il chimico italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
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Bimestrale- Spedizione in Abbonamento Postale Art. 2, comma 20/C - legge 662/96 - F<strong>il</strong>iale di Roma<br />
PERIODICO DI INFORMAZIONE<br />
D E I C H I M I C I D ’ I T A L I A<br />
www.chimici.it<br />
ANNO XIV • N° 5/6 • OTT/NOV/DIC 2003
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
EDITORIALE<br />
ANNO XIV • N° 5/6 • OTT/NOV/DIC 2003<br />
Immagine di copertina: CHIMICA (particolare), opera di PEPA PÉREZ.<br />
È nata a Madrid, e qui si è laureata, presso l’Università Complutense,<br />
in Belle Arti specializzandosi in pittura.<br />
Ha cominciato la sua attività espositiva nel 1992 e da allora ha<br />
realizzato numerose esposizioni sia in Spagna che in Italia.<br />
Da quattro anni vive e lavora a Genova.<br />
SOMMARIO<br />
• Tariffe Professionali fra concorrenza e potere degli Ordini 8<br />
DAL C.N.C.<br />
• L'ECM e gli obiettivi di salute: al via la Formazione a distanza 10<br />
• Il Fondo Integrativo del Servizio Sanitario per i professionisti 12<br />
• Esame di Stato per cittadini extra-comunitari 15<br />
DAL CONGRESSO<br />
• XII Congresso <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia 16<br />
• Prime valutazioni 18<br />
• Il Ruolo del <strong>chimico</strong> per la coesistenza fra tesi 19<br />
f<strong>il</strong>oecologiche e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
• Il Chimico e la certezza <strong>dei</strong> risultati delle analisi 27<br />
• Il Chimico e la formazione professionale 28<br />
• Acqua potab<strong>il</strong>e sufficiente, pura e di buona qualità: 30<br />
<strong>il</strong> problema del duem<strong>il</strong>a<br />
• Acqua e acque: problemi e prospettive nell’Anno 32<br />
Mondiale dell’Acqua<br />
• Come brucia un bosco 34<br />
• Chimico e manager: sogno o realtà? 36<br />
• Accreditamento: aspetto economico e firma del <strong>chimico</strong> 41<br />
responsab<strong>il</strong>e delle analisi certificate<br />
• Politica e scienza, opinione di un ricercatore scientifico 43<br />
• Tutela della Salute e della Sicurezza <strong>dei</strong> Cittadini 45<br />
NOTIZIE DALL’EUROPA 46<br />
LETTURE PER IL CHIMICO 50<br />
RASSEGNA STAMPA 51<br />
Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e<br />
saranno ut<strong>il</strong>izzati da questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e<br />
di materiale promozionale relativo alla professione di <strong>chimico</strong>. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della<br />
succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento <strong>dei</strong> propri dati,<br />
la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO”<br />
c/o <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />
BIMESTRALE DI INFORMAZIONI<br />
GIURIDICHE, ECONOMICHE,<br />
PROFESSIONALI E TECNICHE<br />
DEI CHIMICI D’ITALIA<br />
Spedizione in abb. postale<br />
Art. 2, comma 20/C - legge 662/96<br />
F<strong>il</strong>iale di Roma<br />
Editore<br />
CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />
Direzione, redazione e amministrazione<br />
P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />
Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904<br />
E ma<strong>il</strong>: cnc@chimici.it<br />
Web: http:\\www.chimici.it<br />
Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />
ARMANDO ZINGALES<br />
Direttore editoriale<br />
ANTONIO RIBEZZO<br />
Redazione<br />
GIANCARLO GATTI<br />
ELIO RAMBALDI<br />
GIOVANNI ABBATE<br />
CARLO BRESCIANI<br />
ELIO CALABRESE<br />
SERGIO FACCHETTI<br />
FERNANDO MAURIZI<br />
DOMENICO MENCARELLI<br />
FRANCO TAU<br />
"Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto<br />
l'opinione dell'Autore e non impegnano <strong>il</strong><br />
<strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> né <strong>il</strong> Comitato<br />
di Redazione (CdR). L'accettazione per la stampa<br />
<strong>dei</strong> contributi originali di interesse scientifico<br />
e professionale nel campo della chimica è<br />
subordinato all'approvazione del CdR, previa<br />
revisione di tre Referee, scelti dal CdR tra gli<br />
esperti del settore. Quanto pubblicato nel<br />
Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del <strong>Consiglio</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>".<br />
Coordinamento editoriale e stampa<br />
Just in Time - Tel. 06.88522032<br />
Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />
n. 0032 del 18 gennaio 1990<br />
ASSOCIATO ALL’USPI<br />
UNIONE STAMPA<br />
PERIODICA ITALIANA
EDITORIALE<br />
8<br />
Tariffe Professionali fra<br />
concorrenza e potere degli Ordini<br />
esercizio di una professione non è intesa come servizio in senso stretto bensi come<br />
L’ l’esplicazione di un’attività intellettuale svolta a scopo di sostentamento.<br />
Essa deve essere effettuata con dignità, probità e specificità per raggiungere l’effetto<br />
desiderato: <strong>il</strong> soddisfacimento del cliente.<br />
Il corrispettivo pagato da quest’ultimo è determinato da una tariffa professionale che<br />
deve essere congrua e rispondere a numerose specifiche.<br />
A tale proposito mi preme ricordare che la legislazione professionale vigente offre un<br />
vasto panorama in tema di tariffe relative ai compensi dovuti ai professionisti.<br />
La materia, oltre che riguardare l’interesse economico degli iscritti in un Albo, incide<br />
anche sull’aspetto etico della professione.<br />
E ciò perché la richiesta tanto <strong>dei</strong> compensi esosi che vivi, offendono al tempo stesso<br />
sia la dignità del professionista che <strong>il</strong> prestigio della professione medesima.<br />
Sotto questo prof<strong>il</strong>o la valutazione dell’Ordine professionale circa la ricerca della tariffa<br />
rispondente ad una determinata prestazione è volta alla salvaguardia del decoro<br />
professionale e dell’interesse generale.<br />
A tale proposito occorre ricordare che se in passato gli Ordini avevano una quasi<br />
esclusiva nella determinazione delle tariffe, attualmente si registrano delle tendenze<br />
limitatrici.<br />
Vi è un alto potere tariffario per alcune professioni (Avvocati, Notai, Commercialisti) ed<br />
un potere tariffario ridotto per altre categorie di professionisti (<strong>Chimici</strong>, Biologi,<br />
Ingegneri).<br />
Altre professioni (Periti Industriali, Agronomi) hanno una quasi esclusività nella podestà<br />
tariffaria.<br />
Ciò deriva dal fatto che mentre, ad esempio, i Consigli Nazionali <strong>dei</strong> Dott.<br />
Commercialisti (DPR n. 96 del 22.10.73), degli Avvocati (Legge n. 1051 del 7.11.57),<br />
deliberano direttamente la tariffa che viene approvata con DPR dal Presidente della<br />
Repubblica su proposta del Ministro (alto potere tariffario), Il <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />
<strong>Chimici</strong> (Legge n. 56 del 20.3.75) si limita a proporre la tariffa al Ministero di Giustizia<br />
competente che, operando di concerto con altri (Industria, Commercio e Artigianato)<br />
emana poi la relativa tariffa.<br />
Inopportuno, oltre che inconferente, ci sembra l’intervento del Commissario Europeo E.<br />
Monti che persegue l’obiettivo di una maggiore concorrenza nelle professioni considerate<br />
uno snodo per lo sv<strong>il</strong>uppo dell’economia.<br />
In tutto considerando i professionisti come delle imprese e gli Ordini professionali,<br />
anche se Enti Pubblici, alla stregua di associazioni di imprese!<br />
La mossa di Monti trae origine da una sentenza (causa Wouters sugli studi multidisciplinari)<br />
che ha riconosciuto come le libere professioni siano soggette alla disciplina della<br />
concorrenza.<br />
Il CUP, che raccoglie tutti i Consigli Nazionali delle professioni italiane, non condivide,<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
a sua volta, l’indagine effettuata per conto della Commissione da uno studio di un<br />
Istituto Viennese poiché si basa su preconcetti non verificab<strong>il</strong>i.<br />
Ma anche la stessa Corte di Giustizia ha sottolineato come la peculiarità delle professioni,<br />
che hanno a che fare con l’interesse generale, giustifica alcune deroghe alla disciplina<br />
della concorrenza.<br />
Ma vieppiù.<br />
Infatti occorre precisare che la protezione apportata alla professione esercitata è anche<br />
funzionale alla tutela di diritti fondamentali <strong>dei</strong> cittadini come la giustizia e la salute.<br />
Affermare quindi che le professioni in Italia sono soffocate da lacci e lacciuoli e che<br />
quindi occorre liberalizzarle, limitando <strong>il</strong> presunto potere degli Ordini, al fine di creare<br />
più concorrenza con tariffe al ribasso, non ha trovato l’accordo fra nessuno degli Ordini<br />
professionali.<br />
Contestare a tal proposito poi che tale presunto potere degli Ordini professionali di fissare<br />
tariffe minime da soddisfare porterebbe i prezzi ad una spinta verso l’alto, è ancora<br />
una affermazione non solo non condivisib<strong>il</strong>e ma che non và nella direzione giusta.<br />
I Colleghi sanno bene da quanto tempo i <strong>Chimici</strong> stanno aspettando l’aggiornamento<br />
delle tariffe ferme ancora al lontano 1986!<br />
Al giorno d’oggi, ove ci è richiesta la qualità massima, le tariffe non sono più non solo<br />
remunerative ma neanche dignitose.<br />
Non possiamo quindi condividere l’interpretazione della Corte e quanto Monti sostiene<br />
da un po’ di tempo a questa parte.<br />
La concorrenza, ed i Colleghi lo sanno benissimo, attiene all’esercizio della stessa professione;<br />
la concorrenza infatti acquista significato se solo si valuta la qualità professionale.<br />
Quanto più alta è la qualità e la professionalità con cui si effettua una perizia, un’analisi<br />
chimica, uno studio, più elevata è la concorrenza nel campo.<br />
Ed è quanto i <strong>Chimici</strong> sostengono da anni poiché ritengono che sia <strong>il</strong> miglior modo per<br />
venire incontro alle esigenze degli utenti che si rivolgono ai loro studi ed ai loro<br />
laboratori.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
Antonio Ribezzo<br />
EDITORIALE<br />
9
AGGIORNAMENTI DALL’ECM<br />
10<br />
"PUBBLICHIAMO UN BREVE ARTICOLO SULLA PROBLEMATICA DEI<br />
CORSI E.C.M. A FIRMA DEL NOSTRO COLLEGA LUIGI ROMANO<br />
COMPONENTE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE E.C.M. NONCHÉ<br />
PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI CHIMICI DELLA CAMPANIA.<br />
IL CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI INFORMA NEL CONTEMPO<br />
CHE ALLA LUCE DELL'IMPORTANZA DEI CORSI E.C.M., SARÀ PRESENTE<br />
SULLA NOSTRA RIVISTA UNA RUBRICA DI AGGIORNAMENTO IN<br />
TALE SETTORE CHE RIGUARDERA' LE COMPETENZE DEI CHIMICI<br />
IN TALE AMBITO".<br />
L'ECM e gli obiettivi di salute:<br />
al via la Formazione a distanza<br />
Lo scorso 17 ottobre 2003 si è tenuta a<br />
Roma la riunione della Commissione<br />
<strong>Nazionale</strong> per l'educazione continua in medicina.<br />
Alla riunione è intervenuto <strong>il</strong> Presidente<br />
della Commissione e Ministro della Salute<br />
Girolamo Sirchia che ha sottolineato come,<br />
dopo la Finanziaria, saranno l'etica ospedaliera<br />
e l'ECM i temi <strong>dei</strong> prossimi mesi.<br />
Il Ministro ha richiamato le tappe del percorso<br />
compiuto fino ad oggi constatando come l'attivazione<br />
del sistema abbia sensib<strong>il</strong>izzato circa<br />
900.000 professionisti della salute alla educazione<br />
obbligatoria. È stato- ha continuato<br />
Sirchia- un percorso diffic<strong>il</strong>e che ha sollevato<br />
molte proteste; tutti ci rendiamo conto che <strong>il</strong><br />
sistema è perfettib<strong>il</strong>e, ma almeno è partito.<br />
Restano molte cose da fare, dall'accreditamento<br />
<strong>dei</strong> provider, alla formazione a distanza, ma<br />
resta soprattutto da attivare un sistema di<br />
verifica ad ogni livello: dalla valutazione sistematica<br />
e automatica e audit dal vero, alla classificazione<br />
di qualità <strong>dei</strong> provider (così da arrivare<br />
a pubblicare su internet la classifica <strong>dei</strong><br />
provider). Altro punto tutto da impostare è<br />
l'imparar facendo; non c'è nessuno che impara<br />
le cose senza farle; è necessario lavorare per<br />
creare i centri di eccellenza ed infine riconoscere<br />
l'autoformazione del professionista.<br />
È necessario diffondere linee guida, così da<br />
arrivare al governo clinico tramite la conoscenza<br />
dell'innovazione tecnologica, la discussione<br />
