª Grillo y Salvatore Casillo, llegaban a Segorbe en julio <strong>de</strong>l 92. De ese encuentro con los<br />

representantes <strong>de</strong> la Universidad <strong>de</strong> Salerno y <strong>de</strong>l Museo <strong>de</strong>l Falso, respectivamente, se empezó a<br />

gestar la celebración <strong>de</strong> un congreso internacional sobre <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, que podría realizarse en París,<br />

Salerno y Segorbe. El pretexto sería el 90 aniversario <strong>de</strong> su nacimiento. Durante el año 93 estuvimos<br />

trabajando en este proyecto con Salerno. El pasado diciembre tuvo lugar en Segorbe y en Valencia, 5<br />

días <strong>de</strong> homenaje al escritor valenciano. Y hoy, estamos aquí, haciendo realidad el compromiso que<br />

nos fijamos en aquel verano <strong>de</strong>l 92.<br />

Des<strong>de</strong> Segorbe, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> su Ayuntamiento, propietario <strong>de</strong>l Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>,<br />

agra<strong>de</strong>cemos a la Universidad <strong>de</strong> Salerno la invitación que nos envió, para celebrar juntos este<br />

encuentro. Estamos por <strong>Max</strong>, por difundir su vida y su obra, por hacerle justicia. Palabra en la que<br />

tanto creía. «¡Qué duro <strong>de</strong>senten<strong>de</strong>rse <strong>de</strong> los <strong>de</strong>más cuando se ha creído siempre que la justicia era<br />

lo que importaba!» 68 .<br />

He <strong>de</strong> reconocer mis miedos <strong>de</strong> estar aquí. Los llevo compartidos con el <strong>de</strong>l avión y el <strong>de</strong> no saber<br />

qué <strong>de</strong>ciros. Es tan poco lo que sé que mi presencia bien podría haberse evitado: «El hombre pue<strong>de</strong><br />

poco porque sabe poco. No sabiendo lo hace mal. Lo mejor, tal vez, sería no hacer nada. (...) Tenemos<br />

límites» 69 . Con gran esfuerzo he estado preparando un tema para alegraros y <strong>de</strong>jar en buen lugar<br />

al escritor. No sé si lo voy a lograr. Aunque, -con toda la humildad que necesitamos para reconocer<br />

lo poco que sabemos, y nuestras limitaciones-, me apoyaré en vosotros y en el mismo <strong>Aub</strong>: «... os<br />

agra<strong>de</strong>zco tanto el que me hayáis llamado a vuestro seno: <strong>de</strong>scansaré, espero por lo menos, los jueves<br />

por la tar<strong>de</strong> hablando <strong>de</strong> cosas que no sé; aprendiendo» 70 . Con estas palabras, que <strong>Max</strong> dirigió a los<br />

académicos <strong>de</strong> la Lengua Española el 12 <strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1956 al ser nombrado miembro <strong>de</strong> la misma<br />

para ocupar la «silla i minúscula» que había <strong>de</strong>jado vacante otro gran dramaturgo español, Ramón<br />

M.ª <strong>de</strong>l Valle-Inclán, os saludo y os doy mi agra<strong>de</strong>cimiento.<br />

68 AUB, MAX, Jusep Torres Campalans: (Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong>) , Madrid, Alianza, 1975, p. 267.<br />

69 Ivi , p. 235.<br />

70 AUB, MAX, Teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , Segorbe, Archivo<br />

<strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, 1993, pp. 18-19.<br />

46


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Cuando acepté participar en el homenaje que Salerno iba a rendir a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, me resultaba difícil<br />

elegir la ponencia, dado que la <strong>de</strong>nominación tan hermosa y sugestiva <strong>de</strong>l congreso: La poética <strong>de</strong><br />

lo falso: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> entre juego y compromiso , nos lleva a incluir prácticamente el grueso <strong>de</strong> su obra,<br />

que se mueve entre la ficción y la realidad: «Es imposible apresar el punto <strong>de</strong> unión entre lo real y<br />

lo fantástico» 71 .<br />

Este proceso <strong>de</strong> unir realidad y ficción no se le escapa a <strong>Max</strong> y lo expone en momentos, incluso no<br />

literarios: «y digo famosa porque aparece usted en ella» 72 . La respuesta incrédula <strong>de</strong> Jaime Torres<br />

Bo<strong>de</strong>t: «en modo alguno imaginé nunca ser personaje novelesco» 73 . <strong>Max</strong> remata: «Mi querido Jaime:<br />

No aparece, como personaje novelesco en mi libro, que anda ya encua<strong>de</strong>rnándose, sino tal y como es.<br />

Pero todos somos personajes novelescos, aunque no lo creamos» 74 . El laberinto mágico es una forma<br />

<strong>de</strong> novelar, típica <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> don<strong>de</strong> realidad y ficción, verdad y sueño forman un todo: «¿No sueñas?<br />

¿Quién no sueña? ¿Qué maldición pesa sobre nosotros sajando esta tercera parte <strong>de</strong> nuestro ser? Los<br />

griegos tienen la culpa. Cronos primero; lo pagó, pero no bastante. El hombre sin sus sueños, medio<br />

hombre; sin sueño, muere <strong>de</strong> la muerte más atroz; abolir los sueños duele menos, pero el hombre no<br />

se reconoce sin ellos. El que no sueña está solo, irremediablemente» 75 .<br />

Esta mezcla <strong>de</strong> personajes reales y novelescos, esta técnica <strong>de</strong> presentar globalmente lo que es la<br />

vida y lo que es el hombre fluye en su obra <strong>de</strong>cididamente. «Diez forman entre todos El Retablo, teatro<br />

universitario. Los dirige Santiago Peñafiel, que no es estudiante, no por falta <strong>de</strong> ganas, sino <strong>de</strong> medios:<br />

encargado <strong>de</strong> un almacén <strong>de</strong> ma<strong>de</strong>ras <strong>de</strong>l camino <strong>de</strong>l Grao, mantiene casa: madre y dos hermanillos;<br />

71 AUB, MAX, Jusep Torres Campalans , cit., p. 215.<br />

72 <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, carta <strong>de</strong> 4 <strong>de</strong> abril <strong>de</strong>l 58 a Jaime Torres Bo<strong>de</strong>t, personaje <strong>de</strong>l JTC, le comunica que<br />

pronto aparecerá publicada la novela. Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> Segorbe.<br />

73 Respuesta <strong>de</strong> Torres Bo<strong>de</strong>t a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, fechada el 12 <strong>de</strong> abril <strong>de</strong> 1958. Archivo y <strong>Biblioteca</strong><br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> Segorbe.<br />

74 <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, carta <strong>de</strong>l 5 <strong>de</strong> junio <strong>de</strong>l 58 a Jaime Torres Bo<strong>de</strong>t. Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong><br />

Segorbe.<br />

75 AUB, MAX, Laberinto mágico V. Campo <strong>de</strong>l moro , Madrid, Alfaguara, 1975, p. 209. Diálogo<br />

entre Julián Templado, médico y Vicente Dalmases, joven miliciano integrante <strong>de</strong>l grupo <strong>de</strong> teatro<br />

universitario <strong>de</strong> Valencia, El Retablo.<br />

47


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

tiene, a<strong>de</strong>más, pujos literarios, colaborador <strong>de</strong> algunas revistas <strong>de</strong> «Joven Poesía». Conocido -él dice<br />

amigo- <strong>de</strong> Fe<strong>de</strong>rico García Lorca y Alejandro Casona» 76 . Vemos en este fragmento resonancias<br />

biográficas <strong>de</strong>l propio <strong>Max</strong> que las incluye como elementos reales conviertiéndolos en elementos <strong>de</strong><br />

ficción. Sabemos que <strong>Max</strong> fue director <strong>de</strong>l teatro universitario El Búho <strong>de</strong> Valencia; que no estudió<br />

carrera universitaria y se <strong>de</strong>dicó al negocio <strong>de</strong> bisutería <strong>de</strong> su padre; que tenía por entonces afición a la<br />

poesía; que escribió para las Misiones Pedagógicas que dirigía Alejandro Casona Jácara <strong>de</strong>l avaro .<br />

Y había que seleccionar y elegir <strong>de</strong> la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, aquello que fuera más representativo para<br />

hacer frente a este gran reto que nos marcó la Universidad <strong>de</strong> Salerno: el compromiso. El <strong>de</strong> <strong>Max</strong> es<br />

con el hombre, con la vida: « La vida <strong>de</strong> verdad <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> es su obra <strong>de</strong> escritor (...) Pero todavía<br />

esta vida no es toda su verdad. Su verdad artística que es también la humana, es la acción (...) <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong> (...), siente la necesidad <strong>de</strong> que su obra sea expresión <strong>de</strong> su propia vida <strong>de</strong> hombre y <strong>de</strong>l vivir <strong>de</strong><br />

su pueblo» 77 . Pero su inclinación está: «Con los pobres siempre, a pesar <strong>de</strong> sus errores, a pesar <strong>de</strong> sus<br />

faltas, a pesar <strong>de</strong> sus crímenes» 78 . Por ello, aunque a <strong>Max</strong> se le consi<strong>de</strong>ra un excelente contertulio<br />

y muy dado al estilo dramático, creí oportuno referirme a los aspectos narrativos, quizá por ser éstos<br />

más conocidos <strong>de</strong> los lectores.<br />

76 AUB, MAX, Laberinto mágico II. Campo Abierto , pp. 22-23. Otro ejemplo, en el mismo libro:<br />

«Están reunidos en casa <strong>de</strong> Jover y sus hermanos, que son cuatro, tres varones y una hembra, aunque<br />

<strong>de</strong> esta última no se habla, que salió pinta... José, Julio, Julián -amargado con lo <strong>de</strong> Julieta, ida con un<br />

comicastro- ... Los tres <strong>de</strong>l Retablo...: José... hereda el bufete <strong>de</strong>l tío con quien trabaja. Hace versos...<br />

Pajarilla era la niña. Vive en Madrid... Guapa <strong>de</strong> veras con un genio atroz. Fundó el Retablo y fue su<br />

gran figura. Quería hacer teatro <strong>de</strong> veras... El Retablo era un teatro <strong>de</strong> Valencia», p. 23. <strong>Max</strong> crea estos<br />

seres ficticios al incluirlos en su obra, pero son personajes reales, sus amigos <strong>de</strong> infancia y juventud,<br />

los hermanos Gaos: José Gaos, filósofo, Gijón 1900, Vicente Gaos, escritor, Valencia 1919, Alejandro<br />

Gaos, escritor, Valencia 1908 y Lola Gaos, actriz, Valencia.<br />

77 AUB, MAX, Teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , cit., pp. 23-24.<br />

78 Opus cit. , nota 1, p. 264.<br />

48


<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, primer escritor cubista<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Sabemos que el cubismo, movimiento <strong>de</strong>sarrollado entre 1907 y 1914, supuso para el arte una<br />

auténtica y gran revolución estética y técnica que no se había producido <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el Renacimiento.<br />

Cuando en el siglo XIX, Cézanne abandona la perspectiva tradicional, a través <strong>de</strong> la cual se reflejaba<br />

necesariamente en el lienzo lo observado <strong>de</strong>s<strong>de</strong> un único punto <strong>de</strong> vista, dio una visión inédita <strong>de</strong>l<br />

espacio mediante el facetado <strong>de</strong> los objetos sin ajustarse a ese punto <strong>de</strong> vista i<strong>de</strong>al, único y fijo, <strong>de</strong>l<br />

Renacimiento. Este antece<strong>de</strong>nte cubista alcanza su cima con Picasso, primer cubista. Y Las señoritas<br />

<strong>de</strong> Avignon son consi<strong>de</strong>radas el prototipo <strong>de</strong> la pintura cubista. «El pintor cubista trató <strong>de</strong> representar<br />

simultáneamente sobre una tela diversos aspectos <strong>de</strong> un mismo objeto, es <strong>de</strong>cir, lo que sabía <strong>de</strong> ese<br />

objeto y no sólo la imagen que sus ojos le permitían ver <strong>de</strong> él» 79 .<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> hace suyos los conceptos cubistas y los movimientos <strong>de</strong> vanguardia para crear una <strong>de</strong><br />

las novelas más originales <strong>de</strong>l siglo XX, Jusep Torres Campalans . En ella presenta al protagonista,<br />

como uno <strong>de</strong> los padres y fundadores <strong>de</strong>l cubismo, a<strong>de</strong>más <strong>de</strong> ser amigo <strong>de</strong> Picasso. El nuevo punto<br />

<strong>de</strong> vista, el <strong>de</strong>l cubismo, tiene que ver con el <strong>de</strong> la aviación: «El 21 <strong>de</strong> septiembre <strong>de</strong> 1908, el aviador<br />

norteamericano Wilbur Wright permaneció una hora veintiún minutos cuarenta y ocho segundos y<br />

tres quintos en el aire; el 28 voló más <strong>de</strong> cuarenta y ocho kilómetros. El <strong>de</strong>sarrollo <strong>de</strong> la aviación<br />

había impresionado, hacía tiempo, a Jusep Torres Campalans. He aquí una nueva perspectiva: las<br />

casas aparecerán como cubos, los campos como rectángulos -había dicho meses antes. De este nuevo<br />

punto <strong>de</strong> vista nació la palabra cubismo... No hay duda que la influencia <strong>de</strong>l nuevo punto <strong>de</strong> vista, el<br />

<strong>de</strong> la aviación, impresionó a los principales valedores <strong>de</strong> la escuela naciente» 80 .<br />

Intencionadamente ha tenido la habilidad <strong>de</strong> forjarlo y adosarlo a Picasso, convirtiendo a Jusep en<br />

un segundo <strong>de</strong>l cubismo. Suficiente para el propósito <strong>de</strong>l propio <strong>Aub</strong>: hacer <strong>de</strong> su personaje novelesco<br />

un auténtico personaje real, creíble a los ojos <strong>de</strong>l lector, como creíble y real fue Picasso. «La influencia<br />

79 Introducción a la Historia <strong>de</strong>l arte. El siglo XX , Barcelona 1985, pp. 11-12. «Las figuras parecen<br />

estar compuestas <strong>de</strong> varias facetas <strong>de</strong>l cuerpo femenino, pero captadas <strong>de</strong>s<strong>de</strong> ángulos distintos,<br />

mostrando lo que sabemos que hay y no lo que vemos a primera vista (...) Picasso concibe la i<strong>de</strong>a <strong>de</strong><br />

observarlo <strong>de</strong>s<strong>de</strong> todos los lados, y <strong>de</strong> agrupar <strong>de</strong>spués todas estas facetas simultáneamente en una<br />

vista única», p. 14.<br />

80 Opus cit. , nota 1, p. 88.<br />

49


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong> Picasso en Torres Campalans es otra cosa: su manera misma <strong>de</strong> ser» 81 . Ambos son hijos <strong>de</strong> la<br />

generación <strong>de</strong>l 98. La pasión ética, tan <strong>de</strong>terminante <strong>de</strong> la obra <strong>de</strong> estos escritores está presente en la<br />

obra <strong>de</strong> Picasso y en la <strong>de</strong> Torres Campalans. Llevan en las entrañas el sentido trágico <strong>de</strong> la vida que<br />

en el fondo no abandonan nunca. «Transplantados a París (...) el cubismo -a veces greguería- grita<br />

el ¡A<strong>de</strong>ntro! <strong>de</strong> Unamuno» 82 .<br />

<strong>Max</strong> juega con las palabras y consigue un efecto formalmente cubista para expresar un hábito<br />

higiénico <strong>de</strong> Jusep: «Su lavado <strong>de</strong> dientes llegó a ser famoso entre sus conocidos, no por repetido<br />

sino por tardo. Figúrese: ¡para que quince años <strong>de</strong>spués se acordaran esas mujeres! Untaba el cepillo<br />

con pasta, <strong>de</strong> arriba abajo, <strong>de</strong> abajo a arriba, <strong>de</strong> frente, el lado <strong>de</strong>recho, el lado izquierdo veinticinco<br />

veces en cada posición» 83 .<br />

Podríamos ver una correspon<strong>de</strong>ncia <strong>de</strong> formas cubistas en el cuadro <strong>de</strong> Picasso Las Señoritas<br />

<strong>de</strong> Avignon con la novela <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Jusep Torres Campalans : Cuadrados, cubos,<br />

rectángulos; Anales, Biografía, Notas, Encuestas y <strong>de</strong>claraciones <strong>de</strong> Jusep, Artículos periodísticos,<br />

Conversaciones, Testimonios <strong>de</strong> amigos, Conjeturas y añadidos <strong>de</strong>l narrador, Diario: Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong>,<br />

Cartas <strong>de</strong> <strong>Max</strong> a sus amigos, Cartas <strong>de</strong> personajes <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> la biografía, respectivamente. El concepto<br />

<strong>de</strong> cubismo está inmerso en Jusep Torres Campalans , tanto en sus premisas teóricas como en su<br />

tratamiento narrativo. Aparece en las distintas partes <strong>de</strong> la novela, en los diálogos <strong>de</strong> los personajes,<br />

en las situaciones que el narrador plantea, consiguiendo situarla en el prototipo <strong>de</strong> la novela cubista:<br />

«¿Por qué pintar <strong>de</strong>s<strong>de</strong> un solo punto <strong>de</strong> vista? Eso, cualquiera. Un pintor, por el hecho <strong>de</strong> serlo tiene<br />

la obligación <strong>de</strong> abarcar más (...) Un objeto quedará siempre mejor si se le retrata simultáneamente<br />

<strong>de</strong>s<strong>de</strong> varios ángulos; el i<strong>de</strong>al: que se viera <strong>de</strong>s<strong>de</strong> todos: como Dios lo hizo. Des<strong>de</strong> a<strong>de</strong>ntro (...) Una<br />

pintura global. No hay frente ni perfil: todo uno. No hay arriba ni abajo, todo uno. Un cuadro no <strong>de</strong>be<br />

distraer la atención por ninguna <strong>de</strong> sus partes, <strong>de</strong>be verse todo <strong>de</strong> una vez» 84 .<br />

Aspectos como los referidos a la existencia, a la vida como un todo adquieren relevancia: «Lo que<br />

importa es la vida. Por eso hay que dar la misma importancia a todo y a todos los aspectos <strong>de</strong> las<br />

81 Ivi , p. 83.<br />

82 Ivi , p. 81.<br />

83 Ivi , p. 94. También en el Juego <strong>de</strong> Cartas : El 8 <strong>de</strong> espadas azul muestra la higiene <strong>de</strong> otro <strong>de</strong><br />

sus personajes, Máximo Ballesteros.<br />

84 Ivi , pp. 88, 215 y 218.<br />

50


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

cosas, <strong>de</strong> los hombres. Darlos en conjunto, completos, procurando no olvidar nada. Por <strong>de</strong>lante y por<br />

<strong>de</strong>trás, por arriba y por abajo. Una pintura total» 85 .<br />

<strong>Max</strong> justifica su necesidad <strong>de</strong> creer en el hombre. Para ello, inventa un personaje con todos sus<br />

<strong>de</strong>fectos, pero humano, íntegro y coherente, una síntesis <strong>de</strong> catolicismo y anarquismo. Personaje<br />

incierto, sufre, evoluciona, piensa, dialoga. Y en las relaciones con los <strong>de</strong>más, se polariza entre lo<br />

social (la justicia) y lo individual (el hombre). Consigue un personaje mo<strong>de</strong>rno, <strong>de</strong>l siglo XX. A <strong>Max</strong>,<br />

al mismo Jusep Torres, le interesa el hombre, el no-imbécil 86 .<br />

En la relación humanismo-cubismo ve en éste el medio mejor para satisfacer y dar sentido a la<br />

existencia: «la salvación personal sin importar la <strong>de</strong> los <strong>de</strong>más, le parecía poca cosa. Poseso <strong>de</strong> amor<br />

hacia los hombres (...) Como en todo, buscaba sencillamente ir más allá; (...) El cubismo fue su senda<br />

natural, la más difícil, estrecha puerta <strong>de</strong> lo verda<strong>de</strong>ro» 87 . Es necesario el hombre para todo: «No se<br />

pue<strong>de</strong> hacer literatura con la literatura, ni música con la música. Se necesita -siempre- el hombre. Los<br />

que quieran prescindir <strong>de</strong> él, se hundirán» 88 . «Hay, urgentemente, que volver el hombre a la medida<br />

<strong>de</strong> las cosas; las cosas a la medida <strong>de</strong>l hombre» 89 .<br />

Esta estética <strong>de</strong>l cubismo, la plantea <strong>Aub</strong> como la relación y el compromiso <strong>de</strong>l pintor con su<br />

mundo. Incluso, curiosa e intencionadamente, manteniendo una dialéctica entre artistas españoles, el<br />

madrileño Juan Gris y el catalán Jusep Torres: «Gris: -La estética es el conjunto <strong>de</strong> relaciones entre<br />

el pintor y el mundo exterior. Yo: -¡Qué bruto eres! (...) si la estética es algo, es (...) el conjunto<br />

<strong>de</strong> relaciones entre el pintor y el mundo interior» 90 . La vida y el arte <strong>de</strong>ben estar directamente<br />

relacionados: «Nada <strong>de</strong>l arte por el arte, sino el arte por la vida» 91 . Lo interior, ¿qué enten<strong>de</strong>mos<br />

85 Ivi , pp. 88 y 238.<br />

86 Así lo expresa Jusep al narrador <strong>Max</strong> en las Conversaciones <strong>de</strong> San Cristóbal , Ivi , p. 303.<br />

87 Ivi , pp. 137-138.<br />

88 Ivi , p. 228.<br />

89 Ivi , p. 138. Discutían qué es el Cubismo: «Los cuadros <strong>de</strong>ben siempre tener la forma <strong>de</strong>l hombre.<br />

Si el hombre es la medida (...) Ver el hombre <strong>de</strong>s<strong>de</strong> a<strong>de</strong>ntro, cuadriculado», p. 265.<br />

90 Ivi , p. 231.<br />

91 Ivi , p. 220.<br />

51


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

por ello? La verdad, el alma <strong>de</strong> las cosas: «Llegar al origen <strong>de</strong> lo original, a las cosas por <strong>de</strong>ntro 92<br />

. Buscar el meollo <strong>de</strong> las cosas -no el aspecto visible, no la apariencia; dar con el sentido moral <strong>de</strong><br />

lo que se representa» 93 .<br />

También plantea problemas existenciales <strong>de</strong>l hombre: sus límites, el misterio, la incertidumbre y<br />

los aspectos inescrutables <strong>de</strong> la vida: «¿Para qué discutir si no acu<strong>de</strong>n las palabras que necesito para<br />

<strong>de</strong>cir lo que siento? Esa misma rabia impotente que me sobrecoge y aniquila frente al lienzo tantas<br />

mañanas, tantas noches 94 . ¿Quién penetra mis intenciones? Ni yo mismo» 95 .<br />

<strong>Max</strong> reflexiona sobre la dificultad <strong>de</strong> escribir una biografía, lo difícil que es para el hombre<br />

alcanzar la verdad total, dadas sus limitaciones. De ahí, que quiera verlo todo en su conjunto, y<br />

como los pintores cubistas, facetar los aspectos <strong>de</strong> la existencia, vistos por uno y por varios, todos<br />

simultáneamente, y plasmarlos en una forma literaria, su novela Jusep Torres : «Pero ¿se pue<strong>de</strong><br />

medir un semejante con la sola razón? ¿Qué sabemos con precisión <strong>de</strong> otro, a menos <strong>de</strong> convertirle<br />

en personaje propio? (...) ¿Cuándo es lo justo?, ¿ayer o ahora? ¿Quién pue<strong>de</strong> dar entera noticia <strong>de</strong><br />

algo, sí humano? (...) Lo que importa es <strong>de</strong>scribirlo (el cadáver) vívidamente (...) Escribí mi relación<br />

valiéndome <strong>de</strong> otros, <strong>de</strong>jándome aparte, procurando, en la medida <strong>de</strong> lo posible, ceñir la verdad; gran<br />

ilusión» 96 .<br />

92 En otra ocasión Jusep discutía con Delaunay, Fuchs y Juan Gris: «Decir las cosas tal como son,<br />

<strong>de</strong>s<strong>de</strong> a<strong>de</strong>ntro. Destriparlas, que la poesía sea una p, una o, una e, una s, una i, una a... Todo cuadro<br />

autorretrato», pp. 244 -246. «Dejarse llevar, pintar con lo <strong>de</strong> a<strong>de</strong>ntro, a ojos cerrados», p. 203.<br />

93 Ivi , p. 205. Esta cita lleva la nota n.º 4 <strong>de</strong>l Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> : «Frase clave en la que se manifiesta<br />

el fondo -y la apariencia- tan española, <strong>de</strong>l cubismo. Ese sentir moral -ético- que surge en todo lo<br />

español (nota <strong>de</strong> Jean Cassou)», p. 267. «Pintar todo el alre<strong>de</strong>dor para que adivinen el cogollo. Pero<br />

¿cómo?», p. 211. «Los fauves están bien, pero se van por las ramas. ¡Las raíces, señor, las raíces! Se<br />

dice: el alma <strong>de</strong> las cosas. ¡Ahí es nada! Todo», p. 206.<br />

94 Ivi , p. 227. «No po<strong>de</strong>mos ir más allá <strong>de</strong> nosotros mismos. Tenemos límites. Los sentimos como<br />

<strong>de</strong>ben sentir los muertos las tablas <strong>de</strong> su ataúd», p. 235.<br />

95 Ivi , p. 249.<br />

96 Ivi , pp. 14-15.<br />

52


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Toda esta ética que <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> plantea en su obra se pue<strong>de</strong> consi<strong>de</strong>rar una ética cubista, siendo<br />

el cubismo para él, otro mundo, otra manera <strong>de</strong> enfocarlo: «una nueva manera <strong>de</strong> sentir, una nueva<br />

manera <strong>de</strong> pensar (...) El cubismo fue un intento <strong>de</strong> salirse <strong>de</strong>l mundo» 97 .<br />

Y formalmente, quizá, sin darse cuenta crea una novela cubista: «Es <strong>de</strong>cir, <strong>de</strong>scomposición,<br />

apariencia <strong>de</strong>l biografiado <strong>de</strong>s<strong>de</strong> distintos puntos <strong>de</strong> vista; tal vez, sin buscarlo, a la manera <strong>de</strong> un<br />

cuadro cubista» 98 .<br />

Génesis, organización y montaje <strong>de</strong> Jusep Torres Campalans :<br />

A) En 1955, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> es invitado en Chiapas a dar una conferencia sobre <strong>Cervantes</strong>.<br />

B) En 1956, <strong>Max</strong> viaja a Europa. En París, cuenta a su amigo Jean Cassou el encuentro con JTC<br />

en Chiapas. Aquél le anima en la investigación proporcionándole datos y contactos.<br />

C) A finales <strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1956, regresa <strong>de</strong> Europa y <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> saber qué ha sido <strong>de</strong> JTC 99 .<br />

D) En 1958, publicación <strong>de</strong>l libro y exposición <strong>de</strong> los cuadros en México.<br />

97 Ivi , pp. 83 y 78, respectivamente.<br />

98 Ivi , p. 15. Primera alusión cubista en la novela, en el apartado <strong>de</strong>l Prólogo indispensable .<br />

99 Ivi , p. 303. «Supe <strong>de</strong> su muerte. Nadie ha podido precisarme la fecha, ni siquiera el lugar. No<br />

he tenido ocasión <strong>de</strong> volver a Chiapas».<br />

53


Algunos aspectos cubistas en la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

54


Tratamiento cubista <strong>de</strong>l espacio<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El tratamiento cubista <strong>de</strong> <strong>Max</strong> en su obra se extien<strong>de</strong> al espacio, al tiempo, a los personajes, a las<br />

i<strong>de</strong>as políticas, artísticas, etc...<br />

Paisaje y personaje conforman una unidad, un todo. Una misma alma según las teorías <strong>de</strong>l<br />

unanimismo, tan evi<strong>de</strong>nte en su obra, pero con un tratamiento cubista.<br />

«Se traiciona una causa, a una mujer -o un hombre-, ¿se pue<strong>de</strong> traicionar a una ciudad? Porque lo<br />

que han engañado -dorando las palabras como el atar<strong>de</strong>cer las piedras <strong>de</strong> allá enfrente- urdiendo una<br />

sucia trama, sembrando cizaña, no es a éste o al otro, a un partido, a mí, a ti, a quien sea -ni a España<br />

siquiera, ya partida- sino a Madrid, a una ciudad <strong>de</strong> carne y hueso, a hombres <strong>de</strong> piedra y cemento» 100 .<br />

Centrándonos en la novela JTC, tres son los lugares don<strong>de</strong> ubica al protagonista: Gerona (España),<br />

París (Francia) y Chiapas (México). Tres son las etapas <strong>de</strong> su vida, siendo rasgos comunes las huidas<br />

<strong>de</strong>l protagonista. Etapa 1.ª: entre 1886 y 1905, con el siguiente itinerario: 1886 Mollerusa, Vich y<br />

Gerona, 1898, Barcelona y Gerona. Se caracteriza por la búsqueda <strong>de</strong> un Nosotros <strong>de</strong>s<strong>de</strong> un Yo. La<br />

primera huida, en 1898, no es pura casualidad, fecha que coinci<strong>de</strong> con un acontecimiento <strong>de</strong> gran<br />

trascen<strong>de</strong>ncia social: el <strong>de</strong>sastre <strong>de</strong>l 98 que tanto impactó a los escritores y que influyó en Picasso<br />

y en el propio Jusep. Huye <strong>de</strong> la represión <strong>de</strong>l seminario <strong>de</strong> Vich. La segunda huida, <strong>de</strong> Gerona a<br />

Barcelona en busca <strong>de</strong> una mujer mayor que él. Empieza entonces a pintar.<br />

Etapa 2.ª: París 1906-1914. En 1906 huye a París empujado por los acontecimientos políticos <strong>de</strong><br />

Cataluña y por problemas personales en su relación con la mujer. Es la época <strong>de</strong> las Pinturas Fauves,<br />

<strong>de</strong>l primer cubismo y <strong>de</strong> su evolución hacia el arte abstracto: Las tramas. Es un proceso que va <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

un Yo+Nosotros al Nihilismo.<br />

Etapa 3.ª: Chiapas 1914-1956. En 1914 estalla la primera guerra mundial y huye a Chiapas. Ha<br />

perdido la fe en los hombres, pero no en el hombre. Dejará <strong>de</strong> pintar y su vida contemplativa se centra<br />

a sólo mirar y esperar. Es una vuelta al Yo.<br />

Estas huidas <strong>de</strong> Jusep y los espacios a los que llega se pue<strong>de</strong>n relacionar con los momentos <strong>de</strong>cisivos<br />

y cruciales <strong>de</strong> su vida, la relación con los otros, con la mujer; con el componente artístico reflejado en<br />

su obra y consigo mismo. JTC es la vida, la propia <strong>de</strong>l ser humano, cuyo proceso existencial va <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

100 Opus cit. nota 8, p. 307.<br />

55


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

un Yo a un Nosotros, y viceversa. De lo individual a lo colectivo, y <strong>de</strong> éste a lo individual, siempre con<br />

un aprendizaje existencial: «Generalmente cuando un hombre -digo un hombre- se va, huye; rompe<br />

con los <strong>de</strong>más. Yo lo hice, hace tiempo, al escaparme <strong>de</strong> Gerona... Ahora es distinto. Ahora rompo<br />

conmigo mismo. Cuando llegué aquí fue lo contrario: para seguir siendo tal como era» 101 .<br />

El personaje busca en los espacios la posibilidad <strong>de</strong> su felicidad terrena, el paraíso. Cuando no<br />

lo encuentra, porque pier<strong>de</strong> la fe en los hombres, huye en busca <strong>de</strong> otro espacio, don<strong>de</strong> esa i<strong>de</strong>a <strong>de</strong><br />

felicidad sea posible. De ahí que <strong>de</strong>semboque en Chiapas. Veamos el tratamiento cubista <strong>de</strong> uno <strong>de</strong><br />

estos espacios: París. La visión globalizada que el narrador quiere conseguir para que el lector así<br />

la capte, viene previamente <strong>de</strong>smenuzada y presentada <strong>de</strong>s<strong>de</strong> varios puntos <strong>de</strong> vista, con enfoques y<br />

sentimientos reflejados en ella <strong>de</strong> los distintos focalizadores:<br />

-Visión <strong>de</strong> Jordi Avellac, viejo cronista y periodista <strong>de</strong> L'Opinion y <strong>de</strong> La Vanguardia .<br />

«Una manera <strong>de</strong> vivir. Una manera <strong>de</strong> enten<strong>de</strong>r la vida (...) otro mundo. El otro mundo»<br />

102 .<br />

-Visión <strong>de</strong> Picasso: «¿París? para un rato no está mal» 103 .<br />

-Visión <strong>de</strong> Enrique Beltrán Casamitjana, amigo <strong>de</strong> Jusep Torres: «Esa primera imagen <strong>de</strong><br />

París, tan distinta <strong>de</strong> la <strong>de</strong>l viejo Avellac, que recordaba con todos sus <strong>de</strong>talles, no se le<br />

fue nunca <strong>de</strong> la mente» 104 .<br />

-Visión <strong>de</strong>l narrador <strong>Aub</strong>: «La vida <strong>de</strong> Jusep Torres Campalans, en París, podría<br />

subdividirse (...) según sus alojamientos» 105 .<br />

-Visión <strong>de</strong>l joven Jusep Torres: «Por ahora París es una enorme tortuga bastante triste,<br />

que no se acaba nunca» 106 .<br />

-Visión <strong>de</strong>l anciano Jusep Torres; «En París la mugre tiene calidad (...) París es una ciudad<br />

vieja, no antigua, una ciudad <strong>de</strong> una vez» 107 .<br />

101 Opus cit. nota 1, pp. 175-176. Dialéctica <strong>de</strong> Jusep Torres con Alfonso Reyes, muy parecida a<br />

la <strong>de</strong> aquél con el narrador en Las conversaciones <strong>de</strong> San Cristóbal .<br />

56


Tratamiento cubista <strong>de</strong>l tiempo<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El influjo <strong>de</strong> las teorías <strong>de</strong> vanguardia sobre la concepción y tratamiento <strong>de</strong>l tiempo como<br />

continuidad, duración y globalidad 108 , lo po<strong>de</strong>mos observar en el mismo Prólogo indispensable<br />

: así en 1955 el narrador dice que invitan a <strong>Max</strong> a dar una conferencia sobre <strong>Cervantes</strong> en Tuxtla<br />

Guitiérrez, capital <strong>de</strong>l estado <strong>de</strong> Chiapas. A continuación cita la fecha <strong>de</strong> 1956 para indicar que viajó<br />

el año pasado -refiriéndose a 1955-, a París a contarle a su amigo Jean Cassou su encuentro con un<br />

personaje muy singular, Jusep Torres. Con ello nos situamos en 1957, fecha que enlazará con el final<br />

<strong>de</strong> la novela cuando <strong>Max</strong> al regresar <strong>de</strong> París en diciembre <strong>de</strong>l 56, <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> reencontrarse con Jusep.<br />

Enterado <strong>de</strong> su muerte, <strong>de</strong>siste <strong>de</strong> viajar a Chiapas.<br />

Ejemplos <strong>de</strong> este tratamiento temporal en la parte <strong>de</strong> la Biografía : I) El Capítulo 2 se correspon<strong>de</strong><br />

con los años 1903-1904. Jusep, un adolescente <strong>de</strong> 17 o 18 años, huye a Barcelona don<strong>de</strong> conoce a<br />

Picasso. Éste le abre los ojos en lo sexual, asistiendo a mancebías y prostíbulos <strong>de</strong> la calle Aviñó.<br />

El narrador en un salto cronológico, anticipa la acción que ocurrirá en París posteriormente: «Años<br />

<strong>de</strong>spués, en 1906, cuando encontró <strong>de</strong> nuevo a Pablo Ruiz, en París, rememoraron en su bistro<br />

aquellas andanzas que les parecían viejas; <strong>de</strong> ahí nació uno <strong>de</strong> los cuadros más famosos <strong>de</strong> la pintura<br />

contemporánea: Les <strong>de</strong>moiselles d'Avignon » 109 . En el siguiente capítulo, vuelve el narrador a situar<br />

la acción en Barcelona el mismo año que estaba en el capítulo 2, antes <strong>de</strong> recordar el encuentro <strong>de</strong><br />

París. Se realiza, por tanto, un salto temporal retrospectivo: «Pablo llevó a su amigo -reciente, pero<br />

firme; eso se nota en la sangre- a su estudio en la Ribera <strong>de</strong> San Juan» 110 .<br />

108 GUTIÉRREZ BURÓN, JESÚS, Las claves <strong>de</strong>l arte cubista , Barcelona, 1990: «El cubismo<br />

(...) se inscribe en un momento marcado por las teorías empiricocriticistas y fenomenológicas, con<br />

Bergson y su teoría sobre la duración y la simultaneidad, Husserl y la intuición eidética, Boutroux<br />

y la interpretación subjetiva <strong>de</strong> las leyes <strong>de</strong> la naturaleza y, muy especialmente, Einstein y sus<br />

aportaciones al movimiento browniano, a la hipótesis cuántica <strong>de</strong> Plank y la teoría <strong>de</strong> la relatividad<br />

que revolucionarán la física contemporánea. Un momento, pues, en el que las nuevas nociones sobre<br />

la relación espacio-tiempo propician el protagonismo <strong>de</strong> la relatividad <strong>de</strong>l conocimiento, lo que da<br />

lugar a una visión plural y sin un punto <strong>de</strong> vista único, lo que justifica científicamente la revolución<br />

cubista», p. 6.<br />

109 Opus cit. nota 1, p. 99.<br />

110 Ibí<strong>de</strong>m.<br />

57


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

II) La estructura temporal forma un todo con el espacio, el personaje, los acontecimientos. Jusep<br />

y Ana María formalizan relaciones y: «... buscaron alojamiento... Encontraron un zaquizamí oscuro,<br />

en el Boulevard <strong>de</strong> Clichy (...) Allí, en el 168, mal vivieron tres meses». Ahora realiza el narrador el<br />

salto temporal-espacial: «La vida <strong>de</strong> un hombre pue<strong>de</strong> escribirse, <strong>de</strong>biera escribirse, dividirse, según<br />

no sólo los lugares sino las casas don<strong>de</strong> vivió» 111 . Después <strong>de</strong> nombrar sucesivamente las calles<br />

en las que vivieron, el narrador sintetiza una a una la actividad que realizó Jusep e incluso el año<br />

que residieron en esas calles: «En la rue Rambuteau conoció París metódicamente (...) <strong>de</strong>scubrió a<br />

Gauguin y a los fauves. Durante los días <strong>de</strong> boulevard Clichy reanudó su <strong>de</strong>voción por Picasso. En<br />

la rue Caulaincourt -<strong>de</strong> fines <strong>de</strong> 1907 hasta julio <strong>de</strong> 1909- corrió la gran aventura <strong>de</strong>l cubismo y se<br />

relacionó con algunos anarquistas. En la plaza Dancourt, don<strong>de</strong> se alojó hasta agosto <strong>de</strong> 1914, hizo<br />

amistad con Mondrian, tramó las tramas y se produjo la ruptura final» 112 . Luego vuelve al punto <strong>de</strong><br />

partida, allí don<strong>de</strong> el protagonista y su mujer buscaban otro lugar más económico para po<strong>de</strong>r vivir.<br />

III) En 1912 se cambiaron a la plaza Dancourt. Conocen por entonces a Guillermo Wolf y a su<br />

mujer Germaine. El narrador introduce datos <strong>de</strong> esa amistad, anticipando la acción: «A más le llevó el<br />

amor, en 1914, con la guerra (...) se negó a volver a su patria (...) Lo encarcelaron (...) El 15 <strong>de</strong> agosto<br />

le dieron por <strong>de</strong>saparecido. Debió morir en los lin<strong>de</strong>s <strong>de</strong> Alsacia (...) Todavía lo alcanzó Jusep, en<br />

Bur<strong>de</strong>os, la víspera <strong>de</strong> embarcar para México. Pensó varios días en el buen alemán (...) El amor es una<br />

cosa rara, pensaba mientras tendía elementales re<strong>de</strong>s para convencer a una norteamericana, no muy<br />

joven, <strong>de</strong> que le prestara sus relativos encantos durante la travesía. Fue fácil y aburrido» 113 . Después<br />

<strong>de</strong> anticipar estos sucesos <strong>de</strong> 1914, referidos a Guillermo y a Jusep, el narrador retroce<strong>de</strong> situando<br />

la acción al año 1913 y dice que por los Wolf, Jusep y Ana M.ª conocieron a Rilke, el poeta. Sigue<br />

retrocediendo la acción a los años don<strong>de</strong> Jusep se hacía cada vez más retraído: «1910-1912 (...) iba<br />

perdiendo confianza en los hombres a medida <strong>de</strong> que se daba cuenta <strong>de</strong> que la inteligencia no servía<br />

para asistir cordialmente a los <strong>de</strong>más» 114 .<br />

IV) El 3 <strong>de</strong> agosto <strong>de</strong> 1914, se produce un encuentro dialéctico entre Jusep y Alfonso Reyes.<br />

El narrador anticipa temporalmente la acción porque incluye fragmentos <strong>de</strong> una carta <strong>de</strong> 1957, que<br />

111 Ivi , p. 130.<br />

112 Ivi , p. 131.<br />

113 Ivi , p. 167.<br />

114 Ivi , p. 170.<br />

58


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Alfonso Reyes le envió al autor <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. En ella, hace referencia a Jusep. Luego vuelve la acción<br />

a 1914: otra carta, <strong>de</strong>l mismo Alfonso Reyes dirigida a Julio Torri y fechada el 2 <strong>de</strong> septiembre <strong>de</strong><br />

1914 en Bur<strong>de</strong>os. Recomienda que Jusep sea bien acogido en Chiapas. Carta que no llegaría a utilizar<br />

el interesado. Después el narrador vuelve en otro salto cronológico a 1957, para indicarnos que en<br />

esa fecha <strong>Max</strong> realiza un viaje a París.<br />

59


Tratamiento cubista <strong>de</strong> los personajes<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El retrato es una constante en la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong>, <strong>de</strong>mostrando ser un maestro por su originalidad<br />

y dominio. Si insiste tanto en él, <strong>de</strong>bemos convenir en su necesidad y obsesión por alcanzar el<br />

conocimiento pleno <strong>de</strong>l ser humano, por vencer los límites que tiene el hombre. Para ello, utiliza<br />

como técnica y procedimiento el cubismo. Consi<strong>de</strong>ra que es la forma más eficaz para aproximarse con<br />

mayor autenticidad al personaje, aunque a veces se queda en lo exterior, dada la dificultad que tiene el<br />

hombre por conocer y conocerse a sí mismo. Varios suelen ser los enfocadores que vislumbran facetas<br />

y aspectos <strong>de</strong> los personajes. Con ello se enriquece el conocimiento final <strong>de</strong>l retratado acercándonos<br />

más y mejor a la verdad y po<strong>de</strong>r conseguir esa visión global y completa, si pue<strong>de</strong> ser, <strong>de</strong>l hombre. <strong>Max</strong><br />

no pone límites <strong>de</strong> cuántos y quiénes son objeto <strong>de</strong> este tratamiento. Individuales y colectivos. Reales<br />

y ficticios: «Es imposible apresar el punto <strong>de</strong> unión entre lo real y lo fantástico» 115 . Los retratos<br />

aubianos, aunque tratados con ironía y humor, están llenos <strong>de</strong> cierta piedad y humanismo. El dolor<br />

y la frustración existenciales quedan así mitigados con esas pinceladas que nos hacen sonreír y más<br />

lleva<strong>de</strong>ra y tolerante la vida: «no salía <strong>de</strong> casa atendiéndola a la fuerza <strong>de</strong> langui<strong>de</strong>z y continuas quejas<br />

contra la vida y la salud <strong>de</strong> los <strong>de</strong>más (...) Paría cada mes <strong>de</strong> mayo, para simplificar la celebración <strong>de</strong><br />

los aniversarios. Pepita y su séptimo hermano, Joaquín, habían nacido el 22; <strong>Miguel</strong>, el primogénito,<br />

el 21; Juan, el 17; María, el 14; Nuria, el 8; Enrique, el 5; Manuel, el 3; Teresa, el 2, y, por excepción<br />

José María, el 18 <strong>de</strong> septiembre, porque el año anterior la buena señora pa<strong>de</strong>ció aborto a consecuencia<br />

<strong>de</strong> sonada inundación» 116 . A veces, las alusiones sexuales mitigan el dolor, al darle un tratamiento<br />

irónico a la relación hombre mujer: «Un atar<strong>de</strong>cer <strong>de</strong> mayo -en que Ana María había ido a cobrar a las<br />

Galerías Magenta- la recién llegada se llevó a su cuñado al catre don<strong>de</strong> dormía y le forzó a aceptarla<br />

como era: entendida. Hubo sus más o sus menos pero logró convencer a su hermana -enajenada<br />

pensando en que podía per<strong>de</strong>r <strong>de</strong>l todo a Jusep- <strong>de</strong> que no tenía <strong>de</strong>recho a monopolizar tan buen<br />

hombre, más teniendo en cuenta que ella participaba en la manutención <strong>de</strong> todos. A Jusep tanto la daba<br />

una que dos» 117 . Son los retratos muy variados, van <strong>de</strong>s<strong>de</strong> la presentación <strong>de</strong> un único personaje,<br />

a un retablo y mosaico, pasando por dípticos y trípticos: «Guillermo Wolf. Él, grabador, trabajaba<br />

con Daragnés; Germaine hacía cerámica; francesa, socialista, admiradora <strong>de</strong> Jaurés a machamartillo.<br />

Bávaro él, bajo, camino <strong>de</strong> la oron<strong>de</strong>z, por su apetito siempre abierto; ella fina y cara aguda, siempre<br />

115 Ivi , p. 219.<br />

116 En esta ocasión ridiculiza a la madre <strong>de</strong> Pepita, la señora Monserrat Gómez. Ivi , p. 110.<br />

117 Ivi , p. 172. La convivencia <strong>de</strong> Juana Goldstein, la medio hermana <strong>de</strong> Ana María.<br />

60


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong> filo; algo más alta, lo recalcaba con tacones <strong>de</strong> buen ver. Guillermo sólo veía por los ojos <strong>de</strong><br />

Germaine» 118 . Un tríptico, el <strong>de</strong> Eva y Ana M.ª, y Josette: «eran buenas mozas. Eva, tranquila, joven<br />

y guapa; Ana María, más bien fea, inteligente, pa<strong>de</strong>cía por su edad. Josette era muy mona» 119 .<br />

En el retrato <strong>de</strong> Jusep Torres se ve con mayor facilidad la técnica cubista empleada por <strong>Aub</strong>. La<br />

visión que tenemos <strong>de</strong>l personaje, la conocemos a través <strong>de</strong> las distintas partes <strong>de</strong> la novela. Así en<br />

el Prólogo Indispensable , aparecen los primeros rasgos que proporcionan el Narrador, el librero <strong>de</strong><br />

Chiapas, el erudito <strong>de</strong>l lugar y Luis Cuvalier en la Nota 1. En la Biografía : Cap. 1: <strong>Aub</strong> en 1956<br />

recoge datos <strong>de</strong> la juventud <strong>de</strong> Jusep 120 . Cap. 4: Datos <strong>de</strong> 1941, sacados por <strong>Max</strong> <strong>de</strong>l libro <strong>de</strong> Enrique<br />

Beltrán, amigo <strong>de</strong> Jusep 121 . Cap. 8: El Narrador directamente 122 . Cap. 12: Berthe Ratibor 123 . Cap.<br />

13: El personaje Alfonso Reyes 124 . Los lugareños <strong>de</strong> Chiapas, y el propio <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> 125 .<br />

La relación hombre-mujer rara vez es un éxito, cuando no, un fracaso. Po<strong>de</strong>mos <strong>de</strong>scubrir la<br />

concepción que <strong>Aub</strong> tiene <strong>de</strong> ambos en su obra, aplicando esta técnica cubista. Las referencias y las<br />

inclusiones <strong>de</strong> la mujer son constantes y amplias, incluso no pue<strong>de</strong> escaparse <strong>de</strong> ellas: «¿Qué me<br />

han importado las mujeres sino para acostarme con ellas? Son animales horizontales. Recostado a su<br />

lado cobran su única razón <strong>de</strong> ser. No hay nada más muelle, mollar, suave, dulce, agradable, tierno,<br />

maleable, enternecedor, leve, cimbreño, amoroso. Antes, durante, <strong>de</strong>spués, pero siempre en la cama.<br />

Soy transigente: cama, catre, yerba, suelo -Elvira, ¿Elvira?, la Casa <strong>de</strong> Campo-...» 126 .<br />

«Las mujeres son aquí como las había soñado: agra<strong>de</strong>cidas en cualquier momento. Siempre<br />

dispuestas a lo que se quiera: obedientes. No esclavas: es su gusto, serviciales y calladas. Físicamente,<br />

118 Ivi , p. 167. Ejemplo <strong>de</strong> retrato díptico.<br />

119 Ivi , p. 165.<br />

120 Ello es posible por lo que sabe Enrique Cabot, amigo <strong>de</strong> Jusep, y por las noticias que le dan<br />

las dueñas <strong>de</strong> una pensión, pp. 94-95.<br />

121 Ivi , Referencia nota 72.<br />

122 Retratos <strong>de</strong> Jusep y Ana M.ª Ivi , p. 128.<br />

123 Ivi , p. 161. Nota 15.<br />

124 Fragmentos <strong>de</strong> la carta <strong>de</strong> éste a <strong>Max</strong> en 1957. Ivi , p. 184.<br />

125 En Las conversaciones <strong>de</strong> San Cristóbal .<br />

126 Opus cit. nota 8, p. 209.<br />

61


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

para los europeos, tienen el <strong>de</strong>fecto <strong>de</strong> no ser <strong>de</strong>l mismo número: <strong>de</strong> la cintura para arriba uno, <strong>de</strong> ahí<br />

para abajo menores. Se acostumbra uno fácilmente. Y una piel como no la hay. Con la gran diferencia<br />

<strong>de</strong> que aquí están <strong>de</strong>seando tener hijos, no para echárnoslos encima, sino para tenerlos ellas, porque<br />

es lo natural. En Europa, al contrario, lo que temen es quedar preñadas» 127 .<br />

-«Las mujeres, a diferencia <strong>de</strong> los hombres, creen que Dios les ha dado su sexo para conservarlo<br />

como oro en paño. Por eso son conservadoras y los hombres liberales <strong>de</strong> sí. (...) Las mujeres no saben,<br />

adivinan. De ahí su superioridad y su inferioridad. Huelen, se mueven según el olfato, por su nariz.<br />

No hay manera <strong>de</strong> librarse <strong>de</strong> ellas, humilladas <strong>de</strong>s<strong>de</strong> siempre por la menstruación, que les recuerda<br />

periódicamente su esclavitud. Tienen poco que ver con los hombres. Las sufragistas dan risa; aunque<br />

se salgan con la suya, aunque man<strong>de</strong>n, no podrán con lo que oscuramente anhelan: acabar con los<br />

hombres. Po<strong>de</strong>mos dormir tranquilos. Aunque tal vez, un día terribles hormigas» 128 .<br />

-Ana M.ª establece un concepto diferenciado <strong>de</strong>l hombre y mujer: «Las mujeres nos ocupamos<br />

mucho más <strong>de</strong> los hombres que los hombres <strong>de</strong> las mujeres. Lo sois todo para nosotras. Des<strong>de</strong><br />

pequeñas nos atraéis infinitamente más que nosotras a vosotros. No os dais cuenta. No os podéis dar<br />

cuenta.<br />

... No sabéis lo que es un hombre para una mujer.<br />

-No quieres a nadie<br />

-Lo dices tú...<br />

-Ni a ti siquiera. Sólo a los <strong>de</strong>más, pero así, en general.<br />

(¡Qué inteligente es esta mujer! -pensaba el hombre-. Adivina -O sabe, que es peor. Me hiere al<br />

<strong>de</strong>cir la verdad...).<br />

-Que es como no querer a nadie» 129 .<br />

127 Opus cit. nota 1, pp. 278-279<br />

128 Ivi , p. 247.<br />

129 Ivi , p. 136. Carta <strong>de</strong> Gerarda a Lea en el Juego <strong>de</strong> cartas , 4 azul <strong>de</strong> bastos: «Los hombres son un<br />

puzzle. Un juego difícil <strong>de</strong> componer -y más <strong>de</strong> recomponer- porque siempre nos los entregan hechos<br />

polvo (...) De ahí nuestro famoso papel <strong>de</strong> madre».<br />

62


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El hombre no se salva <strong>de</strong> este análisis <strong>de</strong> su fracaso existencial: «¿Pue<strong>de</strong> más ser francés, alemán<br />

o español que ser hombre?... Vergüenza, ser hombre. Tanto luchar, ¿para eso?... Me siento hundido<br />

en la más negra vergüenza. ¡Llegar a 1914 para ver esto! ¡A la mierda! ¡A la mierda! El hombre solo,<br />

sólo el hombre pue<strong>de</strong> hacer algo que valga la pena. No digo que no ayudado por uno o por otro -<br />

por uno o por otro hombre- pero nada más. Por uno o por otro hombre <strong>de</strong> su misma catadura -por un<br />

amigo-, por uno que se le parezca mucho. Y aún así. Pero nada más. La solidaridad es un engaño. El<br />

empuje que da el sentirse engarzado en la masa es una ilusión imbécil, una borrachera. Sólo vale lo<br />

que hace un hombre solo. El trabajo en grupo, bueno. Pero sólo lo que hace un hombre solo, vale.<br />

Sólo Dios es gran<strong>de</strong>, porque es uno, porque está solo» 130 .<br />

En 1910-1912 se inicia el <strong>de</strong>sánimo <strong>de</strong> Jusep. En esta época <strong>de</strong> tristeza y pesimismo, <strong>de</strong>ja <strong>de</strong> creer<br />

en los hombres. Ello le lleva a la pintura más abstracta, a las tramas, reflejo pictórico <strong>de</strong>l Laberinto<br />

<strong>de</strong>l hombre: «(...) iba perdiendo confianza en los hombres a medida <strong>de</strong> que se daba cuenta <strong>de</strong> que<br />

la inteligencia no servía para asistir cordialmente a los <strong>de</strong>más (...) Voy llegando a la convicción -<br />

escribió, en 1913- <strong>de</strong> que la trama y la urdimbre <strong>de</strong> los hombres varía poco <strong>de</strong> forma, sí, a lo sumo,<br />

<strong>de</strong> colores y <strong>de</strong> que po<strong>de</strong>mos hacer poca cosa. Tal vez hay un hilo, un cabo, <strong>de</strong>l que po<strong>de</strong>mos tirar<br />

para <strong>de</strong>shacerlas. Muy pocos dan con él. Yo, no, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> luego; por eso las pinto. (...) Reduce su afán<br />

<strong>de</strong> hacer cuadros a la medida <strong>de</strong>l hombre (...) ¿Qué le llevó a ello? Hablo por conjeturas. Sin duda<br />

sufrió un gran <strong>de</strong>sencanto» 131 .<br />

La dificultad, este laberinto por llegar a lo profundo <strong>de</strong>l hombre, ya venía recogida en los campos<br />

<strong>de</strong>l Laberinto Mágico: «Mira, hijo, hace mucho que perdí todas las ilusiones <strong>de</strong> la edad madura, es<br />

<strong>de</strong>cir las <strong>de</strong> los veinte años. Ya no creo ni en la libertad ni en la fraternidad ni en la igualdad. He<br />

visto <strong>de</strong>masiadas cosas que me hacen <strong>de</strong>sesperar <strong>de</strong> la naturaleza humana. Todo lo que nos mueve<br />

son intereses pequeños. El hombre es maléfico, hipócrita, incapaz» 132 .<br />

«Los <strong>de</strong>fectos ajenos -los que atañen-, se me hinchan (...) He ido perdiendo aquella virtud que<br />

me hacía querer a los <strong>de</strong>más, por el hecho <strong>de</strong> que eran otros. Me conformo con lo menos; cuanto<br />

menos mejor (...) Y, sin embargo, ¡cuánto amor! Nacemos callejón sin salida (...) No po<strong>de</strong>mos salir<br />

130 Opus cit. nota 1, p. 257. Jusep le dice a Apollinaire que la falta <strong>de</strong> solidaridad hace que la guerra<br />

sea «una batalla <strong>de</strong> intereses; que lo verda<strong>de</strong>ramente humano es oponerse a ella», p. 255.<br />

131 Ivi , pp. 170-171.<br />

132 Opus cit. nota 8, p. 151.<br />

63


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong> nosotros, por mucho que nos esforcemos; punzamos, empujamos por todas partes (...) Estamos en<br />

el vacío, encerrados en el vacío» 133 .<br />

El dolor <strong>de</strong> Jusep era tal que <strong>de</strong>ci<strong>de</strong> romper con los hombres: «hay que arreglar el mundo a tiros.<br />

Lo curioso: que en vez <strong>de</strong> pegarlos a sus amigos <strong>de</strong> clase se los intercambian con sus ex compañeros<br />

<strong>de</strong>l alma. (...) ¿Para qué hacerse cómplice <strong>de</strong> las imbecilida<strong>de</strong>s <strong>de</strong> los hombres? (...) El hecho, los<br />

hechos son los siguientes: los obreros franceses van a matar obreros alemanes, obreros alemanes van<br />

a matar obreros rusos, obreros rusos van a matar obreros austriacos, obreros austriacos están matando<br />

obreros serbios» 134 .<br />

El resquebrajamiento <strong>de</strong> Jusep es total. La guerra <strong>de</strong>l 14 cambió su proyecto humano en el que<br />

tanto creyó: «Nada vale la pena (...) soy anarquista. Me molesta que man<strong>de</strong>n -que me man<strong>de</strong>n-, y<br />

entiendo que si uno es hombre, sólo pue<strong>de</strong> <strong>de</strong>mostrarlo haciendo lo que uno cree que <strong>de</strong>be hacer. No<br />

mandar para que no me man<strong>de</strong>n (...) Nosotros mismos armamos todo el teatro (...) Si ha sucedido hoy,<br />

suce<strong>de</strong>rá mañana. Tal vez el hombre no está mal hecho. Los hombres, sí. Si no lo han logrado ahora,<br />

no llegarán nunca a enten<strong>de</strong>rse. ¿Sabe usted por qué? Por los idiotas. Lo que suce<strong>de</strong> es eso: suman<br />

una cantidad incontable, inacabable. Y a medida que pase el tiempo habrá mas» 135 .<br />

133 Opus cit. nota 1, p. 254, Cua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> . «A medida que me he convencido que los hombres<br />

son, en su inmensa mayoría, tontos, bobos, imbéciles, idiotas para <strong>de</strong>cirlo en una palabra: egoístas,<br />

le doy más crédito a la inteligencia. Me duele, pero ¿qué remedio me queda?», p. 245. Dialéctica<br />

entre Alfonso Reyes y Jusep Torres: «Salvarme en la tierra presuponía hacerlo entre los hombres que,<br />

no me cabía duda, serían cada día mejores. Cuando me di cuenta <strong>de</strong> mi equivocación, renuncié. Es<br />

posible que especulara sobre un espacio <strong>de</strong> tiempo <strong>de</strong>masiado corto. El mirar las estrellas me ha hecho<br />

dudar, a veces, <strong>de</strong> lo bien fundado <strong>de</strong> mi resolución», p. 289.<br />

