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Max Aub - Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes

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La poetica <strong>de</strong>l falso : <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> tra gioco ed impegno<br />

La biografia di Jusep Torres Campalans è articolata su due piani narrativi (fra di loro evi<strong>de</strong>ntemente<br />

connessi). C'è il livello <strong>de</strong>l racconto direttamente costruito da <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> e c'è il Qua<strong>de</strong>rno ver<strong>de</strong> , che<br />

compren<strong>de</strong> gli scritti di Campalans dal 1906 al 1914. L'anno <strong>de</strong>ll'abbandono <strong>de</strong>finitivo di Parigi e <strong>de</strong>lla<br />

pittura con la scelta di andare a vivere nelle montagne messicane fra gli indiani. Per quest'intreccio<br />

la vita di Campalans è insieme ritratto e autoritratto, un gioco di riflessi inquietanti. Il ritratto e<br />

l'autoritratto di un personaggio inesistente. Di un personaggio che, parlando o facendo parlare di sé,<br />

dà notizie di Picasso e <strong>de</strong>l cubismo, <strong>de</strong>ll'astrazione e di Mondrian, ci fa riflettere sulle relazioni fra<br />

arte e politica, ci fa attraversare, come in una vertigine, la storia <strong>de</strong>ll'a vanguardia parigina.<br />

Un personaggio che <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> costruisce utilizzando tutti i topoi eroici <strong>de</strong>lle vite eccellenti <strong>de</strong>gli<br />

artisti <strong>de</strong>ll'avanguardia. Anche il finale di partita non sfugge a questa scelta, anzi la esalta. L'elogio <strong>de</strong>l<br />

silenzio dopo il tumulto e gli eccessi, dopo l'arte, e un filo che lega -1o sappiamo- il cammino <strong>de</strong>lla<br />

poesia e <strong>de</strong>ll'arte da Rimbaud a Duchamp: Duchamp che si ritira a giocare a scacchi per il resto <strong>de</strong>lla<br />

sua vita. Naturalmente, quanto affascinante (ma improbabile) sia stata questa tesi oramai è chiaro.<br />

Ma, a leggere con attenzione, ci rendiamo conto che anche Campalans non cre<strong>de</strong> a questo mito se<br />

a <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, nella conversazione pomeridiana a San Cristóbal, dice: «Qui sono vissuto proprio come<br />

un pittore, senza far altro che osservare» 59 . Dunque, se pure ha smesso di dipingere (per ragioni<br />

diverse, in due differenti occasioni sono andate perdute tutte le sue opere), se anche ha rinunziato a<br />

scrivere <strong>de</strong>ll'arte e <strong>de</strong>gli artisti non ha, però, dimenticato di vivere come un pittore. Non ha rinunziato<br />

ad esercitare la vista e lo sguardo, l'osservazione e la mente.<br />

<strong>Max</strong> <strong>Aub</strong>, così, scrivendo <strong>de</strong>lla vita di Campalans e <strong>de</strong>lla sua pittura, ha tracciato un ritratto di<br />

Picasso e <strong>de</strong>l cubismo, <strong>de</strong>lle avanguardie parigine fra il '10 e il '20. Scrivendo di Buñuel ha, invece,<br />

disegnato un'immagine di sé e <strong>de</strong>lla sua generazione. Dell'importanza e <strong>de</strong>lle radici <strong>de</strong>l surrealismo.<br />

Picasso e il surrealismo: i due miti di <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> (si direbbe). Più radicalmente, <strong>Max</strong> <strong>Aub</strong> vuole<br />

sottolineare come il romanzo, la biografia, l'autobiografia siano tutte scritture impigliate nella crisi <strong>de</strong>l<br />

soggetto. Una «trappola» che, disperatamente, si sforza di evitare <strong>de</strong>centrando e spostando il soggetto,<br />

moltiplicandolo e riducendolo a simulacro, a un défilé di maschere e di copie.<br />

59 Ivi , p. 260.<br />

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