A Caorle il congresso nazionale 2008 Marisa Raciti - Distretto Lions ...

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sempre composto. Per noi del distretto 108 Ta3 c’era, però, un evento per il quale ci eravamo mobilitati in massa: la candidatura di Caorle per l’organizzazione del 56° congresso nazionale, previsto nel maggio 2008. Gli amici del Lions club di Caorle hanno dimostrato, oltre ad una grande professionalità, anche una ottima capacità nelle relazioni interpersonali con i delegati provenienti da tutta Italia, allestendo uno stand capace di attirare l’attenzione e di suscitare ammirazione. Domenica mattina il momento clou, dopo un tira e molla sulla sospensione dei lavori nella serata di sabato: la presentazione della candidatura a cura del presidente Remigio Verlato e del presidente di circoscrizione Livio Trevisiol, con proiezione di un bellissimo video realizzato per la circostanza. Poi gli attimi concitati di votazione con un risultato eccezionale: vittoria netta di Caorle nei confronti di Ravenna”. “Stupendo! - prosegue - I nostri delegati (e soprattutto le delegate) esplodevano in un grido di gioia: avevamo vinto! Mi sono trovato circondato dalle congratulazioni degli altri governatori per un successo che ha confermato, ancora una volta, la nostra capacità di lavorare in gruppo, di essere molto uniti e soprattutto di saper ben proporre e centrare anche grandi obiettivi. Per la prima volta il distretto 108 Ta3 in 12 anni di vita avrà, quindi, l’onore di ospitare il congresso nazionale Lions e il mio grazie, pure a nome di tutti i soci Lions del distretto, va a quanti hanno saputo cogliere il suggerimento che avevo lanciato nell’autunno scorso, alla ferma determinazione dei soci del Lions club di Caorle capitanati da Remigio Verlato, del presidente di circoscrizione Livio Trevisiol, a quanti ci hanno seguito in questa avventura a Fiuggi, al nostro governatore eletto Maurizio Bertoldi, che ha sostenuto anch’egli con forza questa iniziativa prima e durante i lavori congressuali”. “Ora - conclude Adami - dovremo rimboccarci le maniche, perché abbiamo poco più di 11 mesi per mettere a punto l’organizzazione, ma non ho dubbi al riguardo, la “macchina” distrettuale, grazie ad un lavoro “corale” di prim’ordine, abbinata alla effi cienza degli amici del Lions club Caorle e degli enti che fi nora hanno dato il loro appoggio, sarà senz’altro in grado di affrontare anche questa prova con serenità e grande professionalità”. A Fiuggi i lavori si sono conclusi nella tarda mattinata di domenica con la tradizionale presentazione dei governatori eletti, del presidente del consiglio dei governatori eletto Rocco Tatangelo e del direttore internazionale eletto Ermanno Bocchini al numeroso pubblico ancora presente in sala, in una atmosfera intessuta di applausi festosi e beneaugurati, con un arrivederci a Caorle nel maggio 2008. di Gianfranco Coccia ormai notte. Da poche ore È si è concluso un meeting - come lo chiamiamo noi Lions - con Marisa Raciti e i suoi figli Fabiana ed Alessio, incontro che si è svolto in seno alla Comunità di Sacra Famiglia, una parrocchia nelle vicinanze di Prato della Valle, in Padova. Don Marco Pozza, oramai da tutti conosciuto in città come don Spritz per la sua attività di evangelizzatore nel mondo dei giovani delle piazze, ne è stato l’ideatore ed il motore. UNA LEZIONE DI VITA DALLA FAMIGLIA RACITI TEMPO DI LIONS “Non si può morire a causa di un pallone” Incontro con la moglie e la figlia del poliziotto ucciso a Catania. “Ho saputo dalla tv che mio marito era morto”. “Mio padre era un uomo meraviglioso” A L’APPUNTAMENTO Raduno Lions in Cadore nche quest’anno si rinnova l’appuntamento estivo tra i monti del Cadore il 5 agosto alle 12.30 a San Vito in riva allo splendido lago dello chalet. L’incontro, che di anno in anno richiama un sempre maggior numero di soci dei distretti Ta1, Ta2, Ta3 e di altri provenienti da varie parti d’Italia, è organizzato da Alda Schiavi e Beppino Unterberger. Per informazioni: Alda cell. 348 3500630 Beppino tel. 0435 71002 Dopo l’annuncio datone pochi giorni prima, c’era molta attesa ed emozione per l’arrivo di Marisa, moglie dell’ispettore Filippo Raciti lapidato il 2 febbraio di quest’anno dagli ultras del derby Catania - Palermo e, purtroppo come tutti sappiamo, morto poche ore dopo gli scontri avvenuti nei pressi dello stadio etneo. Si è unito il questore Alessandro Marangoni con moglie e figlioletta in tenerissima età e ancora molti poliziotti, tutti per stringersi a loro nell’abbraccio della gente. “È stata un’accoglienza calorosa 9
