Il luogo del conflitto - In-Formazione-Psicologia
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Ma se l’interno e l’esterno per Bateson si auto-specificano, allora non è possibile<br />
assumere come aspetti indipendenti la relazione, il Sé o le norme sociali. Questo perché<br />
ogni fattore è costruito a partire dalle relazioni con gli altri.<br />
<strong>Il</strong> Sé, poi, non può essere assimilato ad una biografia interna; si tratta piuttosto di un<br />
groviglio di testi e narrazioni, che già contengono norme sociali, leggi e abitudini<br />
relazionali. Non a caso, secondo Bateson il Sé è una costruzione, un patchwork di<br />
relazioni, interazioni, vissuti, codifiche e percezioni. <strong>Il</strong> taglio netto tra individuo e<br />
ambiente, oltre a proporre un’epistemologia ingenua, è per l’antropologo inglese segno<br />
di un’ epistemologia malata (Casadio, 2010a).<br />
A mio avviso, i paradossi che mettono in crisi il Sé, questi loop ricorsivi, vanno<br />
ricercati tra le diverse forme di conoscenza <strong>del</strong> soggetto, che implodono e non riescono<br />
a definire nessuna biografia possibile. Bateson stesso ci ha abituato a pensare alla<br />
mente come caratterizzata da diverse forme di conoscenza: linguistiche, procedurali e<br />
metaforiche. Si tratta di strutture “in parallelo”, ognuna intraducibile nel linguaggio<br />
<strong>del</strong>l’altro. Come, infatti, mettere in parole un’emozione? O una metafora in vissuto? E<br />
come, con un gesto, esemplificare un concetto?<br />
Non a caso, Bateson in un famoso articolo dal titolo “Stile grazia e informazione<br />
nell’arte primitiva” (1967) evidenzia questi tre diversi livelli <strong>del</strong>la mente: uno legato<br />
alle azioni, e intraducibile a parole; un altro legato alle immagini, e dicibile solo grazie<br />
alle immagini, alle metafore; e, l’ultimo, legato alle narrazioni e quindi perfettamente<br />
comunicabile.<br />
Questi tre diversi livelli <strong>del</strong>la mente sono sempre aperti alla relazione con gli altri e<br />
<strong>del</strong> tutto indipendenti. Sono governati cioè da principi differenti che lavorano in<br />
parallelo, anche se sempre connessi tra loro nell’esperienza concreta che risulta, così, al<br />
contempo, connotata da aspetti sensoriali, visivi e linguistici.<br />
Grazie a Bateson, oggi la mente ci appare stratificata, un ipertesto complesso che<br />
lega continuamene inter-azioni a metafore e queste a diverse narrazioni. La mente<br />
pensata da Bateson è una mente costruttiva che, incessantemente, assembla azioni,<br />
metafore e narrazioni per costruire storie e quei costrutti narrativi che sono il Sé e il<br />
mondo (visti da un punto di vista fenomenologico).<br />
<strong>Il</strong> doppio legame mostra allora quelle situazioni e quelle relazioni capaci di<br />
falsificare la rappresentazione che il soggetto ha di se stesso. La psicoterapia, da questo<br />
punto di vista, può essere pensata come un processo che promuove la dissoluzione di un<br />
sistema di senso e la creazione di nuove idee colte direttamente dal campo relazionale<br />
che connette il terapeuta all’utente. <strong>Il</strong> problema <strong>del</strong>la psicoterapia è di come affrontare<br />
tali smagliature, tali possibili circoli viziosi, e fare di questi episodi un’occasione per<br />
l’evoluzione <strong>del</strong>l’intero sistema, per una co-evoluzione.<br />
<strong>Il</strong> Sé mostra quindi un suo sviluppo, un’ecologia, una spirale che collega<br />
ricorsivamente immagini ad azioni, rinforzando le proprie premesse di base. Diviene<br />
allora evidente la circolarità propria <strong>del</strong> pensiero che può anche collassare in un<br />
“circuito riflessivo bizzarro”, come dicono Cronen, Johnson e Lannaman. La<br />
dispersione <strong>del</strong> Sé, in questo caso, dipende dall’impossibilità <strong>del</strong> soggetto di narrare una<br />
storia coerente, perché i suoi presupposti, posti di fronte ad un nuovo contesto, non<br />
possono che contrarsi e implodere in un punto che non permette nuove svolte narrative.<br />
<strong>Il</strong> doppio legame descriverebbe, allora, una dinamica relazionale che non permette il<br />
dispiegarsi di una narrazione a partire dall’esperienza vissuta nella relazione stessa o<br />
per colpa <strong>del</strong>le discrepanze insanabili o perché le varie istanze non possono fondersi<br />
con le premesse precedenti. Quelle che fondano il soggetto stesso.<br />
Bateson collega diversi campi di esperienza al doppio legame, soprattutto<br />
l’umorismo e la creatività, perché queste modalità sono caratterizzate da<br />
Riflessioni Sistemiche - N° 4 maggio 2011 35