di casi clinici, gli stages per aggiornare la propria<br />
cultura e l'imparar facendo. Tutto ciò deve<br />
essere condiviso per arrivare a livelli di dignità<br />
e di autonomia che oggi ancora non ci sono.<br />
All'intervento politico del Ministro sono seguiti<br />
i lavori della Commissione che ha tracciato la<br />
propria attività <strong>dei</strong> prossimi mesi. Entro <strong>il</strong><br />
mese di gennaio dovranno essere ridefiniti,<br />
conformemente al Piano Sanitario <strong>Nazionale</strong>,<br />
gli obbiettivi formativi per singola professione.<br />
In ogni caso nei tempi più brevi dovrà essere<br />
attivato <strong>il</strong> sistema di accreditamento <strong>dei</strong> provider,<br />
che prima di andare a regime dovrà<br />
disporre di un sistema di garanzie (verifica e<br />
controllo) per evitare abusi (che sono stati<br />
molti e spesso intollerab<strong>il</strong>i).<br />
La Commissione ha inoltre ufficializzato l'avvio<br />
di alcune sperimentazioni di formazione a<br />
distanza (FAD); i provider FAD ammessi alla<br />
sperimentazione dovranno essere accreditati<br />
ISO: la sperimentazione occuperà i mesi da<br />
gennaio ad apr<strong>il</strong>e, non dovrà avere costi per le<br />
istituzioni pubbliche e per i discenti; sarà<br />
ammessa la sponsorizzazione, purché deontologicamente<br />
corretta ed in accordo con le linee<br />
guida rese pubbliche a Cernobbio, durante <strong>il</strong><br />
Forum Sanità Futura. La sperimentazione attribuirà<br />
crediti "veri" e saranno priv<strong>il</strong>egiate le<br />
sperimentazioni rivolte alle Categorie abitualmente<br />
"trascurate".<br />
Nella successiva seduta del 20 novembre<br />
2003 la Commissione ha approvato le procedure<br />
della sperimentazione delle quali informare<br />
tutti gli organizzatori di eventi formativi<br />
residenziali e FAD.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
La Commissione ha definitivamente definito<br />
che la sperimentazione preliminare sarà limitata<br />
a pochi soggetti, 40 per ciascuna tipologia di<br />
formazione (residenziale e a distanza) e durerà<br />
circa tre mesi. Dopo questa fase preliminare,<br />
inizierà la fase di accreditamento sperimentale<br />
<strong>dei</strong> provider di formazione residenziale e di<br />
FAD, esteso a tutti i soggetti pubblici e privati<br />
interessati, in conformità alle determinazioni<br />
che saranno assunte con Accordo tra <strong>il</strong> Ministro<br />
della salute e le Regioni e le Province autonome<br />
di Trento e Bolzano, sancito dalla<br />
Conferenza Stato-Regioni.<br />
Su tali presupposti lo scorso 5 dicembre sul<br />
portale del Ministero della Salute<br />
(http://ecm.sanita.it) è stato pubblicato l'avviso<br />
di avvio della sperimentazione preliminare<br />
dell'accreditamento <strong>dei</strong> provider con la documentazione<br />
necessaria per la richiesta, da<br />
parte degli organizzatori di eventi formativi<br />
residenziali ed a distanza, di partecipazione a<br />
questa fase.<br />
La sperimentazione “preliminare” è finalizzata<br />
ad acquisire ulteriori elementi di valutazione<br />
per la definizione <strong>dei</strong> criteri e delle modalità<br />
per l'accreditamento, per ”testare” tutta la<br />
modulistica, nonché per ottenere dati preliminari<br />
sulla domanda di FAD di ogni categoria<br />
professionale in relazione alle varie tipologie.<br />
Inoltre, in un’ottica di ottimizzazione delle<br />
modalità di accreditamento degli eventi residenziali<br />
secondo le modalità attuali, è stata<br />
formalizzata la richiesta ai Provider (inclusi gli<br />
Ordini professionali) di integrare la richiesta di<br />
accreditamento <strong>dei</strong> prossimi eventi con una<br />
due distinte dichiarazioni, da inoltrare alla<br />
Commissione <strong>Nazionale</strong> ECM.<br />
Certificazione obbiettivo. Con la prima dichiara-<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
zione si devono inviare per via informatica entro<br />
<strong>il</strong> 31 gennaio 2004 le dettagliate argomentazioni<br />
sulle motivazioni in base alle quali gli organizzatori<br />
stessi ritengono che l’evento, per cui è<br />
stato chiesto l’accreditamento, rientri in un<br />
determinato obiettivo e sia di interesse specifico<br />
per la categoria alla quale è indirizzato.<br />
Certificazione conflitto di interessi. Con la<br />
seconda dichiarazione <strong>il</strong> Provider deve attestare<br />
l’assenza dell’eventuale conflitto di interessi<br />
da parte propria, e di essere in possesso delle<br />
analoghe dichiarazioni di tutti i relatori e<br />
docenti dell’evento. La documentazione completa<br />
può essere inviata entro <strong>il</strong> 28 febbraio<br />
2004.<br />
Tale procedura dovrebbe rendere più rigoroso<br />
e regolare lo svolgimento degli eventi residenziali.<br />
La Commissione ha inoltre approvato alcune<br />
proposte che riprendono sollecitazioni, reiterate<br />
tra l’altro anche dalla nostra Categoria, in<br />
merito al riconoscimento <strong>dei</strong> crediti per<br />
• corsi all'estero che non sono accreditati in<br />
Italia: previa convalida dell'Ordine o Collegio<br />
verranno riconosciuti <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong> crediti certificati<br />
dall'organizzazione;<br />
• pubblicazioni scientifiche su riviste recensite<br />
sul Citation Index o accreditate ECM;<br />
• autoformazione con giornali scientifici qualificati,<br />
videocassette, internet, frequenza a corsi<br />
non accreditati, frequenza di strutture qualificate<br />
o altro: <strong>il</strong> credito potrà essere autocertificato<br />
e potrà arrivare fino al massimo del 5%<br />
<strong>dei</strong> crediti totali previsti nel triennio.<br />
Luigi Romano<br />
Componente Commissione <strong>Nazionale</strong> ECM -<br />
Presidente Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> della Campania<br />
AGGIORNAMENTI DALL’ECM<br />
11
IMFONDO<br />
12<br />
2004<br />
Come è noto, la questione del finanziamento del sistema sanitario nazionale è diventata oggi<br />
d'estrema attualità. Sia <strong>il</strong> Governo nazionale - con l'emanazione del decreto che stab<strong>il</strong>isce i<br />
"Livelli essenziali di Assistenza" (L.E.A.) - sia le singole Regioni, a cui è demandata esclusivamente<br />
la competenza in materia - e che, pertanto, stanno approvando i vari "programmi sociosanitari"<br />
- hanno individuato nei Fondi integrativi del S.S.N. gli strumenti attraverso i quali le singole<br />
categorie possono concorrere alla gestione <strong>dei</strong> sistemi sanitari determinando l'integrazione<br />
tra settore pubblico e privato e garantire un recupero di efficienza.<br />
In tal senso, le nuove leggi favoriscono la nascita di questi strumenti mutualistici prevedendo<br />
espressamente i relativi versamenti di iscrizione come voce di detrazione nei moduli fiscali.<br />
Per fronteggiare questa situazione e offrire ai chimici una risposta concreta e propositiva al<br />
problema sanitario è operante, con <strong>il</strong> 2004 saremo già al terzo anno di iscrizioni con un numero<br />
di aderenti sempre in aumento, <strong>il</strong> FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI realizzato<br />
in collaborazione con Reale Mutua Assicurazioni che, grazie all'esperienza acquisita negli anni in<br />
questo settore, è diventata <strong>il</strong> principale punto di riferimento in materia assistenziale. Quanto alla<br />
gestione <strong>dei</strong> sinistri, si ut<strong>il</strong>izza “BLUE ASSISTANCE”, una società del gruppo Reale Mutua<br />
Assicurazioni appositamente dedicata alla operatività della copertura sanitaria e alla definizione<br />
ed aggiornamento <strong>dei</strong> convenzionamenti con medici e strutture, pubbliche e private.<br />
È opportuno ricordare che quanto offerto dal FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI<br />
non è comparab<strong>il</strong>e con una tradizionale polizza assicurativa sanitaria individuale e presenta<br />
modalità operative estremamente più semplici.<br />
Ecco riassunte in breve le opzioni possib<strong>il</strong>i:<br />
FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PRO-<br />
FESSIONISTI ITALIANI<br />
OPZIONE GRANDI INTERVENTI<br />
(Copre esclusivamente gli Interventi d’alta chirurgia)<br />
GARANZIE MASSIMALI<br />
Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia €. 260.000<br />
(secondo tabella) per anno e per nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />
€. 130 - per pernottamento –<br />
Indennità sostitutiva del rimborso<br />
max 100 anno/persona<br />
SCOPERTI E FRANCHIGIE<br />
Strutture sanitarie e medici convenzionati no franchigia / no scoperto<br />
Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati Franchigia di € 1.000<br />
OPZIONE RICOVERI<br />
(Copre qualsiasi tipo di ricovero con o senza intervento chirurgico)<br />
GARANZIE MASSIMALI<br />
Qualsiasi tipo di Ricovero €. 260.000<br />
(compresi i Grandi Interventi) per anno e per nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />
Parto Cesareo €. 5.200 per evento<br />
Aborto €. 2.100 per evento<br />
Parto non cesareo (anche domic<strong>il</strong>iare) €. 550 per evento<br />
SCOPERTI E FRANCHIGIE<br />
(per prestazioni di ricovero diverse dai Grandi Interventi)<br />
Strutture sanitarie e medici convenzionati franchigia di € 1.000 per ogni sinistro<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Nei casi previsti per ciascuna opzione vengono rimborsate, fino alla concorrenza del massimale,<br />
le spese sostenute durante <strong>il</strong> ricovero o l’intervento chirurgico e nei 120 giorni precedenti e successivi<br />
allo stesso, le spese per: visite specialistiche, accertamenti diagnostici ed esami di laboratorio<br />
(compresi i relativi onorari medici), assistenza medica, ostetrica ed infermieristica; terapie,<br />
trattamenti fisioterapici e riab<strong>il</strong>itativi, medicinali,onorari dell’équipe che effettua l’intervento<br />
chirurgico, materiale di intervento (comprese le endoprotesi); diritti di sala operatoria, rette<br />
di degenza, assistenza infermieristica resa necessaria dalla non autosufficienza dell’Assicurato in<br />
conseguenza di intervento chirurgico, infortunio, ictus cerebrale o infarto cardiaco, trattamenti<br />
fisioterapici e rieducativi resi necessari da infortunio, da ictus cerebrale, da infarto cardiaco, dell’intervento<br />
chirurgico, trattamenti di malattie oncologiche entro 180 giorni.<br />
È opportuno sottolineare quale ulteriore vantaggio offerto, che anche se la prestazione richiesta<br />
a Blue Assistance non è coperta dalle Opzioni del Fondo (vedi per esempio le visite specialistiche),<br />
<strong>il</strong> richiedente potrà comunque usufruire <strong>dei</strong> vantaggi economici previsti dai convenzionamenti<br />
esistenti con i medici e le cliniche convenzionate.<br />
OPZIONE COPERTURA NUCLEO FAMILIARE * COSTO NUCLEO 2004<br />
Grandi Interventi Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia<br />
(secondo la tabella OMS)<br />
€ 200<br />
Ricoveri Qualsiasi tipo di ricovero € 350<br />
*per nucleo fam<strong>il</strong>iare si intende <strong>il</strong> coniuge o convivente ed i relativi figli ancora a carico<br />
Da quanto esposto risulta evidente come questa proposta sia incomparab<strong>il</strong>e con le normali<br />
polizze assicurative sia per i contenuti innovativi (e le garanzie esclusive) che connotano le<br />
opzioni FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI / REALE MUTUA ASSICURAZIONI, sia<br />
per i relativi costi, ed è per questo che abbiamo voluto estendere questa possib<strong>il</strong>ità di tutela a<br />
tutti i chimici italiani, alle loro famiglie ed anche ai loro dipendenti.<br />
FINESTRE DI ACCESSO E RELATIVI COSTI ANNO 2004<br />
FINESTRA GRANDI INTERVENTI RICOVERI DECORRENZA<br />
ACCESSO Euro Euro COPERTURA<br />
Da 01 Gennaio 200 350 1° Gennaio 2004<br />
Entro 31 Marzo 190 310 1° Apr<strong>il</strong>e 2004<br />
Entro 30 Giugno 170 250 1° Luglio 2004<br />
Entro 30 Settembre 155 190 1° Ottobre 2004<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
IMFONDO<br />
13
IMFONDO<br />
14<br />
PRIMA DI ADERIRE PRENDETE VISIONE DELLE INFORMAZIONI ESTESE REPERIBILI<br />
NEL SITO DEL CONSIGLIO NAZIONALE (WWW.CHIMICI.IT), OVVERO RICHIEDEN-<br />
DOLE ALLA SEGRETERIA DEL CONSIGLIO.<br />
MODULO DI ADESIONE<br />
Cognome e Nome ………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />
Cod. Fiscale ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />
Luogo e data di nascita ………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />
Iscrizione all’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> di: N. di iscrizione:<br />
Indirizzo …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />
Via ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… n. ……………<br />
Città ……………………………………………………………………………………………………… C.A.P.……………………… Prov. …………………<br />
Tel. ……………………………………………… Cell. ……………………………………………… e-ma<strong>il</strong> ……………………………………….…………<br />
OPZIONI: ■ GRANDI INTERVENTI ■ TUTTI I RICOVERI<br />
COMPOSIZIONE NUCLEO FAMILIARE<br />
Cognome e Nome Data di Nascita<br />
* = Coniuge: CG / Convivente: CV / Figlio: FO / Figlia: FA<br />
/ /<br />
/ /<br />
/ /<br />
/ /<br />
/ /<br />
/ /<br />
È POSSIBILE ADERIRE CON LE SEGUENTI MODALITÀ<br />
Grado di<br />
Parentela*<br />
Preso atto <strong>dei</strong> diritti riconosciuti all'interessato dall'art.13 Legge 675/96, acconsento/accosentiamo al trattamento per tutti<br />
i dati qui forniti per le finalità e nei limiti necessari all'esecuzione <strong>dei</strong> servizi richiesti ed erogati.<br />
Data Firma<br />
Bonifico bancario: (CIN: O; ABI 01005, CAB 02196, CC: 000000023677) c/o Banca <strong>Nazionale</strong> del Lavoro<br />
di Venezia intestato a “Fondo Sanitario Integrativo Professionisti Italiani”<br />
Il presente modulo (e copia del bonifico) deve essere inviato al seguente Fax: 06/47885904<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Esame di Stato per cittadini<br />
extra-comunitari<br />
Prot. N. 669/03/cnc/fta MINISTERO DELLA GIUSTIZIA<br />
Roma, 2 ottobre 2003 MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI<br />
È stato posto a questo <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>il</strong> quesito circa la possib<strong>il</strong>ità per un cittadino Albanese<br />
che ha conseguito valido titolo di studio presso una Università statale Italiana di sostenere<br />
l’Esame di Stato per l’ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione di <strong>chimico</strong> e, di conseguenza, di<br />
iscriversi presso un Ordine professionale della Repubblica Italiana.<br />
Chiediamo di conoscere se esistono, e in quali termini, accordi internazionali al riguardo.<br />
Restiamo in attesa mentre inviamo distinti saluti.<br />
Il Presidente<br />
Prof. Chim. Armando Zingales<br />
Prot. ER/3/13235/03/4 MINISTERO DELLA GIUSTIZIA<br />
Roma li 20 ottobre 2003 CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />
OGGETTO: Esami di stato – cittadini extra-comunitari<br />
Con riferimento al parere richiesto con Vs. Nota del 2 ottobre 2003, si conferma la possib<strong>il</strong>ità,<br />
per un cittadino albanese (o di altra nazionalità) che abbia conseguito un titolo accademico presso<br />
una Università italiana, di sostenere l’esame di Stato per l’ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione<br />
di <strong>chimico</strong> e di iscriversi quindi presso un Ordine professionale in Italia.<br />
Quanto sopra si evince chiaramente dall’art. 47 del D.P.R. n. 394 del 31 agosto 1999<br />
(Regolamento di attuazione del Testo Unico sull’immigrazione), secondo <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> superamento<br />
degli esami di ab<strong>il</strong>itazione professionale, oltre all’adempimento delle altre condizioni richieste<br />
dalla legge, consente l’iscrizione agli albi professionali, indipendentemente dal possesso della<br />
cittadinanza italiana.<br />
Il Magistrato addetto all’Ufficio<br />
Emma D’Ortona<br />
D.P.R. 31/8/1999 n. 394<br />
Regolamento recante norme di attuazione<br />
del testo unico delle disposizioni concernenti<br />
la disciplina dell’immigrazione e<br />
norme sulla condizione dello straniero, a<br />
norma dell’art. 1, comma 6, del D. Lgs.<br />
25 luglio 1998, n. 286.<br />
Pugglicato nella Gazz. Uff. 3 novembre<br />
1999, n. 258, S.Q.<br />
47. Ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione<br />
1. Specifici visti d’ingresso e permessi di soggiorno,<br />
di durata non superiore alle documentate<br />
necessità, possono essere r<strong>il</strong>asciati<br />
agli stranieri che hanno conseguito <strong>il</strong><br />
diploma di laurea presso una università italiana,<br />
per l’espletamento degli esami di<br />
ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio professionale.<br />
2. Il superamento degli esami di cui al comma<br />
1, unitamente all’adempimento delle altre<br />
condizioni richieste dalla legge, consente<br />
l’iscrizione negli albi professionali, indipendentemente<br />
dal possesso della cittadinan-<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
za italiana, salvo che questa sia richiesta a<br />
norma dell’articolo 37 del decreto legislativo<br />
3 febbraio 1993, n. 29 e successive<br />
modifiche e integrazioni. L’aver soggiornato<br />
regolarmente in Italia da almeno cinque<br />
anni è titolo di priorità rispetto ad altri cittadini<br />
stranieri.<br />
D.Lgs. 3/2/1993, n. 29<br />
Razionalizzazione dell’organizzazione<br />
delle amministrazioni pubbliche e revisione<br />
della disciplina in materia di pubblico<br />
impiego, a norma dell’articolo 2<br />
della L. 23 ottobre 1992, n. 421.<br />
D.Lgs. 3 febbraio 1993, n.29<br />
Razionalizzazione dell’organizzazione delle<br />
amministrazioni pubbliche e revisione della<br />
disciplina in materia di pubblico impiego, a<br />
norma dell’articolo 2 della L. 23 ottobre 1992,<br />
n. 421.<br />
37. Accesso <strong>dei</strong> cittadini degli Stati membri<br />
dell’Unione europea.<br />
1. I cittadini degli Stati membri dell’Unione<br />
europea possono accedere ai posti di lavoro<br />
presso le amministrazioni pubbliche che<br />
non implicano esercizio diretto o indiretto<br />
di pubblici poteri, ovvero non attengono<br />
alla tutela dell’interesse nazionale.<br />
2. Con decreto del Presidente del <strong>Consiglio</strong><br />
<strong>dei</strong> Ministri, ai sensi dell’articolo 17 della<br />
legge 23 agosto 1988, n. 400, sono individuati<br />
i posti e le funzioni per i quali non<br />
può prescindersi dal possesso della cittadinanza<br />
italiana, nonché i requisiti indispensab<strong>il</strong>i<br />
all’accesso <strong>dei</strong> cittadini di cui al<br />
comma 1.<br />
3. Nei casi in cui non sia intervenuta una<br />
disciplina di livello comunitario, all’equiparazione<br />
<strong>dei</strong> titoli di studio e professionali si<br />
provvede con decreto del presidente del<br />
<strong>Consiglio</strong> <strong>dei</strong> Ministri, adottato su proposta<br />
<strong>dei</strong> Ministri competenti. Con eguale procedure<br />
si stab<strong>il</strong>isce la equivalenza tra i titoli<br />
accademici e di servizio r<strong>il</strong>evanti ai fini dell’ammissiione<br />
al concorso e della nomina.<br />
DAL C.N.C.<br />
15
DAL CONGRESSO<br />
16<br />
XII CONGRESSO NAZIONALE<br />
DEI CHIMICI D’ITALIA<br />
Nei giorni 23 e 24 ottobre 2003 si è svolto presso l’Aula La Ginestra<br />
del Dipartimento di Chimica dell’Università “La Sapienza” di Roma <strong>il</strong> XII<br />
Congresso <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> Italiani.<br />
Hanno partecipato al Congresso i rappresentanti di tutti gli Ordini Professionali<br />
italiani nonché i rappresentanti del <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>.<br />
Il Congresso è stato aperto con <strong>il</strong> saluto del<br />
Dr. Ginestroni e del Prof. Zingales,<br />
Presidenti rispettivamente dell’Ordine <strong>dei</strong><br />
<strong>Chimici</strong> di Roma e del <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />
<strong>Chimici</strong>. Sono intervenuti per i saluti le<br />
seguenti autorità:<br />
On. Di Carlo – Assessore alla mob<strong>il</strong>ità del<br />
Comune di Roma (nonché dottore in chimica)<br />
Ing. Fioretti – Presidente del COTRAL (<strong>il</strong><br />
quale in una successiva intervista durante una<br />
trasmissione in una emittente locale ha ribadito<br />
l’importanza e la poliedricità <strong>dei</strong> professionisti<br />
chimici all’interno della società moderna<br />
come punto di riferimento ed interfaccia tra i<br />
cittadini, le imprese e gli enti pubblici)<br />
Ing. Daniele – ATO 1 di Viterbo<br />
Arch. Balestrieri – Vig<strong>il</strong>i del Fuoco di Roma<br />
Dr. Ortaggi – ARPA Lazio<br />
Ing. Ricciardi – CUP Roma<br />
Il Congresso si è immediatamente animato con<br />
un dibattito tra i partecipanti intervenuti da<br />
tutte le Regioni italiane.<br />
Tra i temi principali che sono stati oggetto di<br />
discussione ci sono stati:<br />
• l’importanza del rapporto tra Ordini professionali,<br />
Università e Regioni, importanza<br />
ribadita dall’assemblea presente. Sono stati<br />
riportati casi concreti di collaborazioni in<br />
Ordini di differenti Regioni italiane;<br />
• lo scarso interesse e la scarsa partecipazione<br />
degli iscritti alle iniziative e, più in generale,<br />
alla vita dell’Ordine. Anche su questo argomento<br />
alcuni consiglieri hanno relazionato in<br />
merito alle esperienze ed attività diverse<br />
organizzate dall’Ordine di appartenenza pro-<br />
prio per cercare di riavvicinare gli iscritti;<br />
• l’importanza dell’aggiornamento <strong>dei</strong> corsi di<br />
laurea in chimica in relazione alle prospettive<br />
professionali future per i giovani soprattutto<br />
riguardo i nuovi sbocchi della libera<br />
professione in relazione all’evolversi della<br />
normativa tecnica;<br />
• la necessità di modificare l’opinione pubblica<br />
nei confronti della chimica anche per ribaltare<br />
<strong>il</strong> trend negativo delle iscrizioni ai corsi di<br />
laurea;<br />
• la necessità che tutti gli Ordini e tutti i colleghi<br />
lavorino insieme per difendere la categoria.<br />
Il Congresso è poi proseguito con gli interventi<br />
programmati <strong>dei</strong> relatori (che verranno pubblicati<br />
nei prossimi numeri del Notiziario) che<br />
sono intervenuti sui seguenti argomenti:<br />
Dr. Cardellicchio – Società Chimica Italiana,<br />
Presidente della divisione di Chimica dell’ambiente<br />
– Il <strong>chimico</strong> per la tutela dell’ambiente<br />
e per lo sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />
Dr. Botrè – Direttore del Laboratorio<br />
Antidoping – Il ruolo delle analisi chimiche nel<br />
controllo del rischio farmacologico da sostanze<br />
dopanti<br />
Prof.ssa Petritsi – Docente dell’Università La<br />
Sapienza – Il rischio in città: r<strong>il</strong>ievi epidemiologici<br />
Dr. Rolle – Funzionario del Ministero dell’Ambiente<br />
– Leggi, norme e qualità ambientale<br />
Prof. Campanella - Docente dell’Università<br />
La Sapienza – Traffico e salute<br />
Prof. Chiacchierini - Docente dell’Università La<br />
Sapienza – Il ruolo del <strong>chimico</strong> per la coesistenza<br />
fra tesi f<strong>il</strong>oecologiche e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Il giorno 24 ottobre <strong>il</strong> Congresso è proseguito<br />
con gli interventi programmati <strong>dei</strong> relatori che<br />
hanno discusso sui seguenti argomenti:<br />
Dr. Delia – Funzionario dell’ISPESL – L’inquinamento<br />
elettromagnetico<br />
Prof. Scorrano – Decano <strong>dei</strong> chimici del<br />
<strong>Consiglio</strong> Universitario <strong>Nazionale</strong> – Il problema<br />
degli Ordini professionali visto dal CUN<br />
Dr. De Angelis – Vice Presidente della Società<br />
Chimica Italiana – Rapporto tra Società<br />
Chimica Italiana e l’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong><br />
Dr.ssa Ferro – Ricercatore del CNR – Nuovi<br />
strumenti di lavoro per <strong>il</strong> Chimico impegnato<br />
nella tutela <strong>dei</strong> beni culturali<br />
Prof. Guidobaldi – CNR di Roma, intervenuto<br />
al posto del Dr. Matteini – Ruolo dell’esperto<br />
<strong>chimico</strong> e interazioni con le Istituzioni pubbliche<br />
per la conservazione <strong>dei</strong> beni culturali<br />
Prof.ssa Guiso - Docente dell’Università La<br />
Sapienza – Il colore<br />
Prof.ssa Persia – ENEA – Il danno <strong>chimico</strong><br />
Prof. Gigante - Docente dell’Università La<br />
Sapienza – La necessaria collaborazione tra<br />
chimici e fisici<br />
Prof. Apollonia - Direttore della Soprintendenza<br />
di Aosta – Il ruolo del <strong>chimico</strong> all’interno<br />
delle Sopraintendenze<br />
Prof. Favero - Docente<br />
dell’Università La Sapienza –<br />
Casi di studio<br />
Prof. Campanella - Docente<br />
dell’Università La Sapienza<br />
– Metodi archeometrici:<br />
un nuovo contributo della<br />
chimica<br />
Il Congresso è poi<br />