134 Ivi , p. 176.<br />

135 Ivi , pp. 183, 184. Sigue la dialéctica con Alfonso Reyes.<br />

64


Cubismo en el planteamiento narrativo<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Distintos son los planos y puntos <strong>de</strong> vista que utiliza <strong>Aub</strong> para conocer más y mejor al protagonista:<br />

-Autor-Narrador-<strong>Aub</strong> 136 . Aunque aparentemente no es el más importante, en el fondo no<br />

sólo hace <strong>de</strong> hilo conductor sino que es la base <strong>de</strong>l libro. Su función es complementaria y<br />

<strong>de</strong> fusión. Indaga, realiza conjeturas, engarza, recompone el mosaico y retablo <strong>de</strong> Jusep<br />

Torres y su entorno. Quizá resida en ello, la maestría <strong>de</strong> <strong>Max</strong> como fabulador.<br />

-Amigos y conocidos <strong>de</strong> Jusep:<br />

-Con presencia en el texto: Personajes <strong>de</strong> la novela. Los artículos periodísticos <strong>de</strong> Avellac,<br />

los recuerdos <strong>de</strong> Berthe Ratibor. La carta <strong>de</strong> recomendación <strong>de</strong> Alfonso Reyes, los<br />

diálogos y conversaciones <strong>de</strong> Alfonso Reyes, <strong>de</strong> Berthe Ratibor.<br />

-Sin presencia directa.<br />

-Ad<strong>de</strong>nda.<br />

-Conocidos comunes <strong>de</strong>l narrador y Jusep: Jean Cassou, el colaborador <strong>de</strong> la Ban<strong>de</strong> à<br />

Bonnot.<br />

-Amigos y conocidos <strong>de</strong>l narrador: Roberto Camp, Alicia Pardo.<br />

-Diversidad y funciones <strong>de</strong> las 24 notas 137 .<br />

En el apartado <strong>de</strong> la Biografía son varios los focalizadores:<br />

- Capítulo: Punto <strong>de</strong> vista<br />

-N: Amigo<br />

-N: <strong>Aub</strong><br />

-N: <strong>Aub</strong>+Artículo periodístico<br />

-N: Amigo<br />

-N: <strong>Aub</strong><br />

-N: <strong>Aub</strong>+Nota 6: Ad<strong>de</strong>nda<br />

-N: <strong>Aub</strong>+Notas 7, 8: epístolas<br />

-N: <strong>Aub</strong>+Nota 9<br />

-N: <strong>Aub</strong>+Notas 10, 11<br />

-N: <strong>Aub</strong> +Notas 12, 13<br />

-N: <strong>Aub</strong><br />

-N: <strong>Aub</strong>+Notas 14, 17, Recuerdos <strong>de</strong> Berthe Ratibor<br />

-N: <strong>Aub</strong>+Notas 18, 24<br />

65


Tratamiento cubista <strong>de</strong> las i<strong>de</strong>as<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

También la técnica cubista la aplica <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a las i<strong>de</strong>as y comportamientos anarquistas. Cinco<br />

son las visiones que aparecen en la novela: 1.- La <strong>de</strong>l pintor y anarquista Domingo Foix, que iniciará<br />

a Jusep en la pintura y en la política. Su anarquismo es todo amor 138 .<br />

2.- La <strong>de</strong> Jeanne Laurier: «... que se había hecho ramera por convicción. No que le gustase ese<br />

género <strong>de</strong> vida... Había llegado a la conclusión que el único modo <strong>de</strong> hacer propaganda anarquista<br />

efectiva era acostándose con los hombres a los que intentaba atraer a la causa» 139 .<br />

3.- La <strong>de</strong> Libertad, El Sabio, Ban<strong>de</strong> à Bonnot, que eran todo acción.<br />

4.- La <strong>de</strong>l teórico Forestier 140 .<br />

5.- La <strong>de</strong>l propio Jusep que evoluciona <strong>de</strong>l socialismo al anarquismo mo<strong>de</strong>rado y a un cierto<br />

pesimismo: «Tampoco hoy el anarquismo tiene gran cosa que hacer por el mundo. El cubismo aunque<br />

no lo crea era anarquista. Había que acabar con todo y reconstruir. Por eso los españoles tuvimos tanta<br />

importancia en ese movimiento» 141 .<br />

138 Opus cit. nota 1, p. 118. En estos años <strong>de</strong> adolescentes, Jusep se <strong>de</strong>batía entre el socialismo y<br />

el anarquismo. Estaba confundido todavía: «... la lectura <strong>de</strong> los libros que entonces le cayeron en las<br />

manos, el catalanismo, el ambiente tan favorable entonces a esas teorías. Pero <strong>de</strong>bió <strong>de</strong> haber algo más.<br />

A menos que ese amor y odio conjugados fuesen el cauce natural <strong>de</strong> un joven trabajador preocupado<br />

por su lugar en el mundo en aquel sitio, en ese momento. En verdad, ¿qué otra solución se le ofrecía?»<br />

139 Ivi , p. 153.<br />

140 Ivi , p. 155.<br />

141 Ivi , p. 300.<br />

66


Nuevo género literario<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La necesidad <strong>de</strong> alcanzar el conocimiento absoluto <strong>de</strong>l ser y su plenitud, la necesidad <strong>de</strong> dar sentido<br />

a la existencia misma, la dificultad <strong>de</strong>l conocimiento humano por alcanzar la verdad total, llevan a<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a aplicar en su obra el cubismo como técnica integradora 142 . Con este planteamiento ético<br />

y cosmológico y consi<strong>de</strong>rando al hombre como la medida <strong>de</strong> todas las cosas, <strong>Max</strong> quiere conocer y<br />

mostrar la realidad y al ser humano con la máxima autenticidad y verdad, porque: «La única felicidad<br />

consiste en saber, en conocer» 143 . Pero Jusep y los personajes <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> sufren <strong>de</strong>sengaños en las<br />

relaciones consigo mismos y con los <strong>de</strong>más que les llevan a situaciones trascen<strong>de</strong>ntales: «Hizo cuanto<br />

pudo por retener a su amante. Lo consiguió, pero no pudo nunca gozar <strong>de</strong> la felicidad, por miedo<br />

<strong>de</strong>l mañana» 144 . <strong>Max</strong> se sirve <strong>de</strong> la estética cubista para hacer posible estos objetivos. Cree, en<br />

un principio, que el cubismo es el medio más a<strong>de</strong>cuado para expresar esa ética, porque es el que<br />

mejor se aproxima al concepto global e integrador <strong>de</strong> la existencia. Como él, hay que acercarse a<br />

la realidad, hay que verla <strong>de</strong>s<strong>de</strong> distintos ángulos y puntos <strong>de</strong> vista: <strong>de</strong> frente, <strong>de</strong> lado, <strong>de</strong> atrás, por<br />

arriba por abajo, <strong>de</strong> izquierda a <strong>de</strong>recha, <strong>de</strong> <strong>de</strong>ntro hacia fuera y viceversa. Descomponerla en planos y<br />

recuperarla <strong>de</strong>spués globalmente. El cubismo se convierte por tanto, en una estrategia y en un método<br />

para alcanzar aunque sea en sueños esa felicidad existencial <strong>de</strong>l hombre 145 . Toda la obra <strong>de</strong> <strong>Max</strong> es un<br />

compromiso con el hombre. Es en su conjunto, una obra cubista por que <strong>de</strong>s<strong>de</strong> los distintos personajes<br />

y textos, <strong>Aub</strong> va buscando, va cercando y recreando, <strong>de</strong>scubriendo nuevos aspectos y caminos para<br />

encontrar y dar sentido a la vida.<br />

Este género <strong>Aub</strong> no lo <strong>de</strong>svincula en su proceso creativo <strong>de</strong> los aspectos realidad y ficción, historia<br />

y novela: «¿Historia? ¿Novela? Ni lo uno ni lo otro. No hay historia que no tenga algo <strong>de</strong> novela, y al<br />

revés. El solo documento no es historia sin interpretación. ¿Qué me lleva a<strong>de</strong>lante? ¿Lo sucedido o lo<br />

142 Remitirse a la nota 86. Reflexiones <strong>de</strong> <strong>Max</strong> sobre la dificultad <strong>de</strong> escribir una biografía.<br />

143 Opus cit. nota 1, p. 253.<br />

144 Ivi , p. 126. Incluso, tampoco alcanzará la felicidad con la 4.ª mujer, 12 años mayor, que será<br />

su compañera los años <strong>de</strong> París.<br />

145 Aunque en Chiapas, Jusep está <strong>de</strong>sengañado <strong>de</strong>l cubismo, porque está pasado <strong>de</strong> moda, piensa<br />

que habrá que buscar otro medio <strong>de</strong> expresión para llegar a ese conocimiento global <strong>de</strong>l hombre, pues<br />

el hombre sigue, no pasa. No nos dice cuál podría ser ese medio porque ya está <strong>de</strong> vuelta, y espera<br />

sólo la muerte.<br />

67


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

inventado? ¿Los hechos o los personajes? Siempre quise atener éstos a aquéllos, por lograr imposibles.<br />

Lo imaginado no acaba nunca por llevárselo todo por <strong>de</strong>lante... No me sirvió nunca la memoria con<br />

fi<strong>de</strong>lidad, he recurrido constantemente a la <strong>de</strong> otros. A veces, he tenido <strong>de</strong> un mismo suceso, en los<br />

que participaron varios hombres con hombro, versiones dispares. Es achaque humano; nadie ve nada<br />

igual (es <strong>de</strong>cir todos ciegos). Sin contar que no somos cíclopes y dos cuatro seis ojos ven más que<br />

uno, pero siempre <strong>de</strong>s<strong>de</strong> ángulos dis tintos» 146 .<br />

«¿Qué <strong>de</strong>monios se propuso con tan estupendo libro? ¿Dón<strong>de</strong> comienza la realidad -si la hay- y<br />

concluye la facecia? Claro está: el Jusep Torres ha salido <strong>de</strong> su minerva: (...) Pero, ¿y los cuadros?<br />

¿Quién los pintó? ¿Usted mismo? Levante un poco el secreto y cuénteme. Me gustó, me intrigó, (...)<br />

Es un acierto literario y una genial mixtificación <strong>de</strong> las que pasan a la historia. Si non e vero ...<br />

<strong>de</strong>biera serlo» 147 .<br />

«No hay en mi novela, más invención ni más realidad que en otra cualquiera. Únicamente varié la<br />

forma, dando los materiales por separado. Es un método divertido. Nunca inventamos el background<br />

, a menos que escribamos novelas <strong>de</strong> caballerías (...) Des<strong>de</strong> luego los dibujos y pinturas son míos,<br />

puro entretenimiento <strong>de</strong>l escritor» 148 .<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> con este nuevo género cubista ha pretendido hacer la biografía <strong>de</strong> un español que no sólo<br />

existiese en la mente <strong>de</strong> su autor sino también en la <strong>de</strong>l lector. Introducirá datos históricos <strong>de</strong> otros<br />

personajes o inventados por el propio autor pareciendo que son reales, en un mundo novelesco, don<strong>de</strong><br />

va a ser difícil separar lo verda<strong>de</strong>ro <strong>de</strong> lo ficticio. No sólo en la biografía <strong>de</strong> Jusep Torres: «Quien le<br />

haya conocido, ¿le reconocerá? Los <strong>de</strong>más que son todos ¿se figurarán cómo fue?» 149 , sino también<br />

en su obra pictórica, el Narrador oculta y evita todas las pistas y datos <strong>de</strong> los cuadros <strong>de</strong>l pintor catalán,<br />

para que no se <strong>de</strong>scubra Jusep Torres como un apócrifo y aparezca, eso sí, como un personaje real y<br />

146 Archivo y biblioteca <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Segorbe.<br />

147 Archivo y biblioteca <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Segorbe. Carta <strong>de</strong> Serrano Poncela <strong>de</strong> 21 marzo 1959 <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

Caracas a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>.<br />

148 Archivo y bilioteca <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Segorbe. Respuesta <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a Serrano Poncela <strong>de</strong> 6 abril<br />

1959, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> México.<br />

149 Opus cit. nota 1, p. 15.<br />

68


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

creíble a los ojos <strong>de</strong>l lector» 150 . «Luego, vida y obra, tan inter<strong>de</strong>pendientes. (Los cuadros y dibujos,<br />

apartes forzosos se colocan don<strong>de</strong> ofrecen mayor luz)» 151 .<br />

En los momentos don<strong>de</strong> pudiesen faltar los datos precisos para comprobar su veracidad como<br />

personaje real, <strong>Max</strong> siempre integra a Jusep en un ambiente <strong>de</strong> época y alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong> los cubistas para<br />

diluirlo y en mascararlo. Así evita que el personaje sólo fuese sospechoso <strong>de</strong> creación literaria. El<br />

narrador justifica su fi<strong>de</strong>lidad a la biografía «(...) a pesar <strong>de</strong> la pobre iconografía» 152 .<br />

Las consultas realizadas por el narrador le aportan mínimos datos para el conocimiento <strong>de</strong>l<br />

protagonista 153 : «De Campalans me acuerdo muy vagamente. Venía <strong>de</strong> cuando en cuando. No solía<br />

hablar ni concurrió a exposiciones». La primera mujer <strong>de</strong> Picasso Fernanda Olivier en su libro sobre el<br />

cubismo no cita a Jusep: «De Torres Campalans me acuerdo poco. Picasso le aprecia pero aparte» 154 .<br />

En los Agra<strong>de</strong>cimientos , si el autor reúne más datos <strong>de</strong> la mocedad <strong>de</strong> Jusep Torres, lo justifica<br />

irónica e ingeniosamente por el cuidado <strong>de</strong> los catalanes por servir a su gran<strong>de</strong>za. Los Artículos <strong>de</strong><br />

los Anales parece que están motivados por el mismo <strong>Max</strong>, don<strong>de</strong> <strong>de</strong>muestra, una vez más, su ingenio<br />

para fabular la novela, y confundir al lector. Respecto a los datos que <strong>Max</strong> recoge <strong>de</strong> Ana M.ª Merkel,<br />

sigue un proceso indirecto, a través <strong>de</strong> una prima <strong>de</strong> ella, que a su vez, el pintor Juan Castrana lo<br />

puso en contacto con el propio <strong>Max</strong>: «Desgraciadamente lo ignoraba todo <strong>de</strong> los años en que Ana M.ª<br />

150 Ivi (Se pue<strong>de</strong>n consultar las páginas 91, 119, 127, 132, 136, 145, 166, 172, 184, 290).<br />

151 Ivi , p. 15. Algunos <strong>de</strong> los cuadros tienen que ver directamente, por tanto, con el <strong>de</strong>sarrollo<br />

<strong>de</strong> la novela: El tabernero <strong>de</strong> esquina, Retrato <strong>de</strong> Ana M.ª, Boceto para Francisco Ferrer i Guardia,<br />

Apollinaire, Elegante, Cabeza <strong>de</strong> Juan Gris, Retrato <strong>de</strong> Picasso, El Sabio, Rilke, Retrato <strong>de</strong>l Pianista<br />

Madonado.<br />

152 Opus cit. nota 1, p. 18.<br />

153 En Prólogo indispensable el narrador consulta a personas viejas en París en el año 56 sobre<br />

el personaje. Dice que tienen un conocimiento mínimo <strong>de</strong> él. Alguno lo confun<strong>de</strong> con Casas. Otros<br />

como Paul Laffitte dice que tiene una serie <strong>de</strong> notas y cuartillas don<strong>de</strong> escribe el concepto <strong>de</strong> cubismo<br />

y su origen judío, pero apenas se refiere a Jusep. Eso sí, esboza unas breves notas sobre el retrato <strong>de</strong>l<br />

mismo. Opus cit. nota 1, p. 19.<br />

154 Luis Cuvalier en una conversación con el narrador habla <strong>de</strong> las opiniones <strong>de</strong> la mujer <strong>de</strong> Picasso,<br />

Opus cit. nota 1, p. 17.<br />

69


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

vivió en París. Tampoco pudo aclararme su actual para<strong>de</strong>ro, si lo tiene. Se hizo vieja en un rincón.<br />

Lo más probable, que haya muerto. De Juana no tuve manera <strong>de</strong> sacarle palabra: la odiaba, no supe<br />

por qué» 155 .<br />

El narrador oyó hablar <strong>de</strong> Jusep Torres por primera vez el año 1937 en París: «Y recuerdo,<br />

melancólicamente... aquella comida, en 1937, en la que sentado entre Bonnard y Vuillar, frente a<br />

Maillol, esperamos en vano a Picasso; y en la que oí -ahora recuerdo- por vez primera los apellidos<br />

<strong>de</strong> Torres Campalans.<br />

-¿Qué fue <strong>de</strong> él?<br />

-Desapareció sin rastro. Tenía talento» 156 .<br />

Analicemos ahora con <strong>de</strong>talle un ejemplo <strong>de</strong> esa integración verdad ficción, historia-novela. Nos<br />

centraremos en el proceso <strong>de</strong> localización <strong>de</strong> los cuadros <strong>de</strong>l catálogo <strong>de</strong> las pinturas <strong>de</strong> Jusep Torres<br />

Campalans, preferentemente en el personaje franquista que según el narrador adquirió los cuadros.<br />

¿Cómo llegan los cuadros y el catálogo a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>? 157<br />

I.- <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en 1956 realiza un viaje por Europa. En París, su amigo Jean Cassou le enseña un<br />

catálogo impreso en 1942 <strong>de</strong> la exposición que el crítico irlandés Henry Richard Town iba a realizar<br />

por esas fechas 158 .<br />

155 Ivi , p. 22. Así, justifica unos datos que van a ser poco clarificadores para la biografía, pero<br />

que la hacen fiable y verosímil.<br />

156 Ibí<strong>de</strong>m. Por esas fechas, <strong>Aub</strong> era agregado cultural <strong>de</strong> la Embajada española y encargó a Picasso<br />

el Guernica para la Exposición Universal <strong>de</strong> 1937.<br />

157 En el Catálogo dice que son propietarios <strong>de</strong> los cuadros, entre otros: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Xavier <strong>de</strong> Salas,<br />

Museo <strong>de</strong> Vich, Juan Cassou, Francisco Giner <strong>de</strong> los Ríos, P. B., André Malraux, Alfonso Reyes,<br />

Picasso, Jorge Guillén, José Medina Echevarría, Isabel Cassou, Joaquín Díez Canedo, Jaime Torres<br />

Bo<strong>de</strong>t, todos amigos y conocidos <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Aunque no supimos cómo llegaron a ellos, nos lo<br />

po<strong>de</strong>mos imaginar.<br />

158 En 1940 inicia el proceso para prepararla, pero que tiene que abandonar en el 42 por la guerra.<br />

Una bomba <strong>de</strong>struyó su casa y el catálogo impreso que hizo. <strong>Max</strong> realiza <strong>de</strong> él un retrato, Opus cit.<br />

nota 1, p. 312.<br />

70


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

II.- Amigos y familiares <strong>de</strong>s<strong>de</strong> Dublín envían a <strong>Max</strong> el catálogo, ya que Cassou no se lo dio 159 .<br />

III.- Los cuadros se pudieron salvar y los adquirió un funcionario franquista que residía en Londres.<br />

Éste se los hizo llegar a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> para perdonar ciertos agravios: «Los cuadros <strong>de</strong>positados en un<br />

guardamuebles, se salvaron. Un funcionario franquista catalán, resi<strong>de</strong>nte en Londres, más amigo <strong>de</strong><br />

la tranquilidad que <strong>de</strong>l arte, los adquirió <strong>de</strong> manera no muy clara. Al saber <strong>de</strong> mi interés, queriendo<br />

tal vez hacerme perdonar antiguos agravios, me los hizo llegar» 160 .<br />

IV.- Javier <strong>de</strong> Salas, enterado por una carta <strong>de</strong> <strong>Max</strong>, <strong>de</strong> la novela <strong>de</strong> éste, la elogia, consi<strong>de</strong>rándola<br />

muy importante tanto como la figura <strong>de</strong>l protagonista, aunque: «... nosotros los que vimos España y<br />

el Paralelo y sus gentes somos los que po<strong>de</strong>mos enten<strong>de</strong>rte -¡qué hombre inteligente y loco-lúcido-<br />

qué mezcla hispana más típica!» En la misma se siente aludido y le inquiere que le aclare algunos<br />

problemas y cuestiones: «¿Cómo es que dices que tengo un dibujo, que no tengo, ni tuve, ni nunca<br />

he visto? Segundo problema. ¿Quién es el funcionario franquista que te proporcionó, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> Londres,<br />

los dibujos etc. <strong>de</strong> Torres Campalans? Aunque y esté aquí ¡Vive el cielo! (seamos académicos) que<br />

yo no fui. Ni sé <strong>de</strong> dón<strong>de</strong> los sacaste, ni los vi nunca ni he oído cosa algunas -a pesar <strong>de</strong> los muchos<br />

chismes y noticias que <strong>de</strong> cuadros y pinturas me digan- ¿quién es? Soy aficionado a chismes, <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

pequeñito: <strong>de</strong>sembucha (...) Y aquella novela en que yo aparecía, ¿qué fue? Alguien me habló <strong>de</strong> un<br />

cuento tuyo en el que un Sr. J. Bosch, bajando las Ramblas (...) ¡qué lejos todo!» 161 .<br />

V.- Po<strong>de</strong>mos ver en el siguiente retrato aproximaciones e indicios <strong>de</strong> algunas <strong>de</strong> las cuestiones que<br />

Xavier le planteó en su carta a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>: «Con Luis Salomar y Rafael Serrador están un suizo y un<br />

joven catalán, profesor éste <strong>de</strong> una vaga arqueología o algo así: zangón, aristocrático venido a mucho<br />

menos, <strong>de</strong> maneras remilgadas, emparentado con familias <strong>de</strong> renombre mercantil, que no saca, pero<br />

que no <strong>de</strong>ja <strong>de</strong> citar si viene a cuento; Viena y Londres en la boca a cada paso, con cierto aire marica,<br />

sin serlo, y procurando <strong>de</strong>mostrárselo en toda ocasión a la peor pintada, (...) Dícese entendido en<br />

vinos y viandas, y no pasa <strong>de</strong> aficionado, como en todo. Llámase Bosch, <strong>de</strong> Bosch; tiene en mucho<br />

la partícula: Jorge <strong>de</strong> Bosch, distinguido, lo que se llama distinguido, (...); buena raya en el buen<br />

159 Deducimos que se refiere respectivamente a Esteban Salazar Chapela y la hija <strong>de</strong>l propio <strong>Max</strong>,<br />

Mimín.<br />

160 Opus cit. nota 1, pp. 312-316. Comentario al cuadro Fábrica d'en Romeu, n.º 8 <strong>de</strong>l Catálogo,<br />

propiedad <strong>de</strong> Xavier <strong>de</strong> Salas.<br />

161 Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Segorbe. Carta <strong>de</strong> Xavier <strong>de</strong> Salas a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, 13-VIII-58.<br />

71


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

pantalón, leído y mejor relacionado con los Señores <strong>de</strong> Barcelona; muy dado a la juerga sorda y muy<br />

capaz, por un chisme, <strong>de</strong> ven<strong>de</strong>r a un amigo. Era hombre precioso para la Falange, recogía el aire <strong>de</strong><br />

la Lliga y <strong>de</strong> los Carlistas y se lo daba -gratis, eso sí- a Salomar, que sentía <strong>de</strong>bilidad por la heráldica<br />

y las partículas» 162 .<br />

VI.- «Mi querido Xavier: Jusep Torres Campalans es una novela, nada más y nada menos que una<br />

novela y yo creía que se advertía en cada una <strong>de</strong> las páginas. Y más para un hombre avisado como tú:<br />

todas las revistas citadas son inventadas, como muchos <strong>de</strong> los libros a que hago referencia. Ningún<br />

crítico catalán, para mayor inri para ti, han existido más que en mi imaginación. Naturalmente, el<br />

contexto, el ambiente es verda<strong>de</strong>ro, en lo que cabe; por lo visto, cabe mucho (...) Ah: todos los cuadros<br />

los hice yo, que nunca en mi puñetera vida había tomado un pincel. Compré tres, <strong>de</strong> los más baratos.<br />

Y empleé sencillas tintas <strong>de</strong> escribir y bastante agua» 163 .<br />

VII.- <strong>Max</strong> envía a Xavier su novela y le dice en su carta que, como responsable <strong>de</strong>l Museo <strong>de</strong>l<br />

Prado, tiene un cuadro para que lo exponga allí: «En cuanto al tuyo, al que has <strong>de</strong> colgar en el Prado,<br />

pura y sencillamente si algún conocido tuyo pasa por aquí, se lo doy, si no ya te lo llevaré. No recuerdo<br />

ahora a quien pertenece -<strong>de</strong> verdad- el que aparece como tuyo en el libro, pero aquí quedan cinco o<br />

seis enmarcaditos» 164 .<br />

La realidad y la ficción implican a los mismos personajes. Reales algunos entran en el libro<br />

como personajes novelescos directa o indirectamente: «He tenido que reconstruir esta historia como<br />

162 <strong>Aub</strong>, <strong>Max</strong>, Laberinto mágico I, Campo Cerrado , Madrid, Alfaguara 1978, pp. 139-140.<br />

Personaje Jorge <strong>de</strong> Bosch, similitud en las iniciales y en la partícula <strong>de</strong> los nombres real y ficticio <strong>de</strong>l<br />

personaje en cuestión: Javier <strong>de</strong> = Jorge <strong>de</strong>.<br />

163 Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Segorbe. «Tu carta me ha producido el más feroz <strong>de</strong>sengaño.<br />

¡Vaya por Dios! Te advierto que me has proporcionado mi mayor éxito <strong>de</strong> novelista; porque si tú,<br />

crítico <strong>de</strong> arte <strong>de</strong> lo más ilustre que ha parido España en mis años, no se ha dado cuenta <strong>de</strong> lo que<br />

es mi Torres Campalans , es que soy un hacha. Con la agravante, para ti, <strong>de</strong> que sabías que estaba<br />

escribiendo una novela en la que salías tú. Esa misma por la que me preguntas en tu carta... Te escribo<br />

enseguida para que no vayas a meter la pata en tu nota acerca <strong>de</strong>l más famoso Picasso. (Cuando salió<br />

el libro, hice una exposición <strong>de</strong> los cuadros: cayeron los más ilustres <strong>de</strong> tus colegas. También los tuve<br />

que avisar, a última hora)». 19 <strong>de</strong> agosto <strong>de</strong> 1958, carta <strong>de</strong> <strong>Max</strong> a Xavier <strong>de</strong> Salas.<br />

164 Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Segorbe. Noviembre 29 <strong>de</strong> 1961, carta <strong>de</strong> <strong>Max</strong> a Xavier <strong>de</strong> Salas.<br />

72


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

un rompecabezas. Solo me hubiera sido imposible: lo <strong>de</strong>bo todo» 165 . Con esta técnica cubista,<br />

integradora ha logrado un ambiente <strong>de</strong> realidad bajo un su puesto <strong>de</strong> ficción.<br />

Po<strong>de</strong>mos concluir que <strong>Aub</strong> era consciente que había creado un nuevo género novelesco: «(...) este<br />

nuevo género, que abre posibilida<strong>de</strong>s infinitas a cuantos imitadores quieran ir por este ancho camino»<br />

166 .<br />

165 Opus cit. nota 1, p. 22. Alfonso Reyes, Jean Cassou, Gobernador <strong>de</strong> Chiapas: Aranda<br />

Osorio, André Malraux, Jaime Torres Bo<strong>de</strong>t, José María González <strong>de</strong> Mendoza, Peua, Daniel Henry<br />

Kahnweiler, François Fosca, Georges Braque, José Renau, Antonina Vallentin, Enrique Beltrán<br />

Casamitjana, Enrique Cabot, Juan Castrana: pintor y primo <strong>de</strong> Ana M.ª Merkel, Juan Merkel, Alicia<br />

Pardo, Francisco Giner <strong>de</strong> los Ríos.<br />

166 Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Segorbe. <strong>Max</strong> a Xavier <strong>de</strong> Salas. 19.8.1958.<br />

73


Despedida aubiana<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El compromiso <strong>de</strong> <strong>Max</strong> con la vida, con el ser humano, y en especial con los jóvenes fue una<br />

constante en él: «Me forjaron a fuerza <strong>de</strong> golpes, como crecen todos los hombres. Tuve algunos<br />

amigos -pocos, la mayoría han muerto. Me siento más a gusto con los jóvenes que con los viejos»<br />

167 . Colaboraba con todos, por muy alejado que se encontrase. Des<strong>de</strong> Barcelona el 27 <strong>de</strong> diciembre<br />

<strong>de</strong> 1967 un grupo <strong>de</strong> estudiantes <strong>de</strong> la universidad que formaban el teatro-estudio, a través <strong>de</strong> su<br />

<strong>de</strong>legada escribía a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> para que le redactase unas líneas que servirían <strong>de</strong> prólogo a una lectura<br />

escenificada <strong>de</strong> la obra <strong>de</strong> aquél Morir por cerrar los ojos . <strong>Max</strong> respondía: «Mi querida <strong>de</strong>legada:<br />

Me escribió el 27 <strong>de</strong> diciembre y yo había salido para la Habana y no he regresado hasta ayer. No<br />

sabe cuánto lo siento. Hubiese escrito con el mayor gusto unas páginas para vuestro grupo y estoy<br />

dispuesto a hacerlo en el momento que sea. Hace 30 años que escribo para vosotros» 168 . La <strong>de</strong>legada<br />

llegaría a ser años <strong>de</strong>spués una gran escritora, hoy ya junto a <strong>Max</strong>, Monserrat Roig.<br />

Para finalizar no sería justo <strong>de</strong>jar <strong>de</strong> escuchar la voz <strong>de</strong>l propio <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>: «No son los <strong>de</strong> Franco<br />

palos <strong>de</strong> ciego; va adon<strong>de</strong> más duele. Los <strong>de</strong>tenidos estos días son en su mayoría jóvenes, <strong>de</strong> todas<br />

suertes: ricos y pobres, socialistas y comunistas, anarquistas y <strong>de</strong>mócratas cristianos. (...) Dije lo<br />

que tenía que <strong>de</strong>cir, remacho: Creo en la juventud por su falta <strong>de</strong> experiencia. Sólo los jóvenes<br />

pue<strong>de</strong>n hacer revoluciones, cambiar rápidamente la faz <strong>de</strong>l mundo. Cristo murió a los 33 años, edad<br />

límite. ¿Qué edad tenía Marx cuando escribió el manifiesto comunista? ¿Cuál Maceo, cuál Martí,<br />

cuál Ma<strong>de</strong>ro? (...) Jóvenes <strong>de</strong>l Movimiento: hasta ahora vuestras manifestaciones han respondido a<br />

movimientos <strong>de</strong>l enemigo: una iniciativa <strong>de</strong>l señor Oñós <strong>de</strong> Plandolit, la <strong>de</strong>tención <strong>de</strong> Luis Goytisolo.<br />

Lo que <strong>de</strong>seo es ver cuánto el enemigo respon<strong>de</strong> a los vuestros. Respon<strong>de</strong>d a vuestra edad (...). Por<br />

la juventud <strong>de</strong> España. ¡todos a una!» 169 .<br />

167 <strong>Aub</strong>, <strong>Max</strong>, Hablo como hombre , 1967.<br />

168 Revista Villa <strong>de</strong> Altura, Altura 1992.<br />

169 Archivo y <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> Segorbe. Fragmentos <strong>de</strong>l discurso «Pro Libertad <strong>de</strong> Luis<br />

Goytisolo», que <strong>Aub</strong> pronunció en México en febrero <strong>de</strong> 1960 en el Cine Versalles.<br />

74


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

75


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Desficcionalización versus <strong>de</strong>srealización en la narrativa <strong>de</strong><br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

José Antonio Pérez Bowie<br />

En la comunicación que presenté al Congreso Internacional sobre <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> celebrado<br />

recientemente en Valencia, apuntaba la necesidad <strong>de</strong> abrir el horizonte <strong>de</strong> las investigaciones sobre<br />

la obra <strong>de</strong> nuestro autor a la riqueza <strong>de</strong> las perspectivas metodológicas contemporáneas surgidas<br />

en torno a la discusión sobre le noción <strong>de</strong> ficcionalidad y sus límites. No se trata <strong>de</strong> subvalorar las<br />

aportaciones <strong>de</strong> los métodos <strong>de</strong> análisis contenidistas que abordan la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> con la mirada<br />

puesta exclusivamente en el permanente compromiso <strong>de</strong> éste con las circunstancias históricas, sino<br />

<strong>de</strong> <strong>de</strong>mostrar que la capacidad <strong>de</strong> transmitir ese compromiso y <strong>de</strong> dotarlo <strong>de</strong> vigencia para trascen<strong>de</strong>r<br />

el espacio y el tiempo en que se produce radican precisamente en la originalidad rupturista <strong>de</strong> sus<br />

planteamientos formales y en la <strong>de</strong>cidida actitud <strong>de</strong> subversión frente a las convenciones <strong>de</strong> la<br />

institución literaria, que actúan como motor permanente <strong>de</strong> toda su producción sea cual sea el género<br />

en que se inscriba.<br />

Este encuentro que nos convoca parte <strong>de</strong>l reconocimiento <strong>de</strong> tal evi<strong>de</strong>ncia y su enunciado, don<strong>de</strong><br />

se aúnan los términos «juego» y «compromiso», ha <strong>de</strong> ser salutado como su primer acierto: el<br />

compromiso <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> no pue<strong>de</strong> ser entendido <strong>de</strong> una manera cabal si no se lo aborda en conexión con<br />

la actitud lúdica que subyace en el germen <strong>de</strong> toda su creación y que <strong>de</strong>semboca en la irreverente<br />

transgresión <strong>de</strong> los mo<strong>de</strong>los en uso. Ambos conceptos aparecen en su obra tan estrechamente<br />

imbricados que resulta una ardua tarea la <strong>de</strong> trazar entre ellos fronteras con pretensiones <strong>de</strong><br />

impermeabilidad. Especialmente si <strong>de</strong>jamos <strong>de</strong> circunscribir el contenido <strong>de</strong>l término «compromiso»<br />

a la toma <strong>de</strong> conciencia frente a la trágica realidad histórica en que se <strong>de</strong>senvolvió parte <strong>de</strong> su vida y a<br />

la <strong>de</strong>nuncia explícita que formula frente a ella y lo ampliamos al testimonio implícito pero permanente<br />

<strong>de</strong> la radical fragmentación <strong>de</strong>l hombre contemporáneo que constituye toda su producción literaria.<br />

Des<strong>de</strong> los primeros tanteos al arrimo <strong>de</strong> la estética <strong>de</strong> las vanguardias hasta el inconcluso proyecto<br />

<strong>de</strong> llevar a cabo una construcción ficcional sobre la biografía <strong>de</strong> Luis Buñuel, la totalidad <strong>de</strong> la obra<br />

<strong>de</strong> <strong>Aub</strong> es un testimonio fi<strong>de</strong>digno <strong>de</strong> la compleja problemática <strong>de</strong>l hombre <strong>de</strong>l siglo XX: la crisis<br />

<strong>de</strong> i<strong>de</strong>ntidad que <strong>de</strong>semboca en la fragmentación <strong>de</strong>l sujeto, la inaprehensibilidad <strong>de</strong>l mundo real que<br />

se resiste a ser comprendido como un todo unitario y sólo resulta abordable como suma heterogénea<br />

<strong>de</strong> perspectivas subjetivas, la falacia <strong>de</strong>l lenguaje, que <strong>de</strong> herramienta <strong>de</strong> conocimiento <strong>de</strong>viene en<br />

vehículo <strong>de</strong> confusión y engaño, son temas que se reiteran una y otra vez en sus páginas. La misma<br />

pasión con que <strong>Aub</strong> se entrega al juego, su permanente cuestionamiento <strong>de</strong> la institución literaria, su<br />

76


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

actitud subversiva frente a los mo<strong>de</strong>los establecidos no son sino expresión <strong>de</strong> un escepticismo radical<br />

ante toda creación humana, tan lábil e inconsistente como la realidad que la alberga y el sujeto que<br />

la produce.<br />

Por todo ello, en la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> que pudiéramos calificar <strong>de</strong> «seria», aquella en que el compromiso<br />

aparece explícito al adquirir sus textos la categoría <strong>de</strong> documento-<strong>de</strong>nuncia sobre las penosas<br />

circunstancias que al autor le cupo en suerte vivir, a veces más como protagonista-víctima que como<br />

mero testigo, no suele nunca faltar un <strong>de</strong>je <strong>de</strong> radical escepticismo, manifiesto especialmente en un<br />

cierto distanciamiento irónico que se encarga <strong>de</strong> poner en entredicho el dramatismo <strong>de</strong> la historia<br />

narrada; aunque, paradójicamente, en virtud <strong>de</strong> su capacidad extrañante, pueda convertirse a la vez en<br />

un elemento reforzador <strong>de</strong>l mismo, pues resulta obvio que una exposición fría y distanciada <strong>de</strong>l horror<br />

conlleva un grado <strong>de</strong> efectividad mayor que aquella otra que es expresión directa <strong>de</strong>l apasionamiento<br />

<strong>de</strong> la instancia narradora.<br />

Dentro <strong>de</strong> las limitaciones temporales a las que mi intervención ha <strong>de</strong> ceñirse y acogiéndome a<br />

la otra mitad <strong>de</strong>l enunciado <strong>de</strong> nuestro encuentro -«la poética <strong>de</strong> lo falso»- voy a centrarme en la<br />

consi<strong>de</strong>ración <strong>de</strong> algunos <strong>de</strong> los característicos «apócrifos» aubianos, esas construcciones falseadoras<br />

que tienen como objetivo cuestionar las convenciones <strong>de</strong> la institución literaria y embarcar al lector<br />

en una operación <strong>de</strong>smitificadora en la que tanto las fronteras genéricas como las que <strong>de</strong>limitan<br />

el territorio <strong>de</strong> la ficción frente a la realidad se esfuman ante sus ojos. Se trata en concreto <strong>de</strong><br />

observar los mecanismos mediante los cuales la ficción es «<strong>de</strong>sficcionalizada», convirtiéndose la<br />

narración imaginaria en un relato aparentemente factual. Después, como contraste, me <strong>de</strong>tendré en<br />

la consi<strong>de</strong>ración <strong>de</strong> algunos otros textos que podrían proponerse como paradigma <strong>de</strong>l procedimiento<br />

contrario: narraciones a las que cabría adjudicar el estatuto <strong>de</strong> factuales por lo que tienen <strong>de</strong><br />

testimonio histórico y que son sometidas a un proceso <strong>de</strong>srealizador basado fundamentalmente en el<br />

distanciamiento irónico <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el que se las presenta.<br />

Para abordar la labor mixtificadora llevada a cabo por <strong>Aub</strong> en su obra narrativa 170 y que resulta<br />

perfectamente alineable junto a otros intentos contemporáneos cuestionadores <strong>de</strong> la ficcionalidad <strong>de</strong>l<br />

texto literario (por ejemplo, Borges, aunque <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> una larga tradición que habría que remontar<br />

170 Dejo al margen su teatro, muchas <strong>de</strong> cuyas piezas resultarían abordables como construcciones<br />

metaficcionales, por la incorporación que llevan a cabo <strong>de</strong> mecanismos <strong>de</strong>nunciadores <strong>de</strong> la ficción. Y<br />

en el caso concreto <strong>de</strong> las «falsificaciones literarias no pue<strong>de</strong>n <strong>de</strong>jar <strong>de</strong> mencionarse los textos líricos<br />

contenidos en su Antología traducida .<br />

77


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

cuando menos a <strong>Cervantes</strong>), conviene hacerlo <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el marco teórico <strong>de</strong> las recientes reflexiones sobre<br />

lo ficcional. De ellas po<strong>de</strong>mos extraer como punto <strong>de</strong> partida dos aserciones fundamentales:<br />

a) La <strong>de</strong> que la ficcionalidad <strong>de</strong> un texto se <strong>de</strong>fine tanto (o más) por la ficticidad <strong>de</strong> la narración como<br />

por la <strong>de</strong> la historia. Partiendo <strong>de</strong> la teoría sobre los actos <strong>de</strong> habla, B. Hernstein Smith apunta que «la<br />

ficticidad esencial <strong>de</strong> las novelas no hay que buscarla en la irrealidad <strong>de</strong> los personajes, los objetos<br />

y los acontecimientos mencionados, sino en la irrealidad <strong>de</strong> la propia mención. En otros términos,<br />

en una novela o en un cuento, el acto <strong>de</strong> contar acontecimientos, el acto <strong>de</strong> <strong>de</strong>scribir a personas y<br />

referirse a lugares, es lo que es ficticio» 171 .<br />

b) La <strong>de</strong> la relatividad <strong>de</strong>l concepto <strong>de</strong> ficción, pues como afirma Genette, «la <strong>de</strong>finición ilocutiva<br />

<strong>de</strong>l discurso <strong>de</strong> ficción no pue<strong>de</strong> alcanzar por principio sino el aspecto intencional <strong>de</strong> dicho discurso y<br />

su <strong>de</strong>senlace logrado, que consiste al menos en hacer reconocer su intención ficcional (...). Un acto <strong>de</strong><br />

ficción pue<strong>de</strong> [por consiguiente] fracasar porque su <strong>de</strong>stinatario no haya advertido su ficcionalidad»<br />

172 . Autores como Landwehr o Schmidt insisten, por ello, en que no existe ningún tipo <strong>de</strong> propiedad<br />

sintáctica o semántica <strong>de</strong> la ficcionalidad, por lo que ésta es una categoría que se constituye<br />

pragmáticamente 173 . Darío Villanueva matiza, por su parte, que al hablar <strong>de</strong> la intencionalidad<br />

que confiere estatuto <strong>de</strong> ficción a un texto hay que referirse exclusivamente a la <strong>de</strong> la instancia<br />

receptora ya que la <strong>de</strong> la instancia productora no es en modo alguno <strong>de</strong>terminante en tanto que textos<br />

producidos como ficcionales podrán ser leídos como verídicos «pues queda totalmente al arbritrio<br />

<strong>de</strong>l <strong>de</strong>stinatario la donación <strong>de</strong> ese título» 174 . Genette, tras <strong>de</strong>dicar un capítulo <strong>de</strong> su citado libro<br />

Ficción y dicción a investigar las diferencias formales entre relato ficcional y relato factual, termina,<br />

igualmente, reconociendo la necesidad <strong>de</strong> «atenuar en gran medida la hipótesis <strong>de</strong> una diferencia a<br />

priori <strong>de</strong> régimen narrativo entre ficción y no ficción (...) [pues] si examinamos las prácticas reales,<br />

171 BARBARA HERRNSTEIN SMITH, On the Margin of Discourse , The University of Chicago<br />

Press, 1978, p. 29.<br />

172 GERARD GENETTE, Ficción y dicción , Barcelona, Lumen, 1993, p. 50. A ello hay que añadir,<br />

asimismo, la posibilidad apuntada por el propio Genette <strong>de</strong> que una misma historia cambie su estatuto<br />

<strong>de</strong> ficcional en no ficcional o viceversa al modificarse el marco cultural en que se produjo.<br />

173 Cfr. DARÍO VILLANUEVA, Teorías <strong>de</strong>l realismo literario , Madrid, Instituto <strong>de</strong> España Espasa<br />

Calpe, 1992, pp. 96-97.<br />

174 Ivi , p. 97.<br />

78


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong>bemos admitir que no existen ficción pura ni historia tan rigurosa que no se abstenga <strong>de</strong> toda<br />

creación <strong>de</strong> intriga» 175 .<br />

Sin llegar a afirmar como hace Genette que esas especies puras serían producto exclusivo <strong>de</strong><br />

probeta, sí cabe sostener, sin embargo, la existencia <strong>de</strong> un consenso basado en un conjunto <strong>de</strong><br />

convenciones, todo lo relativas o modificables que se quiera sobre los límites entre el relato ficcional<br />

y el factual. Así, Pozuelo, reconociendo esa permeabilidad <strong>de</strong> fronteras y teniendo en cuenta <strong>de</strong> la<br />

división tripartita que para los dominios <strong>de</strong> la mimesis establece Ricoeur, incluye junto al componente<br />

pragmático como base <strong>de</strong> la ficcionalidad <strong>de</strong> un texto, la presencia <strong>de</strong> los componentes semántico y<br />

estilístico (entendido éste en el más amplio sentido <strong>de</strong>l término) 176 . En el significado <strong>de</strong> todo discurso<br />

ficcional tanto como en su organización lingüística y en su disposición constructiva es rastreable<br />

la presencia <strong>de</strong> marcas, más o menos convencionales, encargadas <strong>de</strong> <strong>de</strong>limitar la frontera respecto<br />

<strong>de</strong> los discursos factuales. Y son esas convenciones las sistemáticamente socavadas por aquellos<br />

autores para quienes, como para <strong>Aub</strong>, el ejercicio <strong>de</strong> la literatura es concebido como una permanente<br />

interrogación sobre el ser <strong>de</strong> ésta, como una incansable exploración <strong>de</strong> las problemáticas relaciones<br />

entre la realidad y los mecanismos que intentan reproducirla. Semejante ejercicio <strong>de</strong>semboca a<br />

menudo en planteamientos metaficcionales (tanto en el sentido <strong>de</strong> «<strong>de</strong>svelamiento <strong>de</strong>l artificio» como<br />

en el <strong>de</strong> autorreflexividad) que en la literatura postmo<strong>de</strong>rna tien<strong>de</strong>n a convertirse en plenamente<br />

metadiscursivos cuando la narración se hace autorreferencial al constituirse su proceso en núcleo<br />

temático <strong>de</strong> la historia 177 .<br />

En mi trabajo citado al comienzo me he ocupado <strong>de</strong> la dimensión metaficcional <strong>de</strong> la narrativa<br />

aubiana, revisando diversos procedimientos mediante los que se manifiesta y apuntando posibles<br />

direcciones <strong>de</strong> investigación. Quisiera ahora <strong>de</strong>tenerme en otro aspecto más concreto, encuadrable<br />

<strong>de</strong>ntro <strong>de</strong>l amplio campo <strong>de</strong> estas prácticas literarias subvertidoras pero más circunscrito al tema<br />

175 GERARD GENETTE, Ficción y dicción , cit., p. 75.<br />

176 JOSÉ M.ª POZUELO, Poética <strong>de</strong> la ficción , Madrid, Síntesis, 1993, pp. 132-133.<br />

177 Cfr. especialmente ROBERT ALTER, Partial Magic: The Novel as Self-Concious Genre ,<br />

Berkeley, University of California Press, 1975 y MAS'UD ZAVARZADEH, The Mythopoetic<br />

Reality: The Postwar American Nonfiction Novel , Urbana, University of Illinois Press, 1976.<br />

Un excelente resumen <strong>de</strong> estas cuestiones pue<strong>de</strong> encontrarse en ESTHER SÁNCHEZ PARDO<br />

GONZALES, Postmo<strong>de</strong>rnismo y metaficción (reproducción facsímil <strong>de</strong> tesis doctoral), Madrid,<br />

Universidad Complutense, 1991.<br />

79


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong> nuestro encuentro: el <strong>de</strong> la construcción <strong>de</strong> un «falso» o, dicho <strong>de</strong> otro modo, la revisión <strong>de</strong> los<br />

posibles mecanismos por los que se efectúa la «falsificación», entendida ésta como el encubrimiento<br />

<strong>de</strong>l estatuto ficcional <strong>de</strong>l texto. Escogeré para ello dos casos paradigmáticos: la seudobiografía Jusep<br />

Torres Campalans y el apócrifo discurso <strong>de</strong> ingreso en la Aca<strong>de</strong>mia Española <strong>de</strong> la Lengua publicado<br />

bajo el título El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo .<br />

Jusep Torres Campalans , publicado en 1958, supone la culminación <strong>de</strong> un proceso en cuanto<br />

compendio <strong>de</strong> mecanismos <strong>de</strong>sficcionalizadores que, aplicados esporádicamente a lo largo <strong>de</strong> otros<br />

textos narrativos <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, aquí lo son <strong>de</strong> modo sistemático. Ha <strong>de</strong> ser, pues, enmarcado <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong><br />

esos intentos mistificadores <strong>de</strong> nuestro autor en los que se establece el <strong>de</strong>sdoblamiento <strong>de</strong> la función<br />

narrativa entre un narrador nuclear, responsable <strong>de</strong> la historia básica y otro externo, que actúa como<br />

editor, prologuista o anotador <strong>de</strong> aquélla: el prólogo, la nota a pie <strong>de</strong> página, las diversas glosas al<br />

texto, el acopio <strong>de</strong> paratextos pretendidamente no ficcionales y atribuibles a fuentes diversas, etc.,<br />

actúan como otros tantos «realemas» encargados <strong>de</strong> promover en el lector dudas sobre la ficcionalidad<br />

<strong>de</strong>l discurso al que se enfrenta. Piénsese, por ejemplo, en el relato titulado Homenaje a Lázaro Valdés<br />

cuyo núcleo temático son dos textos <strong>de</strong> carácter ensayístico <strong>de</strong>l citado personaje rescatados por el<br />

presunto editor y enmarcados por un profuso aparato seudobibliográfico; o en el caso <strong>de</strong> la Vida y<br />

obra <strong>de</strong> Luis Álvarez Petreña , en cuya edición <strong>de</strong>finitiva alternan los paratextos simuladores <strong>de</strong> la<br />

labor crítico-erudita con escritos publicados con anterioridad por el propio <strong>Aub</strong> y atribuidos ahora al<br />

personaje biografiado.<br />

Este tipo <strong>de</strong> juegos subvertidores en don<strong>de</strong> se enmarca el texto que nos ocupa ha sido, a<strong>de</strong>más,<br />

profusamente cultivado por las más recientes vanguardias narrativas llevando a su máxima expresión<br />

el intento <strong>de</strong> integrar el arte en la vida y la vida en el arte hasta borrar por completo la frontera marcada<br />

por la noción <strong>de</strong> ficcionalidad 178 . Genette, <strong>de</strong>sconocedor sin duda <strong>de</strong> la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, señala para<br />

<strong>de</strong>mostrar cómo el relato <strong>de</strong> ficción llega a convertirse en una mera mimesis <strong>de</strong> relatos factuales, un<br />

ejemplo muy posterior, el Sir Andrew Marbot (1981), <strong>de</strong> Wolfgang Hil<strong>de</strong>sheimer, biografía ficticia<br />

<strong>de</strong> un escritor imaginario, que «finge imponerse todas las limitaciones (y todas las artimañas) <strong>de</strong> la<br />

historiografía más verídica» 179 .<br />

178 SIEGPRIED J. SCHMIDT, Towards a Pragmatic Interpretation of «fictionality» en TEUN A.<br />

VAN DIJK, Pragmatics of Language and Literature , Amsterdam, North Holland, 1976, pp. 161-178.<br />

179 GERARD GENETTE, Ficción y dicción , cit., p. 74.<br />

80


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Tales limitaciones y artimañas son las que <strong>Aub</strong> aplica <strong>de</strong> manera sistemática en su biografía <strong>de</strong>l<br />

imaginario pintor catalán (publicada en la temprana fecha <strong>de</strong> 1958) como técnicas productoras <strong>de</strong><br />

realismo conducentes a promover la lectura no ficcional <strong>de</strong> un discurso que se inscribe plenamente<br />

en el terreno <strong>de</strong> la ficción. La primera y más evi<strong>de</strong>nte es la propia materialidad <strong>de</strong>l texto, el cual se<br />

presenta en el formato característico <strong>de</strong> las monografías sobre arte con el acompañamiento <strong>de</strong> las<br />

correspondientes ilustraciones, <strong>de</strong>l pertinente aparato crítico-bibliográfico así como <strong>de</strong> una impresión<br />

en esmerada tipografía. A ello habría que añadir los procedimientos <strong>de</strong> <strong>de</strong>sambiguación encargados<br />

<strong>de</strong> reducir los lugares <strong>de</strong> in<strong>de</strong>terminación presentes en todo discurso ficcional y <strong>de</strong> facilitar, por<br />

consiguiente, la proyección <strong>de</strong>l campo externo <strong>de</strong> referencias <strong>de</strong>l lector sobre el campo interno <strong>de</strong><br />

referencias <strong>de</strong>l texto: así, la precisión <strong>de</strong> las informaciones cronológicas y espaciales o la mención<br />

<strong>de</strong> personajes históricos contribuyen eficazmente a permeabilizar por completo las fronteras entre el<br />

universo real y el <strong>de</strong> la ficción. En tercer lugar cabría referirse a la «legibilidad» que proporciona<br />

a la escritura la ausencia <strong>de</strong> marcas literarias: con ello consigue <strong>Aub</strong> un «no estilo» capaz <strong>de</strong> dotar<br />

al texto <strong>de</strong> la transitividad informativa característica <strong>de</strong> todo discurso referencial. Por último, hay<br />

que mencionar también ciertos mecanismos que afectan al plano <strong>de</strong> la composición, concretamente<br />

la estructura polifónica <strong>de</strong>l texto, lograda mediante el acopio <strong>de</strong> documentos y voces diversas que<br />

llegan a neutralizar la voz <strong>de</strong>l narrador; éste queda, así, convertido en un transmisor objetivo y<br />

<strong>de</strong>spersonalizado <strong>de</strong> los datos recogidos en una dificultosa tarea investigadora, dificultad que se<br />

encarga <strong>de</strong> señalar en un claro guiño irónico contenido en el prólogo al referirse a lo ardua que resulta<br />

la labor <strong>de</strong>l historiador, preso <strong>de</strong> la objetividad y <strong>de</strong>l dato, para un creador <strong>de</strong> ficciones 180 .<br />

Semejante <strong>de</strong>spliegue <strong>de</strong> mecanismos conferidores <strong>de</strong> realidad está propiciado, como es evi<strong>de</strong>nte,<br />

por el propósito <strong>de</strong> <strong>de</strong>senca<strong>de</strong>nar una lectura no ficcional <strong>de</strong> la biografía <strong>de</strong>l imaginario pintor y con<br />

180 «Trampa para un novelista, doblado <strong>de</strong> dramaturgo, el escribir una biografía. Dan, hecho, el<br />

personaje, sin libertad con el tiempo. Para que la obra sea lo que <strong>de</strong>be, tiene que atenerse, ligada,<br />

al protagonista; explicarlo, hacer su autopsia, establecer una ficha, diagnosticar. Huir, en lo posible,<br />

<strong>de</strong> interpretaciones personales, fuente <strong>de</strong> la novela; esposar la imaginación, atenerse a lo que fue.<br />

Historiar. Pero ¿se pue<strong>de</strong> medir un semejante con la sola razón? ¿Qué sabemos con precisión <strong>de</strong><br />

otro, a menos <strong>de</strong> convertirle en personaje propio? ¿Quién pone en memoria, sin equivocaciones,<br />

cosas antiguas? No me faltaron cabos, al revés: acudieron muchedumbre <strong>de</strong> sucesos que, en algún<br />

momento parecieron esclarecedores; luego, pasada la sorpresa, sin importancia». (Cito por la 1.ª<br />

edición: México, Tezontle, 1958, p. 15).<br />

81


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

ello poner a la par en solfa el papanatismo que suele acompañar sin distingos a cualquier manifestación<br />

<strong>de</strong>l arte postrealista. Y a juzgar por los testimonios que tenemos <strong>de</strong> la recepción <strong>de</strong>l texto, no cabe<br />

duda <strong>de</strong> que <strong>Aub</strong> consiguió con creces tal objetivo. Pero hay que pensar que el alcance lúdico <strong>de</strong><br />

su propuesta no se agota en el intento <strong>de</strong> montar una trampa para lectores <strong>de</strong>sinformados. El Jusep<br />

Torres Campalans ha <strong>de</strong> ser abordado, a<strong>de</strong>más, en la dimensión paródica que indudablemente posee;<br />

y la parodia no funciona cuando el receptor hace una lectura plana, cuasi pragmática, <strong>de</strong>l texto. La<br />

relativización <strong>de</strong> los límites entre ficción y realidad es producto obvio <strong>de</strong> una <strong>de</strong>cidida intención<br />

<strong>de</strong>l autor pero el juego no se consuma si el lector acepta <strong>de</strong> modo ingenuo todas las propuestas<br />

<strong>de</strong>sficcionalizadoras que se le hacen, sino solamente si su recepción oscila entre la asunción <strong>de</strong>l<br />

engaño y su <strong>de</strong>svelamiento 181 . En el horizonte <strong>de</strong>l lector <strong>de</strong>l texto paródico <strong>de</strong>be encontrarse el texto<br />

parodiado, los códigos literarios que permitieron la construcción <strong>de</strong> éste y que en aquél son violados <strong>de</strong><br />

manera sistemática. La propuesta <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, va por consiguiente, más allá <strong>de</strong>l lector ingenuo, dispuesto a<br />

caer en la trampa; busca al lector informado que será quien asuma <strong>de</strong> modo consciente el juego <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

su conocimiento <strong>de</strong>l arte contemporáneo y <strong>de</strong> la trayectoria mistificadora <strong>de</strong> la literatura aubiana, que<br />

<strong>de</strong>ja <strong>de</strong> buen grado en suspenso para disfrutar plenamente el «placer <strong>de</strong>l texto».<br />

Con El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , publicado al parecer en 1971<br />

aunque con fecha apócrifa <strong>de</strong> 1956, nos hallamos ante otra vuelta <strong>de</strong> tuerca en la labor subvertidora<br />

<strong>de</strong> la literatura aubiana: el propósito <strong>de</strong>sficcionalizador, idéntico al que subyace en Jusep Torres<br />

Campalans y logrado mediante la utilización <strong>de</strong> similares mecanismos productores <strong>de</strong> realidad, se ve<br />

potenciado aquí por la supresión <strong>de</strong> la instancia narrativa, con lo que el lector se encuentra ante una<br />

simple colección <strong>de</strong> documentos, que hacen referencia a la intervención <strong>de</strong>l autor real como personaje<br />

en un acontecimiento ficcional (en cuanto no sucedido): su recepción en la Aca<strong>de</strong>mia Española <strong>de</strong><br />

la Lengua.<br />

El punto <strong>de</strong> partida para la producción <strong>de</strong>l falso sigue siendo, en esencia, la misma: la utilización<br />

<strong>de</strong> un número consi<strong>de</strong>rable <strong>de</strong> «realemas» que impongan al lector una <strong>de</strong>codificación no ficcional<br />

<strong>de</strong>l texto, interpretando el contenido <strong>de</strong>l mismo como una realidad factual. Sólo que ahora se trata<br />

<strong>de</strong> un juego más sutil en cuanto esos elementos que permiten la remisión a la realidad factual<br />

y que edifican el campo <strong>de</strong> referencias interno <strong>de</strong>l texto se ven neutralizados por el campo <strong>de</strong><br />

referencia externo <strong>de</strong>l lector: su conocimiento <strong>de</strong> la reciente historia española así como <strong>de</strong> los avatares<br />

