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N° 3 - Marzo 20<strong>07</strong> (43)<br />
La neve gialla<br />
Francesco Patrizi<br />
Gli abitanti della regione di<br />
Omsk, nella Siberia occidentale,<br />
si sono risvegliati all’indomani<br />
del 2 febbraio con<br />
un’amara (in senso letterale!)<br />
sorpresa.<br />
I tetti delle case, le strade e i<br />
campi erano ricoperti da una<br />
fitta coltre di neve gialla, oleosa<br />
e maleodorante.<br />
Il direttore della protezione<br />
civile russa ha tranquillizzato i<br />
cittadini.<br />
I livelli di tossicità della neve<br />
sono nella norma - ha assicurato<br />
- l’unico parametro alto è<br />
quello del contenuto di ferro.<br />
La neve che ha ingiallito 49<br />
villaggi in un’area di 1.500<br />
chilometri sarebbe dunque<br />
innocua per la salute.<br />
segue a pag. 5<br />
Il benessere<br />
e la violenza<br />
Vincenzo Policreti<br />
Ai miei allievi diedi un giorno<br />
un compito: Immaginate di<br />
dover soggiornare su un’isola<br />
deserta e potervi portare solo<br />
10 cose: quali portereste?<br />
Ebbene, su quell’isola furono<br />
portati stereo, cd, motorini,<br />
elettrodomestici; i più romantici<br />
portarono la foto del cane e i più<br />
pratici trapani elettrici, motoseghe<br />
e fornelli a gas; ma a<br />
nessuno, dico nessuno, passò<br />
per la mente che in un’isola<br />
deserta non c’è né elettricità, né<br />
benzina, né strade. Nessuno si<br />
portò i fiammiferi. Allora trasecolai;<br />
oggi purtroppo capisco.<br />
Tutto è cominciato con la macchina<br />
a vapore; vale a dire, con<br />
la nascita di una tecnologia<br />
diretta a togliere l’uomo dall’abbrutimento<br />
fisico e a restituirgli<br />
la sua dignità: Facciamo<br />
l’uomo a Nostra immagine e<br />
somiglianza. Riconoscere l’immagine<br />
di Dio nella miseria<br />
umana non sempre è facile.<br />
Da allora le invenzioni dirette a<br />
liberare l’uomo dalla fatica,<br />
fisica o mentale, si sono susseguite<br />
in progressione geometrica:<br />
dal vapore all’elettricità,<br />
segue a pag. 5<br />
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Sveglia, ragazze!<br />
Claudia Mantilacci<br />
Non è questione di essere o meno<br />
femministe, il femminismo ha<br />
fatto il suo tempo, ha combattuto<br />
le sue battaglie e ottenuto le sue<br />
conquiste. È questione che non<br />
bisogna essere propriamente delle<br />
volpi per rendersi conto che c’è<br />
ancora tanto da fare.<br />
Che non possiamo accontentarci<br />
di avere pari diritti, nella teoria, ma<br />
poi ritrovarci - in pratica - a<br />
segue a pag. 3<br />
Testa e Croce<br />
L’intelligenza artificiale<br />
Egidio Pentiraro<br />
Testa<br />
Lo scorso anno l’Intelligenza<br />
artificiale ha compiuto cinquanta<br />
anni, essendo nata con questo<br />
nome il 31 agosto del 1955 negli<br />
US, al Darmouth College di<br />
Hanover nel New Hampshire,<br />
su una proposta di John McCarthy<br />
dello stesso Dartmouth College,<br />
di Marvin L. Minsky della<br />
segue a pag. 4<br />
A P A G I N A . . .<br />
6 Educazione allo sport<br />
7 La scuola e<br />
l’educazione<br />
8-9 UN TRENO PER<br />
AUSCHWITZ<br />
10 Narni<br />
MUSEO DI<br />
PA<strong>LA</strong>ZZO EROLI<br />
11 Terni<br />
MUSEO DIOCESANO<br />
E CAPITO<strong>LA</strong>RE<br />
12 Terni e la sua favola<br />
13 Luciana<br />
Notari<br />
14 Some Stars<br />
15 Racconti<br />
La scuola e l’Obbligo<br />
Piero Fabbri<br />
Le parole nascondono spesso<br />
significati imprevisti, anche se<br />
l’imprevedibile è quasi sempre<br />
una limitazione solo delle nostre<br />
teste e niente affatto implicito<br />
nelle parole o nell’etimologia.<br />
Tanto per dire, anche un<br />
bambino di quattro anni è in<br />
grado di individuare una certa<br />
parentela tra l’antica parola<br />
crusca e la più recente cruscotto;<br />
segue a pag. 2<br />
Arriva un container<br />
carico di...<br />
Alessia Melasecche<br />
Una volta era un gioco per<br />
bambini, ora la questione si fa<br />
tremendamente seria.<br />
La progressiva trasformazione<br />
dei tre inceneritori di Maratta da<br />
ricettori di biomasse ad attrattori<br />
di rifiuti di ogni tipo e da ogni<br />
parte d’Italia non può non<br />
scuotere le coscienze di tutti.<br />
Soprattutto in anni in cui<br />
Se questo è amore<br />
Giampiero Raspetti<br />
Alcuni, giovanissimi, s’industriavano<br />
a catturare e torturare<br />
lucertole. Altri non si risparmiavano,<br />
in esperimenti molto poco<br />
ortodossi. Li vedevamo durante<br />
le pause refrigeranti delle nostre<br />
disfide calcistiche, giocate col<br />
pallone dai cento rattoppi o<br />
arrangiato con stracci e carta,<br />
nelle estenuanti partite che si<br />
protraevano anche fino a sei<br />
tempi regolamentari.<br />
Ma cosa sperimentavano i più<br />
piccoli? ... da quale piano del<br />
Grattacielo un gatto, violentemente<br />
sospinto nel vuoto, sarebbe<br />
sopravvissuto... da quale<br />
altezza sarebbe invece deceduto.<br />
Un chiassoso festeggiamento ci<br />
avvertiva della conclusione<br />
della prova.<br />
segue a pag. 2<br />
Oreste e la<br />
cetra di Orfeo<br />
Francesco Borzini<br />
II compagno Oreste alla fine é<br />
tornato: indomito bandolero<br />
stanco, effige scolorita di un<br />
passato davvero lontano, apparentemente<br />
contento di continuare<br />
a recitare il suo ruolo.<br />
I compagni di Potere operaio<br />
sono diventati grandi e hanno<br />
fatto carriera: Cacciari, Mieli,<br />
Pardi e persino Gaetano Pecorella,<br />
avvocatone di Forza Italia.<br />
Hanno conquistato il potere (se<br />
non proprio tutto il potere come<br />
scandiva l’inno di Potop,<br />
almeno una buona parte), ma<br />
l’hanno tenuto per loro.<br />
E tu, compagno Oreste sei tornato<br />
per ripetere te stesso, senza<br />
ammettere che troppi secoli<br />
sono passati, che le utopie scadute<br />
sono buone solo per essere<br />
riciclate, frullate, mascherate e<br />
«arcutinate» in qualche libro di<br />
sicuro successo editoriale, come<br />
fa quel volpone di Toni Negri.<br />
Non ti illudere per questa<br />
vampa di celebrità nazionale: i<br />
media funzionano così, coltivano<br />
l’arte della nostalgia, ripescano<br />
personaggi bolliti per<br />
metterli in mezzo alla pista e<br />
farli ballare, come orsi da circo.<br />
segue a pag. 3 segue a pag. 4
2<br />
Se questo è amore<br />
L’orda si spostava poi oltre il<br />
cortile, alla ricerca di altro<br />
materiale per quegli esperimenti.<br />
Allora non ci si faceva caso.<br />
Oggi non si può, così come non<br />
è più possibile uccidere schiavi.<br />
Qualcuno ci rimane male,<br />
capisco, ma è così!<br />
La civiltà, nonostante possenti<br />
detrattori, avanza.<br />
Nonostante chi, caparbiamente<br />
inchiodato a privilegi, mai viene<br />
sfiorato dal dubbio che lo schiavo<br />
sarebbe potuto essere lui... o che<br />
sarebbe potuto non nascere figlio<br />
di papà (accidente che non<br />
attesta meriti di sorta).<br />
C’è chi sguazza nell’instabilità<br />
della propria ignoranza o nella<br />
pervicacia delle proprie<br />
incrollabili, infantili certezze.<br />
Purtuttavia, la civiltà avanza!<br />
Andatelo a dire adesso che si<br />
possa uccidere impunemente un<br />
cane o un gatto a chi fa famiglia,<br />
non con il famulus, cioè con lo<br />
schiavo, (da cui proviene la<br />
parola famiglia, contenitore, per<br />
secoli, anche di cortigiani - proprio<br />
così, i facenti parte della<br />
corte, cioè del cortile - e di<br />
amanti e… di generi... vari), ma<br />
con il suo amato cane o con il<br />
suo venerato gatto! Tra poco la<br />
civiltà renderà del tutto normale<br />
l’esistenza di ospedali per cani...<br />
per gatti... ricoveri adeguatamente<br />
attrezzati per animali malandati.<br />
Ci sarà sempre però chi proseguirà,<br />
con disinvolta pravità, nel<br />
suo triste gioco ideologico, non<br />
solo con i gatti.<br />
La civiltà, però, avanza: questo<br />
comporta sempre un proliferare<br />
di azioni buone, positive, altro<br />
che declassamento... di chi, di<br />
cosa? Il bene è bene e irradia<br />
amore. La famiglia è amore.<br />
E l’amore, stia o non stia sotto lo<br />
stesso tetto, va protetto, non<br />
negletto, né disprezzato.<br />
E’ forse amore cercare di piegare<br />
le altrui volontà alle proprie<br />
concezioni? Chi ama profondamente<br />
la propria famiglia, così<br />
come l’ha voluta e vissuta, non<br />
l’abbandonerà mai né mai vorrà<br />
che altri debbano rinunciare ai<br />
sentimenti che provano nelle<br />
loro famiglie, formate da uomini,<br />
donne, flora, fauna, libri...<br />
speranze. La Buona Novella è<br />
amore! Ricorderete certo Luca<br />
(Cap. 6): 27 - Amate i vostri nemici,<br />
fate del bene a coloro che vi<br />
odiano… 29 - A chi ti percuote<br />
sulla guancia, porgi anche l’altra;<br />
a chi ti leva il mantello, non<br />
rifiutare la tunica... 31 - Ciò che<br />
volete gli uomini facciano a voi,<br />
anche voi fatelo a loro... 37 -Non<br />
giudicate e non sarete giudicati;<br />
non condannate e non sarete<br />
condannati; perdonate e vi sarà<br />
perdonato… 41 - Perché guardi<br />
la pagliuzza che è nell’occhio<br />
del tuo fratello, e non t’accorgi<br />
della trave che è nel tuo?<br />
Molti politici rivendicano per sé<br />
il sacro conio del modello di<br />
famiglia universale.<br />
Certamente sono uomini fuori<br />
dal comune, non lievitati in un<br />
normale utero; sicuramente un<br />
Dio avrà ordinato loro, con<br />
parole di fuoco su pietra di pietra,<br />
le regole immutabili della<br />
famiglia... da oggi in poi.<br />
Trovo però sconcerto e pena nel<br />
computare tra questi quegli stessi<br />
politici che conosco e quei miei<br />
conoscenti che fanno sempre<br />
politica di parte, ancora et in<br />
perennis sullo stesso crinale,<br />
nonostante la civiltà li abbia, in<br />
precedenza, chiaramente giubilati.<br />
Inveirono contro il divorzio,<br />
paventandolo strumentalmente<br />
come un inizio di tresche tra il<br />
marito e la serva di casa... poi...<br />
sono stati i primi a divorziare...<br />
abbandonando anche la serva di<br />
casa. Ringhiarono contro l’aborto,<br />
ma, allorché giunse il loro<br />
turno, dissero io non posso certamente<br />
permettermelo uno (o<br />
un altro) figlio! Ma certo: Ubi<br />
maior, minor cessat (quando c’è<br />
il duce, il subalterno s’appecora!)<br />
- oppure - quod licet Jovi<br />
non licet bovi! (Quel che è lecito<br />
a Giove non è lecito al bove!).<br />
Ecco allora l’inciviltà: ritenersi,<br />
pur essendo chiaramente portatori<br />
deboli di un pensiero appena<br />
palpabile, degli autorevolissimi<br />
politici... credersi Giove e tentare<br />
di imporre questo inesistente<br />
autoritarismo!<br />
Cosa sono tali fobie per una<br />
società che cerca semplicemente<br />
libertà, amore e giustizia? E questo<br />
strisciante terrore che l’uomo<br />
possa liberarsi da fondamentalismi<br />
e ideologie? Quanta irriguardosa<br />
morbosità nei confronti<br />
della sessualità umana, eterna<br />
ragione di vita, universale<br />
trepidazione d’amore!<br />
Ma forse i miei amici politici<br />
hanno altri intendimenti.<br />
Altrimenti, poiché sbandierano<br />
urbi et orbi cristiane e pertanto<br />
stupende affermazioni, donerebbero,<br />
per coerenza, i loro letti, i<br />
loro tetti, le loro case, i loro<br />
palazzi, i loro quartieri, tutto quel<br />
che hanno a giovani responsabili<br />
ma senza lavoro e quindi impossibilitati<br />
a sognare una unione<br />
regolare, con tanto di figli.<br />
Altrimenti non perderebbero, per<br />
coerenza, un solo attimo per<br />
combattere la piaga della povertà<br />
nel mondo (35.000 bambini<br />
muoiono di fame ogni giorno), o<br />
nella militanza attiva contro<br />
stupro e pedofilia. Si gingillano<br />
invece cercando di dettare norme<br />
sui sentimenti e sulla sessualità<br />
degli altri. Perché? Che problemi<br />
hanno? O stanno tentando di<br />
convincerci che dei veri mali del<br />
mondo la responsabilità sia di<br />
maldestri gattacci e di sinistri<br />
omosessuali? G. Raspetti<br />
<strong>LA</strong> <strong>PAGINA</strong> www.indagendi.com<br />
Mensile di attualità e cultura<br />
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002 presso il Tribunale di Terni<br />
Redazione: Terni V. Carbonario 5, tel. <strong>07</strong>4459838 - fax <strong>07</strong>44424827<br />
Tipografia: Umbriagraf - Terni<br />
In collaborazione con l’Associazione Culturale Free Words<br />
DISTRIBUZIONE GRATUITA<br />
Direttore responsabile Michele Rito Liposi<br />
DIREZIONE<br />
Serena Battisti, Elettra Bertini, Pia Giani, Lorella Giulivi,<br />
Giuliana Orsini, Alessia Melasecche, Francesco Patrizi (vicedirettore),<br />
Egidio Pentiraro, Giampiero Raspetti (direttore), Alberto Ratini,<br />
Albano Scalise, Giuseppe Sforza.<br />
Editrice Projecta s.a.s. di Martino Raspetti & C.<br />
info@lapagina.info<br />
pubblicità: +39<strong>07</strong>4459838 / +393482401774<br />
La scuola e l’Obbligo<br />
il guaio di quel bambino non<br />
sta certo nel suo spirito d’osservazione,<br />
ma piuttosto nel suo<br />
entusiasta genitore che, accarezzando<br />
con malcelata lussuria<br />
l’interno in radica della sua<br />
nuova fiammante berlina, lo<br />
prenderà amorevolmente in giro<br />
spiegandogli che c’è una gran<br />
bella differenza tra il tecnologico<br />
albergo dei suoi strumenti<br />
automobilistici e una sottospecie<br />
di erba utile contro la<br />
stitichezza. Certo, forse sarebbe<br />
comunque pedante e controproducente<br />
- se non palesemente<br />
impossibile, spiegare davvero<br />
ad un quattrenne che un tempo,<br />
quando pulivano il grano e altri<br />
cereali, i contadini si mettevano<br />
sulle ginocchia una coperta per<br />
ripararsi dalla crusca che andavano<br />
eliminando; che una<br />
coperta ben tirata su gambe e<br />
ginocchia fu poi usata, per<br />
ripararsi dal vento, anche dai<br />
cocchieri e dai vetturini, mantenendo<br />
il nome derivato dalla<br />
crusca per palese somiglianza<br />
con la coperta contadina; e che<br />
il nome è sopravvissuto anche<br />
quando alla coperta si è sostituita<br />
una struttura rigida, elemento<br />
di carrozzeria prima e di<br />
automobilistico arredo interno<br />
poi. Spiegazione pedante, vero?<br />
Certo; però è sicuramente meno<br />
dannosa del trattare il bambino<br />
da stupido, perché se stupido<br />
c’è, nell’episodio, non è certo il<br />
bambino.<br />
Bisogna stare attenti alle parole,<br />
insomma: perché le parole sono<br />
importanti, e pronte al tradimento.<br />
Ad esempio, l’accoppiata<br />
scuola dell’obbligo è certo<br />
legittima e sacrosantamente<br />
significativa, ma è comunque<br />
divertente notare che quasi<br />
nasconde un ossimoro, una<br />
contraddizione in termini.<br />
Scuola, infatti è parola bella,<br />
nobile e spudoratamente simpatica,<br />
almeno a giudicare da<br />
come l’usavano i Greci, che<br />
l’hanno inventata. Significa<br />
ozio, riposo, e già questa<br />
piccola rivelazione può bastare<br />
a mettere in crisi intere legioni<br />
di studenti che tutto vedono<br />
meno che l’ozio e il riposo,<br />
nelle truci aule scolastiche.<br />
E allora l’unione con il termine<br />
obbligo appare ancora più<br />
ardito, visto che assai raramente<br />
l’ozio necessita d’essere obbligato.<br />
Solo la storia può venire in<br />
aiuto, di fronte a certe contraddizioni:<br />
solo seguendo la storia<br />
della parola sarà possibile capire<br />
che scuola non significa più<br />
riposo ma tutt’altro, almeno a<br />
sentire le opinioni degli scolari.<br />
E ci sono scoperte anche meno<br />
banali, nei meandri della storia:<br />
e qualcuna proprio a proposito<br />
della scuola dell’obbligo.<br />
Il giovane Regno d’Italia, subito<br />
dopo l’Unità risorgimentale,<br />
aveva numerosi problemi di<br />
omogeneità. Erano molti gli<br />
stati che si erano coagulati nella<br />
patria di recente formazione, e<br />
varie e diverse erano le abitudini;<br />