proseguito nel<br />
pomeriggio con<br />
la presentazione<br />
da parte di<br />
alcuni partecipanti<br />
di temi<br />
liberi in materia<br />
di tutela<br />
dell’ambiente e<br />
della salute <strong>dei</strong><br />
cittadini.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
Hanno partecipato a questa sessione:<br />
Dr. Nunzia - Campi elettromagnetici, radiazioni<br />
ionizzanti: problematiche della normativa<br />
ARPA di Treviso – Inquinamento delle acque<br />
di falda<br />
Dr.ssa Scimonelli – Istituto Superiore di<br />
Sanità – La catalogazione <strong>dei</strong> preparati pericolosi<br />
Dr. Barletti – Ordine <strong>dei</strong> chimici del Piemonte<br />
e Val D’Aosta – Corsi e formazione all’interno<br />
di un Ordine professionale<br />
La tavola rotonda, che ha avuto come tema<br />
“Contaminanti ambientali: limiti normativi e<br />
situazione di “vacatio legis”, ha visto soprattutto<br />
gli interventi del Prof. Campanella e del Dr.<br />
Mannozzi dell’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche.<br />
Al termine si è aperto un dibattito libero sui<br />
temi proposti all’interno del Congresso.<br />
Il dibattito ha visto la viva partecipazione di<br />
tutti gli intervenuti.<br />
Raffaella Valenti<br />
DAL CONGRESSO<br />
17
DAL CONGRESSO<br />
18<br />
XII CONGRESSO NAZIONALE DEI CHIMICI D’ITALIA<br />
Prime valutazioni<br />
Si è svolto a Roma <strong>il</strong> Congresso <strong>Nazionale</strong><br />
degli Ordini <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia dedicato<br />
alla problematica più generale del ruolo degli<br />
Ordini nella nostra società che cambia, a causa<br />
<strong>dei</strong> processi di globalizzazione e di internazionalizzazione<br />
in atto, e a quelle più specifiche,<br />
ma altrettanto importanti, dell’inquinamento<br />
urbano, con particolare riferimento alle grandi<br />
metropoli, e della salvaguardia (protezione,<br />
conservazione, restauro) <strong>dei</strong> Beni Culturali.<br />
Per quanto riguarda <strong>il</strong> primo punto dal dibattito,<br />
molto vivo e partecipato, è emersa la<br />
necessità dell’interazione del <strong>chimico</strong> con altre<br />
professionalità, ma con la precisa richiesta che<br />
tali collaborazioni si sv<strong>il</strong>uppino a doppio senso<br />
e siano limitate a quei settori nei quali la interdisciplinarità<br />
sia stata codificata dall’esperienza<br />
o dai documenti CUP regionali o dall’esigenza<br />
di disporre di competenze non chimiche per<br />
la soluzione del problema posto.<br />
È anche stato ribadito che sia nel piano formativo<br />
che in quello merceologico <strong>dei</strong> contenuti<br />
chimici non si approprino indebitamente altre<br />
professionalità. In questo senso sia per <strong>il</strong><br />
mondo accademico che per quello della professione<br />
ci sono compiti precisi da assolvere: <strong>il</strong><br />
primo deve difendere sul piano <strong>dei</strong> contenuti<br />
degli insegnamenti di chimica argomenti e<br />
soggetti prettamente chimici evitandone <strong>il</strong> trasferimento<br />
in corsi non chimici; <strong>il</strong> secondo<br />
deve vig<strong>il</strong>are affinché le competenze in settori<br />
nei quali <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> può portare contributi significativi<br />
non vengano surrettiziamente o, peggio,<br />
palesemente, trasferite ad altre figure.<br />
Gli Ordini hanno anche espresso l’esigenza di<br />
un maggiore rapporto con l’Università evitando<br />
che mondo accademico e mondo professionale<br />
agiscano in modo separato, così di fatto danneggiando<br />
<strong>il</strong> ruolo del <strong>chimico</strong> in tutti i settori<br />
in cui opera.<br />
Per quanto riguarda i temi delle due sessioni<br />
scientifiche, con “rischio in città” è stato evidenziato<br />
<strong>il</strong> pericolo che incombe sul cittadino<br />
per <strong>il</strong> semplice fatto di “vivere” in un grande<br />
centro urbano dove l’inquinamento di ogni<br />
natura rappresenta un continuo attacco alla<br />
sua salute: <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> può svolgere un ruolo<br />
fondamentale a protezione di tale salute sia<br />
con le attività proprie del controllo e monitoraggio<br />
sia con la comprensione <strong>dei</strong> meccanismi<br />
di interazione delle varie forme di inquinamento<br />
con l’organismo umano sia con interventi<br />
finalizzati alla realizzazione di processi più puliti<br />
per lo sfruttamento dell’energia.<br />
Circa invece i Beni Culturali, “per proteggerli<br />
bisogna conoscerli” è stato concluso: ed in<br />
questo processo di conoscenza <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> è<br />
fondamentale per le sue competenze e per la<br />
sua cultura scientifica. Il suo ruolo è irrinunciab<strong>il</strong>e<br />
pertanto sia in laboratorio sia in campo<br />
ed è necessario che la formazione, anche di<br />
figure non chimiche, in questo settore preveda<br />
una qualche educazione chimica, al fine di sensib<strong>il</strong>izzare<br />
chi svolge ruoli di responsab<strong>il</strong>ità a<br />
tenere conto di questa peculiare funzione<br />
conoscitiva, critica ed analitica, del <strong>chimico</strong>.<br />
Un particolare aspetto toccato dal congresso è<br />
stato quello delle “pari opportunità”: è assolutamente<br />
necessario che ci sia un riequ<strong>il</strong>ibrio<br />
nei posti di direzione e responsab<strong>il</strong>ità tanto più<br />
necessario se si pensa che le studentesse e le<br />
laureate in chimica sono da vari anni più<br />
numerose <strong>dei</strong> loro colleghi.<br />
Ben venga quindi <strong>il</strong> lavoro dell’apposita commissione<br />
già all’opera presso <strong>il</strong> <strong>Consiglio</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> degli Ordini da qualche tempo e di<br />
certo con successo.<br />
È stato anche ribadito che <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> moderno,<br />
alla luce della sua formazione multidisciplinare<br />
e delle multiformi esperienze professionali,<br />
deve svolgere anche un ruolo di manager e<br />
non essere solamente confinato all’interno di<br />
un laboratorio isolato dalle ragioni e attività<br />
sociali; questa rivendicazione sacrosanta merita<br />
due riflessioni: innanzitutto è spesso proprio<br />
<strong>il</strong> <strong>chimico</strong> stesso che tende a rinchiudersi all’interno<br />
<strong>dei</strong> propri laboratori rivendicando <strong>il</strong><br />
carattere sperimentale della propria disciplina;<br />
secondariamente abbandonare <strong>il</strong> laboratorio<br />
ad altre figure sarebbe estremamente pericoloso:<br />
si ripeterebbero alcune situazioni che<br />
hanno in passato portato allo scippo di alcune<br />
attività, ora pesantemente rivendicate come<br />
proprie dai chimici.<br />
Si è infine parlato di “vacatio legis”; le leggi in<br />
genere non sono perfette; spesso lacune e<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
carenze ne rendono diffic<strong>il</strong>e le applicazioni o<br />
espongono i cittadini ad interpretazioni non<br />
corrette da parte di uffici nei quali gli aspetti<br />
tecnici vengono trascurati. E’ compito del <strong>chimico</strong><br />
vig<strong>il</strong>are per evitare questa vacatio ed<br />
ottenere che le leggi vigenti, quanto incomplete,<br />
siano riformulate in testi rigorosi che evitano<br />
che gli imprenditori ed i cittadini possano<br />
essere esposti ad interpretazioni soggettive.<br />
Complessivamente è stato un congresso “vivo”<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
che ha riaffermato l’insostituib<strong>il</strong>ità della scienza<br />
chimica come fonte perenne di sv<strong>il</strong>uppo tecnico<br />
e progresso civ<strong>il</strong>e e che si è concluso con<br />
una fotografia <strong>dei</strong> chimici di via Panisperna a<br />
prova di una comunità che si è tramandata<br />
valori scientifici professionali ed etici e nella<br />
quale i “vecchi saggi” ancora rappresentano<br />
una testimonianza storica necessaria per continuare<br />
a crescere.<br />
Luigi Campanella<br />
INTERVENTO del Prof. E. CHIACCHIERINI al<br />
XII Convegno dell'Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong><br />
Il Ruolo del <strong>chimico</strong> per la<br />
coesistenza fra tesi f<strong>il</strong>oecologiche<br />
e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />
1. La Chimica nel<br />
Novecento<br />
1.1 L’Ethos <strong>dei</strong> chimici<br />
La chimica è una scienza centrale<br />
poiché tutto è chimica; in effetti<br />
ogni atto della vita è una trasformazione<br />
chimica, con impatti<br />
sulla natura e sulla società; tali<br />
impatti hanno consentito <strong>il</strong> progresso<br />
tecnologico ed <strong>il</strong> benessere<br />
sociale, ma hanno determinato<br />
anche gravi fenomeni di inquinamento<br />
con ripercussioni sull’ambiente<br />
e sugli individui. È molto<br />
diffic<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire quanto è beneficio<br />
e quanto è rischio nella chimica;<br />
spetta al ruolo del <strong>chimico</strong> la<br />
valutazione delle applicazioni pratiche<br />
delle conoscenze acquisite,<br />
mettendo in gioco l’insieme delle<br />
sue capacità e le sue motivazioni<br />
morali ed ideali in linea con <strong>il</strong> proprio<br />
ethos, che fissa la posizione<br />
ed i compiti che si vanno ad assumere<br />
in relazione alla società nel<br />
suo complesso in vista del conseguimento<br />
di certi obiettivi comuni.<br />
La storia della chimica del<br />
Novecento è stata fortemente<br />
influenzata dai diversi aspetti dell’ethos<br />
che già nel corso dell’Otto-<br />
cento si era consolidato in un<br />
intreccio continuo tra crescita<br />
della specializzazione, sv<strong>il</strong>uppo<br />
industriale ed impatto sociale.<br />
All’inizio del Novecento si fece fortemente<br />
strada l’atteggiamento<br />
ideologico di un “mondo sostituito”,<br />
ossia una vocazione a<br />
migliorare la natura, con tutti<br />
gli aspetti positivi e negativi conseguenti<br />
per la disciplina, la professione<br />
e la società. In effetti nel<br />
1879 C.Fahlberg e I. Remsen avevano<br />
sintetizzato la saccarina, brevettandola<br />
nel 1884 ed iniziando la<br />
produzione industriale.<br />
Nel 1894 M.Berthelot proclamava<br />
“nell’anno 2000 <strong>il</strong> problema dell’esistenza<br />
fondato sulla cultura del<br />
suolo sarà stato soppresso dalla<br />
chimica!”. Per <strong>il</strong> maestro francese<br />
l’unico limite alla potenza sintetica<br />
della chimica era dato dal costo<br />
dell’energia: “Il giorno in cui l’energia<br />
sarà ottenuta economicamente<br />
non si tarderà un<br />
istante a fabbricare gli alimenti,<br />
col carbonio attinto all’acido<br />
carbonico, coll’idrogeno e l’ossigeno<br />
presi dall’acqua, coll’azoto<br />
estratto dall’atmosfera”.<br />
E subito dopo aggiungeva: “Noi<br />
facciamo già quanto i vegetali<br />
hanno fatto sino ad ora con l’aiuto<br />
dell’energia presa dall’universo<br />
ambiente, e lo faremo ben presto<br />
meglio, in modo più largo e perfetto<br />
che non la natura, poiché è<br />
tale appunto la potenza della sintesi<br />
chimica.<br />
Tutto ciò conferma la stretta connessione<br />
che si era stab<strong>il</strong>ita nel<br />
corso dell’Ottocento tra chimica,<br />
ingegneria chimica e produzione<br />
materiale per far fronte al controllo<br />
delle risorse; di ciò è un esempio<br />
<strong>il</strong> ricorso all’arrostimento delle<br />
piriti in tutta Europa nel 1830 per<br />
la produzione di anidride solforosa,<br />
allorché non fu più possib<strong>il</strong>e<br />
sfruttare lo zolfo delle miniere sic<strong>il</strong>iane<br />
a causa <strong>dei</strong> francesi.<br />
La chimica del Novecento può<br />
essere suddivisa in quattro periodi:<br />
• <strong>il</strong> periodo 1894 – 1918 definito<br />
dalla chimica classica;<br />
• <strong>il</strong> periodo 1918 – 1945 definito<br />
dello sv<strong>il</strong>uppo della chimica<br />
organica e della biochimica;<br />
• <strong>il</strong> periodo 1945 – 1975 definito<br />
della mutazione profonda: dal<br />
carbone al petrolio;<br />
• <strong>il</strong> periodo 1975 – 2000 definito<br />
dalla chimica della complessità.<br />
DAL CONGRESSO<br />
19
DAL CONGRESSO<br />
20<br />
1.2 Il periodo della chimica<br />
classica (1894-1918)<br />
Nei primi due decenni del Novecento<br />
la chimica ebbe sv<strong>il</strong>uppi fondamentali<br />