181 Cfr. especialmente WAYNE C. BOOTH, A Rhetoric of Irony , Chicago, Univ. of Chicago<br />

Press, 1974.<br />

82


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

culturales subsiguientes, le permite percibir el carácter ficcional <strong>de</strong>l mundo representado y asumir,<br />

así, plenamente, la intencionalidad lúdica <strong>de</strong>l mensaje, <strong>de</strong>codificando el mundo edificado por los<br />

«realemas» <strong>de</strong>l discurso como una hipótesis perteneciente al terreno <strong>de</strong> la utopía 182 . Su finalidad<br />

última, como la <strong>de</strong> todo texto utópico, es la revisión critica <strong>de</strong> una realidad presente no satisfactoria<br />

mediante su confrontación crítica con una realidad virtual edificada sobre las premisas <strong>de</strong> lo que<br />

pudiera haber sido el <strong>de</strong>sarrollo <strong>de</strong>seable <strong>de</strong>l curso <strong>de</strong> la historia.<br />

La lectura no ficcional se produce, entonces, mediante el establecimiento <strong>de</strong> un pacto, por el<br />

que el lector entra en el juego y suspendiendo temporalmente su campo <strong>de</strong> referencias externo -<br />

su conocimiento sobre el curso <strong>de</strong> los acontecimientos <strong>de</strong> la reciente historia española- vive como<br />

posible, al igual que en la lectura <strong>de</strong> cualquier relato ficcional, la situación utópica que el texto<br />

presenta. Ello no impi<strong>de</strong>, obviamente, la posibilidad <strong>de</strong> una lectura plenamente referencial, que sería<br />

la llevada a cabo por un lector <strong>de</strong>sinformado y <strong>de</strong>sconocedor, por consiguiente, <strong>de</strong> la realidad factual<br />

contra la que se edifica la utopía propuesta por el texto <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>.<br />

Tanto esta <strong>de</strong>sficcionalización inconsciente como la consciente están apoyadas, en primer lugar,<br />

por la ya mencionada ausencia <strong>de</strong> toda marca narrativa. El texto se presenta, según se ha dicho,<br />

como una colección <strong>de</strong> tres documentos (el discurso <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, la réplica <strong>de</strong> Juan Chabás y la<br />

lista <strong>de</strong> los académicos que componen la institución el día 1 <strong>de</strong> enero <strong>de</strong> 1957) sin la intervención<br />

<strong>de</strong> instancia narradora alguna que pudiera abrir un resquicio a la asunción <strong>de</strong> todo el conjunto como<br />

producto <strong>de</strong> una fabulación. A ello hay que añadir los elementos paratextuales, especialmente la<br />

perfecta simulación tipográfica que el texto hace <strong>de</strong> la edición <strong>de</strong> los discursos <strong>de</strong> los académicos<br />

(incluida la falsificación <strong>de</strong>l pie <strong>de</strong> imprenta). Y, por supuesto, la aportación masiva <strong>de</strong> datos tomados<br />

<strong>de</strong> la realidad factual en un hábil ensamblaje con otros que pertenecen al universo <strong>de</strong> la ficción, con<br />

lo que se consigue la completa difuminación <strong>de</strong> la frontera entre ambos mundos.<br />

Con relación al Jusep Torres Campalans podría <strong>de</strong>cirse que nos encontramos ante una inversión<br />

<strong>de</strong> la técnica constructiva <strong>de</strong>l falso: mientras allí se trataba <strong>de</strong> introducir un personaje <strong>de</strong> ficción en una<br />

realidad plenamente asumible como factual, aquí se ha procedido a implicar a unos personajes cuya<br />

existencia es históricamente comprobable en una realidad por completo ficticia, en cuanto utópica y<br />

producto <strong>de</strong> la tergiversación <strong>de</strong>l <strong>de</strong>venir histórico. De ahí que la asunción <strong>de</strong>l falso como verda<strong>de</strong>ro, lo<br />

182 Cfr. FERNANDO PÉREZ BAZO, Historia y ficción: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en la Real Aca<strong>de</strong>mia Española ,<br />

Introducción a su edición <strong>de</strong> MAX AUB, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro<br />

tiempo , Segorbe, Archivo-<strong>Biblioteca</strong> «<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>», 1993.<br />

83


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que venimos <strong>de</strong>nominando <strong>de</strong>codificación factual <strong>de</strong> un relato ficcional, sea en el caso <strong>de</strong> El teatro...<br />

bastante menos probable y funcione casi exclusivamente como un engaño plenamente asumido por<br />

el lector, quien, suspendiendo su incredulidad, se aviene a entrar en el juego propuesto por el autor<br />

<strong>de</strong> imaginar un imposible histórico.<br />

Pero, tanto en un caso como en otro, es posible llevar a cabo, una vez asumida la condición<br />

ficcional <strong>de</strong> ambos textos, una lectura factual <strong>de</strong> los mismos: tras sus propuestas lúdicas se insertan<br />

sendas reflexiones que podrían funcionar perfectamente, una vez <strong>de</strong>sgajadas <strong>de</strong>l marco ficcional que<br />

las acoge, como otros tantos discursos ensayísticos. Las agudas opiniones sobre diversos aspectos<br />

<strong>de</strong>l arte contemporáneo que se vierten en Jusep Torres Campalans y las consi<strong>de</strong>raciones sobre el<br />

teatro español <strong>de</strong>l siglo XX albergadas en el seudodiscurso caben ser <strong>de</strong>codificadas como escritos<br />

pertenecientes a uno <strong>de</strong> los géneros <strong>de</strong> función práctica (en virtud <strong>de</strong> su referencialidad) como es<br />

el ensayo. Incluso, en algunos fragmentos concretos cabe afirmar no sólo que «podrían funcionar»<br />

como ensayos plenos, sino que <strong>de</strong> hecho «han funcionado» como tales: así, las opiniones sobre <strong>Aub</strong><br />

vertidas en el discurso <strong>de</strong> Chabás proce<strong>de</strong>n <strong>de</strong> un texto originariamente ensayístico, su Literatura<br />

española contemporánea , publicado en La Habana en 1952; y otro tanto pue<strong>de</strong> <strong>de</strong>cirse <strong>de</strong>l «Proyecto<br />

<strong>de</strong> estructura para un Teatro Nacional», escrito dirigido en 1936 por <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> a Manuel Azaña, a<br />

la sazón Presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong> la República, y <strong>de</strong>l que ahora se insertan varios fragmentos en el discurso <strong>de</strong>l<br />

replicante 183 .<br />

Ambos textos son, en <strong>de</strong>finitiva, producto <strong>de</strong> una po<strong>de</strong>rosa capacidad mixtificadora empleada en<br />

cuestionar sistemáticamente no ya las divisiones tradicionales entre los diversos territorios literarios<br />

sino incluso la propia noción <strong>de</strong> lo literario al sembrar en el lector la duda sobre la naturaleza ficcional<br />

<strong>de</strong> la realidad que el texto presenta. El principio <strong>de</strong> in<strong>de</strong>terminación se constituye, así, en núcleo<br />

articulador <strong>de</strong> la creación literaria, la cual pue<strong>de</strong> llegar en algún caso a estar justificada tan sólo como<br />

un mero ejercicio autorreferencial que el discurso lleva a cabo sobre sus propias posibilida<strong>de</strong>s. (La<br />

Vida y obra <strong>de</strong> Luis Álvarez Petreña podría citarse como un caso paradigmático <strong>de</strong> texto-límite<br />

en tal sentido). De ahí el carácter <strong>de</strong> mo<strong>de</strong>rnidad que adjudicábamos al comienzo a la producción<br />

literaria <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, la cual, a través <strong>de</strong> esa in<strong>de</strong>terminación esencial, remite en última instancia a la<br />

radical fragmentación <strong>de</strong>l yo <strong>de</strong>l hombre contemporáneo y a la subsiguiente inaprehensibilidad <strong>de</strong>l<br />

universo que a su través percibimos.<br />

183 Ivi , pp. 19-20.<br />

84


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La presencia <strong>de</strong> ese factor <strong>de</strong> in<strong>de</strong>terminación que nos ha servido para caracterizar los textos<br />

aubianos adscribibles a una poética <strong>de</strong> lo lúdico no es, sin embargo, rasgo exclusivo <strong>de</strong> éstos sino<br />

que pue<strong>de</strong> también <strong>de</strong>tectarse en aquella parte <strong>de</strong> su producción escrita bajo el signo <strong>de</strong>l compromiso.<br />

Este, como es sabido, constituye uno <strong>de</strong> los ejes vertebradores <strong>de</strong> la creación <strong>de</strong> nuestro autor, quien<br />

en sus escritos teóricos explicitó reiteradamente la misión que compete al intelectual contemporáneo<br />

<strong>de</strong> testificar sobre la realidad histórica en que está inmerso.<br />

Pero el compromiso en <strong>Aub</strong> no es en ningún momento fruto <strong>de</strong> una opción i<strong>de</strong>ológica asumida con<br />

vehemencia y <strong>de</strong>fendida contra viento y marea; no resulta, por consiguiente, asimilable a la <strong>de</strong>fensa a<br />

ultranza <strong>de</strong> un credo político concreto sino a una consciente actitud solidaria con una humanidad <strong>de</strong><br />

la que se sabe parte integrante y cuya angustia, <strong>de</strong>rivada <strong>de</strong>l mero estar-en-el-mundo, comparte. De<br />

ahí que su compromiso produzca más dudas que certezas, más angustia ante la incertidumbre en que<br />

se <strong>de</strong>senvuelve la existencia humana que propuestas claras sobre normas <strong>de</strong> conducta o soluciones<br />

esperanzadoras. Y <strong>de</strong> ahí la imagen recurrente <strong>de</strong>l laberinto a la que apela para <strong>de</strong>signar su producción,<br />

porque en la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> no existen héroes <strong>de</strong> perfil <strong>de</strong>finido y responsabilida<strong>de</strong>s conscientemente<br />

asumidas sino individuos <strong>de</strong>sorientados inmersos en el seno <strong>de</strong> una colectividad igualmente carente<br />

<strong>de</strong> norte y anonadados ante la marcha imparable <strong>de</strong> unos acontecimientos que escapan por completo<br />

a su control.<br />

Ese estupor lleva aparejada una falta absoluta <strong>de</strong> certezas, que afecta a la presentación <strong>de</strong><br />

los acontecimientos narrados, cuyo dramatismo pue<strong>de</strong> ser neutralizado mediante el empleo <strong>de</strong><br />

mecanismos <strong>de</strong>srealizadores: el discurso <strong>de</strong>l narrador pue<strong>de</strong> adoptar, así, un tono objetivo, cuando<br />

no <strong>de</strong>cididamente irónico, o intercalar reflexiones distanciadoras, con el intento <strong>de</strong> producir en el<br />

<strong>de</strong>venir imparable <strong>de</strong> la tragedia una pausa que permita afrontarla <strong>de</strong>s<strong>de</strong> la perspectiva <strong>de</strong> un sujeto no<br />

sumergido en el marasmo <strong>de</strong> la misma sino <strong>de</strong>s<strong>de</strong> la <strong>de</strong> un hipotético testigo que la focalizara <strong>de</strong>s<strong>de</strong> un<br />

plano superior. Piénsese, por ejemplo, en las reflexiones metadiscursivas que, con la <strong>de</strong>nominación<br />

<strong>de</strong> «Páginas azules», interrumpen en Campo <strong>de</strong> los almendros la narración <strong>de</strong> los dramáticos<br />

momentos que viven los supervivientes <strong>de</strong>l ejército republicano en el puerto <strong>de</strong> Alicante; o en el<br />

tratamiento distanciador que la selección <strong>de</strong> una instancia narrativa inverosímil imprime al relato <strong>de</strong><br />

los acontecimientos presentados en textos como Enero sin nombre y Manuscrito Cuervo .<br />

Es en estos dos textos en lo que quiero centrar esta última parte <strong>de</strong> mi intervención con el<br />

propósito <strong>de</strong> poner <strong>de</strong> manifiesto la utilización que en ellos lleva a cabo <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> unas estrategias<br />

narrativas <strong>de</strong> signo totalmente opuesto a las que presidían la composición <strong>de</strong> aquellos <strong>de</strong> los que<br />

85


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

me he ocupado con anterioridad. Si el principio estructurador <strong>de</strong> Jusep Torres Campalans y <strong>de</strong><br />

El teatro... era el tratamiento <strong>de</strong>sficcionalizador a que se sometía el relato para promover una<br />

<strong>de</strong>codificación que permitiese la ubicación <strong>de</strong> los acontecimientos narrados <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> una realidad<br />

factual, el que presi<strong>de</strong> la composición <strong>de</strong> Enero sin nombre y Manuscrito Cuervo es, por el<br />

contrario, un tratamiento <strong>de</strong>srealizador. Ambos textos podían, por su contenido, funcionar como<br />

relatos factuales, en cuanto documentos que dan testimonio <strong>de</strong> unos dolorosos momentos <strong>de</strong> la reciente<br />

historia española que <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> vivió como testigo directísimo. Pero el autor parece interesado en<br />

presentar tales acontecimientos <strong>de</strong>s<strong>de</strong> una visión extrañante, que prive por completo a su relato <strong>de</strong>l<br />

carácter <strong>de</strong> documento realista y para ello lo somete a un intenso tratamiento ficcionalizador, que,<br />

paradójicamente, pese al distanciamiento que imprime respecto <strong>de</strong> la materia narrada no actúa como<br />

elemento mitigador <strong>de</strong> su dramatismo; al contrario, esa visión inédita proporciona nuevas dimensiones<br />

<strong>de</strong> la realidad al cuestionar los resultados triviales <strong>de</strong> nuestra percepción, lastrada por el hábito, y<br />

obligarnos a profundizar más allá <strong>de</strong> la superficie <strong>de</strong> los hechos.<br />

Enero sin nombre es la crónica <strong>de</strong>l penoso éxodo hacia la frontera francesa <strong>de</strong> los republicanos<br />

españoles, que suce<strong>de</strong> a la ocupación <strong>de</strong> Barcelona por el ejército <strong>de</strong> Franco. Dicho éxodo se presenta<br />

narrado y focalizado <strong>de</strong>s<strong>de</strong> una fuente <strong>de</strong> lenguaje inverosímil: un árbol situado a la orilla <strong>de</strong> la<br />

carretera <strong>de</strong> Figueras por la que circula la riada humana fugitiva.<br />

Pero la inverosimilitud <strong>de</strong> semejante sujeto <strong>de</strong> la enunciación no constituye, sin embargo, el único<br />

elemento productor <strong>de</strong> irrealidad: el texto está sometido a un sistemático tratamiento ficcionalizador<br />

que abarca a<strong>de</strong>más <strong>de</strong>l nivel pragmático el semántico y el sintáctico, entendido éste en el más amplio<br />

sentido <strong>de</strong> conjunto <strong>de</strong> procedimientos <strong>de</strong> con-figuración 184 .<br />

Por lo que se refiere al nivel pragmático, la recurrencia a semejante instancia narrativa constituye<br />

ya una marca <strong>de</strong> ficcionalidad suficiente, que permite, a<strong>de</strong>más, relacionar el texto con un género<br />

por excelencia ficcional como es la fábula, uno <strong>de</strong> cuyos rasgos constitutivos más evi<strong>de</strong>ntes es su<br />

enunciación a cargo <strong>de</strong> sujetos no humanos. A esa relación no es ajena cierta actitud moralizante<br />

fácilmente <strong>de</strong>testable en el subtexto y sustentada, como suele ser habitual en el género, sobre la<br />

confrontación <strong>de</strong> la lógica que rige las acciones <strong>de</strong> los hombres con una lógica extrahumana a la luz <strong>de</strong><br />

la cual aquella parece disolverse en la irracionalidad. Al encomendar la focalización <strong>de</strong> la historia a un<br />

184 JOSÉ M.ª POZUELO, Poética <strong>de</strong> la ficción , cit., p. 130; también GERARD GENETTE, Ficción<br />

y dicción , cit., pp. 72-73. A tales mecanismos hay que añadir la presencia <strong>de</strong> las marcas paratextuales<br />

que ubican a ambos textos en el territorio <strong>de</strong> la ficción.<br />

86


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

árbol entra en juego un mecanismo <strong>de</strong> extrañamiento que actúa poniendo en evi<strong>de</strong>ncia el sinsentido <strong>de</strong><br />

los comportamientos humanos: <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el estatismo imperturbable <strong>de</strong> la criatura vegetal y la simplicidad<br />

<strong>de</strong> sus planteamientos, el tráfago alocado <strong>de</strong> las criaturas llamadas racionales, matando y muriendo<br />

en los caminos, se convierte en expresión <strong>de</strong>l radical absurdo <strong>de</strong> su existencia.<br />

Si aten<strong>de</strong>mos al nivel semántico <strong>de</strong>l enunciado, la actuación <strong>de</strong> los mecanismos <strong>de</strong>srealizadores se<br />

centra principalmente en la dimensión simbólica que adquiere el texto a partir <strong>de</strong> la confrontación<br />

establecida entre el árbol y el hombre, la cual nos remite respectivamente a la sabiduría ancestral <strong>de</strong><br />

la naturaleza y a la in<strong>de</strong>fensión <strong>de</strong> la especie humana, náufraga y <strong>de</strong>sorientada por <strong>de</strong>soír la voz <strong>de</strong><br />

aquella. Este símbolo nuclear se expan<strong>de</strong> en una amplia constelación semántica, expresable a través<br />

<strong>de</strong> oposiciones como soli<strong>de</strong>z frente a fragilidad, permanencia frente a mutabilidad, fortaleza frente<br />

a <strong>de</strong>svalimiento, etc.<br />

Esa voz ancestral <strong>de</strong> la naturaleza, a la que se ha encomendado la responsabilidad <strong>de</strong> la enunciación,<br />

es mimetizada mediante la feliz síntesis que logra el autor entre un tono mo<strong>de</strong>radamente lírico, a través<br />

<strong>de</strong>l cual las imágenes fluyen con completa naturalidad, y la riqueza expresiva <strong>de</strong> un léxico rescatado<br />

directamente <strong>de</strong>l acervo campesino. Baste, como ilustración, con una única muestra:<br />

He nacido <strong>de</strong> pie. Siempre fui alta mayor <strong>de</strong> lo que a mi edad correspon<strong>de</strong>; nací allá por los<br />

alre<strong>de</strong>dores <strong>de</strong> mil ochocientos ochenta y tantos y he ido, como correspon<strong>de</strong>, ensanchando poco a poco<br />

mi tronco y mi paisaje. Figueras ha ganado en planta lo que yo en vista, cuando me creyó cercada yo la<br />

vencía por lo alto. Los azacanes, con sudores y tiempo, fueron construyendo sus cuarteles siguiendo la<br />

disposición <strong>de</strong> las tierras, figurándose alinear atabones a su capricho. (...) En mis años mozos, cuando<br />

avisé sobrados, pasaron por mis pies los primeros automóviles. A mí no me sorpren<strong>de</strong> nada, siempre<br />

fui un poco marisabidilla: lo sé y no me importa. Cubrieron el albañal, erigieron los palos <strong>de</strong>l teléfono,<br />

cipos eternos <strong>de</strong> nuestra gran<strong>de</strong>za, los celemineros vinieron a mozos <strong>de</strong> gasolina 185 .<br />

En el nivel sintáctico-estilístico, en el que se incluirían estos fenómenos expresivos a los que acabo<br />

<strong>de</strong> aludir, habría que reparar también en la presencia <strong>de</strong> otras «marcas» literarias que contribuyen<br />

a potenciar el efecto <strong>de</strong>srealizador. Pienso, especialmente, en el esquema compositivo <strong>de</strong>l texto,<br />

articulado sobre una estudiada técnica <strong>de</strong> montaje <strong>de</strong> voces que se superponen en aparente <strong>de</strong>sor<strong>de</strong>n;<br />

185 Cito por la versión recogida en la antología <strong>de</strong> JOSEFINA RODRÍGUEZ PLAZA Y<br />

ALEJANDRA HERRERA, Relatos y prosas breves <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , México, Universidad Autónoma<br />

Metropolitana, 1993, pp. 115-116.<br />

87


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

tal <strong>de</strong>sor<strong>de</strong>n, en el que las voces introducidas llegan en ocasiones a ocultar la <strong>de</strong> la instancia narrativa<br />

básica, traduce tanto la confusión reinante en la fugitiva marea humana como la perplejidad <strong>de</strong> ese<br />

observador privilegiado, quien, en cuanto responsable a la vez <strong>de</strong> la enunciación, se muestra impotente<br />

para someter a las pautas <strong>de</strong> la lógica narrativa la caótica realidad que se extien<strong>de</strong> ante él.<br />

El Manuscrito Cuervo constituye otro caso paradigmático <strong>de</strong> tratamiento <strong>de</strong>srealizador aplicado<br />

a un texto que podría haber sido formulado como mera transcripción <strong>de</strong> una realidad factual; pero al<br />

igual que en Enero sin nombre , la posible crónica o reportaje <strong>de</strong>ja paso al relato <strong>de</strong> ficción y los<br />

trágicos acontecimientos vividos por el autor como testigo directo se presentan «extrañados» en la<br />

distancia que su adscripción a esa categoría les confiere.<br />

El núcleo temático lo constituye aquí la <strong>de</strong>scripción <strong>de</strong> la vida en los campos <strong>de</strong> concentración<br />

que el gobierno francés había dispuesto para la acogida <strong>de</strong> los fugitivos <strong>de</strong>l <strong>de</strong>rrotado ejército <strong>de</strong><br />

la República española. El principal mecanismo <strong>de</strong>srealizador al que se apela para dotar al mundo<br />

narrado <strong>de</strong> la condición <strong>de</strong> ficcional, es, como en el caso anterior, la inverosimilitud <strong>de</strong>l sujeto <strong>de</strong><br />

la enunciación: un cuervo, observador privilegiado <strong>de</strong> los prisioneros, sustituye aquí como fuente <strong>de</strong><br />

lenguaje al árbol <strong>de</strong> Enero sin nombre .<br />

Respecto <strong>de</strong>l nivel pragmático <strong>de</strong>l enunciado pue<strong>de</strong>n, entonces, repetirse las observaciones que<br />

hacíamos más arriba sobre los efectos <strong>de</strong> la función extrañante, producto <strong>de</strong> una focalización extra-<br />

humana y sobre la subsiguiente adscripción <strong>de</strong>l relato al marco genérico <strong>de</strong> la fábula. El mecanismo<br />

<strong>de</strong> producción textual y sus efectos son idénticos a los allí <strong>de</strong>scritos: la reducción al absurdo <strong>de</strong> los<br />

comportamientos humanos al ser subvertida la lógica por la que se rigen y ponerse <strong>de</strong> manifiesto el<br />

componente <strong>de</strong> irracionalidad que albergan. Pero, mientras en Enero sin nombre la i<strong>de</strong>ntificación <strong>de</strong><br />

la instancia narrativa con la voz ancestral <strong>de</strong> la naturaleza impregnaba al enunciado <strong>de</strong> un tono lírico,<br />

la intervención <strong>de</strong> una fuente <strong>de</strong> lenguaje no humana actúa aquí como <strong>de</strong>senca<strong>de</strong>nante <strong>de</strong> una visión<br />

<strong>de</strong>cididamente sarcástica. Y ello <strong>de</strong>bido ante todo al mecanismo <strong>de</strong> doble enunciación sobre el que<br />

se articula el relato, en el que la voz <strong>de</strong>l cuervo no es la instancia narrativa única sino el resultado<br />

<strong>de</strong> otra voz previa, la <strong>de</strong>l editor y comentarista <strong>de</strong> un supuesto manuscrito producido por aquella. Al<br />

marco genérico <strong>de</strong> la fábula se superpone, así, el <strong>de</strong> la parodia cuyos «estilemas» impregnan a la vez<br />

al discurso introductorio y al básico en cuanto su objetivo no es sólo la ironización sobre la jerga <strong>de</strong><br />

la edición filológica sino también sobre la <strong>de</strong> la monografía científica. El mundo <strong>de</strong> los campos <strong>de</strong><br />

concentración se nos ofrece, entonces, sometido a un doble proceso <strong>de</strong> distanciamiento: el <strong>de</strong>rivado<br />

<strong>de</strong> la visión extra-humana y el que produce la jerga científico erudita con que se expresa el resultado<br />

<strong>de</strong> tal visión; no sólo la focalización <strong>de</strong> la historia es encomendada a un ser irracional, un cuervo, sino<br />

88


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que éste se presenta, a<strong>de</strong>más, en calidad <strong>de</strong> científico que analiza <strong>de</strong>sapasionada y objetivamente el<br />

comportamiento <strong>de</strong> una especie inferior.<br />

A estos efectos <strong>de</strong>srealizadores adscribibles al nivel pragmático <strong>de</strong>l enunciado hay que sumar,<br />

en el semántico, la potencialidad significativa que introduce la elección <strong>de</strong> la doble perspectiva<br />

focalizadora. La crítica <strong>de</strong> la irracionalidad que presi<strong>de</strong> los comportamientos humanos, con su secuela<br />

<strong>de</strong> guerras, persecuciones y exterminios, se erige en eje temático <strong>de</strong>l texto; en torno a él se <strong>de</strong>sarrollan<br />

una serie <strong>de</strong> motivos que van poniendo <strong>de</strong> manifiesto, mediante la reducción al absurdo, el sinsentido<br />

que ha caracterizado la actuación <strong>de</strong>l hombre a lo largo <strong>de</strong> la historia. Así, por ejemplo, <strong>de</strong>s<strong>de</strong><br />

la perspectiva <strong>de</strong>l cuervo, los campos <strong>de</strong> concentración pue<strong>de</strong>n ser elogiados como instituciones<br />

educativas o la imaginación postergada como algo <strong>de</strong>spreciable, por tratarse <strong>de</strong> una «facultad<br />

irracional <strong>de</strong> figurarse cosas inexistentes». En un nivel más profundo <strong>de</strong>l enunciado creo posible,<br />

a<strong>de</strong>más, otra lectura que trascen<strong>de</strong>ría la explícita que acabo <strong>de</strong> hacer: es la que nos lleva a interpretar<br />

el Manuscrito Cuervo como una crítica al divorcio contemporáneo entre ciencia y humanismo capaz<br />

<strong>de</strong> convertir al intelectual en un ser <strong>de</strong>shumanizado que asiste impasible, atrincherado en la asepsia <strong>de</strong><br />

su metodología, al dolor <strong>de</strong> sus semejantes, sin <strong>de</strong>scen<strong>de</strong>r en ningún momento a hacer causa común<br />

con ellos; un divorcio que encuentra su cabal expresión en el contraste entre la escritura aséptica <strong>de</strong>l<br />

observador y la dolorosa realidad transcrita.<br />

Por ello, la presencia <strong>de</strong> mecanismos <strong>de</strong>srealizadores es también observable en el nivel sintáctico-<br />

estilístico. Por una parte, cabe llamar la atención sobre la composición <strong>de</strong>l relato, que parodia la<br />

estructura <strong>de</strong> una monografía científica, con su división en una serie <strong>de</strong> apartados precedidos <strong>de</strong><br />

enunciados-resumen y culminados con las pertinentes conclusiones; los abundantes paratextos que<br />

lo acompañan como simulación <strong>de</strong> la edición filológica -índices, consi<strong>de</strong>raciones metodológicas,<br />

criterios <strong>de</strong> transcripción, notas a pie <strong>de</strong> página, etc.- contribuyen a reforzar el efecto paródico. A su<br />

vez, el enunciado se caracteriza por una sintaxis <strong>de</strong> cláusulas breves y enlazadas mediante rigurosa<br />

subordinación y un léxico <strong>de</strong> enorme minuciosidad y exactitud en el que la precisión terminológica<br />

y la preocupación etimológica van parejas.<br />

Con todo ello se evi<strong>de</strong>ncia, una vez más, el tour <strong>de</strong> force a que <strong>Aub</strong> somete a la creación literaria<br />

y que le confiere esa dimensión <strong>de</strong> mise en abîme tan frecuente en sus textos: los rasgos que acabo<br />

<strong>de</strong> apuntar como <strong>de</strong>finidores <strong>de</strong>l estilo <strong>de</strong>l Manuscrito Cuervo funcionarían, fuera <strong>de</strong> este contexto,<br />

como «realemas», encargados <strong>de</strong> conseguir el «estilo cero» característico <strong>de</strong> un enunciado no ficcional<br />

y que, paradójicamente, aquí actúan para dotar <strong>de</strong> verosimilitud a un enunciado que tiene carácter<br />

ficcional en cuanto parodia <strong>de</strong> un discurso científico. Sólo que la ficcionalidad <strong>de</strong> dicho enunciado<br />

89


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

está sirviendo como mecanismo <strong>de</strong> extrañamiento frente a una realidad factual cuya mimesis es el<br />

objetivo perseguido.<br />

90


Finzione o falsità?<br />

Achille Mango<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Al termine <strong>de</strong>l secondo atto, dopo aver assistito a una prova di abilità fornitagli dalla compagnia<br />

venuta a Elsinore per una recita, Amleto riflette sulla condizione <strong>de</strong>l teatro e perviene a una<br />

consi<strong>de</strong>razione per metà illuminante, per metà preoccupante. Che il teatro sia, cioè, una dimensione<br />

per gratificare attraverso l'istanza sublime <strong>de</strong>lla finzione; che esso sia contemporaneamente fondato<br />

sul trucco e sulla falsità, non per soddisfare chi vi si trovi implicato, al contrario per indurlo in<br />

tentazione, per ingannarlo. Amleto <strong>de</strong>finisce, infatti, il teatro una trappola. Il teatro portatore in<br />

assoluto <strong>de</strong>l principio <strong>de</strong>lla falsità. E come in tutte le manifestazioni che sull'uso <strong>de</strong>l falso si basano,<br />

esso mostra come esistenti figure e situazioni che non esistono affatto. Solo che contrariamente a<br />

quanto fanno coloro i quali spacciano per autentici oggetti che sono soltanto contraffazioni, cioè<br />

agiscono premeditatamente, il teatro finisce per ingannare in maniera <strong>de</strong>l tutto inconsapevole, e con<br />

l'ingannare in primo luogo quelli che vi agiscono come protagonisti. Un esempio molto preciso viene<br />

dalla piran<strong>de</strong>lliana Questa sera si recita a soggetto , nella scena in cui Sampognetta, uno <strong>de</strong>i<br />

protagonisti <strong>de</strong>lla commedia che si <strong>de</strong>ve improvvisare, entra in scena disperato perché la disattenzione<br />

<strong>de</strong>i compagni di lavoro gli ha impedito l'entrata drammatica, lo sparato tutto intriso di sangue, e di<br />

venir a morire fra le braccia di moglie e figlie. È possibile ricominciare tutto da capo dopo che l'effetto<br />

plateale e venuto meno? È possibile. E infatti la scena potrà essere recitata senza che si perda un tanto<br />

<strong>de</strong>lla sua intensità.<br />

Bisogna allora inten<strong>de</strong>rsi sul senso che il gioco sul falso può assumere. Alcuni anni addietro, un<br />

poeta nostro che collaborava con regolarità e successo alla rivista «Il Caffè» di Giambattista Vicari,<br />

pubblicò su quella rivista appunto la recensione a un libro <strong>de</strong>ll'allora Ministro <strong>de</strong>lle Finanze Luigi<br />

Preti <strong>de</strong>dicato ai proverbi finanziari <strong>de</strong>l contado. La stessa persona, qualche anno più tardi, pubblicò<br />

e commentò sempre su «Il Caffè», una poesia composta da Giulio Andreotti <strong>de</strong>cenne e <strong>de</strong>dicata alla<br />

madre. L'uno e l'altra inesistenti. Gioco per puro divertimento, quello di Saverio Vollaro; gioco per<br />

pervenire a una conoscenza quello di Amleto. Dove si trova la differenza? Secondo me la differenza,<br />

che esiste certamente nelle finalità, non esiste affatto sul piano formale. In entrambi i casi si costruisce<br />

un meccanismo che, al di là <strong>de</strong>i differenti contenuti, <strong>de</strong>termina la me<strong>de</strong>sima sostanza, in quanto<br />

preve<strong>de</strong>, in un caso come nell'altro, l'ingresso in una dimensione che ha, come propria <strong>de</strong>stinazione,<br />

di travolgere gli agenti attivi e quelli passivi <strong>de</strong>l gioco in una situazione dalla quale si potrà uscire<br />

soltanto con la dichiarazione esplicita <strong>de</strong>lla fine <strong>de</strong>l gioco. Anche nelle intenzioni sinistre di Amleto<br />

si contiene l'indicazione di questa fine non come espediente per metter termine a una situazione, bensì<br />

91


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

come necessità perché si individuino la natura e la struttura effettive <strong>de</strong>l gioco. La recita organizzata<br />

dal principe avrà termine, sebbene in una maniera diversa da quella immaginata dal suo autore. Ma<br />

il falso adoperato per pervenire a una conoscenza non è granché dissimile da qualsiasi altro tipo di<br />

gioco per ingannare. Il falso, si inten<strong>de</strong>, come lo si può concepire al di fuori di qualsiasi intenzione<br />

bassamente ingannatrice.<br />

Perché mentre l'arco di una rappresentazione teatrale preve<strong>de</strong> un inizio e una fine, in cui si<br />

esplicitano la finzione alla quale si sta per dar luogo e l'agnizione che mette fine all'intera situazione,<br />

l'oggetto vile spacciato per autentico e di valore rimane come testimonianza <strong>de</strong>lla volontà di trarre<br />

beneficio dal trucco e dalla menzogna. L'esempio più chiaro di falso per ottenere un vantaggio viene<br />

dalle arti visive, ed è infatti su un argomento <strong>de</strong>l genere che viene dibattuto preferibilmente il tema<br />

<strong>de</strong>l falso. Perché quanto più alto e l'utile <strong>de</strong>rivato a chi si serve <strong>de</strong>l trucco, tanto maggiori sono lo<br />

scandalo o l'ammirazione che il fatto suscita. Va operata allora una differenza fra inganno per gioco<br />

e inganno per convenienza.<br />

Nel secondo caso si ca<strong>de</strong> nel dominio <strong>de</strong>l codice penale, il quale preve<strong>de</strong> infatti l'entità <strong>de</strong>lla pena;<br />

nel primo si tratta <strong>de</strong>l rispetto di un codice creativo conosciuto da tutti e accettato da tutti. Può darsi<br />

che il risultato provocato da ambedue i mo<strong>de</strong>lli ingannatori sia simile, e che ci si trovi sconcertati di<br />

fronte a elementi per qualche maniera turbatori di condizioni di normalità, ma è indubbio che se nel<br />

primo caso lo sconcerto è <strong>de</strong>stinato a vanificarsi con la dichiarazione di differenza fra realtà e non<br />

realtà, nel secondo turbamento e rabbia permarranno fino a quando esisterà l'oggetto <strong>de</strong>terminatore<br />

<strong>de</strong>ll'inganno o anche solo il ricordo di quell'oggetto. E poiché è il primo tipo di falso (o di finzione)<br />

che mi interessa e riguarda, è di esso che proverò a dire.<br />

È possibile, innanzi tutto, distinguere tra finzione e falsità? A un primo approccio essi<br />

sembrerebbero la stessa cosa, ma a un esame appena più approfondito si noteranno facilmente le<br />

differenze. Rientra nel gioco <strong>de</strong>lla finzione non soltanto tutto quanto è programmato dall'agente<br />

<strong>de</strong>lla finzione stessa, ma anche ciò che viene accettato da coloro ai quali viene chiesto di entrare<br />

con consapevolezza nella dimensione <strong>de</strong>l gioco. E non è indispensabile che la dinamica ludica<br />

venga mantenuta inalterata fino al termine <strong>de</strong>lla rappresentazione, importante è che la formula sia<br />

individuata come tale all'inizio <strong>de</strong>l rapporto, un attimo dopo dimenticata davanti allo svolgersi<br />

<strong>de</strong>gli avvenimenti, recuperata magari con sofferenza al termine <strong>de</strong>ll'intero circuito rappresentativo.<br />

Esempio illuminante di come funzioni un meccanismo <strong>de</strong>l genere viene dal gioco <strong>de</strong>i bambini, che<br />

dichiarano esplicitamente la finzione nella quale si stanno calando, ne diventano reali protagonisti,<br />

92


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

salvo poi a liberarsene una volta conseguita la piena soddisfazione <strong>de</strong>lla cosa che inten<strong>de</strong>vano<br />

realizzare. Un oggetto finto può apparire a prima vista anche un oggetto.<br />

In effetti non è così. Se la finzione preten<strong>de</strong> l'accordo fra chi agisce e chi fruisce, in ragione <strong>de</strong>l<br />

quale è poco probabile che di finzione vera e propria si possa parlare perché quella cosa che si inten<strong>de</strong><br />

finta ha perso il suo carattere per assumerne un'altra, la falsità è <strong>de</strong>terminata dal fatto che chi agisce<br />

sa cosa sta facendo, mentre chi subisce resta assolutamente al di fuori da ciò che per uno <strong>de</strong>i due<br />

attori ha un significato, per l'altro un significato totalmente diverso. La finzione discen<strong>de</strong> da una<br />

convenzione, in base alla quale situazioni e oggetti individuabili per quello che sono diventan altri per<br />

l'intera durata <strong>de</strong>lla finzione. In teatro, per esempio, il palcoscenico, che smette di essere quello che<br />

e per diventare Castello di Elsinore, campo di battaglia di Bosworth, porto di Southampton, reggia<br />

di Cleopatra. All'inizio <strong>de</strong>ll' Enrico V , Shakespeare invita esplicitamente gli spettatori a entrare nel<br />

clima <strong>de</strong>lla vicenda, immaginando che quei pochi metri quadrati di pedana siano la pianura sconfinata<br />

di Azincourt.<br />

Da quel momento in poi attori e spettatori vivranno nello stesso clima e nel me<strong>de</strong>simo ambiente,<br />

trascurando <strong>de</strong>l tutto il fatto che si trovano a vivere avvenimenti accaduti alcune centinaia di anni<br />

prima e a farlo in un luogo che è stato dichiarato diverso da quello che in realtà è. Ma che, solo<br />

per essere stato dichiarato esistente, esiste effettivamente. La falsità dipen<strong>de</strong> invece dalla volontà di<br />

procurare vantaggi a se stessi e danno ad altri. Prescin<strong>de</strong>ndo dal tema <strong>de</strong>lla truffa, che riguarda aspetti<br />

<strong>de</strong>l problema distanti da quelli che mi riguardano, si può dire che il teatro adotta a volte un sistema<br />

truffaldino. Lo dice Amleto quando, al termine <strong>de</strong>l monologo in cui disquisisce sulla natura <strong>de</strong>l teatro,<br />

afferma letteralmente:<br />

La recita è la trappola in cui farò ca<strong>de</strong>re<br />

la coscienza <strong>de</strong>l re.<br />

In questo caso specifico ci si trova in presenza di una volontà precisa, quella di Amleto, che è<br />

rivolta a un fine altrettanto preciso: scoprire se Claudio è davvero l'assassino <strong>de</strong>l padre, come non<br />

molto prima l'Ombra di Amleto il Vecchio gli ha confessato, sicurezza per il raggiungimento <strong>de</strong>lla<br />

quale il protagonista non tiene conto <strong>de</strong>l danno che può comunque rica<strong>de</strong>re sul capo <strong>de</strong>l suu rivale,<br />

colpevole o innocente che sia e che può essere <strong>de</strong>terminato dall'essere caduto in una trama truffaldina.<br />

Volontà, sempre quella di Amleto, che si confronta con l'ingenuità <strong>de</strong>llo zio, il quale assegna alla<br />

recita un valore diverso da quello datole dal nipote. Ci si trova di fronte a una situazione particolare<br />

e complessa se confrontata con la semplicità <strong>de</strong>lla opposizione finzione VS falsità. Nella dimensione<br />

93


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

finta che il testo scespiriano possie<strong>de</strong> e su cui si è conseguito il pieno accordo fra i due elementi principi<br />

<strong>de</strong>lla rappresentazione, si inserisce, a un dato momento, il tema <strong>de</strong>l falso. E l'autore lo inclu<strong>de</strong> in una<br />

maniera volutamente complicata, che ren<strong>de</strong> ancora più difficile il ragionamento che sto seguendo. Il<br />

rapporto elementare attore/spettatore viene complicato dal fatto che sul palcoscenico si invera un altro<br />

e non meno importante rapporto, quello fra gli attori che recitano L'assassinio <strong>de</strong>l duca Gonzago e<br />

altri attori che, in quanto spettatori, a quell a recita stanno assistendo. È evi<strong>de</strong>nte che in questo caso<br />

il teatro si fa portatore di una doppia esigenza, di essere cioè il luogo <strong>de</strong>putato <strong>de</strong>lla finzione e, nello<br />

stesso tempo, di avere nella sua natura la possibilità di essere tramite di inganni, o di correre il rischio<br />

di esserlo.<br />

Nella particolare situazione <strong>de</strong>ll' Amleto la condizione naturale <strong>de</strong>l teatro viene raddoppiata. Allo<br />

stato esistono <strong>de</strong>gli attori che rappresentano il testo scespiriano e un pubblico che li guarda recitare.<br />

Ma sulla scena avviene un capovolgimento: c'è un altro spazio scenico sul quale altri attori recitano il<br />

dramma scelto da Amleto e c'è un pubblico che li sta a guardare. La complicazione consiste nel fatto<br />

che gli attori che interpretano L'assassinio <strong>de</strong>l duca Gonzago sono anche personaggi <strong>de</strong>l l' Amleto<br />

, che gli spettatori <strong>de</strong>l dramma commesso da Amleto sono anche personaggi <strong>de</strong>l testo scespiriano. E<br />

ancora, che il pubblico che sta assistendo all' Amleto guarda personaggi che sono diventati spettatori<br />

e ne svolgono interamente le funzioni.<br />

Da un certo punto di vista si può ipotizzare che una situazione <strong>de</strong>l genere valga a restituire al<br />

pubblico la sua funzione appunto di pubblico, con l'invito implicito a non lasciarsi catturare da una<br />

finzione che sembra divenuta realtà. Dall'angolo, però, che qui mi interessa, si può avanzare un altro<br />

tipo di consi<strong>de</strong>razioni. I due pubblici non sono la stessa cosa. Coloro che stanno in platea vivono come<br />

reale una situazione finta sulla quale attori e spettatori convengono completamente. Coloro, invece,<br />

che stanno sul palcoscenico a recitare la parte di spettatori sono vittime di un inganno, perché essi non<br />

entrano nella dimensione che Amleto ha creato per loro. Il testo di Shakespeare, allora, per una parte ci<br />

riporta alla naturale condizione <strong>de</strong>l teatro, per un'altra indica che esso può tranquillamente stravolgersi<br />

in un atto di falsità, con o senza complicità e partecipazione di coloro che stanno recitando. Sol tanto<br />

Amleto e Orazio conoscono, infatti, la finalità <strong>de</strong>lla rappresentazione, totalmente ignari sono gli attori<br />

<strong>de</strong>lla recita nella recita e i personaggi spettatori che vi assistono. La scelta di Amleto è un inganno, e<br />

lo è perché il protagonista ha architettato un sistema truffaldino, per recar vantaggio a sé a danno di un<br />

altro. Il testo scespiriano è un atto <strong>de</strong>lla finzione, perché intorno a esso esiste il consenso chiaramente<br />

manifestato <strong>de</strong>lla platea. Manifestato attraverso l'accettazione <strong>de</strong>lla convenzione scenica.<br />

94


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Ma la creazione artistica, che rientra certamente nell'ambito <strong>de</strong>lla finzione, può essere consi<strong>de</strong>rata<br />

anche una falsità? Il problema non è di poco conto ed è <strong>de</strong>stinato probabilmente a rimaner senza<br />

risposta. Forse più che affrontare l'argomento dall'angolo <strong>de</strong>ll'artista, bisogna farlo da quello <strong>de</strong>llo<br />

spettatore. Dipen<strong>de</strong>, infatti, dal modo con cui costui si collocherà di fronte all'opera se essa rientrerà<br />

meglio nella categoria <strong>de</strong>lla finzione che in quella <strong>de</strong>lla falsità, o viceversa. Anche in questo caso<br />

il teatro può essere un utile strumento di analisi. Si prenda il caso <strong>de</strong>l teatro classico. Il fatto stesso<br />

che esso sia stato adoperato come mezzo di pedagogia sociale lascia campo all'ipotesi che le due<br />

qualità, chiamiamole così -finzione e falsità- non solo vi figurino contemporaneamente ma siano<br />

complementari l'una all'altra. Le riconosciamo entrambe, perché da un lato lo spettacolo e pur sempre<br />

giocato sull'invenzione e sulla sua accettazione da parte <strong>de</strong>gli spettatori; da un altro perché la classe<br />

dirigente ateniese adopera il teatro per <strong>de</strong>ttare regole convenienti a essa e non all'insieme <strong>de</strong>i cittadini<br />

ai quali lo spettacolo è offerto. È vero che ciò avviene anche nello spettacolo mo<strong>de</strong>rno, in cui vengono<br />

suggerite in ogni modo norme riguardanti i comportamenti privati e non i pubblici, ma trattandosi<br />

appunto di convenienze private, ognuno è libero di assumerle o di rifiutarle. Il teatro classico, come <strong>de</strong>l<br />

resto quello sacro medioevale, non lascia adito a interpretazioni diverse da quelle in esso contenute,<br />

in tal modo lasciando prevalere il tono predicatorio, ossia <strong>de</strong>lla falsità, rispetto a quello <strong>de</strong>lla finzione.<br />

Coloro i quali hanno strutturato il dramma greco in modo da lasciargli assumere addirittura forma e<br />

significato di legge, lo hanno fatto tenendo riguardo al loro particolare interesse e certamente non a<br />

quello <strong>de</strong>lle persone alle quali si rivolgevano. Tanto che 1'incredibilità oggi di quei testi è <strong>de</strong>terminata<br />

proprio dalla distanza morale che separa il tempo nostro da quello di ieri. Il pubblico odierno non<br />

può essere ingannato più dall' Edipo re , e il testo rientra pertanto di diritto nella categoria <strong>de</strong>lla<br />

finzione, è diventato mo<strong>de</strong>rno; gli spettatori <strong>de</strong>l V secolo a.C., al contrario, ritenevano perfettamente<br />

autentico e legittimo ciò che, invece, era principalmente uno strumento di manipolazione <strong>de</strong>l consenso<br />

e di inganno.<br />

A questo punto si è finito con il dare una <strong>de</strong>finizione di finzione e di falsità ubbidiente al tempo<br />

storico in cui il tema viene affrontato. Ne discen<strong>de</strong> una consi<strong>de</strong>razione naturale, e cioè che se quello<br />

<strong>de</strong>lla finzione è uno statuto permanente <strong>de</strong>ll'arte, e <strong>de</strong>ll'arte teatrale in modo particolare, la falsità ha<br />

il valore che le si assegna a seconda <strong>de</strong>l momento in cui viene adottata o fatta oggetto di discussione.<br />

Tenendo riguardo a questo piccolo particolare, ossia che in fin <strong>de</strong>i conti il problema può essere<br />

affrontato meglio in chiave dialettica, allora vuol dire che esso rimarrà irrisolto speculativamente,<br />

come avviene nel caso <strong>de</strong>ll' Amleto , ma non solamente in esso. A meno che non si dimentichino le<br />

pru<strong>de</strong>nze necessarie anche quando si punti all'inganno <strong>de</strong>ll'interlocutore, come avviene nel caso <strong>de</strong>lla<br />

95


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

religione e <strong>de</strong>lla politica. E se nella religione il falso è relativo, perché vi si svolgono questioni che<br />

possono esser vere o non vere, in politica il falso è conclamato e facilmente individuabile. Quando<br />

si promettono felicità e benessere partendo da situazioni di gran<strong>de</strong> disagio morale, amministrativo,<br />

economico, allora vuol dire proprio che esistono truffatori poco abili ma anche persone <strong>de</strong>stinate,<br />

per loro stessa insipienza, a rimaner truffate. Viva, allora, il teatro, che può magari dar le viste di<br />

ingannare ma non truffa mai; viva le sue di vine menzogne, dichiarate come tali, che ci mettono nella<br />

condizione di individuare -o di tentar di farlo- ciò che realmente gioca a nostro favore.<br />

96


Il falso a teatro<br />

Silvia Monti<br />

Potenza <strong>de</strong>lla lirica<br />

dove ogni dramma è un falso,<br />

con un po'di trucco e con la mimica<br />

puoi diventare un altro.<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Sono versi di una popolare canzone di Lucio Dalla, ispirata a un gran<strong>de</strong> tenore, Caruso, e ambientata<br />

a pochi chilometri da qui, nello splendido golfo di Sorrento. Dalla si riferisce alla lirica, all'opera<br />

lirica, ma le sue parole colgono con gran<strong>de</strong> precisione ed economia di mezzi espressivi, l'essenza<br />

<strong>de</strong>lla semiosi teatrale, di qualsiasi tipo di rappresentazione. Sulla scena tutto «sta per» qualcos'altro.<br />

Qualsiasi oggetto per<strong>de</strong> il proprio statuto referenziale per assumere quello di «rappresentazione»<br />

di altro 186 . Tutto a teatro è falso in senso stretto, anche se il teatro rimane tuttora una <strong>de</strong>lle<br />

poche forme di spettacolo in cui si assiste ad eventi reali propiziati da persone in carne ed ossa,<br />

attori e spettatori presenti concretamente in un <strong>de</strong>terminato luogo e in un <strong>de</strong>terminato tempo. E in<br />

questa contraddizione tra realtà fisica <strong>de</strong>ll'evento e mondo immaginario evocato consiste il fascino di<br />

quest'arte millenaria, data molte volte per morta, ma che, sfidando le leggi <strong>de</strong>l progresso tecnologico,<br />

continua a sopravvivere fondamentalmente invariata e immutabile.<br />

Il falso è connaturato dunque con l'i<strong>de</strong>a stessa di teatro: infatti se nella narrativa sappiamo che esiste<br />

un patto finzionale che induce il lettore a trattare dal punto di vista logico i fatti narrati come se<br />

fossero veri, nella rappresentazione teatrale è evi<strong>de</strong>nte che ci troviamo di fronte a un raddoppiamento<br />

di tale patto finzionale . Alla prima convenzione, che il testo drammatico scritto condivi<strong>de</strong> con<br />

qualsiasi testo narrativo, si aggiunge infatti un secondo accordo tacito, relativo alla rappresentazione,<br />

che permette allo spettatore (ma anche, reciprocamente, agli attori) di riconoscere il cosid<strong>de</strong>tto frame<br />

teatrale, di distinguere cioè la realtà teatrale come segno di un'altra realtà, dalla realtà contingente.<br />

In altre parole lo spettatore sa che lo spazio concreto <strong>de</strong>l palcoscenico con i suoi oggetti materiali<br />

è segno di uno spazio fittizio, il tempo reale <strong>de</strong>lla rappresentazione è segno di un tempo fittizio,<br />

186 Si <strong>de</strong>ve alla scuola di Praga -a Bogatyrëv, Veltrusky, Brusàk- la prima formulazione <strong>de</strong>l concetto<br />

di semiotizzazione <strong>de</strong>ll'oggetto scenico.<br />

97


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

gli attori -persone reali- rappresentano persone fittizie 187 . La categoria <strong>de</strong>l falso a teatro assume<br />

dunque molteplici aspetti, variamente articolati tra di loro, che nell'insieme costituiscono uno <strong>de</strong>i tratti<br />

essenziali <strong>de</strong>lla rappresentazione.<br />

Dando per scontata la finzionalità <strong>de</strong>l testo drammatico, che non differisce da quella <strong>de</strong>l testo<br />

narrativo, di cui si occupa la narratologia e che è stata qui più volte analizzata, mi interessa ricordare<br />

brevemente alcuni <strong>de</strong>gli elementi <strong>de</strong>l rapporto realtà/finzione che entrano in gioco invece nel momento<br />

specifico <strong>de</strong>lla performance .<br />

La convenzione transazionale (attore-spettatore-attore) a cui si è accennato, che <strong>de</strong>finisce lo status<br />

simbolico <strong>de</strong>lla rappresentazione, è normalmente accettata senza essere esplicitamente stipulata.<br />

Tuttavia in alcuni casi essa è resa esplicita attraverso la messa in opera di «mezzi con i quali il pubblico<br />

viene persuaso ad accettare personaggi e situazioni la cui validità è effimera e circoscritta al teatro» 188<br />

. Tra questi troviamo il prologo, l'epilogo, la richiesta d'indulgenza, 1'a parte e altri modi di appellarsi<br />

direttamente al pubblico. Sotto l'aspetto di apparenti rotture momentanee <strong>de</strong>ll'illusione scenica, essi<br />

svolgono funzioni teatrali e metateatrali che in realtà servono a confermare il frame , sottolineando<br />

i molteplici aspetti finzionali <strong>de</strong>llo spettacolo.<br />

La stessa convenzione transazionale permette di accettare come verosimile l'interagire <strong>de</strong>gli attori<br />

sulla scena, che come è noto si allontana sensibilmente dal corrispon<strong>de</strong>nte incontro sociale che inten<strong>de</strong><br />

rappresentare. E ancor a in base alla stessa convenzione gli attori possono agire come se ignorassero<br />

la presenza <strong>de</strong>l pubblico, che è invece il <strong>de</strong>stinatario privilegiato <strong>de</strong>lla performance e che con la sua<br />

semplice presenza mette in moto tutto il complesso processo <strong>de</strong>lla comunicazione teatrale. Questa<br />

serie di accordi taciti o espliciti fà sì che la rappresentazione abbia a che fare in realtà più con il<br />

concetto di simulazione, così come oggi viene utilizzato per esempio nella computer graphics 189 ,<br />

che con quello <strong>de</strong>l falso, molto più ampio e in ogni caso di difficile <strong>de</strong>finizione 190 .<br />

187 V. K. SPANG, Teoría <strong>de</strong>l drama , Pamplona, Eunsa, 1991, p. 43. In questa prospettiva<br />

è naturalmente ininfluente il fatto che possa trattarsi di una rappresentazione di avvenimenti e<br />

personaggi storici.<br />

188 E. BURNS, Theatricality: A Study of Convention in the Theatre and in the Social Life , Londra,<br />

Longman, 1972, p. 31, apud K. ELAM, Semiótica <strong>de</strong>l teatro , Bologna, Il Mulino, 1988, p. 94.<br />

189 Vedi G. BETTETINI, La simulazione visiva , Milano, Bompiani, 1991.<br />

98


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Tornando ora al testo drammatico, bisogna dire che al di là <strong>de</strong>lla sua intrinseca e globale finzionalità,<br />

la serie concettuale relativa a falsità, menzogna, apparenza, verità, verosimiglianza... vi opera ad<br />

almeno altri due livelli, entrambi in parte condivisi dalla narrativa. Il primo riguarda il contenuto<br />

<strong>de</strong>lla rappresentazione, cioè l'azione drammatica, in cui i personaggi agiscono per convenzione, se<br />

non altrimenti specificato, in base a una relazione fiduciaria tra apparenza e realtà. A questo livello<br />

si collocano gli inganni, gli equivoci, le false interpretazioni di cui sono autori o vittime i personaggi<br />

stessi e che configurano gran parte <strong>de</strong>i testi teatrali, sia comici che tragici. Ricordo che il falso può<br />

essere enunciato o agito dai personaggi non solo mentendo o presentandosi sotto false sembianze,<br />

ma anche non rispettando la completezza <strong>de</strong>ll'informazione, o alterando l'ordine discorsivo in modo<br />

da produrre un senso contrario all'istanza di verità 191 . Il secondo livello coinvolge direttamente lo<br />

spettatore e si basa sulla quantità e correttezza <strong>de</strong>ll'informazione che gli viene fornita, sui fattori legati<br />

all'orizzonte d'attesa e su quelli più strettamente logici <strong>de</strong>lla creazione <strong>de</strong>i mondi possibili.<br />

Al di là di tutte queste occorrenze <strong>de</strong>l rapporto tra vero e falso nella rappresentazione teatrale<br />

si colloca l'eventuale inganno o falso intenzionale <strong>de</strong>ll'autore, che può essere interpretato come<br />

un'ulteriore stratificazione di tale relazione, anche se, a mio parere, il falso intenzionale <strong>de</strong>ll'autore,<br />

oggetto specifico di questo convegno, non e mai completamente scindibile dallo statuto globalmente<br />

finzionale <strong>de</strong>l testo artistico.<br />

Proiettando ora queste sintetiche consi<strong>de</strong>razioni teoriche sul teatro di <strong>Aub</strong>, possiamo ren<strong>de</strong>rci conto<br />

in concreto di quanto e a che livelli vi agisca la dialettica vero/falso. Pren<strong>de</strong>remo in consi<strong>de</strong>razione<br />

solo alcuni esempi, particolarmente significativi per illustrare le occorrenze e le diverse funzioni <strong>de</strong>lla<br />

sud<strong>de</strong>tta opposizione. Ma prima è necessario fare un'ulteriore premessa.<br />

Se consi<strong>de</strong>riamo la produzione teatrale di <strong>Aub</strong> nel suo complesso, non possiamo non essere<br />

colpiti in primo luogo dalla sua estensione (una cinquantina di testi), notevole per un drammaturgo<br />

quasi non rappresentato 192 , e poi dalla varietà formale e di contenuto. La terza caratteristica,<br />

190 Cfr. U. Eco, Falsi e contraffazioni , in I limiti <strong>de</strong>ll'interpretazione , Milano, Bompiani, 1990,<br />

pp. 162-192; G. CALABRÓ, Vero/falso , in Enciclopedia Einaudi , Torino, Einaudi, 1981, vol. XIV,<br />

pp. 1032-1045.<br />

191 Cfr. BETTETINI, op. cit. , p. 18 e <strong>de</strong>llo stesso, L'occhio in vendita , Venezia, Marsilio, 1984.<br />

192 <strong>Aub</strong> consi<strong>de</strong>rava che dovesse arrivare a 200 il numero di testi di un drammaturgo che si rispetti.<br />

Vedi L. A. KEMP, Diálogos con <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , «Estreno», III, 1977, p. 8.<br />

99


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

altrettanto evi<strong>de</strong>nte, è la costanza <strong>de</strong>lla spinta etica e di una certa serietà, rintracciabili anche in<br />

testi apparentemente poco impegnati, come quelli raggruppati da <strong>Aub</strong> sotto l'epigrafe di Teatrillo y<br />

diversiones , o quelli d'avanguardia <strong>de</strong>gli anni venti e trenta. Rispetto alla sua produzione narrativa,<br />

in cui la componente ludica <strong>de</strong>lla creazione letteraria si affaccia spesso, quella drammatica rispon<strong>de</strong><br />

sempre a una necessita di comunicazione diretta col pubblico su temi seri, cosa che non impedisce<br />

che questi stessi temi forniscano il pretesto anche per azioni comiche, grottesche o paradossali.<br />

Anche il supposto <strong>de</strong>stinatario <strong>de</strong>ll'opera drammatica, diverso rispetto a quello <strong>de</strong>lla narrativa, in<br />

quanto consi<strong>de</strong>rato più ampio ed eterogeneo -benché tutto ciò possa sembrare assurdo, trattandosi di<br />

un teatro che aveva ben poche possibilità di andare in scena-, contribuisce a esclu<strong>de</strong>re la produzione<br />

teatrale dall'ambito <strong>de</strong>llo scherzo letterario, <strong>de</strong>l gioco testuale.<br />