basti pensare che alcune di<br />
esse, come insegna il logoro<br />
titolo Questione Meridionale,<br />
sono tutt’ora presenti.<br />
Tra altre cento cose, i primi<br />
governi del Regno misero in<br />
agenda anche la normalizzazione<br />
dell’Istruzione e il primo<br />
passo fu l’istituzione dell’obbligo<br />
scolastico per le prime due<br />
classi elementari.<br />
Due anni appena: un ben misero<br />
traguardo, si dirà… ma per<br />
molti luoghi della penisola era<br />
una vera rivoluzione.<br />
Eppure, ci fu chi si oppose a<br />
questo progetto istituzionale.<br />
Ad opporsi furono i cattolici.<br />
I malpensanti e le malelingue di<br />
allora mormorarono che la<br />
Chiesa temeva per il monopolio<br />
dell’istruzione che era allora<br />
nelle sue mani: era certo tutt’altro<br />
che universale, la privata<br />
istruzione diffusa dalle scuole<br />
cattoliche, ma in pratica era<br />
l’unica disponibile, in molte<br />
parti dello Stato.<br />
Però i cattolici non argomentarono<br />
in questo modo la loro<br />
opposizione all’istituzione della<br />
scuola dell’obbligo: no, diamine!<br />
Dissero invece che trascinare i<br />
bimbetti fuori dalle case per<br />
infilarli nelle aule avrebbe<br />
messo in crisi l’unità familiare:<br />
e per salvaguardare la sacralità<br />
della famiglia, la scuola dell’obbligo<br />
non poteva diventare<br />
legge dello Stato.<br />
E’ probabile, anzi è certo che, in<br />
questo XXI secolo, non esiste<br />
più cattolico che pensi che<br />
mandare i figli a scuola significhi<br />
attentare alla sacralità della<br />
famiglia.<br />
Un buon cattolico magari<br />
preferirà le scuole confessionali<br />
a quelle statali, ma certo non<br />
oserebbe sostenere una simile<br />
idiozia. Anzi, è probabile che<br />
ormai la cosa possa al massimo<br />
provocargli un sorriso di<br />
curioso divertimento.<br />
Ma i paradossi sono sempre<br />
presenti, appena girato l’angolo.<br />
Quando uno ci sta nel bel<br />
mezzo, può non rendersi conto<br />
di vivere una contraddizione in<br />
termini, perché l’esercizio del<br />
giudizio è sempre più facile,<br />
dall’alto dell’esperienza storica.<br />
Così, forse, tra centocinquant’anni<br />
i cattolici del XXII secolo<br />
sorrideranno divertiti, nel vedere<br />
con quanto impegno i vertici<br />
cattolici del 20<strong>07</strong> urlavano la<br />
loro preoccupazione sui rischi<br />
mortali che correva la famiglia.<br />
Gli attentatori erano conviventi,<br />
con o senza figli; omo ed eterosessuali<br />
non coniugati, gente<br />
che osava vivere, darsi mutua<br />
assistenza, volersi bene senza<br />
dichiararlo di fronte ad un prete,<br />
ma solo davanti ad un impiegato<br />
comunale.<br />
Attentati terribili, rischi fatali;<br />
e potevano ben dirlo loro.<br />
Loro che, da sempre, una famiglia<br />
non sanno e non possono<br />
proprio costruirsela.<br />
P. Fabbri<br />
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Arriva un container carico di...<br />
ognuno di noi è toccato<br />
direttamente dal dramma di<br />
parenti o amici colpiti da malattie<br />
tumorali sempre più insidiose,<br />
non è possibile accettare<br />
passivamente una logica industrialista<br />
tout court rispetto ad<br />
una responsabile precauzione.<br />
A fronte di dichiarazioni banalmente<br />
tranquillizzanti, è utile<br />
una pausa di riflessione.<br />
A norma di legge gli inceneritori<br />
possono operare solo se<br />
dotati di adeguati sistemi di<br />
abbattimento delle emissioni.<br />
Ma i limiti vigenti di concentrazione<br />
degli inquinanti sono<br />
riferiti al metro cubo di fumi, e<br />
non all’emissione totale.<br />
Costruendo più inceneritori, ed<br />
a Terni abbiamo superato il<br />
record di tre, bruciando più<br />
rifiuti, si ottengono più fumi e<br />
quindi più inquinanti, pur<br />
rimanendo nei parametri unitari<br />
consentiti.<br />
Peraltro la loro conoscenza è<br />
ancora non assoluta ed il monitoraggio<br />
tutt’altro che certo.<br />
Non solo, tali impianti emettono<br />
mediamente CO 2 in<br />
misura di circa 350 kg per<br />
tonnellata di combustibile.<br />
Fra le tante sostanze emesse<br />
dalle tre ciminiere, aggiuntive<br />
rispetto agli impianti chimici e<br />
siderurgici che costituiscono la<br />
struttura portante del nostro<br />
Sveglia, ragazze!<br />
combattere contro i proverbiali<br />
mulini a vento (e senza nemmeno<br />
l’ausilio di uno straccio di Sancho<br />
Panza!). Il femminismo è stata<br />
una corrente di pensiero che<br />
ormai non ha più ragione di<br />
essere, poiché non bisogna più<br />
lottare contro pregiudizi e disuguaglianze<br />
talmente lapalissiani<br />
da farci scendere in piazza scandalizzate,<br />
unite, fragorose e<br />
garrule come nemmeno la notte<br />
della mitica vittoria degli azzurri<br />
ai mondiali ci ha viste partecipi.<br />
No! Ora occorre fronteggiare un<br />
altro problema, se non più grave<br />
quanto meno di più ardua soluzione.<br />
Un problema che rischia di<br />
riportarci indietro di secoli: il<br />
nostro atavico, endemico e ancestrale<br />
menefreghismo per tutto<br />
ciò che riguarda politica, attualità<br />
e società. Prendete un qualsiasi<br />
gruppo di giovani donne, mediamente<br />
istruite, sedute al tavolo di<br />
un elegante locale. Beh, mentre<br />
queste fantastiche ragazze, pronte<br />
anche a buttarsi nel fuoco pur di<br />
possedere l’ultima hand bag di<br />
Gucci, sorseggiano i loro Mojito,<br />
potete star certi che non sarà la<br />
politica il loro argomento di con-<br />
sistema industriale, le polveri<br />
sottili sono soltanto alcune.<br />
Più sono alte le temperature di<br />
combustione e più aumenta la<br />
frazione di particolato fine e<br />
ultrafine, nocivo proprio a causa<br />
della dimensione minima delle<br />
particelle che costituiscono il<br />
veicolo di sostanze tossiche<br />
anche perché persistenti ed<br />
accumulabili negli organismi<br />
viventi. L’OMS (Organizzazione<br />
Mondiale per la Sanità)<br />
ha ufficialmente affermato che<br />
forte ed evidente è la correlazione<br />
fra esposizione alle<br />
polveri sottili ed insorgenza di<br />
malattie cardiovascolari e<br />
neoplasie con danno maggiore<br />
al ridursi delle dimensioni.<br />
Sono inoltre stati quantificati i<br />
livelli di concentrazione massimi<br />
consigliati per PM10 che a<br />
Terni per lunghi periodi<br />
dell’anno vengono sforati e con<br />
valori molto più elevati del consentito.<br />
Ma, considerato che la<br />
loro misurazione si sta dimostrando<br />
poco adatta a garantire<br />
la salute umana, oggi si consi-<br />
versazione, né la situazione in<br />
Libano, né la Finanziaria, tanto<br />
meno l’ipotetica, auspicabile<br />
vittoria di Hillary Clinton alle<br />
prossime presidenziali U.S.A.<br />
No! Potete star certi che parleranno<br />
(oh, se parleranno!) incessantemente,<br />
per ore, di argomenti<br />
futili e frivoli. Non si può saltare<br />
sulla sedia se il Consiglio dei Ministri<br />
comprende un solo membro<br />
donna con del potere reale (i ministeri<br />
senza portafoglio contano<br />
poco, si sa), quando noi per prime<br />
non ci interessiamo minimamente<br />
di ciò che accade intorno a noi;<br />
non possiamo indignarci per la<br />
non concessione delle quote rosa<br />
perché, se siamo a questo punto, è<br />
anche un po’ colpa nostra.<br />
Gli uomini gestiscono il potere<br />
non perché siano dei misantropi<br />
maschilisti che odiano le donne e<br />
le vorrebbero a fare la calza (almeno<br />
non tutti!), gli uomini gestiscono<br />
il potere anche perché noi<br />
glielo lasciamo gestire, perché<br />
siamo impantanate fino all’osso in<br />
un perpetuo Eva contro Eva che<br />
derano le più piccole PM2,5 le<br />
cui dimensioni sono tali da non<br />
essere bloccate da nessun filtro<br />
al momento esistente. Se poi si<br />
considera che le direttive europee<br />
e la legge italiana fissano<br />
peraltro limiti alla concentrazione<br />
di PM10 secondo valori<br />
più permissivi di quanto consigliato<br />
dall’OMS non c’è da<br />
stare allegri. Ad esse si aggiungono<br />
le diossine, tossiche e cancerogene.<br />
Poco volatili per via<br />
del loro elevato peso molecolare<br />
sono solubili nei grassi,<br />
dove tendono ad accumularsi,<br />
per cui anche una ridotta, ma<br />
prolungata nel tempo, esposizione<br />
può recare gravi danni<br />
alla salute. La soglia minima di<br />
sicurezza per tali sostanze è<br />
ancora oggetto di analisi. In un<br />
quadro obiettivamente preoccupante<br />
è indispensabile una valutazione<br />
estremamente prudenziale.<br />
La Valutazione di Impatto<br />
Ambientale (VIA) per singolo<br />
impianto su cui si basano spesso<br />
dichiarazioni tranquillizzanti va<br />
sostituita con la Valutazione<br />
Ambientale Strategica (VAS)<br />
che include la somma delle<br />
emissioni di un territorio.<br />
non ci permette di guardare oltre il<br />
nostro naso. Che tristezza prende<br />
nel vedere due donne, istruite e<br />
colte, guardarsi dall’alto in basso<br />
per stabilire chi ha il corpo più<br />
bello, sfoggiare abiti e bijoux solo<br />
con l’intento di suscitare invidia<br />
nelle altre o lottare l’una contro<br />
l’altra per un uomo.<br />
Non dovrebbe essere così, non<br />
dovrebbe perdurare questa sorta di<br />
lotta imperitura per la conquista<br />
del maschio. Non dovremmo<br />
conquistare gli uomini, ma dovremmo<br />
preoccuparci di conquistare<br />
i prestigiosi incarichi che ora<br />
sono completo appannaggio degli<br />
uomini! Le lotte che le nostre<br />
coeve musulmane stanno combattendo<br />
per liberarsi dalla schiavitù<br />
del velo, dei matrimoni<br />
combinati e della sottomissione,<br />
dovrebbero insegnarci che solo<br />
unite si possono contrastare e vincere<br />
pregiudizi e ingiustizie; altrimenti<br />
ci saranno sempre più casi<br />
come quello della giovane pachistana<br />
uccisa dal padre perché non<br />
più vergine e contraria agli usi e<br />
Ma al di là di disquisizioni<br />
puramente tecniche la saggezza<br />
popolare impone una serie<br />
innumerevole di “se” di buon<br />
senso: se impianti del genere<br />
ammorbano l’aria visivamente<br />
ed olfattivamente; se non<br />
portano occupazione né ricchezza<br />
se non a chi li realizza e<br />
li gestisce; se l’energia prodotta<br />
non conferisce un solo kw agevolato,<br />
né alla comunità né<br />
all’industria locale, ma grava<br />
viceversa sulla bolletta energetica<br />
nazionale, quindi anche<br />
sulla nostra; se i promessi progetti<br />
di sviluppo di agricoltura<br />
specializzata, mai realizzati,<br />
sono solo un’offesa all’intelligenza<br />
di tutti; se il traffico<br />
pesante che causano non<br />
migliora né la qualità della vita<br />
né quella dell’aria che respiriamo...<br />
per quali ragioni c’è chi<br />
li ha voluti, difesi e continua a<br />
giustificare persino la recente<br />
scoperta di flussi di rifiuti ospedalieri<br />
pericolosi anche da fuori<br />
regione e vorrebbe ulteriori<br />
importazioni di CDR, combustibile<br />
da rifiuti, arricchito di<br />
plastica e copertoni triturati?<br />
alessia.melasecche@libero.it<br />
costumi della sua terra.<br />
Sarebbe bello smettere di competere<br />
tra noi e cominciare seriamente<br />
ad applicare una sorta di<br />
coesione di genere per far sì che<br />
gli uomini non ci possano guardare<br />
dall’alto in basso quando non<br />
sappiamo esprimere un’opinione<br />
sensata sul conflitto mediorientale.<br />
Sveglia, ragazze! Intere generazioni<br />
di donne hanno sofferto e<br />
combattuto, si sono sacrificate e<br />
sono morte per conquistare diritti<br />
fondamentali che noi ora dimentichiamo<br />
facendoci la guerra, pensando<br />
solo allo shopping o<br />
perdendo tempo dietro qualche<br />
uomo che si permette di mentirci<br />
e trattarci come oggetti. Non gettiamo<br />
al vento l’abnegazione delle<br />
nostre coraggiose ave che si rivolterebbero<br />
nelle tombe se sapessero<br />
che le loro lotte per la<br />
concessione del voto alle donne<br />
sono state condotte per permetterci<br />
di votare il ballerino migliore<br />
nell’ultimo programma di Maria<br />
de Filippi… Sveglia, ragazze!!!<br />
C. Mantilacci<br />
3
4<br />
L’intelligenza artificiale<br />
Egidio Pentiraro a colloquio con Marvin Minsky<br />
Harvard University, di N.<br />
Rochester della I.B.M. Corporation<br />
e di C.E. Shannon dei Bell<br />
Telephone Laboratories.<br />
Tutti personaggi che hanno una<br />
storia nell’ICT riscontrabile dai<br />
volenterosi in Internet.<br />
Nel documento di chiamata alla<br />
comunità scientifica essi allora<br />
proponevano che si verificasse<br />
se ogni aspetto dell’apprendimento<br />
o ogni altra caratteristica<br />
dell’intelligenza potesse dare<br />
luogo all’avvio di una serie di<br />
studi basati sull’ipotesi che una<br />
macchina - leggi oggi computer -<br />
fosse in grado di simularli.<br />
In particolare si doveva investigare<br />
come con le macchine si<br />
potesse utilizzare il linguaggio per<br />
pervenire ad astrazioni e concetti,<br />
partendo da tipologie di problemi<br />
risolvibili dagli esseri umani e di<br />
svilupparli in modo che, attraverso<br />
fasi intermedie, si pervenisse a una<br />
loro soluzione automatica, definitiva<br />
e accresciuta.<br />
In quello storico enunciato<br />
abbiamo sempre avvertito una<br />
qualcosa che non ci soddisfaceva<br />
completamente come se in quelle<br />
parole riecheggiassero antichi miti<br />
o l’evocazione alchemica dell’homunculus<br />
di Paracelso, del Golem<br />
del rabbino praghese Jehudah<br />
Loew; di Frankenstein di Mary<br />
Shelley; del Doktor Faustus di<br />
Thomas Mann.<br />
Qui ci fermiamo per non scadere<br />
nei fumetti e nella fantascienza.<br />
Ai soliti volenterosi, suggeriamo<br />
di attivarsi in Internet per gli<br />
eventuali approfondimenti, mentre<br />
ai giovani, che amano il reggae<br />
e Shaggy, ricordiamo che il<br />
termine inglese Bombastic è stato<br />
coniato proprio per dileggiare<br />
Paracelso per il suo eclettico<br />
esibizionismo.<br />
Torniamo a bomba, anche noi,<br />
come si faceva in giochi antichi.<br />
È innegabile che l’intelligenza<br />
artificiale, o “AI”, in cinquanta<br />
anni abbia avuto i suoi successi e<br />
si sia evoluta.<br />
A nostro modesto giudizio, ciò è<br />
avvenuto attuando solo parzialmente<br />
l’obiettivo iniziale che<br />
tendeva ad accoppiare in simbiosi<br />
l’intelligenza dell’uomo con la<br />
matematica e la potenza di calcolo<br />
delle macchine.<br />
L’AI il suo successo più noto lo<br />
ebbe, quando una macchina batté<br />
Kasparov nel 1997 in una partita a<br />
scacchi. Dall’AI si sono staccati<br />
rami molto interessanti come<br />
quello dei cosiddetti Sistemi<br />
esperti.<br />
Tuttavia occorre fare un’ulteriore<br />
distinzione di valore all’interno di<br />
questa categoria della ricerca,<br />
distinguendo la bipartizione tra i<br />
sistemi esperti veri e propri e<br />
quelli basati sulla conoscenza.<br />
È differenza non da poco, dal<br />
momento che i sistemi esperti<br />
sono nati con l’intenzione esplicita<br />
di catturare l’esperienza di un<br />
esperto umano in un settore ben<br />
preciso (ed è qui che noi pensiamo<br />
che si siano creati soprattutto<br />
sistemi furbi e non sistemi intelligenti),<br />
mentre i sistemi basati sulla<br />
conoscenza utilizzano (con maggior<br />
evidente successo) quella che<br />
può provenire da una varietà di<br />
fonti e non escludono che la<br />
conoscenza stessa sia appresa.<br />
Appresa anche da Internet?<br />
Propendiamo per il sì. Google ne<br />
è un esempio e ancor di più di<br />
Google sono intelligenti altri<br />
motori di ricerca o altri sistemi che<br />
qui non citiamo, perché ciò ci<br />
porterebbe a considerazioni interessanti<br />
ma che ci svierebbero dal<br />
nostro obiettivo.<br />
A noi preme distinguere la capacità<br />
cognitiva dell’uomo dai<br />
sistemi cognitivi permessi dalle<br />
macchine, pur sempre imitati per<br />