in campi assai diversi:<br />
quello della conoscenza della<br />
natura intima degli atomi e del<br />
legame <strong>chimico</strong>, quello delle<br />
sostanze attive a livello fisiologico<br />
(enzimi, ormoni, vitamine) e quello<br />
della disciplina che studia la trasformazione<br />
delle sostanze per la<br />
sintesi a livello industriale. La<br />
reattività è al centro dell’attenzione<br />
<strong>dei</strong> chimici per le enormi conseguenze<br />
pratiche, economiche e<br />
sociali delle sintesi chimiche: dalla<br />
ricerca di laboratorio (centinaia di<br />
grammi) all’impianto industriale<br />
(centinaia di tonnellate) con <strong>il</strong><br />
conseguente sv<strong>il</strong>uppo tecnologico.<br />
La sintesi dell’indaco, realizzata<br />
dall’impresa chimica tedesca BASF<br />
dopo 30 anni di ricerca, segnò la<br />
fine <strong>dei</strong> monopoli naturali ed in<br />
certo modo ridisegnò la divisione<br />
internazionale del lavoro scientifico,<br />
tenuto conto che la sintesi<br />
industriale dell’indaco mise in crisi<br />
<strong>il</strong> lavoro di migliaia di famiglie di<br />
lavoratori che da decenni in India<br />
e nelle Indie Orientali olandesi<br />
basavano la loro sopravvivenza<br />
sulla coltivazione e la produzione<br />
di indaco naturale.<br />
In questa fase risultarono significativi<br />
i miglioramenti nei processi<br />
industriali per la preparazione<br />
dell’Oleum e per la sintesi dell’ammoniaca<br />
sia per gli accorgimenti<br />
tecnologici che per l’azione <strong>dei</strong><br />
catalizzatori ed ebbe inizio <strong>il</strong> processo<br />
di sostituzione <strong>dei</strong> materiali<br />
naturali con materiali sintetici tipo<br />
celluloide, bachelite, rajon.<br />
In questo primo periodo le innovazioni<br />
tecnologiche ricevettero un<br />
forte impulso dalle richieste belliche,<br />
così come nel successivo<br />
periodo con <strong>il</strong> progetto Manhattan;<br />
si può dire che la spinta bellica<br />
portò ad una forte accelerazione <strong>dei</strong><br />
tempi per l’evoluzione scientifica e<br />
tecnologica, con l’impegno di una<br />
moltitudine di scienziati e tencologi,<br />
che con le loro ricerche misero a<br />
punto esplosivi ad alto potenziale<br />
che resero possib<strong>il</strong>i le armi automatiche<br />
(mitragliatrice) ed aggressivi<br />
chimici (armi chimiche).<br />
Per quanto riguarda la storia della<br />
chimica del Novecento si deve dire<br />
che l’uso massiccio degli aggressivi<br />
chimici in quattro anni di guer-<br />
ra, fra <strong>il</strong> 1915 ed <strong>il</strong> 1918, non offuscò<br />
affatto l’immagine della chimica<br />
come scienza e come disciplina<br />
accademica.<br />
Molti autori ritengono che l’atteggiamento<br />
favorevole di molti chimici<br />
degli anni tra le due guerre<br />
nei confronti delle armi chimiche<br />
fosse dettato da un insieme di<br />
nazionalismo ed opportunismo.<br />
Il Protocollo di Ginevra del 1927,<br />
tuttavia, mise al bando l’uso in<br />
guerra delle armi chimiche.<br />
1.3 Il periodo dello sv<strong>il</strong>uppo<br />
della chimica organica e<br />
della biochimica<br />
(1918-1945)<br />
In questo periodo fra le due guerre<br />
si è sv<strong>il</strong>uppata la chimica organica<br />
fisica come un insieme ben<br />
strutturato di tecniche sperimentali<br />
e di teorie, volte a chiarire la<br />
struttura e la reattività delle molecole<br />
organiche, come la classe<br />
degli steroidi.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo più dirompente è stato<br />
sicuramente quello della strumentazione:<br />
la spettrometria di<br />
massa, la spettroscopia Raman e<br />
dell’infrarosso e la cristallografia<br />
con i raggi X che portarono a fondamentali<br />
scoperte quali gli isotopi<br />
ed alla mascita della meccanica<br />
quantistica. R<strong>il</strong>evanti sono gli<br />
aspetti della nascita della “chimica<br />
macromolecolare” per un confronto<br />
tra la cultura chimica europea e<br />
la cultura chimica statunitense,<br />
sia per la produzione di nuovi<br />
materiali, sia per la conoscenza di<br />
materiali organici naturali (caucciù,<br />
proteine).<br />
In Europa si mise in evidenza<br />
Standinger, accademico prima al<br />
Politecnico di Zurigo e quindi a<br />
Friburgo, che ebbe a disposizione<br />
notevoli risorse a livello di personale<br />
scientifico, ma limitate risorse<br />
finanziarie (in effetti, malgrado i<br />
contributi della Bayer , dell’IG<br />
Farben e del gruppo BASF non<br />
potette disporre della ultracentrifuga<br />
per la determinazione <strong>dei</strong> pesi<br />
molecolari) e negli Stati Uniti<br />
Carothers, che lasciato l’ambiente<br />
accademico di Harvard operava alle<br />
dipendenze dell’industria (Du Pont)<br />
e poteva disporre di risorse finanziarie<br />
adeguate e di personale<br />
scientifico di livello per soddisfare<br />
accanto agli aspetti scientifici i forti<br />
interessi economici legati al mercato<br />
<strong>dei</strong> nuovi materiali (alti polimeri).<br />
Nel periodo tra le due guerre le<br />
scienze chimiche, le tecniche sperimentali<br />
e le tecnologie industriali<br />
ebbero un grande sv<strong>il</strong>uppo, ma è<br />
durante la seconda guerra mondiale<br />
che si verifica una vera e propria<br />
svolta nella chimica e nella tecnologia<br />
con gli Stati Uniti protagonisti al<br />
posto della Germania e con la<br />
petrolchimica (derivata dall’industria<br />
petrolifera) al posto della carbochimica.<br />
Durante gli anni del<br />
conflitto si ebbe la produzione di<br />
massa di sostanze di enorme interesse<br />
sociale quali i sulfamidici, le<br />
penic<strong>il</strong>line ed <strong>il</strong> DDT con un r<strong>il</strong>evante<br />
contributo di ricerca anche da<br />
parte dell’Europa (Germania,<br />
Ingh<strong>il</strong>terra e Svizzera).<br />
Gli anni della seconda guerra mondiale<br />
sanciscono l’egemonia scientifica<br />
degli Stati Uniti sull’Europa e<br />
quella della fisica sulla chimica,<br />
testimoniata dai due lanci sperimentali<br />
dell’agosto 1945: una<br />
bomba all’uranio su Hiroshima e<br />
una al plutonio, 3 giorni dopo su<br />
Nagasaki.<br />
Gli anni del secondo conflitto<br />
mondiale sono stati quelli durante<br />
i quali tutti gli scienziati e quindi<br />
anche i chimici hanno subito <strong>il</strong><br />
ruolo di interlocutori priv<strong>il</strong>egiati<br />
del potere politico.<br />
1.4 Il periodo del passaggio<br />
dal carbone al petrolio<br />
(1945-1975)<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo delle tecnologie dell’industria<br />
petrolifera (cracking termico<br />
e catalitico) e di quella petrolchimica<br />
(produzione di intermedi e<br />
di prodotti finiti) prima negli USA e<br />
successivamente, con diversa gradualità,<br />
in Europa sancirono <strong>il</strong> passaggio<br />
dalla materia prima carbone<br />
alla materia prima petrolio e<br />
diedero inizio a quel periodo noto<br />
anche come “un mondo di plastica”,<br />
caratterizzato da una penetrazione<br />
prepotente e generale in<br />
tutti i settori del mercato di materiali<br />
di sintesi per i quali è sufficiente<br />
ricordarne solamente alcuni<br />
quali <strong>il</strong> PVC, <strong>il</strong> poliet<strong>il</strong>ene ed <strong>il</strong> poliprop<strong>il</strong>ene.<br />
In effetti lo sv<strong>il</strong>uppo della produzione<br />
di materie plastiche trainò<br />
l’intera industria chimica per<br />
almeno un ventennio (1955-1975)<br />
di concerto con l’industria farmaceutica<br />
orientata più su produzioni<br />
di qualità che di quantità.<br />
Si debbono segnalare i fondamen-<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
tali risultati scientifici e tecnologici<br />
di G.Natta e K.Ziegler per la scoperta<br />
<strong>dei</strong> polimeri isotattici riconosciuti<br />
con l’assegnazione del Nobel<br />
ai due ricercatori.<br />
Tali risultati furono frutto della collaborazione<br />
tra Università ed<br />
Industria e portarono enormi<br />
risultati economici.<br />
Superata la fase delle produzioni<br />
di massa, per far fronte ai problemi<br />
della ricostruzione post-bellica<br />
nel corso degli anni sessanta, l’industria<br />
chimica iniziò a prendere<br />
in considerazione <strong>il</strong> problema <strong>dei</strong><br />
danni ambientali procurati dagli<br />
insediamenti industriali.<br />
In effetti la “questione ambientale!”<br />
venne portata all’attenzione<br />
dell’opinione americana e mondiale<br />
da Rachel Carson nel 1962<br />
con <strong>il</strong> libro “S<strong>il</strong>ent Spring” sugli<br />
effetti <strong>dei</strong> pesticidi nella catena<br />
alimentare e sui danni che ne<br />
derivavano per molte specie di<br />
pesci e uccelli; ma <strong>il</strong> vero interessamento<br />
dell’opinione pubblica,<br />
soprattutto americana, si ebbe<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
quando vennero resi noti gli effetti<br />
dell’agent orange, un defogliante<br />
impiegato dagli americani<br />
fra <strong>il</strong> 1965 ed <strong>il</strong> 1970 nella guerra<br />
del Vietnam; si trattava di una<br />
miscela di acido dicloro e triclorofenossiacetico,<br />
che conteneva<br />
come impurezza di produzione<br />
tetraclorodibenzodiossina, la diossina<br />
di Severo (1976).<br />
Questo periodo viene definito come<br />
<strong>il</strong> periodo del superamento della<br />
chimica classica (indagine strutturale<br />
mediante reazioni) in quanto,<br />
accanto allo sv<strong>il</strong>uppo <strong>dei</strong> metodi<br />
di indagine cromatografici, la<br />
chimica contemporanea, accoppia<br />
quello delle tecniche spettroscopiche<br />
(visib<strong>il</strong>e, UV, ultravioletto,<br />
NMR) basate sull’interazione delle<br />
sostanze con campi elettromagnetici;<br />
cosicché gli studi della chimica<br />
contemporanea si concentrano con<br />
eccezionali risultati sulla genetica e<br />
sulla mutazione, sulle sintesi complesse<br />
(cortisone) e sulla biologia<br />
molecolare (DNA), risultati resi<br />
possib<strong>il</strong>i dal contributo transdisci-<br />
plinare della fisica, della chimica e<br />
della biologia.<br />
1.5 Il periodo della chimica<br />
della complessità<br />
(1975-2000)<br />
Il questo periodo ha luogo lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
della chimica supramolecolare<br />
che rappresenta, insieme<br />
alla chimica macromolecolare,<br />
la coppia di innovazioni conoscitive<br />
più importanti della chimica del<br />
Novecento, meritevoli dell’assegnazione<br />
del Nobel. In effetti la<br />
“chimica supramolecolare” è<br />
una delle linee di ricerca che, nel<br />
loro intreccio complicato, puntano<br />
alla produzione di “macchine”<br />
molecolari ed alla sintesi chimica<br />
di entità viventi. La ricerca venne<br />
portata avanti da J.Pedersen della<br />
Du Pont e venne proseguita sia da<br />
chimici dell’industria (H.E.Simmons,<br />
Chung Ho Park) che accademici<br />
(J.M.Lehn e D.J.Cram)<br />
alcuni <strong>dei</strong> quali (Pedersen, Lehn e<br />
Cram) vennero insigniti del premio<br />
Nobel per la chimica nel 1987<br />
GRAFICO 1 GRAFICO 2<br />
DAL CONGRESSO<br />
21
DAL CONGRESSO<br />
22<br />
per aver sintetizzato un’intera<br />
nuova classe di composti organici<br />
dalle proprietà assai singolari:<br />
composti corona (polieteri<br />
corona) capaci di complessate<br />
(incoronare) in modo differenziale<br />
ioni metallici (compresi gli alcalini<br />
e lo ione ammonio) ed altri composti<br />
(a-amminoacidi).<br />
Dice Lehn: Come c’è un campo<br />
della chimica molecolare, basata<br />
sul legame covalente, così c’è un<br />
campo della chimica supramolecolare,<br />
la chimica <strong>dei</strong> gruppi (assemblies)<br />
di molecole e del legame<br />
intermolecolare. I recettori molecolari<br />
sono strutture organiche,<br />
tenute da legami covalenti, che<br />
sono in grado di complessare<br />
selettivamente ioni o molecole. Il<br />
vincolo con <strong>il</strong> substrato fa uso di<br />
varie interazioni intermolecolari<br />
(interazioni elettrostatiche, legami<br />
idrogeno, forze di van der Waals,<br />
repulsioni a breve raggio ecc.) e<br />
porta ad una riunione (assembly)<br />
di due o più molecole, una supermolecola.<br />
(Lehn, 1978).<br />
GRAFICO 3<br />
La chimica supramolecolare destò<br />
un grande interesse presso i biochimici<br />
per la possib<strong>il</strong>ità di sintetizzare<br />
strutture mirate allo svolgimento<br />
di una ben determinata<br />