Infine, ma è questa una motivazione estremamente importante, l'occultamento <strong>de</strong>l soggetto<br />

<strong>de</strong>ll'enunciazione e quindi, in ultima analisi, <strong>de</strong>ll'autore nel discorso teatrale, libera in un certo senso<br />

<strong>Aub</strong> dalla necessità di ricorrere a eteronimi o apocrifi 193 .<br />

La serietà di intenti <strong>de</strong>l teatro di <strong>Aub</strong> non costituisce comunque un impedimento alla comparsa in<br />

esso di aspetti ludici, di ammiccamenti, di voluti <strong>de</strong>pistaggi e soprattutto di abili giochi con gli stessi<br />

elementi costitutivi <strong>de</strong>l testo teatrale, tra i quali appunto la dialettica tra vero e falso e le sue molteplici<br />

occorrenze che ho elencato brevemente prima. Cominciando dai titoli e sottotitoli: Cara y cruz ,<br />

<strong>de</strong>finita nella <strong>de</strong>dica una mentira <strong>de</strong> verda<strong>de</strong>s ; i tre monologhi raggruppati sotto il titolo sibillino di<br />

Tres monólogos y uno sólo verda<strong>de</strong>ro ; Comedia que no acaba...<br />

193 A questo proposito è interessante notare come <strong>de</strong>terminati argomenti, particolarmente sentiti<br />

da <strong>Aub</strong>, perché vicini alle sue esperienze personali più dolorose, sembra non possano essere<br />

narrati direttamente, ma solo indirettamente, attraverso apocrifi appunto o rappresentati, cancellando<br />

completamente le tracce <strong>de</strong>ll'autore. È il caso significativo <strong>de</strong>l campo di concentramento, <strong>de</strong>ll'esilio<br />

e <strong>de</strong>lla repressione poliziesca in generale. Nel campo di concentramento di Vernet, ad esempio, sono<br />

ambientati il dramma Morir por cerrar los ojos e la prece<strong>de</strong>nte versione cinematografica pubblicata<br />

col titolo di Campo francés . La me<strong>de</strong>sima situazione carceraria è <strong>de</strong>scritta anche in un lungo racconto,<br />

la Historia <strong>de</strong> Jacobo , ma ancora una volta non direttamente da <strong>Aub</strong>, che si nascon<strong>de</strong> dietro tre diversi<br />

soggetti <strong>de</strong>ll'enunciazione: il corvo Jacobo, autore <strong>de</strong>l manoscritto, J. R. Bululú, editore « con prólogo<br />

y notas » e Aben Máximo Albarrón, traduttore <strong>de</strong>lla storia dall'« idioma cuervo ». Allo stesso modo<br />

l'esodo è narrato da un albero in Enero sin nombre .<br />

100


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Accenno qui di seguito a cinque ambiti in cui l'opposizione vero/ falso acquista, nei testi teatrali<br />

di <strong>Aub</strong>, un particolare valore significativo; i limiti di tempo di questo intervento non mi permettono<br />

un'ana lisi più <strong>de</strong>ttagliata.<br />

101


Rappresentazione e falso storico<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Cara y cruz è un chiaro esempio <strong>de</strong>lla consapevolezza di <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>lla compenetrazione <strong>de</strong>i piani <strong>de</strong>l<br />

reale e <strong>de</strong>l fittizio nel testo drammatico e di come questa sia ancora più complessa nel caso di drammi<br />

storici o che semplicemente alludono a personaggi e fatti storici. Non solo <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>finisce questo testo<br />

una mentira <strong>de</strong> verda<strong>de</strong>s , ma si ve<strong>de</strong> costretto ad aggiungere alla fine un interessantissimo Prólogo<br />

llamado a <strong>de</strong>saparecer , che consiglia di premettere alla eventuale rappresentazione, nel caso siano<br />

presenti spettatori in grado di associare quanto succe<strong>de</strong> sul palcoscenico con la realtà <strong>de</strong>lla Spagna<br />

<strong>de</strong>lla Seconda Repubblica, o come dice più precisamente: « españoles que tuvieran uso <strong>de</strong> razón <strong>de</strong><br />

1932 a 1936 ». Lo riporto quasi per intero, dato il suo innegabile interesse:<br />

¡Aquí ven<strong>de</strong>n gato por liebre! ¡Les van a engañar! (...) Ya sé que pue<strong>de</strong>n <strong>de</strong>cir que esto es un<br />

teatro, que han venido a ver un drama y que, tratándose <strong>de</strong> una comedia, el autor tiene <strong>de</strong>recho a<br />

jugarles tretas, y hasta es posible que alguno crea que es su obligación. Pero aquí suce<strong>de</strong> algo peor: en<br />

ciertos momentos creerán i<strong>de</strong>ntificar un personaje <strong>de</strong> la comedia con otro vivo, y, minutos <strong>de</strong>spués,<br />

se darán cuenta <strong>de</strong> que se conduce como no lo hizo o le suce<strong>de</strong>n cosas que todos saben que no fueron<br />

así. (...) Frases hay que se pronunciaron tal como aquí suenan y las oirán engarzadas al capricho <strong>de</strong>l<br />

dramaturgo. (...) De pronto parece que lo que aquí se presenta sucedió en Madrid el 10 <strong>de</strong> agosto <strong>de</strong><br />

1932. Es mentira: yo estaba allí y lo atestiguo. El traspunte que es amigo mío, asegura que el propósito<br />

<strong>de</strong>l autor fue reproducir escenas acaecidas el 18 <strong>de</strong> julio <strong>de</strong> 1936. ¡Tampoco es cierto! (...) Al fin y al<br />

cabo inventa hazañerías. Pero no siempre vence el más fuerte, sino la verdad. Y lo que vais a ver es<br />

mentira. Yo no niego que pudo ser cierto, o que lo vuelva a ser, pero ¡si fuésemos a suponer lo que<br />

pudo haber sucedido si fulano hubiese muerto o parido hija, no saldríamos nunca <strong>de</strong>l teatro! (...) 194 .<br />

Con poche frasi apparentemente ingenue, in cui compaiono ripetutamente le parole verdad,<br />

mentira, engañar, ser cierto e teatro , <strong>Aub</strong> mette a fuoco il problema e, benché finga di affermare<br />

il contrario, fa trapelare tra le righe la difesa, ironica ma ferma, <strong>de</strong>lla libertà creativa <strong>de</strong>llo scrittore,<br />

a cui non inten<strong>de</strong> rinunciare anche se sembra in contrasto con l'impegno testimoniale assunto con<br />

altrettanta risolutezza. La tensione tra queste due esigenze è uno <strong>de</strong>i tratti più interessanti <strong>de</strong>l teatro<br />

di <strong>Aub</strong>. Gli conferisce infatti una dimensione di profondità, di pluralità di lettura, senza appesantirlo<br />

eccessivamente, come succe<strong>de</strong>rebbe se fosse ancorato esclusivamente alla realtà. Lo stesso autore ne<br />

194 Tutte le citazioni sono tratte da M. AUB, Teatro completo , Città <strong>de</strong>l Messico, Aguilar, 1968<br />

(TC); cfr. anche, a questo proposito, le battute iniziali <strong>de</strong> La botella .<br />

102


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

è consapevole e ritorna più volte su tale problema nei prologhi o nelle presentazioni <strong>de</strong>i suoi testi: nell'<br />

Aparte di Morir por cerrar los ojos , e poi nei preliminari <strong>de</strong>i tre monologhi (« si algún valor tienen<br />

es el <strong>de</strong> testimoniar... »), <strong>de</strong> Las vueltas (« ¿Qué tienen que ver con la verdad? Daría cualquier<br />

cosa por saberlo »), <strong>de</strong>l Teatro policíaco (« estas escenas son <strong>de</strong> mi tiempo y, en general, <strong>de</strong> ciertos<br />

hechos ciertos »), attenendosi poi sempre, comunque, alle sue personali inclinazioni libertarie.<br />

103


Falso, equivoci e inganni<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

All'interno <strong>de</strong>ll'azione drammatica, il falso come si è <strong>de</strong>tto si i<strong>de</strong>ntifica con l'inganno intenzionale,<br />

l'equivoco involontario, l'errata interpretazione causata da mancanza o non completa informazione<br />

da parte di uno o più personaggi. Gli esempi di questo tipo nel teatro di <strong>Aub</strong>, che pure in generale<br />

non è un teatro d'azione, ma di parola, sarebbero innumerevoli, poiché si tratta di uno <strong>de</strong>i meccanismi<br />

fondamentali di qualsiasi intreccio drammatico (ma anche narrativo) e d'altra parte la sua scoperta,<br />

la chiarificazione, il ristabilirsi <strong>de</strong>lla verità porta allo scioglimento <strong>de</strong>l conflitto 195 . Tuttavia voglio<br />

segnalare un caso in cui <strong>Aub</strong> enfatizza coscientemente questo procedimento, mostrando come in torno<br />

a una banale falsa interpretazione, un equivoco, si possa costruire un intero dramma, arrivando ai<br />

limiti <strong>de</strong>l paradossale, <strong>de</strong>l l'assurdo con conseguenze tragiche.<br />

Si tratta di Así fue , curioso atto unico poliziesco in dieci quadri, proposti in ordine<br />

esattamente inverso a quello cronologico: il primo quadro e l'ultimo in ordine di tempo, il secondo<br />

è immediatamente anteriore al primo, il terzo al secondo e così via. Apprendiamo dunque subito<br />

che Rodolfo Nájera, avvocato progressista difensore <strong>de</strong>i lavoratori -siamo nel 1921 in una città di<br />

provincia spagnola-, è stato arrestato e subito dopo giustiziato col falso pretesto di un tentativo di fuga.<br />

Sappiamo anche che l'ordine di cattura si basava su una conversazione so spetta <strong>de</strong>llo stesso Nájera,<br />

riferita da un confi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla polizia. <strong>Aub</strong> ci fa ripercorrere a ritroso i passaggi <strong>de</strong>lla fatidica frase<br />

attraverso i vari livelli <strong>de</strong>lla gerarchia poliziesca; in questo tragitto essa aveva acquisito una sempre<br />

maggiore autorevolezza fino a i<strong>de</strong>ntificarsi completamente con la verità e a trasformarsi in condanna<br />

per un uomo innocente. In realtà nell'ultima scena, la prima in ordine cronologico, veniamo a sapere<br />

che si trattava <strong>de</strong>ll'equivoca interpretazione di un semplice rinvio di un appuntamento con un amico.<br />

195 L'importanza funzionale di questo dispositivo all'interno <strong>de</strong>l testo teatrale è messa ben in rilievo<br />

dalla sua proiezione sul quadrato semiotico <strong>de</strong>lla veridizione proposto da Greimas per la narrativa.<br />

104


Rotture e conferme <strong>de</strong>l frame<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Lo statuto finzionale <strong>de</strong>lla rappresentazione viene messo in rilievo ripetutamente da <strong>Aub</strong> con<br />

frequenti giochi di rimandi e sottolineature di tale componente. Immancabili nel primo teatro, fanno<br />

la loro comparsa anche nei testi successivi, seppure in misura minore. La loro funzione, a mio<br />

parere, varia infatti nel tempo. Se nel teatro d'avanguardia <strong>Aub</strong> inten<strong>de</strong>va richiamare l'attenzione sulla<br />

difficoltà di distinguere chiaramente la realtà dall'apparenza, per le carenze <strong>de</strong>i mezzi cognitivi a<br />

nostra disposizione, in primo luogo <strong>de</strong>l linguaggio, nei testi successivi, mi pare che prevalga l'intento<br />

di distanziamento critico di tipo brechtiano. Ed ecco, come esempio <strong>de</strong>l primo genere, la ribellione<br />

<strong>de</strong>l protagonista al termine <strong>de</strong>lla farsa intitolata El <strong>de</strong>sconfiado prodigioso :<br />

UN ALDEANO.-<br />

Distinguido público: sentimos mucho tener que interrumpir la representación, pero<br />

<strong>de</strong>sgraciadamente nuestro protagonista se ha vuelto loco y no nos queda sino solicitar benevolencia<br />

por caer el telón antes <strong>de</strong>l final <strong>de</strong> la farsa.<br />

DON NICOLÁS.-<br />

(Grita en un esfuerzo último)<br />

No, no, ¡que no baje el telón! Que lo blanco no es blanco, que lo negro no es negro. ¡Que la farsa<br />

no se acabó!<br />

O i ripetuti interventi <strong>de</strong>ll'Autore e <strong>de</strong>llo Spettatore ne La botella , o quelli <strong>de</strong>l Corifeo in Narciso .<br />

Nel teatro <strong>de</strong>l dopoguerra, tralasciando il caso emblematico di Comedia que no acaba 196 ,<br />

troviamo molteplici allusioni metateatrali alla rappresentazione. In un teatro, in mezzo al movimento<br />

di attori e tecnici comincia il monologo di Emma in De algún tiempo a esta parte . In questo caso si<br />

suppone semplicemente che la donna sia l'ad<strong>de</strong>tta alle pulizie <strong>de</strong>l teatro. Più sorpren<strong>de</strong>nte l'intervento<br />

<strong>de</strong>gli operai che iniziano a smontare la scenografia e invitano Matil<strong>de</strong> ad uscire di scena nel finale<br />

<strong>de</strong> Los muertos .<br />

Un esempio estremista di teatro nel teatro, ma lo spettatore non lo sa e non se lo aspetta è il<br />

divertente Dramoncillo , in cui abbondano le allusioni critiche al mondo <strong>de</strong>llo spettacolo. Qui si<br />

196 Vedi S. MONTI, Sala d'attesa. Il teatro incompiuto di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Roma, Bulzoni, 1992, pp.<br />

159-165; si veda anche P. MORALEDA GARCÍA, El teatro <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>: nota sobre «Comedia que<br />

no acaba» , «Cua<strong>de</strong>rnos Hispanoamericanos», 411, 1984, pp. 148-158.<br />

105


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

assiste all'inizio di una commedia sentimental-poliziesca con abbondanza di falsi, equivoci e colpi<br />

di scena. Una donna, Marcela, rientra a casa giustificando con scuse generiche il suo ritardo al<br />

marito, Manuel, che sembra assopito sulla scrivania; quando la donna cerca di scuoterlo, si ren<strong>de</strong><br />

conto che costui è morto e legge a voce alta la lunga lettera che gli trova accanto, nella quale il<br />

suicida dichiara di non poter più sopportare i dubbi sulle infe<strong>de</strong>ltà <strong>de</strong>lla moglie. Immediatamente<br />

Marcela telefona all'amante, invitandolo a raggiungerla al più presto. Avuta precisa conferma <strong>de</strong>i suoi<br />

sospetti, Manuel, che evi<strong>de</strong>ntemente non era morto, si rialza, strangola la moglie, telefona alla polizia,<br />

indicando l'uomo che troveranno accanto a lei come il suo assassino e se ne va. Arriva l'amante...<br />

ma a questo punto si precipita sul palcoscenico il regista che interrompe la scena, consi<strong>de</strong>randola<br />

totalmente insoddisfacente.<br />

Lo spettatore viene così a sapere senza preavviso che stava assistendo, non allo spettacolo a<br />

cui cre<strong>de</strong>va di assistere, ma alle prove di quello stesso spettacolo. Intanto gli interpreti, perplessi<br />

sulla credibilità <strong>de</strong>l testo, suggeriscono continui cambiamenti, in un crescendo di esilaranti proposte,<br />

indifferenti alle possibili proteste <strong>de</strong>ll'autore <strong>de</strong>ll'opera. Costui, <strong>de</strong>l resto, « <strong>de</strong>s<strong>de</strong> que hace<br />

adaptaciones cinematográficas está acostumbrado a que le vuelvan las obras al revés, y tan contento.<br />

A<strong>de</strong>más podrá tener i<strong>de</strong>as, pero nosotros conocemos mucho mejor al público que él. Y eso es lo<br />

que vale. A<strong>de</strong>más, si le importara su obra estaría aquí » fa dire <strong>Aub</strong> al regista con un impagabile<br />

autoriferimento ironico. Nell'impossibilità di mettersi d'accordo, attori e regista <strong>de</strong>cidono per la<br />

riproposta <strong>de</strong>l collaudato Gran galeoto di Echegaray.<br />

Oltre alle pungenti critiche ai gusti <strong>de</strong>l pubblico e <strong>de</strong>gli impresari e alla <strong>de</strong>liziosa leggerezza con<br />

cui viene smontato e rimontato più volte il testo originario, e interessante, dal nostro punto di vista,<br />

sottolineare l'effetto di spiazzamento prodotto sullo spettatore al momento <strong>de</strong>ll'entrata in scena <strong>de</strong>l<br />

regista e il conseguente processo di riadattamento a un frame teatrale modificato rispetto all'iniziale.<br />

106


Mondi possibili<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Se Así fue e Dramoncillo sono testi costruiti con gran<strong>de</strong> abilità sfruttando coscientemente le<br />

componenti finzionali <strong>de</strong>l teatro convenzionale, in questo paragrafo citerò una serie di testi aubiani<br />

che presentano, rispetto a quello, un'interessante anomalia. Si tratta <strong>de</strong>lla sovrapposizione <strong>de</strong>i piani <strong>de</strong>l<br />

reale e <strong>de</strong>ll'immaginario, non solo nei testi d'avanguardia, nei quali c'è come si dice da aspettarselo,<br />

ma anche nel cosid<strong>de</strong>tto teatro di testimonianza, quello che si propone di dar conto <strong>de</strong>lle cose viste<br />

e vissute dall'autore. In questi casi in un mondo drammatico che riproduce esattamente leggi e<br />

convenzioni logiche <strong>de</strong>l mondo reale si insinuano schegge di altri mondi drammatici, retti da altre<br />

regole, senza che queste vengano previamente esplicitate.<br />

Così l'iperrealista Matil<strong>de</strong> può dialogare coi figli non nati nella prima versione <strong>de</strong> Los muertos e<br />

vivere una vita non vissuta nella seconda. O in Tránsito , uno <strong>de</strong>i testi più amari di <strong>Aub</strong>, l'amante<br />

messicana, Tránsito appunto, e la moglie che vive in Spagna possono comparire contemporaneamente<br />

in scena, mettendo tra parentesi l'oceano che le separa. Oppure Andrés, protagonista di Uno <strong>de</strong> tantos<br />

, e in grado di rivolgersi indifferentemente ad amanti passate, presenti e future. O, ancora, i personaggi<br />

di Otros muertos possono risolvere i loro conflitti dopo che lo scoppio improvviso di una bomba<br />

li ha scaraventati tutti nell'aldilà.<br />

Ma uno <strong>de</strong>gli esempi sicuramente più evi<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>lla completa indifferenza aubiana nei confronti di<br />

un certo tipo di coerenza logica convenzionale è lo scioccante dialogo tra Sara e il negro che chiu<strong>de</strong><br />

il primo atto di San Juan 197 , tanto razionalmente improbabile, quanto perfettamente funzionale al<br />

significato <strong>de</strong>lla tragedia.<br />

197 Come si sa, al termine <strong>de</strong>l primo atto di una tragedia fortemente realistica, si svolge un<br />

improbabile dialogo tra un negro, che non faceva parte <strong>de</strong>i passeggeri né poteva essere salito a bordo,<br />

dato lo stretto isolamento in cui si trovava la San Juan, e la vecchia ebrea Sara. Cfr. S. MONTI, op.<br />

cit. , p. 144.<br />

107


Falso intenzionale<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Vediamo infine il caso <strong>de</strong> La vuelta: 1964 . Si tratta <strong>de</strong>ll'unico testo teatrale nel quale <strong>Aub</strong> ricorre<br />

a un vero e prorio falso intenzionale, impegnandosi a far passare per vero ciò che è pura invenzione,<br />

mettendo in atto quindi tutte quelle strategie che abbiamo sentito più volte ricordare nel corso di queste<br />

giornate di studio. Appena sotto il titolo si possono leggere infatti queste perentorie affermazioni:<br />

« Nada <strong>de</strong> lo que sigue es invención. Me lo refirió -con puntos y comas- mi hermano. Se negó a<br />

escribirlo... ». E aggiunge particolari apparentemente inequivocabili: « Rodrigo entró en España el 24<br />

<strong>de</strong> enero <strong>de</strong> 1964 -tal como lo cuenta- por la frontera <strong>de</strong> Portugal. Falleció <strong>de</strong> un infarto, exactamente<br />

dos meses <strong>de</strong>spués ».<br />

L'inganno può essere scoperto facilmente non solo da chi sa che <strong>Aub</strong> non ha mai avuto fratelli, ma<br />

anche ricordando le altrettanto perentorie frasi <strong>de</strong>lla presentazione generale <strong>de</strong>lle tre Vueltas : « Que<br />

yo sepa » esordiva infatti tale prologo « no he estado en España <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el primero <strong>de</strong> febrero <strong>de</strong> 1939.<br />

Las obras -o la obra- que siguen, escritas en 1947, 1960 y 1964, suce<strong>de</strong>n allí y, más o menos, en esas<br />

fechas. Inútil <strong>de</strong>cir que reflejan la realidad tal y como me la figuré ».<br />

L'intenzione messa in atto, ma si potrebbe dir meglio l'esigenza <strong>de</strong>ll'autore e quella di dare patente<br />

di autenticità a un episodio sognato per tanti anni e che non si era ancora potuto avverare: il ritorno in<br />

Spagna. Nello stesso tempo giudizi e impressioni sulla Spagna di Franco vengono sottratti alla sfera<br />

<strong>de</strong>lla visione personale venata di nostalgia e distorta dalla contrapposizione i<strong>de</strong>ologica e attribuiti<br />

invece a un testimone oculare. Per fare ciò <strong>Aub</strong> ricorre dunque anche nel teatro a un alter ego. Si<br />

inventa un fratello mai esistito, facendolo morire, peraltro, subito dopo. Ma non si accontenta di ciò.<br />

Nella <strong>de</strong>ttagliata presentazione <strong>de</strong>i personaggi che prece<strong>de</strong> il testo, arrivato al turno di Rodrigo, dice:<br />

« De él no tengo por qué hablar: publico esto para quienes le conocieron », aggiungendo « <strong>de</strong>jando<br />

constancia <strong>de</strong> mi inconformidad con algunos <strong>de</strong> sus juicios ». Come si ve<strong>de</strong>, siamo qui nel pieno<br />

<strong>de</strong>llo scherzo in bilico tra amarezza e divertimento, tra spirito burlone e ineludibile serietà. La frase<br />

« publico esto para quienes le conocieron » è infatti un esempio particolarmente efficace non solo<br />

di doppio senso (da una parte rinforza l'i<strong>de</strong>a <strong>de</strong>ll'esistenza reale <strong>de</strong>l fratello, riferendosi a persone che<br />

lo hanno conosciuto, dall'altra, una volta svelato l'inganno, acquista un significato particolarmente<br />

doloroso), ma proprio di quel particolare sincretismo che caratterizza non solo la sua opera ma anche<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> stesso. Un autore sempre impegnato sul fronte <strong>de</strong>lla giustizia, <strong>de</strong>lla solidarietà, <strong>de</strong>lla pietà<br />

108


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

umana, ma che ha sempre difeso anche il diritto e il valore <strong>de</strong>ll'umorismo. Un autore che amava<br />

ripetere « sólo los tontos no se divierten » 198 .<br />

198 Cfr. la premessa a Diversiones in TC.<br />

109


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>: académico comprometido o lúdico posmo<strong>de</strong>rno<br />

Hub. Hermans<br />

Aunque a primera vista resulte quizás extraño <strong>de</strong>dicarle un texto serio a otro texto<br />

intencionadamente falso, creo que en estos tiempos pos mo<strong>de</strong>rnos, en que el hombre <strong>de</strong>finitivamente<br />

ha perdido la ilusión <strong>de</strong> conocer la verdad, sigue siendo la única manera <strong>de</strong> interpretar el mundo.<br />

Dándome cuenta <strong>de</strong> que incluso los textos más serios contienen más mentiras que verda<strong>de</strong>s, me atrevo<br />

a añadir las mías a un texto que en mi interpretación es más serio <strong>de</strong> lo que su propio autor haya<br />

pretendido.<br />

El texto en cuestión <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> es su discurso apócrifo <strong>de</strong> ingreso en la Aca<strong>de</strong>mia Española,<br />

leído en el acto <strong>de</strong> su recepción académica, el 12 <strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1956. El narrador <strong>de</strong> este texto es<br />

historiador testigo <strong>de</strong> una realidad histórica conocida <strong>de</strong> todos, a la vez que protagonista <strong>de</strong> una historia<br />

ficticia. El resultado son dos discursos entremezclados que contienen tanto elementos claramente<br />

imaginarios como elementos históricamente comprobados, pero que gracias a su ingeniosa mezcla<br />

elevan la duda a la única realidad convincente. En un logrado intento <strong>de</strong> superar la realidad mediante<br />

la ficción, totalmente en la línea <strong>de</strong> su Jusep Torres Campalans , su Juego <strong>de</strong> cartas o su Antología<br />

traducida , <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> exige <strong>de</strong>l lector una postura crítica frente a cualquier realidad que se presente<br />

como tal. La reedición <strong>de</strong> este texto, fechado en 1956, aunque los biógrafos <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> lo datan en<br />

1971, se publicó en 1993 por el Ayuntamiento <strong>de</strong> Segorbe, a cargo <strong>de</strong> Javier Pérez Bazo, quien<br />

añadió al discurso <strong>de</strong> ingreso <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y a la subsiguiente contestación <strong>de</strong> su amigo Juan Chabás,<br />

una «Introducción en tres actos» 199 . Esta introducción, que es a la vez valiosa interpretación y<br />

explicación, insiste en los dos textos mencionados, pero trata <strong>de</strong>masiado escuetamente, a mi modo<br />

<strong>de</strong> ver, la relación entre estos dos textos y la «Lista <strong>de</strong> los Señores Académicos <strong>de</strong> número [...] que<br />

ocupan las cuarenta y cuatro sillas <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia». Esta lista, que contiene aparentemente más notas<br />

lúdicas y fantásticas que verídicas, es, en realidad, una rica fuente <strong>de</strong> información sobre los resortes<br />

199 JAVIER PÉREZ BAZO, Historia y ficción: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en la Real Aca<strong>de</strong>mia Española. (Dis<br />

curso apócrifo sobre el teatro que nunca fue , en <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las<br />

tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , Segorbe, Archivo <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, 1993, pp. 7-39. El discurso <strong>de</strong><br />

<strong>Aub</strong> con sus anexos también se publicó en el Suplemento «La cultura en la España <strong>de</strong>l siglo XX»<br />

<strong>de</strong> la revista Triunfo , junio <strong>de</strong> 1972, pp. I-XI. No he podido consultar el folleto, <strong>de</strong>l que incluso el<br />

taller <strong>de</strong> composición es una inventiva <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, y que es una rareza bibliográfica, según Pérez Bazo,<br />

op. cit. , 1993, pp. 18 y 25.<br />

110


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

serios y hasta tristes, que caracterizan al autor <strong>de</strong> tantas historias falsas. José Luis Abellán da en el<br />

clavo al <strong>de</strong>cir sobre este texto que es uno <strong>de</strong> los discursos utópicos más importantes <strong>de</strong> la literatura <strong>de</strong><br />

la emigración, aunque, según Abellán, la utopía haya que enten<strong>de</strong>rla aquí como ucronía: lo que <strong>de</strong>bía<br />

haber sido y no fue 200 . Primero daré alguna información general sobre el trasfondo <strong>de</strong> la lista que<br />

acompaña al discurso, y luego trataré <strong>de</strong> establecer una relación entre la lista imaginaria <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, que<br />

para mí refleja el estado <strong>de</strong>seado <strong>de</strong> la literatura española, si la Guerra Civil y la muerte no hubieran<br />

impedido ciertas evoluciones, y por otra parte el estado real <strong>de</strong> la literatura española <strong>de</strong> la posguerra,<br />

analizada por <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en su Manual <strong>de</strong> Historia <strong>de</strong> la Literatura Española y en otros escritos.<br />

Así, <strong>de</strong> la combinación <strong>de</strong> lo falso imaginario y lo real histórico, nacerá una especie <strong>de</strong> tipología <strong>de</strong><br />

la concepción <strong>de</strong> literatura que probablemente tuviera el propio <strong>Aub</strong>.<br />

Des<strong>de</strong> el principio queda claro que la lista hay que verla como suplemento o como prolongación<br />

<strong>de</strong> los discursos ficticios <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> y <strong>de</strong> su amigo Chabás. Los dos discursos están <strong>de</strong>dicados, como es<br />

<strong>de</strong> todos sabido, principalmente a la situación <strong>de</strong>l teatro español en los años cuarenta y cincuenta. No<br />

ha habido Guerra Civil ni Segunda Guerra Mundial y en España se mantiene en el po<strong>de</strong>r la Segunda<br />

República. El discurso <strong>de</strong> contestación <strong>de</strong> Juan Chabás, quien, en realidad, ya se había muerto dos<br />

años antes, sirve para realzar <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> este marco histórico-literario la posición <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. Para<br />

este discurso <strong>de</strong> contestación el narrador <strong>Aub</strong> recurre principalmente a dos textos: primero unos<br />

fragmentos sobre el autor <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> sacados <strong>de</strong>l Manual <strong>de</strong> Literatura española contemporánea<br />

(1952) <strong>de</strong> Juan Chabás y segundo el «Proyecto <strong>de</strong> estructura para un Teatro Nacional y Escuela<br />

Nacional <strong>de</strong> Baile», que escribió el hombre <strong>de</strong> teatro <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en 1936 y que iba dirigido a don<br />

Manuel Azaña. Aña<strong>de</strong> el apócrifo Chabás a los dos textos mencionados unos comentarios como el<br />

que sigue a continuación:<br />

Nombrado el 18 <strong>de</strong> julio <strong>de</strong> 1936 «para estudiar el establecimiento <strong>de</strong> un teatro nacional», se<br />

inaugura éste, en lo que fue Teatro Real, el 1.º <strong>de</strong> abril <strong>de</strong> 1939. En el Diario Oficial <strong>de</strong> esa fecha pue<strong>de</strong><br />

leerse el nombramiento <strong>de</strong> nuestro neófito como 'Director <strong>de</strong>l Teatro Nacional'. Pasaron seis meses<br />

para la organización y el 12 <strong>de</strong> octubre <strong>de</strong>l mismo año se inauguró con la memorable representación<br />

<strong>de</strong> El acero <strong>de</strong> Madrid , dirigido por Cipriano <strong>de</strong> Rivas Cherif 201 .<br />

200 JOSÉ LUIS ABELLÁN, «Los exiliados <strong>de</strong>l absolutismo», texto <strong>de</strong> una conferencia sin publicar,<br />

pronunciada en el Congreso Triunfo en su época , Madrid 1992.<br />

201 MAX AUB, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , cit., p. 27. Se<br />

sobreentien<strong>de</strong> que esta cita proviene <strong>de</strong>l «Discurso» <strong>de</strong> Juan Chabás.<br />

111


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

A nadie se le habrá escapado el simbolismo escondido <strong>de</strong>trás <strong>de</strong> las tres fechas mencionadas, ni<br />

tampoco el <strong>de</strong>seo mal escondido <strong>de</strong>l propio <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> haber querido jugar un papel relevante en la<br />

organización teatral española. Una mezcla parecida <strong>de</strong> juego disparatado y <strong>de</strong> <strong>de</strong>seo reprimido la<br />

encontramos en la lista <strong>de</strong> 44 académicos. Aquí figura una nota <strong>de</strong> pie que dice lo siguiente:<br />

En su origen fueron veinticuatro, que se <strong>de</strong>signan en esta relación con letras mayúsculas; otras doce,<br />

creadas por el Real Decreto <strong>de</strong>l 12 <strong>de</strong> mayo <strong>de</strong> 1847, se señalan con minúscula. Por <strong>de</strong>creto <strong>de</strong>l 18 <strong>de</strong><br />

julio <strong>de</strong> 1941 se aumentaron a cuarenta y cuatro; las últimas se señalan con números romanos 202 .<br />

Empezando por lo menos importante, cabe observar que esta nota <strong>de</strong> pie es una versión muy libre<br />

<strong>de</strong> la verda<strong>de</strong>ra composición <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia. En cualquier bosquejo histórico o hasta en cualquier<br />

enciclopedia pue<strong>de</strong> leerse que <strong>de</strong>s<strong>de</strong> los estatutos <strong>de</strong> 1848 son treinta y seis los sillones académicos,<br />

y que en 1926 se crearon ocho nuevas plazas para representantes <strong>de</strong>l gallego, vascuence y catalán.<br />

En 1930 se suprimen estas nuevas secciones, aunque los académicos nombrados quedarían como<br />

numerarios, con todos sus <strong>de</strong>rechos. <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> no sólo juega con las fechas, sino que también se inventa<br />

los números romanos, llegando a un total <strong>de</strong> 48 académicos, más tres académicos sin <strong>de</strong>signación<br />

<strong>de</strong> silla para la Sección Catalana, la Gallega y la Vascuence respectivamente. Tales insignificantes<br />

<strong>de</strong>talles, presentados con toda seriedad, ya <strong>de</strong>notan que <strong>Aub</strong>, quien seguramente estaba muy bien al<br />

tanto <strong>de</strong> la situación verda<strong>de</strong>ra, tenía intenciones que iban mucho más allá <strong>de</strong> una simple y burocrática<br />

relación <strong>de</strong> la realidad. <strong>Aub</strong> se permite varias liberta<strong>de</strong>s al <strong>de</strong>signar sillas a académicos que jamás<br />

las tuvieron o al quitarles sillones a académicos que sí los ocuparon en 1956. Así quedan excluidos<br />

académicos muy adictos al régimen (que nunca existió en la visión <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>), como Joaquín Calvo<br />

Sotelo, el Con<strong>de</strong> <strong>de</strong> Foxa, Juan Antonio Zunzunegui o Rafael Sánchez Mazas. Y quedan incluidos<br />

hombres que nunca pertenecieron a esa institución y que a<strong>de</strong>más ya habían muerto en 1956, tales<br />

como Lorca, Salinas, Hernán<strong>de</strong>z, Moreno Villa, Chabás y Castelao. Así <strong>Aub</strong> podría haberse permitido<br />

el lujo <strong>de</strong> seleccionar a unas excelentes mujeres <strong>de</strong> su propia generación como Rosa Chacel, María<br />

Teresa León, María Zambrano o la futura académica Carmen Con<strong>de</strong>, pero <strong>Aub</strong> tenía, como luego<br />

veremos, otros intereses.<br />

Para <strong>de</strong>scubrir estos intereses me fijaré primero en unos <strong>de</strong>talles aparentemente insignificantes. De<br />

los quince académicos <strong>de</strong> verdad sólo les atribuye la letra correcta <strong>de</strong>l abecedario a dos personas:<br />

la Q a Camilo José Cela y la O a Vicente Aleixandre. En el caso <strong>de</strong> Aleixandre no solamente<br />

202 Ivi , p. 33.<br />

112


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

coinci<strong>de</strong> la letra, sino también el año, aunque 1949 es el año <strong>de</strong> la elección y no el <strong>de</strong> la recepción.<br />

En el caso <strong>de</strong> Cela ello parece ser pura casualidad ya que Cela no tomó posesión <strong>de</strong> su silla el 19<br />

<strong>de</strong> octubre <strong>de</strong> 1956, como escribe <strong>Aub</strong>, sino el 27 <strong>de</strong> marzo <strong>de</strong>l año siguiente. El he cho <strong>de</strong> la letra<br />

exacta, sin embargo, -dicho sea entre paréntesis- también pue<strong>de</strong> <strong>de</strong>berse al hecho <strong>de</strong> que <strong>Aub</strong> haya<br />

querido homenajear <strong>de</strong> esta manera a un joven colega y amigo, con quien se carteaba regularmente.<br />

En el caso <strong>de</strong> que <strong>Aub</strong> esto lo hubiera hecho a propósito, ello es prueba <strong>de</strong> que el autor no ha redactado<br />

esta lista en 1956, como nos hace creer el folleto original, sino que la terminó más tar<strong>de</strong>. Según sus<br />

biógrafos se trata <strong>de</strong> una edición que hizo imprimir su autor en 1971 203 . Partiendo <strong>de</strong> la i<strong>de</strong>a <strong>de</strong> que<br />

esta información fuera correcta, el atribuirle la silla Q a Cela, si es intencionado y no es casual, es un<br />

simple yerro narrativo. Es muy seductor tratar <strong>de</strong> <strong>de</strong>scubrir más (ir)regularida<strong>de</strong>s <strong>de</strong>trás <strong>de</strong> las letras<br />

y las fechas manejadas por <strong>Aub</strong>. Así, por ejemplo, el político franquista Pedro Sáinz Rodríguez llega,<br />

según <strong>Aub</strong>, a tomar posesión <strong>de</strong> la silla a el 30 <strong>de</strong> octubre <strong>de</strong> 1956. Esta silla le había pertenecido a<br />

Pío Baroja, fallecido justamente aquel día 30 <strong>de</strong> octubre <strong>de</strong> 1956. Pero creo que este tipo <strong>de</strong> relaciones<br />

no es siempre sistemático. En general la <strong>de</strong>signación <strong>de</strong> letras y <strong>de</strong> años <strong>de</strong> ingreso incluso parece ser<br />

algo arbitraria, aunque nunca exenta <strong>de</strong> humor y <strong>de</strong> cinismo. Así, José María Pemán toma posesión<br />

<strong>de</strong> su silla en 1936, mientras José Bergamín lo hará el 2 <strong>de</strong> mayo <strong>de</strong> 1939, año <strong>de</strong>l triunfo nacional,<br />

y así también Vicente Llorens, un amigo en el exilio mexicano, toma posesión el 2 <strong>de</strong> junio, el día<br />

<strong>de</strong>l cumpleaños <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>.<br />

Don<strong>de</strong> hay más claridad es en la relación entre la lista <strong>de</strong> académicos y el ya citado Manual <strong>de</strong><br />

Historia <strong>de</strong> la literatura <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>. En este estudio <strong>Aub</strong> distingue <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> la literatura <strong>de</strong>l siglo<br />

XX cuatro generaciones: La generación <strong>de</strong>l 98, El mo<strong>de</strong>rnismo, La generación <strong>de</strong> la primera dictadura<br />

y La generación <strong>de</strong> la segunda dictadura. En realidad apenas distingue entre los dos primeros ya que,<br />

a pesar <strong>de</strong> las muchas diferencias predominan para él los puntos comunes. A<strong>de</strong>más se trata en los dos<br />

casos <strong>de</strong> hombres nacidos alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong> 1870. <strong>Aub</strong> incorpora a este grupo incluso a miembros <strong>de</strong> La<br />

generación <strong>de</strong>l 14, en general nacidos alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong> 1885. De entre todos ellos <strong>de</strong>stacan los que en vida<br />

fueron <strong>de</strong> hecho miembros <strong>de</strong> la Real Aca<strong>de</strong>mia Española: Azorín, Marañón, Menén<strong>de</strong>z Pidal y Pérez<br />

<strong>de</strong> Ayala. Aquí se podrían añadir los nombres <strong>de</strong> otros ilustres españoles como Sánchez Albornoz o<br />

Jacinto Grau, que nunca ingresaron en la Aca<strong>de</strong>mia. Todos estos señores estaban todavía con vida el 12<br />

<strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1956, el día en que <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> leyera su discurso <strong>de</strong> ingreso, pero ninguno <strong>de</strong> todos ellos<br />

forma parte <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia imaginaria <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>. Ni tampoco hombres tan admirados por <strong>Aub</strong> como<br />

Gabriel Miró, Enrique Díez Canedo o José Ortega y Gasset, que en realidad ya habían muerto, pero<br />

203 Cfr. PÉREZ BAZO, op. cit. , pp. 18 y 25.<br />

113


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

como hemos visto antes, esto para <strong>Aub</strong> no hubiera sido obstáculo para darles acceso a la Aca<strong>de</strong>mia.<br />

El mensaje es evi<strong>de</strong>nte: aunque el 30% <strong>de</strong> los académicos nombrados por <strong>Aub</strong>, perteneció o iba a<br />

pertenecer a esa institución, <strong>Aub</strong> ha querido terminar con los viejos, consi<strong>de</strong>rándoles ya <strong>de</strong> tiempos<br />

y modas <strong>de</strong>l pasado. Los únicos académicos verda<strong>de</strong>ros y miembros <strong>de</strong> las primeras generaciones <strong>de</strong><br />

nuestro siglo a quienes <strong>Aub</strong> conce<strong>de</strong> una silla, son Tomás Navarro Tomás y Salvador <strong>de</strong> Madariaga.<br />

En los dos casos se trata <strong>de</strong> académicos electos en los años treinta y exiliados con la Guerra Civil.<br />

Por or<strong>de</strong>n ministerial <strong>de</strong> 1941 sus sillas quedaban vacantes, aunque la Aca<strong>de</strong>mia no quiso proveer<br />

en su sustitución, <strong>de</strong> acuerdo con su reglamentación interna. Salvador <strong>de</strong> Madariaga, electo en 1936,<br />

no leería su discurso <strong>de</strong> ingreso hasta en 1976, con un retraso <strong>de</strong> 40 años. Algo parecido le pasó a<br />

Menén<strong>de</strong>z Pidal, académico <strong>de</strong>s<strong>de</strong> 1901 ocupando la silla b , y exiliado durante la Guerra Civil. No<br />

figura en la lista <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, pero éste le atribuye la silla número b al ya citado José María Pemán, lo<br />

que es sátira. Este sería, cuando la Aca<strong>de</strong>mia comenzó a funcionar <strong>de</strong> nuevo en Salamanca, en 1938,<br />

el nuevo presi<strong>de</strong>nte, en funciones <strong>de</strong> director interino. La verdad nos obliga <strong>de</strong>cir que Pemán, al ser<br />

elegido director en 1944, dijo que iba a preparar durante los tres años <strong>de</strong> su presi<strong>de</strong>ncia, la vuelta para<br />

ese puesto <strong>de</strong> don Ramón Menén<strong>de</strong>z Pidal, lo que logró 204 . Menén<strong>de</strong>z Pidal volvió en 1947 a su<br />

puesto, y a la silla n.º b . La silla i , ocupada en realidad por Pemán, una persona por quien <strong>Aub</strong> en su<br />

manual tiene poca estima, le correspon<strong>de</strong> en la lista <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> a alguien que realmente la merecía: <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong>. Sin embargo, volviendo a Navarro Tomás y Madariaga, los dos únicos verda<strong>de</strong>ros miembros<br />

<strong>de</strong> la Real Aca<strong>de</strong>mia, se hacen acompañar en la Aca<strong>de</strong>mia imaginaria <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> (en la que el título <strong>de</strong><br />

Real queda suprimido), <strong>de</strong> cuatro miembros ficticios <strong>de</strong> su propia generación: Américo Castro (con<br />

el cargo <strong>de</strong> director), Ramón Gómez <strong>de</strong> la Serna, Juan Ramón Jiménez y Corpus Barga. A ellos se<br />

podrían añadir, por su edad -y con alguna fantasía- al mexicano (!) Martín Luis Guzmán, y a Carlos<br />

Riba y Ramón Castelao, <strong>de</strong> la sección catalana y la gallega, respectivamente. En total se trata, pues, <strong>de</strong><br />

9 miembros <strong>de</strong> la generación <strong>de</strong>l 98, <strong>de</strong>l mo<strong>de</strong>rnismo y <strong>de</strong>l 14 juntos. Esto significa que <strong>Aub</strong> apenas<br />

toma en consi<strong>de</strong>ración a los viejos: ni siquiera el 20% <strong>de</strong> su Aca<strong>de</strong>mia tiene más <strong>de</strong> 70 años, mientras<br />

que, en realidad se trata <strong>de</strong> más <strong>de</strong> la mitad. Y luego una conclusión preliminar más interesante: los<br />

viejos que él admite en su Aca<strong>de</strong>mia, todos, se exiliaron.<br />

Otra consecuencia <strong>de</strong>l lugar secundario que <strong>Aub</strong> les reserva a los viejos es que casi todos los<br />

miembros restantes <strong>de</strong> su Aca<strong>de</strong>mia pertenecen a lo que <strong>Aub</strong> en su Manual <strong>de</strong>nomina «la generación<br />

<strong>de</strong> la primera dictadura (1923-1930)»: todos autores nacidos alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong> 1900. Es interesante<br />

observar, aunque dicho sea entre paréntesis, que <strong>Aub</strong> en su Manual intenta romper con el concepto<br />

204 Artículo, sin firmar, escrito con motivo <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Pemán, en «Diario 16», 20-VII-1981.<br />

114


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

totalmente superado <strong>de</strong> las tradicionales generaciones y que también se niega a distinguir entre autores<br />

exiliados y autores que se quedaron. Los que empezaron a escribir <strong>de</strong>spués <strong>de</strong>l 39, forman para el «la<br />

generación <strong>de</strong> la segunda dictadura». En la lista que aquí comentamos figuran tan sólo seis académicos<br />

<strong>de</strong> esta nueva promoción; una generación <strong>de</strong> autores nacidos alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong> 1915, y normalmente<br />

<strong>de</strong>nominada «generación <strong>de</strong> 1936». En su discurso <strong>Aub</strong>, <strong>de</strong>s<strong>de</strong> luego, no utiliza esta terminología, ya<br />

que ahí parte <strong>de</strong>l punto <strong>de</strong> vista <strong>de</strong> que en vez <strong>de</strong> guerra y exilio, hubo continuidad. Para el simplemente<br />

son «jóvenes». Los jóvenes que tuvieron la suerte <strong>de</strong> ser elegidos académicos, son Agustín Millares<br />

Carlo, Luis Felipe Vivanco, Dionisio Ridruejo, Blas <strong>de</strong> Otero, Camilo José Cela y <strong>Miguel</strong> Delibes.<br />

Como es sabido, tan sólo los dos últimos llegarían a ser académicos <strong>de</strong> verdad. En su Manual dice<br />

<strong>Aub</strong>, al hablar <strong>de</strong> los poetas <strong>de</strong> la generación <strong>de</strong> Vivanco y Ridruejo, que forman un grupo que <strong>de</strong>searía<br />

verse llamado «generación <strong>de</strong> la República» y que ninguno <strong>de</strong> ellos había sabido <strong>de</strong>cidirse por una <strong>de</strong><br />

las dos rutas que antes o <strong>de</strong>spués <strong>de</strong> la guerra seguía la poesía española: la personal o la francamente<br />

social 205 . Comparándoles con los viejos, llama la atención que estos autores jóvenes no se exiliaron,<br />

hecha excepción <strong>de</strong> Millares. Acerca <strong>de</strong> ellos también se podría observar que en los años en que <strong>Aub</strong><br />

redactara su folleto, ninguno <strong>de</strong> ellos fuera muy adicto al régimen. Todos juntos forman poco más<br />

<strong>de</strong>l 10% <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia aubiana.<br />

El resto <strong>de</strong> los académicos, casi el 70%, pertenece, pues, a la generación <strong>de</strong> la primera dictadura, o<br />

sea la generación <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>. Se trata, en realidad, <strong>de</strong> una ampliación <strong>de</strong> la generación <strong>de</strong> 1927, ya que <strong>Aub</strong><br />

incluye en ella también a autores como Hernán<strong>de</strong>z, Sen<strong>de</strong>r, Ayala y Rodríguez Moñino. Un rasgo muy<br />

notable, al comparar los viejos y los jóvenes por una parte, y los compañeros <strong>de</strong> la generación <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>,<br />

por otra, es que entre los primeros no hay ningún hombre <strong>de</strong> teatro, mientras que en la generación <strong>de</strong> la<br />

primera dictadura son más <strong>de</strong>l 30%. Candidatos no faltan. Entre los viejos podría haber incorporado,<br />

a<strong>de</strong>más <strong>de</strong> los ya citados, a dramaturgos como Jacinto Grau; y entre los jóvenes a hombres como<br />

Torrente Ballester, Buero Vallejo o Alfonso Sastre. Claro que <strong>Aub</strong> insiste en su discurso en el enorme<br />

florecimiento <strong>de</strong>l teatro español durante los años veinte y treinta, y especialmente en el alto nivel que<br />

éste hubiera alcanzado si sucesos <strong>de</strong> fuerza mayor no hubieran impedido su posterior <strong>de</strong>sarrollo. Aquí<br />

caben dos observaciones o preguntas críticas que luego trataré <strong>de</strong> resolver. Primero veo una enorme<br />

contradicción entre este supuesto florecimiento y las críticas <strong>de</strong> la mano <strong>de</strong>l propio <strong>Aub</strong> durante<br />

los años treinta <strong>de</strong> la <strong>de</strong>plorable situación <strong>de</strong>l teatro español. Así se dirige en 1938, en un artículo<br />

publicado en el «Boletín <strong>de</strong> Orientación Teatral» «a un actor viejo», reprochándole: «¿Por qué lo<br />

205 MAX AUB, Manual <strong>de</strong> Historia <strong>de</strong> la Literatura Española , Madrid, Akal Editor, 1974, p. 541.<br />

(La original edición mexicana es <strong>de</strong> 1966, y es <strong>de</strong> dos tomos).<br />

115


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong>jasteis en el estado en que estaba antes <strong>de</strong>l 18 <strong>de</strong> julio <strong>de</strong> 1936?»; y en aquel mismo año se queja<br />

en un artículo en «La Vanguardia» <strong>de</strong> que el teatro <strong>de</strong> guerra «se mantiene <strong>de</strong>l repertorio», añadiendo<br />

que «todos están <strong>de</strong> acuerdo en lamentar la mala calidad <strong>de</strong> las obras representadas» 206 . Hasta en un<br />

texto escrito en 1959, aunque publicado en 1971, <strong>Aub</strong> se muestra muy crítico con respecto al teatro<br />

y la situación teatral en España en esos años:<br />

El movimiento renovador <strong>de</strong>l teatro europeo (que tiene su base <strong>de</strong> una parte en el esplendor <strong>de</strong> los<br />

bailes rusos <strong>de</strong> Diaghilev y por otra en el ascetismo <strong>de</strong> Jacques Copeau) no tiene repercusiones en<br />

España 207 .<br />

Es evi<strong>de</strong>nte que la realización <strong>de</strong> las reformas <strong>de</strong>fendidas por <strong>Aub</strong> y otros hombres <strong>de</strong> teatro en<br />

los años treinta, podrían haber cambiado el panorama. Pero también en este caso la segunda pregunta<br />

queda sin resolver. ¿Cómo es posible que el florecimiento <strong>de</strong>l teatro en los años veinte a cincuenta, tal<br />

como <strong>Aub</strong> lo señala en su discurso -y no importa si esto es realidad o <strong>de</strong>seo- no tuviera repercusiones<br />

en una generación posterior? O, con otras palabras, ¿Cómo es posible que un teatro que le <strong>de</strong>be,<br />

según el propio <strong>Aub</strong>, tanto a excelentes precursores, y académicos, como Unamuno, Valle-Inclán o<br />

los Machado, no haya producido académicos en la generación joven?<br />

Para esta segunda pregunta propongo una respuesta doble. En primer lugar es evi<strong>de</strong>nte que <strong>Aub</strong><br />

consi<strong>de</strong>ra a los miembros <strong>de</strong> su propia generación infinitamente superiores a los <strong>de</strong> la generación<br />

joven. Esto es lo que, entre líneas, se <strong>de</strong>duce <strong>de</strong> su propio discurso <strong>de</strong> inauguración, al referirse a los<br />

jóvenes dramaturgos. Allí dice:<br />

Antes <strong>de</strong> terminar, quiero referirme a los autores nuevos que no pue<strong>de</strong>n todavía -por falta <strong>de</strong> sillas-<br />

estar en nuestra compañía y que, sin embargo, forman uno <strong>de</strong> los conjuntos más importantes <strong>de</strong>l teatro<br />

<strong>de</strong> nuestros días. No pocos ya han triunfado con un número naturalmente reducido <strong>de</strong> obras: me refiero<br />

a Antonio Buero Vallejo, Alfonso Sastre, Carlos Muñiz, Antonio Gala, Bernardo Giner <strong>de</strong> los Ríos,<br />

José Ricardo Morales, Lauro Olmo, Jorge Semprún, José García Lorca y Fernando Arrabal. Todos<br />

ellos al tanto y al tú por tú <strong>de</strong> cuanto se representa <strong>de</strong> más interesante en el mundo, a pesar <strong>de</strong> que<br />

206 Los artículos citados, Carta a un actor viejo , en «Boletín <strong>de</strong> Orientación Teatral», n. 6, 1-<br />

VI-1938, p. 3 y El repertorio en «La Vanguardia», 11-III-1938, también pue<strong>de</strong>n consultarse en<br />

MANUEL AZNAR, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y la vanguardia teatral , València, Universitat <strong>de</strong> València, 1993.<br />

207 MAX AUB, Teatro inquieto español , en <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, Pequeña y vieja historia marroquí , Palma<br />

<strong>de</strong> Mallorca, Las Ediciones <strong>de</strong> Papeles <strong>de</strong> Son Armadans, 1971, p. 49.<br />

116


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

estos últimos tiempos el espectáculo en sí parece cobrar más importancia que la literatura. No me<br />

quejo: para ello estoy en vuestra compañía 208 .<br />

En estas notas <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> no sólo se muestra un tanto pedante, sobre valorando a los exiliados,<br />

también dice a escondidas lo que pronuncia <strong>de</strong> manera más manifiesta en una carta al director en la<br />

revista «Triunfo», con motivo <strong>de</strong> una crítica que le hiciera Emilio Romero en «Sábado Gráfico», a<br />

raíz <strong>de</strong> su visita a España en 1969. Según Romero el alto nivel <strong>de</strong> la mo<strong>de</strong>rna vida intelectual y la<br />

mo<strong>de</strong>rna creación literaria españolas no se merecen «el aire <strong>de</strong>scalificador» con el cual <strong>Aub</strong> se vino a<br />

España. Para el no hay gran diferencia entre la generación joven y la vieja, pero <strong>Aub</strong> le contesta con<br />

su cinismo habitual, <strong>de</strong> la manera siguiente:<br />

Tiene razón el gran periodista [Romero...] No insiste con los novelistas, sin razón... qué o quién<br />

pue<strong>de</strong> traer a cuento a Benavente, Valle Inclán, Unamuno, García Lorca, Arniches, los Machado<br />

cuando se habla <strong>de</strong> Buero que respeto en lo que vale-, Mihura, Gala, Salom..., ni quién se atreverá a<br />

comparar a Laín con Marañón, a López Ibor con Unamuno, a Tierno Galván con Araquistáin, a Marías<br />

con Ortega, a Pueyo con Francisco Ayala, Gas o García Bacca. Supongo que el maestro Romero calla<br />

los poetas porque todos saben que cualquiera <strong>de</strong> hoy pue<strong>de</strong> compararse con Juan Ramón, Guillén,<br />

Salinas, Garfias, Fe<strong>de</strong>rico, Alberti o Cernuda, y, él lo sabe mejor que nadie, hay críticos a paletadas<br />

que se pue<strong>de</strong>n llevar la palma frente a Enrique Díez-Canedo, Adolfo Salazar o "Juan <strong>de</strong> la Encina" 209 .<br />

Para compren<strong>de</strong>r mejor «el aire <strong>de</strong>scalificador» <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> es suficiente tener en la mente la situación<br />

política <strong>de</strong> aquel entonces y el innegable alto nivel <strong>de</strong> sus colegas generacionales. Pero ello todavía<br />

no explica el por qué <strong>Aub</strong> hace ingresar en su Aca<strong>de</strong>mia a novelistas jóvenes como Cela y Delibes,<br />

y no a dramaturgos como Sastre o Buero Vallejo. En su discurso <strong>Aub</strong> habla <strong>de</strong> su corta edad y<br />

<strong>de</strong> la predominancia en sus obras <strong>de</strong>l espectáculo sobre la literatura. Pero Buero Vallejo (1916) y<br />

Sastre (1926) no son mas jóvenes que los académicos Cela (1916) y Delibes (1920), mientras que<br />

los primeros a finales <strong>de</strong> 1956 habían estrenado más obras importantes que los segundos publicado<br />

novelas. A<strong>de</strong>más, para los cuatro escritores en cuestión se podría aducir que su obra primeriza, sin<br />

el fuerte eco <strong>de</strong> la guerra civil, probablemente hubiera ido por rumbos totalmente diferentes. Creo<br />

208 MAX AUB, op. cit. , 1993, p. 14.<br />

209 EMILIO ROMERO, Cosas <strong>de</strong>l país , en «Sábado Gráfico», n.º 683, 1-XI-1969. La respuesta <strong>de</strong><br />

<strong>Aub</strong> se publicó como Carta <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> al director, en «Triunfo», n.º 388, 8-XI-1969, p. 37. En La<br />

gallina ciega <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> lamentablemente no toca este penoso asunto.<br />

117


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que aquí se encuentra el otro aspecto <strong>de</strong> esta segunda pregunta. Los jóvenes dramaturgos, teniendo<br />

poco que contar, se limitan a explotar lo que el teatro tiene <strong>de</strong> espectáculo. No pue<strong>de</strong>n todavía igualar<br />

literariamente el alto nivel <strong>de</strong> la generación <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>. A ellos se les aplica el título <strong>de</strong>l discurso <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>:<br />

«el teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo»; un título que habría tenido una<br />

resonancia más positiva si <strong>Aub</strong> <strong>de</strong> veras pudiera haber omitido toda referencia a la triste ruptura que<br />

significa para él la Guerra Civil española.<br />

Y esto nos lleva inmediatamente a una contestación <strong>de</strong> la primera pregunta acerca <strong>de</strong>l florecimiento<br />

<strong>de</strong>l teatro en los años veinte a cincuenta, criticado en otras ocasiones por el propio <strong>Aub</strong>. En su discurso<br />

<strong>Aub</strong> hace florecer este teatro, más <strong>de</strong> lo que hiciera <strong>de</strong> hecho en los años veinte y treinta, y más <strong>de</strong><br />

lo que probablemente hubiera hecho en los cuarenta y cincuenta -si la Guerra Civil y la victoria <strong>de</strong><br />