quanto intelligenti siano.<br />
Il nostro cervello dovrebbe essere<br />
il filtro attraverso il quale giudichiamo<br />
le ricerche o le operazioni<br />
che consente Internet, quindi il<br />
filtro globale attraverso il quale<br />
percepiamo il mondo, non il<br />
sistema che rappresenta il mondo.<br />
Nell’arco di cinquanta anni,<br />
quindi, l’intelligenza artificiale ha<br />
realizzato progressi e risultati;<br />
parallelamente è aumentata in<br />
maniera esponenziale la capacità<br />
di calcolo delle macchine.<br />
Tuttavia, anche se questi aspetti<br />
interagiscono, dobbiamo considerarli<br />
separatamente.<br />
Per il momento ci limitiamo a<br />
considerare che l’aumento della<br />
capacità di calcolo non sempre<br />
ha migliorato ogni aspetto dell’apprendimento<br />
e la soluzione<br />
automatica, definitiva e accresciuta<br />
dei problemi, come era<br />
nell’enunciato della chiamata a<br />
creare sistemi di intelligenza<br />
artificiale. Croce<br />
La potenza dei microprocessori<br />
aumenta ogni diciotto mesi,<br />
questo era uno degli enunciati<br />
della pretesa legge di Moore -<br />
prima e seconda -, attestante<br />
l’andamento dello sviluppo esponenziale<br />
della capacità dei calcolo<br />
delle macchine e da ciò è stato<br />
derivato il corollario dei suoi<br />
benefici. Ciò apre una tematica<br />
vasta e controversa della quale qui<br />
riprendiamo solamente due aspetti<br />
estremi - apparentemente lontani<br />
l’uno dall’altro - che tuttavia<br />
denunciano come la ridondanza di<br />
tecnologia, conseguente alla<br />
ridondanza della capacità di<br />
calcolo, ci sia imposta per ragioni<br />
economiche e abbia condotto allo<br />
sviluppo di condizioni non<br />
rispondenti alle esigenze reali.<br />
In primo luogo, l’aumento della<br />
velocità di calcolo ha prodotto il<br />
fenomeno della cosiddetta obsolescenza<br />
tecnologica che ha<br />
portato e porta all’estromissione<br />
dai sistemi produttivi di macchine<br />
ancora efficienti per sostituirle con<br />
altre nuove e più potenti sulle<br />
quali si creano sistemi ridondanti.<br />
Nel contempo si ignora che sulle<br />
macchine estromesse possono<br />
funzionare sistemi, più semplici e<br />
sicuri, altrettanto potenti ma anche<br />
gratuiti.<br />
Si è creata così artificiosamente<br />
l’esigenza che avrebbero le<br />
amministrazioni pubbliche, le<br />
imprese private e persino i<br />
cittadini ad acquisire nuovi tipi di<br />
hardware e di software, mentre<br />
l’hardware preteso obsoleto<br />
potrebbe funzionare altrettanto<br />
bene con sistemi e software liberi,<br />
gratuiti e disponibili.<br />
Si provi a immaginare l’importo<br />
che questi esborsi producono o<br />
produrrebbero al livello della pubblica<br />
amministrazione, dalla<br />
scuola in su, e si dimostra così che<br />
si configurano cifre che nel nostro<br />
paese sono paragonabili a quelle<br />
di una legge finanziaria.<br />
Chi se ne avvantaggia?<br />
Non certo il cittadino ma le grandi<br />
corporations informatiche che<br />
presentano bilanci superiori a<br />
quelli di molti stati nazionali.<br />
In secondo luogo, vogliamo porre<br />
in rilievo come l’aumento della<br />
capacità di calcolo (attuata con<br />
macchine obsolete o meno che<br />
siano) produce lo stravolgimento<br />
dei processi economici globali.<br />
Basta osservare i processi produttivi<br />
in atto oggi per rendersene<br />
conto dove imperano princìpi e<br />
realtà avulse dalla storia e dalle<br />
esigenze umane reali, e i nonsense<br />
che hanno condotto all’invenzione<br />
della new economy, cioè di<br />
un’economia che si rivolta contro<br />
l’uomo.<br />
Siamo luddisti? No!<br />
Siamo dei laudatores temporis<br />
acti? Nemmeno!<br />
Semplicemente siamo consci che<br />
al mondo c’è chi è privilegiato<br />
dall’uso sfrenato della tecnologia e<br />
chi no, e forse noi siamo nel primo<br />
gruppo, ma non durerà molto.<br />
Compulsando alcuni dizionari<br />
ritrovati tra i libri di scuola di<br />
cinquanta anni fa abbiamo meticolosamente<br />
verificato la presenza<br />
del termine globalizzazione.<br />
Non l’abbiamo trovato; non c’è<br />
nemmeno nel Battaglia, almeno<br />
nell’accezione che ha oggi.<br />
Invece in Internet compare con<br />
più di 3,7 milioni di occorrenze<br />
che, solamente nella lingua italiana,<br />
denunciano una moltitudine<br />
di correlati empirici con sfumature<br />
di significato molteplici e dagli<br />
effetti inequivocabili.<br />
Soprattutto quest’ultima riflessione<br />
ci porta a convenire che tutte<br />
le manifestazioni dell’intelligenza<br />
che creano impresa, industria,<br />
finanza, grazie alle macchine e<br />
alla loro capacità di calcolo, sono<br />
concentrate in un numero limitato<br />
di luoghi dove si concentra anche<br />
la ricchezza. Invece il lavoro è<br />
delocalizzato e gestito grazie alla<br />
potenza di calcolo delle macchine<br />
e della tecnologia attraverso le reti<br />
telematiche nelle province più<br />
sperdute degli imperi, dove si<br />
accumula solamente la povertà.<br />
Allora è lecito argomentare e<br />
dedurre che la cooperazione tra<br />
l’intelligenza dell’uomo e la<br />
potenza di calcolo delle macchine<br />
ha globalizzato esponenzialmente<br />
anche lo sfruttamento dell’uomo<br />
sull’uomo?<br />
Noi siamo di questo avviso.<br />
E. Pentiraro<br />
ORESTE<br />
Pupo, Pappalardo, Califano, i<br />
Cugini di campagna.<br />
Il pubblico si diverte a irridere<br />
quelli che vestono ancora la<br />
zampa d’elefante e non si sono<br />
accorti del tempo che è fuggito.<br />
Il tempo è il più inafferrabile dei<br />
latitanti: nessuno lo può arrestare.<br />
Mai.<br />
Ma lo so che tu continuerai,<br />
finché l’ultimo riflettore dell’ultima<br />
televisione locale rimarrà<br />
acceso, a recitare la tua parte.<br />
Ad incitare i compagni alla<br />
rivolta senza curarti dei primi<br />
sghignazzi e degli ultimi<br />
sbadigli.<br />
Fiero e indomito come gli ultimi<br />
garibaldini ottuagenari nei<br />
fotogrammi del cinegiornale,<br />
come la rugosa diva del muto<br />
che percorre con grazia malinconica<br />
il viale del tramonto.<br />
Ulisse, per quanto bello di fama<br />
e di sventura non è stato fortunato<br />
a baciare la sua petrosa<br />
Itaca. C’è tornato per assaggiarne<br />
la noia e presto ne è<br />
dovuto fuggire, perché nessuna<br />
casa è all’altezza del suo<br />
ricordo.<br />
Gli sbadigli aumenteranno, i<br />
trafiletti diminuiranno, i giovani<br />
dei centri sociali esauriranno la<br />
loro curiosità, ma tu continuerai<br />
la tua battaglia.<br />
Perché il giorno in cui ti fermerai,<br />
compagno Oreste, ti troverai<br />
a pensare ad una viva intelligenza<br />
persa dietro ad un sogno<br />
fatto solo di parole, che tanti -<br />
più furbi - hanno saputo sfruttare<br />
meglio di te.<br />
Il giorno in cui ti fermerai,<br />
forse, penserai a quanto erano<br />
miserabili quegli anni in cui la<br />
generazione postbellica sfogò i<br />
propri eccessi di testosterone in<br />
una guerra per finta, mascherandosi<br />
dietro all’ipocrisia di un<br />
ideale.<br />
Una guerra per finta, ma con<br />
morti veri.<br />
Ma tu non ci pensare, compagno<br />
Oreste, imbraccia la fisarmonica<br />
come la cetra di Orfeo<br />
e continua a cantare per non<br />
guardarti indietro.<br />
F. Borzini
Il benessere e la violenza<br />
dal velocifero alla motorizzazione<br />
di massa e così via.<br />
Per un secolo le protesi dirette a<br />
render più lieve il lavoro sono<br />
aumentate e ad ogni nuova tecnologia<br />
s’è gridato al maggiore<br />
benessere che avrebbe portato<br />
alla società, la quale, meno<br />
infelice, sarebbe divenuta meno<br />
aggressiva e più buona (teoria<br />
della Frustrazione-aggressione,<br />
Miller, 1930).<br />
Se davvero il benessere abbia<br />
portato felicità è oggi materia di<br />
seria riflessione. Quanto alla<br />
bontà, la Germania di Hitler era<br />
tecnologicamente avanzata ed<br />
economicamente benestante…<br />
Durante tutti questi anni tuttavia<br />
all’uomo non sono stati chiesti<br />
cambiamenti sostanziali: viveva<br />
grosso modo come i suoi<br />
antenati, ma più comodo.<br />
C’erano più beni da comperare;<br />
ma se preferiva costruirseli<br />
poteva farlo: l’homo faber si<br />
aggiornava, ma restava faber.<br />
La vera rivoluzione avviene con<br />
l’elettronica un po’ perché il<br />
costruirsela è assai meno facile<br />
per il comune privato. Ma il<br />
punto principale non è questo.<br />
Il punto è che essa consente<br />
l’automazione a ben altro livello<br />
che la meccanica e l’elettricità.<br />
Gli ultimi modelli di auto<br />
vengono quasi completamente<br />
gestiti dal computer: l’utente si<br />
limita a indicare il risultato che<br />
vuole; al resto pensa la macchina.<br />
Allo stesso modo gli<br />
In Russia, le raffinerie di petrolio<br />
e di gas sono solite regalare<br />
simili sorprese, forse c’è stato<br />
un incidente in qualche impianto<br />
e gli idrocarburi fuoriusciti<br />
potrebbero aver contaminato<br />
la neve, ipotizza qualcuno.<br />
Ma le autorità ribadiscono che<br />
è tutto nella norma.<br />
Da registrare comunque il goffo<br />
tentativo dell’agenzia meteorologica<br />
di Stato, secondo cui<br />
trattasi di una rara tempesta di<br />
polvere proveniente dal vicino<br />
Kazakistan…<br />
L’unica cosa che sappiamo è<br />
che la verità su simili incidenti<br />
non trapela di certo, nella<br />
grande Democrazia Controllata,<br />
come l’ha definita Vladimir<br />
Putin due anni fa,<br />
incassando il plauso di Berlusconi<br />
(non ce ne siamo dimenticati!)<br />
e le critiche di tutto il<br />
ultimi elettrodomestici richiedono<br />
solo cosa si voglia come<br />
risultato finale.<br />
In altre parole: l’utente non è<br />
più autore dei propri eventi: li<br />
delega e, avendoli delegati non<br />
li produce, ma li subisce.<br />
Li deve delegare perché ciò è<br />
richiesto dal benessere, quindi<br />
dal bene. Ed ecco che automaticamente,<br />
il dovere lavorare<br />
personalmente sulle proprie<br />
cose diventa il male.<br />
Si sa che una tecnologia, una<br />
volta diffusa, diviene filosofia.<br />
In ossequio alla quale l’essere<br />
umano smette anche ideologicamente<br />
di occuparsi di quanto<br />
lo riguarda, delegando sempre<br />
più e lavorando sempre meno.<br />
Così abbiamo la medicalizzazione<br />
del disagio spirituale con<br />
delega al farmaco a livello privato;<br />
e lo stravolgersi del concetto<br />
di democrazia a livello<br />
pubblico. Il voto infatti, nato<br />
come momento di partecipazione<br />
critica e attiva, diviene il<br />
momento della delega a chi<br />
ci deve pensare. Ed ecco che<br />
anziché la partecipazione di<br />
tutti, abbiamo la dittatura dei<br />
delegati: la partitocrazia.<br />
I giovani nati in un contesto<br />
siffatto ne sono figli: vogliono,<br />
con assoluta coerenza, direttamente<br />
il risultato ed esigono che<br />
la società glielo fornisca, senza<br />
far nulla per ottenerlo; e a<br />
remengo vanno scuola, famiglia,<br />
lavoro. Perché imparare,<br />
quando su Internet c’è tutto?<br />
Un simile modo di vivere<br />
esclude totalmente l’autonomia<br />
della persona, giacché essere<br />
autonomi significa essere in<br />
grado di elaborare obiettivi e<br />
tecniche per raggiungerli.<br />
Autonomia e delega sono<br />
concetti non solo antitetici, ma<br />
incompatibili.<br />
Tuttavia nessuno - almeno nella<br />
nostra cultura - può essere<br />
privato della propria autonomia<br />
senza ricavarne una frustrazione<br />
profonda - spesso inconscia,<br />
sempre reale - che produce<br />
aggressione e violenza.<br />
La violenza quindi, aumenta in<br />
proporzione diretta con la<br />
perdita della possibilità di essere<br />
arbiter fortunae suae.<br />
Ciò provoca un paradosso:<br />
troviamo assai comodo delegare<br />
altri e far faticare loro (proprio<br />
come i ragazzi quando si<br />
fanno rifare il letto dalla<br />
mamma), ma poi ci sentiamo -<br />
oh quanto giustamente! - spossessati<br />
della nostra autonomia<br />
che è come dire semplicemente<br />
la nostra identità.<br />
In Italia diamo spesso la colpa<br />
di ciò all’onnipresenza delle<br />
madri che invece c’entrano<br />
poco: negli Usa sono fin troppo<br />
assenti; ma la tecnologia è più<br />
evoluta e il tasso di violenza più<br />
alto che da noi.<br />
Chiaro che oltre che di questa,<br />
la violenza si nutre anche di<br />
altre cause; ma a guardar bene,<br />
molte di esse erano già presenti<br />
nel secoli scorsi, in cui la violenza<br />
sociale era meno diffusa.<br />
L’unica novità vera è la perdita<br />
generalizzata dell’autonomia<br />
individuale: un fenomeno<br />
simile nella Storia non s’era<br />
ancora visto.<br />
E non sarà purtroppo con la<br />
polizia o le cancellate negli stadi<br />
che il problema sarà risolto.<br />
V. Policreti<br />
Stupirsi ancora: grazie Luzzati!<br />
Amore a prima vista! Non saprei<br />
spiegare con precisione il motivo,<br />
ma quando per caso mi sono trovata<br />
di fronte a un’illustrazione di Emanuele<br />
Luzzati, ho capito subito che<br />
non sarebbe finita lì. Quei colori vivaci,<br />
i volti dei personaggi delineati<br />
con pochi, essenziali tratti, decisi e<br />
allo stesso tempo delicati, non avevano<br />
il sapore del già visto ma<br />
quello della novità e della freschezza.<br />
Dalle damine, da Pulcinella,<br />
traspaiono la gioia di vivere,<br />
l’ironia e la sincerità di chi li ha<br />
creati. E’ cominciata una ricerca<br />
prima di altre immagini, e poi di<br />
tutto ciò che potesse riguardare l’attività<br />
di Luzzati. Quale argomento<br />
migliore per la tesi, se non qualcosa<br />
che mi appassionasse tanto?<br />
Iniziando ad approfondire mi sono<br />
accorta che non sarei mai arrivata a<br />
L a n e v e g i a l l a<br />
mondo.<br />
A gettare acqua sul fuoco è<br />
intervenuto infine il direttore<br />
russo di Greenpeace, Alexei<br />
Kiselyov, secondo il quale in<br />
Siberia ci sono già stati episodi<br />
innocui di nevicate nere, blu,<br />
verdi e rosse (e quando ce lo<br />
dite?). Ci risulta quanto meno<br />
sconcertante questo tentativo di<br />
voler riportare la neve colorata<br />
nella norma della Russia.<br />
Non ci ricordiamo racconti di<br />
Pasternak o di Turghenev<br />
ambientati in una Mosca giallognola<br />
o in una steppa blu;<br />
neanche quando ci fu l’assalto<br />
dei bolscevichi al Palazzo<br />
d’Inverno, si ricorda una nevicata<br />
in tinta con la Rivoluzione.<br />
Chi avrebbe deciso, e soprat-<br />
tutto da quando, che la neve<br />
giallognola, puzzolente e oleosa<br />
è nella norma?<br />
È questa la mentalità che ha<br />
fatto fallire il protocollo di<br />
Kyoto, secondo la quale la<br />
soglia di tolleranza della<br />
tossicità di un’emissione non si<br />
misura in rapporto alla salute<br />
dell’uomo, ma al PIL del paese<br />
che la produce.<br />
Lasciamo per un attimo i bimbi<br />
siberiani a giocare con i loro<br />
pupazzi di neve colorati (chissà<br />
come li invidiano i bimbi degli<br />
altri paesi...) e spostiamoci in<br />
Europa.<br />
Da noi la neve è ancora bianca<br />
e inodore, anche se è vivamente<br />
sconsigliato tirare fuori la lingua<br />
quando fiocca!<br />
Ma cosa pensano dell’inquinamento<br />
del pianeta i nostri governanti?<br />
Farà piacere ai più<br />
sapere che Tony Blair ha<br />
annunciato in pompa magna<br />
che, al termine dell’incarico di<br />
governo, si dedicherà all’ecologia.<br />
E lo seguiranno, in questo<br />
impegno, anche Chirac e Aznar.<br />
Non riusciamo però a capire<br />
una cosa. Perché gente che ha<br />
avuto in mano il governo degli<br />
stati più potenti del pianeta non<br />
ha assunto questo impegno ecologista<br />
quando era in carica?<br />
Perché relega l’urgenza ecologica<br />
al tempo libero, perché non<br />
ne fa un programma di governo<br />
invece che un hobby da<br />
dopo-governo?<br />
Comunque, se la pensione<br />
conoscere tutto. Indimenticabile è<br />