funzione, attraverso la progettazione<br />
di molecole altamente complesse,<br />
come struttura e funzioni.<br />
Sono di questo periodo i perfezionamenti<br />
sui sistemi chimici e biochimici<br />
autoreplicanti, tesi a spiegare<br />
l’origine della vita, proseguendo<br />
sulla strada di studi già<br />
avviati negli anni venti, arrivando<br />
a delineare gli stadi plausib<strong>il</strong>i dell’evoluzione<br />
molecolare.<br />
Si assiste in questo periodo allo<br />
sv<strong>il</strong>uppo rapido e travolgente delle<br />
biotecnologie sulla scia delle crescenti<br />
acquisizioni sulle proteine e<br />
sul DNA.<br />
Si aprono problemi che richiamano<br />
<strong>il</strong> concetto di etica nella scienza,<br />
spetta anche ai chimici, come<br />
agli scienziati tutti, di mettere in<br />
atto le azioni relative al dettato<br />
etico della Scienza. In effetti se le<br />
applicazioni tecnologiche delle<br />
grandi scoperte scientifiche fossero<br />
state studiate a fini di pace e di<br />
progresso, sul pianeta non esisterebbero<br />
le Emergenze Planetarie<br />
riportate nelle tabelle 1-3.<br />
1.6 La chimica alla fine del<br />
Novecento<br />
Alla fine di questa panoramica a<br />
larghe maglie si può affermare<br />
che la chimica come sistema autopoietico,<br />
alla fine del Novecento si<br />
presenta interessante dal punto di<br />
vista conoscitivo e determinante<br />
per le applicazioni industriali a cui<br />
è pervenuta con l’aiuto delle altre<br />
discipline scientifiche in contro<br />
tendenza con quanto avvenuto<br />
alla fine dell’Ottocento allorché<br />
C.H.Duell, responsab<strong>il</strong>e <strong>dei</strong> brevetti<br />
negli Stati Uniti, fece pressioni<br />
sul presidente W.Mc Kinley<br />
affinché chiudesse l’Ufficio brevetti<br />
argomentando che “Ogni cosa<br />
che può essere inventata è stata<br />
inventata” ed in controtendenza<br />
con <strong>il</strong> rapporto del 1987, G.Rimentel<br />
e J.Coanrod sulle “opportunità<br />
in chimica” che parlava di “diffic<strong>il</strong>e<br />
b<strong>il</strong>ancio tra massimizzare i benefici<br />
e minimizzare i problemi”, delineando<br />
<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di una comunità<br />
chimica inquieta per la crescente<br />
ribellione <strong>dei</strong> cittadini contro l’impoverimento<br />
ambientale.<br />
In effetti l’immagine della Chimica<br />
si identifica, per <strong>il</strong> grande pubblico,<br />
con l’immagine dell’industria chimica<br />
che in molti Paesi non gode di<br />
buona fama (basti ricordare<br />
Bophal o Severo), ma verso la fine<br />
del Novecento l’atonia culturale <strong>dei</strong><br />
chimici ha dato qualche segnale di<br />
vivacità sull’onda della necessità di<br />
una politica esplicita a favore della<br />
comprensione della scienza da<br />
parte del grande pubblico.<br />
In conclusione, la storia della<br />
Chimica del Novecento, con la sua<br />
complessità, dimostra che la<br />
Chimica è un costrutto sociale,<br />
risultato di tutti gli attori del<br />
“sistema chimica”, dagli uomini<br />
agli impianti industriali, ottenuto<br />
lavorando con strumenti e in laboratori<br />
costruiti da altri e ut<strong>il</strong>izzando<br />
<strong>il</strong> contributo di centinaia di altri<br />
ricercatori, sia con la collaborazione<br />
diretta, sia attraverso l’uso<br />
delle informazioni della letteratura<br />
e <strong>dei</strong> brevetti.<br />
Per quanto riguarda la grande<br />
industria chimica italiana si è assistito<br />
in questi ultimi decenni al suo<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
graduale sgretolamento iniziato<br />
fin dagli anni Sessanta e proseguito<br />
fino ai giorni nostri, come risultato<br />
di politiche di fusioni, cessioni<br />
ed acquisizioni mai realizzatesi<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’efficienza e<br />
della capacità industriale.<br />
Così sono scomparse gradualmente<br />
nel tempo le grandi imprese chimiche<br />
come Montecatini, Edison,<br />
Montedison, Eni-Anic, Sir Liquichimica,<br />
Enimont fino al gruppo<br />
Ferruzzi Montedison con la cessione<br />
di Ansimont nel 2001-2002.<br />
È purtroppo vero che la scomparsa<br />
della grande industria chimica,<br />
completata con l’uscita del settore<br />
della SNIA negli anni Novanta ha<br />
comportato r<strong>il</strong>evanti problemi<br />
sociali (cancellazione di decine di<br />
migliaia di posti di lavoro) ed economici<br />
(perdite di risparmio privato<br />
e di fondi pubblici).<br />
Attualmente la chimica italiana è<br />
rappresentata da circa 900 aziende,<br />
chimica farmaceutica esclusa, con<br />
125.000 addetti contro i 175.000<br />
della Francia, i 185.000 del Regno<br />
Unito ed i 400.000 della Germania.<br />
La segmentazione della chimica<br />
italiana in un numero elevato di<br />
PMI va vista attualmente con<br />
favore, per due ordini di fattori:<br />
2. Evoluzione della<br />
tecnologia<br />
In questi ultimi duecento anni,<br />
ossia dalla macchina a vapore<br />
all’intelligenza artificiale, la tecnologia<br />
è cresciuta nei Paesi industrializzati<br />
secondo un modello di<br />
sv<strong>il</strong>uppo definito “tecnologia dura”<br />
e caratterizzato da: alta sofisticazione,<br />
elevata intensità energetica<br />
e di capitale, ridotta richiesta di<br />
manodopera, scarsa attenzione<br />
verso i problemi ambientali.<br />
I limiti di siffatto modello di sv<strong>il</strong>uppo<br />
si manifestarono in parte a<br />
metà degli anni Sessanta allorché<br />
cominciava a diffondersi un senso<br />
di crescente preoccupazione per i<br />
problemi ambientali e di sicurezza<br />
(che portava a rivedere <strong>il</strong> ruolo e le<br />
conseguenze della scienza, della<br />
tecnologia e dello sv<strong>il</strong>uppo, alla<br />
luce di quelli che apparivano i problemi<br />
reali e gli obiettivi della<br />
società civ<strong>il</strong>e) e soprattutto allorché<br />
si cercò di trasferirlo nelle aree<br />
<strong>dei</strong> Paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo (PVS).<br />
Per quanto riguarda quest’ultimo<br />
aspetto, l’introduzione nei PVS<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
delle tecnologie affermatesi nei<br />
Paesi industrializzati (cioè ad elevata<br />
intensità di capitale ed a ridotta<br />
richiesta di manodopera) determinò<br />
scompensi ed effetti negativi<br />
nelle economie locali anziché un<br />
progresso tecnico e sociale.<br />
In effetti disoccupazione ed indebitamento<br />
crescente verso l’estero<br />
furono conseguenze inevitab<strong>il</strong>i dell’introduzione<br />
delle nuove tecnologie<br />
che richiedevano forti capitali di<br />
investimento e di esercizio (scarsi<br />
nei PVS), molte materie prime<br />
(spesso d’importazione) e poca<br />
manodopera (in abbondanza).<br />
In effetti, già a metà degli anni<br />
Sessanta, era sorta, in contrapposizione<br />
alla “tecnologia dura”, l’espressione<br />
di “tecnologia soffice”;<br />
<strong>il</strong> termine non è passib<strong>il</strong>e di definizione<br />
precisa, pertanto si deve<br />
intendere per “tecnologia soffice”<br />
una tecnologia “valida per tutti in<br />
ogni tempo”. Ciò sta a significare<br />
che la tecnologia dovrebbe essere<br />
semplice ed a buon mercato, in<br />
modo da poter essere condivisa<br />
da tutti e non solamente dai Paesi<br />
ricchi ed industrializzati.<br />
Si fece strada pertanto la convinzione<br />
che le tecnologie dovessero<br />
essere ripensate in modo nuovo ed<br />
articolato verso soluzioni che<br />
tenessero conto in modo appropriato<br />
delle singole situazioni politiche,<br />
economiche, sociali, culturali,<br />
ambientali e territoriali; nasce così<br />
nel corso degli anni Settanta <strong>il</strong> concetto<br />
di tecnologia appropriate.<br />
Il primo requisito delle tecnologie<br />
appropriate non è quello della semplicità<br />
bensì quello di un grado di<br />
sofisticazione e complessità pari ai<br />
bisogni ed alle opportunità espressi<br />
dalle varie realtà locali.<br />
In effetti la prospettiva, nel corso<br />
degli anni Settanta, di una crescente<br />
scarsità di risorse (fisiche o economiche)<br />
introduce <strong>il</strong> vincolo di una<br />
loro razionale gestione; così, anche<br />
nei Paesi industrializzati, si pone<br />
l’obiettivo di tecnologie che sfruttino<br />
risorse locali (possib<strong>il</strong>mente rinnovab<strong>il</strong>i),<br />
a spreco ridotto o nullo<br />
(zero waste) e contemporaneamente<br />
si fa strada <strong>il</strong> concetto di<br />
recupero e riut<strong>il</strong>izzo di materiali<br />
usati (materie prime secondarie).<br />
Questo obiettivo di una coerenza<br />
complessiva con <strong>il</strong> contesto in cui<br />
le tecnologie verranno inserite,<br />
comporta l’offerta di sistemi organizzati<br />
in modo tale da non domi-<br />
nare l’uomo e da non stravolgere<br />
la natura e richiede, nel contempo,<br />
un impegno di ricerca e sv<strong>il</strong>uppo<br />
assai complesso con soluzioni<br />
in sé sofisticate.<br />
Anche se l’uso delle tecnologie<br />
appropriate si presenta come un<br />
efficace strumento per venire<br />
incontro alla trasformazione dell’assetto<br />
scientifico, economico e<br />
sociale in atto nei vari Paesi (nel<br />
corso degli anni Settanta e più<br />
significativamente nel corso degli<br />
anni Ottanta e Novanta), bisogna<br />
ammettere che <strong>il</strong> concetto delle<br />
tecnologie appropriate è rimasto<br />
più sulla carta che nella pratica<br />
effettiva (soprattutto per <strong>il</strong> prevalere<br />
degli aspetti economici su quelli<br />
sociali), cosicché le attuali tecnologie<br />
non sono altro che le tecnologie<br />
convenzionali con incorporati i<br />
principi delle nuove tecnologie<br />
(ossia dell’elettronica, dell’automatica,<br />
dell’informatica, delle telecomunicazioni<br />
e dell’ingegneria genetica),<br />
con <strong>il</strong> preciso scopo da una<br />
parte di accrescere enormemente <strong>il</strong><br />
numero di opzioni disponib<strong>il</strong>i per<br />
assicurare un’efficiente risposta al<br />
mercato e dall’altra di tenere nella<br />
massima considerazione aspetti<br />
quali la sicurezza, la salute dell’uomo<br />
e la qualità dell’ambiente,<br />
aspetti fino ad ora spesso tenuti in<br />
secondo piano. Le nuove tecnologie<br />
(tecnologie intelligenti) presentano<br />
un elevato grado di reattività<br />
ed una particolare capacità<br />
di penetrare orizzontalmente in<br />
tutte le attività economiche (agricoltura,<br />
industria e servizi), coinvolgono<br />
tutti i settori e tutte le<br />
aree geografiche ed offrono ogni<br />
giorno ed in ogni settore soluzioni<br />
ut<strong>il</strong>i nei campi più disparati.<br />
In effetti molti sono gli autori che<br />
ritengono “epocale” l’introduzione<br />
delle nuove tecnologie sia per le<br />
loro specifiche caratteristiche che<br />
per gli effetti indotti nel campo<br />
della produzione di beni e servizi.<br />
In pratica, l’uso delle nuove tecnologie<br />
ha permesso lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
importanti settori high-tech o<br />
science based (video, computer,<br />
elettronica, telecomunicazioni,<br />
informatica, aerospazio, strumentazione<br />
scientifica, farmaceutica,<br />
biotecnologie, superconduttori,<br />
macchine utens<strong>il</strong>i) ossia di settori<br />
ad elevato contenuto tecnologico<br />
e frutto di forti investimenti in<br />
ricerca e sv<strong>il</strong>uppo.<br />
DAL CONGRESSO<br />
23
DAL CONGRESSO<br />
24<br />
3. La chimica verde<br />
Per chimica verde si intendono<br />
l’uso di risorse vegetali al posto di<br />
risorse foss<strong>il</strong>i (petrolio, metano,<br />
carbone), quali materie prime per<br />
l’industria chimica (ossia per le<br />
sintesi chimiche) e lo sfruttamento<br />
<strong>dei</strong> processi biotecnologici,<br />
ossia <strong>dei</strong> processi di sintesi che<br />
imitano la natura.<br />
L’impiego di materie prime vegetali<br />
e lo sfruttamento delle biotecnologie<br />
per produzioni di tipo <strong>chimico</strong><br />
appare oggi tanto più interessante<br />
se si tiene conto sia delle<br />
sempre maggiori disponib<strong>il</strong>ità di<br />
prodotti agricoli, che si stanno<br />
verificando in più parti del globo,<br />
sia <strong>dei</strong> risultati ottenuti con le tecniche<br />
tradizionali di selezione<br />
genetica delle piante e , soprattutto,<br />