Franco no hubieran tenido lugar- para po<strong>de</strong>r realzar en aquel gran teatro su propio papel. Hablando<br />

en su Manual <strong>de</strong> ese teatro que pudo haber sido, dice literalmente que «Todo se lo iba a llevar la<br />

gran trampa <strong>de</strong> la guerra civil», para luego añadir:<br />

He aquí la única nota a pie <strong>de</strong> página <strong>de</strong> este manual: refiérese a su propio autor [...] que pudo ser<br />

dramaturgo <strong>de</strong> cierto interés si la guerra y el exilio no le hubiesen impedido el acceso a las tablas en<br />

su momento, y llevado por los terrenos <strong>de</strong> la novela 210 .<br />

Pero no se trata sólo <strong>de</strong> su papel como autor teatral, sino también <strong>de</strong> su labor imaginaria como<br />

director <strong>de</strong>l Teatro Nacional; activida<strong>de</strong>s que ya han sido comentadas ampliamente por Pérez Bazo<br />

en su anteriormente citada «Introducción». Pero la sencilla razón <strong>de</strong> que <strong>Aub</strong> haya querido pintarse<br />

a sí mismo, algo que <strong>de</strong> por sí ya justifica el uso que <strong>Aub</strong> hace <strong>de</strong> lo falso, todavía no nos explica<br />

la visión y las expectativas que <strong>Aub</strong> tenía <strong>de</strong> ese teatro posible. Para ello nos concentraremos en una<br />

comparación entre lo que <strong>Aub</strong> dice en su discurso sobre los dramaturgos <strong>de</strong> su generación, y lo que<br />

dice en otros textos. Uno <strong>de</strong> esos textos es el ya citado Teatro inquieto español , en don<strong>de</strong> el autor<br />

ya <strong>de</strong>scorre el velo acerca <strong>de</strong> ese teatro que pudo haber sido, y no fue. Hablando <strong>de</strong>l retraso español<br />

con respecto a evoluciones en el extranjero, dice que en los años veinte sólo unas reducidas minorías<br />

están al tanto <strong>de</strong> lo que allí suce<strong>de</strong>:<br />

El teatro refleja ese ambiente: muchos espectáculos sin relieve y los <strong>de</strong> vanguardia en manos <strong>de</strong><br />

aficionados. Período <strong>de</strong> confusión y búsqueda que acaba prácticamente con la década. La sublevación<br />

<strong>de</strong> Galán y García Hernán<strong>de</strong>z, las elecciones <strong>de</strong> abril <strong>de</strong> 1931, señalan el principio <strong>de</strong> una época<br />

210 MAX AUB, op. cit. , 1974, pp. 522-523.<br />

118


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

distinta. Llega a las tablas, ya no sólo al libro, lo que pudo ser un nuevo teatro español: se estrenan<br />

Divinas palabras, Bodas <strong>de</strong> sangre, El hombre <strong>de</strong>shabitado, La corona, La sirena varada 211 .<br />

En su discurso <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> hace, en efecto, como si el teatro español hubiera evolucionado en la<br />

línea <strong>de</strong> las obras aquí señaladas. Les atribuye a los colegas <strong>de</strong> su generación obras que nunca han<br />

escrito, utilizando para ellas títulos <strong>de</strong> otros escritores, títulos <strong>de</strong> otras obras suyas, variantes <strong>de</strong> otros<br />

títulos o hasta títulos inventados, pero siempre con una gracia y una argucia difícil <strong>de</strong> superar. El caso<br />

<strong>de</strong> Alberti es muy ilustrativo. Hablando <strong>de</strong> El hombre <strong>de</strong>shabitado , estrenado en 1931, dice que<br />

es la obra más importante <strong>de</strong> aquellos tiempos y que se acusa <strong>de</strong> no haberla repuesto, para añadir<br />

literalmente:<br />

Tampoco su autor me insinuó hacerlo. Pero tal vez se acuer<strong>de</strong> <strong>de</strong>masiado <strong>de</strong> los <strong>de</strong>saforados gritos<br />

que lanzó al final <strong>de</strong> la obra y que no están totalmente <strong>de</strong> acuerdo con su actual i<strong>de</strong>ología. Lo cierto<br />

es que su obra señalaba un camino nuevo que no siguió nadie, ni él siquiera 212 .<br />

Aquí <strong>Aub</strong> no sólo se refiere a las palabras agresivas «¡viva la podredumbre <strong>de</strong> la actual escena<br />

española!», con las cuales Alberti atacó al final <strong>de</strong>l estreno al teatro burgués, también alu<strong>de</strong> al general<br />

abandono <strong>de</strong> la línea experimental, vanguardista y a la buena posición <strong>de</strong> un acomodado Alberti.<br />

Luego <strong>Aub</strong> se refiere a otros éxitos como La Gallarda y La lozana andaluza , haciendo un juego<br />

con la cronología, ya que La lozana andaluza , una adaptación <strong>de</strong> la famosa novela <strong>de</strong>l renacentista<br />

Francisco Delicado, no se publicaría sino en 1963, siete años <strong>de</strong>spués <strong>de</strong> su discurso <strong>de</strong> ingreso. Pue<strong>de</strong><br />

ser que Alberti, en una España republicana, hubiera escrito esta obra antes <strong>de</strong> 1956; pero también es<br />

una prueba más <strong>de</strong> la tardía fecha <strong>de</strong> composición <strong>de</strong>l folleto. Algunos <strong>de</strong> los títulos que siguen a<br />

continuación se refieren a la biografía <strong>de</strong> Alberti, como, por ej., María Teresa, mi amor o El caballero<br />

<strong>de</strong>l Puerto , mientras que otros títulos son modificaciones irónicas <strong>de</strong> títulos clásicos como La fuerza<br />

<strong>de</strong>l <strong>de</strong>safío (<strong>Cervantes</strong>, Castro, Rivas), El bastardo (Lope) o El galán más tierno (Lope, Matos<br />

Fragoso). Todos estos títulos prestados <strong>de</strong> otros tiempos, no sólo forman un rico juego intertextual,<br />

también le dan una apariencia <strong>de</strong> verdad al manuscrito, a la vez que parecen indicar la trayectoria que<br />

<strong>Aub</strong> hubiera querido imponerle al teatro español <strong>de</strong> los cuarenta y cincuenta: un teatro abierto a las<br />

211 MAX AUB, op. cit. , 1971, p. 38.<br />

212 MAX AUB, op. cit. , 1993, p. 11. Para más información acerca <strong>de</strong>l estreno ruidoso <strong>de</strong> El hombre<br />

<strong>de</strong>shabitado véase HUB. HERMANS, El teatro político <strong>de</strong> Rafael Alberti , Salamanca, Universidad<br />

<strong>de</strong> Salamanca, 1989, pp. 110-115.<br />

119


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

innovaciones europeas, aunque inspirado en el folklore y en la historia <strong>de</strong> España, con refundiciones<br />

<strong>de</strong> obras clásicas y populares como comedias, autos sacramentales etc. En vista <strong>de</strong> que, según <strong>Aub</strong>,<br />

nadie siguió en la línea experimental <strong>de</strong> El hombre <strong>de</strong>shabitado o los también citados El público y<br />

Así que pasen cinco años , la alternativa parece ser el camino señalado por Las Misiones Pedagógicas<br />

, La Barraca y El Búho . No es la literatura experimental, ni tampoco la literatura <strong>de</strong> cariz social,<br />

sino más bien la materialista por la cual apuesta <strong>Aub</strong> 213 . El teatro <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> mismo también se integra<br />

<strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> esta corriente. En su discurso <strong>de</strong> contestación dice Chabás lo siguiente sobre dos dramas<br />

<strong>de</strong> nuestro nuevo académico:<br />

Todos recuerdan -acaba <strong>de</strong> reponerse la obra- el éxito que lograron Margarita Xirgu y Enrique<br />

Borrás con el estreno, hace veinte años, <strong>de</strong> Espejo <strong>de</strong> avaricia , en tres actos, y el <strong>de</strong> Erwin Piscator<br />

con la dirección <strong>de</strong> escena <strong>de</strong> San Juan, en 1937, tragedia <strong>de</strong> la que ya entonces se dijo cuanto había<br />

que <strong>de</strong>cir 214 .<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, que al final <strong>de</strong> su vida se quejó en entrevistas con cierta regularidad <strong>de</strong> no haber<br />

estrenado nunca, es <strong>de</strong>cir nunca con compañías comerciales, irrumpe en el escenario imaginario con<br />

dos obras sorpren<strong>de</strong>ntes. Espejo <strong>de</strong> avaricia es una farsa, escrita a finales <strong>de</strong> los años veinte 215 , y<br />

se inscribe <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> la ten<strong>de</strong>ncia <strong>de</strong>shumanizadora <strong>de</strong> aquel entonces. San Juan es una tragedia casi<br />

existencialista, que no data <strong>de</strong> 1937, sino <strong>de</strong> 1943, mientras la acción transcurre en un día <strong>de</strong> 1938 (!).<br />

Su técnica perspectivista es muy semejante a La Numancia <strong>de</strong> <strong>Cervantes</strong> 216 . Las dos obras tratan<br />

213 Cfr. lo que dice <strong>Aub</strong> en una entrevista con CÉSAR ALONSO DE LOS RÍOS, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> entre<br />

nosotros , en «Triunfo», n.º 504, 27-V-1972, p. 60: «mi generación, por <strong>de</strong>cirlo así, es la primera<br />

generación materialista <strong>de</strong> la literatura española <strong>de</strong>l siglo XX. [...] fuimos, en el fondo, una generación<br />

optimista hasta que se nos cayó el mundo encima».<br />

214 JUAN CHABÁS, en MAX AUB, op. cit. , 1993, p. 25.<br />

215 Dice MAX AUB, op. cit. , 1971, p. 59: «El primer acto <strong>de</strong> Espejo <strong>de</strong> avaricia fue escrito en 1927,<br />

los <strong>de</strong>más en 1929 o 1930. Tal como hoy se reimprime fue publicado («Cruz y raya») en Madrid, en<br />

1935, a 350 ejemplares».<br />

216 Cfr. FRANCISCO RUIZ RAMÓN, Historia <strong>de</strong>l teatro español. Siglo XX , Madrid, Ediciones<br />

Cátedra S. A., 1975, p. 254. Para un análisis más completo <strong>de</strong> esta obra véase SILVIA MONTI, Sala<br />

d'attesa. Il teatro incompiuto di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , Roma, Bulzoni Editore, 1992, pp. 139-154.<br />

120


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>de</strong> problemas <strong>de</strong> conciencia y <strong>de</strong>muestran la inmersión <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en las fuentes <strong>de</strong>l teatro clásico:<br />

burlesco en el primer caso, trágico en el segundo.<br />

Los ejemplos <strong>de</strong> Alberti y <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> son ilustrativos para los otros dramaturgos comentados en<br />

el discurso <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>: García Lorca, <strong>Miguel</strong> Hernán<strong>de</strong>z, Manuel Altolaguirre, José Bergamín, Pedro<br />

Salinas, Paulino Masip y Claudio <strong>de</strong> la Torre, todos académicos, por más señas. Los únicos<br />

dramaturgos comentados que no ingresaron en su Aca<strong>de</strong>mia son Casona, Rivas Cherif y León Felipe.<br />

Caso especial lo forman los Machado que, según <strong>Aub</strong>, ofrecieron póstumamente Don<strong>de</strong> no está su<br />

dueño y El que presto promete , obras que se estrenaron en 1953 y 1954 respectivamente. También<br />

hace <strong>Aub</strong> mención <strong>de</strong> dramaturgos como Jardiel Poncela, Muñoz Seca, Luca <strong>de</strong> Tena y López Rubio;<br />

autores todos que no ha querido comentar por hacer trabajos que, según dice, poco tienen que ver con<br />

su concepto <strong>de</strong> teatro, que no es sólo dar placer y contento. Más llamativa, sin embargo, es la ausencia<br />

en este panorama <strong>de</strong>l teatro <strong>de</strong>seado <strong>de</strong> un dramaturgo y académico: José María Pemán. Pero ello<br />

quizás se <strong>de</strong>ba al hecho <strong>de</strong> que probablemente a éste no le hubiera gustado lo que <strong>Aub</strong> dice al final<br />

<strong>de</strong> su discurso acerca <strong>de</strong> las posibilida<strong>de</strong>s <strong>de</strong> jóvenes como Buero Vallejo y Sastre:<br />

El estado actual <strong>de</strong>l teatro en España abre las esperanzas a los jóvenes y les da las facilida<strong>de</strong>s que<br />

nosotros quisimos (y no encontramos tan a pie llano) gracias a la liberalidad <strong>de</strong> un estado acogedor y<br />

tolerante con las expresiones artísticas, sean las que fueren, sabiendo que no hay mejor política para<br />

el hombre y la realidad <strong>de</strong> España 217 .<br />

Estas palabras suenan hoy en día algo utópicas, a la vez que dogmáticas. Correspon<strong>de</strong>n a las i<strong>de</strong>as<br />

expuestas por <strong>Aub</strong> en su Proyecto <strong>de</strong> estructura para un Teatro Nacional <strong>de</strong> 1936, cuyo texto<br />

incorpora el autor casi enteramente en el discurso <strong>de</strong> contestación <strong>de</strong> Chabás. Pero, por otra parte,<br />

yo me pregunto si esta actitud casi dictatorial <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> con respecto a dramaturgos ligeros, que luego<br />

resultarían ser casi todos <strong>de</strong> <strong>de</strong>rechas, es la más apropiada en un texto que traza la evolución <strong>de</strong> un<br />

teatro posible sin Guerra Civil y sin franquismo. ¿Quién dice que estos dramaturgos no hubieran ido<br />

por otros caminos si España hubiera seguido siendo República? Y quién dice que la generación <strong>de</strong><br />

Cela, Delibes y Buero Vallejo no hubiera reaccionado en contra <strong>de</strong> una generación asentada que ya<br />

<strong>de</strong>s<strong>de</strong> más <strong>de</strong> veinte años buscaba su inspiración en la historia, en el folklore y en refundiciones <strong>de</strong><br />

los clásicos?<br />

217 MAX AUB, op. cit. , 1993, pp. 14-15.<br />

121


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Llegado al final <strong>de</strong> esta conferencia no quiero tratar <strong>de</strong> contestar estas preguntas, tan abiertas y<br />

falsas como el genial folleto que acabamos <strong>de</strong> comentar. Al terminar uno se pregunta hasta qué punto<br />

la ficción, o mejor dicho, la realidad utópica o mental pue<strong>de</strong> superar a la llamada realidad histórica,<br />

ya que a casi nadie le interesaría consultar una enciclopedia o un libro que <strong>de</strong>scribiera la realidad <strong>de</strong><br />

los ocupantes <strong>de</strong> los sillones <strong>de</strong> la Real Aca<strong>de</strong>mia Española, mientras que la lectura <strong>de</strong>l discurso <strong>de</strong><br />

<strong>Aub</strong>, y sobre todo <strong>de</strong> la lista llena <strong>de</strong> argucia que acompaña ese discurso, nos supone una exigencia<br />

<strong>de</strong> indagación acerca <strong>de</strong> quiénes habrían sido, podrían ser, son miembros <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia. El juego<br />

metaficticio <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> le obliga al lector preguntarse constantemente por la relación problemática entre<br />

ficción y realidad. Pero, es más: en línea con Borges y con el <strong>de</strong>sconstructivismo, el lector <strong>de</strong>l discurso<br />

<strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, en su función <strong>de</strong> consumidor activo, ha <strong>de</strong> recrear y redactar el texto <strong>de</strong> nuevo, al hacerlo<br />

confluir con otros textos <strong>de</strong> su propia experiencia literaria. Así, el lector <strong>de</strong>sorientado se convierte<br />

en un creador que se ve inmerso en una lucha casi edípica con el texto <strong>de</strong> su precursor 218 . Pero<br />

mientras el lector serio recrea y redacta un texto lúdico que divierte y enseña, el autor original, en<br />

tanto que autor comprometido, se queda con unos <strong>de</strong>seos sin satisfacer, y sin sillón en la Aca<strong>de</strong>mia.<br />

¿Es importante?<br />

218 Para estas i<strong>de</strong>as me inspiro en CARLOS CAÑEQUE, Borges o la ansiedad <strong>de</strong> la influencia , en<br />

«El País, 14-XI- 1992 y en HANS BERTENS y THEO D'HAEN, Het postmo<strong>de</strong>rnisme in <strong>de</strong> literatuur ,<br />

Amsterdam, De Arbei<strong>de</strong>rspers, 1988.<br />

122


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y la invención <strong>de</strong> una Aca<strong>de</strong>mia Española<br />

Eleanor Lon<strong>de</strong>ro<br />

«No me cabe en la cabeza -me da vueltas- ver que el Secretario General <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia me traiga<br />

a cuento en el Diccionario Histórico que dirige. ¿Qué hice, Dios mío?»<br />

( La gallina ciega , p. 217)<br />

Raymond Radiguet sostenía que las vanguardias comienzan siempre <strong>de</strong> pie y terminan<br />

invariablemente sentadas (se refería, claro está, a los sillones académicos). Esta aserción que, en<br />

general, el tiempo y los hechos parecen haber refrendado, se reveló falsa en un caso. Existió, en efecto,<br />

un vanguardista que aun transponiendo los umbrales <strong>de</strong> una aca<strong>de</strong>mia logró mantenerse <strong>de</strong> pie.<br />

El 12 <strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1956, la Aca<strong>de</strong>mia Española celebró solemne sesión pública para dar<br />

posesión <strong>de</strong> su plaza al Excmo. Sr. D. <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, que sucedía a D. Ramón <strong>de</strong>l Valle-Inclán. Como<br />

es usual en estas ocasiones, el recipiendario <strong>de</strong>bía pronunciar un discurso inaugural al que habría<br />

<strong>de</strong> seguir la consueta respuesta <strong>de</strong> bienvenida por cuenta <strong>de</strong> la corporación. «Señores Académicos<br />

-comenzó-: estas primeras palabras son para agra<strong>de</strong>ceros el honor <strong>de</strong> haberme llamado a colaborar<br />

con los más ilustres españoles en cuidar la lengua que hablamos». Preciso es reconocer que este<br />

proemio, lejos <strong>de</strong> incurrir en manidas retóricas, <strong>de</strong>scribía una situación exacta. Las personalida<strong>de</strong>s allí<br />

reunidas eran verda<strong>de</strong>ramente ilustres y a<strong>de</strong>más, caso único en la historia <strong>de</strong> las Aca<strong>de</strong>mias, gozaban<br />

<strong>de</strong> la prerrogativa <strong>de</strong> ser inmortales no sólo <strong>de</strong> nombre (como sus homónimas francesas) sino <strong>de</strong><br />

facto . Baste pensar que, entre esta selecta concurrencia, se contaban Fe<strong>de</strong>rico García Lorca, <strong>Miguel</strong><br />

Hernán<strong>de</strong>z, Manuel Altolaguirre, Pedro Salinas y Juan Chabás para colegir que nunca Aca<strong>de</strong>mia<br />

alguna pudo ostentar inmortales <strong>de</strong> mayor prestigio.<br />

El discurso pronunciado por el flamante académico se titulaba El teatro español sacado a luz <strong>de</strong><br />

las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , y su contenido correspondía fielmente al título: un lúcido análisis <strong>de</strong><br />

lo que el teatro español hubiera podido ser si no hubieran mediado «las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo».<br />

A<strong>de</strong>lantémonos a aclarar que esas tinieblas comprendían no sólo la situación <strong>de</strong>l teatro español en<br />

1956, sino la <strong>de</strong> la Aca<strong>de</strong>mia misma; y comprendían asimismo los asesinatos <strong>de</strong> Lorca y Hernán<strong>de</strong>z,<br />

los muertos en el exilio, el exilio y, <strong>de</strong>trás <strong>de</strong> todo ello, la guerra perdida. Veremos luego que esas<br />

tinieblas habían llegado a ofuscar un arco <strong>de</strong> tiempo que, lejos <strong>de</strong> <strong>de</strong>tenerse en 1956, abarcaba también<br />

los años 70.<br />

123


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Aparentemente, la única prueba tangible sobre la existencia <strong>de</strong> un académico llamado <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

sería el discurso impreso por él mismo. Conviene, pues, que nos <strong>de</strong>tengamos brevemente en esta<br />

prueba. A cuanto resulta <strong>de</strong>l pie <strong>de</strong> imprenta, el discurso fue editado en una Tipografía <strong>de</strong> Archivos<br />

<strong>de</strong> Madrid, en 1956. La primera página lleva como encabezamiento la fórmula Aca<strong>de</strong>mia Española<br />

y ostenta en su parte inferior el inconfundible logotipo con el lema « Limpia, fija y da esplendor<br />

». Dos <strong>de</strong>talles importantes saltan inmediatamente a la vista: la Aca<strong>de</strong>mia aparece <strong>de</strong>sprovista <strong>de</strong>l<br />

epíteto <strong>de</strong> Real, mientras su escudo está rematado por una simple corona mural. Se trata, por tanto, <strong>de</strong><br />

una institución republicana. Resulta innecesario llamar la atención sobre la incongruencia manifiesta<br />

entre estos datos y la fecha <strong>de</strong> impresión. Des<strong>de</strong> cierta perspectiva, ello bastaría para invalidar la<br />

autenticidad no sólo <strong>de</strong>l contenido <strong>de</strong>l discurso, sino también <strong>de</strong> las circunstancias que le sirven <strong>de</strong><br />

marco. Des<strong>de</strong> otra, en cambio, la falsedad material <strong>de</strong>l discurso no confutaría necesariamente su<br />

verdad lógica ni, mucho menos, su plausibilidad. Lo situaría, simplemente, en el campo <strong>de</strong> la ficción.<br />

Es casi un tópico afirmar que los conceptos <strong>de</strong> verdad, <strong>de</strong> autenticidad y <strong>de</strong> i<strong>de</strong>ntidad no pue<strong>de</strong>n ser<br />

<strong>de</strong>finidos prescindiendo <strong>de</strong> sus contrarios. Como tampoco pue<strong>de</strong>n explicarse la mentira, lo falso o la<br />

condición <strong>de</strong> diferente sin aludir forzosamente a aquéllos. Esta correlación es tan evi<strong>de</strong>nte que Eco no<br />

vacila en calificarla <strong>de</strong> circular 219 . Por lo general, cuando hablamos <strong>de</strong> lo falso solemos enten<strong>de</strong>r lo<br />

que no es verda<strong>de</strong>ro. Así comprendida, esta noción adquiere un valor negativo puesto que va asociada<br />

a una falta <strong>de</strong> verdad y, consiguientemente, a una i<strong>de</strong>a <strong>de</strong> <strong>de</strong>gradación. De allí que asuma, en este<br />

caso, una connotación moral. Sin embargo, no todo lo falso pue<strong>de</strong> ser no verda<strong>de</strong>ro en el sentido<br />

anterior. Una falsa alarma <strong>de</strong> terremoto, por ejemplo, se refiere más bien a algo que no sucedió, pero<br />

que podría suce<strong>de</strong>r en cualquier momento. Lo falso <strong>de</strong>ja aquí un resquicio a la virtualidad. En el<br />

campo <strong>de</strong> la ficción 220 , las cosas se complican aún más. Si <strong>de</strong>finiéramos como falso sólo lo que no es<br />

verda<strong>de</strong>ro, todo el arte estaría comprendido en esta <strong>de</strong>finición. Con lo cual, aparte <strong>de</strong> cometer un error<br />

<strong>de</strong> apreciación, no habríamos predicado <strong>de</strong>masiado sobre el arte. Para obviar en parte esta dificultad<br />

contamos con otra noción igualmente compleja: la <strong>de</strong> verosimilitud. Gran parte <strong>de</strong> lo que hoy en día<br />

<strong>de</strong>finimos como ficción se basa en lo que Aristóteles entendía por verosímil. Para este filósofo, lo<br />

verosímil encuentra su apoyo en una suerte <strong>de</strong> substrato <strong>de</strong>positado en la mente humana y constituido<br />

por la tradición, la opinión corriente, el criterio mayoritario, etc. En una palabra, la verosimilitud<br />

219 Cfr. UMBERTO ECO, I limiti <strong>de</strong>ll'interpretazione , Milano, Bompiani, 1990, p. 192.<br />

220 Uso el término en el sentido con que la crítica anglosajona usa fiction , esto es, para referirme<br />

no sólo a la operación creativa sino también a sus resultados.<br />

124


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

aristotélica no se refiere a lo que efectivamente suce<strong>de</strong>, sino a lo que el público acepta que pueda<br />

suce<strong>de</strong>r, aun cuando contradiga la realidad histórica o científica. Por consiguiente, las obras que no<br />

contradicen lo que el público consi<strong>de</strong>ra posible estarían sustentadas sobre la verosimilitud y no sobre<br />

la verdad 221 .<br />

Otra ayuda validísima nos viene <strong>de</strong>l campo <strong>de</strong> la semántica modal. Esta corriente, inspirada en<br />

la lógica formal anglosajona, trata <strong>de</strong> <strong>de</strong>finir la existencia poniéndola en relación con una serie<br />

<strong>de</strong> mundos virtuales. Para ella, el ámbito en que efectivamente vivimos no sería el «único» sino<br />

sólo uno más <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> los tantos mundos posibles presentes en el universo. Estas especulaciones<br />

parten <strong>de</strong> la revisión <strong>de</strong>l modo con que la lógica -<strong>de</strong>s<strong>de</strong> Aristóteles en a<strong>de</strong>lante- representa los<br />

mecanismos <strong>de</strong> conexión entre un sujeto y un predicado. Pero, en particular, la semántica modal<br />

estudia las posibilida<strong>de</strong>s <strong>de</strong> aplicación <strong>de</strong> los criterios <strong>de</strong> verdad o falsedad a entida<strong>de</strong>s y situaciones<br />

no reales; por ejemplo, a las entida<strong>de</strong>s <strong>de</strong> ficción. La legitimación <strong>de</strong> los mundos imaginarios como<br />

ámbitos que funcionan -<strong>de</strong>s<strong>de</strong> el punto <strong>de</strong> vista lógico- igual que los <strong>de</strong> la ciencia, proviene <strong>de</strong>l<br />

filósofo norteamericano Nelson Goodman. Según Goodman, ambos se construyen usando sistemas<br />

simbólicos que, en el plano lógico, son idénticos. De ahí que nuestros criterios <strong>de</strong> valoración <strong>de</strong>ban<br />

ser necesariamente similares.<br />

A su vez, Thomas Pavel parte <strong>de</strong> este presupuesto para i<strong>de</strong>ar sus «ontologías híbridas», en las cuales<br />

coloca los mundos elaborados por la ficción 222 . Su tesis es extremamente interesante, a mi juicio,<br />

por varios motivos. En primer lugar, porque cuestiona los límites entre lo real y lo no real partiendo<br />

<strong>de</strong> la <strong>de</strong>claración <strong>de</strong> incapacidad <strong>de</strong> la lógica para discriminarlos. En segundo lugar, porque parte <strong>de</strong><br />

la realidad concreta reconociéndola como referente también <strong>de</strong> lo imaginario. En efecto, su crítica<br />

al estructuralismo, a la <strong>de</strong>construcción o a la intertextualidad se apoya en la convicción <strong>de</strong> que un<br />

texto literario no habla solamente <strong>de</strong> sí, ni <strong>de</strong> sus relaciones y modalida<strong>de</strong>s internas, sino que, para<br />

crear su mundo <strong>de</strong> invención, usa mecanismos referenciales y lógicos idénticos a los utilizados por<br />

los textos no ficcionales para <strong>de</strong>scribir la realidad. En consecuencia, los mundos posibles lo son única<br />

y exclusivamente porque están referidos, en gran parte <strong>de</strong> sus aserciones, al mundo concreto. Pero,<br />

a<strong>de</strong>más, la tesis <strong>de</strong> Pavel es interesante porque postula la inutilidad <strong>de</strong> fijar criterios <strong>de</strong> verdad o<br />

falsedad para juzgar el contenido <strong>de</strong> partes aisladas <strong>de</strong> una obra <strong>de</strong> invención. Por tanto, la verdad<br />

221 Cfr. ROLAND BARTHES, Critica e verità , Torino, Einaudi, 1969, pp. 18-19.<br />

222 Véase la interesantísima introducción <strong>de</strong> Andrea Carosso en: Thomas Pavel, Mondi di<br />

invenzione. Realtà e immaginario narrativo , Torino, Emaudi, 1992, pp. VII-XIV.<br />

125


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

global <strong>de</strong> un texto literario no estaría supeditada a la mayor o menor veracidad <strong>de</strong> cada uno <strong>de</strong> sus<br />

enunciados, sino que resultaría <strong>de</strong>l entero conjunto. Y ello, en razón <strong>de</strong> que los textos literarios, como<br />

sabemos, poseen más <strong>de</strong> un nivel <strong>de</strong> significados 223 .<br />

Estas aclaraciones han sido necesarias porque, a mi modo <strong>de</strong> ver, <strong>Aub</strong> se vale <strong>de</strong> mecanismos<br />

referenciales idénticos para <strong>de</strong>scribir la realidad y lo imaginario. El texto que ahora nos ocupa es un<br />

ejemplo más <strong>de</strong> la sistematicidad <strong>de</strong> esta práctica. Ahora, bien, la aceptación <strong>de</strong> una verdad lógica<br />

comporta el reconocimiento <strong>de</strong> la vali<strong>de</strong>z <strong>de</strong> <strong>de</strong>terminadas convenciones iniciales. Las premisas <strong>de</strong><br />

un silogismo, aunque falsas, llevarán, si aceptadas, a una conclusión que será lógicamente verda<strong>de</strong>ra.<br />

El mundo <strong>de</strong> invención que <strong>Aub</strong> crea en este texto, nos invita a reconocer una premisa inicial<br />

materialmente falsa: que la guerra civil no sucedió nunca. A esta premisa correspon<strong>de</strong>n una serie<br />

<strong>de</strong> circunstancias que también son materialmente falsas: la admisión en la Aca<strong>de</strong>mia, la Aca<strong>de</strong>mia<br />

misma, la presencia <strong>de</strong> algunos muertos o la pervivencia <strong>de</strong> la República. Pero, nada <strong>de</strong> esto invalida<br />

la sustancial veracidad <strong>de</strong>l conjunto, puesto que lo falso no afecta sino un nivel <strong>de</strong> significado y,<br />

precisamente, el menos importante. Para obtener el efecto <strong>de</strong>seado -esto es, suscitar en el lector una<br />

impresión <strong>de</strong> veracidad global que prescinda <strong>de</strong> la presencia <strong>de</strong> los elementos no verda<strong>de</strong>ros-, <strong>Aub</strong><br />

se mueve con un sistema referencial sustentado no ya en datos concretos, sino en el valor que su<br />

interpretación pue<strong>de</strong> conferir al todo. A mi juicio, es el nivel axiológico el que otorga verdad al<br />

conjunto. Aquí, la Aca<strong>de</strong>mia ficticia no es sólo la institución que pudo haber sido y no fue 224 , sino<br />

fundamentalmente el valor que se atribuye a una i<strong>de</strong>a <strong>de</strong> lo que esa institución y esa cultura <strong>de</strong>bía<br />

haber sido y todavía <strong>de</strong>be ser. En consecuencia, el referente no es tanto la Aca<strong>de</strong>mia, cuanto el sentido<br />

que <strong>Aub</strong> asigna a la condición <strong>de</strong> intelectual en todo ámbito institucional <strong>de</strong> cualquier época o lugar.<br />

El discurso consta <strong>de</strong> dos partes que se complementan. En la primera, <strong>Aub</strong> finge hablar directamente<br />

para <strong>de</strong>scribir la situación utópica <strong>de</strong> un teatro -una cultura-, don<strong>de</strong> todo se ha realizado según un<br />

generoso <strong>de</strong>signio. Así, Lorca y sus amigos siguen escribiendo teatro, y éste es <strong>de</strong> una calidad tal<br />

que pue<strong>de</strong> permitirse el lujo <strong>de</strong> convivir pacíficamente con el <strong>de</strong> Luca <strong>de</strong> Tena, Jardiel Poncela o<br />

Muñoz Seca. Al fin, estos también «honradamente ganan sus vidas con sus trabajos» (p. 17). No sólo:<br />

223 Ivi , p. 28.<br />

224 Cfr. la introducción <strong>de</strong> JAVIER PÉREZ BAZO, Historia y ficción: <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en la Real<br />

Aca<strong>de</strong>mia Española , en MAX AUB, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo ,<br />

Segorbe, Archivo <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, 1993. Todas las citas se refieren a esta edición.<br />

126


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

en esta leal competencia existe un público selectivo que habrá <strong>de</strong> preferir siempre lo mejor. En la<br />

segunda parte, <strong>Aub</strong> finge hablar por boca <strong>de</strong> Chabás; y, en efecto, las palabras iniciales son las que<br />

el propio Chabás le <strong>de</strong>dicara en 1952, en su Literatura española contemporánea . Es probable que,<br />

como dice Pérez Bazo, <strong>Aub</strong> quisiera tributar así un homenaje al amigo muerto 17 años antes 225 .<br />

De nuevo se mezclan aquí datos verda<strong>de</strong>ros con circunstancias falsas. Pero el tono se ha modificado.<br />

Si bien la ironía continúa, la inclusión <strong>de</strong> la <strong>de</strong>dicatoria a Azaña <strong>de</strong>l Proyecto <strong>de</strong> estructura para<br />

un teatro nacional y la larga cita <strong>de</strong> Lessing que lo encabezaba indicarían que <strong>Aub</strong> consi<strong>de</strong>raba<br />

en 1971 perfectamente válidas aquellas i<strong>de</strong>as. Aquel Proyecto partía <strong>de</strong> la convicción <strong>de</strong> que la<br />

cultura, y por en<strong>de</strong> el teatro, es un problema inherente al Estado y, por tanto, no pue<strong>de</strong> quedar librado<br />

al arbitrio individual. Como observa justamente Aznar Soler, cuando fue presentado en 1936 había<br />

puesto «el <strong>de</strong>do en la llaga <strong>de</strong> ciertas insuficiencias <strong>de</strong> la política cultural republicana» 226 , y terminó<br />

<strong>de</strong>finitivamente confinado al olvido con el advenimiento <strong>de</strong>l fascismo. Su inclusión en el fingido<br />

discurso <strong>de</strong> bienvenida <strong>de</strong> Chabás <strong>de</strong>muestra hasta qué punto <strong>Aub</strong> lo consi<strong>de</strong>raba actual. El cambio <strong>de</strong><br />

colocación <strong>de</strong> la cita <strong>de</strong> Lessing, que ahora cierra el discurso <strong>de</strong> Chabás, transforma la ejemplaridad<br />

<strong>de</strong> aquellas palabras en admonición y da sentido a todo lo que prece<strong>de</strong>, puesto que habla <strong>de</strong> los<br />

responsables <strong>de</strong> las tinieblas : «En todas partes existen gentes que juzgan a los <strong>de</strong>más según ellos<br />

mismos, y no ven en útiles proyectos sino segundas intenciones» (p. 31). Pero ello en sí mismo<br />

no sería grave si se mantuviera limitado al campo <strong>de</strong> la opinión. Lo grave es cuando esa opinión<br />

preten<strong>de</strong> imponerse a costa <strong>de</strong> la eliminación física <strong>de</strong> quienes disienten con ella. La Aca<strong>de</strong>mia y la<br />

cultura i<strong>de</strong>ales son, por el contrario, aquellas «... don<strong>de</strong> no dan el tono gentes <strong>de</strong> esa calaña, don<strong>de</strong> los<br />

ciudadanos bien intencionados que forman la mayoría puedan mantenerlos a raya, y no <strong>de</strong>jar el interés<br />

general a merced <strong>de</strong> sus cábalas, y los proyectos patrióticos en lucha con su malicia y su tontería» (p.<br />

31).<br />

Por último, cabría preguntarse por qué <strong>Aub</strong> imaginó, en 1971, un discurso que incluía fragmentos<br />

<strong>de</strong> un texto <strong>de</strong> 1936; y, sobre todo, por qué fingió dirigirlo a la institución que no sólo se erige en<br />

225 Op. cit. , p. 25. Por otra parte, <strong>Aub</strong> recuerda en su diario que Chabás y José M. Quiroga «eran<br />

<strong>de</strong> los pocos, con Enrique Díez-Canedo que creían firmemente en mi importancia como escritor (9<br />

<strong>de</strong> abril <strong>de</strong> 1955)», cit. en J. RODRÍGUEZ PLAZA Y A. HERRERA, Antología <strong>de</strong> relatos y prosas<br />

breves <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , México, 1993, Universidad Autónoma Metropolitana, p. 43.<br />

226 Cfr. <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y la vanguardia teatral . Escritos sobre teatro, 1928-1938 Universitat <strong>de</strong> Valencia,<br />

Servei d'Extensió Universitaria, 1993, p. 133.<br />

127


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

presunta <strong>de</strong>positaria <strong>de</strong> la pureza <strong>de</strong>l idioma, sino que representa el ámbito por antonomasia <strong>de</strong> la<br />

conservación. Si bien es cierto que la intención irónica es evi<strong>de</strong>nte, también lo es que este mecanismo<br />

elusivo propone un preciso mensaje. Sería posible, tal vez, advertir aquí las huellas <strong>de</strong> un cierto espíritu<br />

vanguardista al que <strong>Aub</strong> se mantuvo siempre fiel. Al menos, en lo que atañe a la manera <strong>de</strong> enten<strong>de</strong>r<br />

la misión <strong>de</strong> las vanguardias y <strong>de</strong> concebir la cultura y el papel <strong>de</strong>l intelectual. Creo que muchas <strong>de</strong><br />

las circunstancias que habían contribuido a generar esas i<strong>de</strong>as subsistían todavía en los años 70. Me<br />

refiero, por ejemplo, a la creciente fractura entre el lenguaje y la realidad, entre las palabras y las<br />

cosas. De ahí el rechazo <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> a formalizar la propia visión <strong>de</strong>l mundo en estructuras jerárquicas<br />

rígidas, que se <strong>de</strong>scubren incapaces <strong>de</strong> garantizar un sentido verda<strong>de</strong>ro al discurso o <strong>de</strong> contribuir al<br />

bien o a la felicidad <strong>de</strong> la existencia humana. Para colmar las grietas <strong>de</strong> esa fractura es preciso ampliar<br />

los límites <strong>de</strong>l conocimiento permitiendo la inclusión <strong>de</strong> lo virtual y lo posible, pero sin renunciar<br />

a lo racional. No en vano, por otra parte, <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>fendió siempre la vali<strong>de</strong>z <strong>de</strong> una <strong>de</strong> las ten<strong>de</strong>ncias<br />

<strong>de</strong> las vanguardias -el primer cubismo-, en cuanto capaz <strong>de</strong> realizar esa síntesis. Mainer ha señalado<br />

cómo el carácter lúdico, lejos <strong>de</strong> agotarse en sí mismo, se orienta al aprovechamiento <strong>de</strong> una serie <strong>de</strong><br />

posibilida<strong>de</strong>s críticas y <strong>de</strong> apertura a la comprensión <strong>de</strong> lo real. Y ha subrayado, asimismo, el peso<br />

que <strong>Aub</strong> concedía al impulso ético presente en una semejante concepción <strong>de</strong> la vanguardia 227 . Esa<br />

preocupación es la que hacía postular al pintor Torres Campalans la necesidad <strong>de</strong> dar con «el sentido<br />

moral <strong>de</strong> lo que se pinta». Se trata <strong>de</strong> una vanguardia asumida como ética en la medida en que es<br />

capaz <strong>de</strong> mantenerse coherente con su objetivo inicial: cambiar el mundo y no limitarse a una simple,<br />

segura y autocomplaciente revolución literaria.<br />

En la Aca<strong>de</strong>mia imaginada por <strong>Aub</strong>, este cambio se ha realizado sin violencias y sin exclusiones.<br />

La situación es moralmente perfecta: una institución que ha recuperado su sentido verda<strong>de</strong>ro y don<strong>de</strong><br />

la convivencia es posible en virtud <strong>de</strong> la tolerancia, la razón y la pervivencia <strong>de</strong> los valores más altos.<br />

Se podría objetar que, <strong>de</strong> hecho, esos valores fueron sistemáticamente pisoteados en el curso <strong>de</strong> la<br />

historia. Sin embargo, hubo quienes intentaron ponerlos en práctica y mantenerlos. No fue posible por<br />

los motivos que todos conocemos. Pero ¿es ello una razón suficiente para no seguir proponiéndolos?<br />

La nueva cultura que España presenta cuando <strong>Aub</strong> la visita en su último viaje -y La gallina ciega<br />

es un claro testimonio- es la que ha hecho propio el ethos <strong>de</strong>gradado <strong>de</strong> un mundo típicamente<br />

227 Hago referencia aquí a La ética <strong>de</strong>l testigo: la vanguardia como moral en <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> , ponencia<br />

presentada por José Carlos Mainer en el I Congreso Internacional «<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y el laberinto español»,<br />

Valencia, 13-17 <strong>de</strong> diciembre <strong>de</strong> 1993 (Actas en curso <strong>de</strong> publicación).<br />

128


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

mo<strong>de</strong>rno y en vías <strong>de</strong> ulterior mo<strong>de</strong>rnización. Ese ethos , que postula el vacuo eclecticismo <strong>de</strong><br />

la mo<strong>de</strong>rnidad en nombre <strong>de</strong> la razón, está sustentado en una paradójica irracionalidad y en el más<br />

exclusivo individualismo. La insistencia con que proclama la muerte <strong>de</strong> las i<strong>de</strong>ologías constituye, <strong>de</strong><br />

por sí, una formulación i<strong>de</strong>ológica suficientemente reveladora. Únicamente el rechazo <strong>de</strong> un ethos<br />

semejante podrá permitirnos un punto <strong>de</strong> vista racional y moralmente sostenible <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el cual juzgar<br />

y actuar 228 . Creo que <strong>Aub</strong> no sólo había entendido la urgencia <strong>de</strong> ese rechazo, sino que lo puso<br />

en práctica en el único modo que estaba a su alcance y que podía resultar efectivo: la <strong>de</strong>nuncia en<br />

la ficción y la propuesta, a través <strong>de</strong> ella, <strong>de</strong> un mundo <strong>de</strong> invención, si no formalmente, al menos<br />

lógicamente verda<strong>de</strong>ro. Para ello, tuvo que recurrir a lo falso, pero sólo como medio, jamás como fin.<br />

«Hacer <strong>de</strong> la verdad mentira, para que no <strong>de</strong>je <strong>de</strong> ser verdad», <strong>de</strong>cía, refiriéndose al arte, por boca <strong>de</strong><br />

Torres Campalans. Lo cual, en <strong>de</strong>finitiva, es siempre una proposición moral.<br />

228 Cfr. ALASDAIR MACINTYRE, Dopo la virtù. Saggio di teoria morale , Milano, Feltrinelli,<br />

1988, p. 8.<br />

129


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Rimozione storica, alterazione <strong>de</strong>l reale e finzione ne El teatro<br />

español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo<br />

Veronica Orazi<br />

Che cos'è El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo ? Si tratta di un<br />

opuscolo contenente il Discorso pronunciato da <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> il 12 dicembre 1956 in occasione <strong>de</strong>l suo<br />

ingresso nella Real Aca<strong>de</strong>mia Española, seguito dal Discorso di risposta di un membro appartenente<br />

alla me<strong>de</strong>sima, in questo caso Juan Chabás -amico di <strong>Aub</strong> e critico letterario-, come e consuetudine<br />

al momento <strong>de</strong>ll'accoglienza di un neofito. Come lo stesso titolo suggerisce il Discorso di <strong>Aub</strong> verte<br />

sul teatro e più specificamente sulla situazione, sul panorama teatrale spagnolo durante il ventennio<br />

1936-56. L'opuscolo risulta pubblicato alla fine <strong>de</strong>l '56 a Madrid e confezionato dalla tipografia <strong>de</strong><br />

Archivos di calle Salustiano Olózaga 1.<br />

Questo almeno e quanto a prima vista saremmo portati a cre<strong>de</strong>re.<br />

Ma scorrendo le prime righe <strong>de</strong>l testo ci rendiamo subito conto di quanto ampia sia la divaricazione<br />

tra dati oggettivi, riconducibili ad una realtà di fatto ed elementi di finzione, aspetti e situazioni fittizi,<br />

creazione <strong>de</strong>ll'autore.<br />

Non esiste dunque nessun Discorso perché <strong>Aub</strong> non fece parte <strong>de</strong>lla RAE, tanto meno quindi esiste<br />

un discorso di risposta.<br />

Ma su cosa si fonda dunque la situazione presentata dall'opuscolo, il Discorso che qui ci interessa<br />

analizzare? Quale è il fulcro attorno al quale si impernia l'intero testo e che fornisce i presupposti<br />

per il suo sviluppo? A ben pensarci il punto di partenza, la funzione artisticocreativa, che costituisce<br />

il dato essenziale e senza il quale e impossibile concepire il testo nel suo complesso, la struttura<br />

costitutiva soggiacente all'opera, trova il suo presupposto fondamentale ed imprescindibile in un atto<br />

di rimozione storica.<br />

L'autore rimuove, asporta -non annulla o cancella o ignora- un evento storico, creando così i<br />

presupposti per il proprio intervento personale sul corso <strong>de</strong>gli eventi storici realmente accaduti.<br />

L'atto di rimozione storica operato da <strong>Aub</strong> interessa un evento che ha profondamente segnato le<br />

vicen<strong>de</strong> personali <strong>de</strong>ll'autore, ma non solo: la storia di un intero popolo e <strong>de</strong>lla nazione spagnola, <strong>de</strong>lla<br />

sua vita in ogni suo aspetto: umano, storico, politico, sociale e naturalmente culturale.<br />

130


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>Aub</strong> rimuove la Guerra Civile spagnola. Il presupposto di tutta l'opera è infatti lo sradicamento <strong>de</strong>l<br />

conflitto dal panorama storico <strong>de</strong>lla Spagna che l'autore ci <strong>de</strong>scrive. Ma se la rimozione è operata<br />

a livello storico è evi<strong>de</strong>nte che le sue conseguenze scompaiono ad ogni livello <strong>de</strong>lla vita <strong>de</strong>l paese<br />

(dal punto di vista umano: niente morti, distruzione, dolore; dal punto di vista socio-politico: niente<br />

esili, niente dramma <strong>de</strong>lle due Spagne; dal punto di vista culturale). La rimozione di un evento storico<br />

così importante e <strong>de</strong>terminante per la vita globale <strong>de</strong>l paese e <strong>de</strong>i suoi abitanti e che informò di sé<br />

lo sviluppo successivo <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>l l'intera comunità che ne e stata coinvolta genera un vuoto<br />

evenemenziale, uno spazio storico sconosciuto -poiché la storia ha seguito altri sviluppi- dal quale<br />

l'autore parte per la realizzazione <strong>de</strong>l suo panorama «storico». Questo spazio quindi viene a costituire,<br />

si configura come il campo d'azione, la 'scena' diremmo quasi -e come calza in questo caso l'uso <strong>de</strong>l<br />

termine!- all'interno <strong>de</strong>lla quale <strong>Aub</strong> muove gli elementi che compongono il suo Discorso e quello<br />

di risposta di Chabás, rigettando almeno i<strong>de</strong>almente l'orrore e l'assurdità <strong>de</strong>lla guerra, con le sue<br />

innumerevoli e molteplici conseguenze in cui è la Spagna che per<strong>de</strong> -comunque-, dal punto di vista<br />

umano, sociale, politico, culturale.<br />

Ma il motivo d'interesse si ingigantisce quando ci avviciniamo al testo: ci aspetteremmo quasi una<br />

finzione utopica in cui, eliminata la guerra, tutto si configurasse come sogno <strong>de</strong>lirante, come fuga<br />

finalmente irreversibile dalla realtà spiacevole, sommamente spiacevole, nell'affermazione vana di un<br />

surrogato felice ed illusorio. Ma è proprio in questo momento che <strong>Aub</strong> -come sempre- ci sorpren<strong>de</strong>:<br />

proce<strong>de</strong>ndo nella lettura <strong>de</strong>l Discorso i<strong>de</strong>ntifichiamo tre diversi livelli di approccio al reale o almeno<br />

alla realtà che l'autore ci <strong>de</strong>scrive: la sua realtà in qualche modo ed in parte -e vedremo poi come ed<br />

in che termini- astorica.<br />

Lo spazio generato dalla rimozione storica <strong>de</strong>lla Guerra Civile appare articolato in tre insiemi -<br />

diremmo, pren<strong>de</strong>ndo in prestito espressioni <strong>de</strong>l campo matematico- due <strong>de</strong>i quali originari ed un terzo<br />

secondario, generato per intersezione <strong>de</strong>i due principali.<br />

-Un primo insieme è costituito da fatti ed avvenimenti reali, senza che si percepisca in essi alcuna<br />

modificazione operata dall'immaginazione <strong>de</strong>ll'Autore. <strong>Aub</strong> quindi non rifugge la realtà per rifugiarsi<br />

in una dimensione illusoria, ma conserva alcuni punti di riferimento saldamente ancorati alla realtà<br />

di fatto in quanto oggettivi, rispon<strong>de</strong>nti al reale corso storico <strong>de</strong>gli eventi. Alcune <strong>de</strong>lle notizie che<br />

l'autore ci fornisce corrispondono alla realtà storica passata. L'autore in questi casi non interviene<br />

con intenti modificatori ma ripropone una realtà concreta ed oggettiva, <strong>de</strong>lla quale comunque si serve<br />

in seguito secondo i suoi fini e scopi: anch'essa infatti, come parte costituente <strong>de</strong>l testo, partecipa<br />

131


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

alla composizione <strong>de</strong>l tutto che il Discorso rappresenta, viene inserita a fianco di altri elementi ed<br />

in alcuni casi, come vedremo successivamente, si coniuga insieme all'aspetto opposto, quello più<br />

specificamente fittizio, originando la terza categoria di riferimento.<br />

Questo primo approccio <strong>de</strong>scrittivo genera un insieme costituito da elementi corrispon<strong>de</strong>nti alla<br />

storia reale, alla realtà. Pensiamo ad esempio a:<br />

.<br />

a) Fe<strong>de</strong>rico García Lorca autore <strong>de</strong> La casa <strong>de</strong> Bernarda Alba, Así que pasen cinco años, El público<br />

b) Manuel Azaña Presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Repubblica e scrittore.<br />

c) <strong>Aub</strong> pubblica nel 1936 a Valencia a proprie spese il Proyecto <strong>de</strong> estructura para un Teatro<br />

Nacional y Escuela Nacional <strong>de</strong> Baile dirigido a su Excelencia el Presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong> la República Don<br />

Manuel Azaña y Díaz, escritor .<br />

Questi dati corrispondono ad un referente storico oggettivo, ad una realtà scevra da ogni tipo di<br />

intervento riconducibile al piano <strong>de</strong>lla finzione da parte <strong>de</strong>ll'autore, almeno a livello costitutivo perché,<br />

come vedremo più oltre, la loro presenza nel testo li ren<strong>de</strong> funzionali -anzi imprescindibili in quella<br />

commistione di reale/immaginario che qui ci interessa sottolineare -alla costituzione <strong>de</strong>lla struttura<br />

profonda <strong>de</strong>l Discorso.<br />

-Il secondo tipo di approccio al dato storico è caratterizzato dall'intervento mistificatore <strong>de</strong>ll'autore.<br />

Ci troviamo nell'ambito <strong>de</strong>lla finzione, con l'inserzione di fatti, situazioni ed elementi fittizi, irreali. Si<br />

tratta <strong>de</strong>ll'ambito <strong>de</strong>lla pura invenzione: la creazione immaginaria di realtà contingenti non rispon<strong>de</strong>nti<br />

al vero, che entrano nel testo accanto a quelle reali ed oggettive in parte scomparse, a seguito<br />

<strong>de</strong>lla funzione iniziale di rimozione storica che ha lasciato un vuoto evenemenziale che secondo<br />

intenzionalità precise, come prece<strong>de</strong>ntemente accennato, l'autore colma e connota secondo le proprie<br />

finalità espressive. Esempi <strong>de</strong>l genere ce li forniscono alcuni fatti riportati dall'autore che sono<br />

puramente frutto <strong>de</strong>lla sua immaginazione:<br />

a) <strong>Aub</strong> viene accolto nella RAE;<br />

b) presenza, per l'occasione, <strong>de</strong>l Presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Repubblica;<br />

c) <strong>Aub</strong> direttore <strong>de</strong>l Teatro Nacional dal 1940;<br />

d) drammi di Unamuno presenti ogni anno nel repertorio <strong>de</strong>l Teatro Nacional ;<br />

132


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

e) assistono al discorso di <strong>Aub</strong>: Fe<strong>de</strong>rico García Lorca, Pedro Salinas, Juan Chabás, <strong>Miguel</strong><br />

Hernán<strong>de</strong>z, Manuel Altolaguirre (già <strong>de</strong>ceduti all'epoca), Jorge Guillén, Luis Cernuda, Rafael Alberti<br />

(che non fecero mai parte <strong>de</strong>lla RAE);<br />

f) al Teatro Nacional rappresentazione di opere greche e straniere tradotte da <strong>Miguel</strong> <strong>de</strong> Unamuno,<br />

Juan Ramón Jiménez, Madariaga, Salinas, León Felipe;<br />

g) la situazione <strong>de</strong>l teatro in Spagna offrirebbe speranze per i giovani, grazie alla liberalità <strong>de</strong>llo<br />

Stato tollerante nei confronti di qualunque espressione artistica;<br />

h) a Barcellona rappresentazioni teatrali in catalano, a Valencia in valenziano.<br />

Situazioni tutte che non lasciano adito a dubbi circa la loro fallacia. Risultano perciò<br />

immediatamente collocabili in una dimensione di pura fiction , non esistendo alcuna attinenza storica<br />

con la reale situazione <strong>de</strong>lla Spagna di quegli anni, come il lettore percepisce senza esitazione.<br />

-il terzo tipo di dati che affollano il testo è rappresentato dall'insieme di intersezione originato<br />

dal sovrapporsi parziale <strong>de</strong>i due tipi prece<strong>de</strong>ntemente indicati. Cioè a dire: <strong>Aub</strong> ci presenta dati che<br />

sono caratterizzati da un fondo di realtà, che non si discostano totalmente dal reale opponendosi<br />

alla situazione contingente oggettiva, ma introducono o meglio applicano ad una base realistica,<br />

ad una veridica realtà di fondo elementi fittizi, appartenenti all'ambito <strong>de</strong>lla pura finzione, <strong>de</strong>lla<br />

mistificazione i<strong>de</strong>ale <strong>de</strong>l reale. La divaricazione tra i<strong>de</strong>ale -ciò che è frutto <strong>de</strong>lla creazione <strong>de</strong>ll'autore-<br />

e reale non è totale. Questa terza categoria referenziale e costituita dunque da elementi in cui si<br />

coniugano aspetti reali e fittizi. Si viene a creare uno spazio, una dimensione intermedia a metà strada<br />

tra il reale e l'immaginario che intenzionalmente l'autore interseca, intessendo fili che corrispondono<br />

variamente all'uno o all'altro aspetto, a<strong>de</strong>rendo di volta in volta alla dimensione reale o fittizia.<br />

Pensiamo ad esempio a fatti come:<br />

a) l'attribuzione a Lorca -dal '42- di tragedie bibliche: Amar y no amar, El tercer Isaac (vedi<br />

l'auto sacramental di Cal<strong>de</strong>rón, El primero y segundo Isaac ), La noche <strong>de</strong> Baltasar (sempre di<br />

Cal<strong>de</strong>rón, La cena <strong>de</strong>l rey Baltasar ), Moisés y Orfeo (Cal<strong>de</strong>rón, El divino Orfeo ); inoltre alcune<br />

commedie: Manos blancas ofen<strong>de</strong>n (Cal<strong>de</strong>rón, Las manos blancas no ofen<strong>de</strong>n ), El duelo <strong>de</strong> las<br />

damas (Cal<strong>de</strong>rón, También hay duelos en las damas );<br />

b) l'attribuzione a Rafael Alberti <strong>de</strong> Los esclavos <strong>de</strong> sí mismos (Mira <strong>de</strong> Amescua, El esclavo <strong>de</strong>l<br />

<strong>de</strong>monio ), El caballero <strong>de</strong>l Puerto (riferimento a Puerto <strong>de</strong> Santa María dove l'autore era nato nel<br />

133


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

1902), María Teresa mi amor (riferimento alla moglie <strong>de</strong>ll'autore María Teresa León), El bastardo<br />

(Lope, El bastardo Mudarra );<br />

c) l'attribuzione a <strong>Miguel</strong> Hernán<strong>de</strong>z <strong>de</strong> El <strong>de</strong>sdén agra<strong>de</strong>cido (Lope o Moreto, El <strong>de</strong>sdén con el<br />

<strong>de</strong>sdén ), El murciano valeroso, La villana <strong>de</strong> Orihuela (Tirso <strong>de</strong> Molina, La villana <strong>de</strong> Vallecas<br />

; Lope, La villana <strong>de</strong> Getafe );<br />

d) l'attribuzione a Manuel Altolaguirre di quattro drammi storici: Llama al pecho, Competencias<br />

<strong>de</strong> amor y odio, El comunero sin tacha, Tristezas <strong>de</strong> Belisa o Cada uno lo que pueda (Lope, Los<br />

melindres <strong>de</strong> Belisa , commedia di cappa e spada);<br />

e) l'attribuzione ad Antonio Machado di Don<strong>de</strong> no está su dueño , postumo, <strong>de</strong>l '53;<br />

f) l'attribuzione a Manuel Machado <strong>de</strong> El que presto promete , postumo, <strong>de</strong>l '54.<br />

g) l'attribuzione a Bergamín di Tormento -di Benito Pérez Galdós-, trasformato in balletto con<br />

musica di Strawinsky e <strong>de</strong> El ángel exterminador di Buñuel, in realtà opera cinematográfica;<br />

h) l'attribuzione a Cipriano Rivas Cherif <strong>de</strong>lle opere teatrali Mi prima María, El O <strong>de</strong> la O, Don<br />

Ramón alquimista, El boticario y la religiosa (Echi di Arlequín mancebo <strong>de</strong> botica di Baroja);<br />

i) nella risposta di Chabás i primi cinque paragrafi riproducono quasi alla lettera il testo di Vida<br />

<strong>de</strong> verdad , parte <strong>de</strong>dicata a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> nel cap. XXXIV sui drammaturghi giovani nella Literatura<br />

española contemporánea (1898- 1950) , pubblicata da Chabás nel '52. Adattato alle circostanze di<br />

fiction , modificato cioè in base all'alterazione <strong>de</strong>l reale attuata a seguito <strong>de</strong>lla rimozione storica <strong>de</strong>lla<br />

Guerra Civile. Ignora la produzione teatrale aubiana durante e dopo il triennio '36-'39, soffermandosi<br />

invece sulla sua fittizia attività di direttore <strong>de</strong>l Teatro Nacional . Alterazioni <strong>de</strong>l reale in cui traspare,<br />

agli occhi <strong>de</strong>l lettore attento, il richiamo allusivo ad opere di autori <strong>de</strong>l teatro classico spagnolo -<br />

come abbiamo visto: Cal<strong>de</strong>rón, Mira <strong>de</strong> Amescua, Lope, Tirso <strong>de</strong> Molina; o ad altri autori ancora:<br />

Pérez Galdós, Baroja; infine anche ad un regista come Luis Buñuel. Od il riferimento a dati biografici<br />

relativi all'autore in questione -luogo di nascita, nome <strong>de</strong>lla consorte-.<br />

L'autore questa volta ammicca al lettore: se prece<strong>de</strong>ntemente, prospettando realtà evi<strong>de</strong>ntemente<br />

inesistenti, frutto <strong>de</strong>lla sua fantasia e <strong>de</strong>lla sua creatività, ren<strong>de</strong>va la divaricazione tra reale ed<br />

immaginario di immediata percezione, senza possibilità di equivoco, ora l'allusività si fa più sottile,<br />

meno evi<strong>de</strong>nte.<br />

134


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Di tanto in tanto fanno però capolino nel testo alcuni elementi particolari, forse ascrivibili alla<br />

prima categoria, quella cioè compren<strong>de</strong>nte quegli elementi reali, rispon<strong>de</strong>nti al vero, la cui a<strong>de</strong>renza<br />

alla realtà oggettiva e totale: si tratta di opinioni personali di <strong>Aub</strong>, così almeno potremmo <strong>de</strong>finirle.<br />