stata la visita al museo di Genova<br />
dedicato all’artista; lì ho potuto ammirare,<br />
oltre a disegni originali,<br />
molti dei cartoni animati purtroppo<br />
introvabili in vendita, realizzati<br />
insieme a Gianini. Già, perché oltre<br />
ad aver creato più di 400 scenografie<br />
teatrali, costumi, illustrazioni per<br />
libri di fiabe e filastrocche, manifesti,<br />
Lele ha ideato cartoni animati<br />
stupendi (i più noti accompagnano<br />
i titoli di testa dei film di Monicelli<br />
L’armata Brancaleone e Brancaleone<br />
alle Crociate). La musica<br />
svolge un ruolo fondamentale nei<br />
film d’animazione, dove i dialoghi<br />
sono spesso inesistenti perché superflui,<br />
rispecchiando un po’ il suo<br />
carattere: chiunque abbia lavorato<br />
con lui - registi, architetti, scrittori -<br />
lo ricorda per la sua riservatezza,<br />
modestia e gentilezza. Artista-artigiano,<br />
è sempre riuscito a valorizzare<br />
al massimo i mezzi a<br />
disposizione e non ha mai fatto<br />
distinzione tra incarichi di serie A e<br />
di serie B quando già era famoso.<br />
Credo che non ci si stanchi mai di rivedere<br />
le sue creature per il loro potere<br />
immediato di toccare le corde<br />
di un mondo che appartiene a tutti,<br />
ma che molti spesso tengono sepolto:<br />
quello dell’infanzia, popolato<br />
da re e regine, burattini, maschere.<br />
E ora che Luzzati se n’è andato, il<br />
26 gennaio scorso a 86 anni, ci<br />
lascia un universo fantastico di<br />
immagini uniche che fanno stupire<br />
ancora. Maria Beatrice Ratini<br />
ispira questi sentimenti salvifici,<br />
ben venga la terza età dei<br />
governanti. Chissà se anche il<br />
direttore russo di Greenpeace,<br />
dismessi gli alti incarichi, un<br />
giorno uscirà di casa per spalare<br />
la neve gialla/rossa/blu dal viottolo<br />
e dirà che no, diamine, non<br />
è affatto nella norma!<br />
Mister Blair, se uscendo da<br />
Downing Street vuole dedicarsi<br />
alle piante da giardino, faccia<br />
pure, ma non riduca l’ecologia<br />
ad un impegno da pensionati.<br />
Un po’ di stile, mister, non<br />
confondiamo l’ecologia con il<br />
giardinaggio, please.<br />
F. Patrizi<br />
p.s. In Italia queste notizie arrivano<br />
appena di rimbalzo, poiché suonano<br />
troppo allarmanti: pensate, in altri<br />
paesi i politici vanno in pensione e si<br />
dedicano ad altro... questa sì che è<br />
una notizia bomba!<br />
Vico Catina 15/A - Terni <strong>07</strong>44471180<br />
ilconvivioterni@virgilio.it Chiusura settimanale Domenica<br />
5
6<br />
EDUCAZIONE ALLO SPORT<br />
Lo sport è un’altra cosa...<br />
Se passa l’equazione calcio =<br />
violenza, rischiamo di andare<br />
fuori-gioco. Che il pallone<br />
abbia le sue colpe, è indubbio,<br />
ma addossargliele tutte non<br />
aiuta l’analisi.<br />
E’ come dare l’aspirina al<br />
termometro che segna 40°,<br />
trascurando l’ammalato.<br />
Il problema è sociale, non<br />
sportivo.<br />
L’aumento della violenza non<br />
sono solo gli stadi a evidenziarlo.<br />
C’è un’insofferenza diffusa fra<br />
i giovani e un abbassamento<br />
dei livelli di leicità riscontrabile<br />
in<br />
vari contesti<br />
della<br />
vita quotidiana.<br />
Dalla famiglia<br />
e<br />
dalla<br />
scuola<br />
provengonosegnalipreoccupanti<br />
che<br />
si ripercuotono immancabilmente<br />
nella società.<br />
Non è più il momento di<br />
chiudere gli occhi, ma stabilire<br />
regole nuove, senza cedimenti<br />
se si vuole ricondurre l’irrequietezza<br />
giovanile nei confini<br />
del sopportabile.<br />
Il permissivismo domestico,<br />
come quello scolastico, ha<br />
fatto il suo tempo: non è lo<br />
strumento utile a formare, se<br />
mai lo fosse stato in precedenza.<br />
Lo stesso dicasi per l’atteggiamento<br />
colpevolmente<br />
comprensivo che sociologi,<br />
psicologi e strizzacervelli di<br />
turno sciorinano in privato e in<br />
TV. Imparare a vivere è difficile,<br />
comporta muoversi lungo<br />
percorsi dove i divieti sono più<br />
formativi dei liberi accessi e<br />
dove il raggiungimento di un<br />
obiettivo non può mai essere<br />
privo di sacrifici.<br />
Come in un’industria, la filiera<br />
famiglia-scuola-società sforna<br />
generazioni in catena continua,<br />
ma l’attenzione per la qualità<br />
del prodotto è quasi scomparsa,<br />
lo scarto ha superato le<br />
percentuali fisiologiche, nell’illusione<br />
che il mercato lo<br />
assorba e il cliente finale non<br />
protesti più di tanto.<br />
Purtroppo non è più così; il<br />
buonsenso si ribella, e quand’anche<br />
la società fosse in<br />
grado di porre fine oggi alle<br />
carenze dovrà consumare per<br />
altri vent’anni il prodotto<br />
difettoso delle generazioni in<br />
lavorazione.<br />
E’ indicativo il numero di<br />
minori fra i fermati per la<br />
guerriglia urbana di Catania:<br />
articoli avariati della linea di<br />
produzione che niente hanno a<br />
che fare con il tifo calcistico,<br />
gente persa per sempre,<br />
candidata alle galere locali.<br />
Il decadimento<br />
dei valori<br />
in tutti gli<br />
ambiti<br />
sociali, i<br />
messaggi<br />
ingannevolidiffusi<br />
da<br />
cinema e<br />
TV, il<br />
sesso e il<br />
denaro<br />
come unici obiettivi, perseguibili<br />
attraverso compromessi<br />
con la dignità individuale,<br />
stanno alla base della loro<br />
concezione di vita.<br />
Occorre restituire prestigio ed<br />
autorità alle figure di riferimento,<br />
cominciando ad educare<br />
i genitori se non vogliono<br />
essere le prime vittime della<br />
loro stessa arrendevolezza.<br />
Quanto al calcio, le società<br />
non fingano dolore per le<br />
violenze domenicali.<br />
Sono esse stesse a coltivare in<br />
petto la serpe degli ultras;<br />
sono esse che finanziano i<br />
capibanda, sono esse che scelgono<br />
gli addetti al controllo di<br />
chi entra nello stadio, sono<br />
esse che pagano l’affitto per le<br />
sedi di club di scalmanati,<br />
sono esse a fornire gratis i<br />
biglietti per le trasferte delle<br />
squadre. Che siano, perciò,<br />
esse a farsi carico della sorveglianza<br />
fuori e dentro lo stadio,<br />
pagando meno i calciatori e<br />
più il servizio di sicurezza, evitando<br />
così che un servitore<br />
dello Stato venga consegnato<br />
nelle mani di boia prezzolati.<br />
Lo sport è un’altra cosa.<br />
Ing. Giocondo Talamonti<br />
IL CITTADINO E LO SPORT<br />
Lo sport per il cittadino<br />
In questo momento in cui<br />
lo sport sembra in crisi a causa<br />
degli eventi fragorosi di questi<br />
ultimi tempi, che hanno<br />
mostrata in tutta chiarezza<br />
la parte più deleteria del<br />
maggiore degli sport nazionali,<br />
è necessario che con<br />
forza siano sviluppati ed<br />
evidenziati quei tanti aspetti<br />
largamente positivi dello sport<br />
con la S maiuscola, senza<br />
soffermarsi in quelli usuali<br />
della formazione psico-fisica<br />
dei giovani, già<br />
largamente acclarati.<br />
Molti, troppi, stanno<br />
sviluppando discorsi<br />
di collegamento tra<br />
la situazione sociale<br />
del Paese e gli eventi<br />
catastrofici che avvengono<br />
negli stadi<br />
di calcio: la famiglia,<br />
la scuola, le associazioni<br />
sportive e non,<br />
sono messi tutti sotto<br />
accusa.<br />
Parole, molte parole,<br />
troppe parole, quando,<br />
invece, in questa<br />
situazione sono necessari<br />
fatti, molti<br />
fatti, concreti.<br />
Per evitare che le<br />
poche, anche se<br />
gravissime, negatività<br />
possano oscurare<br />
quelle, molte,<br />
assolutamente positive, occorre<br />
che quest’ultime siano<br />
contrapposte alle prime:<br />
alla base di tutte le azioni c’è<br />
la cultura sportiva formata o<br />
da formare del cittadino di<br />
tutte le età.<br />
Cultura che porta a considerare<br />
lo sport quale sviluppo di<br />
una mentalità sana verso la<br />
persona, il suo corpo e la sua<br />
mente, e, ancor più importante,<br />
verso l’ambiente che la<br />
circonda.<br />
Proprio questa cultura, per<br />
i suoi contenuti sulla qualità<br />
della vita, porta la persona<br />
sportiva a considerare come<br />
preminente la salvaguardia<br />
della natura e la necessità<br />
di mantenerne la qualità<br />
dell’acqua, dell’atmosfera,<br />
della terra.<br />
Gli sportivi, intesi quali centri<br />
attivi per sviluppare lo sport al<br />
proprio servizio ed a quello di<br />
tutti i cittadini, non certo quale<br />
fornitore esclusivamente di<br />
spettacolo, men che meno gli<br />
esasperati tifosi, hanno o debbono<br />
sviluppare il senso della<br />
vita sana, che non può prescindere<br />
dall’ambiente.<br />
E’ in questo senso che CONI e<br />
Ministero dell’Ambiente hanno<br />
stilato lo scorso 7 febbraio<br />
un Protocollo di intesa sull’impiego<br />
delle energie alternative<br />
negli impianti sportivi, che<br />
porti lo sport a non contribuire<br />
all’inquinamento generalizzato<br />
del petrolio e suoi derivati e del<br />
nucleare.<br />
Si può qui parlare senza<br />
retorica di etica sportiva, da<br />
sviluppare particolarmente nella<br />
Scuola ed in tutte quelle<br />
iniziative che lo sport mette<br />
continuamente in cantiere.<br />
Su questi intendimenti del<br />
mondo dello Sport, la Consulta<br />
dello Sport della Provincia di<br />
Terni, in collaborazione con il<br />
CONI ed i Comuni, è impegnata<br />
a formulare proposte di<br />
attuazione concreta a seguito<br />
delle segnalazioni che pervengono<br />
dall’Osservatorio Sportivo<br />
Provinciale.<br />
Intanto lo Sport attivo per tutte<br />
le età e non più solo per i<br />
giovani.<br />
E’ noto che la vita media si è<br />
allungata e la persona anche<br />
oltre i 60 anni è in condizioni<br />
fisiche e mentali atte a contribuire<br />
fattivamente allo svi-<br />
luppo dello Sport inteso come<br />
pratica, ma anche come<br />
dirigenza attiva.<br />
In questo ambito i programmati<br />
corsi per Dirigenti<br />
Sportivi sono un grande<br />
mezzo di sviluppo di questi<br />
concetti caratterizzanti il<br />
mondo moderno dello Sport.<br />
La Scuola Regionale dello<br />
Sport CONI dell’Umbria,<br />
insieme agli uffici della<br />
Provincia di Terni, predisporranno<br />
un programma dei corsi<br />
per dirigenti sportivi<br />
che enfatizzi anche<br />
l’aspetto della cura<br />
dell’ambiente nelle<br />
occasioni in cui il<br />
mondo dello sport sia<br />
chiamato a realizzare<br />
opere per la pratica<br />
sportiva o a gestirle:<br />
palestre, palazzetti,<br />
velodromi, percorsi<br />
per lo jogging, ecc..<br />
Attraverso l’utilizzo<br />
dell’energia solare,<br />
eolica, delle biomasse<br />
rinnovabili, che prevedono<br />
zero CO 2 ed<br />
assenza assoluta di<br />
inquinamento.<br />
C’è da dire che<br />
normalmente gli sportivi,<br />
quelli veri, sono i<br />
più ricettivi di tali<br />
concetti così sociali e<br />
basta poco per creare con loro<br />
un movimento teso al miglioramento<br />
delle condizioni della<br />
terra: basta un minimo di coordinamento<br />
perché esso<br />
possa partire senza che si<br />
debba pensare a rivoluzioni,<br />
tanto è normale un impegno<br />
in tale senso.<br />
La Consulta dello Sport,<br />
il CONI, la Scuola messi<br />
insieme formeranno un centro<br />
di formazione e di sviluppo<br />
dell’etica sportiva intesa come<br />
visione della vita sana di chi fa<br />
sport e di chi non lo pratica.<br />
E’ tempo di concretezza<br />
e quindi di progetti da avviare<br />
con chi crede nel futuro,<br />
utilizzando il tanto buono<br />
dello sport per andare anche<br />
al di fuori dello sport e<br />
progettare la società per tutti:<br />
giovani, meno giovani, maturi,<br />
anziani.<br />
Lo Sport salverà il mondo!<br />
Benito Montesi
L A S C U O L A E D U C A Z I O N E<br />
Torniamo a scuola<br />
Torniamo<br />
a scuola.<br />
Quella<br />
scuola che<br />
ha ancora,<br />
per noi, lo<br />
stesso significatoattribuitole<br />
dagli<br />
antichi greci:<br />
riposo,<br />
tempo libero.<br />
Il luogo ove<br />
chi ha tempo<br />
e fortuna<br />
attende al<br />
potenziamento della sua<br />
mente; l’istituzione in cui il<br />
giovane si dota di una personale<br />
ed autonoma mappa<br />
culturale, ove si fabbrica una<br />
delle più affascinanti avventure<br />
che pensiero conosca.<br />
Torniamo a scuola per riconsegnare<br />
il testimone, per<br />
porgere un microfono (che, ad<br />
onta del micro significa amplificazione<br />
del suono), quindi<br />
una opportuna visibilità ed una<br />
appropriata risonanza a chi si<br />
impegna per la cultura, credendoci,<br />
come i Presidi e gli<br />
insegnanti che, disponendo di<br />
un prezioso bagaglio culturale<br />
ed intellettivo, apportano grandi<br />
benefici alla civiltà del tessuto<br />
umano che oggi viviamo.<br />
Ospiteremo così scuole di ogni<br />
ordine e grado, per conoscere e<br />
far conoscere meglio le loro<br />
attività, di norma ancorate ai<br />
valori della scienza ed ai sentimenti<br />
della solidarietà.<br />
Una pagina la dedicheremo<br />
alla scuola elementare... favole...<br />
disegni per e dei giovani<br />
allievi; una alla scuola media,<br />
così piena di inventiva e di<br />
voglia di creare, due pagine<br />
agli Istituti superiori del territorio<br />
ternano-narnese.<br />
Cercheremo di offrire grande<br />
risonanza a quei giovani che<br />
vorranno e sapranno impegnarsi.<br />
Nostro scopo è dar lustro al<br />
loro talento.<br />
Ameremo leggere, con l’attenzione<br />
ed il rispetto dovuto, il<br />
pensiero dei loro bravissimi<br />
educatori.<br />
Tenteremo invero di redigere<br />
una sorta di giornale comune<br />
degli Istituti Scolastici, nella<br />
certezza che lo scambio di<br />
Collevaglione<br />
Casa singola di mq<br />
250, su due livelli.<br />
Sottotetto in parte<br />
abitabile. Salone e<br />
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opinioni, la<br />
conoscenza<br />
più generalizzata<br />
delle<br />
opere e dei<br />
giorni messe<br />
in atto da<br />
ogni singola<br />
scuola possa<br />
diventare,<br />
nelle loro<br />
espressioni<br />
migliori,<br />
lavoro ed<br />
impegno<br />
comune,<br />
affinché le grandi azioni di<br />
solidarietà e le manifestazioni<br />
di vero sport e di intensa<br />
cultura, oltre agli ormai usuali<br />
gesti di generosità e di solidarietà,<br />
possano accrescere, nella<br />
sinergia, il loro stesso valore.<br />
Desideriamo soprattutto che<br />
i giovani che scriveranno su<br />
La Pagina, possano avvertire<br />
l’importanza di aggiungere la<br />
propria firma accanto a quelle<br />
dei loro educatori e dei molti<br />
giornalisti ormai noti nel<br />
mondo culturale della nostra<br />
regione e presso le centinaia di<br />
migliaia di lettori che seguono<br />
il nostro sito - www.indagendi.com<br />
- che comprende<br />
La Pagina e @ scuola con il<br />
computer del Prof. Egidio<br />
Pentiraro), meno noti ove si fa<br />
finta di leggere o ci si diletta<br />
nello sbirciare solo i titoli delle<br />
rassegne stampa o gli scarni<br />
bollettini o dove si fa professione<br />
ed esercitazione di sola<br />
politica di parte.<br />
Desideriamo dunque offrire ad<br />
alcuni giovani un mezzo importante<br />
per esporre le proprie<br />
idee ed un lievito potente per<br />
bramare sempre più l’impegno<br />
nello studio e nella ricerca, al<br />
fine di ben assorbire il socratico<br />
so di non sapere, arricchendo<br />
la personale passione<br />
verso i valori più alti della<br />
società e della polis.<br />
Politica dunque, non politica di<br />
parte, accattonaggio di poveri<br />
diavoli!<br />
Crediamo che anche così si<br />
possa contribuire alla crescita<br />
ed alla autodeterminazione dei<br />
nostri giovani.<br />
Ringraziamo sentitamente Presidi<br />
ed Insegnanti per l’entusiastica<br />
adesione. GR<br />
La scuola può far molto...<br />
Strano che nessuno ci abbia<br />
pensato prima!<br />
I tornelli come soluzione di<br />
tutti i mali del calcio, fino a<br />
ieri ciecamente ignorati,<br />