di quelli conseguib<strong>il</strong>i - e già<br />
conseguiti - con l’ aus<strong>il</strong>io delle biotecnologie<br />
avanzate: ingegneria<br />
genetica e coltivazione di cellule di<br />
piante.<br />
Queste nuove tecniche consentono<br />
- e consentiranno sempre più<br />
in futuro – non solo di preparare<br />
nuovi prodotti per usi farmaceutici,<br />
diagnostici e zootecnici e di<br />
perfezionare le coltivazioni agricole,<br />
rendendole più produttive e più<br />
economiche per l’ottenimento di<br />
prodotti agroalimentari aventi<br />
caratteristiche sempre migliori,<br />
ma anche di mettere a punto<br />
nuovi microrganismi ed enzimi da<br />
ut<strong>il</strong>izzarsi per scopi produttivi.<br />
Inoltre, potranno consentire di<br />
pervenire alla realizzazione di<br />
nuove “colture industriali” finalizzate<br />
alla specifica produzione di<br />
sostanze chimiche. In particolare,<br />
le biotecnologie avanzate sono in<br />
grado di fornire gli strumenti per<br />
nuove produzioni di sostanze<br />
aventi funzioni specifiche (alcaloidi,<br />
biocidi, batteri azoto fissatori,<br />
ecc.) che si trovano in natura<br />
sovente solo in piccole concentrazioni<br />
in taluni organismi.<br />
I risultati conseguiti in questi<br />
campi negli ultimi anni fanno<br />
intravedere, in un futuro non<br />
molto lontano, sv<strong>il</strong>uppi pratici<br />
impensab<strong>il</strong>i solo pochi anni addietro,<br />
anche se diversi ostacoli<br />
rimangono ancora da superare.<br />
Ma gli stessi processi biotecnologici<br />
più tradizionali, sebbene noti da<br />
tempo, appaiono non adeguatamente<br />
sfruttati.<br />
Non va infine dimenticato che le<br />
risorse potenziali offerte dalla<br />
natura sono tutt’altro che ben<br />
conosciute. È da osservare in proposito<br />
che meno del 10% delle<br />
circa 400.000 specie di vegetali<br />
descritte dai botanici sono state<br />
sperimentate come fonte di cibo o<br />
di sostanze chimiche. Solo un centinaio<br />
di specie vegetali vengono<br />
coltivate dall’uomo e poco più di<br />
12 prodotti agricoli forniscono <strong>il</strong><br />
90% della nostra alimentazione.<br />
L’affermarsi su larga scala di<br />
un’industria chimica del tipo di<br />
quella qui delineata, avrebbe<br />
diverse conseguenze positive, con<br />
implicazioni di notevole r<strong>il</strong>evanza<br />
socio-economica anche su scala<br />
mondiale.<br />
Lo sv<strong>il</strong>uppo di questo tipo di chimica<br />
porterebbe ad una migliore integrazione<br />
delle attività di tipo <strong>chimico</strong><br />
nel contesto produttivo-ambientale,<br />
ad un miglior ut<strong>il</strong>izzo del territorio,<br />
ad un incremento dell’impiego<br />
di sostanze chimiche (naturali)<br />
non nocive e alla realizzazione di<br />
diversi casi di processi più puliti,<br />
essendo i prodotti naturali più fac<strong>il</strong>mente<br />
biodegradab<strong>il</strong>i.<br />
Esempi pratici di derivati della “chimica<br />
verde” sono le produzioni di:<br />
• carburanti vegetali;<br />
• materie plastiche biodegradab<strong>il</strong>i;<br />
• tensioattivi sintetici derivati da<br />
oli vegetali.<br />
4. Il processo<br />
innovativo<br />
4.1 L’efficienza ambientale<br />
Durante gli ultimi vent’anni è<br />
emersa, a livello globale, una<br />
nuova consapevolezza per un<br />
orientamento della produzione e<br />
del consumo verso modelli di tipo<br />
sostenib<strong>il</strong>e.<br />
Al posto dell’enfasi sulla quantità,<br />
tipica del dopoguerra, che ha<br />
generato la produzione ed <strong>il</strong> consumo<br />
di massa, un accento maggiore<br />
viene ora posto sulla qualità.<br />
Prodotti e servizi vengono spesso<br />
fatti su misura in modo da incontrare<br />
i desideri <strong>dei</strong> più piccoli<br />
gruppi di consumatori.<br />
Nei paesi industriali questo periodo<br />
è stato segnato da una relativa<br />
“dematerializzazione” dell’attività<br />
economica venuta chiaramente<br />
alla ribalta dopo i due shock<br />
petroliferi, a seguito <strong>dei</strong> quali si è<br />
verificato un crescente divario tra<br />
energia consumata ed unità di<br />
prodotto realizzata. Maggiori prezzi<br />
dell’energia, in combinazione<br />
con una spinta verso miglioramenti<br />
di efficienza hanno, ad<br />
esempio, comportato nell’industria<br />
chimica, un raddoppio della<br />
produzione dal 1970, a fronte di<br />
un consumo energetico per unità<br />
di prodotto sceso del 57 per cento.<br />
Oltre a ciò la combinazione tra uso<br />
più efficiente di risorse e più rigorose<br />
normative ambientali ha<br />
ridotto significativamente alcuni<br />
tipi di inquinamento. Nella<br />
Germania occidentale l’industria<br />
chimica è riuscita a ridurre le<br />
emissioni di metalli pesanti del<br />
60-90% tra <strong>il</strong> 1970 ed <strong>il</strong> 1987<br />
mentre la produzione aumentava<br />
del 50%.<br />
Questi miglioramenti sono stati<br />
raggiunti a livello di singole imprese<br />
e sono in numero crescente le<br />
imprese che aumentano con regolarità<br />
la propria “efficienza<br />
ambientale”, ossia la relazione<br />
tra risorse immesse nel ciclo produttivo<br />
e rifiuti emessi, in rapporto<br />
all’unità di prodotto finale. Alla<br />
Nippon Steel Corporation produrre<br />
una tonnellata di acciaio nel 1987<br />
comportava un’emissione di ossidi<br />
di zolfo e di polveri, rispettivamente<br />
del 75% e del 90% in meno<br />
rispetto al 1970. Dal 1960 la Dow<br />
Chemical ha ridotto la produzione<br />
di rifiuti pericolosi da 1 ch<strong>il</strong>ogrammo<br />
per ch<strong>il</strong>o di prodotto vendib<strong>il</strong>e<br />
ad un ch<strong>il</strong>o per 1.000 ch<strong>il</strong>i.<br />
Alla Ciba-Geigy, nel 1979, i prodotti<br />
finiti rappresentavano solo <strong>il</strong><br />
30% del materiale uscito dalla<br />
produzione, <strong>il</strong> rimanente essendo<br />
costituito da rifiuti. Nel 1988 l’efficienza<br />
della compagnia era<br />
aumentata del 62% ed un obiettivo<br />
del 75% è stato fissato entro la<br />
fine del decennio.<br />
In un particolare processo della<br />
Ciba-Geigy la produzione per via<br />
tradizionale di una tonnellata di<br />
amide richiedeva tra tonnellate di<br />
fosforo tricloruro altamente corrosivo<br />
e 12 tonnellate di acqua; e<br />
alla fine si dovevano trattare 154<br />
tonnellate di effluenti di risulta.<br />
Questo processo è stata sostituito<br />
da un sistema che impiega solo<br />
1.9 tonnellate di materie prime e<br />
non necessita d’acqua; i prodotti<br />
di scarto risultano essere 0,6 tonnellate<br />
di acido acetico puro, che<br />
può essere riciclato in altri proces-<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
si, e 0,3 tonnellate di rifiuto organico<br />
solido che viene incenerito.<br />
Ciò non di meno, la quantità complessiva<br />
di rifiuti e le emissioni<br />
industriali inquinanti nelle nazioni<br />
dell’emisfero settentrionale continua<br />
a crescere superando la stessa<br />
crescita economica. In Francia uno<br />
sv<strong>il</strong>uppo economico dell’1% genera<br />
comunemente un aumento <strong>dei</strong><br />
rifiuti del 2%. L’Agenzia per la<br />
Protezione Ambientale statunitense<br />
stima che negli Stati Uniti la generazione<br />
<strong>dei</strong> rifiuti pericolosi cresce<br />
ad un tasso annuo del 7,5%.<br />
All’affacciarsi della cosiddetta era<br />
postindustriale stanno emergendo<br />
nuove prospettive. Nel mondo<br />
industrializzato, <strong>il</strong> relativo successo<br />
ottenuto nella riduzione dell’inquinamento<br />
provocato dalle fabbriche<br />
sta attirando l’interesse del<br />
mercato nei confronti del miglioramento<br />
delle caratteristiche<br />
ambientali <strong>dei</strong> prodotti. Il passaggio<br />
dalla produzione di massa alla<br />
produzione di prodotti su misura<br />
su vasta scala, ha fortemente concorso<br />
ad aumentare <strong>il</strong> numero e la<br />
varietà <strong>dei</strong> prodotti ed ha posto<br />
nuove sfide industriali: secondo<br />
un rapporto dell’Organizzazione<br />
per la Cooperazione Economica e<br />
lo Sv<strong>il</strong>uppo (OCSE) “se la presente<br />
tendenza continua, <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong><br />
prodotti che saranno in uso fra 15<br />
anni non esiste ancora”.<br />
Sotto la pressione di una normativa<br />
sempre più stringente, delle<br />
preferenze <strong>dei</strong> consumatori sempre<br />
più “verdi” e di nuovi approcci<br />
manageriali nei confronti delle<br />
responsab<strong>il</strong>ità <strong>dei</strong> produttori, le<br />
imprese stanno accorgendosi che<br />
oggi la gestione ambientale dell’impresa<br />
richiede la minimizzazione<br />
<strong>dei</strong> rischi e degli effetti lungo<br />
tutti <strong>il</strong> ciclo di vita del prodotto.<br />
Ciò, a sua volta, conduce all’idea<br />
di un sistema economico ideale<br />
basato sul “riconsumo”, ossia sulla<br />
capacità di usare e riusare in tutto<br />
od in parte i beni prodotti per<br />
parecchie generazioni successive.<br />
Le imprese devono ora lavorare<br />
insieme ai governi per diffondere<br />
nell’intero sistema economico processi<br />
produttivi ambientalmente<br />
efficienti ponendo particolare<br />
attenzione ai bisogni delle piccole<br />
e medie imprese e <strong>dei</strong> paesi in via<br />
di sv<strong>il</strong>uppo. Ciò richiederà significativi<br />
cambiamenti tecnologici,<br />
manageriali ed organizzativi,<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
nuovi investimenti e nuove linee<br />
produttive. Parallelamente alle<br />
politiche nazionali che continueranno<br />
a stimolare l’innovazione in<br />
favore della sostenib<strong>il</strong>ità della produzione<br />
industriale, crescerà l’interesse<br />
delle aziende a sv<strong>il</strong>uppare<br />
prodotti e processi più puliti.<br />
4.2 Processi più puliti con la<br />
prevenzione dell’inquinamento<br />
Tutti i processi naturali ed industriali<br />
producono rifiuti. Il rifiuto diventa<br />
inquinante allorché la sua quantità<br />
supera la capacità di smaltimento<br />
dell’ambiente, la quale varia enormemente<br />
in funzione della vasta<br />
gamma di materiali e di processi<br />
usati nonché delle differenze negli<br />
ecosistemi coinvolti.<br />
È ormai noto che per affrontare <strong>il</strong><br />
problema dell’inquinamento si deve<br />
prima cercare <strong>il</strong> mezzo per prevenirlo.<br />
L’obiettivo dovrebbe essere<br />
quello di eliminare <strong>il</strong> problema alla<br />
fonte piuttosto che combatterne i<br />
sintomi attraverso metodi, spesso<br />
costosi, da applicarsi alla fine del<br />
processo, come, per esempio, f<strong>il</strong>tri,<br />
depolveratori, impianti di trattamento<br />
ed inceneritori.<br />
Fin dagli anni ’70 questo tipo di<br />
approccio ha guadagnato terreno<br />
negli ambienti politici e imprenditoriali;<br />
esso viene considerato <strong>il</strong> sistema<br />
più efficace per raggiungere l’efficienza<br />
economica ed ambientale.<br />
Un numero sempre maggiore di<br />
imprese si sta accorgendo che l’inquinamento<br />
da loro prodotto è un<br />
segno di inefficienza e che i rifiuti<br />
corrispondono a materie prime<br />
rimaste invendute perché non<br />
incorporate nel prodotto finale.<br />
L’insieme delle pressioni normative,<br />
le crescenti istanze <strong>dei</strong> cittadini<br />
e la situazione competitiva<br />
sempre più esasperata, stanno<br />
conducendo le imprese ad adottare<br />
la logica della prevenzione. Nei<br />
paesi dell’OCSE, un forte stimolo<br />
deriva dal crescente costo dello<br />
smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti: trattare i<br />
rifiuti può costare oggi ad un’impresa<br />
una media di 380 dollari alla<br />
tonnellate, fino a 3.000-10.000<br />
dollari la tonnellata nel caso di<br />
rifiuti tossici o pericolosi. Inoltre i<br />
governi stanno cominciando a<br />
considerare programmi integrati<br />
per costringere gli inquinatori a<br />
rifondere i costi ambientali attraverso<br />
le politiche di presso.<br />
L’esperienza ha dimostrato che le<br />
maggiori barriere alla prevenzione<br />
sono la mancanza di informazioni,<br />
di volontà e di incentivi appropriati.<br />
Sia le grandi che le piccole<br />
imprese possono prevenire la produzione<br />
<strong>dei</strong> rifiuti e l’inquinamento<br />
risparmiando così preziose<br />
materie prime; possono ridurre i<br />
costi di smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti,<br />
