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La riabilitazione cognitiva e comportamentale ... - centro alzheimer

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e. Emozione<br />

Le funzioni cognitive superiori sono soltanto uno strumento, per quanto raffinato, di cui<br />

l'organismo si serve per vivere nel migliore dei modi nel proprio ambiente. Tutti gli<br />

organismi hanno dei bisogni primari che guidano il comportamento (nutrirsi, ripararsi<br />

dalla variabilità delle condizioni atmosferiche, riprodursi). Anche l'uomo, che pure è<br />

molto più complesso, non sfugge da queste necessità primarie. Questi bisogni si trovano<br />

al confine fra le funzioni più propriamente vegetative e quelle più propriamente<br />

cognitive. Sono in qualche modo il ponte fra questi due tipi di attività così diversi del<br />

sistema nervoso. Se si ha freddo, e ci si sta per ammalare (situazione prettamente fisica)<br />

si attuano comportamenti di ricerca più o meno consapevoli, che coinvolgono le nostre<br />

funzioni cognitive più complesse (percezione, memoria, pianificazione, movimento,<br />

ecc.). Tali funzioni sono semplicemente lo strumento che permette di trovare un riparo<br />

da una condizione sfavorevole alla salute.<br />

Questi bisogni hanno una modalità di rappresentazione particolare: assumono la forma<br />

delle emozioni.<br />

Le emozioni dipendono dal funzionamento di aree molto "antiche" del cervello (figura<br />

5). Per aree antiche si intende che anche gli animali molto semplici, quelli che hanno<br />

preceduto l’uomo nel corso dell’evoluzione naturale, possedevano queste aree con<br />

queste stesse funzioni, che corrispondono, infatti, ai comportamenti istintivi che si<br />

osservano negli animali.<br />

L'uomo ha ampiamente modificato i comportamenti istintivi perché ha sviluppato una<br />

vita sociale che impone un controllo ed un’elaborazione cosciente (funzioni cognitive<br />

superiori) dei comportamenti. Tuttavia le necessità di base sono le stesse, e anzi lo<br />

sviluppo della socialità ha anche l'importante funzione di garantire meglio la risposta ai<br />

bisogni di base degli individui.<br />

Le emozioni sono così difficili da governare proprio perché il loro fine ultimo è quello<br />

di garantire che venga soddisfatto il bisogno da cui sono generate. Le emozioni nascono<br />

da bisogni vitali, e il fatto di non soddisfare questi bisogni implica un danno<br />

all'organismo. Anche in questo caso l'uomo ha sviluppato una complessità tale che<br />

talvolta il legame fra il bisogno vero, originario, e quello percepito non è immediato.<br />

Ma la funzione delle emozioni è comunque quella di imporre una direzione al<br />

comportamento, in modo che venga garantita la soddisfazione delle necessità di base,<br />

necessarie per la sopravvivenza propria (nutrirsi e ripararsi) e della propria specie<br />

(riprodursi).<br />

(A questo punto è anche chiaro il motivo per cui un’informazione emotivamente<br />

rilevante viene immediatamente consolidata ed immagazzinata dall'ippocampo: perché<br />

se l'informazione ha connotati emotivi ciò significa che essa è molto importante per i<br />

bisogni primari dell'organismo. Il fatto che l'ippocampo sia implicato sia nel sistema<br />

emotivo che in quello della memoria serve a garantire che non vengano dimenticate<br />

informazioni necessarie per la sopravvivenza).<br />

Le aree che svolgono l'elaborazione delle emozioni (circuito limbico, figura 5) lavorano<br />

a stretto contatto con la corteccia frontale, che svolge la funzione di controllare,<br />

modulare o eventualmente reprimere i comportamenti impulsivi causati dalle emozioni,<br />

ma al contempo attivano una serie di funzioni cognitive complesse (pianificazione)<br />

finalizzate ad attuare il comportamento più efficace possibile nel rispondere ai bisogni<br />

indicati dalle emozioni.<br />

Quando c'è un danno al circuito limbico, oppure alla corteccia frontale, il<br />

comportamento della persona è gravemente alterato: è inadeguato dal punto di vista<br />

sociale, è disordinato e afinalistico, e sostanzialmente inefficiente. Una persona con<br />

simili deficit è assolutamente incapace di vivere autonomamente, anche se le funzioni<br />

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