sviliti, beffeggiati.<br />
Tornelli come cartine tornasole<br />
dell’ordine e della legalità;<br />
prova provata di fedina<br />
immacolata, di cherubina<br />
innocenza, di angelica, civica,<br />
virtù sportiva.<br />
Chi riesce a superarli è un potenziale<br />
candidato al Premio<br />
Nobel per la Pace, con diritto<br />
all’aureola e nulla-osta per<br />
accedere alle Praterie celesti.<br />
Requisito essenziale per presentarsi<br />
al tornello è avere<br />
l’abbonamento, essere cioè un<br />
fedele, convinto sostenitore<br />
della squadra, pronto a difenderne<br />
filosofia e colori.<br />
A Milano, capitale dell’efficienza<br />
laborale di quest’Italia<br />
di fannulloni<br />
incalliti<br />
c’è voluto<br />
poco più di<br />
una nottata<br />
per montarli,<br />
mentre a<br />
Roma, per<br />
evitare antipatiche<br />
sfide, ci hanno<br />
pensato<br />
un anno e<br />
mezzo fa.<br />
Ma un dubbio<br />
mi prende:<br />
può un<br />
delinquente<br />
abituale acquistare<br />
un abbonamento, magari<br />
di curva, presentarlo al<br />
tornello e garantirsi la santificazione?<br />
Certo che può.<br />
E allora, a che serve il<br />
tornello?<br />
L’identificazione non può<br />
avvenire con il controllo di<br />
documenti e con il passaggio<br />
al metal detector?<br />
Certo che può.<br />
A Catania i tornelli non<br />
c’erano, è vero, ma i mascalzoni<br />
che passavano i controlli,<br />
acquisendo l’etichetta di<br />
illibatezza, si rivolgevano poi<br />
ai magazzini del custode del<br />
campo per rifornirsi di spranghe,<br />
mazze, coltelli e bombe<br />
carta secondo i loro deside-<br />
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Ho l’impressione che questa<br />
faccenda dei tornelli sia come<br />
un cerotto messo sulla coscia<br />
con la pretesa di saldare la<br />
frattura del femore, con tanto<br />
di elogi del mondo scientifico<br />
per la tecnica del luminare<br />
ortopedico.<br />
Ho sentito pochi parlare di<br />
educazione giovanile allo<br />
sport, e le poche voci (progetto<br />
del Ministro Fioroni)<br />
si affievoliscono nel deserto<br />
dell’indifferenza dei media,<br />
più interessati al cinismo delle<br />
società di calcio nel circondarsi<br />
di tristi figuri che hanno<br />
poco o niente da perdere,<br />
disgraziati incazzati con<br />
questo mondo e quell’altro.<br />
Le scarse, deboli iniziative di<br />
ricreare i parametri opportuni<br />
di riferimento per questa e per<br />
le future generazioni, soccombono<br />
sotto il<br />
peso della<br />
violenza,<br />
cadono<br />
sotto i miraggi<br />
dei<br />
reality<br />
show, dove<br />
la ragione è<br />
dei furbi e<br />
di chi è<br />
pronto a barattare<br />
il<br />
successo<br />
con la dignitàpersonale.<br />
Non vi è un<br />
esempio positivo<br />
che meriti d’essere proposto<br />
all’attenzione dei<br />
ragazzi, non una buona lettura<br />
che li faccia riflettere, non un<br />
gesto sportivo utile a diventare<br />
un riferimento.<br />
La strada dell’educazione è<br />
certamente più lunga dell’installazione<br />
di un tornello, ma<br />
è anche l’unica perseguibile.<br />
E, allora, una proposta per il<br />
Ministro Fioroni: perché non<br />
introdurre fra i libri di testo<br />
nelle scuole l’acquisto obbligatorio<br />
di opere di argomento<br />
sportivo in sostituzione di<br />
quelle facoltative che spesso<br />
non servono a niente?<br />
Gli insegnanti possono far<br />
molto, aiutiamoli a farlo. GT<br />
F O I B E<br />
Dichiarazione del Presidente<br />
della Repubblica, Giorgio Napolitano,<br />
alla cerimonia dedicata<br />
alle vittime delle foibe: Un<br />
riconoscimento troppo a lungo<br />
mancato, un dramma negato<br />
per ideologia. Non dobbiamo<br />
tacere, assumendoci la responsabilità<br />
di aver negato o teso<br />
ad ignorare la verità per pregiudiziali<br />
ideologiche e cecità<br />
politica il dramma del popolo<br />
giuliano-dalmata. E' stata una<br />
tragedia rimossa per calcoli<br />
dilomatici e convenienze internazionali.<br />
Oggi che in Italia<br />
abbiamo posto fine ad un non<br />
giustificabile silenzio, e che<br />
siamo impegnati in Europa a<br />
riconoscere nella Slovenia<br />
un'amichevole partner e nella<br />
Croazia un nuovo candidato<br />
all'ingresso nell'Unione, dobbiamo<br />
tuttavia ripetere con<br />
forza che dovunque, in seno al<br />
popolo italiano come nei rapporti<br />
tra i popoli, parte della<br />
riconciliazione, che fermamente<br />
vogliano, è la verità.<br />
Quello del Giorno del Ricordo<br />
è precisamente un solenne<br />
impegno di ristabilimento della<br />
verità. La Repubblica - 10 febbraio 20<strong>07</strong><br />
Grazie,<br />
Signor Presidente<br />
le Sue nobili e illuminate<br />
parole daranno linfa a semi già<br />
da tempo gettati e favoriranno<br />
il fiorire di una nuova alba di<br />
civiltà, quella per cui ognuno<br />
di noi si impegnerà, tenacemente<br />
e risolutamente, nella<br />
condanna, pubblica e privata,<br />
dei delitti commessi non già<br />
dai suoi avversari, ma dalla<br />
propria parte, politica o<br />
religiosa.<br />
Una civiltà alfine immemore<br />
della vergogna di chi, meschinamente,<br />
leva gemiti e lai solo<br />
verso i delitti degli altri... come<br />
se le atrocità di casa sua fossero<br />
dovute e quindi regolari.<br />
Una civiltà orgogliosa di fare<br />
incessantemente pulizia, in<br />
primis tra le proprie mura!<br />
Grazie ancora, Presidente.<br />
Giampiero Raspetti<br />
La ECOGREEN svolge attività di consolidamento di scarpate e<br />
pendici rocciose effettuando i seguenti interventi:<br />
- ispezione di pareti rocciose di qualsiasi natura e acclività<br />
- disgaggio e demolizione di ammassi rocciosi<br />
di qualsiasi dimensione<br />
- posa in opera di reti metalliche paramassi<br />
- placcaggio di superfici rocciose fessurate ed instabili<br />
- posa in opera di barriere paramassi<br />
Nel campo dell'ingegneria naturalistica la ECOGREEN s.r.l. ha acquisito<br />
una significativa esperienza nell'utilizzo di tecniche di idrosemina<br />
potenziata, di invecchiamento accelerato delle rocce e di interventi di<br />
consolidamento delle scarpate con l'utilizzo di talee vive e/o morte.<br />
7
8<br />
La Provincia di Terni<br />
per la cultura<br />
Da Terni Un treno per Auschwitz, la fabbrica dello sterminio<br />
Grazie ad una legge dello stato<br />
(n. 211 del 2000), il 27 gennaio<br />
si celebra in tutta Italia il Giorno<br />
della memoria in ricordo dello<br />
sterminio e delle persecuzioni<br />
del popolo ebraico e dei<br />
deportati militari e politici nei<br />
campi nazisti.<br />
Si tratta di una data fortemente<br />
simbolica poiché il 27 gennaio<br />
1945 le truppe sovietiche<br />
abbattevano i cancelli del lager<br />
polacco di Auschwitz, rivelando<br />
al mondo uno dei più grandi<br />
orrori della storia: la Shoah<br />
(termine ebraico che sta per<br />
annientamento), messa in atto<br />
freddamente dalla Germania<br />
nazista attraverso l’impiego di<br />
grandi competenze organizzative<br />
e tecnologiche.<br />
La legge istitutiva della celebrazione<br />
(approvata dal parlamento<br />
italiano all’unanimità)<br />
invita soprattutto a ricordare<br />
contro ogni negazionismo<br />
subdolo o plateale.<br />
Nella ricorrenza di quest’anno<br />
le istituzioni locali ternane (la<br />
Provincia e il Comune, con<br />
l’Assessorato alla scuola e<br />
all’università, di concerto con<br />
l’Ufficio scolastico provinciale),<br />
proprio con l’intento di<br />
creare un antidoto alla profezia<br />
orwelliana, secondo la quale il<br />
passato, cominciando da ieri,<br />
potrebbe essere abolito e la<br />
menzogna diventare realtà, ha<br />
organizzato Un treno per<br />
Auschwitz, la località polacca<br />
più tristemente famosa per la<br />
soluzione finale della questione<br />
ebraica prospettata dai nazisti.<br />
E così alcuni studenti delle<br />
classi quinte degli istituti superiori<br />
della città e della provincia<br />
(fra cui i giovani eletti nella<br />
Consulta degli studenti, altri<br />
impegnati in progetti didattici<br />
incentrati sulla tematica del<br />
razzismo, come Progetto<br />
Mandela, ecc.), con alcuni insegnanti<br />
accompagnatori hanno<br />
intrapreso il simbolico viaggio.<br />
Raggiunta la stazione centrale<br />
di Milano, dove ci si è incontrati<br />
con altre delegazioni provenienti<br />
dal resto dell’Umbria e da<br />
altre regioni e località italiane e<br />
concentrati in prossimità del<br />
Binario 21, un binario sotterraneo<br />
che veniva usato per il<br />
carico di merci e animali, dal<br />
quale nel ’44 alcuni italiani per<br />
il solo fatto di essere ebrei, od<br />
omosessuali, od oppositori al<br />
regime fascista furono deportati<br />
ad Auschwitz. Ad attendere i<br />
viaggiatori una delle poche<br />
sopravvissute ed ancora vivente:<br />
Goti Bauer, che con<br />
poche ferme e dignitose parole,<br />
mentre gli oltre 600 giovani<br />
quasi per incanto tacevano, ha<br />
indicato il viatico per questo<br />
viaggio della memoria:<br />
Chi ascolta un testimone<br />
diventa un testimone.<br />
Dopo una notte e un’intera giornata<br />
in treno, intervallata da<br />
incontri, scambio di esperienze,<br />
raccolta di prodotti didattici,<br />
ma anche musica dal vivo, è<br />
arrivato il giorno della visita ad<br />
Auschwitz: in mattinata il lagermuseo,<br />
quindi nel pomeriggio,<br />
sotto la neve ed un vento<br />
pungente, il campo di sterminio<br />
di Birkenau con fiaccolata<br />
notturna. L’esperienza è stata<br />
per tutti emotivamente forte già<br />
a partire da quella scritta<br />
beffarda: il lavoro rende liberi<br />
posta all’ingresso, ma soprattutto<br />
al cospetto delle gigantesche<br />
quantità di materiali non<br />
ancora riutilizzati dagli aguzzini<br />
nazisti.<br />
Le montagne di scarpe, di<br />
valigie, di occhiali, di capelli<br />
rasati alle vittime del genocidio<br />
e non ancora riutilizzati nelle<br />
fabbriche tessili, irriverentemente<br />
esposte, hanno fatto stringere<br />
il cuore e qualcuno,<br />
magari, ha anche… imprecato<br />
per il fastidio di essere in tanti,<br />
in troppi e non avere il tempo di<br />
una meditazione più solitaria,<br />
più intima…<br />
Durante il lungo e faticoso<br />
viaggio di ritorno, quando<br />
la razionalità è riaffiorata, vincendo<br />
l’emozione, tutti si sono<br />
sentiti investiti del grave<br />
compito di restituire agli amici,<br />
ai compagni, ai concittadini<br />
quanto avevano visto e sofferto:<br />
Cerchiamo di far uscire<br />
dall’oblio il sacrificio delle<br />
vittime...<br />
Restituiamo loro la dignità che<br />
meritano...<br />
Creiamo gli anticorpi che evitino<br />
il ripetersi di simili orrori...<br />
così si sono espressi questi<br />
giovani.<br />
Un treno per Auschwitz,<br />
che le istituzioni<br />
locali hanno<br />
fortemente voluto,<br />
realizza come il<br />
Giorno della memoria,<br />
possa non essere<br />
solo una commemorazione,<br />
ma un vero e<br />
proprio impegno a<br />
tenere presente il<br />
passato, anche perché<br />
da quando i carri armati dell’Armata<br />
Rossa abbatterono i<br />
cancelli di Auschwitz, la logica<br />
del sopruso violento tra gli uomini<br />
è riemersa troppe volte.<br />
Domenico Cialfi
I giovani viaggiatori della memoria tra emozione e riflessione<br />
Sento forte l’impegno a dare<br />
alla memoria un futuro.<br />
Manuel Primi<br />
Appare intollerabile l’idea<br />
che persino i crimini più<br />
atroci possano essere<br />
dimenticati.<br />
Marta Porchetti<br />
I superstiti possono<br />
anche individualmente<br />
perdonare,<br />
ma non per questo<br />
la storia può essere<br />
azzerata.<br />
Simone Zugnoni<br />
Creiamo gli anticorpi che<br />
evitino il ripetersi di simili<br />
orrori… Troppe volte si sono<br />
ripetuti. Damiano Montagnoli<br />
Sono qui a cercare le parole<br />
per spiegare, prima di tutto<br />
a me stesso, quello che è<br />
stato..., quello che le vittime<br />
hanno sofferto e sopportato.<br />
Francesco Nesta<br />
Spero che tutto ciò… non<br />
svanisca in una nebbia…<br />
priva di memoria Sara Rotini<br />
Vorrei vincere… l’indifferenza.<br />
Daniela Bizzaglia<br />
Mi sono venute in mente le<br />
parole di Primo Levi: “Se<br />
questo è un uomo, penso<br />
proprio di non essere contento<br />
di esserlo”.<br />
Samuele Tralascia<br />
Ricordare è l’unica azione<br />
moralmente accettabile<br />
rispetto a questa pagina<br />
tremenda della storia.<br />
Gabriele Raggi<br />
Dietro tutto ciò che ho visto<br />
e rivissuto ci sono storie così<br />
terribili che le parole a<br />
nostra disposizione si<br />
dimostrano spesso inadeguate.<br />
Ilenia Alcini<br />
Auschwitz: un baratro dell’orrore,<br />
dove razionalità e<br />
intelligenza sono state messe<br />
al servizio della morte.<br />
Silvia Cimei<br />
Dopo aver visto 175 ettari di<br />
malvagità, non puoi più<br />
essere la stessa persona.<br />
Mohsen Seyed Karimi<br />
Atashghah<br />
Ho ripensato a quelle parole<br />
un po’ ingenue, ma piene di<br />
speranza di Anna Frank:<br />
“Eppure gli uomini non<br />
sono cattivi”.<br />
Claudia Salvati<br />
Non sono i luoghi a fare la<br />
storia, ma le persone…<br />
Matteo Paloni<br />
Non credevo fosse possibile<br />
e invece è successo… E’ proprio<br />
vero, lo straordinario<br />
(anche quando provoca orrore)<br />
risiede in ognuno di<br />
noi.<br />
Licia di Pietro<br />
Auschwitz?... Il luogo dei<br />
“non-uomini”, dei “mortiin-vita”<br />
Daniele Giuliani<br />
Ormai, ad oltre mezzo<br />
secolo di distanza dagli<br />
avvenimenti, la generazione<br />
dei testimoni si è andata<br />
sempre più assottigliando…<br />
Noi saremo i nuovi<br />
testimoni…<br />
Che fardello e…<br />
che inadeguatezza!<br />
Francesco Squitieri<br />
Cosa ho rivissuto e<br />
provato?...<br />
L’espropriazione del nome,<br />
lo sfinimento dei lavori<br />
forzati,<br />
la minaccia di finire ancor<br />
vivi nelle bocche dei forni<br />
crematori,<br />
l’arroganza dei “kapò”…<br />
l’ombra inquietante del<br />
male.<br />
Arianna Monetini<br />
Assessorato<br />
alla Scuola<br />
Restituiamo alle vittime la<br />
dignità che meritano…,<br />
ma come?...<br />
Quanta inadeguatezza!<br />
Giuditta Battaglini<br />
Auschwitz?...<br />
una ferocia senza esempi.<br />
Francesca Melchiorri<br />
Auschwitz?...<br />
Spaventoso…<br />
Non frutto della violenza più<br />
cieca, ma di una pianificazione<br />
meticolosa. Marco Testa<br />
Cerchiamo di far uscire<br />
dall’oblio il sacrificio delle<br />
vittime e facciamo sì<br />
che simili cose non si<br />
ripetano. Lorenzo Marchetti<br />
9
10<br />
La Provincia di Terni<br />
per la cultura<br />
Il sogno è diventato realtà.<br />
Il grande progetto del museo<br />
cittadino ha lasciato finalmente<br />
la carta per assumere<br />
le sembianze di una struttura<br />
vivente, un organismo vitale<br />
che respira con i polmoni<br />
dell’arte e della cultura e che<br />
rende giustizia ad una città<br />
ricca di storia, di testimonianze<br />
passate e presenti e di<br />
una volontà di comunicare e<br />
sistematizzare il suo tempo<br />
per capire la ragioni della<br />
sua esistenza.<br />
Il museo civico di Palazzo<br />
Eroli nasce dall’impegno<br />
della Provincia di Terni,<br />
proprietaria dell’immobile, e<br />
dal Comune di Narni, che lo<br />
gestirà fattivamente; si giova<br />
del supporto di Regione<br />
Umbria e Comunità europea<br />
e della collaborazione di<br />
società e professionisti di<br />
livello internazionale.<br />
E’ un vanto assoluto per<br />
Narni, sia dal punto di vista<br />
storico-culturale che da<br />
quello architettonico ed<br />
urbanistico.<br />
Il museo si fonde nella città<br />
per tanti motivi, non ultimo<br />
quello sentimentale. Forse<br />
più dei beni culturali che in<br />
esso verranno esposti, la<br />
struttura si cala perfettamente<br />
nella socialità e nella<br />
cultura narnese soprattutto<br />
per la sua ubicazione.<br />
Collocato nel cuore della<br />
città medievale, Palazzo<br />
