Il Chimico Italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
Il Chimico Italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
Il Chimico Italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 2 • apr/mag/giu 2006<br />
di MARCO TADDIA a<br />
DAGLI ISCRITTI« 11<br />
La paglia quieta il fulmine?<br />
Un’invenzione controversa di Alexandre Lapostolle (1749-1831)<br />
» Riassunto<br />
<strong>Il</strong> fisico francese Alexandre Lapostolle<br />
(1749-1831), autore di un trattato sui<br />
parafulmini e paragrandine (1820), tradotto<br />
in italiano da Antonio Bo<strong>dei</strong><br />
(1821), sosteneva che la corda di paglia<br />
era un’alternativa efficace ed economica<br />
ai conduttori metallici posti a protezione<br />
degli edifici. <strong>Il</strong> suo suggerimento, ben<br />
accolto dal pubblico ma criticato dagli<br />
scienziati, desta curiosità e viene rivisto<br />
sulla base di dati elettrici più attuali.<br />
Parole chiave: Fulmini, parafulmini, grandine,<br />
storia della scienza e della tecnologia<br />
» Extended Abstract<br />
Alexandre Lapostolle (1749-1831),<br />
French physic, was the author of a treatise<br />
on lightning rods (1820), translated<br />
from French to Italian by Antonio Bo<strong>dei</strong><br />
(1821). He argued that the straw provides<br />
a valid and cheap alternative to<br />
the metallic conductors used in lightning<br />
rod to protect buildings. Although<br />
the public was interested in Lapostolle’s<br />
straw-rope lightning rod, the<br />
scientists were sceptical. Just out of<br />
curiosity, the Lapostolle’s suggestion is<br />
worth to be revised by means of more<br />
recent electrical data.<br />
Keywords: Lightning, lightning rod, hail, history<br />
of science and technology<br />
Ogni anno, purtroppo, le cronache estive<br />
riferiscono di gravi disgrazie provocate<br />
dai fulmini. Tuttavia, per la maggior<br />
parte di noi, i fulmini sono rimasti<br />
eventi spettacolari, meno temibili di un<br />
tempo, quando i racconti che descrivevano<br />
gli effetti distruttivi della folgore<br />
erano tali da provocare terrore e sbigottimento.Valga<br />
per tutte l’esplosione<br />
di una polveriera della Repubblica di<br />
Venezia, sita nei sotterranei della Rocca<br />
bresciana di S. Nazzaro, che il 18 agosto<br />
1769 distrusse un sesto della città e<br />
seppellì circa seimila persone (MILLER,<br />
1869). Nel contesto di un’economia<br />
rurale priva di protezioni economiche,<br />
anche la grandine era considerata un<br />
flagello perché in pochi minuti poteva<br />
compromettere il raccolto della stagione.<br />
Per cogliere il significato, non solo<br />
economico, di tale rovina basta incrociare<br />
lo sguardo desolato dell’agricoltore<br />
che mostra all’obiettivo del telegiornale<br />
i frutti del campo devastato da<br />
una grandinata. Oggi si sa che i fulmini<br />
sono scariche elettriche tra due punti<br />
di una nube, tra due nubi e tra nube e<br />
suolo. Le scariche sono favorite da un<br />
accumulo di cariche elettriche (campi<br />
da 0,1 kV/cm nella nube e 0,3 kV al<br />
suolo) e si verificano quando il campo<br />
elettrico supera i 3-5 kV/cm. L’intensità<br />
di corrente della scarica discendente è<br />
dell’ordine del centinaio di ampere,<br />
quella della controscarica ascendente<br />
può raggiungere qualche centinaio di<br />
kA e quella delle scariche ascendenti<br />
qualche kA (Guerrini D., 2002). Anche i<br />
mezzi per proteggere le strutture e il<br />
loro contenuto dall’azione <strong>dei</strong> fulmini<br />
sono ben noti e oggetto di norma (C.E.I<br />
81.1, 1995). Vengono utilizzati captatori<br />
ad asta, fune o maglia, con opportune<br />
calate e dispersori a terra. Un tempo<br />
però le idee erano confuse e ci si sentiva<br />
indifesi. E’ naturale perciò che i<br />
mezzi suggeriti dalla scienza per limitare<br />
gli effetti <strong>dei</strong> fulmini e della grandine<br />
(o gragnuola), trovassero un’accoglienza<br />
quasi entusiastica, assicurando<br />
la fama ai loro inventori. Per tal motivo,<br />
l’americano Benjamin Franklin (1706-<br />
1790), cui si deve una nuova interpretazione<br />
<strong>dei</strong> fenomeni elettrici, è ricordato<br />
soprattutto per l’invenzione del<br />
parafulmini e non per la teoria dell’unico<br />
fluido elettrico. Franklin fu il primo a<br />
stabilire un parallelo fra il fulmine e l’e-<br />
lettricità. Nel 1749, Franklin pubblicò<br />
una memoria che descriveva le esperienze<br />
da farsi per sottrarre alle nubi<br />
temporalesche la loro elettricità per<br />
mezzo delle punte. <strong>Il</strong> fisico francese<br />
Dalibard ne diede dimostrazione il 10<br />
maggio 1752 con l’aiuto di una sbarra<br />
di ferro isolata, alta 33 metri, innalzata<br />
nel giardino di Marly. A distanza di circa<br />
un mese lo stesso Franklin, che non era<br />
al corrente del lavoro di Dalibard, eseguì<br />
nei dintorni di Filadelfia il famoso<br />
esperimento dell’aquilone recante una<br />
punta metallica per catturare l’elettricità<br />
atmosferica. Alla corda aveva appeso<br />
una chiave e a questa un cordone di<br />
seta per legare l’aquilone ad un albero.<br />
Toccando la chiave Franklin non osservò<br />
alcun effetto, tranne quando una<br />
leggera pioggerella, riducendo la resistenza<br />
elettrica della corda, fece sì che<br />
ESPERIMENTO CON LA BOTTIGLIA DI LEYDA<br />
la mano avvertisse una scintilla. Aveva<br />
scoperto il potere che hanno le punte<br />
di accumulare elettricità aumentando il<br />
potenziale a un livello tale da vincere la<br />
resistenza dell’aria. Un anno dopo, un<br />
esperimento simile, effettuato con uno<br />
strumento di sua invenzione, costò la<br />
vita al fisico di Pietroburgo Georg<br />
Richman (1711-1753). Da queste ricerche<br />
nacque il parafulmini che tuttavia,<br />
a<br />
Università di Bologna, Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 16 maggio<br />
2006 ed è stato accettato per la pubblicazione il 30 maggio 2006.