Sono infatti l'enunciazione <strong>de</strong>l pensiero personale <strong>de</strong>ll'autore, senza alcuna connotazione funzionale<br />

specifica all'interno <strong>de</strong>ll'opera. In esse semplicemente, ma forse e di importanza <strong>de</strong>terminante, l'autore<br />

esprime liberamente il proprio pensiero. Consi<strong>de</strong>riamo per esempio asserzioni come:<br />

a) l'elogio di Valle-Inclán;<br />

b) la qualità <strong>de</strong>gli spettacoli ed i teatri, le sale sono « la única moneda que da el valor, al día, <strong>de</strong>l<br />

estado <strong>de</strong> una nación »;<br />

c) « no hay nada más pedajoso que un autor queriendo estrenar ». Dunque le tre categorie di<br />

riferimento individuabili nel testo, all'interno <strong>de</strong>lle quali si raccoglierebbe la totalità <strong>de</strong>i dati fornitici<br />

dall'autore, sono:<br />

1) il reale, gli elementi oggettivamente corrispon<strong>de</strong>nti alla realtà storica, così come sappiamo che<br />

è accaduta. L'a<strong>de</strong>renza al vero è ovviamente totale nel caso <strong>de</strong>gli elementi che costituiscono questo<br />

insieme.<br />

2) il fittizio, ciò che è frutto <strong>de</strong>ll' inventio <strong>de</strong>ll'autore, gli elementi di finzione che, numerosissimi,<br />

rileviamo nel testo. È evi<strong>de</strong>nte che in questi casi tutti i dati che costituiscono l'insieme sono totalmente<br />

discosti dalla realtà, la divaricazione tra dato fornitoci e realtà oggettiva è totale, inerendo i dati<br />

presentatici solo ed unicamente alla dimensione immaginaria ed irreale.<br />

3) i<strong>de</strong>ntifichiamo poi, proce<strong>de</strong>ndo nella lettura <strong>de</strong>l Discorso, un insieme di intersezione all'interno<br />

<strong>de</strong>l quale sono compresi quegli elementi narrativi la cui a<strong>de</strong>renza al vero ed alla finzione è<br />

assolutamente paritaria: in essi convivono infatti aspetti reali ed immaginari. La realtà risulta<br />

alterata, modificata mediante l'inserzione, l'accostamento di aspetti, di dati o particolari irreali, non<br />

corrispon<strong>de</strong>nti al vero. Non si tratta come è evi<strong>de</strong>nte di un falso storico nella sua totalità, ma<br />

<strong>de</strong>ll'alterazione, <strong>de</strong>lla manipolazione di fatti e notizie reali mediante la combinazione con elementi<br />

relativi alla finzione, producendosi così una commistione di entrambe le dimensioni, reale e fittizia. In<br />

questi casi le due categorie vengono a contatto, convivendo all'interno <strong>de</strong>llo stesso dato su cui l'autore<br />

ha fatto pesare il proprio intervento, manipolando in parte la realtà evenemenziale oggettiva.<br />

135


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Due sarebbero quindi, come preannunciato più sopra, gli insiemi originari (rispettivamente reale<br />

e finzione) a cui si sommerebbe il terzo insieme (alterazione <strong>de</strong>l reale) generato dall'intersezione <strong>de</strong>i<br />

due originari.<br />

Questi tre piani prospettici creano uno spazio mentale all'interno <strong>de</strong>l quale il fruitore <strong>de</strong>ll'opera<br />

si muove proce<strong>de</strong>ndo nella lettura. Alternativamente si presentano infatti prospettive realistiche,<br />

corrispon<strong>de</strong>nti al vero, a ciò che è realmente accaduto; prospettive fittizie in cui la finzione di una<br />

realtà inesistente convive accanto al dato oggettivo; infine una terza visuale prospettica caratterizzata<br />

da una commistione di ciò che conosciamo e riconosciamo come storicamente vero assieme a<br />

quanto individuiamo come fittizio, frutto <strong>de</strong>lla spinta creativa immaginifica <strong>de</strong>ll'autore. Abbiamo già<br />

<strong>de</strong>finito in qualche modo questa terza categoria, ma forse è bene sottolineare come questo ulteriore<br />

piano prospettico, a meta strada tra i due che lo <strong>de</strong>terminano -la realtà e la finzione-, ammicchi<br />

continuamente al lettore attento ed in formato che riconosce in esso la distorsione, l'adattamento <strong>de</strong>lla<br />

realtà oggettiva alla finzione, alle esigenze ed alle finalità espressive <strong>de</strong>ll'autore.<br />

Questi tre piani distinti amplificano la loro funzionalità a significare, poiché non si pongono<br />

nel testo in maniera monolitica, fissa, ma al contrario si alternano, spesso si susseguono in modo<br />

incalzante a brevissima distanza, si intersecano in un altalenare continuo, nell'incessante movimento<br />

<strong>de</strong>l passaggio da una categoria all'altra, da una dimensione all'altra, originando nella compattezza<br />

magistrale <strong>de</strong>l testo una serie di venature semantiche, di cambiamenti di prospettiva che costituiscono<br />

la struttura portante e soggiacente all'opera.<br />

I piani prospettici che ci vengono presentati dall'autore quindi si alternano velocemente, più volte<br />

all'interno <strong>de</strong>llo stesso enunciato, <strong>de</strong>lla stessa frase. Questa continua variazione prospettica conferisce<br />

al Discorso una snellezza, una natura composita di estrema espressività. È tale la rapidità nel passaggio<br />

da un piano all'altro e realizzata con tale <strong>de</strong>licatezza compositiva che il lettore difficilmente percepisce<br />

al primo impatto la natura così sottilmente complessa <strong>de</strong>l testo in una visione d'insieme. L'autore<br />

ricorre all'uso <strong>de</strong>i tre piani prospettici nelle loro molteplici mutazioni e nel loro alternarsi come<br />

se cambiasse il fondale di un palcoscenico, con tale maestria e sveltezza da riuscire a creare un<br />

gioco di specchi così perfetto che nascon<strong>de</strong> la costruzione, la struttura costitutiva <strong>de</strong>l testo, ren<strong>de</strong>ndo<br />

evi<strong>de</strong>nte ma non immediatamente percepibile la sua pluridimensionalità. Come in un gioco magico<br />

di apparizioni e sparizioni le tre categorie si alternano ce<strong>de</strong>ndo il passo l'una all'altra nello svolgersi<br />

<strong>de</strong>l Discorso.<br />

136


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Se in questo modo speriamo di aver risposto alla domanda iniziale, e cioè che cos'è El teatro<br />

español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo ? ci resta ora da rispon<strong>de</strong>re ad un altro e senza<br />

dubbio più impegnativo quesito: qual'è il significato, il messaggio implicito nell'opera?<br />

L'analisi <strong>de</strong>l testo realizzata dovrebbe aiutarci in questo senso e fornirci gli elementi necessari per<br />

l'i<strong>de</strong>ntificazione <strong>de</strong>lle intenzionalità precise <strong>de</strong>ll'autore a questo proposito; dovrebbe consentirci di<br />

cogliere il vero significato profondo <strong>de</strong>l Discorso che qui ci interessa pren<strong>de</strong>re in consi<strong>de</strong>razione.<br />

Il presupposto <strong>de</strong>ll'opuscolo, come abbiamo visto, è la rimozione storica <strong>de</strong>lla Guerra Civile<br />

spagnola. Questo atto genera uno spazio storico privo di qualunque condizionamento evenemenziale<br />

relativo al conflitto ed alle sue conseguenze e consente quindi all'autore di popolare e connotare il<br />

panorama venutosi a creare in maniera <strong>de</strong>l tutto libera da obblighi di a<strong>de</strong>renza al fatto storico, come<br />

ad esempio il riferimento a realtà tanto pesanti come gli esiti, gli sviluppi -variamente intesi- di un<br />

conflitto fratricida.<br />

L'autore si trova improvvisamente libero di agire sugli avvenimenti realmente accaduti. In che<br />

modo si comporta, potendo usufruire di questa possibilità illimitata di gestire e costruire il corso<br />

<strong>de</strong>gli eventi? Abbiamo visto che nel testo si realizza la compresenza, la commistione di reale e<br />

fittizio, in alcuni casi coniugati assieme per originare la terza categoria di elementi che rappresentano<br />

l'alterazione <strong>de</strong>lla realtà da parte <strong>de</strong>ll'autore. La realtà dunque risulta modificata, ma non rifiutata: si<br />

tratta di tutti quegli elementi riconducibili alla categoria <strong>de</strong>ll'alterazione <strong>de</strong>lla realtà storica oggettiva<br />

mediante l'inserzione, l'accostamento di aspetti fittizi a fatti reali ed oggettivamente rispon<strong>de</strong>nti al<br />

vero. Sono accolti elementi riconducibili alla sfera <strong>de</strong>l reale, che <strong>Aub</strong> non esclu<strong>de</strong> in toto , ne<br />

modifica sistematicamente, mantenendo al contrario dati realistici in cui l'a<strong>de</strong>renza al vero resta<br />

completa. Risulta allora, a nostro avviso, che da parte <strong>de</strong>ll'autore non esiste il rifiuto <strong>de</strong>lla realtà<br />

nel suo complesso, ne la volontà di negare o rinnegare il dato storico nella sua totalità. Come<br />

prece<strong>de</strong>ntemente sottolineavamo <strong>Aub</strong> rimuove 'solo' ed unicamente la Guerra Civile, mantenendo il<br />

resto <strong>de</strong>l panorama storico, ovviamente modificato in seguito ed a partire da questa rimozione. Non<br />

c'è volontà di negazione <strong>de</strong>l reale, non c'è rifiuto <strong>de</strong>lla realtà storica, ne costruzione di una realtà<br />

totalmente fittizia, immaginaria, completamente avulsa e slegata da quello che è stato il corso <strong>de</strong>gli<br />

eventi così come storicamente lo conosciamo. Tanto meno quindi c'è un atteggiamento creativo che<br />

può essere i<strong>de</strong>ntificato come fuga dalla realtà di fatto, come creazione utopistica di un surrogato<br />

sostitutivo poco probabile.<br />

137


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

D'altra parte non si rilevano toni di acredine, atteggiamenti ed espressioni caratterizzati da<br />

veemenza eccessiva; non penseremmo quindi unicamente ad un taglio ed a finalità di satira<br />

(politica, sociale, ecc.) o di <strong>de</strong>nuncia dai toni esacerbati che, d'altro canto, difficilmente ci potremmo<br />

atten<strong>de</strong>re dall'autore, sempre e comunque sottile nella sua complessità infinitamente variegata<br />

e differentemente connotata, composto, sopra le righe, diremmo, pur essendo il suo messaggio<br />

complesso ed estremamente articolato. Piuttosto ironico che sarcastico o satirico. Pur tuttavia è<br />

evi<strong>de</strong>nte la presa di posizione <strong>de</strong>ll'autore nei confronti <strong>de</strong>lla situazione politica -ma non solamente-<br />

<strong>de</strong>lla Spagna franchista, così come la componente ludica nell'evocazione di un panorama storico-<br />

culturale in cui si insinua -se non irrompe- il gioco di finzione ed alterazione <strong>de</strong>l reale. Questi<br />

due aspetti -l'impegno politico, la dimensione ludica- ritornano con frequenza nell'opera aubiana,<br />

dichiaratamente in alcuni casi, in maniera più sottile in altri: costituiscono comunque una corda che<br />

vibra costantemente nell'intimo <strong>de</strong>ll'autore.<br />

Ci coglie talvolta il sospetto che le sfumature ironiche, le allusioni vagamente beffar<strong>de</strong> non<br />

rappresentino lo scopo precipuo <strong>de</strong>l Discorso, ma un veicolo, un canale di comunicazione, la<br />

conseguenza intenzionale <strong>de</strong>l contrasto tra realtà oggettiva ed assunzione a testo di situazioni<br />

contingenti in netto contrasto con essa e riconducibili all'universo <strong>de</strong>lla finzione 229 . Il genio di<br />

<strong>Aub</strong> proprio ed anche in questo si rivela: nella sua espressività, nell'esemplificazione nel testo di un<br />

messaggio, di informazioni la cui comunicazione e <strong>de</strong>legata non solamente agli aspetti più superficiali<br />

ed immediatamente percepibili ma specialmente alla struttura soggiacente ai testi, che cogliamo con<br />

l'osservazione attenta <strong>de</strong>lla loro natura caleidoscopica e pluri-dimensionale. La gran<strong>de</strong>zza <strong>de</strong>ll'autore<br />

poggia anche su questa capacità di significazione estremamente sottile, anche nei casi in cui -e con<br />

quale frequenza ciò si verifica all'interno <strong>de</strong>lla sua produzione artistica!- il messaggio è connotato<br />

in maniera forte, carico di valori ed i<strong>de</strong>ali che coinvolgono irrimediabilmente e segnano in modo<br />

profondo il lettore o lo spettatore, il fruitore comunque <strong>de</strong>ll'opera aubiana.<br />

229 Pensiamo ad esempio al riferimento alla situazione teatrale in Spagna nel periodo a cui l'autore<br />

si riferisce, la quale: « abre las esperanzas a los jóvenes... gracias a la liberalidad <strong>de</strong> un Estado<br />

acogedor y tolerante con las expresiones artísticas... sabiendo que no hay mejor política para el hombre<br />

y la realidad <strong>de</strong> España », MAX AUB, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro<br />

tiempo , edizione di Javier Pérez Bazo, Segorbe, Archivo <strong>Biblioteca</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, 1993, pp. 14-5; o come<br />

l'allusione alle rappresentazioni teatrali in catalano o valenziano, ivi , p. 15.<br />

138


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Ma cerchiamo di individuare i limiti temporali all'interno <strong>de</strong>i quali collocare la composizione<br />

<strong>de</strong>ll'opera, fatto questo che come vedremo di seguito può essere di gran<strong>de</strong> importanza nel <strong>de</strong>terminare<br />

l'intenzionalità precisa <strong>de</strong>ll'autore in relazione al significato ed alla funzione <strong>de</strong>l testo.<br />

Come accennato prece<strong>de</strong>ntemente la risposta di Chabás al discorso pronunciato da <strong>Aub</strong> riproduce<br />

quasi alla lettera i primi cinque paragrafi di Vida <strong>de</strong> verdad , parte <strong>de</strong>dicata a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> nel capitolo<br />

XXXIV <strong>de</strong>dicato ai drammaturghi giovani nella Literatura española contemporánea pubblicata nel<br />

'52. È evi<strong>de</strong>nte che <strong>Aub</strong> interviene modificando il testo ed adattandolo in base alle alterazioni <strong>de</strong>lla<br />

realtà che gli eventi storici reali subiscono a seguito <strong>de</strong>lla rimozione <strong>de</strong>lla Guerra Civile. In base al<br />

carteggio tra i due amici che possediamo sappiamo che <strong>Aub</strong> conosceva il testo di Chabás già dal<br />

'50, posto che questi gliene aveva inviata una copia pregandolo di occuparsi <strong>de</strong>lla pubblicazione <strong>de</strong>l<br />

volume in Messico.<br />

Ecco i<strong>de</strong>ntificato quindi un primo termine a quo , oltre il quale non possiamo retroce<strong>de</strong>re. Per<br />

quanto riguarda poi l'i<strong>de</strong>ntificazione di un termine ad quem , secondo i biografi l'opuscolo sarebbe<br />

stato pubblicato dall'autore nel 1971, un anno prima <strong>de</strong>lla sua morte. Risulterebbe così che il testo<br />

sarebbe stato i<strong>de</strong>ato, composto e pubblicato nell'arco <strong>de</strong>l ventennio '50-'71.<br />

Ora nulla ci vieta di accreditare l'ipotesi secondo la quale la stesura <strong>de</strong>l testo risalirebbe<br />

effettivamente alla meta <strong>de</strong>gli anni '50, posto che l'autore ci presenta in esso il panorama teatrale <strong>de</strong>l<br />

ventennio '36-'56 a seguito <strong>de</strong>lla rimozione storica.<br />

Un fatto subito ci colpisce: <strong>Aub</strong> avrebbe tenuto chiuso in un cassetto il Discorso durante quindici<br />

anni prima di pubblicarlo. Tutto ciò è ammissibile ed in qualche modo conciliabile con l'ipotesiche<br />

attribuisce al testo unicamente valore di satira, critica e sfogo, <strong>de</strong>nuncia? A nostro avviso no. Ciò infatti<br />

contraddirebbe l'essenza stessa, la natura <strong>de</strong>l testo: la satira, la <strong>de</strong>nuncia <strong>de</strong>vono essere immediate.<br />

Come è possibile dunque che l'autore dopo aver steso il testo con intenzionalità di questo genere lo<br />

nasconda per ben quindici anni, per pubblicarlo poi un anno prima <strong>de</strong>lla sua morte?<br />

A nostro avviso la spiegazione e un'altra, come altra e l'interpretazione che <strong>de</strong>l testo suggeriamo.<br />

Saremmo infatti propensi a consi<strong>de</strong>rare l'opera come un atto liberatorio da collocare per la stesura<br />

intorno alla metà <strong>de</strong>gli anni '50 e per la pubblicazione alla fine <strong>de</strong>lla vita <strong>de</strong>ll'autore, nel 1971<br />

appunto, momento in cui l'impegno e la componente ludica <strong>de</strong>l Discorso assumono valore di ulteriore<br />

testimonianza di militanza.<br />

139


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Atto liberatorio che trova ragione di esistere in alcuni fatti contingenti e nella risonanza che essi<br />

ebbero presso lo stesso <strong>Aub</strong>. Nel '54 muore Chabás, al quale l'autore era legato da profonda amicizia<br />

e con il quale rimase in contatto epistolare nonostante la distanza -<strong>Aub</strong> si trovava in Messico, Chabás<br />

a Cuba, accomunati nell'esilio-. Da quindici anni l'autore è esiliato in Messico; la situazione <strong>de</strong>lla<br />

Spagna dopo tre anni di conflitto e quindici di dittatura non lascia presagire certo un'inversione di<br />

ten<strong>de</strong>nza nella vita complessiva -e di conseguenza anche culturale- <strong>de</strong>l paese. È da questi presupposti<br />

e dall'ovvia eco che essi produssero nell'intimo <strong>de</strong>ll'autore che nasce il testo che qui ci interessava<br />

analizzare. <strong>Aub</strong> conce<strong>de</strong> a se stesso una parentesi liberatoria (pensiamo al momento <strong>de</strong>lla stesura, alla<br />

meta <strong>de</strong>gli anni '50), meglio, impone quasi il suo atto liberatorio a sancire -alla fine <strong>de</strong>lla sua vita-<br />

la volontà di affermare il sopravvento <strong>de</strong>lla Libertà sulla realtà così drammaticamente presente <strong>de</strong>lla<br />

Guerra Civile e <strong>de</strong>lle sue conseguenze (naturalmente il riferimento e alla pubblicazione <strong>de</strong>ll'opuscolo<br />

nel '71). Parentesi, come dicevamo, all'interno <strong>de</strong>lla quale operare la rimozione storica che gli<br />

consentirà di costruire un panorama diverso, reinserendo elementi <strong>de</strong>lla realtà, modificandone altri<br />

in virtù <strong>de</strong>lla scomparsa <strong>de</strong>l conflitto, inventandone altri ancora in un gioco prospettico sommamente<br />

complesso. Non fuga quindi ma auto-concessione e volontà di affermazione di un momento di libera<br />

zione dal dramma di una vita e di un'interanazione, presa di posizione contro una realtà tanto pesante,<br />

a ribadire quell'impegno nella lotta che sancisca la libertà <strong>de</strong>llo spirito. Concepito in un momento di<br />

difficoltà interiore, di tensione psicologica, lasciato poi in un cassetto per molti anni, <strong>Aub</strong> pubblica<br />

il documento alla fine <strong>de</strong>lla pro pria vita; un anno prima di morire ren<strong>de</strong> pubblica la sua parentesi<br />

liberatoria.<br />

Con quest'atto il testo si arricchisce di un messaggio i<strong>de</strong>ale che si appella all'impegno, veicolato<br />

dalla dimensione ludica, in quell'affermazione <strong>de</strong>lla libertà <strong>de</strong>llo spirito consi<strong>de</strong>rata origine di tutte<br />

le altre liberta, sconfiggendo <strong>de</strong>finitivamente nelle sue intenzioni quello che potremmo <strong>de</strong>finire<br />

il nemico nazionale <strong>de</strong>lla Spagna intera: la Guerra Civile. In un ultimo e per questo ancor più<br />

significativo appello contro quanto il conflitto aveva rappresentato e creato, nell'affermazione di<br />

ciò che il panorama culturale spagnolo -ma non solamente- sarebbe stato secondo le premesse che<br />

prece<strong>de</strong>ttero immediatamente la guerra -e pensiamo a Fe<strong>de</strong>rico García Lorca direttore <strong>de</strong> La Barraca<br />

, ad Alejandro Casona direttore <strong>de</strong>lla sezione teatrale <strong>de</strong>lle Misiones Pedagógicas , a Cipriano Rivas<br />

Cherif direttore <strong>de</strong>l teatro sperimentale La T. E. A. , a Gregorio Martínez Sierra che al Teatro Eslava<br />

di Madrid aveva iniziato un' innovatrice campagna di teatro d'arte, ecc. -e che furono travolte, come<br />

d'altra parte ogni aspetto <strong>de</strong>lla vita nazionale e <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> di tutta la popolazione, dal dramma <strong>de</strong>lla<br />

guerra.<br />

140


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Da un momento di tensione interiore, forse anche di difficoltà, nasce -quindici anni dopo- con la<br />

<strong>de</strong>cisione di pubblicare l'opuscolo, l'ennesima affermazione di volontà di salvaguardia e difesa di<br />

quella libertà <strong>de</strong>llo spirito che tanto significò per l'autore; ultimo e pi potente -forse- messaggio per<br />

i suoi contemporanei come per le generazioni a venire.<br />

Esemplificato in quella dimensione parallela che la produzione di un falso concretizza.<br />

Come sottolineava Arturo <strong>de</strong>l Hoyo nel prologo al Teatro completo <strong>de</strong>ll'autore: «a lo largo <strong>de</strong> toda<br />

su obra se advierte una constante apelación y <strong>de</strong>fensa <strong>de</strong> la libertad, <strong>de</strong> la libertad en letras gran<strong>de</strong>s»<br />

230 , e quale libertà maggiore, quale più alta volontà di affermazione <strong>de</strong>l proprio pensiero <strong>de</strong>ll'arrogarsi<br />

il diritto, sommo atto di liberazione, di operare una rimozione storica che renda finalmente giustizia<br />

ad un popolo, ad un'intera Nazione per il dramma che il conflitto ha rappresentato?<br />

230 MAX AUB, Teatro completo , Prólogo y edición <strong>de</strong> Arturo <strong>de</strong>l Hoyo, México, Aguilar, 1968,<br />

p. 32.<br />

141


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Verità e nostalgia d'avanguardia nel Torres Campalans di<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

Dario Puccini<br />

Il «falso» più falso di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> è senza dubbio la sua monografia immaginaria <strong>de</strong>l Jusep Torres<br />

Campalans (1958). Per due ragioni principali: primo, perché si a<strong>de</strong>gua a quello che viene <strong>de</strong>finito<br />

«falso» per antonomasia, il «falso» nell'arte figurativa (è frequente e abituale sentir dire «è un<br />

falso Van Gogh», mentre è molto meno facile che si dica «è un falso Milton o un falso Proust»);<br />

secondo, perché esso mima alla perfezione un prodotto esistente e di robusta tradizione e legittimità:<br />

la monografia d'arte, con<strong>de</strong>nsata, per ragioni che si vedrà, in biografia.<br />

Con il «falso» proprio <strong>de</strong>ll'arte figurativa il libro di <strong>Aub</strong> ha poi un altro tratto in comune: esso ha<br />

dato modo all'autore di realizzare uno «scoop», una sorpresa, un «colpo mancino» o una beffa ai critici<br />

d'arte messicani e nordamericani, se è vero, com'è vero, che il libro, preceduto da due esposizioni di<br />

quadri «recuperati» (una alla galleria Excelsior di Città <strong>de</strong>l Messico e una in una galleria di New York),<br />

ha ingannato qualcuno di quegli stessi critici d'arte o ha comunque seminato tra di essi sconcerto<br />

o perplessità. Solo più avanti, quando Gallimard, nel pubblicare il libro, volle saperne di più su<br />

Campalans, pare che <strong>Aub</strong> abbia rivelato la sua beffa e, come scrive Giuseppe Cintioli, primo e unico<br />

traduttore in italiano <strong>de</strong>l libro, allora si parlò a Parigi <strong>de</strong>l « canard le plus vertigineux du siècle ».<br />

Certo, un «falso» per essere tale <strong>de</strong>ve essere pari a un calco, a una riproduzione fotografica, a<br />

un'immagine allo specchio come scrive Gracián nel distico d'apertura: insomma, in quanto falso -e<br />

qui il paradosso- <strong>de</strong>ve essere al massimo veritiero, conforme a una verità stabilita e peraltro stabilita<br />

su tanti e tanti <strong>de</strong>ttagli, e sopra un reticolo di cose reali ed esistenti. Ed esso diventa «falso» in grazia<br />

e nella misura in cui ricrea alla perfezione un altro reticolo di figure e di particolari, questa volta tutti<br />

inventati. Ma il ricorso alle cose e alle persone reali rimane indispensabile.<br />

Pertanto si può scoprire il trucco di <strong>Aub</strong> in uno <strong>de</strong>i distici che, tra la frase di Gracián e una di Ortega<br />

y Gasset, apre il libro: «Come può esistere verità senza menzogna»?, dal nostro autore attribuita a<br />

un imprecisato e forse (anche questo) inventato autore <strong>de</strong>l Settecento spagnolo. Comunque, <strong>Aub</strong> si<br />

sarebbe potuto ispirare benissimo a un <strong>de</strong>tto di <strong>Cervantes</strong>, che appare in questo caso persino più<br />

calzante: «la menzogna è tanto migliore quanto più sembra veritiera». Non va sottovalutato il fatto che<br />

da qualche tempo, in Italia, questo genere di concezione letteraria («la letteratura come menzogna»)<br />

ha avuto nuovi e pervicaci sostenitori: da Angelo Maria Ripellino a Giorgio Manganelli a Mario<br />

Lavagetto.<br />

142


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

<strong>Aub</strong> inoltre lascia una traccia <strong>de</strong>lla propria invenzione fin dal nome che sceglie per il suo<br />

personaggio: Jusep (una <strong>de</strong>formazione dialettale di Josep) e Torres Campalans : che fanno pensare<br />

a una torre o meglio a un campanile con le sue campane...<br />

Ma vediamo ora come <strong>Aub</strong> proce<strong>de</strong> per dare verità al suo prodotto. Per prima cosa egli l'ha fornita,<br />

dal punto di vista strutturale, di ogni ingrediente necessario al suo scopo: una premessa, una biografia<br />

<strong>de</strong>l pittore, un opportuno inquadramento storico in forma di cronologia, due interviste realizzate da<br />

<strong>Aub</strong> in una zona (come si vedrà) sperduta <strong>de</strong>l Messico, il catalogo completo <strong>de</strong>lle sue opere e una<br />

serie di riproduzioni in bianco e nero e a colori <strong>de</strong>i vari quadri di Campalans. Il tutto corredato da una<br />

fitta rete di note, tolte, per lo più, da libri esistenti. E ben scelte.<br />

Poi, come secondo espediente, egli si è avvalso in gran<strong>de</strong> copia e profusione <strong>de</strong>lla<br />

«testimonianza» (ovviamente falsa) di persone reali. Tutto il libro -occorre sottolinearlo- è basato<br />

su questa rete di riferimenti reali. Ma basta già il suo «Prólogo indispensable» e poi gli<br />

«Agra<strong>de</strong>cimientos» perché <strong>Aub</strong> semini il suo scritto di nomi e di testimoni in carne ed ossa. Nel<br />

«Prologo» si racconta appunto l'incontro di <strong>Aub</strong> con il suo personaggio: esso ha luogo nello stato di<br />

Chiapas, nel Messico meridionale (portato di recente alle cronache <strong>de</strong>i giornali) dove l'autore appren<strong>de</strong><br />

<strong>de</strong>lla esistenza di un vecchio pittore, appunto Campalans, che, fuggito per intima riprovazione di<br />

anarchico, dall'Europa in guerra nel 1914, si è rifugiato per l'appunto in un luogo remoto <strong>de</strong>lla regione<br />

di Chiapas, dove vive in mezzo agli indios chamulas .<br />

E qui cominciano appunto i primi riferimenti a nomi di persone reali. Non conosco Franz Blom<br />

e Gertru<strong>de</strong> Duby, ma forse dovevano essere due europei (due antropologi?) che vivevano allora a<br />

San Cristóbal Las Casas, la cittadina più famosa <strong>de</strong>lla regione: comunque sono loro che dànno ad<br />

<strong>Aub</strong> le prime notizie su Campalans («un pittore che ha abbandonato Parigi nel 1914», e così via)<br />

e che glielo indicano proprio là, seduto in un caffé all'aperto. Più tardi, a Parigi, <strong>Aub</strong> ne parlerà<br />

con Jean Cassou, scrittore famoso e gran conoscitore di cose spagnole e ispanoamericane; e Cassou<br />

gli snocciola altri nomi di personaggi reali, perché egli possa ottenere maggiori ragguagli: Picasso,<br />

Sabartés, Camps, Rosselló, Alfonso Reyes. Qualche pagina più avanti <strong>Aub</strong> ci parla di Paul Laffitte,<br />

collaborazionista e amico <strong>de</strong>i nazisti, che gli offre tutta una versione razzista <strong>de</strong>l cubismo (corrente<br />

artistica dove Campalans eccelse), facendo, a sua volta, i nomi <strong>de</strong>gli Stein, Gertru<strong>de</strong> Stein in testa, la<br />

famosa Gertru<strong>de</strong> Stein, inventrice <strong>de</strong>lla « lost generation » e di Kanhweiler. Ma, ripeto, tutto il libro<br />

e specialmente l'edizione spagnola di Alianza Editorial, preparata da <strong>Aub</strong> prima <strong>de</strong>lla morte (1972),<br />

ma pubblicata nel 1975, che reca molti disegni e persino un fotomontaggio (dove Campalans appare<br />

143


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

accanto a Picasso a Barcellona), tendono ad avallare il fantasma di Campalans con mille riferimenti<br />

reali e concreti e precisi e indiscutibili...<br />

E a questo punto vi è anche da dire -a proposito <strong>de</strong>i quadri e <strong>de</strong>i vari schizzi di Campalans- che <strong>Aub</strong><br />

si rivela persino pittore e grafico assai dotato, capace di inventare segni, anzi una storia di segni che<br />

segue più o meno la vicenda di un pittore come Picasso, con i suoi vari periodi «rosa» e «azzurri» e la<br />

sua fervida incursione nel cubismo. Non manca nulla, per ricreare il «falso» in tutta la sua «verità».<br />

Ma la mia relazione (o chiacchierata), oltre alla «verità» <strong>de</strong>l «falso», s'intitola alla nostalgia che<br />

<strong>Aub</strong> prova fortissima per la prima gran<strong>de</strong> avanguardia. Non è infatti esagerato affermare che il nostro<br />

secolo, forse da molti punti di vista, ma certamente dal punto di vista artistico e letterario, si racchiu<strong>de</strong><br />

tutto nei suoi primi 30-40 anni: da Einstein a Charlot, da Proust a Joyce, da Picasso a Stravinsky,<br />

da Mallarmé a Piran<strong>de</strong>llo e così via. Stanno quasi tutti la <strong>de</strong>ntro i grandi mutamenti e le grandi<br />

realizzazioni <strong>de</strong>l secolo, non solo in arte ma anche in altri accadimenti: ivi compresa la rivoluzione<br />

messicana, la rivoluzione russa e la guerra civile spagnola. E <strong>Aub</strong>, a proposito <strong>de</strong>l suo Campalans,<br />

potrebbe dire come Flaubert <strong>de</strong>lla sua Madame Bovary, « Campalans c'est moi ».<br />

E ora scomponiamo tutto questo nei suoi particolari. L'ambiente storico in cui <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> cala il suo<br />

incan<strong>de</strong>scente personaggio e quello scorcio <strong>de</strong>i primi anni <strong>de</strong>l nostro secolo che due guerre mondiali<br />

e un'infinita di avvenimenti drammatici hanno reso stranamente remoto, ma che <strong>Aub</strong> ama e conosce<br />

alla perfezione. Ama e conosce, affermo: perché sono competenza profonda e amore radicato quello<br />

che il nostro scrittore sfoggia ed esibisce qui in abbondanza. E ciò già si rivela nella cronologia, che<br />

indica tanti segreti amori <strong>de</strong>l nostro autore (bisognerebbe commentarla <strong>de</strong>ttagliatamente), e che va dal<br />

1886 (anno di nascita di Campalans) al 1914 (anno in cui, come qui prima è stato <strong>de</strong>tto, Campalans<br />

scompare misteriosamente e cessa di dipingere). <strong>Aub</strong> ordina la sua cronologia in nascite e morti, in<br />

prodotti letterari artistici teatrali e scientifici, e in avvenimenti politici.<br />

Stravagante e avventuroso, anarchico e cre<strong>de</strong>nte in Dio, artista d'istinto instabile e d'illuminate<br />

consapevolezze, regionalista (cioè catalanista) e cosmopolita, visionario e preveggente come un<br />

sognatore, un utopista e un realista (almeno nel senso di persona sempre rapportata alla vita), uomo<br />

scontroso e insieme generosissimo, amico e amante <strong>de</strong>voto ma tutto preso da passioni universali,<br />

Jusep Torres Campalans attraversa quegli anni in veloce traiettoria: amicizie, conoscenze, incontri,<br />

scontri, odii e amori. E riesce a dar calore di umanità e rilievo di verità ora alla primitiva Barcellona<br />

<strong>de</strong>l primo Pablo Ruiz Picasso e di Francisco Ferrer; ora alla Parigi <strong>de</strong>l cubismo e <strong>de</strong>l futurismo, in<br />

pieno fermento d'opere e d'ingegni, con i primi piani di <strong>Max</strong> Jacob, Juan Gris, Apollinaire e di nuovo<br />

144


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

e sempre Picasso; ora al linguaggio <strong>de</strong>miurgico <strong>de</strong>i pittori e alle loro perentorie polemiche; ora alla<br />

atmosfera sciovinista <strong>de</strong>lla Francia <strong>de</strong>l '14; ora, infine, al mondo primitivo e incontaminato <strong>de</strong>gli indios<br />

Chamulas , in una <strong>de</strong>lle zone più impervie <strong>de</strong>l Messico, dove Campalans si ritira a vivere e a morire.<br />

Il nodo centrale <strong>de</strong>l libro -quello che gli conferisce autorità di saggio, di sondaggio d'una realtà,<br />

di vivacissimo romanzo pastiche , e per sino di attualità quasi polemica- è la cordiale, affettuosa e<br />

pertinente <strong>de</strong>scrizione <strong>de</strong>ll'avanguardia. Che, veduta nelle sue ragioni ambientali, poetiche e i<strong>de</strong>ali,<br />

non assomiglia affatto a uno «sperimentalismo» (adopero la parola d'oggi) di forme e di linguaggi<br />

soltanto, ma si giustifica -ecco una lezione interessante per certi avanguardismi ricorrenti e talora<br />

epi<strong>de</strong>rmici- nei suoi valori di scoperta e di rivolta, di crisi e di mutamento. Nei quali il movimento<br />

anarchico, inteso non in senso aggettivale (come quando si suol dire: «quell'artista è un anarchico»)<br />

ma sostantivo e storico, ha lasciato un'impronta non effimera e personalità rilevanti. « Lo que yo<br />

querría -añadía Torres Campalans- es una pintura <strong>de</strong> acción directa , una serie <strong>de</strong> atentados que<br />

hicieran saber a la humanidad que existimos, que queremos un mundo más justo ». E ancora: « Hay<br />

que llegar a una pintura que no pase <strong>de</strong> moda, que no sea una moda sino un modo <strong>de</strong> pintar. Un<br />

modo humano <strong>de</strong> pintar; no una vil o fiel copia, por buena o discreta que sea. Una pintura inventada,<br />

genial -no ingeniosa; nada <strong>de</strong> donaire-, un relámpago. Nada <strong>de</strong> pupila ni <strong>de</strong> habilidad. Que la gente no<br />

diga: ¡Qué bien está!, sino que se sienta anonadada ante algo nuevo, creado... » (Non si dimentichi<br />

che tutto questo Campalans lo dice a Picasso, nel momento in cui questi dipingeva le «Demoiselles<br />

d'Avignon»).<br />

O ancora più incisivo e polemico ciò che Campalans affermerà, in prospettiva, dal balcone di<br />

una sorta di pre-posterità, non lontano dalla morte, nel '55: « Hacer hoy un Mondrian parece la<br />

cosa más fácil; pero prueban y prueban y se cogen los <strong>de</strong>dos. Y eso, para un pintor... Todos estos<br />

abstraccionistas <strong>de</strong> hoy... Un salto atrás. Se metieron en la fosa <strong>de</strong> Mondrian y se arrastran allí como<br />

gusanos. Babosos. Mondrian tenía el genio <strong>de</strong> la proporción. Es la expresión perfecta <strong>de</strong>l mundo<br />

protestante, el capitalismo llevado a su colmo: la avaricia. Con menos no se pue<strong>de</strong> llegar a más: i<strong>de</strong>al<br />

<strong>de</strong>l rendimiento y <strong>de</strong>l interés compuesto... ».<br />

Queste e altri frasi, pronunciate tutte dall'interno <strong>de</strong>lla avanguardia -la prima e gran<strong>de</strong> avanguardia-<br />

dimostrano che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> si è sentito sempre prigioniero <strong>de</strong>l suo personaggio. Così acca<strong>de</strong> a tutti i<br />

grandi creatori. E non acaso nella <strong>de</strong>dica che mi fece a Roma al Campalans , in edizione italiana,<br />

chiama la sua creatura, il personaggio Jusep Torres Campalans, « mi perseguidor ». Da questo e dalla<br />

profonda immersione che <strong>Aub</strong> compie con il suo libro nell'avanguardia storica si può <strong>de</strong>durre una<br />

constatazione che vale per tutta l'opera di questo geniale scrittore spagnolo: è insomma indispensabile<br />

145


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

leggere il Campalans come se si trattasse <strong>de</strong>lla enunciazione di una poetica, ovvero di una linea<br />

estetica che coinvolge e che vale per ogni cosa di <strong>Aub</strong>: teatro, romanzo, racconti, saggistica. <strong>Aub</strong> -<br />

voglio conclu<strong>de</strong>re- non si è mai staccato dall'avanguardia e anzi l'ha saputa rivivere e ravvivare in<br />

mille maniere.<br />

146


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Un Sinaí imposible: entre la verdad, la superchería y el <strong>de</strong>seo<br />

Pilar Moraleda García<br />

En 1982, diez años <strong>de</strong>spués <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, apareció en España la obra Imposible<br />

Sinaí 231 , una <strong>de</strong> sus antologías apócrifas. Se trata -según reza en la contraportada- <strong>de</strong> «un apócrifo<br />

múltiple, patético, polimorfo, en cuyos mil rostros se halla cifrada una <strong>de</strong> las más <strong>de</strong>sgarradoras<br />

tragedias <strong>de</strong> nuestro tiempo». Entre los textos antologados predominan los poemas, aunque también<br />

hay varias prosas, alguna carta, un diálogo...; tres <strong>de</strong> ellos son anónimos y los restantes están<br />

atribuidos a veinticinco autores <strong>de</strong> nombre conocido: diecinueve judíos y seis árabes rigurosamente<br />

contemporáneos, <strong>de</strong> los que se apuntan algunos datos biográficos y se señala el día <strong>de</strong> su muerte. Este<br />

último dato no es baladí, ya que supone el principio vertebrador <strong>de</strong> la antología, tal como <strong>de</strong>ja adivinar<br />

el antólogo en su «Nota» preliminar: «Estos escritos fueron encontrados en bolsillos y mochilas <strong>de</strong><br />

muertos árabes y judíos <strong>de</strong> la llamada 'guerra <strong>de</strong> los seis días', en 1967» 232 . De ahí que la datación<br />

<strong>de</strong> esas muertes no se haga, como es habitual, mediante fechas, sino en relación con el <strong>de</strong>sarrollo <strong>de</strong>l<br />

conflicto bélico, por el ordinal correspondiente.<br />

Pese a esta peculiaridad, para el conocedor <strong>de</strong> los apócrifos aubianos no resultaba <strong>de</strong>l todo extraña<br />

esta obra, aparentemente gemela <strong>de</strong> la Antología traducida que <strong>Aub</strong> había publicado en Méjico<br />

en 1963 y en cuya edición española 233 había aumentado consi<strong>de</strong>rablemente el número <strong>de</strong> poetas<br />

antologados. Y, sin embargo, una mirada más <strong>de</strong>tenida aprecia diferencias fundamentales entre ambas<br />

obras, diferencias que, sin anular el parentesco, sí <strong>de</strong>smienten esa superficial apariencia gemelar. Y<br />

es que la Antología traducida no es sino una magistral superchería carnavalesca; un festivo apunte,<br />

múltiple y caleidoscópico, <strong>de</strong> ese juego <strong>de</strong> más caras que son los apócrifos aubianos; juego que<br />

culmina en las personalida<strong>de</strong>s <strong>de</strong>sarrolladas y complejas <strong>de</strong>l escritor Luis Álvarez Petreña y <strong>de</strong>l pintor<br />

Jusep Torres Campalans.<br />

En cambio, Imposible Sinaí va más allá que la Antología traducida : cierto es que se trata <strong>de</strong> un<br />

nuevo ejercicio lúdico <strong>de</strong> creación <strong>de</strong> «otros» y <strong>de</strong> obras <strong>de</strong> «otros»; cierto, también, que -como en<br />

aquélla- en la nómina <strong>de</strong> autores se mezclan nombres falsos con nombres reales disfrazados, por lo<br />

231 MAX AUB, Imposible Sinaí , Barcelona, Seix Barral, 1982.<br />

232 Ivi , p. 7.<br />

233 MAX AUB, Antología traducida , Barcelona, Seix Barral, 1972 (1.ª ed.: México, UNAM, 1963).<br />

147


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que, en <strong>de</strong>finitiva, viene a ser también un juego carnavalesco; pero éste <strong>de</strong> ahora es un juego mucho<br />

más serio y agónico. Y no sólo porque, como apuntaba la contraportada, se cifre en sus páginas una<br />

«<strong>de</strong>sgarradora tragedia» colectiva, sino también -y sobre todo- porque aquí, más que nunca, se adivina<br />

a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> por <strong>de</strong>bajo <strong>de</strong> todas y cada una <strong>de</strong> las máscaras tras las que se encubre; él es cada uno<br />

<strong>de</strong> esos judíos, pero también cada uno <strong>de</strong> esos árabes, y suya es también -sin <strong>de</strong>jar <strong>de</strong> serlo <strong>de</strong> los<br />

apócrifos- la voz que clama o gime, se exalta o ironiza en los textos antologados; una voz colectiva,<br />

cuya textura y resonancia emana <strong>de</strong>l conjunto coral y no <strong>de</strong> las voces individuales, a veces disonantes y<br />

antagónicas. Y es que la construcción polifónica <strong>de</strong> Imposible Sinaí respon<strong>de</strong>, en última instancia, al<br />

mismo impulso distanciador en el que el propio <strong>Aub</strong> fundaba su inclinación a escribir teatro: «siempre<br />

tuve -confesaba <strong>Aub</strong>- mayor facilidad para <strong>de</strong>cir lo que tengo que <strong>de</strong>cir a través <strong>de</strong> varias personas<br />

que no por mi boca, o mi ecuanimidad ante la vida me hizo pensar que el teatro era la mejor manera<br />

en la que podía exponer mis i<strong>de</strong>as» 234 .<br />

Por eso, por lo que en conjunto tienen <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, es lo por lo que se encierra tanta verdad en estos<br />

escritores y en estos escritos apócrifos. Pero es que, a<strong>de</strong>más, para que el dibujo <strong>de</strong>l mosaico resulte<br />

nítido y creíble, las teselas que lo componen están firmemente unidas entre sí mediante un aparente<br />

respeto al canon genérico, y aparecen enmarcadas por unos hechos reales que prestan verosimilitud a<br />

la ficción 235 ; que convierten el juego <strong>de</strong> supercherías en un comprometido testimonio <strong>de</strong> la verdad<br />

histórica, y <strong>de</strong>jan adivinar el <strong>de</strong>seo aubiano frente a la <strong>de</strong>scarnada realidad.<br />

La mezcla <strong>de</strong> realidad y ficción, <strong>de</strong> lo verda<strong>de</strong>ro y lo falso, se produce ya <strong>de</strong>s<strong>de</strong> el comienzo <strong>de</strong>l<br />

libro. Se abre éste, como es habitual en las antologías, con una «Nota» preliminar que resulta <strong>de</strong>l<br />

234 MAX AUB, Mi teatro y el teatro anterior a la República , «Primer Acto», Madrid, n.º 144,<br />

1972, p. 37.<br />

235 La combinación <strong>de</strong> datos reales y datos ficcionales que informa Imposible Sinaí es la misma<br />

que estructura el discurso <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en la Aca<strong>de</strong>mia Española. Tanto el discurso propiamente<br />

dicho, El teatro español sacado a luz <strong>de</strong> las tinieblas <strong>de</strong> nuestro tiempo , como la nómina <strong>de</strong><br />

académicos que lo acompaña -e incluso, la apócrifa contestación <strong>de</strong> Chabás- presentan como realidad<br />

lo que probablemente hubiera ocurrido (o lo que <strong>de</strong>bería haber ocurrido) <strong>de</strong> no haber sucedido otro<br />

acontecimiento (éste sí, factual) <strong>de</strong> importancia <strong>de</strong>terminante (la guerra civil española). Pero en<br />

Imposible Sinaí los datos se combinan en sentido distinto: el acontecimiento histórico <strong>de</strong>terminante<br />

sigue siendo una guerra (ahora, la <strong>de</strong> los seis días), pero no sólo no se da por no ocurrida -que es lo<br />

que se <strong>de</strong>spren<strong>de</strong> <strong>de</strong>l discurso-, sino que es el factor aglutinante <strong>de</strong> la antología.<br />

148


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

todo ortodoxa <strong>de</strong>ntro <strong>de</strong> los cánones <strong>de</strong>l género, ya que en ella explica el antólogo quiénes son los<br />

antologados y cuáles los criterios <strong>de</strong> selección que ha seguido. <strong>Aub</strong> cumple con el primer requisito<br />

al dar cuenta, incluso, <strong>de</strong>l lazo que los une (que es, en cierto modo, generacional: el haber muerto en<br />

la guerra <strong>de</strong> los seis días); y también se somete al obligado trámite <strong>de</strong> expresar su reconocimiento a<br />

las ayudas recibidas, pues la nota continúa diciendo: «Las traducciones <strong>de</strong>ben mucho a mis alumnos.<br />

Se lo agra<strong>de</strong>zco». Para finalizar <strong>de</strong> forma tajante, pero ambigua: «No tomo parte. Sólo escojo para su<br />

publicación -con la ayuda <strong>de</strong> Alastair Reid- los que me parecieron más característicos».<br />

Quizá convenga ahora recordar que <strong>Aub</strong> estuvo en Israel pocos meses antes <strong>de</strong>l conflicto, ya<br />

que fue comisionado por la UNESCO para fundar un Instituto <strong>de</strong> Cultura Hispanoamericana en la<br />

Universidad Hebrea <strong>de</strong> Jerusalem. Durante su estancia, que se prolongó <strong>de</strong>s<strong>de</strong> noviembre <strong>de</strong> 1966 a<br />

febrero <strong>de</strong> 1967 impartió dos cursos en dicha Universidad por lo que, <strong>de</strong> haber sido reales los textos<br />

antologados -y posterior su estancia en algunos meses-, sus alumnos hubieran podido ayudarle a<br />

traducirlos, puesto que <strong>de</strong> algunos <strong>de</strong> esos textos se señala luego expresamente que estaban escritos<br />

en hebreo clásico, ladino, hebreo incorrecto, o yiddihs; en árabe clásico o vulgar. Aunque esta ayuda<br />

no sea real, sí es completamente verosímil; como lo es la <strong>de</strong>l apócrifo filólogo Alastair Reid a la<br />

hora <strong>de</strong> seleccionar los textos. Ninguna <strong>de</strong> ellas ocurrió, ya que no existieron tales traducciones ni<br />

hubo ninguna selección; pero podrían haber ocurrido <strong>de</strong> ser ésta una antología «real». Por otra parte,<br />

esos meses vividos por <strong>Aub</strong> en Israel habrían <strong>de</strong>jado todavía frescos en su memoria los lugares y las<br />

gentes que se estremecieron bajo la repentina y brutal sacudida <strong>de</strong> esa guerra; y por ello, los retratos<br />

que prece<strong>de</strong>n a los textos, aun siendo generalmente brevísimos -y a veces, precisamente por serlo-,<br />

consiguen dar una vívida impresión <strong>de</strong> veracidad o, al menos, <strong>de</strong> verosimilitud.<br />

Lo que ya resulta mucho menos verosímil es la tajante aseveración aubiana <strong>de</strong> que «no toma parte».<br />

Todo antólogo toma parte, por el mero hecho <strong>de</strong> escoger. Y a<strong>de</strong>más, ningún lector medianamente<br />

conocedor <strong>de</strong> la obra <strong>de</strong> <strong>Aub</strong> tomaría esas palabras sin cierta cautela y más aún <strong>de</strong>spués <strong>de</strong> leer que ha<br />

seleccionado «los que [l]e parecieron más característicos». Más característicos ¿<strong>de</strong> qué?, se pregunta<br />

el lector. La tercera parte <strong>de</strong>l libro, esto es, la antología propiamente dicha, <strong>de</strong>svelará la incógnita y<br />

se encargará <strong>de</strong> confirmar su sospecha <strong>de</strong> que la pretendida selección ya implicaba, en realidad, una<br />

toma <strong>de</strong> partido.<br />

Tras la nota aparece otro apartado preliminar rotulado así: «Los hechos. Junio, 1967 (<strong>de</strong>l 5 al<br />

10)». Se trata <strong>de</strong> una introducción documental que, como reza su título, es rigurosamente fiel a<br />

los hechos. Está dividida en seis partes, correspondientes a cada uno <strong>de</strong> los seis días que duró la<br />

contienda y en ellas se narran las acciones bélicas más importantes, así como las reacciones <strong>de</strong><br />

149


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

otros países, las alianzas explícitas o <strong>de</strong> facto, las inútiles conversaciones <strong>de</strong> paz en los organismos<br />

internacionales...; todo ello con un lenguaje directo y escueto, eminentemente periodístico. Y es que,<br />

<strong>de</strong> hecho, la mayoría <strong>de</strong> las frases están tomadas literalmente <strong>de</strong> los titulares <strong>de</strong> los periódicos o <strong>de</strong><br />

los comunicados <strong>de</strong> las agencias internacionales <strong>de</strong> prensa. Tanto la estructura «<strong>de</strong> diario» como el<br />

mecanismo <strong>de</strong> reconstrucción histórica habían sido ya utilizados por <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> en Campo <strong>de</strong>l moro<br />

, novela que estaba dividida en siete partes, correspondientes a los siete días que van <strong>de</strong>l 7 al 13 <strong>de</strong><br />

marzo <strong>de</strong> 1939, y en la que se entremezclaban los acontecimientos <strong>de</strong> la trama argumental con datos<br />

reales, referidos a militares, políticos y situaciones bélicas, que estaban tomados directamente <strong>de</strong> los<br />

medios <strong>de</strong> comunicación (el manifiesto casadista, que se reproduce en la segunda jornada, o la terrible<br />

secuencia <strong>de</strong>l entierro <strong>de</strong>strozado por un obús en la última, a la que acompaña, como referencia real,<br />

la transcripción escueta <strong>de</strong> un cable <strong>de</strong> la International Press, fechado precisamente el día en que<br />

transcurre esa jornada: el 13 <strong>de</strong> mayo) 236 . Pero el procedimiento está llevado en Imposible Sinaí a<br />

sus últimas consecuencias, ya que los datos documentales no se incluyen, a modo <strong>de</strong> exordio, en un<br />

texto <strong>de</strong> ficción, sino que constituyen por sí mismos todo el apartado. Así, bajo el primer epígrafe,<br />

que reza «Primer día, lunes» se transcribe:<br />

Aviones israelíes atraviesan al amanecer la frontera y aniquilan la aviación egipcia en sus bases.<br />

Incursiones semejantes se producen simultáneamente en Jordania, Siria e Irak, mientras logran atraer<br />

a aeródromos ya ocupados la aviación argelina, que los judíos <strong>de</strong>sarman.<br />

Los países árabes inician el ataque por el pasillo <strong>de</strong> Gaza, Jerusalem y el norte <strong>de</strong> Galilea. Aviones<br />

sirios e iraquíes bombar<strong>de</strong>an Haifa, Tel Aviv, Netanya...<br />

(p. 9).<br />

De todos modos, este aséptico lenguaje no implica siempre, ni necesariamente, objetividad por<br />

parte <strong>de</strong>l antólogo (puesto que también aquí -pero ahora <strong>de</strong> verdad- es antólogo <strong>de</strong> escritos ajenos).<br />

La selección <strong>de</strong>ja al <strong>de</strong>scubierto una irónica intencionalidad crítica, aún más sarcástica hoy, tras el<br />

recorrido <strong>de</strong> la historia, que cuando <strong>Aub</strong> la hizo. Este tipo <strong>de</strong> frases, <strong>de</strong> fuerte carga crítica, suele<br />

colocarlas <strong>Aub</strong> al final <strong>de</strong> cada «noticiero diario». Así, el <strong>de</strong>l primer día se cierra con estas noticias:<br />

El general Dayán, ministro <strong>de</strong> <strong>de</strong>fensa israelí, <strong>de</strong>clara que Israel no abriga intenciones territoriales.<br />

236 Para un estudio más <strong>de</strong>tallado <strong>de</strong> estos procedimientos en Campo <strong>de</strong>l moro , véase el magnífico<br />

análisis <strong>de</strong> IGNACIO SOLDEVILA, La obra narrativa <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (1929-1969) , Madrid, Gredos,<br />

1973.<br />

150


De Gaulle suspen<strong>de</strong> el envío <strong>de</strong> material bélico a Israel.<br />

La URSS comunica que no intervendrá, a menos que lo hagan los EE. UU.<br />

Los Estados Unidos prometen ser neutrales <strong>de</strong> «pensamiento, palabra y obra»<br />

(pp. 9-10).<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

En otras ocasiones, <strong>Aub</strong> se hace presente <strong>de</strong> manera aún más ostensible; la transcripción <strong>de</strong> una<br />

noticia <strong>de</strong>l segundo día hace que el antólogo <strong>de</strong>je escapar un comentario mudo, pero gráficamente<br />

explícito:<br />

Inglaterra suspen<strong>de</strong> el envío <strong>de</strong> armamento a los países árabes mientras Alemania ofrece una partida<br />

<strong>de</strong> caretas antigás (!) a Israel<br />

(p. 10).<br />

mientras que, con un irónico y amargo comentario, se <strong>de</strong>smiente la buena noticia <strong>de</strong>l último día:<br />

Con el cese <strong>de</strong> la lucha en el frente sirio, a las 6.30 <strong>de</strong> la tar<strong>de</strong> (hora <strong>de</strong>l Medio Oriente), la guerra<br />

árabe-israelí ha terminado. Es un <strong>de</strong>cir<br />

(p. 13).<br />

Todo en este apartado se sitúa en el dominio <strong>de</strong> lo verda<strong>de</strong>ro, puesto que respon<strong>de</strong> a la realidad que<br />

llamamos objetiva; son datos auténticos y, como tales, verda<strong>de</strong>s históricas que tiñen <strong>de</strong> verosimilitud<br />

-y, en cierto modo, <strong>de</strong> veracidad- toda la antología apócrifa que le sigue. Incluso los comentarios<br />

subjetivos <strong>de</strong>l antólogo, ya sean implícitos o explícitos, resultan tan sinceros, que no sólo no anulan<br />

este fenómeno <strong>de</strong> connotación, sino que lo refuerzan, contribuyendo así a la alianza <strong>de</strong> lo verda<strong>de</strong>ro<br />

con lo falso.<br />

Porque todo lo que sigue es falso. Falsa la antología, que no es el resultado <strong>de</strong> un proceso <strong>de</strong><br />

selección sino <strong>de</strong> creación. Falsos los nombres <strong>de</strong> los autores, que, o bien son inventados, o son la<br />

contrafactura <strong>de</strong> un nombre real 237 . Así, un tal <strong>Max</strong> Nor<strong>de</strong>lstraum, escritor que «no había publicado<br />

nada aunque corría la voz <strong>de</strong> que era autor <strong>de</strong> no pocos editoriales <strong>de</strong> periódicos semioficiales» y que<br />

«en su mochila llevaba un centenar <strong>de</strong> páginas manuscritas <strong>de</strong> un libro titulado Lecciones » [p. 69]<br />

remite, sin lugar a dudas, al escritor sionista <strong>Max</strong> Nordau, a quien -a modo <strong>de</strong> guiño indicial- se cita<br />

237 El recurso <strong>de</strong> incluir nombres <strong>de</strong> autores reales, más o menos alterados, pero reconocibles ya<br />

lo había utilizado <strong>Aub</strong> en su Antología traducida , pero, como aquí, los textos que se les atribuyen<br />

son apócrifos creados por el propio <strong>Aub</strong>.<br />

151


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

con su verda<strong>de</strong>ro nombre en el poema inmediatamente anterior. O Manoce Mohrrenwitz, a quien su<br />

apellido -el mismo <strong>de</strong> la madre <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>-, su biografía -«ven<strong>de</strong>dor ambulante, dicharachero, cuentista,<br />

nadie supo jamás <strong>de</strong> dón<strong>de</strong> surgió»- y su complexión física -«moreno y <strong>de</strong> pelo ensortijado» [p. 41]-<br />

<strong>de</strong>latan como heterónimo <strong>de</strong>l propio <strong>Aub</strong> 238 . Por su parte, Isaac Kaplan tiene el mismo apellido que<br />

el célebre Gran Rabino <strong>de</strong> Francia Jacob Kaplan; mientras que el <strong>de</strong> Ibn Al-Arrafat recuerda al <strong>de</strong>l<br />

célebre lí<strong>de</strong>r <strong>de</strong> la OLP...<br />

Falsos son, en fin, los textos antologados, que, en muchas ocasiones, ni siquiera se correspon<strong>de</strong>n con<br />

la sensibilidad o el carácter que los esbozos biográficos permiten presumir. El caso más espectacular<br />