Eroli riveste per i cittadini<br />
un significato particolare<br />
essendo stato per secoli una<br />
delle principali residenze<br />
dell’omonima famiglia da<br />
cui prende il nome.<br />
Gli Eroli, appunto, nucleo<br />
N A R N I<br />
APRE IL MUSEO DI PA<strong>LA</strong>ZZO EROLI<br />
Una realtà vivente vocata al turismo e alla cultura<br />
Conterrà le opere pittoriche del Gozzoli e del Ghirlandaio, una biblioteca con diciassettemila<br />
volumi e tutti i reperti storici e archeologici della città. Tecniche innovative per gli arredi<br />
basate su strutture e luci all’avanguardia per fondere insieme passato e futuro.<br />
familiare di grandi tradizioni<br />
nobiliari tra i più importanti,<br />
influenti ed emotivamente<br />
vicini alla comunità locale,<br />
che hanno segnato epoche<br />
storiche della Narni del passato<br />
rappresentando punti di<br />
riferimento sia sul versante<br />
culturale che su quelli<br />
sociali ed economici.<br />
L’aver riaperto Palazzo Eroli<br />
rappresenta quindi anche un<br />
evidente segno ed una chiara<br />
testimonianza del valore<br />
della memoria collettiva di<br />
una comunità che cerca<br />
coesioni forse nuove in un<br />
passato che ha il valore della<br />
saldatura tra generazioni.<br />
C’è poi un altro fattore<br />
importante.<br />
Il fascino e la vicinanza che<br />
evocano alcune delle opere<br />
che conterrà il museo, tra cui<br />
certamente la Pala del Ghirlandaio,<br />
il capolavoro pittorico<br />
del Bigordi al quale i<br />
narnesi sono particolarmente<br />
affezionati, con una saldatura<br />
quasi fideistica che li<br />
mette idealmente in simbiosi<br />
con il grande maestro, per<br />
qualcuno un patrono temporale<br />
quasi al pari di quel San<br />
Giovenale vescovo e protettore<br />
della città al quale i<br />
narnesi tributano da secoli<br />
rispetto e devozione.<br />
Ricavato nelle sale ristrutturate<br />
di uno dei più importanti<br />
palazzi nobiliari del<br />
centro storico e dell’intero<br />
territorio provinciale, il<br />
museo sarà il centro della<br />
cultura cittadina, ospitando,<br />
oltre alle testimonianze<br />
artistiche ed archeologiche,<br />
anche la corposa biblioteca<br />
comunale composta da<br />
diciassettemila testi antichi e<br />
moderni.<br />
L’edificio si sviluppa linearmente<br />
su 54 metri a partire<br />
dalla chiesa di San Francesco,<br />
attigua a Palazzo Eroli,<br />
e correndo lungo Via<br />
Aurelio Saffi.<br />
Il corpo principale, risalente<br />
ad un periodo tra il 1600 e il<br />
1700, si compone di tre<br />
piani e di uno aggiuntivo,<br />
del XIII secolo, di piccole<br />
dimensioni.<br />
Molto ampi però sono<br />
complessivamente gli spazi<br />
a disposizione la cui area<br />
totale è infatti di 2.700 metri<br />
quadrati.<br />
Solo il piano terra, tanto per<br />
fornire un’idea della grandezza,<br />
vanta una superficie<br />
di circa 900 metri quadrati.<br />
Per poter ospitare il museo,<br />
Palazzo Eroli ha subìto una<br />
consistente opera di ristrutturazione<br />
durata diversi<br />
anni, costata poco meno di 5<br />
milioni di euro e che ha visto<br />
la Provincia di Terni come<br />
principale soggetto attuatore<br />
del progetto ed erogatore dei<br />
fondi necessari in compartecipazione<br />
con l’Unione europea<br />
e il Comune di Narni.<br />
Il museo cittadino di Palazzo<br />
Eroli nasce con una vocazione<br />
e una filosofia innovativa<br />
rispetto ai consueti<br />
cliché che caratterizzano<br />
questo tipo di strutture.<br />
Il museo - spiega Francesco<br />
Bussetti, dirigente del servizio<br />
cultura della Provincia di<br />
Terni e uno dei massimi<br />
artefici del progetto - non<br />
deve essere una struttura<br />
statica ma un organismo<br />
capace anche di interpretare<br />
gli interrogativi come strumenti<br />
di studio e ricerca.<br />
Non un semplice contenitore<br />
insomma ma un soggetto in<br />
grado di comunicare e<br />
interagire con la città e<br />
l’esterno.<br />
Non un’entità espositiva<br />
fissa e radicata nella comune<br />
tradizione museale quindi,<br />
ma una realtà moderna e<br />
dinamica che contiene in sé<br />
il senso della storia e il gusto<br />
per la ricerca e la scoperta.<br />
Un museo al servizio di tutti<br />
con l’ambivalente e ambizioso<br />
obiettivo di costituire<br />
un’attrattiva turistica e uno<br />
stimolo alla ricerca e allo<br />
studio della città, dei suoi<br />
segni e dei suoi significati.<br />
Ma cosa conterrà il museo di<br />
Palazzo Eroli?<br />
Prima di tutto le importanti<br />
testimonianze pittoriche<br />
della città, a cominciare<br />
dalle due opere d’arte<br />
costituite dall’Incoronazione<br />
della Vergine di Domenico<br />
Bigordi, detto il Ghirlandaio,<br />
meglio conosciuta<br />
come la Pala, che dal 1871<br />
si trova custodita nella sala<br />
del Consiglio comunale,<br />
dopo essere nata come affresco<br />
religioso conservato<br />
nella chiesa di San Girolamo<br />
e commissionato all’artista<br />
fiorentino nel 1486 dal<br />
cardinale Berardo Eroli.<br />
Poi l’Annunciazione di<br />
Benozzo Gozzoli, proveniente<br />
dalla chiesa domenicana<br />
narnese di Santa Maria<br />
Maggiore, risalente con ogni<br />
probabilità al 1499 e quasi<br />
sicuramente prima opera<br />
dell’artista.<br />
Al museo andranno anche le<br />
altre opere della pinacoteca<br />
attribuite al Vecchietta, ad<br />
Antoniazzo Romano, Livio<br />
Agresti e altri di ambito<br />
locale come il Maestro da<br />
Narni, Giovan Francesco<br />
Perini, Michelangelo Braidi,<br />
Agostino Masucci e<br />
Giacinto Boccanera.<br />
A Palazzo Eroli andranno<br />
anche le testimonianze<br />
archeologiche come la<br />
mummia egizia portata a<br />
Narni da Edoardo Martinori,<br />
o reperti protostorici come<br />
lo scheletro del rinoceronte<br />
primitivo o la zanna<br />
dell’Elephas antiquus riaffiorata<br />
del 1988.<br />
In più ci saranno sezioni di<br />
paleontologia, classiche e<br />
medievali con materiali<br />
fossili, lapidei, ceramiche,<br />
anfore, laterizi ed oggetti<br />
d’uso quotidiano.<br />
Come si diceva inizialmente,<br />
il museo ospiterà<br />
anche la biblioteca comunale<br />
che contiene, tra le altre<br />
cose, una preziosa raccolta<br />
dantesca con quasi un<br />
migliaio di testi e oltre ottocento<br />
opuscoli provenienti<br />
dalla collezione Giovanni<br />
Eroli.<br />
Nel catalogo ci sono anche<br />
ventisei incunaboli della<br />
seconda metà del XV<br />
secolo, un numero cospicuo<br />
di cinquecentine (497),<br />
settanta manoscritti posteriori<br />
al XVI e cinque<br />
manoscritti musicali.<br />
L’archivio storico preunitario<br />
(dal 1139 al 1861) è<br />
composto da un fondo diplomatico<br />
(317 pezzi di cancelleria<br />
pontificia che vanno<br />
dal 1139 al 1841), statuti,<br />
atti politici, economici e<br />
amministrativi (743, dal<br />
1371 al 1861).<br />
C’è poi un archivio segreto<br />
(31 buste, dal XII al XVIII<br />
secolo), detto così perché<br />
conservato in un apposito<br />
cassone risalente al 1559,<br />
un fondo giudiziario (1306<br />
La Provincia di Terni<br />
per la cultura<br />
pezzi, dal 1508 al 1805),<br />
mentre quello postunitario<br />
comprende atti dal 1861 al<br />
1966).<br />
Infine le strutture.<br />
I progetti di recupero dell’edificio,<br />
eseguiti in stretto<br />
coordinamento con la Sovrintendenza<br />
dell’Umbria,<br />
hanno rispettato i canoni<br />
strutturali, estetici e architettonici<br />
ed anzi li hanno riscoperti<br />
e valorizzati, riuscendo<br />
a fondere concetti di recupero<br />
conservativo con quelli<br />
di utilizzo moderno e funzionale.<br />
Il museo cittadino è<br />
quindi stato allestito e arredato<br />
con tecniche innovative<br />
che si giovano dell’esperienza<br />
e della professionalità<br />
di Heron Parigi, un’azienda<br />
che vanta presenze nelle<br />
collezioni di importanti<br />
musei europei, vantando in<br />
carnet prestigiosi riconoscimenti<br />
come il Compasso<br />
d’oro ed una trentina di<br />
premi e segnalazioni nei<br />
concorsi di industrial design<br />
di mezzo mondo. Altro partner<br />
di assoluto livello per<br />
quanto concerne la progettazione<br />
delle luci è la Spacecannon,<br />
nel cui curriculum<br />
ci sono l’aggiudicazione per<br />
il quinto anno consecutivo<br />
della cerimonia commemorativa<br />
dell’attentato dell’11<br />
settembre a New York, le<br />
cerimonie di apertura e chiusura<br />
delle Olimpiadi di<br />
Torino, la festa di luce a<br />
Sofia per l’ingresso della<br />
Bulgaria nell’Unione Europea,<br />
la Torre cielo a Singapore,<br />
il ponte di Nanjing in<br />
Cina, a Sunyaa la più grande<br />
statua del Buddha costruita<br />
al mondo, il Museo Olympia<br />
in Grecia, il Museo dell’Arte<br />
a Copenaghen, il Casinò di<br />
Venezia, il Teatro di Alessandria,<br />
il Porto di Atene, il<br />
Carnevale di Rio, la Torre<br />
Colpatria in Colombia.<br />
Aprire il museo di Palazzo<br />
Eroli significa infine riscoprire<br />
un pezzo importante<br />
della storia cittadina dal<br />
punto di vista culturale, sociale,<br />
politico ed economico,<br />
perché nello stesso tempo in<br />
cui si dota la città per la<br />
prima volta di un museo si<br />
ridona alla comunità narnese<br />
un palazzo che rappresenta<br />
una delle eliche portanti del<br />
proprio dna in grado di<br />
coniugare la riscoperta del<br />
passato, della storia e delle<br />
tradizioni con l’esigenza di<br />
cementare il senso comune<br />
di appartenenza e le esigenze<br />
di sviluppo della città e<br />
del suo territorio.<br />
A cura dell’ufficio stampa<br />
della Provincia di Terni
Un nuovo Museo<br />
per fare sistema<br />
Un passo<br />
fondamentale<br />
per lo sviluppo<br />
della città<br />
Premiato lo<br />
sforzo comune<br />
delle Istituzioni<br />
Il museo di Narni rappresenta una nuova realtà culturale capace di arricchire la città, dandole nuovo lustro e consentendo ad essa di<br />
possedere un valido strumento di promozione turistica e culturale. Il museo di Palazzo Eroli, nato dalla sinergia tra Regione,<br />
Provincia e Comune di Narni, sarà importante sia per sistematizzare il patrimonio culturale locale sia per arricchire quello<br />
provinciale. La struttura narnese s’inserisce infatti nel vasto programma condiviso dagli enti locali di valorizzazione e promozione<br />
di una rete provinciale fondata su una strategia turistico-culturale ed ambientale in grado di fare sistema e di costruire interrelazioni<br />
con il resto dell’Umbria. La Provincia, già attiva in precedenza a proposito di esperienze simili, può oggi vantare un risultato molto<br />
positivo che qualifica lo sforzo progettuale ed economico compiuto in collaborazione con gli altri enti locali e regionale e con la<br />
Comunità europea che ha condiviso in pieno l’idea proposta. La ristrutturazione di Palazzo Eroli non ha dato vita ad un museo<br />
chiuso, separato dalla modernità, bensì ad una sorta di strumento di comunicazione in cui passato e presente si fondono insieme<br />
proponendo al turista e all’appassionato un luogo ricco di fascino ed offrendo alla comunità narnese complessivamente intesa un<br />
formidabile pretesto per la riscoperta della propria identità. Un museo che dovrà quindi fare sistema con le altre realtà cittadine per<br />
produrre un nuovo modello di sviluppo che affianchi quello attuale e sia in grado di qualificare ulteriormente la città e il suo<br />
territorio nell’ottica della crescita complessiva del tessuto economico e, coniugandosi con i centri culturali già esistenti come<br />
l’università, anche della produzioni di nuovi saperi. Andrea Cavicchioli Presidente della Provincia di Terni<br />
Un passo fondamentale verso uno sviluppo turistico e culturale che faccia riappropriare la città<br />
delle sue radici e rappresenti una spinta verso la crescita complessiva del territorio. Un cammino<br />
cominciato molto tempo fa, quando recuperare Palazzo Eroli sembrava una scommessa. Noi,<br />
insieme alla Provincia e alla Regione, l’abbiamo vinta dotando la città di uno strumento nuovo di<br />
crescita e sviluppo verso settori innovativi che possano integrarsi con quelli già esistenti e che da<br />
molti anni connotano il nostro tessuto economico. Narni ha molte risorse e potenzialità da<br />
valorizzare sotto il profilo turistico, anche se non dobbiamo affatto dimenticarci di ciò che già c’è<br />
e parlo delle realtà produttive del nostro territorio. Dobbiamo essere capaci, in uno sforzo comune<br />
e complessivo di coniugare questi sistemi e questi modelli per assicurare alla città e al suo<br />
territorio un futuro stabile, sicuro e positivo. Il museo assume così la doppia funzione di<br />
contenitore artistico, storico e culturale e stimolo alla ricerca e all’approfondimento delle radici più<br />
vive del territorio promovendo l’identità narnese e il senso di appartenenza.<br />
Stefano Bigaroni Sindaco di Narni<br />
E’ con grande piacere che saluto l’apertura del museo di Palazzo Eroli che si configura come un vero e proprio avvenimento per<br />
l’intera comunità narnese. Una realtà che ha impegnato Regione, Provincia e Comune per anni, unendole nello sforzo di realizzare<br />
una struttura in grado di rappresentare un vero e proprio tassello fondamentale per lo sviluppo locale, mirando soprattutto al settore<br />
turistico e culturale sul quale l’amministrazione narnese sta investendo da tempo. Lo sforzo economico e progettuale dei due Enti<br />
ha prodotto oggi un museo all’avanguardia sia sotto il profilo artistico, storico e culturale che sotto quello architettonico e<br />
urbanistico, poiché alle valenze tipiche del museo unisce la riscoperta e la riqualificazione di un edificio di grande importanza,<br />
fascino e richiamo sentimentale per l’intera comunità narnese. Palazzo Eroli non è infatti solo il luogo fisico del museo bensì un<br />
elemento portante della socialità e del sentire comune di Narni, legato com’è ad una delle più influenti famiglie cittadine che ha scritto<br />
pagine importanti della storia locale. Il museo quindi come fattore di sviluppo, ma anche elemento chiave del recupero dell’identità<br />
narnese. Nato da una filosofia progettuale innovativa, Palazzo Eroli si presenta infatti sia come realtà espositiva e di<br />
sistematizzazione delle eccellenze storiche, artistiche, archeologiche e culturali che come strumento di ricerca, studio e<br />
approfondimento per meglio decifrare e comprendere la Narni del passato e quella del presente, permettendo così di progettare<br />
quella del futuro in maniera adeguata e rispondente alle aspettative e alle esigenze collettive.<br />
Alberto Sganappa Assessore provinciale alla Cultura<br />
Arte sacra in mostra<br />
Aperto al pubblico il Museo<br />
diocesano e capitolare di Terni<br />
rapporto di collaborazione e di<br />
dialogo con artisti italiani e stranieri<br />
viventi, tra cui Portoghesi,<br />
Di Stasio, Borghi, Rainaldi,<br />
Violetta, solo per citarne alcuni,<br />
autori di opere d’arte sacra<br />
destinate ai luoghi di culto del<br />
territorio diocesano. Il rapporto<br />
di committenza si è intensificato<br />
anche attraverso la programmazione<br />
di iniziative di promozione<br />
e valorizzazione: mostre<br />
personali e collettive, convegni,<br />
ricerche scientifiche e pubblicazione<br />
di cataloghi. Per il mese<br />
di marzo è prevista l’inaugurazione<br />
della mostra sulle icone<br />
bizantine; seguiranno seminari<br />
di studio sull’arte paleocristiana<br />
e un convegno internazionale<br />
sull’architettura sacra, programmato<br />
per il prossimo giugno.<br />
L’apertura al pubblico è prevista<br />
per visitatori singoli, gruppi<br />
e scolaresche, per le quali è disponibile<br />
il laboratorio didattico<br />
del museo, che progetta itinerari<br />
specifici di visita, attività manuali<br />
e percorsi di approfondimento<br />
per studenti della scuola<br />
primaria e secondaria. Il museo<br />
è dotato, inoltre, di una sala<br />
conferenze (200 posti) attrezzata<br />