e piena di maturità”, ha subito sottolineato Marisa durante l’incontro con gli adolescenti e i loro genitori. Tutto comincia subito a snodarsi con la proiezione delle tragiche immagini degli scontri di Catania, delle foto in divisa di Raciti e presto scende sugli sguardi dei presenti un velo di grande commozione. Marisa racconta di aver appreso la notizia soltanto dal Telegiornale delle 22 di quella sera e non da altre fonti, iniziando da quelle “ufficiali”: e così non riesce a trattenere le lacrime ricordando, poi, di aver visto il corpo del marito reso quasi irriconoscibile da tanta violenza subita in un pomeriggio che doveva essere di festa sportiva. La giornata ci ha consegnato l’immagine di una famiglia straordinaria che, pur nel grande dolore, manifesta una ferma compostezza ed un altissimo senso della propria dignità. Quando il dibattito s’accende, i temi toccati sono molti. Parla dei poliziotti che quando escono di casa non vanno al lavoro ma “in servizio”, quel servizio nei territori dove essi operano giorno dopo giorno. Parla, soprattutto, del perdono. Il perdono va, secondo lei, chiesto e meritato perché spetta solo a Dio darlo. Deve essere una conseguenza di un pentimento reale che va dimostrato. La morte del marito dev’essere un segno per il Paese che deve esprimere quei valori in cui si identificava Filippo, Paese che ne è uscito offeso. Non prova odio, Marisa, per quei giovani; semmai pena perché non hanno imparato, o non è stato loro insegnato, il valore della vita e il rispetto della divisa. Sotto ogni poliziotto c’è un uomo, un figlio, un marito, un padre, una famiglia. La morte di Filippo dev’essere un segno per Catania e il resto del Paese in cui, nascondendosi dietro una sciarpa, ci si “uccide per un pallone”. Interviene il Questore Marangoni: “viviamo in una società in cui molte famiglie non hanno percezione di quel che fanno i loro figli, 10 soprattutto allo stadio. La polizia può contenere questi fenomeni di violenza insensata, ma non risolverli”. Anche la polizia di Padova ha vissuto con commozione quelle ore drammatiche per tutto il Corpo. Il giorno dopo il tragico fatto, il questore si era recato dagli uomini del Reparto Mobile; hanno parlato per oltre un’ora e hanno pianto senza vergogna perché “noi poliziotti siamo persone normali: figli, padri, mariti, tutti convinti di fare il mestiere più bello del mondo. Marisa Grasso moglie di Filippo Raciti Un mestiere che ti entra nel sangue come una malattia infettiva e che non ti lascia più”. Tutti hanno un sussulto di commozione quando interviene la figlia Fabiana che si esprime con una tale maturità e orgoglio che colpiscono. Ricorda la tristezza che provava ad essere spesso emarginata in passato da qualche compagno di scuola che la considerava “figlia di uno sbirro”, “a cui non ho più badato quando ho capito che quei ragazzi non meritano il mio rispetto”. “Mio papà era un uomo meraviglioso che mi ha insegnato che la cosa più importante è l’amore. Non provo odio contro nessuno ma soffro perché hanno strappato una parte di me”. Le conclusioni ci riportano ai ricordi di coloro che hanno conosciuto Filippo Raciti, che lo descrivono come un uomo che stava dalla parte dei deboli: difenderli era la propria missione e sin da quando era piccolo il suo sogno era stato quello di entrare nella Polizia. Al seguito del feretro e davanti al maxischermo allestito in piazza Duomo, centinaia di agenti di polizia e di carabinieri ne avevano dato l’ultimo addio tenendosi abbracciati fra loro e asciugandosi le lacrime che, anche in un pomeriggio di questa domenica d’incontro a Padova, hanno ancora solcato i visi degli adolescenti e dei loro genitori presenti all’incontro. Tutti accorsi per ascoltare le parole di una famiglia distrutta dal dolore ma portatrice, nella sua stupenda compostezza, di un messaggio che rifugge l’odio ed il rancore ma che vuole, al tempo stesso, farci sentire sempre più vicini ai tutori dell’ordine impegnati sempre di più al servizio del Paese. Sotto la porta del commissariato Politeano di Palermo dopo gli incidenti che hanno causato l’assurda morte di Flippo Raciti un anonimo ha scritto: “Vi regalo un fiore, perché dai fiori nasce l’amore; un fiore, per tutte le volte che venite chiamati sbirri; un fiore, perché non esistono solo persone che vi disprezzano; un fiore, perché guadagnarsi il pane, non basta più solo lavorare; un fiore, perché le croci di cui è affastellata la vostra memoria recano la dicitura “morti e non vittime”; un fiore, per tutte le volte che vorreste reagire ma siete costretti a subire; un fiore, per tutte le volte che la vostra dignità viene calpestata; un fiore, per tutte le volte che vi sputano addosso perché mostrate una divisa; un fiore, perché purtroppo è il massimo che possa permettermi; solo un fiore, perché per rendervi l’onore che meritate non basterebbero tutti i fiori del mondo”.
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