<strong>de</strong> esta ina<strong>de</strong>cuación entre personalidad y obra lo ofrece Amin Ibn Ibrahim Al-Attar, y así lo hace<br />

notar el antólogo al trazar su biografía:<br />

Representante <strong>de</strong> un fanatismo sin límites, creyente fervoroso en su fe y víctima propiciatoria <strong>de</strong> su<br />

cerril entusiasmo, no cree en las armas, no cree en la supremacía <strong>de</strong> unos aviones sobre otros. Sólo la<br />

fe en el solo Dios verda<strong>de</strong>ro es capaz <strong>de</strong> otorgar el triunfo. En esa cerrazón máxima (no nacionalista)<br />

vemos volver a caer la humanidad, que la tolerancia parecía haber madurado [...] Todas las poesías<br />

<strong>de</strong> su diván se refieren a personajes que parecen serle extraños.<br />

Y, en efecto, el texto que se le atribuye, significativa y ten<strong>de</strong>nciosamente titulado «El tonto», resulta<br />

impresionante, pero no por su fanatismo integrista, como sería <strong>de</strong> esperar dada esa biografía, sino,<br />

muy al contrario, por su ingenuo apego a la tierra, a la familia y al hogar, en los que radica un primitivo<br />

concepto <strong>de</strong> patria:<br />

Digan lo que quieran: viví en esta tierra. Llámenla como quieran -tuvo bastantes nombres-. No me<br />

importa. Aquí vivía. Aquí nací. Aquí conocí mujer. Aquí nacieron mis hijos. Aquí tenia un huerto.<br />

Aquí tenía mis cabras. Aquí tenía mi casa. Aquí tenía mi mujer. Un día llegaron unos señores (no me<br />

importa saber quiénes eran) y me dijeron que me fuera.<br />

Luego traté con otros que me hablaron <strong>de</strong> justicia y <strong>de</strong> recobrar mi huerta.<br />

Lo primero no sé lo que es. Lo segundo sí: me acuerdo muy bien <strong>de</strong> cómo era. Y ahora me dicen<br />

que sólo puedo volver a tenerla jugándome la vida. Me extraña:<br />

238 En Antología traducida también se incluye <strong>Aub</strong> como apócrifo, esta vez homónimo. Sobre este<br />

apócrifo y su relación con los machadianos ya me he ocupado brevemente en otra ocasión. Véase<br />

la nota 241.<br />

152


Mi vida no vale nada.<br />

Sí mi casa<br />

(pp. 30-31).<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La tercera parte, esto es, la antología propiamente dicha comienza y termina con textos escritos por<br />

árabes: el primero, <strong>de</strong> Alejandría; el último, beduino. Ya he apuntado anteriormente que los árabes<br />

son absoluta minoría en el cómputo total <strong>de</strong> autores antologados (6 frente a 19 judíos); es más, si<br />

sumamos las tres composiciones anónimas, que también son judías (un «Canto askenazi <strong>de</strong>l trabajo»,<br />

un «Diálogo, traducido <strong>de</strong>l ladino» y el texto escrito en idioma clásico y perfectamente caligrafiado<br />

que se i<strong>de</strong>ntifica sólo como «Anónimo hebreo»), resulta que las composiciones provenientes <strong>de</strong>l lado<br />

árabe no llegan ni a la cuarta parte. Y sin embargo, parece como si <strong>Aub</strong> <strong>de</strong>sease compensar ese<br />

<strong>de</strong>sequilibrio -comprensible teniendo en cuenta que él mismo era judío- reservando para dos <strong>de</strong> ellos<br />

los lugares <strong>de</strong> privilegio.<br />

El primero, Ali Fakum Nazzar, marca la tónica <strong>de</strong> lo que va a <strong>de</strong>pararnos la antología ya que, como<br />

suce<strong>de</strong> en la mayoría <strong>de</strong> los casos, el hombre importa poco si no es como combatiente muerto: «No<br />

pu<strong>de</strong> saber nada <strong>de</strong> él. Nadie se acordaba o se alzaban <strong>de</strong> hombros» -confiesa el antólogo, tras dar<br />

sucintamente la fecha y el lugar <strong>de</strong> su nacimiento-; pero a continuación aña<strong>de</strong> una reflexión personal <strong>de</strong><br />

carácter generalizador: «Hay personas que pasan así por el mundo; injustamente, como es <strong>de</strong> razón».<br />

Resulta, por tanto, que lo realmente importante es el texto atribuido -en este caso, un breve poema<br />

paralelístico-, que es el que lo <strong>de</strong>fine:<br />

Dice el hombre: dulce<br />

y sabe lo que es.<br />

Dice el hombre: sal<br />

y sabe lo que es.<br />

Dice el hombre: verga<br />

y sabe lo que es.<br />

Dice el hombre: Dios<br />

y sabe lo que es.<br />

Pero dice muerte<br />

y nadie lo sabe.<br />

Y está <strong>de</strong>trás y <strong>de</strong>lante.<br />

153


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

El conocimiento y el aprecio <strong>de</strong> lo propio y <strong>de</strong> lo cotidiano, ya sean sensaciones, instintos o<br />

creencias, es lo real para la mayoría <strong>de</strong> los autores <strong>de</strong> estos textos, tanto si son árabes como judíos, y<br />

queda magnificado por la i<strong>de</strong>a <strong>de</strong> la muerte -esa incertidumbre y esa certeza- por cuya inminencia se<br />

sienten cercados. La muerte se erige en el principal tema recurrente <strong>de</strong> Imposible Sinaí ; lo que resulta<br />

<strong>de</strong>l todo verosímil, dadas las circunstancias. Pero sobre la temática habré <strong>de</strong> volver más a<strong>de</strong>lante.<br />

Antes quiero señalar otro rasgo que pue<strong>de</strong> consi<strong>de</strong>rarse también como un procedimiento<br />

equilibrador: el <strong>de</strong> recoger textos <strong>de</strong> israelíes no comprometidos con la causa sionista, bien porque<br />

se muestren pro árabes, como Salomon Chavsky, soldado <strong>de</strong> trasmisiones, «amigo <strong>de</strong> bromas y gran<br />

intérprete <strong>de</strong> canciones populares», que termina su poema exclamando:<br />

Pobres árabes<br />

árabes pobres.<br />

¿Cuál es el adjetivo,<br />

cuál es el sustantivo?<br />

¿Quién es el responsable<br />

<strong>de</strong> este <strong>de</strong>sastre?<br />

(pp. 39-40)<br />

O porque sean pacifistas, como tantos otros, entre ellos David Gilberson, quien, según los datos<br />

biográficos, «había nacido en un barco, frente a Haifa, hacia 21 años» -en 1946, por tanto; un año<br />

antes <strong>de</strong>l episodio <strong>de</strong>l Éxodo, barco en el que sí nació Sigmund Baginsky.<br />

O porque sean abiertamente ateos, como Mohrrenwitz, el alter ego <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>, que lo confiesa<br />

abiertamente («porque no creo en Dios [...] Yo soy ateo... »); o como Mor<strong>de</strong>hai Hausmann, en cuya<br />

mochila llevaba la copia <strong>de</strong> una canción anónima palestina que termina diciendo: «No creo en Alá / no<br />

creo en nada. / Pero el <strong>de</strong>sierto / es nuestro. / No soy árabe ni judío / soy palestino»; o como el doctor<br />

Chaim Becker, psicoanalista freudiano, autor <strong>de</strong> una regocijante y sacrílega contrafactura esquemática<br />

<strong>de</strong> los libros bíblicos Génesis y Éxodo, digna <strong>de</strong> figurar en el aubiano Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s :<br />

LA VERDAD DE LOS HECHOS<br />

1) Y Adán mató a Dios cuando éste intentó expulsarle <strong>de</strong>l Paraíso (<strong>de</strong>l papel <strong>de</strong> Eva en este<br />

acontecimiento se sabe poco).<br />

2) Y lo enterró al pie <strong>de</strong>l árbol <strong>de</strong>l Bien y <strong>de</strong>l Mal. Y entonces la tierra se secó.<br />

154


3) Buscando un nombre para el nuevo paisaje le llamó Desierto.<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

4) Y buscaron una salida y se encontraron <strong>de</strong> pronto en las orillas <strong>de</strong>l Mar Rojo.<br />

5) Y no pudieron atravesarlo y volvieron al Desierto y <strong>de</strong>cidieron trabajarlo.<br />

6) Y entonces nació Bercheva, que era una camella, hija <strong>de</strong> la arena y <strong>de</strong> las montañas (el color<br />

y las jorobas lo prueban).<br />

7) Y empezaron a fecundar las arenas con el agua <strong>de</strong>l Jordán, pero bajó tanto el nivel que nació el<br />

Mar Muerto y la sal asoló lo que Adán y Eva habían hecho.<br />

8) Mas, a pesar <strong>de</strong> ello, para los <strong>de</strong>más, siguió siendo el Paraíso. No recordaron que todos los males<br />

provienen <strong>de</strong> Dios el Omnipotente, que quiere <strong>de</strong>cir el Bueno.<br />

9) A Moisés no le pareció lo mismo y se llevó su gente a Egipto. Y Dios se quedó solo.<br />

10) Moisés, padre <strong>de</strong>l Éxodo, impuso la religión <strong>de</strong> Atón a los judíos.<br />

11) Y los circuncidó a todos, uno <strong>de</strong>spués <strong>de</strong> otro.<br />

12) Los judíos lo mataron porque no estuvieron acor<strong>de</strong>s en per<strong>de</strong>r parte <strong>de</strong> su prepucio.<br />

13) Solamente los levitas supieron <strong>de</strong>fen<strong>de</strong>r su nuevo pene y así vinieron a ser los verda<strong>de</strong>ros hijos<br />

<strong>de</strong> Jave, guardadores templarios <strong>de</strong> su fe. Pero eso sucedió mucho <strong>de</strong>spués<br />

(p. 30).<br />

Sin embargo, el elemento que resulta <strong>de</strong>terminante, no sólo como factor <strong>de</strong> equilibrio, sino <strong>de</strong><br />

cohesión <strong>de</strong> la antología, es la comunidad temática. Tres son los temas que, a menudo combinados<br />

en un solo texto, ejercen absoluta hegemonía:<br />

a) LA MUERTE.- La certidumbre <strong>de</strong> la muerte es el sentimiento que con más frecuencia se trasluce<br />

en los textos antologados. «Te saludo, última noche. / Mañana serás verdad, / a la luz <strong>de</strong>l día» (p.<br />

25), dice Agnev Shalom, haciendo honor a su apellido al saludar los últimos momentos <strong>de</strong> su vida.<br />

Mientras que Sigmund Baginsky suplica: «Jehová, si existes, haz que la tierra rue<strong>de</strong> más aprisa para<br />

que yo pueda todavía ver salir el sol <strong>de</strong>l nuevo día. / ¡Sólo eso: morir <strong>de</strong> día, no ahogarme como ahora,<br />

<strong>de</strong> noche!» (p. 43). Noche y muerte vuelven a unirse en el romance <strong>de</strong>l sefardí Salomom Succa, con<br />

claras huellas <strong>de</strong>l romancero ju<strong>de</strong>oespañol: «Una noche como ésta -no es <strong>de</strong> dormir / me <strong>de</strong>cían <strong>de</strong><br />

155


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

niño- en Alcazalquivir. / Una noche como ésta -es <strong>de</strong> morir» (p. 53); y también en el texto escrito<br />

por Eliahn Kimron:<br />

Cae la noche, se infiltra <strong>de</strong>s<strong>de</strong> Jordania, tan limpia como todo el<br />

cielo.<br />

El sol incendia el lado opuesto.<br />

Brilla el lucero.<br />

Mañana por la mañana, suce<strong>de</strong>rá<br />

lo mismo, <strong>de</strong>l otro lado.<br />

Será otro día. No para mí.<br />

Para mí, será la noche verda<strong>de</strong>ra...<br />

(p. 59).<br />

El miedo a morir está sugerido en éstos con melancólica belleza. Pero en una sola ocasión el tema<br />

aparece tratado <strong>de</strong> forma humorística; un humor negro, claro está, que roza lo absurdo y que recuerda<br />

el <strong>de</strong> los Crímenes ejemplares . En el poema <strong>de</strong> Abraham Yeshundhim, el lamento por la certeza<br />

<strong>de</strong> la muerte no trascien<strong>de</strong> angustia sino hastío, como si morir en una guerra absurda fuese una rutina<br />

consi<strong>de</strong>rada <strong>de</strong> forma <strong>de</strong>spectiva por un dilettante :<br />

¡Qué pesa<strong>de</strong>z morir sin<br />

saber quién va a ganar el<br />

partido <strong>de</strong>l domingo próximo!<br />

¡Qué lata eso <strong>de</strong> morirse<br />

cuando hay que hacer tantos filmes!<br />

¡Qué absurdo morirse antes<br />

<strong>de</strong> saber quién <strong>de</strong>scubrirá<br />

que el mundo se pue<strong>de</strong> mover<br />

a nuestro antojo, con una sencilla<br />

palanca!... ¡Avante!, ¡atrás!,<br />

día o noche, a gusto <strong>de</strong>l manejador.<br />

¡Como si fuese un tranvía...!<br />

¡Qué abuso morirse cuando<br />

tiene uno el troley en muy buen estado!<br />

Pero ¿qué le vamos a hacer?<br />

Uno no pue<strong>de</strong> escoger<br />

156


quien haya sido su padre<br />

ni siquiera su madre.<br />

Y menos mal que siempre se es<br />

el cadáver <strong>de</strong> alguien.<br />

¡Y yo que quería ser buzo...!<br />

(pp. 47-48)<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

b) LA TIERRA.- En los textos <strong>de</strong> los combatientes no aparecen mencionados ni las i<strong>de</strong>ologías<br />

políticas, ni apenas los sentimientos <strong>de</strong> patria, Estado, raza o religión, pero sí el <strong>de</strong> la tierra; la tierra<br />

sentida como hogar, como entorno vital y familiar, como lo único por lo que merece la pena luchar<br />

o adon<strong>de</strong> se añora volver. No está vista, por tanto, en el sentido <strong>de</strong> posesión material sino en el <strong>de</strong><br />

pertenencia mutua. Ya vimos, en la composición árabe titulada «El tonto», cómo el «yo» poético<br />

consi<strong>de</strong>ra que su casa tiene más valor que su propia vida. También el sabra Gustav Fleischman, nacido<br />

en un kibbutz, se expresa <strong>de</strong> forma análoga:<br />

... Me tiene sin cuidado<br />

quien tenga razón o no.<br />

Para mí tanto monta Ben Gurion<br />

o Eshkol.<br />

Esta es mi casa<br />

y la <strong>de</strong>fiendo como puedo;<br />

y si para eso<br />

hay que atacar, ataco.<br />

Porque he nacido aquí<br />

y <strong>de</strong> mi campo no me echa nadie<br />

a menos que me arranquen <strong>de</strong> raíz.<br />

(pp. 57-58)<br />

c) LA INDISTINCIÓN ENTRE ÁRABES Y JUDÍOS.- Paradójicamente, los dos bandos<br />

contendientes, tan nítidamente separados en cuanto a los políticos y los generales, tienen unas<br />

fronteras mucho más borrosas cuando se trata <strong>de</strong> los que se enfrentan realmente en el campo <strong>de</strong> batalla.<br />

En sus textos sólo se percibe la distinción en que unos son ricos y otros pobres, unos más cultos y<br />

más limpios que los otros, unos reciben apoyo <strong>de</strong> los americanos y otros <strong>de</strong> los rusos... Acci<strong>de</strong>ntes<br />

al fin. En lo sustancial son iguales. De ahí que Manoce Mohrrenwitz se pregunte: «¿Por qué tengo<br />

157


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

que seguir a<strong>de</strong>lante y matar árabes que parecen judíos o judíos que creen en Alá?». De ahí también<br />

la pertinencia <strong>de</strong>l «Diálogo traducido <strong>de</strong>l ladino»:<br />

-Po<strong>de</strong>mos discutir si soy judío o israelí, y si tú eres árabe o mahometano. Árabe y judío, israelí<br />

y mahometano.<br />

-Tanto da lo uno o lo otro.<br />

-¿Esta guerra es <strong>de</strong> judíos contra israelíes y <strong>de</strong> árabes contra mahometanos?<br />

-¿Qué estamos haciendo aquí?<br />

-Subamos a esta gruta. Ayúdame. Sosténeme. Hablemos: tú y yo somos <strong>de</strong> aquí, ¿qué vinieron a<br />

hacer esos rusos, esos alemanes, esos polacos, esos norteamericanos?<br />

-Tú eres judío, yo mahometano. Ni tú ni yo nos hacíamos daño. Los dos semitas, los dos oscuros,<br />

cuatro ojos negros, pelo crespo.<br />

-Ahora somos dos muertos: morenos, <strong>de</strong> ojos en blanco, <strong>de</strong> pelo crespo.<br />

Si nos cambiaran <strong>de</strong> uniforme...<br />

(p. 45).<br />

<strong>Aub</strong> no comenta los textos que antologa, no explicita su <strong>de</strong>nuncia ni <strong>de</strong>ja entrever su <strong>de</strong>seo; pero<br />

el lector tiene suficientes datos para hacerlo por sí mismo: si los combatientes árabes y judíos tienen<br />

idénticos sentimientos ante la muerte, si no entien<strong>de</strong>n o no les importan las sonoras palabras tras las<br />

que se escon<strong>de</strong>n ambiciones políticas o intereses económicos ajenos, y si su única patria es su casa,<br />

su tierra y su familia...; si en el fondo son iguales, ¿por qué son arrastrados a morir y a matar en una<br />

guerra?<br />

Permítanme ahora volver a unas palabras <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> que ya he citado al comienzo <strong>de</strong> mi<br />

intervención. Son aquéllas en las que nuestro autor afirmaba: «Siempre tuve mayor facilidad para<br />

<strong>de</strong>cir lo que tengo que <strong>de</strong>cir a través <strong>de</strong> varias personas, que no por mi boca, o mi ecuanimidad ante la<br />

vida me hizo pensar que el teatro era la mejor manera en la que podía exponer mis i<strong>de</strong>as». Las repito<br />

porque creo que, a la vista <strong>de</strong> Imposible Sinaí , estas palabras adquieren una peculiar significación,<br />

también plural, que ayuda a compren<strong>de</strong>r la motivación, la intención y el sentido <strong>de</strong> la obra.<br />

En primer lugar, la relación que <strong>de</strong> esta forma se establece entre los poetas apócrifos y las personas<br />

(que no «personajes») teatrales aubianas viene a coincidir con la teoría pessoana <strong>de</strong>l heterónimo, en<br />

158


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

la que tal relación está expresamente formulada. En efecto, Fernando Pessoa, creador <strong>de</strong> múltiples<br />

apócrifos -algunos tan «reales» como Alberto Caeiro, Ricardo Reis o Álvaro <strong>de</strong> Campos, amén <strong>de</strong><br />

tantos otros <strong>de</strong> personalidad más borrosa- y teorizador <strong>de</strong>l fenómeno, afirma que frente a la obra<br />

seudónima, que «es <strong>de</strong>l autor en persona, salvo en el nombre que firma; la heterónima es <strong>de</strong>l autor<br />

fuera <strong>de</strong> su persona, es <strong>de</strong> una individualidad completa fabricada por el cómo lo serían las palabras<br />

<strong>de</strong> cualquier personaje <strong>de</strong> uno <strong>de</strong> sus dramas ». Y todavía va más allá, cuando insiste: «Estas<br />

individualida<strong>de</strong>s <strong>de</strong>ben ser consi<strong>de</strong>radas como distintas <strong>de</strong> su autor. Forma cada una <strong>de</strong> ellas una<br />

especie <strong>de</strong> drama; y todas ellas juntas forman otro drama» 239 . Eso es precisamente lo que suce<strong>de</strong> en<br />

Imposible Sinaí , ya que cada uno <strong>de</strong> los apartados resulta ser algo más que la conjunción literaria <strong>de</strong><br />

un nombre propio, una sucinta biografía y un texto más o menos poético; la biografía da corporeidad<br />

al nombre y el texto dota <strong>de</strong> sensibilidad a esa entidad corpórea previamente formada, <strong>de</strong> modo que el<br />

conjunto resultante es un drama individual; pero es que a<strong>de</strong>más -y tal como quería Pessoa- se produce<br />

una interacción entre ellos, interacción que los hace antagonistas en el drama <strong>de</strong> esos seis días y los<br />

hermana en los sentimientos y en la muerte.<br />

En segundo lugar había mencionado <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> su «ecuanimidad ante la vida» como justificación<br />

<strong>de</strong> su ten<strong>de</strong>ncia a expresarse a través <strong>de</strong> una pluralidad <strong>de</strong> voces. Da la impresión <strong>de</strong> que <strong>Aub</strong>, a estas<br />

alturas <strong>de</strong> la vida, visto lo visto y pasado lo pasado -y no olvi<strong>de</strong>mos que lo visto y lo pasado fueron<br />

guerras, campos <strong>de</strong> concentración y exilio, a<strong>de</strong>más <strong>de</strong> hambre, injusticia y sufrimiento- conviniese<br />

con Antonio Machado en que la objetividad sólo pue<strong>de</strong> lograrse mediante la combinación <strong>de</strong> diversas<br />

subjetivida<strong>de</strong>s. De modo que, con esta antología, <strong>Aub</strong> viene a suscribir, en la práctica literaria, las<br />

palabras con que don Antonio daba cuenta epistolar a Giménez Caballero <strong>de</strong> la creación <strong>de</strong>l apócrifo<br />

Pedro <strong>de</strong> Zúñiga: «esa nueva objetividad a que hoy se en<strong>de</strong>reza el arte [...] no pue<strong>de</strong> consistir en la<br />

lírica -ahora lo veo muy claro-, sino en la creación <strong>de</strong> nuevos poetas -no nuevas poesías-, que canten<br />

por sí mismos» 240 .<br />

239 FERNANDO PESSOA, Sobre Literatura y Arte , Traducción, selección y notas <strong>de</strong> N.<br />

Extremera , E. Nogueras y L. Trías, Madrid, Alianza, 1985, p. 13. El subrayado es mío.<br />

240 ANTONIO MACHADO, II. Prosas Completas , Edición crítica <strong>de</strong> O. Macrí con la colab.<br />

<strong>de</strong> G. Chiappini, Madrid, Espasa Calpe / Fundación Antonio Machado, 1988, p. 1759. Sobre los<br />

apócrifos machadianos ya me he ocupado en un trabajo anterior. Véase PILAR MORALEDA,<br />

Antonio Machado, apócrifo <strong>de</strong> Antonio Machado en Antonio Machado, hoy , coord. J. Urrutia, Sevilla,<br />

Alfar, 1990, t. I, pp. 305-316.<br />

159


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

En fin, <strong>Aub</strong> confiesa abiertamente que se sirve <strong>de</strong>l teatro para «exponer [sus] i<strong>de</strong>as»; que utiliza<br />

a otras personas para <strong>de</strong>cir, a través <strong>de</strong> ellas «lo que tiene que <strong>de</strong>cir». Pues bien, como hemos visto,<br />

esos falsos muertos <strong>de</strong> la guerra <strong>de</strong> los seis días son la voz viva y palpitante <strong>de</strong> <strong>Aub</strong>; a través <strong>de</strong> ellos,<br />

<strong>de</strong> sus dramas individuales y <strong>de</strong> la interacción que los engloba en el drama colectivo, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> nos<br />

grita su verdad. Esa verdad que, como en su narrativa y su teatro, es compromiso y <strong>de</strong>nuncia, sí; pero<br />

en la que también apunta el <strong>de</strong>seo <strong>de</strong> que ese Sinaí en paz -o ese Sarajevo- <strong>de</strong>je <strong>de</strong> ser imposible algún<br />

día, cuando el mundo entero lance un No rotundo a los sectarismos y <strong>de</strong>jemos, todos nosotros, <strong>de</strong><br />

Morir por cerrar los ojos .<br />

160


I falsi scoop <strong>de</strong> El correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s<br />

Salvatore Casillo<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

161


La produzione di notizie difatti mai accaduti<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Marshall McLuhan, in uno <strong>de</strong>i suoi lavori più famosi, sottolinea che il primo giornale americano,<br />

pubblicato a Boston, il 25 settembre <strong>de</strong>l 1690, da Benjamin Harris, recava un'indicazione<br />

estremamente preziosa per chi, ai nostri giorni, voglia compren<strong>de</strong>re le vicen<strong>de</strong> ed i percorsi di questo<br />

mezzo di comunicazione. Il «periodico», si leggeva nella sua prima pagina, sarebbe stato «distribuito<br />

una volta al mese (o più spesso se vi sarà abbondanza di avvenimenti)». Per lo studioso cana<strong>de</strong>se<br />

«Niente avrebbe potuto esprimere più chiaramente l'i<strong>de</strong>a che la notizia era qualcosa al di fuori ed al di<br />

là <strong>de</strong>l giornale. In queste condizioni di consapevolezza rudimentale una <strong>de</strong>lle maggiori funzioni <strong>de</strong>l<br />

giornale consisteva nel correggere le voci ed i resoconti orali, allo stesso modo in cui un dizionario<br />

fornisce l'ortografia e le <strong>de</strong>finizioni «corrette» di parole già esistenti. Ma ben presto i giornali<br />

incominciarono a capire che non dovevano soltanto riferire le notizie ma raccoglierle, e addirittura,<br />

fabbricarle. Tutto ciò che entrava nel giornale era notizia. Il resto non lo era» 241 . In conseguenza<br />

di ciò, il «fare notizia sul giornale» segnala, ambiguamente, sia l' essere notizia , che il processo<br />

che porta alla sua produzione , «un mondo d'azioni e insieme di finzioni» e non appena quanti<br />

si sono trovati a disporre, come proprietari, come influenti orientatorio, più semplicemente, come<br />

operatori di questo medium, si sono accorti che «la presentazione <strong>de</strong>lle notizie non era una ripetizione<br />

e un resoconto <strong>de</strong>gli avvenimenti ma una loro causa diretta, incominciarono ad acca<strong>de</strong>re molte cose»<br />

242 . Non solo, infatti, come sottolinea McLuhan, le «inserzioni e le campagne pubblicitarie» (intese<br />

nelle più ampie accezioni) hanno fatto irruzione in prima pagina come articoli sensazionali e non<br />

solo le esigenze, i bisogni, le mire e gli obiettivi di chi «fa» il giornale hanno trovato modo di essere<br />

proposti come patrimoni e <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ri di coloro che leggono il giornale, ma anche i sogni e gli incubi,<br />

le fantasticherie ed i timori, <strong>de</strong>l cronista e/o <strong>de</strong>l lettore -modificandosi il senso <strong>de</strong>lla connessione tra<br />

l'evento e la notizia di esso- hanno avuto la possibilità di tradursi in titolazioni straordinarie ed in<br />

notizie sconvolgenti.<br />

Con tutto il rispetto per quanti, «facendo un giornale», hanno ritenuto o ritengono -sinceramente-<br />

di rispon<strong>de</strong>re positivamente con il loro prodotto ad un dovere di informazione da essi assunto nei<br />

confronti <strong>de</strong>lla pubblica opinione, e senza dubbio molto agevole, soprattutto dall'inizio di questo<br />

secolo, leggere gran parte <strong>de</strong>lla storia <strong>de</strong>l «prodotto giornale» come la storia <strong>de</strong>lla enorme varietà di<br />

241 M. McLUHAN, Gli strumenti <strong>de</strong>l comunicare , Milano, Il Saggiatore, 1967, p. 226.<br />

242 Ivi , p. 227.<br />

162


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

modulazioni e di miscelazioni che possono essere ottenute in una redazione muovendo dai tre ordini<br />

di ingredienti appena accennati.<br />

Presso la totalità <strong>de</strong>gli esemplari di questo particolare «prodotto», in alcuni momenti risulterà,<br />

pertanto, che ha avuto un ruolo <strong>de</strong>terminante e primario l'intento <strong>de</strong>lla promozione di taluni interessi<br />

economici, in altri momenti quello <strong>de</strong>ll'affermazione di questo o quell'insieme di valori connessi<br />

all'esigenza di far proce<strong>de</strong>re o rafforzare una particolare visione <strong>de</strong>l mondo. In altre occasioni, invece,<br />

emergerà che uno spazio ampio é stato occupato dal fantastico, evi<strong>de</strong>ntemente, adattato e tradotto in<br />

cronaca di un avvenimento.<br />

Con ciò, non si vuole necessariamente affermare che la storia <strong>de</strong>l «prodotto giornale» sia una storia<br />

di inganni; essa è la storia di varie modalità di effettuazione <strong>de</strong>lla «produzione di notizie» che hanno<br />

avuto e che possono intrattenere differenti relazioni tanto con fatti effettivamente avvenuti, tanto<br />

con eventi ipotizzati o non verificati dal produttore <strong>de</strong>lla notizia giornalistica, tanto con accadimenti<br />

completamente fantasticati.<br />

Rinviando ad altra occasione le complesse riflessioni nelle quali non ci si può non ad<strong>de</strong>ntrare se si<br />

sofferma l'attenzione sul rapporto tra le notizie fabbricate dal giornale ed i fatti realmente accaduti,<br />

può essere utile, in questa se<strong>de</strong>, pren<strong>de</strong>re rapidamente in consi<strong>de</strong>razione alcuni <strong>de</strong>gli elementi che<br />

possono più nettamente caratterizzare le situazioni nelle quali eventi mai avvenuti divengono notizie.<br />

In particolare, vale la pena inquadrare la fabbricazione di notizie costituite da questo genere di<br />

materia prima alla luce di due coppie di elementi: da un lato, la volontarietà o la non volontarietà <strong>de</strong>lla<br />

operazione di <strong>de</strong>formazione <strong>de</strong>lla realtà che la notizia prodotta comporta per coloro che l'acquisiscono<br />

e, dall'altro lato, la presenza o meno di un vantaggi o connesso a tale <strong>de</strong>formazione <strong>de</strong>lla realtà per<br />

chi effettua la produzione in questione.<br />

Dall'incrocio <strong>de</strong>lle due diadi scaturiscono quattro diversi tipi di uno <strong>de</strong>gli insiemi <strong>de</strong>lle notizie<br />

fabbricate dai giornali, concernenti fatti non accaduti:<br />

a) notizie nelle quali la <strong>de</strong>formazione <strong>de</strong>lla realtà non è connessa né all'intento di dispensare dati<br />

o indicazioni non veritiere né a quello di acquisire o fornire <strong>de</strong>liberatamente ad altri, attraverso una<br />

comunicazione fuorviante, un qualche vantaggio. È il caso <strong>de</strong>gli infortuni giornalistici o di quelle che<br />

gli ad<strong>de</strong>tti ai lavori, non troppo elegantemente, chiamano «bufale»;<br />

163


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

b) notizie nelle quali l'involontaria <strong>de</strong>formazione <strong>de</strong>lla realtà si traduce in una fortuita possibilità<br />

di sfruttare la situazione da parte tanto di chi fabbrica la notizia che di altri. Si tratta, quindi, di<br />

«errori vantaggiosi», di favorevoli ed occasionali «cortocircuiti» che, sebbene rari, non sono, tuttavia,<br />

impossibili, mentre certamente più frequenti -ma in questo contesto non è opportuno soffermare su<br />

di esse l'attenzione- so no alcune situazioni nelle quali, anche se il meccanismo che opera è <strong>de</strong>llo<br />

stesso genere, invece di un involontario vantaggio per qualcuno, l'esito <strong>de</strong>lle notizie e costituito da<br />

penalizzazioni e da danni più o meno generalizzati, come può acca<strong>de</strong>re, ad esempio, in occasione<br />

<strong>de</strong>llo scatenarsi di alcuni tipi di panico 243 in conseguenza <strong>de</strong>lla diffusione di alcune notizie, anche<br />

se non solo ad opera <strong>de</strong>i giornali;<br />

c) notizie prodotte con il preciso scopo di porre fuori strada coloro che in base ad esse <strong>de</strong>finiscono<br />

i propri comportamenti e le proprie strategie e favorire, così, altri soggetti più o meno collegati al<br />

giornale che le ha fabbricate. È questo il meccanismo <strong>de</strong>lla produzione <strong>de</strong>l falso finalizzato all'<br />

inganno 244 , un genere di falso che, il più <strong>de</strong>lle volte, poi, costituisce una <strong>de</strong>lle possibili modalità<br />

con le quali nel giornale prendono consistenza sia la promozione/affermazione di alcuni interessi<br />

economici che quella connessa a obiettivi di altra natura;<br />

d) notizie prodotte senza alcuna volontà di trarre da esse vantaggi di alcun genere ma, proprio per<br />

questo, fabbricate sotto il segno di una sfida connessa con lo sforzo di coniugare il piacere <strong>de</strong>l gioco,<br />

anche in qualche modo competitivo, con l'impegno a rispettare le sue regole di gioco . Una «azione<br />

libera», per dirla con Huizinga, «azione a cui in sé non è congiunto alcun interesse materiale, da cui non<br />

proviene vantaggio, che si compie entro un tempo e uno spazio <strong>de</strong>finiti» 245 , ma spesso anche «azione<br />

liberatoria», nella misura in cui direttamente o indirettamente, consapevolmente o meno, bilancia ed<br />

addirittura può ren<strong>de</strong>re evi<strong>de</strong>nti nella loro natura -e quindi, almeno in parte, prive di conseguenze-<br />

molte <strong>de</strong>lle operazioni di falsificazione e di inganno condotte mediante i giornali.<br />

243 Si vedano in proposito i capitoli <strong>de</strong>dicati al «panico» ed al «craze» nella classica opera di N. J.<br />

SMELSER, Il comportamento collettivo , Firenze, Sansoni, 1968.<br />

244 J. B. BOWYEB, La meravigliosa arte <strong>de</strong>ll'inganno , Milano, Sugarco Edizioni, 1982, p. 51.<br />

245 J. HUIZINGA, Homo lu<strong>de</strong>ns , Torino, Einaudi, 1963, p. 34.<br />

164


I falsi scoop<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

«El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» - «Periodico Conservador» - fondato, fabbricato , nelle notizie e nella<br />

sua materialità di pubblicazione a stampa, nonché diffuso, da <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, non è un vero giornale,<br />

ma non è neppure un falso periodico (visto che il suo creatore lo inviò annualmente, sia pure con<br />

qualche interruzione, ai suoi amici, dal 1959 al 1968, in guisa di affettuoso ed intelligente augurio<br />

di buon anno) e soprattutto -come si tenterà in queste note di evi<strong>de</strong>nziare- non è una pubblicazione<br />

di carattere conservatore, in relazione alla visione <strong>de</strong>l mondo che la perva<strong>de</strong>, tuttavia costituisce una<br />

manifestazione <strong>de</strong>ll'esigenza di conservare e di fen<strong>de</strong>re capacità critica ed ironia, rispetto ad un mondo<br />

che sembra volerle relegare in territori secondari dai confini sempre più angusti.<br />

Del suo periodico <strong>Aub</strong> fabbricò nove numeri 246 (non si sa bene in quanti esemplari) e l'aspetto<br />

di ognuno, sia per la impostazione grafica <strong>de</strong>l foglio, sia per il linguaggio gridato <strong>de</strong>i titoli in esso<br />

contenuti, fa si che si presenti no tutti come una sorta di « edición extraordinaria » -stampata per<br />

un « acontecimiento extraordinario »- che annuncia la presenza nell'interno <strong>de</strong>l giornale (ma «El<br />

Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» è costituito soltanto da un foglio, la cui seconda facciata è riservata quasi sempre<br />

esclusivamente agli auguri di buon anno di <strong>Aub</strong> 247 ed una scherzosa frase di accompagnamento <strong>de</strong>l<br />

giornale 248 ) di una molteplicità di conseguenze <strong>de</strong>ll'avvenimento eccezionale che viene annunciato<br />

a tutta pagina ed un ampio arco di commenti e di punti di vista su di esso espressi da alcuni attori <strong>de</strong>lla<br />

246 Il primo numero apparve il 31 dicembre <strong>de</strong>l 1959, poi dopo un breve silenzio, nel 1962, venne<br />

realizzato ogni anno -con un « suplemento <strong>de</strong> última hora » nel 1963 ed una edizione straordinaria<br />

nel giugno <strong>de</strong>l 1967 in occasione <strong>de</strong>l la Guerra <strong>de</strong>i Sei Giorni- sino al 1968, anno che, forse, non è<br />

stato scelto casualmente per conclu<strong>de</strong>re la vita <strong>de</strong>l periodico conservatore . Nel 1971, inoltre, ai suoi<br />

amici <strong>Aub</strong> inviò come « Número extraordinario » di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» il falso discorso <strong>de</strong>lla<br />

sua falsa nomina nell'Aca<strong>de</strong>mia Española, ma questo testo e la falsa risposta ad esso attribuita a Juan<br />

Chabás y Martí, rientrano in un'ottica diversa rispetto a quella che caratterizza gli altri numeri <strong>de</strong>l «<br />

periódico » che, nell'occasione, si pone davvero solo come uno strumento a cui affidare l'invio <strong>de</strong>gli<br />

scritti in questione.<br />

247 L'unica eccezione è costituita dai numeri quattro e cinque che sembrano necessitare di un<br />

prolungamento <strong>de</strong>lla prima (ed unica) pagina.<br />

248 «<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> le invia La Verità (niente altro che la verità) il suo ultimo racconto <strong>de</strong>l...».<br />

165


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

scena mondiale il cui ruolo, anche in relazione alla logica costruita dai mass media, non consente loro<br />

di essere esentati dal manifestare un giudizio.<br />

Sono, dunque, nove le notizie straordinarie prodotte da «El Correo», di esse alcune suonano come<br />

annunci sconvolgenti, altre, a tutta prima, evi<strong>de</strong>nziano una inferiore capacità di suscitare emozioni,<br />

alcune sono dotate di una «confezione» più verosimile, altre appaiono poco vicine all'universo <strong>de</strong>l<br />

quotidiano <strong>de</strong>ll'uomo <strong>de</strong>lla strada (all'anonimo e mitico interlocutore privilegiato di ogni giornale),<br />

alcune catturano per le appassionanti implicazioni che sembrano avere per il <strong>de</strong>stino di ognuno,<br />

altre (anche se, forse, soltanto in un caso), dopo le prime battute, rapidamente perdono interesse.<br />

Tutte, comunque, hanno in comune un elemento fondamentale: sono «notizie esclusive» di «El<br />

Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s», ma avrebbero potuto (ed ancor più, oggi, potrebbero) essere esemplari perfetti<br />

<strong>de</strong>ll'esercizio <strong>de</strong>gli scoop sensazionali che i tanti giornali che si contendono l'universo <strong>de</strong>i lettori<br />

offrono a questi con ca<strong>de</strong>nza giornaliera.<br />

Il primo di questi scoop è, come si <strong>de</strong>tto, <strong>de</strong>l capodanno <strong>de</strong>l 1959. L'annuncio sconvolgente,<br />

trasmesso da un inviato speciale nella Via Lattea, è che «LA TERRA È UN SATELLITE<br />

ARTIFICIALE»!<br />

Dopo trentasei mesi, il secondo numero di «El Correo», evi<strong>de</strong>nziando una continuità i<strong>de</strong>ale con<br />

la «scoperta» prece<strong>de</strong>ntemente segnalata, propone un nuovo avvenimento di portata... universale. A<br />

causa, infatti, di «una leggera ed imprevista <strong>de</strong>viazione di (appena) 400 milioni di chilometri che lo<br />

ha portato verso un satellite ancora in ombra», un astronauta cinese, in 78 giorni ha effettuato un<br />

percorso a ritroso nel tempo ed ha avuto modo di inaugurare una via che comporta la possibilità «Dalla<br />

prossima settimana» <strong>de</strong>l «PARADISO APERTO A TUTTI».<br />

Il 1963, che e l'anno nel quale, con la data <strong>de</strong>l 31 dicembre vengono stampati il numero tre ed<br />

il numero tre bis (come supplemento <strong>de</strong>ll'ultim'ora) e la gran<strong>de</strong> notizia che merita tanto onore -pur<br />

collegandosi in qualche modo alle vicen<strong>de</strong> connesse alla conquista <strong>de</strong>llo spazio- svela un nuovo<br />

arcano: in relazione al tempo (si badi bene) « vivíamos al contrario », infatti, spara il primo titolo<br />

principale «IL FUTURO È IL PASSATO. Il nostro passato è oggi», per cui «tra 1.600 billioni di secoli<br />

evolveremo sino alla cellula originale». La conseguenza di questa scoperta che, contemporaneamente,<br />

assume anche il ruolo di una sua conferma, e merita, con ciò, un supplemento di «El Correo» è<br />

costituita dal fatto che (limitatamente al tempo ed al modo con cui ci vediamo allo specchio) «La<br />

sinistra è la <strong>de</strong>stra è la <strong>de</strong>stra la sinistra», ma, precisa il giornale, il problema è in via di soluzione dal<br />

momento che «Nuovi specchi corretti saranno posti in vendita sin dal mese prossimo».<br />

166


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Ancora il tempo è un elemento centrale nel numero quattro, relativo al 1964, <strong>de</strong>l «Periódico<br />

Conservador» di <strong>Aub</strong>, benché la notizia che colpisce in prima battuta sia che «NON SIAMO FIGLI<br />

DEI NOSTRI PADRI». Spiegandoci che attualmente «accadono troppe cose per permettercelo», la<br />

notizia si completa con l'affermazione, dotata <strong>de</strong>lla stessa evi<strong>de</strong>nza grafica data a quella relativa alla<br />

nostra condizione di figli di genitori ignoti , che «PRIMA C'ERA TEMPO, ORA NO». Il tono<br />

scandalistico <strong>de</strong>lla titolazione di prima presentazione (evi<strong>de</strong>nziato anche dalla scelta di usare per essa<br />

le lettere rosse) scompare nel momento in cui si scorrono gli altri titoli <strong>de</strong>lla pagina. Il tempo che<br />

manca non e quello che si riferisce alla possibilità di aver un rapporto sessuale da cui può essere<br />

generato un figlio, ma al fatto che se, come l'energia, «il tempo è discontinuo esistono momenti in cui<br />

non c'e tempo» con tutto ciò che ne consegue anche sul terreno <strong>de</strong>l rapporto tra generati e generatori.<br />

Per il numero <strong>de</strong>l 1965 la notizia strabiliante è che «OGNI GIORNO SIAMO MENO». «Tutti<br />

i <strong>de</strong>mografi e le statistiche mentono». Una lunga dimostrazione a base di numeri che crescono a<br />

dismisura andando a ritroso nel tempo sulla base di un procedimento storicomatematico infernale: per<br />

chi è nato (come <strong>Aub</strong>) nel 1903 si evi<strong>de</strong>nzia, infatti, sul foglio, che i suoi genitori, nel 1880, erano<br />

due, i loro genitori, nel 1850, quattro, i suoi bisnonni, nel 1825, otto e così via fino all'anno uno <strong>de</strong>lla<br />

vita sulla Terra allorquando, con meticolosa precisione, si afferma nella seconda pagina <strong>de</strong>l giornale,<br />

pervaso di calcoli in entrambe le facciate, gli abitanti furono 75.554.663.592.220.883.419.136.<br />

Ispirato da quella che è passata alla storia come la Guerra <strong>de</strong>i Sei giorni, durata dal 5 al 10 giugno <strong>de</strong>l<br />

1967 e che consenti al governo di Israele di «annettere» Gerusalemme, «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» esce,<br />

con la data <strong>de</strong>l 15 luglio, in edizione straordinaria annunciando «LA SOLUZIONE DEL CONFLITTO<br />

ARABO ISRAELIANO». Una soluzione, si evince dal pirotecnico susseguirsi di nomi di governanti,<br />

di popoli <strong>de</strong>l Mediterraneo e di località <strong>de</strong>lla Spagna, che si sostanzia in un ritorno <strong>de</strong>i discen<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>i<br />

moriscos e <strong>de</strong>i marranos nella penisola iberica ed in una riassegnazione e riorganizzazione <strong>de</strong>gli<br />

assetti etnico-politici <strong>de</strong>i suoi territori.<br />

I due ultimi numeri <strong>de</strong>l giornale, infine, pur portando all'attenzione <strong>de</strong>l lettore due questioni diverse,<br />

un «terribile equivoco», nel 1967, ed una «informazione sbagliata», nel 1968, sono carichi, per quel<br />

che riguarda le conseguenze che comportano, di un i<strong>de</strong>ntico sentimento di sgomento. Nel primo caso la<br />

rivelazione che ci viene da «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» e che «GLI UOMINI NON ERANO DESTINATI<br />

ALLA TERRA» e che, quindi, a causa di un errore avvenuto in una non meglio precisata centrale<br />

di distribuzione furono <strong>de</strong>posti su questo pianeta. Da ciò l'interrogativo drammatico: «Che cosa ci<br />

stiamo facendo qui?».<br />

167


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Nel secondo caso lo scoop <strong>de</strong>l giornale riguarda il fatto che finalmente «Sappiamo perché fummo<br />

abbandonati». La ragione, stando alle dichiarazioni di un esponente <strong>de</strong>lla Commissione relativa<br />

alle Attività Antiamericane, dotato di un nome che non consente equivoci circa la sua i<strong>de</strong>ntità<br />

-'inconfondibilissimo (!) senatore Smith-, è che «DIO CREÒ LA TERRA A CAUSA DI UNA<br />

INFORMAZIONE SBAGLIATA DELLA C.I.A.».<br />

168


Oltre il gioco <strong>de</strong>l falso giornale<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

I grandi titoli <strong>de</strong>lle strabilianti notizie gridate <strong>de</strong>lla prima (e unica) pagina <strong>de</strong>i vari numeri <strong>de</strong>l<br />

giornale di <strong>Aub</strong> sono circondati, dunque, specificati, ed impreziositi da una folla e da un coro di<br />

altri titoli, più piccoli in quanto al corpo <strong>de</strong>lle lettere con cui sono scritti, ma non per questo meno<br />

sconvolgenti, concernenti implicazioni e commenti <strong>de</strong>gli eventi annunciati i quali, per il modo in cui<br />

sono formulati, accostati ed intrecciati gli uni con gli altri, lasciano inten<strong>de</strong>re che nelle inesistenti<br />

pagine interne siano contenuti <strong>de</strong>nsi e particolareggiati articoli capaci di fornire il lettore di nuovi e<br />

<strong>de</strong>cisivi strumenti di conoscenza <strong>de</strong>lla realtà che lo circonda.<br />

«La pura e semplice raccolta di notizie [che appaiono sulla prima pagina di un giornale] di<br />

tutto il mondo ha creato un nuovo atteggiamento mentale che poco ha a che ve<strong>de</strong>re con l'opinione<br />

politica locale e nazionale. Di conseguenza perfino la frequente assurdità sensazionalistica e la non<br />

attendibilità <strong>de</strong>lle notizie non possono annullare l'effetto totale, che è indurre un senso profondo di<br />

solidarietà umana» 249 . Sulla scorta di questo particolare effetto, dunque, se «agli occhi di un lettore<br />

attento la prima pagina di un giornale è un caos superficiale che può portare la mente a partecipare ad<br />

armonie cosmiche di un ordine molto alto» 250 , quest'ultimo può benissimo essere costruito anche,<br />

da un lato, con il massiccio ricorso a titoli e notizie che altro non sono se non «bufale», errori oppure<br />

falsi finalizzati all' inganno , dall'altro lato -così come ha fatto <strong>Aub</strong> con «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s»-<br />

con titoli di notizie che si pongono, innanzitutto, come espressioni di puro gioco.<br />

Alcuni tipi di gioco richiedono, più di altri, livelli elevati di perfezione organizzativa, allo stesso<br />

modo, anche alcuni giocatori sono, più di altri, stimolati dal piacere di disporre o di attivare strumenti<br />

necessari al gioco di ricercato grado di raffinatezza e sofisticazione, per cui se, per qualcuno, il gioco<br />

inizia solo dopo l'ultimazione di insopprimibili ed opprimenti a<strong>de</strong>mpimenti organizzativi, per qualche<br />

altro, proce<strong>de</strong>re a tali a<strong>de</strong>mpimenti è già gioco.<br />

Il «gioco <strong>de</strong>l falso giornale», per poter essere fatto e ripetuto nel tempo con successo, rientra, senza<br />

dubbio, tra i giochi che richiedono (in tutti i sensi) notevole impegno organizzativo e, da parte sua,<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, benché dia vita a «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» per giocare con persone ed intelligenze a lui<br />

249 M. McLUHAN, La sposa meccanica , Milano, Sugarco Edizioni, 1984, pp. 17-18.<br />

250 Ivi , p. 18.<br />

169


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

care, costituisce la chiara testimonianza <strong>de</strong>l fatto che l'opera di costruzione <strong>de</strong>llo strumento perfetto<br />

con cui giocare che egli realizza ogni anno è già per lui una notevole parte <strong>de</strong>l gioco.<br />

Le condizioni necessarie per dar vita al «gioco <strong>de</strong>l falso giornale» in forma non estemporanea o<br />

casuale ed il modo con cui <strong>Aub</strong> -per tutto il <strong>de</strong>cennio in cui dà continuità al suo periodico conservatore-<br />

interpreta «il giocare» costituiscono, quindi, due elementi <strong>de</strong>cisivi che spiegano l'assenza di cadute<br />

<strong>de</strong>lla godibilità di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» e la sua straordinaria capacità di <strong>de</strong>stare sorpresa e<br />

curiosità in relazione al susseguir si <strong>de</strong>i titoli che indicano le conseguenze mirabolanti ed i commenti<br />

sconcertanti che discendono dall'avvenimento eccezionale a cui la prima pagina è <strong>de</strong>dicata.<br />

Le vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla politica internazionale ed i suoi protagonisti -da Mao all'O.N.U.- sono accostati<br />

senza grandi stridori a sconvolgenti problemi posti da fantascientifiche e casuali conquiste di<br />

astronauti cinesi. Il Vaticano e l'URSS non perdono l'occasione per pronunciarsi, mentre le teorie<br />

di Zenone fanno il paio con le dichiarazioni di anonimi «saggi gabonesi» e <strong>de</strong>l «sadico sabbatico».<br />

Annunci di imminenti immissioni sul mercato di specchi che invertono la <strong>de</strong>stra con la sinistra si<br />

incrociano con le previsioni di cali di produzione che attendono il settore <strong>de</strong>ll'auto in ragione <strong>de</strong>lla<br />

scoperta <strong>de</strong>lla possibilità di andare in Paradiso da vivi. L'illegalità teorica di tutti i governi e l'allarme<br />

in borsa si manifestano alla luce di stringenti ipotesi teoriche che spiegano il perché non siamo figli<br />

<strong>de</strong>i nostri padri, tant'è che qualcuno può, senza problemi, ven<strong>de</strong>re come schiava la propria madre<br />

(morta o viva che sia).<br />

Nei nove numeri di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» ribolle una enorme quantità di titoli/notizie, un<br />

campionario smisurato di casi, di vicen<strong>de</strong>, di attori, di questioni, di patologie, di commistioni tra varie<br />

logiche e tra il logico e l'illogico, un campionario, insomma, che altro non è se non una fetta <strong>de</strong>nsissima<br />

<strong>de</strong>ll'universo di cui è costituita la nostra quotidianità.<br />

Se il modo con il quale, in generale, la pagina <strong>de</strong>l giornale si pone oramai da tempo di fronte<br />

agli occhi ed al pensiero <strong>de</strong>l suo fruitore come veicolo attraverso cui ha luogo una sorta di<br />

omogeneizzazione che può anche ren<strong>de</strong>re compatibile l'incompatibile, vero il falso, fatto un'ipotesi<br />

improbabile, le nove pagine di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» rappresentano senza dubbio la soglia, il<br />

momento limite che non <strong>de</strong>ve essere superato senza correre il rischio di far fallire il tentativo di ren<strong>de</strong>re<br />

credibile l'incredibile e di travestire la menzogna da verità. <strong>Aub</strong> sfonda in più occasioni con i suoi<br />

scoop la barriera <strong>de</strong>l plausibile e si lancia, attraverso le edizioni straordinarie <strong>de</strong>l suo giornale, nella<br />

produzione di falsi assurdi .<br />

170


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Il raffinato produttore di credibilissime false confessioni di falsi omicidi ( Delitti esemplari ),<br />

l'accurato estensore di una magistrale biografia di un inesistente testimone <strong>de</strong>l più gran<strong>de</strong> movimento<br />

artistico <strong>de</strong>l secolo ( Jusep Torres Campalans ), l'i<strong>de</strong>atore di apocrifi letterari che alcuni <strong>de</strong>gli autori<br />

falsificati avrebbero volentieri riconosciuto e firmato come propri ( Antología traducida ), <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

«giocando alla fabbricazione di un falso giornale» -pur dimostrando chiaramente di posse<strong>de</strong>re tutti<br />

i segreti necessari per realizzare <strong>de</strong>i falsi perfetti- calca la mano, ecce<strong>de</strong>, passa dalla possibilità di<br />

manipolare con successo l'improbabile allo smercio smaccato <strong>de</strong>ll'impossibile.<br />

Dopo qualche attimo di perplessità qualsiasi lettore di «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» -anche colui che<br />

non è mai appartenuto alla cerchia <strong>de</strong>gli amici di <strong>Aub</strong> ma che ha la possibilità di leggerne i titoli,<br />

magari a qualche <strong>de</strong>cina di anni di distanza dalla stampa di quei nove numeri -non può che accorgersi,<br />

infatti, non senza compiacimento per la propria abilità, di avere a che fare con un «falso giornale».<br />

Già, se non fosse per qualche eccessiva esagerazione, per qualche particolare di sconcertante<br />

originalità, le edizioni straordinarie imitate da «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s» sarebbero <strong>de</strong>i falsi perfetti di<br />

un qualsiasi quotidiano che annuncia, gridando , il suo gran<strong>de</strong> o piccolo scoop. Ma il «gioco <strong>de</strong>l falso<br />

giornale» di <strong>Aub</strong> è incentrato sulla possibilità di fare un falso giornale perfetto oppure su quella di<br />

realizzare un falso giornale che possa essere i<strong>de</strong>ntificato come tale e, quindi, nella riuscita opera di<br />

smascheramento di un falso produrre compiacimento in chi non si è lasciato trarre in inganno?<br />

Le doti di «creativo falsario» di <strong>Aub</strong> -lo si è appena segnalato- sono così eccelse che non è<br />

possibile avere dubbi: se lo avesse voluto, il suo periodico sarebbe stato un giornale pieno di falsi non<br />

smascherabili. Ha scelto, invece, di far scoprire ai suoi lettori la falsità <strong>de</strong>i suoi scoop.<br />

Non risulta che egli abbia esplicitamente affermato di avere effettuato questo tipo di scelta<br />

né, quindi, che abbia fornito indicazioni in merito alle ragioni che l'hanno sostenuta. Tuttavia,<br />

per le peculiarità <strong>de</strong>lla sua vicenda umana, intellettuale, politica può non essere troppo azzardato<br />

collegare la produzione di questo falso non troppo difficile da scoprire, con alcuni elementi presenti e<br />

particolarmente attivi nel gran<strong>de</strong> cal<strong>de</strong>rone <strong>de</strong>lla vicenda che si dipanava negli anni nei quali ha dato<br />

vita a «El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s».<br />

Una vicenda nella quale la fiducia nella imparzialità, nella superiore razionalità <strong>de</strong>lla scienza e<br />

nell'efficacia <strong>de</strong>lle sue acquisizioni ha prodotto attese enormi in relazione alla possibilità di aggredire<br />

antichi e nuovi problemi di un'umanità che ha dichiarato di volere bandire la guerra, <strong>de</strong>bellare la fame<br />

ed il sottosviluppo, il razzismo ed il pregiudizio ed invece è sempre più alle prese con nuovi gravi<br />

171


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

conflitti di ogni natura. La scienza, per un verso, è sempre più fantascienza (ed i suoi ad<strong>de</strong>tti ai lavori<br />

non esitano a barare e falsificare pur di acquisire potere e risorse 251 ), per un altro verso si è tradotta in<br />

illusione tecnocratica 252 e prepara l'avvento <strong>de</strong>l «tecnopolio», di una «condizione culturale e mentale<br />

-cioè- di <strong>de</strong>ificazione <strong>de</strong>lla tecnologia» 253 . Una vicenda nella quale la politica e la società si sono<br />

fatte spettacolo e, per dirla con Debord, «lo spettacolo non consiste di un insieme di immagini, ma<br />

di un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini» 254 mentre il mondo è un mondo oramai<br />

ribaltato , nel quale «il vero è un momento <strong>de</strong>l falso» 255 .<br />

Una vicenda nella quale «è la parola che ordina, ed organizza, che induce le persone a fare, a<br />

comperare, ad accettare» 256 , ed il linguaggio -nel quale il concetto si abbrevia in immagini fisse,<br />

si generano di continuo formule autovalidantisi di carattere ipnotico, le contraddizioni <strong>de</strong>lla realtà si<br />

annullano senza lasciare traccia e le persone e le cose si i<strong>de</strong>ntificano con le loro funzioni- il linguaggio<br />

«non dimostra e non spiega bensì comunica <strong>de</strong>cisioni, <strong>de</strong>ttati, comandi» 257 , unisce sfere di vita un<br />

tempo antagonistiche trasformando le falsità in verità 258 .<br />

Se, in questo scenario, nel paese che viene celebrato per le sue libertà e per le qualità <strong>de</strong>lla sua<br />

stampa, un quotidiano come il «New York Times» nel 1960 (l'anno dopo l'uscita <strong>de</strong>l primo numero di<br />

«El Correo <strong>de</strong> Eucli<strong>de</strong>s») poteva sparare titoli ed annunci come «I LAVORATORI DESIDERANO<br />

ARMONIA TRA I MISSILI» e «RIFUGIO DI LUSSO CONTRO LA CADUTA DEI RESIDUI<br />

251 Si vedano in proposito le grandi frodi e le bugie di quegli anni documentate dai lavori di A.<br />

KOHN, Falsi profeti. Inganni ed errori nella scienza , Bologna, Zanichelli, 1991 e F. D1 TROCCHIO,<br />

Le bugie <strong>de</strong>lla scienza , Milano, A. Mondadori, 1993.<br />

252 F. FERRAROTTI, La sociologia come partecipazione ed altri saggi , Torino, Taylor, 1961, pp.<br />

33-47.<br />

253 N. POSTMAN, Tecnology , Torino, Bollati Boringhieri, 1992, p. 70.<br />

254 G. DEBOBD, La società <strong>de</strong>llo spettacolo , Bari, De Donato, 1968, p. 8.<br />

255 Ivi , p. 10.<br />

256 H. MARCUSE, L'uomo a una dimensione. L'i<strong>de</strong>ologia <strong>de</strong>lla società industriale avanzata ,<br />

Torino, Einaudi, 1967, p. 104.<br />

257 Ivi , p. 119.<br />

258 Ivi , p. 115.<br />

172


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

RADIOATTIVI», <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> «doveva» dare alle sue edizioni straordinarie titoli come «LA TERRA È<br />

UN SATELLITE ARTIFICIALE» e «DIO CREÒ LA TERRA PER UNA FALSA INFORMAZIONE<br />

DELLA C.I.A.».<br />

«Doveva farlo» perché il gioco che aveva intrapreso, certamente, non era solo quello di fabbricare<br />

un falso giornale.<br />

173


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Esercizi apocrifi: Antología traducida di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (un i<strong>de</strong>ale<br />

omaggio a Borges)<br />

Antonella Cancellier<br />

A Letizia Atzeni, perché ancora non ci siamo abituati alla sua assenza. Con tristezza e rimpianto.<br />