per convegni e concerti, con<br />
possibilità di traduzione simultanea.<br />
Francesca Porazzini<br />
MUSEO DIOCESANO E<br />
CAPITO<strong>LA</strong>RE DI TERNI<br />
INFO<br />
Apertura<br />
Giovedì e Venerdì<br />
ore 10-13 e 14.30-17.30<br />
Sabato<br />
ore 10-13<br />
Altri giorni su appuntamento<br />
Tel <strong>07</strong>44-546563<br />
Fax <strong>07</strong>44-546562<br />
museodiocesanoterni@libero.it<br />
www.museiecclesiasticiumbri.it<br />
Segreteria<br />
Dott.ssa Alessia Vecchietti<br />
Didattica<br />
Dott.ssa Francesca Porrazzini<br />
Il Museo, situato in Piazza<br />
Duomo a Terni, nei locali del<br />
secentesco seminario vescovile,<br />
è finalmente aperto al pubblico<br />
a partire dal 10 Marten Steallert, Madonna con Gesù Bambino e Santi, 1568<br />
febbraio 20<strong>07</strong>.<br />
L’esposizione si snoda attraverso<br />
cinque sale che ospitano,<br />
secondo un allestimento tematico<br />
e tecnico-stilistico, pale<br />
d’altare, dipinti e sculture che<br />
documentano la storia della<br />
committenza ecclesiastica locale<br />
dal Rinascimento alla<br />
contemporaneità. Molte le<br />
opere di estremo interesse, in<br />
particolare i dipinti provenienti<br />
dalla raccolta capitolare che<br />
annovera tele del fiammingo<br />
Stellaert, nonché una Circoncisione<br />
di Gesù di Livio Agresti,<br />
una Madonna orante del<br />
Sassoferrato e l’importante<br />
Resurrezione di Lazzaro attribuita<br />
al Guercino. Tra le opere<br />
plastiche si segnala un San<br />
Gregorio Magno, ascrivibile<br />
alla bottega del Bernini.<br />
Particolare attenzione è dedicata<br />
all’arte contemporanea: la<br />
Diocesi ha avviato da tempo un<br />
Oliviero Rainaldi<br />
11
12<br />
La valle ternana, il fiume Nera<br />
e la città di Terni sono da<br />
millenni tre realtà fortemente<br />
integrate, interagenti ed<br />
inscindibili.<br />
Nell’Età del Rame un primo<br />
villaggio viene realizzato nei<br />
pressi del fiume all’imbocco<br />
della valle, nell’area oggi<br />
occupata dalle Acciaierie,<br />
la stessa che dal 1000 a.C.<br />
vedrà nascere ed espandersi<br />
una delle necropoli protostoriche<br />
più vaste ed importanti<br />
d’Italia.<br />
A partire dal VII sec. a.C., alla<br />
confluenza del Nera con il<br />
Serra si sviluppa il primo<br />
nucleo dell’attuale Terni, già<br />
con carattere protourbano:<br />
essa è il centro più importante<br />
degli Umbri Naharti, una<br />
popolazione piuttosto ricca,<br />
che trae benessere dai<br />
commerci e dalla fertilità del<br />
proprio territorio e che si<br />
identifica con il fiume Nahar,<br />
l’attuale Nera.<br />
A riprova della intensa occupazione<br />
della pianura fluviale<br />
già in età preromana, un altro<br />
importante insediamento umbro<br />
è venuto alla luce in questi<br />
ultimi anni in Loc. Maratta.<br />
La valle di Terni era famosa in<br />
epoca romana per la sua feracità:<br />
Plinio definisce quelli ternani<br />
i campi più fecondi<br />
d’Italia, dal momento che i<br />
prati si potevano falciare ben<br />
4 volte l’anno senza bisogno<br />
di irrigazione. La città è denominata<br />
Interamna, cioè “tra le<br />
acque”, ad indicare i fiumi ed<br />
i canali che la circondano.<br />
Nel III a.C. i Romani realizzano<br />
il taglio della Cascata<br />
delle Marmore consentendo in<br />
tal modo la parziale bonifica<br />
della piana reatina: un intervento<br />
di largo respiro che<br />
comporta profondi mutamenti<br />
nei delicati equilibri idrogeologici<br />
territoriali e fa sorgere<br />
TERNI<br />
La favola<br />
Siamo al quarto brano di<br />
favola ternana. Riepilogo:<br />
Dicembre 2006<br />
Acque e terre emerse<br />
Gennaio 20<strong>07</strong><br />
Chiare e dolci acque<br />
Febbraio 20<strong>07</strong><br />
L’acqua e le sue proprietà<br />
Marzo 20<strong>07</strong><br />
Interamna<br />
Aprile 20<strong>07</strong><br />
I primi forni<br />
Caro ed affezionato lettore,<br />
hai di certo intuito gli<br />
sviluppi successivi! Ora sei<br />
invitato a collaborare!<br />
GR<br />
Interamna<br />
Antiche acque e moderni ponti<br />
ampi dibattiti tra le comunità<br />
locali ed il governo centrale.<br />
La questione ambientale è<br />
pertanto di vetusta data ed<br />
assume un significato ancora<br />
più caratteristico in quanto<br />
nell’antichità i fiumi e le acque<br />
sono sacri e sono oggetto di<br />
culto: tra questi il Nera lo è in<br />
modo particolare, per la presenza<br />
lungo il suo corso di<br />
sorgenti sulfuree salutari che<br />
sono all’origine del suo nome:<br />
in lingua umbro-sabina nahar<br />
significa zolfo.<br />
Dal Cinquecento all’Ottocento<br />
la pianura ternana viene<br />
descritta come una sorta di<br />
Valle dell’Eden, caratterizzata<br />
da coltivazioni di ulivi e di<br />
alberi da frutto e da abbondanza<br />
di acque.<br />
La presenza di numerosi<br />
canali favorisce il sorgere di<br />
attività manifatturiere e di<br />
trasformazione dei prodotti<br />
agricoli, mediante l’impianto<br />
di mulini, gualchiere, filande,<br />
concerie, ferriere, ma senza<br />
alterare sensibilmente l’equilibrio<br />
tra economia ed ambiente.<br />
La Cascata delle Marmore e la<br />
bellezza del paesaggio naturale<br />
circostante, arricchito<br />
dalla presenza di testimonianze<br />
storiche, prime fra tutte<br />
il Ponte di Augusto a Narni,<br />
capolavoro di ingegneria stradale<br />
romana, fanno della nostra<br />
zona una delle tappe<br />
obbligate del Grand Tour,<br />
rendendola una delle località<br />
turistiche più famose<br />
d’Europa.<br />
La Valle di Papigno e quella di<br />
Terni, la Cascata, il Nera, il<br />
Ponte d’Augusto sono immortalati<br />
dai maggiori paesaggisti<br />
europei e celebrati da letterati<br />
e viaggiatori.<br />
Ma il “progresso” incombe:<br />
la prima vittima è proprio il<br />
ponte, la cui testata settentrionale<br />
viene spietatamente forata<br />
per consentire il passaggio<br />
nel 1866 della linea ferroviaria<br />
Roma-Ancona, ed il cui<br />
pilone centrale crolla nel 1885<br />
a dispetto degli allarmi lanciati<br />
in proposito.<br />
È poi la volta del fiume e della<br />
Cascata, utilizzati per produrre<br />
forza motrice destinata ad<br />
alimentare quelle grandi industrie<br />
il cui massiccio ed indiscriminato<br />
impianto, a partire<br />
dalla fine dell’Ottocento, è all’origine<br />
del disastro ambientale<br />
e culturale del territorio<br />
ternano e narnese.<br />
Nel 1932 il corso del Nera<br />
viene alterato costruendo un<br />
canale parallelo che, partendo<br />
da Triponzo, ne deriva parte<br />
delle acque per alimentare<br />
artificialmente il Lago di<br />
Piediluco, riducendo così<br />
l’ameno specchio lacustre a<br />
mero serbatoio per la produzione<br />
di energia idroelettrica e<br />
sconvolgendo in tal modo in<br />
maniera irreversibile l’equilibrio<br />
ambientale di tutto il<br />
sistema idrico Nera-Velino.<br />
Per la stessa motivazione, la<br />
Cascata delle Marmore, orgoglio<br />
del paesaggio italiano e<br />
simbolo dell’Umbria, viene<br />
inopinatamente del tutto<br />
chiusa.<br />
La Valle di Papigno è devastata<br />
dall’impianto di cave,<br />
dighe, centrali elettriche ed<br />
industrie fortemente inquinanti:<br />
tetti, campi ed alberi si<br />
ricoprono di una sinistra<br />
patina grigia, conferendo a<br />
quello che prima era un pittoresco<br />
(in senso letterale) paese<br />
la tutt’altro che invidiabile<br />
peculiarità di essere citato<br />
come esempio di inquinamento<br />
ambientale nei libri di<br />
testo scolastici ed universitari<br />
fino agli anni ’80 del secolo<br />
scorso.<br />
Quelle acque dunque che<br />
nell’antichità erano state<br />
riconosciute come elemento<br />
vitale e sacro, e quindi erano<br />
assurte a simbolo di un paesaggio<br />
naturale celebrato da<br />
poeti e pittori, hanno poi progressivamente<br />
assunto sempre<br />
più la caratteristica di mera<br />
forza motrice al servizio delle<br />
grandi industrie e sono letteralmente<br />
scomparse all’interno<br />
di un quadro ambientale<br />
fortemente degradato.<br />
Ancora oggi acqua e ambiente<br />
non hanno recuperato correttamente<br />
la posizione centrale<br />
che storicamente compete loro<br />
nel nostro territorio.<br />
Emblematico è il caso della<br />
Cascata e di Papigno.<br />
Mentre da alcuni anni è in atto<br />
un processo di recupero geologico<br />
e arboreo della zona<br />
della Cascata, per la quale è<br />
stata convenientemente avanzata<br />
la proposta di inserimento,<br />
con tutta la Valnerina,<br />
all’interno del Patrimonio dell’Umanità<br />
riconosciuto e tutelato<br />
dall’Unesco, dall’altra<br />
nella vicina Papigno persistono<br />
gravi deturpazioni ambientali<br />
quali il taglio scoperto<br />
associazione delle piccole<br />
e medie imprese della<br />
provincia di Terni<br />
TERNI, via Manara, 6<br />
tel. <strong>07</strong>44 4<strong>07</strong>623 - fax <strong>07</strong>44 221598<br />
apiterni@apiterni.it - www.apiterni.it<br />
della cava di Monte S. Angelo<br />
e gli stabilimenti dismessi del<br />
carburo di calcio con il grande<br />
carroponte che ancora sovrasta<br />
la S.S. Valnerina.<br />
Invece di provvedere per<br />
quanto possibile al recupero<br />
ambientale e allo smantellamento<br />
del sovrappasso e degli<br />
edifici (oggi si definiscono<br />
ecomostri) che soffocano la<br />
storica Villa Graziani, è ormai<br />
prossima la realizzazione,<br />
ad una quota ancora superiore,<br />
di un enorme viadotto stradale<br />
che segnerà definitivamente<br />
il profilo della valle, deturpandone<br />
ulteriormente il<br />
paesaggio.<br />
Questa soluzione è stata<br />
adottata negli ultimi anni con<br />
grande rapidità dopo decenni<br />
di elaborazioni tecniche del<br />
tracciato della nuova Terni-<br />
Rieti.<br />
Ciò che lascia veramente<br />
sconcertati è che il cambio di<br />
percorso rispetto al progetto<br />
originale sia stato in gran parte<br />
giustificato con il forte degrado<br />
ambientale della zona e<br />
con la necessità di realizzare<br />
una migliore accessibilità viaria<br />
a servizio di una Acciaieria<br />
che è destinata ad avere un<br />
ruolo sempre minore nell’economia<br />
e nella storia di Terni.<br />
Se ogni esecuzione di un<br />
tracciato stradale comporta<br />
inevitabilmente un impatto<br />
ambientale, la scelta di realizzare<br />
il nuovo viadotto al di<br />
sopra di Papigno, al limite del<br />
Parco Fluviale del Nera e a<br />
meno di 1500 m. dalla<br />
Cascata, è l’ennesima clamorosa<br />
dimostrazione di colpevole<br />
ignoranza del valore della<br />
tradizione storica e della<br />
vocazione culturale del nostro<br />
territorio, nonché di scarsa<br />
lungimiranza per quanto<br />
attiene al suo futuro.<br />
Paolo Renzi
La poesia di Luciana Notari: a libro chiuso<br />
Nella poesia esiste la felicità?<br />
Nello scegliere, comporre,<br />
ordinare, assemblare,<br />
scartare parole, aggettivi,<br />
avverbi. Nel decidere una<br />
strofa, un metro. Nel cercare<br />
di contrarre e di trattenere in<br />
un verso il senso di un<br />
momento, l’effetto di una<br />
sensazione, la reazione momentanea,<br />
intermittente ed<br />
impronunciabile al fervido<br />
divieto che è in ogni esistenza?<br />
Scegliere, comporre, ordinare,<br />
contrarre, trattenere:<br />
infiniti.<br />
L’infinito è il modo del<br />
non-tempo, rimanda ad una<br />
dimensione sospesa e, per<br />
questo, eterna.<br />
Ed è in questa tensione a<br />
vincere la temporalità dell’esistenza<br />
pur nutrendosi di<br />
essa che sta il segreto del<br />
poeta. Il poeta quando è<br />
poeta - un uomo che ha il<br />
coraggio di mettere in<br />
scacco se stesso - è un viaggiatore<br />
che compie un itinerario<br />
diverso da quello del<br />
turista; diverso perché - la<br />
differenza è di Paul Bowles -<br />
diverse sono le tappe, diversa<br />
è la meta e, soprattutto,<br />
il turista tiene per certo<br />
il suo ritorno, il viaggiatore<br />
no. Il poeta viaggia dentro se<br />
stesso senza dimenticare di<br />
essere uomo tra gli umani,<br />
di portarne su di sé le stimmate<br />
ed è per questo che la<br />
sua prospettiva, il suo scorcio<br />
sul mondo ci sembrano<br />
diversi, affinati nel viaggio<br />
che offre confuse certezze.<br />
Il segno della poesia di Luciana<br />
Notari è quello di un<br />
eterno ritorno dal viaggio.<br />
I suoi libri - Animanimalis,<br />
Aiuole di città, Il destino<br />
della foglia - sono il taccuino,<br />
il resoconto di uno<br />
scavo scandito dalla martellante<br />
ossessione dell’infinitezza<br />
che si nutre del<br />
quotidiano.<br />
E’ nelle tappe del viaggio<br />
che si cerca un filo rosso -<br />
una traccia, un alito, una<br />
linea, un tratto.<br />
Lo si cerca tra gli oggetti, gli<br />
animali, le piante, le persone;<br />
tra i versi che traducono<br />
in immagini la vita<br />
trattenendone la musicalità<br />
piana e distorta che lotta di<br />
continuo con le maglie della<br />
ragione (e ci sono Saba e<br />
Penna in filigrana: quella<br />
che Debenedetti aveva definito<br />
linea antinovecentesca).<br />
Ma il filo rosso emerge più<br />
nello sguardo sul mondo,<br />
nella messa a fuoco del<br />
magma della vita e consiste<br />
nel dolore di essere nel<br />
mondo, di viverlo nel pro-<br />
Luciana Notari<br />
fondo, di saperlo necessario<br />
al vivere, di riconoscerlo<br />
nemico contro cui combattere<br />
fino all’ultimo istante,<br />
di sentirlo stimolo che<br />
spinge a riconoscere la propria<br />
nella comune sorte, di<br />
rendergli grazie per la consapevolezza<br />
straziante e<br />
rigenerante che lascia.<br />
Per la saggezza, che è propria<br />
di ogni poeta, e di<br />
Luciana, che permette di<br />
vedere con i sensi, a tratti, il<br />
bianco accecante del proprio<br />
destino.<br />
Nella poesia di Luciana<br />
Notari, allora, si affaccia il<br />
sacro che è nella poesia,<br />
quella che nasce negli interstizi<br />
dell’esistenza e che<br />
bisogna saper ascoltare,<br />
annotare, riprodurre.<br />
E’ il sacro che sta nelle cose,<br />
negli oggetti, negli esseri<br />
viventi che hanno il dono di<br />
parlare in un codice che solo<br />
il poeta può percepire.<br />
Allora la poesia si fa immagine.<br />
Vi dominano i colori -<br />
decisi, per Luciana: il rosso<br />
del sangue ma anche del<br />
cuore, l’azzurro del cielo, il<br />
verde della natura - la<br />
musica, che rende rarefatte<br />
le parole.<br />
Le parole che solo all’apparenza<br />
sono leggere ma sono<br />
solo alleggerite dal pensiero<br />
che vi si aggrappa nel tentativo<br />
disperato di arginare, di<br />
limitare, di ordinare.<br />
Sì. La poesia è felicità.<br />
Se la felicità consiste in un<br />
viaggio di ricerca inesausta,<br />
nell’ansia della scoperta che<br />
non ha fine, nella gioia<br />
momentanea di un’illuminazione<br />
che prende forma,<br />
nella lucida tensione all’infinito<br />
con la consapevolezza<br />
della sua demarcazione, per<br />
Luciana Notari la poesia è<br />
felicità. Daniele Di Lorenzi<br />
13
14<br />
Come anticipato, dunque, la<br />
redazione de La Pagina ha<br />
colto l’occasione di confronto<br />
interculturale offerta dall’Istituto<br />
Magistrale “F. Angeloni” di<br />
Terni, organizzando una serata<br />
di lavoro e dibattito, convivialità<br />
e amicizia in dimensione<br />
europea.<br />
L’opportunità proviene dalla<br />
vocazione dell’Angeloni verso<br />
la dimensione europea dell’educazione:<br />
su questo valore<br />
la scuola ha, infatti, incentrato<br />
la sua mission, intensificando,<br />
nell’ultimo decennio, la sperimentazione<br />
di percorsi di progettualità<br />
in partnership europea,<br />
a partire dalla fase pionieristica,<br />
quando le prime esperienze<br />
di scambio culturale con<br />
i paesi europei avevano molto<br />
di più il carattere dell’avventura,<br />
il crisma della eccezionalità,<br />
il sapore della scelta di<br />
avanguardia, connotata spesso<br />
come elitaria.<br />