È a partire dalla Historia universal <strong>de</strong> la infamia , pubblicata nel 1935, che Jorge Luis Borges<br />

entra nel gioco di riferimenti apocrifi. A proposito di questa sua raccolta egli dichiara apertamente<br />

che si tratta <strong>de</strong>ll'«irresponsable juego <strong>de</strong> un tímido que no se animó a escribir cuentos y se distrajo en<br />

falsear [...] ajenas historias» 259 . Procedimento analogo risulta, in Antología traducida , quello di<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> 260 , poeta frustrato e privo <strong>de</strong>l «menor sentido <strong>de</strong> la música» (p. 7), che in veste di curatore<br />

presenta e «traduce» testi mai scritti attribuibili a sessantanove poeti minori.<br />

Oltre ai testi «tradotti» quindi l' Antología traducida inclu<strong>de</strong> una Nota preliminar (pp. 7-9) e <strong>de</strong>lle<br />

note biografiche introduttive a ogni poeta, comprese fe<strong>de</strong>li trascrizioni di interviste, di testimonianze,<br />

di articoli e citazioni...; un corredo di note a piè di pagina (inerenti a problemi filologici quali varianti,<br />

versetti aggiunti in epoche successive, rigorose note bibliografiche, la catalogazione in <strong>de</strong>terminate<br />

biblioteche, glosse, etc.) completa questa parte «esterna» che per comodità metodologica chiamiamo<br />

paratesto.<br />

Nella Nota preliminar <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> si presenta dunque come curatore e traduttore di testi altrui<br />

ricorrendo alle convenzioni <strong>de</strong>lle prefazioni di tale tipo: come in Torres Campalans , al cui paratesto<br />

è <strong>de</strong>dicata una parte <strong>de</strong>ll'interessante studio di Eleanor Lon<strong>de</strong>ro 261 , spiega la genesi <strong>de</strong>ll'opera, gli<br />

259 Prólogo all'edizione <strong>de</strong>l 1954. Cito dall'VIII ristampa in «El Libro <strong>de</strong> Bolsillo», Madrid-Buenos<br />

Aires, Alianza-Emecé, 1989, p. 10.<br />

260 Alla prima edizione, che appare in Messico nel 1963 (Universidad Autónoma <strong>de</strong> México), segue<br />

un'edizione aumentata che esce a Barcellona nel 1972 (Editorial Seix Barral, S. A.). Tutti i riferimenti<br />

all'interno <strong>de</strong>l testo corrispondono a quest'ultima edizione.<br />

261 Jusep Torres Campalans , pintor presunto, in «Studi Ispanici» (Pisa), 1989, pp. 129 142. Della<br />

stessa autrice si vedano inoltre L'autore nascosto: l'apocrifo in <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e in Antonio Machado ,<br />

in «Qua<strong>de</strong>rni <strong>de</strong>l Dipartimento di Linguistica» (Ren<strong>de</strong> - Università <strong>de</strong>lla Calabria), Letteratura 3,<br />

1991, pp. 99-108 e <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, traductor fngido (comunicazione presentata al Congresso Internazionale<br />

174


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

inconvenienti che accompagnarono la redazione, la preoccupazione di non essere all'altezza <strong>de</strong>lla<br />

situazione...; inoltre rivendica il proposito di coerenza <strong>de</strong>lla sua poetica di traduttore dichiarando che<br />

a una certa corrispon<strong>de</strong>nza formale e a un'altra interna privilegia l'ultima e ad avvalorare la sua teoria<br />

<strong>de</strong>lla traduzione ricorre, in modo <strong>de</strong>liberatamente ingenuo, a erudite citazioni da Valera e da Plinio.<br />

Secondo le norme acca<strong>de</strong>miche ringrazia per gli aiuti ricevuti e, come vuole il rigore scientifico, si<br />

scusa con i puristi per avere semplificato i nomi orientali 262 .<br />

Nelle note di presentazione ai singoli poeti ribadisce gli stessi topici utilizzando sistematicamente<br />

una serie di citazioni vere e false da testi veri e falsi, nominando scrupolosamente luoghi e date,<br />

mescolando nomi illustri a falsi nomi, garantendo per alcuni di averli conosciuti personalmente (p.<br />

132) e di aver condiviso esperienze comuni (p. 150), per altri invece gli è risultato problematico il<br />

reperimento <strong>de</strong>i dati ed è incerta la datazione (p. 38) e l'attribuzione <strong>de</strong>i testi (p. 40). Tutto questo<br />

repertorio ha la funzione di ren<strong>de</strong>re verosimile ciò che espone ma il ricorso, tuttavia, a strategie<br />

ludiche presuppone una trasformazione parodica <strong>de</strong>lle strutture codificate. Emerge una galleria umana<br />

pittoresca e scalcagnata: abbondano gli ebrei sefarditi e i conversos , i perseguitati e gli esiliati di<br />

ogni epoca, i nazisti, le spie, i pentiti e gli impostori, i barboni, i <strong>de</strong>menti, i finocchi, le donne, gli<br />

sfaccendati, gli ubriaconi e i suicidi.<br />

Come in Quevedo, come negli Esperpentos di Valle Inclán, <strong>Aub</strong> dà rilievo ai difetti fisici, ai<br />

vizi, e, inserendosi nella tradizione <strong>de</strong>i poeti trovatori provenzali dove lo schema biografico (inclusi i<br />

successi e gli insuccessi amorosi) forma parte <strong>de</strong>lla struttura <strong>de</strong>l testo, esten<strong>de</strong> questa pratica ad autori<br />

di epoche ed aree diverse. Notizie bizzarre (« muy amigo <strong>de</strong> los animales y poco <strong>de</strong>l agua », p. 127)<br />

vengono riportate con una serietà sconcertante.<br />

Il curatore documenta fonti, influenze, letture prece<strong>de</strong>nti, corrispon<strong>de</strong>nze fra testi; induce a<br />

consi<strong>de</strong>rare punti di partenza e di riferimento, segnala affinità di scrittura riconducibili a Withman, a<br />

Unamuno, a Quasimodo..., che risultano però assolutamente insignificanti, o paradossalmente ingenue<br />

su «<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> y el laberinto español», Valenza 13-17 dicembre 1993, i cui Atti sono in corso di<br />

pubblicazione).<br />

262 Ho presente, per questo e altri punti successivi, Antonio Carreño, «Antología traducida » <strong>de</strong> <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong>: la presentación alegórica <strong>de</strong> la máscara (Actas <strong>de</strong>l VII Congreso <strong>de</strong> la Asociación Internacional<br />

<strong>de</strong> Hispanistas, Venecia 25-30 <strong>de</strong> agosto <strong>de</strong> 1980, a cura di G. Bellini, Roma, Bulzoni, 1982, pp.<br />

281-288), punto di partenza fondamentale per lo studio <strong>de</strong>ll'opera in questione.<br />

175


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

o addirittura prive di senso e che non fanno altro che <strong>de</strong>pistare costringendo il lettore a un viaggio<br />

pieno di trabocchetti e sorprese.<br />

Tale retorica <strong>de</strong>lla simulazione si spinge ad abbracciare gran parte <strong>de</strong>lle sue modalità. Esiste la<br />

poesia scritta a (dichiarata) imitazione di un'altra come è il caso di Yojanan Ben Ezra Ibu Al-Zakkai,<br />

sefardita di Salonicco che scrisse in ebraico verso la fine <strong>de</strong>l XVI sec. à la manière <strong>de</strong> Yrhuda Halevi<br />

(pp. 80-82); oppure il caso di Pietro Simonetto, avventuriero, farsante, poeta mistico, traduttore di<br />

molti romanzi inglesi, il cui testo presentato nel l' Antología (pp. 90-91) appartiene a una commedia<br />

pubblicata nel 1780, forse traduzione o rimaneggiamento di un'opera isabelliana, oggi perduta. Alcuni<br />

di questi testi tradotti sono già ritenuti apocrifi dal curatore stesso come il te sto <strong>de</strong>lla cretese Asmida<br />

che « tal vez no sea suyo sino disfraz <strong>de</strong> alguna poetisa romana » (p. 15). Simulazione, dunque,<br />

maschera, travestimento che produce una sorta di mise en abîme spesso vertiginosa.<br />

Si fon<strong>de</strong> così il piano <strong>de</strong>lla realtà con quello <strong>de</strong>lla finzione in un impasto, in una totalità polifonica<br />

che configura tutta la struttura di Antología traducida , in una composizione di vasi comunicanti,<br />

in una rete di rimandi intertestuali (e intratestuali) e di allusioni più o meno esplicite, più o meno<br />

coscienti, che funzionano spesso con strategie che rielaborano, ribaltano, stravolgono e ripristinano<br />

storie già raccontate, immagini già avvertite 263 .<br />

Così il poeta Ti Kappur Maitili (pp. 40-41) viene giustiziato perché « ya que sabía <strong>de</strong>l futuro »<br />

non è in grado però di preve<strong>de</strong>re la data <strong>de</strong>lla morte <strong>de</strong>l re, riscrivendo in questo modo la leggenda<br />

<strong>de</strong>l poeta <strong>de</strong>lla «Parábola <strong>de</strong>l Palacio» di Borges (inclusa in El Hacedor ) che fece una fine simile.<br />

Ancora: nella poesia «Las patatas» (p. 113) tira in ballo le Odas elementales di Pablo Neruda (l'<br />

O<strong>de</strong> al carciofo e l' O<strong>de</strong> alla cipolla ) e pure i personaggi in<strong>de</strong>lebili, « <strong>de</strong> tinta en papel », vivi<br />

sulla carta, ma vivi per sempre, che emergono dal testo di una lettera di Robert Van Moore Dupuit<br />

a Ro<strong>de</strong>nbach (p. 107) rinviano a qualcos'altro: alludono, con segno opposto, a Niebla di Unamuno.<br />

La struggente ribellione di Augusto Pérez che non vuole morire coinci<strong>de</strong>, ribaltando i vari elementi,<br />

con la protesta <strong>de</strong>l lettore <strong>de</strong>l romanzo («éstos quedarán así, en la frase final <strong>de</strong> la novela -página<br />

305- cuando yo muera»):<br />

DE UNA CARTA A RODENBACH<br />

263 Per questo tipo di analogie cfr. Antonio Carreño, cit.<br />

176


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Estos que aquí están, inmóviles para siempre, <strong>de</strong> tinta en papel: Raimundo, cabeza cana, nariz roma,<br />

boca <strong>de</strong> espuerta, epi<strong>de</strong>rmis sebosa, aniquilado, cariacedo, fuera <strong>de</strong> combate; frente a Marta, ojos<br />

ver<strong>de</strong>s, la frente <strong>de</strong>spejada bajo el cabello castaño, sonriente -los labios ligeramente curvados hacia<br />

arriba-, hecha <strong>de</strong> sal, relajada, mirando pasar el campo por la ventanilla <strong>de</strong>l tren, éstos quedarán así,<br />

en la frase final <strong>de</strong> la novela -página 305- cuando yo muera. ¿Qué hice para no merecer lo mismo?<br />

¿No me inventaron igual, sin pedirlo? ¿No soy, no fui? Ya sé: gozaré <strong>de</strong> lápida, pero nadie sabrá cómo<br />

fui, mientras éstos que veo, <strong>de</strong> papel, quedarán intangibles. Grabarán mi nombre -mi nombre en una<br />

hecatombe-, una fecha, un «Rogad por él» impersonal. Trabajé en serio, tomando la vida en serio y<br />

ahora -<strong>de</strong> Pisa a Roma- en el tren, leyendo este libro, envidio los personajes <strong>de</strong> esta novela que no<br />

hicieron nada para llegar a ser.<br />

Queda aquí mi formal protesta contra esta fenomenal injusticia<br />

(pp. 108-109).<br />

Il gioco di rimandi non si limita a una rete intertestuale ma si esten<strong>de</strong> anche intratestualmente. Il<br />

frammento <strong>de</strong>l poema «El cementerio» che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> attribuisce a Guilhaume <strong>de</strong> Bourgogne (pp.<br />

70-71) rinvia al racconto «El cementerio <strong>de</strong> Dielfa» <strong>de</strong>llo stesso <strong>Aub</strong>, basato sulle sue esperienze di<br />

esiliato in un campo di concentramento.<br />

Il risultato è un'opera stimolante e provocatoria che richie<strong>de</strong> la partecipazione attiva <strong>de</strong>l lettore<br />

coinvolgendolo, in una sorta di «caccia al tesoro» letteraria, a scoprire via via dimensioni nuove.<br />

L'opera può essere letta come un i<strong>de</strong>ale omaggio a Borges 264 non solo e non tanto per le possibili<br />

coinci<strong>de</strong>nze <strong>de</strong>lle strategie di scrittura ma anche e soprattutto per le affinità <strong>de</strong>lla poetica e <strong>de</strong>ll'estetica<br />

<strong>de</strong>lla ricezione 265 che trapelano qua e là nel testo di Antología traducida consi<strong>de</strong>rato nella sua totalità:<br />

264 Esula da questo lavoro l'analisi di quelle che sono le costanti tematiche portanti di Antología<br />

traducida (amore, morte, <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio, sogno, nostalgia etc.) così vicine nella loro essenza a quelle di<br />

Borges.<br />

265 Mi sono state illuminanti le pagine di Alfonso <strong>de</strong> Toro, El productor «rizomórfico» y el<br />

lector como «<strong>de</strong>tective literario»: la aventura <strong>de</strong> los signos o la postmo<strong>de</strong>rnidad <strong>de</strong>l discurso<br />

borgesiano (intertextualidad-palimpsesto-reconstrucción-rizoma) , in «Studi di letteratura ispano-<br />

americana» (Milan o), n. 23, 1992, pp. 63-102.<br />

177


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

a) In primo luogo l'equivalenza <strong>de</strong>l processo di scrittura con quello di lettura. Borges ha ribadito<br />

più volte che ogni scrittore è rima di tutto un lettore, e ogni lettore è allo stesso tempo un coautore. È<br />

così che <strong>Aub</strong> può far dire a un poeta sefardita di Salonicco, Yojanan Ben Ezra Ibn Al-Zakkai (p. 80),<br />

che scrisse in ebraico alla fine <strong>de</strong>l sec. XVI: « Y tú estás ahí, / tranquilamente sentado, / leyendo / lo<br />

que los <strong>de</strong>más escribieron, [...] leyendo como si lo que lees, lo hubieses pensado tú mismo » ( Ibid. ).<br />

b) La letteratura è come in Borges 266 appartenenza plurale; le sue metafore, mera variazione nel<br />

tempo. Ecco allora che Julio Monegal Brandão (p. 139) <strong>de</strong>ll'isola di Ma<strong>de</strong>ra, « Gran<strong>de</strong>, barbón,<br />

<strong>de</strong>sgalichado [...] pordiosero <strong>de</strong> profesión, profesor <strong>de</strong> griego », morto a Madrid nel 1936 « <strong>de</strong> mala<br />

manera » può riscrivere con le me<strong>de</strong>sime parole ciò che già aveva scritto Bertrand <strong>de</strong> Crenne (p.<br />

77), poeta <strong>de</strong>l XVI sec.:<br />

BERTRAND DE CRENNE<br />

(1501-1547)<br />

ADÁN ADÁN<br />

La vez primera que Adán<br />

atravesó a Eva<br />

creyó morir habiéndola matado<br />

con su falo ensangrentado<br />

mas no tenía i<strong>de</strong>a <strong>de</strong> la muerte<br />

y clamó.<br />

[...]<br />

(p.77); (p. 139)<br />

JULIO MONEGAL BRANDÃO<br />

(1901-1936)<br />

La primera vez que Adán<br />

atravesó a Eva<br />

creyó morir habiéndola matado.<br />

Desesperado gritó,<br />

-¡Amor! ¡Amor!<br />

Conocía solamente<br />

a la muerte<br />

por los pregones <strong>de</strong> Dios.<br />

La provocazione, la sfida di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> consiste nella collocazione <strong>de</strong>i due poeti in due epoche<br />

differenti: è sufficiente questo perché il lettore percepisca questi versi, a distanza di quasi una<br />

settantina di pagine, in modo differente. Borges lo esprime in modo incisivo in Otras Inquisiciones<br />

267 : « Una literatura difiere <strong>de</strong> otra, ulterior o anterior, menos por el texto que por la manera <strong>de</strong> ser<br />

leída: si me fuera otorgado leer cualquier página actual -ésta, por ejemplo- como la leerán en el año<br />

dos mil, yo sabría cómo será la literatura el año dos mil ».<br />

266 Historia <strong>de</strong> la eternidad , Madrid-Buenos Aires, Emecé-Alianza, VI ed. in «El Libro <strong>de</strong> Bolsillo»,<br />

1984, pp. 73-78.<br />

267 «Madrid-Buenos Aires, Emecé-Alianza, IV ed. in «El Libro <strong>de</strong> Bolsillo» 1985, p. 158.<br />

178


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

c) Oltre alla visione <strong>de</strong>lla letteratura come diversa «entonación <strong>de</strong> algunas metáforas» 268 , per<br />

Borges tutte le poesie <strong>de</strong>l passato, <strong>de</strong>l presente e <strong>de</strong>l futuro non sono che frammenti di una sola<br />

poesia infinita 269 . Norman Allstock, quello che stanco di tutto finì a vivere a Hollywood, dichiara<br />

in un'intervista a «The Observer», scrupolosamente riportata da <strong>Aub</strong>, che « La poesía -por serlo- es<br />

muy parecida a sí misma <strong>de</strong>s<strong>de</strong> siempre » (p. 156).<br />

d) Analogamente a Borges, in El jardín <strong>de</strong> sen<strong>de</strong>ros que se bifurcan , per il quale tutte le opere<br />

sono opera di un solo autore, atemporale e anonimo, anche per Norman Allstock «La poesía no tiene<br />

nombre» (p. 157).<br />

e) E poi ancora: il traduttore come istanza mediatrice. Borges ha espresso più volte le sue i<strong>de</strong>e<br />

sulla traduzione poetica. A proposito <strong>de</strong>i Rubaiyat di Omar Khayyam tradotti da Fitzgerald dice:<br />

« Esa obra, <strong>de</strong>bido a la excelente traducción, pasa a ser un admirable poema inglés <strong>de</strong>l siglo XIX<br />

y no un admirable poema persa <strong>de</strong>l siglo XI » 270 . Esemplare in questo senso, anche se spinto alle<br />

estreme conseguenze, è il caso <strong>de</strong>ll'autore belga Robert Van Moore Dupuit nato nel 1856 e morto nel<br />

1911 (p. 107). <strong>Aub</strong> inclu<strong>de</strong> nella «traduzione» quattro versi di Quevedo per esprimere quello che il<br />

poeta volle dire ma che non riuscì a dire così bene. La nota, rigorosamente apposta a piè di pagina,<br />

recita: « Utilizo para mi traducción cuatro versos <strong>de</strong> Quevedo; el poeta belga vino a <strong>de</strong>cir -peor- lo<br />

mismo en este poema » (p. 108). Nel frammento di Quevedo, intenzionalmente mutilato e stravolto,<br />

che proce<strong>de</strong> dalla silva «Roma antigua y mo<strong>de</strong>rna», i quattro versi vengono ridotti a tre, vengono<br />

soppressi e modificati alcuni vocaboli, alterata la voce <strong>de</strong>ll'emittente e la diatesi verbale (presente<br />

> passato). L'interpolazione di Quevedo, quindi, per superare la povertà espressiva <strong>de</strong>l poeta, per<br />

chiarire un pensiero confuso.<br />

A Per conclu<strong>de</strong>re -ma non per esaurire le analogie-: la salvazione attraverso la poesia. « No hay<br />

duda <strong>de</strong> que entre miles llamados menores existen algunos que escribieron un poema, tal vez dos<br />

o tres como los mejores » -premetteva <strong>Aub</strong> nella Nota preliminar . « Como si Dios hubiese<br />

querido marcarlos, manteniéndolos a flote, salvándolos <strong>de</strong>l olvido, <strong>de</strong> un hilo » perché « el que haya<br />

268 Ibi<strong>de</strong>m , p. 16.<br />

269 Ibi<strong>de</strong>m , p. 17.<br />

270 R. ALIFANO, Conversaciones con Borges , Madrid, Debate, 1986, p. 60, apud M.<br />

Victoria Reyzábal, Jorge L. Borges: un soñado espejo para su paradójico laberinto , in<br />

«Anthropos» (Barcelona), n. 142-143, 1993, p. 21.<br />

179


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

escrito un solo verso verda<strong>de</strong>ro se salvará » (pp. 7-8). E si salva Hagesicora, famosa conduttrice <strong>de</strong>i<br />

cori femminili spartani; Asmida, poetessa cretese <strong>de</strong>l VII sec a.C.; Publio Nervo, famoso pe<strong>de</strong>rasta<br />

romano, maestro <strong>de</strong>ll'imperatore Graziano; Josep Ibn Zakkarya, di famiglia ebrea, padre o nonno <strong>de</strong>l<br />

cabalista omonimo; Pere Porfiat che morì giustiziato, a ragione, a Marsiglia; Alfredo <strong>de</strong> Alcalá che<br />

tradusse i Proverbi « trufándolos <strong>de</strong> reflexiones personales y aun haciendo contrasentido »; Juan<br />

Manuel Wilkenstein che, come dicono i suoi contemporanei, non uscì mai dalle taverne; e Guillermo<br />

Brakett, uomo taciturno amico <strong>de</strong>lla birra e Rosa Maaktara che morì d'amore, e anche Juan Antonio<br />

Tiben che per<strong>de</strong>tte tutta la sua fortuna nel 1928 a causa di una famosa stella cinematografica, e Gustav<br />

Rosembluth e Luigi Coevo, Arthur Maddow, e pure <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>... L'antologo e traduttore <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong><br />

ha voluto salvare anche il poeta <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, quel poeta che, « Aunque sale su nombre con cierta<br />

periodicidad sospechosa en libros y revistas, no se sabe dón<strong>de</strong> está » (p. 148). Ed è ancora, di nuovo,<br />

il fantasma <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> Borges a condivi<strong>de</strong>re il miracolo: « [...] aunque ciego y quebrantado, / he <strong>de</strong><br />

labrar el verso incorruptible / y (es mi <strong>de</strong>ber) salvarme » 271 .<br />

271 Borges ha varie volte espresso il concetto di salvazione attraverso la poesia. Riporto la citazione<br />

dal testo <strong>de</strong> La cifra (1981) (Buenos Aires, Emecé Editores, 1982 4 , pp. 48-50), posteriore all'opera di<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, proprio per stabilire in un certo senso non solo una possibile continuità ma anche un'i<strong>de</strong>ale<br />

osmosi tra i due autori.<br />

180


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Falsi generali. Franco e il suo doppio in <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e in Manuel<br />

Vázquez Montalbán<br />

Carla Perugini<br />

«-¡Han asesinado a Franco! Palabra, acaban <strong>de</strong> <strong>de</strong>círmelo en la Dirección General...<br />

-Bulo.<br />

-Te aseguro...<br />

-Bulo. Ya vino antes Jiménez con el cuento. En la redacción no saben nada. Ni en la Presi<strong>de</strong>ncia.<br />

-No lo dicen...<br />

-¿Por qué? ¿Para evitar el dolor popular? ¡Anda y que te ondulen!» 272 .<br />

Così, all'insegna <strong>de</strong>l falso propagato ad arte, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> cercò una prima volta di assassinare Franco,<br />

inserendo un «bulo», una vox populi , nelle ultime conversazioni da caffè di una Madrid esagitata,<br />

alla vigilia <strong>de</strong>lla caduta in mani nemiche, in un clima di si salvi chi può, quando la speranza estrema<br />

era affidata a una scomparsa <strong>de</strong>l Generale tanto precoce quanto inverosimile.<br />

E forse perché «l'impossibile verosimile è da preferire al possibile non credibile» (Aristotele,<br />

Poetica , 1460a, 18-25), <strong>Aub</strong> ci riprovò, sopprimendo <strong>de</strong>finitivamente il Generale, promosso a<br />

Generalissimo, ne La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Francisco Franco 273 , con un clamoroso<br />

attentato. Soltanto «<strong>de</strong> papel», però, così come inventato era lo sgangherato terrorista che lo esegui.<br />

Dieci anni dopo, lo scrittore, rimettendo per la prima volta pie<strong>de</strong> in Spagna, come racconta nel suo<br />

«Diario Español», La gallina ciega 274 , fu costretto ad ammettere che, fra le tante cose perdute di un<br />

paese che non c'era più, erano svaniti anche l'asprezza e la pericolosità <strong>de</strong>lla lotta politica, svenduta<br />

in cambio di una generale mediocrità <strong>de</strong>ll'esistenza: « Ya no hay bandidos <strong>de</strong>bido a la multiplicación<br />

<strong>de</strong> los bancos. (...) Ya no hay atentados. La muerte ha pasado a ser exclusiva <strong>de</strong>l Estado » 275 .<br />

272 MAX AUB, Campo abierto , (1951), Madrid, Alfaguara, 1983, p. 304.<br />

273 MAX AUB, La verda<strong>de</strong>ra historia <strong>de</strong> la muerte <strong>de</strong> Francisco Franco y otros cuentos , (1960),<br />

Barcelona, Seix Barral, 1980.<br />

274 MAX AUB, La gallina ciega. Diario español , México, J. Mortiz, 1971.<br />

275 Ivi , p. 33.<br />

181


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

Il Moloch onnipotente che fu lo Stato franchista divorò o espulse i corpi <strong>de</strong>i suoi nemici,<br />

disper<strong>de</strong>ndoli sotto o attraverso la terra. Tanti di quegli esuli raggiunsero le Americhe, dove<br />

ricostituirono una Spagna in sedicesimo, con le sue rivalità e le sue fazioni politiche, gli infiniti<br />

distinguo e le immancabili, fatali lacerazioni <strong>de</strong>lle sinistre.<br />

Nel suo racconto, <strong>Aub</strong>, con l'abituale ironia che gli permette di non ce<strong>de</strong>re a simpatie di parte,<br />

e con quell'abilità <strong>de</strong>scrittiva che in pochi tratti scolpisce un carattere, ricostruisce l'atmosfera di<br />

un pacifico caffè messicano, luogo d'incontro di abitudinari e prevedibili clienti, ma luogo <strong>de</strong>llo<br />

spirito per il suo più antico cameriere, Ignacio Jurado Martínez, «Nacho», che <strong>de</strong>lla riconoscibilità e<br />

<strong>de</strong>lla fissità <strong>de</strong>l Café Español ha fatto tutt'uno con sé stesso, ugualmente abitudinario e prevedibile,<br />

armoniosamente aproblematico. Sulla familiare scena, fra un'ordinazione e uno spostar di seggiole, si<br />

svolgono commedie con attori e spettatori immutabili, ingessati in ruoli fissi, dove anche le discussioni<br />

politiche avvengono secondo copione, lasciando tutti felici e contenti. Stella polare nel cuore <strong>de</strong>lla<br />

città, il Caffé ha permesso che il resto <strong>de</strong>ll'urbe gli crescesse attorno: « De dos a tres y media, el café se<br />

puebla <strong>de</strong> oficinistas: <strong>de</strong> Comunicaciones, <strong>de</strong> Agricultura, <strong>de</strong>l Senado, <strong>de</strong> Correos, <strong>de</strong> Bellas Artes, <strong>de</strong>l<br />

Banco <strong>de</strong> México, <strong>de</strong> Ferrocariles, cuyos edificios fueron construidos alre<strong>de</strong>dor <strong>de</strong>l 'Español' » 276 .<br />

In questo spazio atemporale la narrazione si svolge quasi esclusivamente al presente: non è un<br />

presente storico, perché qui la Storia non ha accesso, ma una sospensione <strong>de</strong>l tempo verbale, dove i<br />

gesti tranquilli e le voci ovattate fluttuano come in un acquario.<br />

Preannunciata da uno spazio bianco nella pagina e dal brusco passaggio al « pretérito in<strong>de</strong>finido<br />

», irrompe nel racconto, e nella vita di Nacho, sconvolgendoli, la schiamazzante turba <strong>de</strong>i rifugiati<br />

spagnoli. Col loro arrivo tutto cambia: come segatura, il pavimento si lorda <strong>de</strong>lle loro «ces» (« Sus<br />

ces serruchan el aire; todo ese aserrín que hay por el suelo, <strong>de</strong> ellos viene », p. 32); i serafici messicani<br />

diventano sordi per il troppo chiasso <strong>de</strong>i loro reiterati invasori; ma soprattutto viene compromessa la<br />

stabilità di un sistema in equilibrio fra le sue contraddizioni (non è forse il Messico l'unico paese con<br />

un Partito Rivoluzionario Istituzionale al potere?): la mente di Nacho cerca invano di mettere ordine<br />

fra socialisti di ogni ten<strong>de</strong>nza, anarchici divisi, ex-combattenti di milizie ostili, arrabbiati di tutte le<br />

Regioni. E in più, come un tarlo, il ritornello conclusivo d'ogni polemica: « Cuando caiga Franco...<br />

», « Cuando caiga Franco... », « Aquello no pue<strong>de</strong> durar... ».<br />

276 MAX AUB, La verda<strong>de</strong>ra... , cit., p. 13.<br />

182


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

È dunque costui, il Nemico, l'unico agglutinante <strong>de</strong>lle forze separate? Potrà la sua scomparsa agire<br />

come forza centripeta, rimettendo insieme le schegge impazzite <strong>de</strong>ll'Opposizione? Dopo vent'anni<br />

di questi discorsi, Nacho azzarda la mossa <strong>de</strong>cisiva contro l'esercito invasore, e il 12 marzo <strong>de</strong>l<br />

1959, risoluto a eliminare la causa di tutti i suoi guai, parte, con falso passaporto, per la Spagna.<br />

Il suo piano ha l'infallibilità <strong>de</strong>ll'incoscienza e <strong>de</strong>ll'invincibile <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio <strong>de</strong>lla ven<strong>de</strong>tta: travestito da<br />

militare americano, si avvicina senza problemi al palco da dove Franco e il suo pettoruto corpo di<br />

Generali assistono alla sfilata che rievoca l'insurrezione e gli spara un solo colpo, micidiale, risolutivo.<br />

Risolutivo? Forse per l'esistenza terrena <strong>de</strong>l Generalissimo, non certo per i problemi <strong>de</strong>l suo assassino:<br />

tornato in Messico, e ripreso il suo lavoro, scopre con orrore che altri rifugiati si sono uniti ai primi,<br />

esiliati dal nuovo Regime, aggiungendo disordine a disordine.<br />

È curioso notare come l'asse referenziale intorno a cui ruotano, volenti o nolenti, tutti i personaggi<br />

<strong>de</strong>l racconto, ovvero Francisco Franco, compaia solo per evocazione, nel titolo e nei discorsi <strong>de</strong>gli<br />

esiliati, occupando di persona solo un paio di righe nella narrazione. Lo vediamo avvicinarsi al nostro<br />

campo visivo quando Nacho lo pren<strong>de</strong> di mira: ci appare «serio», è questo l'unico tratto che lo<br />

distingue. Poche linee più sotto, ca<strong>de</strong> e scompare <strong>de</strong>finitivamente, dietro una frase lapidaria: « El<br />

generalísimo se tambaleó » (p. 29).<br />

Mai incursione nella Storia fu più rapida, né la sua <strong>de</strong>scrizione più concisa. Ma neppure mai falso<br />

storico fu più distante dalla realtà, sia per la data prescelta per la morte <strong>de</strong>l dittatore (il suo <strong>de</strong>stino<br />

si sarebbe compiuto ben oltre i vent'anni di potere), sia per la maniera di morire, che fu tutt'altro che<br />

improvvisa e repentina.<br />

Eppure queste consi<strong>de</strong>razioni extra-testuali nulla tolgono alla verisimiglianza <strong>de</strong>l racconto:<br />

nonostante qualche pervicace impegno a voler consi<strong>de</strong>rare la narrativa specchio <strong>de</strong>lla realtà, sappiamo<br />

che la fiction , proprio perché tale, sottostà a categorie formali e ontologiche proprie, «in quanto per<br />

<strong>de</strong>finizione il romanzo "finge" di raccontare eventi realmente accaduti» 277 .<br />

Nella logica <strong>de</strong>l racconto di <strong>Aub</strong>, è perfettamente plausibile che l'i<strong>de</strong>ntità Spagna/anarchici, tante<br />

volte sbandierata dagli esuli, porti a un attentato e che questo riesca: meno plausibile è che a<br />

organizzarlo <strong>de</strong>bba essere qualcuno <strong>de</strong>l tutto estraneo alle cose di Spagna. Ma questo è appunto uno di<br />

quei «segnali di genere» di cui parla Eco, ovverossia quelle spie inevitabili che <strong>de</strong>nunciano il «patto<br />

277 UMBERTO ECO, I limiti <strong>de</strong>ll'interpretazione , Milano, Bompiani, 1990, p. 171.<br />

183


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

finzionale» fra scrittore e lettore, grazie alle quali anche il più sprovveduto fra i lettori, suppostamente<br />

ignaro <strong>de</strong>gli avvenimenti storici <strong>de</strong>gli ultimi quarant'anni, inten<strong>de</strong> le regole <strong>de</strong>l gioco e accetta di starci.<br />

Il gioco di scambio fra verità e finzione diventa tanto più inestricabile quanto più avanza sullo<br />

scivoloso terreno <strong>de</strong>lla Cronaca o <strong>de</strong>lla Storia. Quando fra le pieghe <strong>de</strong>l racconto si mescolano le gesta<br />

e le parole di un fittizio cameriere messicano con quelle di Siqueiros e di Diego Rivera, quando un<br />

presunto fuoruscito portorichegno serve al tavolo di Octavio Paz, allora si <strong>de</strong>ve riconoscere a colui<br />

che muove i fili la stupefacente qualità <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> illusionista, il rinnovato sortilegio <strong>de</strong>lla menzogna,<br />

come quella che ci sbalordisce quando nel mondo <strong>de</strong>i cartoons si intromettono gli attori in carne<br />

e ossa.<br />

E tuttavia, ha forse la narrazione storica, quella basata su documenti e testimonianze, il suggello<br />

<strong>de</strong>lla verità? Gettare luce sul buio non rischia di celarci la verità <strong>de</strong>l buio? Registrazioni minuziose e<br />

ricerche scientifiche non riprodurranno mai fino in fondo la verità <strong>de</strong>i singoli che quella storia hanno<br />

fatto. È quanto drammaticamente esprime un personaggio senza nome <strong>de</strong> La gallina ciega , ex-<br />

internato a Mauthausen, compagno di prigionia <strong>de</strong>ll'autore a Vernet, disincantato scrittore di un libro<br />

sui campi di concentramento, che, in conseguenza <strong>de</strong>l suo amarissimo e lucido ragionamento, giunge<br />

ad equiparare verità e invenzione, in uno sconsolato gioco <strong>de</strong>lle parti: « La sinceridad es tan falsa<br />

como la invención. Lo inventado tiene una base tan real como lo sucedido » 278 .<br />

Ma la Storia Ufficiale non ammette interferenze: perché il segnale <strong>de</strong>lla «Verità Storica» arrivi<br />

forte e chiaro senza rumori nel circuito di trasmissione, bisogna che esso si dirami in una situazione il<br />

più vicino possibile alla temperatura <strong>de</strong>llo zero assoluto. Questo è il senso <strong>de</strong>lla criptica epigrafe che<br />

Manuel Vázquez Montalbán pone all'inizio <strong>de</strong>l suo pon<strong>de</strong>roso volume, Autobiografía <strong>de</strong>l general<br />

Franco , con un riferimento alle leggi <strong>de</strong>lla fisica di Einstein, che solo a lettura ultimata si spiegherà<br />

compiutamente. Inutilmente lo scrittore incaricato di costruire una biografia <strong>de</strong>l Generalissimo a mo'<br />

di autobiografia, alterna, come contrappunto, la propria verità e quella di numerosi altri testimoni,<br />

antifranchisti e non, a quella, apodittica, <strong>de</strong>l protagonista. L'editore, liberal ma attento al mercato,<br />

gli impone di tagliare tutti i ruidos , tutte quelle informazioni, giudizi e opinioni, cioè, che<br />

ostacolano il passaggio diretto <strong>de</strong>l messaggio <strong>de</strong>lla voce di Franco alle generazioni <strong>de</strong>l futuro, la<br />

diretta comunicazione dall'emissore al ricevente. Dal punto di vista inverso, quello <strong>de</strong>l perseguitato<br />

politico, <strong>de</strong>ll'antifranchista militante, che ha sofferto la tortura e il carcere sulla pelle propria e su<br />

quella di persone care, « el ruido » fu il franchismo, « eso sí fue un ruido que interrumpió el<br />

278 MAX AUB, La gallina ciega , cit., p. 214.<br />

184


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

mensaje <strong>de</strong> la <strong>de</strong>mocracia... <strong>de</strong> la libertad... » 279 . Ma l'editore lo blocca brusco: « Corta el rollo,<br />

Marcial, no me hagas el mitin » (ib.). Le sconsolate conclusioni <strong>de</strong>llo scrittore, coinvolto, malgré lui<br />

, nell'operazione editoriale di dare voce, nel vuoto assoluto, a colui che le voci <strong>de</strong>gli altri imbavagliò<br />

sempre, sottolineano l'ambigua ten<strong>de</strong>nza di una certa parte <strong>de</strong>lla storiografia contemporanea di<br />

azzerare le differenze fra chi la dittatura l'esercitò e chi la subí, in un'asettica redistribuzione di<br />

responsabilità che eguaglia franchismo e antifranchismo, violenze rosse e violenze nere, martiri<br />

e aguzzini. In questa scrittura di una storia in cui « no caben los ruidos, sean gemidos o gritos<br />

<strong>de</strong> rabia y terror » (p. 663), le noterelle audiovisive, <strong>de</strong>dicate in un dizionario enciclopedico <strong>de</strong>l<br />

futuro a Francisco Franco Bahamon<strong>de</strong> saranno, molto probabilmente, ridotte a questo: « Militar y<br />

político español (...). Destacó en las campañas africanas <strong>de</strong> comienzos <strong>de</strong> siglo y comandó el bando<br />

nacionalista durante la guerra civil española (1936-1939) frente al bando republicano. Jefe <strong>de</strong>l Estado<br />

hasta su muerte en 1975, gobernó con autoridad no exenta <strong>de</strong> dureza, pero bajo su mando se sentaron<br />

las bases <strong>de</strong>l <strong>de</strong>sarrollismo neocapitalista que hizo <strong>de</strong> España una mediana potencia industrial en el<br />

último cuarto <strong>de</strong>l siglo XX » (p. 663). Questa sobria epigrafe fa il paio, curiosamente, con quella che<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> premise al suo diario spagnolo <strong>de</strong> La gallina ciega , con una sorpren<strong>de</strong>nte lungimiranza:<br />

«Texto que <strong>de</strong>be leerse en filigrana a través <strong>de</strong> todas las hojas <strong>de</strong> este libro. Aquí está presente<br />

quien quiso ser marino, fue ca<strong>de</strong>te <strong>de</strong>l Alcázar toledano, teniente en el Ferrol, capitán marroquí en<br />

1915, comandante a los 23 años; dio el Tercio con él y a poco fue teniente coronel. Matamoros no le<br />

llamaban, pero lo fue. Coronel por méritos <strong>de</strong> guerra, general a los 33 años, la República le dio ocasión<br />

<strong>de</strong> ejercer su talento; aplastó en 1934 las sublevaciones <strong>de</strong> Asturias y Cataluña; preparó la suya <strong>de</strong><br />

acuerdo con Sanjurjo, Mola, Queipo, Cabanellas y otros generales republicanos. Venció. Murieron<br />

muchos. Durante más <strong>de</strong> 30 años supo llevar a España por el camino que le señaló, en 1936, su ex jefe,<br />

en Salamanca; el <strong>de</strong>l silencio y <strong>de</strong> la ignorancia. Nunca le importó la palabra dada. Fue un político<br />

verda<strong>de</strong>ro y quedará <strong>de</strong> él recuerdo imperece<strong>de</strong>ro. No por nada su monumento se llama, con justicia,<br />

el Valle <strong>de</strong> los Caídos »<br />

(p. 12).<br />

Privo <strong>de</strong>lle generalità anagrafiche, il Generale pren<strong>de</strong> corpo, in queste poche righe, con tutte le<br />

pro<strong>de</strong>zze <strong>de</strong>lla sua ferocia e le meschinità <strong>de</strong>l suo potere. Economia di mezzi ed efficacia di messaggio.<br />

Non altrettanto si può dire <strong>de</strong>l romanzo di Vázquez Montalbán. Pur riconoscendo all'autore una<br />

279 MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN, Autobiografía <strong>de</strong>l general Franco , Barcelona, Planeta,<br />

1993, p. 651.<br />

185


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

lo<strong>de</strong>vole opera di ricostruzione storica, di accumulo di materiale d'epoca e di abilità mimetica nello<br />

scrivere « a la manière <strong>de</strong> », riproducendo tutti i tic e le manie <strong>de</strong>l Generale, si resta perplessi di<br />

fronte al prodotto compiuto, a cui la <strong>de</strong>finizione di «novela» sembra limitata alla nota di copertina.<br />

Se proprio dovessimo etichettarlo sotto questa dicitura, ci parrebbe opportuno ampliarla in «romanzo<br />

d'epoca», secondo le categorie di Edwin Muir, che ne sottolinea la pertinenza, non risolta, fra due<br />

generi contrapposti: «il romanzo d'epoca e realmente un tipo spurio di storia che di quando in quando<br />

fa una puntata nella narrativa. Non è mai l'una e l'altra cosa allo stesso tempo; quando è d'aiuto allo<br />

studioso di scienze sociali, non ha alcun valore per il critico letterario, e viceversa» 280 .<br />

Per dare un'apparenza romanzesca al suo lavoro, Montalbán lo inquadra, secondo uno <strong>de</strong>gli<br />

stereotipi letterari più abusati, in una cornice, che ha anche la funzione di luogo di transito <strong>de</strong>lla voce<br />

narrativa dall'autore, al narratore al di fuori <strong>de</strong>lla storia, quindi al narratore <strong>de</strong>ntro la storia. Le ultime<br />

due voci si alternano in una sorta di canto amebeo, il cui reiterarsi nel corso di centinaia di pagine<br />

<strong>de</strong>termina assuefazione e stanchezza in chi legge, oltre che un senso di stucchevolezza artificiosa.<br />

Partiamo dal paratesto: già nel titolo lottano le due componenti <strong>de</strong>ll'epoca: un' autobiografia scritta<br />

da un altro è una contraddizione in termini, e tuttavia, quanto c'e di fittizio nel primo termine, viene<br />

smentito dal secondo sintagma, visto che il presunto autore <strong>de</strong>lla stessa appartiene alla storia, e quanto<br />

vi si narra è perfettamente <strong>de</strong>gno di fe<strong>de</strong>. Anche l'immagine riprodotta in copertina, l'agiografico<br />

ritratto <strong>de</strong>l Generale di I. Zuloaga, riassumendo in sé quanto di più convenzionale e allegorico poteva<br />

attenere al soggetto, non fa che accentuarne l'inverosimiglianza. È questa dunque la cifra iniziale <strong>de</strong>ll'<br />

Autobiografia , eppure, come in tutti i romanzi in cui l'autore si spaccia per trascrittore di qual cosa<br />

di non suo, i principali obbiettivi a cui essa ten<strong>de</strong> sono la verosimiglianza e l'imparzialità.<br />

Per assicurare la prima, oltre che l'ovvia presenza di fatti storici incontrovertibili, il Narratore<br />

accresce le prove di garanzia entrando, per così dire, nella pelle <strong>de</strong>l suo protagonista (e secondo<br />

Narratore), a<strong>de</strong>rendo ad essa con perfetto mimetismo. È quindi la viva voce di Franco che noi<br />

crediamo di ascoltare, intrusi <strong>de</strong>stinatari di un messaggio che la finzione narrativa vuole rivolto<br />

dal <strong>de</strong>crepito dittatore alle giovani generazioni. Poiché la scelta autobiografica, se da un lato<br />

aumenta la credibilità <strong>de</strong>l racconto, dall'altro riduce la quantità d'informazione trasmittibile a causa<br />

<strong>de</strong>ll'univocità <strong>de</strong>l punto di vista, il primo Narratore si ve<strong>de</strong> costretto a una continua correzione di rotta,<br />

inserendo nuove voci narrative che assicurino la polifonia <strong>de</strong>ll'opera. Quest'operazione, se soddisfa<br />

280 EDWIN MUIR, La struttura <strong>de</strong>l romanzo , Milano, Edizioni di Comunità, 1982, p. 125.<br />

186


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

il criterio <strong>de</strong>ll'imparzialità, conduce però a una superfetazione di dati, documenti e testimonianze,<br />

incontrollabile.<br />

Fra tante voci, s'inserisce poi il « continuum » <strong>de</strong>lla voce <strong>de</strong>l Primo Narratore, che, con il patetismo<br />

autentico <strong>de</strong>lle proprie vicen<strong>de</strong>, ren<strong>de</strong> caricaturale lo sforzo <strong>de</strong>l Caudillo di presentarsi come Uomo-<br />

<strong>de</strong>lla-Provvi<strong>de</strong>nza e Politico- malgré-lui .<br />

È riuscito il tentativo di Vázquez Montalbán di creare un altro Franco? Le condizioni necessarie e<br />

sufficienti per autorizzare una buona contraffazione ci sono tutte, compresa quella «pretesa di i<strong>de</strong>ntità»<br />

di cui parla Umberto Eco 281 . Pur facendole la tara nel ricordare l'affermazione di Todorov: « Dès<br />

que le sujet <strong>de</strong> l'énonciation <strong>de</strong>vient sujet <strong>de</strong> l'énoncé, ce n'est plus le même sujet qui énonce. Parler<br />

<strong>de</strong> soi-même signifie ne plus ètre le même soi-même » 282 , si può affermare che il Doppio creato da<br />

Vázquez Montalbán possie<strong>de</strong> tutte le premesse per essere credibile.<br />

Anche la cornice, ossia gli interventi <strong>de</strong>l Primo Narratore, differenziati anche graficamente dall'uso<br />

alternativo <strong>de</strong>l corsivo e <strong>de</strong>l tondo, ha una sua dignità rievocativa, specialmente quando riporta<br />

aneddoti familiari o fatti curiosi.<br />

E tuttavia, oltre al fastidio <strong>de</strong>rivato da quel rivolgersi direttamente al Generale per contestarlo,<br />

in un dialogo che non esiste, visto che si tratta di tanti monologhi giustapposti, al lettore rimane<br />

la sensazione di un fallimento letterario. A una successione rapsodica di episodi (la cornice), che<br />

potrebbero meglio figurare in un'ipotetica antologia su «I Protagonisti <strong>de</strong>lla storia di Spagna», si<br />

accosta un ampio racconto di gesta (l'autobiografia), senza che i due piani <strong>de</strong>ll'opera riescano a<br />

saldarsi in un disegno omogeneo. Quel Franco che pontifica, discetta e opina su tutto lo scibile umano,<br />

paradigma <strong>de</strong>l perfetto Spagnolo, è cosí uguale al suo eroe eponimo da sembrarne la caricatura. Questo<br />

mimetismo esasperato, privo di spunti ludici e d'ogni traccia di humour , finisce per creare una sorta<br />

di prevedibile pupazzo, buono per un Museo <strong>de</strong>lle Cere.<br />

Concludo: dal forzato connubio <strong>de</strong>lle due opere analizzate, vien quasi da prestare più fe<strong>de</strong> al Franco<br />

di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, morto per mano di un cameriere messicano, che al Franco di Vázquez Montalbán, spirato<br />

nel proprio letto. Ma va da sé che in fondo sappiamo tutti che siamo compartecipi di un gioco, di una<br />

menzogna, quella <strong>de</strong>l romanzo, <strong>de</strong>lla «resficta» di ciceroniana memoria. Come ricorda Oscar Tacca:<br />

281 UMBERTO ECO, op. cit. , p. 169.<br />

282 TZVETAN TODOROV, «Poétique», Qu'est-ce que le structuralisme , Paris, Seuil, 1968, p. 121.<br />

187


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

« el género "novela", en fin, y especialmente la novela <strong>de</strong> autor-transcriptor, podría repetir lo que<br />

Barthes hace <strong>de</strong>cir a toda la Literatura : " Larvatus pro<strong>de</strong>o , me a<strong>de</strong>lanto señalando mi máscara<br />

con el <strong>de</strong>do "» 283 .<br />

283 OSCAR TACCA, Las voces <strong>de</strong> la novela , Madrid, Gredos, 1985, p. 63.<br />

188


Gli autori<br />

La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

ANTONELLA CANCELLIER è ricercatore di Lingua e Letteratura Ispanoamericana presso<br />

l'Università di Siena. Si occupa prevalentemente di dialettologia ispanoamericana e di metodologia<br />

<strong>de</strong>lla traduzione con particolare riguardo ai testi che presentano peculiarità diatopiche e diastratiche.<br />

Nell'ambito più strettamente letterario ha pubblicato studi su Juan Rulfo, José Hernán<strong>de</strong>z, Pablo<br />

Neruda, Nicolás Guillén, Julio Ricci.<br />

SALVATORE CASILLO e docente di Sociologia Industriale nell'Università di Salerno, Direttore<br />

<strong>de</strong>l Centro Studi sul Falso <strong>de</strong>llo stesso Ateneo e <strong>de</strong>l Museo <strong>de</strong>l Falso. Da alcuni anni ha orientato la sua<br />

ricerca sulle tematiche <strong>de</strong>lla contraffazione nel settore manufatturiero ( Falso S.P.A., False imprese<br />

e falsi imprenditori, I soldi falsi ) e artistico (un incontro-esposizione sul violinista-compositore Fritz<br />

Kreisler, autore di 'falsi' inediti musicali di grandi maestri <strong>de</strong>l '700; l'esposizione di 'falsi' aubiani).<br />

MICHELE CESARO insegna Psicologia <strong>de</strong>ll'Età Evolutiva presso l'Università di Salerno. I suoi<br />

temi di ricerca vanno dal disagio giovanile ai problemi organizzativi <strong>de</strong>lle diverse agenzie educative.<br />

Ultimi volumi pubblicati: Stress e vita quotidiana (1990); Il benessere psicologico <strong>de</strong>l bambino.<br />

Prevenzione e tossicodipen<strong>de</strong>nza (1992).<br />

MIGUEL ÁNGEL GONZÁLEZ SANCHIS e Direttore <strong>de</strong>lla «<strong>Biblioteca</strong>-Archivo <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>» di<br />

Segorbe. Ha curato l'edizione critica di diverse opere di <strong>Aub</strong>, tra cui Fábula Ver<strong>de</strong> e Cuentos Ciertos<br />

, e ha promosso molteplici iniziative in ricordo <strong>de</strong>llo scrittore valenciano, tra cui gli incontri che<br />

annualmente si celebrano a Segorbe in occasione <strong>de</strong>ll'anniversario <strong>de</strong>lla sua nascita.<br />

ROSA MARIA GRILLO insegna Lingua e Letteratura Ispanoamericana nel l'Università di Salerno.<br />

Si occupa di letteratura spagnola contemporanea (pubblicazioni su Bergamín, Lorca, Gil-Albert,<br />

«Hora <strong>de</strong> España» e in genere sulla letteratura <strong>de</strong>ll'esilio) e latinoamericana (Quiroga, Bene<strong>de</strong>tti,<br />

letteratura di viaggio, narrativa sull'emigrazione).<br />

ROMÁN GUBERN dal febbraio 1994 al settembre 1995 è stato Direttore <strong>de</strong>ll'«Instituto <strong>Cervantes</strong>»<br />

di Roma, professore di Storia <strong>de</strong>l Cinema in diverse Università nordamericane ed europee (Los<br />

Angeles, Pasa<strong>de</strong>na, Barcelona), è presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla Asociación Española <strong>de</strong> Historiadores <strong>de</strong>l Cine e<br />

membro <strong>de</strong>l Comité <strong>de</strong> Honor <strong>de</strong> la Association Internationale <strong>de</strong> Semiologie <strong>de</strong> l'Image. Tra i suoi<br />

libri ricordiamo: Historia <strong>de</strong>l Cine, La caza <strong>de</strong> brujas en Hollywood, Godard polémico, El cine sonoro<br />

en la II República, Benito Perojo. Pionerismo y supervivencia .<br />

189


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

HUB HERMAN è docente di Letteratura Spagnola nell'Università di Groningen (Olanda), e<br />

direttore <strong>de</strong>l Dipartimento di Lingue e Culture romanze <strong>de</strong>lla stessa Università. Ha pubblicato libri<br />

e articoli sulla letteratura spagnola <strong>de</strong>gli anni '30, le relazioni culturali tra Spagna e Paesi Bassi, la<br />

nuova letteratura latinoamericana e la cultura 'chicana'.<br />

ELEANOR LONDERO è ricercatore presso l'Università <strong>de</strong>lla Calabria. Si è occupata di letteratura<br />

spagnola contemporanea pubblicando diversi studi su A. Machado, sui rapporti culturali fra<br />

avanguardia argentina e spagnola e sull'opera di alcuni scrittori <strong>de</strong>ll'esilio, tra cui Francisco Ayala,<br />

Ramón Sen<strong>de</strong>r e <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>.<br />

ACHILLE MANGO e docente di Storia <strong>de</strong>l Teatro e <strong>de</strong>llo Spettacolo nel l'Università di Salerno. I<br />

suoi interessi di studio, di carattere prevalentemente teorico, spaziano dagli interventi sulla teatralità<br />

seicentesca ( Dentro il teatro; Dentro la Finzione ) agli studi sulle teorie <strong>de</strong>lla recitazione ( Le teorie<br />

<strong>de</strong>lla recitazione ) alle problematiche relative al teatro antico ( Il teatro in lingua nel Cinquecento; La<br />

Commedia <strong>de</strong>ll'Arte fra Cultura e Storia ) e contemporaneo ( Per un teatro analitico esistenziale ).<br />

SILVIA MONTI è docente di Lingua e Letteratura Spagnola nell'Università di Lecce. Ha pubblicato<br />

studi sulla letteratura <strong>de</strong>l '400 e <strong>de</strong>l 'Siglo <strong>de</strong> Oro' e, in collaborazione con M.V. Calvi, il dizionario<br />

italiano spagnolo Nuevas palabras . Il suo più recente interesse va al teatro spagnolo contemporaneo<br />

( Sala d'attesa. Il teatro incompiuto di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> ).<br />

PILAR MORALEDA GARCÍA è docente di Letteratura Spagnola nel l'Università di Córdoba. Si è<br />

interessata principalmente di letteratura teatrale (Góngora, Lope <strong>de</strong> Vega, Cal<strong>de</strong>rón, Salazar y Torres,<br />

Buero Vallejo). Ha <strong>de</strong>dicato due monografie a Pedro Salinas ( El Teatro <strong>de</strong> Pedro Salinas ) e a <strong>Max</strong><br />

<strong>Aub</strong> ( Temas y Técnicas <strong>de</strong>l Teatro menor <strong>de</strong> <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> ); <strong>de</strong>l primo ha curato l'edizione <strong>de</strong>l Teatro<br />

Completo , <strong>de</strong>l secondo è in corso di stampa l'edizione critica di Yo vivo .<br />

VERONICA ORAZI, dottoranda, si è <strong>de</strong>dicata in ambito ispanistico allo studio di aspetti linguistici<br />

(dialetto asturiano-leonese, tecnicismi giuridici), <strong>de</strong>lle varianti in Valle-Inclán, <strong>de</strong>l monologo nel<br />

teatro di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, <strong>de</strong>lle Serranas di Juan Ruiz. Attualmente e interessata alla letteratura catalana<br />

(un codice inedito <strong>de</strong>l XIV sec. e la novellistica tardo medievale).<br />

JOSÉ ANTONIO PÉREZ BOWIE è docente di Teoria <strong>de</strong>lla Letteratura nel l'Università di<br />

Salamanca, dove ha discusso la sua tesi dottorale ( El lenguaje <strong>de</strong> la muerte durante la Guerra Civil<br />

española: ensayo <strong>de</strong> <strong>de</strong>scripción ). I suoi interessi principali si indirizzano verso l'analisi <strong>de</strong>l discorso<br />

politico, il teatro <strong>de</strong>l XX secolo (sia dal punto di vista sociologico che semiotico) e in generale la<br />

190


La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

letteratura <strong>de</strong>lla Repubblica e <strong>de</strong>lla Guerra Civile. Ha curato l'edizione critica <strong>de</strong> La calle <strong>de</strong> Valver<strong>de</strong><br />

di <strong>Aub</strong>.<br />

CARLA PERUGINI e docente di Lingua e Letteratura Spagnola nell'Università di Salerno. Si è<br />

occupata di poesia <strong>de</strong>l '27, di narrativa <strong>de</strong>l Romanticismo, di letteratura fantastica, di Gustavo Adolfo<br />

Bécquer, e <strong>de</strong>lle cronache <strong>de</strong>lla conquista <strong>de</strong>l Perù. Nell'ambito di una ricerca fra i rapporti culturali<br />

fra Italia e Spagna fra Quattro e Cinquecento ha pubblicato il Testamento <strong>de</strong> Doña Juana III, reina<br />

<strong>de</strong> Nápoles e l'edizione critica <strong>de</strong>lla 'novela sentimental' Question <strong>de</strong> amor .<br />

DARIO PUCCINI e docente di Lingua e Letteratura Spagnola presso l'Università di Roma «La<br />

Sapienza», dove prece<strong>de</strong>ntemente aveva in segnato Letteratura Ispanoamericana, e direttore <strong>de</strong>lla<br />

rivista trimestrale «Letteratur e d'America». Ha pubblicato libri e saggi su entrambi i rami <strong>de</strong>lle lettere<br />

ispaniche: Romancero <strong>de</strong>lla Resistenza Spagnola; <strong>Miguel</strong> Hernán<strong>de</strong>z, vita e poesia; Sor Juana Inés<br />

<strong>de</strong> la Cruz, personalità <strong>de</strong>l barocco messicano . Ha tradotto in italiano il Manual <strong>de</strong> Literatura<br />

Española, San Juan, El <strong>de</strong>sconfiado prodigioso, El regreso e Los muertos di <strong>Aub</strong>.<br />

ANGELO TRIMARCO insegna Storia <strong>de</strong>lla Critica <strong>de</strong>ll'Arte nell'Università di Salerno. Ha<br />

pubblicato ricerche sulla storia sociale e la teoria psicoanalitica <strong>de</strong>ll'arte ( L'inconscio <strong>de</strong>ll'opera.<br />

Sociologia e psicoanalisi <strong>de</strong>ll'arte , 1 974, Itinerari freudiani. Sulla critica e la storiografia <strong>de</strong>ll arte<br />

, 1979, Materiali critici , 1993). Ha studiato le avanguardie storiche ( Surrealismo diviso , 1984)<br />

e si e occupato <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> artistiche <strong>de</strong>gli ultimi <strong>de</strong>cenni ( La parabola <strong>de</strong>l teorico. Sull'arte e la<br />

critica , 1982; Confluenze. Arte e critica di fine secolo , 1990; Il presente <strong>de</strong>ll'arte , 1992).<br />

191

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!