Poi è arrivato il passaggio cruciale<br />
dell’attivazione in UE<br />
delle azioni Socrates, direttamente<br />
rivolte al mondo dell’educativo<br />
e finalizzate a mettere<br />
in comunicazione operativa<br />
- con impegno di notevoli<br />
volumi di risorse finanziarie -<br />
docenti, presidi, insegnanti, studenti<br />
che, pur vivendo mondi<br />
culturali distanti geograficamente,<br />
culturalmente e lingui-<br />
Some Stars<br />
L’Europa è vicina<br />
sticamente, fossero indotti a<br />
diventare cittadini di una unica<br />
compagine… fatta l’Europa -<br />
insomma - occorre fare gli<br />
europei!<br />
Oggi tutto questo mondo di<br />
relazioni, di scambi di classi,<br />
di mobilità che attraversano<br />
la scuola europea si è enormemente<br />
dilatato; in ogni angolo<br />
del territorio dell’Unione la<br />
filosofia dell’interscambio, della<br />
cooperazione intorno a tematiche<br />
di ricerca comune, il<br />
perseguimento di comuni obiettivi<br />
culturali e didattici ha<br />
trovato nell’esplosione delle<br />
tecnologie della comunicazione<br />
un motore incredibile, una fonte<br />
di amplificazione della possibilità<br />
di relazione, di velocizzazione<br />
dei processi di confronto,<br />
di arricchimento della qualità<br />
della produzione didattica.<br />
L’Angeloni, ovviamente, ha<br />
continuato ad essere in prima<br />
linea, ha cavalcato questi processi<br />
utilizzando la spinta culturale<br />
che da essi deriva per<br />
qualificare la sua offerta formativa,<br />
posizionandosi ormai<br />
anche nella dimensione della<br />
mondialità (contestualmente<br />
alla esperienza europea di cui<br />
qui stiamo discutendo, la scuola<br />
ospita, in queste stesse settimane,<br />
un gruppo di dirigenti,<br />
docenti e studenti della Watchung<br />
Hills Regional High<br />
School, scuola secondaria<br />
prestigiosa e ricchissima di<br />
strutture e strumenti, collocata<br />
nelle colline residenziali della<br />
raffinata cintura urbana di New<br />
York ).<br />
Ma qui di Europa dobbiamo e<br />
vogliamo parlare, perché la<br />
serata conviviale organizzata<br />
dalla redazione ha prodotto<br />
alcuni risultati degni di nota: ha<br />
messo finalmente in presa diretta<br />
un pezzo di realtà cittadina<br />
ormai diventato importante, La<br />
Pagina appunto, con un universo<br />
di procedure di lavoro<br />
intellettuale, fortemente specialistico,<br />
invischiato perennemente<br />
nei gerghi docimologici, sempre<br />
a rischio di separatezza dal<br />
sociale: un gruppo di intellettuali<br />
delle Università e dei licei<br />
europei venuti, appunto, in<br />
Umbria per verificare una<br />
ipotesi progettuale coordinata in<br />
sinergia dalla Università di<br />
Perugia - SSIS e dall’Istituto<br />
“F. Angeloni” .<br />
Se metti insieme gente di<br />
scuola, anche se tanto lontana<br />
nello spazio e diversa per lingua<br />
e tradizione culturale (Antalya<br />
(Turchia) / Terceira-Isole Azzorre<br />
(Portogallo) / Porto (Portogallo)<br />
/ La Guardia (Galizia-<br />
Spagna) / Salonicco (Grecia) /<br />
Creta (Grecia) / Zabrze (Polonia),<br />
il risultato è scontato: si<br />
crea inevitabilmente il clima<br />
della comunità di dotti, che si<br />
intendono a meraviglia, che<br />
condividono lessici, problemi,<br />
tic e nevrosi!<br />
Anche se qui siamo in presenza<br />
di un gruppo eterogeneo, composto<br />
di accademici, dirigenti<br />
scolastici, docenti… tuttavia il<br />
risultato non è dissimile da<br />
mille altre esperienze ripetuta-<br />
mente vissute da chi si occupa<br />
di formazione.<br />
Una proficua contaminazione,<br />
dunque, una apertura del percorso<br />
di approfondimento di<br />
temi raffinatamente didattici<br />
con l’immersione in una<br />
dimensione non formale, conviviale,<br />
ma comunque intellettualmente<br />
vivace.<br />
I dirigenti scolastici hanno fatto<br />
la loro parte: il preside Scaramuzza<br />
nel ruolo di rappresentanza<br />
della istituzione coordinatrice,<br />
il preside della scuola<br />
delle Azores che gentilmente<br />
offriva il suo prezioso contributo<br />
nella mediazione linguistica<br />
( queste faccende risultano<br />
sempre essere delle torri di Babele<br />
inestricabili!); i docenti fortemente<br />
incuriositi dalla versione<br />
on line de La Pagina,<br />
piena di link didattici interessanti;<br />
gli accademici piacevolmente<br />
catturati dalla buona<br />
cucina e dalla loquela istrionica<br />
del Prof. Giampiero Raspetti,<br />
direttore del mensile, che non si<br />
è risparmiato, nel tentativo, sostanzialmente<br />
riuscito, di sintonizzare,<br />
almeno per una sera,<br />
intellettuali provenienti da<br />
mondi così lontani con l’universo<br />
locale e con la filosofia<br />
comunicativa de La Pagina.<br />
Rosella Mastodonti<br />
Istituto Magistrale “F. Angeloni”<br />
SSIS Università di Perugia
IL TRENO<br />
Ebbene, Emma aveva perso<br />
il suo treno.<br />
Doveva capitare prima o<br />
poi.<br />
Era sempre arrivata con<br />
trenta secondi di anticipo<br />
rispetto alla partenza e non<br />
si sa per quale intervento<br />
divino era sempre riuscita<br />
ad acchiapparlo per un pelo.<br />
Ebbene, oggi non aveva<br />
proprio niente da dire né da<br />
scrivere, sarebbe voluta<br />
rimanere per sempre così:<br />
seduta su quella panca<br />
fredda, col sole che scalda<br />
la schiena, con gli occhi<br />
amorfi e fissi sui binari,<br />
quasi in attesa di un treno<br />
che è ormai partito.<br />
Si passò l’indice sotto le<br />
narici per asciugare un po’<br />
di umido, i fazzoletti li<br />
dimenticava sempre.<br />
Oggi la stazione non l’affa-<br />
E’ quasi arrivato il<br />
momento e lui se ne<br />
andrà… se ne andrà di casa,<br />
contento, senza guardarsi<br />
indietro, lasciando il mio<br />
cuore ferito... e dovrò fare<br />
finta di niente, dirgli addio<br />
senza far vedere che<br />
piango... il mio bambino.<br />
Quel bambino che un<br />
giorno ho quasi perso, quel<br />
bambino così amato, il più<br />
piccolo, il più vicino...<br />
quello che non si è mai<br />
allontanato da me...<br />
Affiorano ricordi di<br />
quella sera quando,<br />
aveva appena un anno<br />
e mezzo, aspettavamo<br />
l’arrivo dei Re Magi.<br />
Nella mia città si<br />
forma un gran corteo<br />
con i re, gli scudieri e<br />
tante carrozze. Avevo<br />
sempre portato i bambini,<br />
insieme a quelli<br />
di altre amiche, ed<br />
era molto bello guardare<br />
i loro faccini<br />
rapiti, per poi tornare<br />
stanchi ma felici a casa, andare<br />
a letto prestissimo per<br />
non fare arrabbiare i Re<br />
Magi, che così avrebbero<br />
portato tutti i giocattoli richiesti.<br />
I bambini gridavano<br />
eccitati, mi sono girata solo<br />
un attimo per riprendere il<br />
più grande e poi.... non l’ho<br />
piu visto, piccino, piccino...<br />
era sparito.<br />
L’ho cercato per tanto<br />
tempo, ero impazzita, alla<br />
fine, dopo due ore, l’ho<br />
ritrovato, era andato molto<br />
lontano... e nessuno lo<br />
aveva fermato… di notte...<br />
scinava, la conosceva fin<br />
troppo bene, e la mente<br />
faceva giri superficiali come<br />
rondini che ruotano in cielo<br />
solo per il gusto di farlo e<br />
non per chissà quale ragione<br />
intrinseca.<br />
Le vennero in mente le<br />
occasioni mancate: l’aver<br />
perso il treno era la metafora<br />
di perdere un’occasione,<br />
perdere l’attimo della propria<br />
vita. Emma era per il<br />
carpe diem ma credeva<br />
anche nelle seconde occasioni,<br />
nei treni successivi e<br />
se fosse morta nell’attendere<br />
la seconda occasione l’avrebbe<br />
fatto col sorriso sulle labbra<br />
perché durante l’attesa<br />
era felice.<br />
Sì, godere anche durante il<br />
non-fare, durante la stasi,<br />
rompere il circolo che ci<br />
porta sempre in movimento,<br />
<strong>LA</strong> MADRE<br />
al buio... solo.<br />
La gente lo aveva visto ma<br />
non lo aveva fermato perché<br />
non piangeva. E non ha<br />
pianto neanche quando mi<br />
ha visto... aveva le labbra<br />
viola... si è aggrappato a me,<br />
non voleva guardare nessuno...<br />
ma non ha pianto.<br />
E da allora non si è mai<br />
allontanato molto... lui vo-<br />
leva uscire con la famiglia,<br />
come diceva sempre lui.<br />
Giocava, ma mai troppo<br />
lontano. Si è prima fatto<br />
ragazzino, poi ragazzo, ma<br />
sempre vicino...<br />
E dopo è arrivato il momento...<br />
si è cominciato a<br />
staccare sempre più, ma ero<br />
contenta per lui, lo guardavo<br />
crescere bene... contento...<br />
studiava... era felice... ma…<br />
non so in che momento ho<br />
cominciato a perderlo... di<br />
colpo non era piu il mio<br />
bambino... era un uomo ed<br />
è diventato chiuso, non<br />
perché se non fai, ti giudicano<br />
amorfo, statico, negativo.<br />
Ma la stasi è fermarsi<br />
con le gambe e muoversi<br />
con la mente.<br />
Emma realizzò che se fosse<br />
esistito sarebbe stata una<br />
delle fautrici del movimento<br />
fermarsi con le<br />
gambe, muoversi con la<br />
mente ma pensò che non<br />
avrebbe raccolto molte<br />
adesioni perché in effetti<br />
neanche lei era molto<br />
convinta del progetto.<br />
Infatti ultimamente non si<br />
fermava un attimo e le cose<br />
che faceva, sia grandi sia di<br />
routine, la entusiasmavano<br />
come fosse una bambina.<br />
Guardando fissa i binari<br />
Emma vedeva con la coda<br />
dell’occhio tante ombre a<br />
terra di gente in attesa.<br />
Arrivò un treno e tanti piedi<br />
divennero irrequieti: tanti<br />
salivano, tanti scendevano,<br />
tacchi, scarpe comode e<br />
scomode cominciarono a<br />
rincorrersi l’un l’altra trascinando<br />
appresso valigie<br />
con le rotelle; si mormora<br />
che tra non molto inventeranno<br />
anche quelle a<br />
motore.<br />
Arrivò un altro treno, il suo.<br />
Lei si animò e i suoi piedi si<br />
misero in moto e si confusero<br />
tra gli altri piedi che<br />
salivano e scendevano…<br />
giadafuccelli@libero.it<br />
parlava più dei suoi problemi,<br />
mi stava escludendo<br />
a poco a poco dalla sua vita,<br />
anche se qualche volta<br />
ritorna il suo sorriso felice<br />
al guardarmi.<br />
Adesso va via... di colpo e<br />
senza dire niente ha preparato<br />
tutto il viaggio.<br />
Se ne va lontano... e io mi<br />
sento come se mi togliessero<br />
il cuore... sapevo che<br />
doveva andare... ma non<br />
così... lontano... lascia<br />
tutto... gli studi... il<br />
lavoro e ha poco più<br />
di 20 anni, andando<br />
dietro a non so cosa...<br />
Ma adesso devo rimanere<br />
serena, non voglio<br />
che lui mi veda<br />
piangere, non voglio<br />
arrabbiarmi con lui...<br />
... perché, figlio mio<br />
adorato, non ti voglio<br />
perdere un’altra<br />
volta... e adesso per<br />
sempre... per sempre.<br />
Reagisci donna, non è<br />
la fine del mondo, si<br />
dice, tuo figlio è ormai un<br />
uomo.<br />
Deve andare per la sua<br />
strada, che sarà sempre<br />
diversa dalla tua, ma se fai<br />
così lo perderai di sicuro;<br />
devi guardare e vederlo<br />
com’è, un ragazzo sano,<br />
pulito, ragionevolmente<br />
ragionevole così come tanti<br />
altri ragazzi.<br />
Andrà via e poi... tornerà,<br />
sicuro... più uomo, più<br />
adulto... e tu sarai sempre<br />
lì ad aprire le braccia... al<br />
tuo bambino.<br />
Senia Sánchez Martin<br />
L’Università e il sexy calendario<br />
Ci perdonerà la dott.ssa Sara<br />
Tommasi se la prendiamo<br />
come espediente per una riflessione,<br />
ma il suo percorso - dalla<br />
laurea alla Bocconi al calendario<br />
di Max - ci pare emblematico<br />
della sua generazione.<br />
E farebbe bene il Presidente<br />
Prodi ad appendersi il calendario<br />
della nostra bella compaesana<br />
a Palazzo Chigi per non<br />
dimenticarsi che oggi i laureati<br />
si ritrovano in mutande…<br />
Diremo forse una banalità,<br />
ma l’università deve essere<br />
legata alle esigenze della comunità,<br />
mestieri, competenze e<br />
abilità devono essere richiesti<br />
dalla società, dal mercato, dalle<br />
politiche di sviluppo del Paese.<br />
Se queste esigenze sono davvero<br />
urgenti e questo legame<br />
fondato, allora le generazioni<br />
formate dall’università diventeranno<br />
una forza attiva e non<br />
faranno che migliorare lo stato<br />
delle cose.<br />
Tasti dolenti sono tutte quelle<br />
facoltà non legate ad un’esigenza<br />
reale del<br />
Paese, senza contatto<br />
diretto con il<br />
mondo del lavoro e<br />
che sfornano schiere<br />
di disoccupati sempre<br />
più confusi e<br />
disorientati.<br />
Trattasi nello specifico<br />
di quelle facoltà,<br />
proliferate negli ultimi<br />
anni, che dovrebbero<br />
preparare i<br />
giovani ad entrare<br />
nel mondo dello spettacolo e<br />
della comunicazione.<br />
Il problema è che questo<br />
ambiente lavorativo è ancora<br />
fondato sul praticantato... guardatevi<br />
i curriculum dei vari<br />
registi, presentatori, attori,<br />
nessuno è transitato da un’università.<br />
Idem per i giornalisti,<br />
sia della carta stampata che<br />
televisiva. Il mondo dello spettacolo<br />
non chiede all’università<br />
di formare simili professioni,<br />
questo è certo.<br />
Allora come giustificano la loro<br />
mission queste nuove facoltà?<br />
Con la richiesta di mercato:<br />
siccome tanti ragazzi vogliono<br />
lavorare nello spettacolo, deve<br />
aver pensato qualcuno, perché<br />
non approfittarne e inventarsi<br />
università apposite!<br />
Un’università che in una sessione<br />
sforna tot laureati e di<br />
questi solo pochissimi, per via<br />
traverse, vanno a lavorare nell’ambiente<br />
dello spettacolo<br />
(dove scoprono che il foglio di<br />
carta non serve a niente, ma<br />
allora non potevo venirci prima<br />
a lavorare qui è il pensiero più<br />
frequente…), simili fucine di<br />
inoccupati senza arte né parte<br />
non dovrebbero avere successo<br />
negli anni a seguire.<br />
Invece il popolo degli studenti<br />
accorre sempre più numeroso,<br />
attratto dal titolo seducente delle<br />
materie, dai prof che fanno i<br />
critici cinematografici, dagli<br />
attori invitati a lezione…<br />
dimenticando che, per valutare<br />
un’università, occorre analizzare<br />
la percentuale di laureati<br />
che ha poi trovato lavoro.<br />
C’è anche da dire che ci stanno<br />
inculcando da tempo l’idea che<br />
si va all’università per piacere<br />
personale e non per formarsi<br />
in una professione, e di conseguenza<br />
che sia normale laurearsi<br />
in Legge e trovare lavoro al<br />
Bingo, studiare psicologia e<br />
lavorare alla cassa di un<br />
Supermarket.<br />
Perché il Dio Lavoro è imperscrutabile<br />
come gli<br />
dei greci, non si sa<br />
cosa ti capiterà una<br />
volta uscito dall’università<br />
e, soprattutto:<br />
ricordati che qualsiasi<br />
lavoro è sacro!<br />
Per carità.<br />
Anzi, a questo<br />
proposito Barbara<br />
Chiappini, diva tv<br />
che è solita sculettare<br />
in faccia al povero<br />
Magalli, ha dichiarato<br />
che non fa nulla senza<br />
prima essersi consultata con il<br />
suo prete di fiducia. Non importa,<br />
ha aggiunto, che tipo di<br />
lavoro faccio, il lavoro è lavoro!<br />
Non osiamo immaginare cosa<br />
consigli questo prete alla sua<br />
pecorella svestita, ma è evidente<br />
che per la pia Chiappini l’ottica<br />
del profitto è sacra almeno<br />
quanto i valori religiosi: se<br />
spogliandoti guadagni più,<br />
sarai benedetta e così sia.<br />
Torniamo così alla nostra Sara<br />
Tommasi e ricordiamoci che la<br />
verità dipende sempre dai punti<br />
di vista: la bella dottoressa laureata<br />
alla Bocconi testimonia<br />
che la più prestigiosa università<br />
di Milano sforna sempre la<br />
gente che conta, se vogliamo<br />
vederla da un lato; oppure che<br />
anche dopo una laurea alla<br />
Bocconi devi calarti le mutande,<br />
se vogliamo guardarla da<br />
un’altra prospettiva...<br />
Francesco Patrizi<br />
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Via Cavour 3 TERNI