riducendo la vulnerab<strong>il</strong>ità dell’impresa;<br />
possono migliorare la produttività<br />
e promuovere una più<br />
efficiente allocazione delle risorse.<br />
Molti studi, sia a livello nazionale<br />
che di settore, hanno mostrato<br />
che l’industria possiede grandi<br />
potenzialità per migliorare ulteriormente<br />
la propria efficienze<br />
economica ed ambientale attraverso<br />
la prevenzione.<br />
Considerazioni di tipo ambientale<br />
devono essere perentoriamente<br />
condotte al centro <strong>dei</strong> processi<br />
produttivi, andando ad influenzare<br />
la scelta delle materie prime, le<br />
procedure operative, la tecnologia,<br />
le risorse umane. La prevenzione<br />
implica che l’efficienza<br />
ambientale divenga, al pari della<br />
profittab<strong>il</strong>ità, una funzione critica<br />
che ognuno deve tendere a promuovere<br />
attraverso:<br />
• una buona manutenzione: lo<br />
scopo di una buona manutenzione<br />
è quello di ut<strong>il</strong>izzare i macchinari<br />
ed i sistemi produttivi nella<br />
maniera più efficiente possib<strong>il</strong>e;<br />
• la sostituzione <strong>dei</strong> materiali:<br />
identificare ed eliminare fonti di<br />
inquinamento implica spesso<br />
alcune ristrutturazioni sia da<br />
parte <strong>dei</strong> produttori che <strong>dei</strong> consumatori.<br />
La completa o parziale<br />
messa al bando del piombo,<br />
del mercurio, del DDT e <strong>dei</strong> clorofluorocarburi<br />
(CFC) in diverse<br />
parti del mondo, ha costituito<br />
l’unico modo efficace per risolvere<br />
definitivamente i problemi<br />
che questi composti hanno sempre<br />
causato;<br />
• cambiamenti nei sistemi di produzione:<br />
spesso le imprese sono<br />
in grado di ridurre considerevolmente<br />
le emissioni semplificando<br />
i sistemi di produzione attraverso<br />
una riduzione del numero<br />
di fasi nei processi impiegati.<br />
Scegliere processi a circuito<br />
chiuso, per esempio, può far<br />
risparmiare risorse, oltrechè<br />
abbassare le emissioni nocive,<br />
Anche <strong>il</strong> consumo e l’inquina-<br />
DAL CONGRESSO<br />
25
DAL CONGRESSO<br />
26<br />
mento delle acque possono<br />
essere ridotti attraverso programmi<br />
di riciclo;<br />
• <strong>il</strong> recupero delle risorse: un altro<br />
modo per ridurre le emissioni<br />
consiste nel trattenere gli agenti<br />
nocivi all’interno del sistema produttivo<br />
per poi ut<strong>il</strong>izzarli nello<br />
stesso o in un altro processo.<br />
Alcune industrie hanno già installato<br />
complessi “ecosistemi industriali”<br />
in cui gli scarti di una linea<br />
manifatturiera diventano la<br />
materia prima per un’altra. Molte<br />
delle lavorazioni petrolchimiche,<br />
che vengono effettuate su grande<br />
scala, posseggono esteri circuiti<br />
di riciclo impiegati per reimmettere<br />
materiali, come i solventi o i<br />
catalizzatori, a monte delle lavorazioni.<br />
Le società automob<strong>il</strong>istiche<br />
oggi riciclano regolarmente<br />
gli scarti di produzione, in particolare<br />
le materie plastiche.<br />
In conclusione si possono condurre<br />
cicli produttivi più puliti ottenendo<br />
prodotti sostenib<strong>il</strong>i gestendo <strong>il</strong> ciclo<br />
di vita del prodotto attraverso una<br />
serie di opzioni quali:<br />
• eliminare o sostituire <strong>il</strong> prodotto<br />
• eliminare o ridurre ingredienti<br />
dannosi<br />
• scegliere materiali o processi<br />
ecologicamente migliori<br />
• diminuire <strong>il</strong> peso o ridurre <strong>il</strong><br />
volume<br />
• produrre prodotti concentrati<br />
(senza acqua)<br />
• produrre grandi quantità<br />
• combinare le funzioni di più prodotti<br />
• produrre meno modelli e varietà<br />
• ridisegnare <strong>il</strong> prodotto per un<br />
uso più efficiente<br />
• aumentare la durata di vita del<br />
prodotto<br />
• ridurre l’imballaggio da scartare<br />
• aumentare le possib<strong>il</strong>ità di riparazione<br />
• ridisegnare <strong>il</strong> prodotto in funzione<br />
della sua riut<strong>il</strong>izzazione<br />
• nuovo sistema di produzione del<br />
prodotto.<br />
5. Conclusioni<br />
Il problema ambientale coinvolge<br />
in effetti molti attori: Stati, organismi<br />
(internazionali e nazionali),<br />
imprese e cittadini ed ha riflessi<br />
sia sulle risorse che sulla salute<br />
della popolazione per la sua<br />
dimensione: economica, tecnologica,<br />
giuridica, sociale e politica.<br />
Per risolvere i problemi ambientali,<br />
occorrono azioni di sostegno<br />
(tecniche e finanziarie) parallele a<br />
quelle già messe in atto per <strong>il</strong><br />
sostegno dello sv<strong>il</strong>uppo tecnologico<br />
e culturale.<br />
Grave, dal punto di vista ambientale,<br />
è anche la situazione <strong>dei</strong> Paesi<br />
dell’Europa Orientale ormai riconvertiti<br />
verso un’economia di mercato;<br />
in effetti, in un confronto con<br />
l’Europa Occidentale, si stima che<br />
l’industria dell’Est consuma, per<br />
produrre analoghe quantità di beni,<br />
<strong>il</strong> 75% in più di energia dell’Europa<br />
Occidentale ed emetta l’83% in più<br />
di ossidi di azoto e <strong>il</strong> 148% in più di<br />
anidride solforosa.<br />
I problemi da risolvere sono enormi;<br />
si tratta di omologare gli standards<br />
di sicurezza, di trasferire<br />
tecnologie pulite, di ottenere<br />
piena trasparenza sullo stato dell’ambiente<br />
e di aumentare le risorse<br />
finanziarie oggi palesemente<br />
insufficienti di fronte alla gravità<br />
del problema. Come già accennato,<br />
<strong>il</strong> problema ambientale necessita<br />
soprattutto di azioni di prevenzione,<br />
poiché le azioni di interventi<br />
riparatori non cancellano le<br />
perdite sociali ed economiche che<br />
si possono verificare per cause di<br />
inquinamenti di varia natura.<br />
Le azioni da promuovere in campo<br />
internazionale e nazionale sono<br />
soprattutto la tempestiva emanazione<br />
di strumenti giuridici coerenti<br />
con lo sv<strong>il</strong>uppo tecnologico e<br />
tali da essere in grado di promuovere<br />
in tempo le soluzioni tecniche<br />
necessarie alla prevenzione dell’inquinamento,<br />
la messa a punto<br />
di tecnologie pulite e la disponib<strong>il</strong>ità<br />
di risorse finanziarie.<br />
Il ricorso agli strumenti economici<br />
deriva da quattro necessità:<br />
• fornire ricompense ed incentivi<br />
per chi migliora la tecnologia ed<br />
i processi produttivi;<br />
• usare i mercati in modo più efficace<br />
nel raggiungere gli obiettivi<br />
ambientali;<br />
• trovare modi più efficaci perché<br />
sia <strong>il</strong> Governo che l’industria<br />
possano raggiungere questi<br />
stessi obiettivi;<br />
• spostarsi dal controllo dell’inquinamento<br />
alla prevenzione dell’inquinamento.<br />
A loro volta i Governi possono<br />
intervenire sul mercato attraverso<br />
vari meccanismi:<br />
• tasse ed imposte sull’inquina-<br />
mento;<br />
• vendita <strong>dei</strong> diritti di inquinamento;<br />
• limiti all’uso delle risorse;<br />
• crediti per <strong>il</strong> risparmio di risorse;<br />
• prezzi differenziati (come per la<br />
benzina con o senza piombo);<br />
• misure speciali di ammortamento<br />
e rimozione di sovvenzioni e<br />
barriere all’attività del mercato.<br />
Le imprese industriali, responsab<strong>il</strong>i<br />
<strong>dei</strong> maggiori “disastri” in campo<br />
sociale, hanno l’obbligo di sv<strong>il</strong>uppare<br />
un management ambientale che<br />
deve essere considerato non un<br />
vincolo economico bensì un mezzo<br />
di opportunità per lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />
prodotti competitivi e di know how<br />
da cedere ad altre imprese; in altre<br />
parole l’impresa deve gestire <strong>il</strong><br />
cambiamento in atto verso lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
sostenib<strong>il</strong>e, ossia deve “cambiare<br />
rotta” rispetto alla passata<br />
gestione, raccogliendo la sfida<br />
anche sul campo ambientale.<br />
Controllare <strong>il</strong> degrado ambientale<br />
significa salvaguardare le risorse e<br />
pertanto tale controllo è un obbligo<br />
dello Stato, degli imprenditori e<br />
di ogni singolo cittadino.<br />
Produrre beni significa anche produrre<br />
rifiuti, ma con una corretta<br />
gestione, è possib<strong>il</strong>e limitare l’impatto<br />
negativo con l’ambiente,<br />
ridurre l’inquinamento e recuperare<br />
“materie prime secondarie” attraverso<br />
<strong>il</strong> riciclo <strong>dei</strong> rifiuti stessi.<br />
In conclusione vincere la sfida<br />
ambientale è possib<strong>il</strong>e: occorre<br />
mettere in atto quelle stesse strategia<br />
che hanno consentito eccezionali<br />
successi nei vari campi dell’attività<br />
industriale e che consentiranno per<br />
<strong>il</strong> futuro uno sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />
ossia la possib<strong>il</strong>ità di assicurare <strong>il</strong><br />
progresso scientifico e tecnologico<br />
ed <strong>il</strong> benessere della società salvaguardando<br />
le risorse, la qualità della<br />
vita e l’ambiente. In un tale contesto<br />
<strong>il</strong> ruolo del <strong>chimico</strong> rimane<br />
determinante per le scelte della tecnologia<br />
e delle sue applicazioni.<br />
BIBLOGRAFIA<br />
- L.Cerruti, Bella e potente: La chimica<br />
del Novecento tra scienza e società,<br />
Editori Riuniti, Roma 2003.<br />
- L.Gallino, La scomparsa dell’Italia<br />
industriale, Einaudi, Torino 2003.<br />
- A.Zichichi, L’etica della scienza,<br />
Società Italiana di fisica, 1993.<br />
- S.Schmidheiny, Cambiare rotta, Il<br />
Mulino, Bologna 1992.<br />
- A.Ruberti, Tecnologia domani, La<br />
Terza, Roma 1985.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Il Chimico e la certezza <strong>dei</strong><br />
risultati delle analisi<br />
Validazione <strong>dei</strong> metodi e incertezza di misura nei laboratori di prova:<br />
le linee guida delle Agenzie Ambientali.<br />
27 ottobre 2003<br />
Lo studio della “teoria degli<br />
errori” ha fatto sempre parte<br />
della formazione del Chimico, che<br />
è certamente la figura professionale<br />
che l’inconscio collettivo, ma<br />
anche la realtà di fatto, associa al<br />
mondo delle analisi ed in generale<br />
alla realtà <strong>dei</strong> laboratori.<br />
Il <strong>chimico</strong> si è sempre confrontato<br />
con gli errori delle proprie analisi,<br />
riconoscendo che possono<br />
essere accidentali o sistematici o<br />
insiti nel metodo stesso di analisi,<br />
ed ha sempre saputo che <strong>il</strong> numero<br />
fornito al committente aveva<br />
un intervallo di incertezza.<br />
Talvolta ha tentato di esprimere <strong>il</strong><br />
numero con un intervallo numerico,<br />
indicato dalla deviazione standard,<br />
accorgendosi ben presto<br />
che questo creava enorme confusione<br />
nel cliente e né minava le<br />
certezze.<br />
Oggi le condizioni sono cambiate,<br />
lo stesso cliente ha maturato la<br />
propria cultura nell’ut<strong>il</strong>izzo del<br />
dato analitico, ed i percorsi di<br />
accreditamento <strong>dei</strong> laboratori rendono<br />
imprescindib<strong>il</strong>e la quantificazione<br />
dell’incertezza di misura.<br />
Questo presuppone la definizione<br />
di procedure statistiche valide ed<br />
approvate che possano validare i<br />
metodi di prova ed accompagnarne<br />
i risultati, ormai in piena<br />
coscienza che la CHIMICA è una<br />
scienza esatta, ma non perché<br />
fornisce un numero esatto, ma<br />
perché è in grado di calcolare <strong>il</strong><br />
proprio errore.<br />
La rete nazionale delle Agenzie<br />
Ambientali aveva a questo proposito<br />
istituito un gruppo di lavoro<br />
“Accreditamento e Certificazione”<br />
che in due anni di lavoro ha predisposto<br />
su questo tema una serie<br />
di linee guida, che sono state<br />
distribuite in occasione di un<br />
workshop tenutosi in Ancona <strong>il</strong> 27<br />
ottobre c.a.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
Agli organizzatori ARPA Marche<br />
ed ARPA Em<strong>il</strong>ia Romagna ha dato<br />
patrocinio e sponsorizzazione<br />
anche l’Ordine Regionale di<br />
<strong>Chimici</strong> delle Marche, per <strong>il</strong> quale<br />
l’evento aveva un valore ed una<br />
priorità di interesse generale.<br />
Il Presidente Dott. De Rosa e molti<br />
altri colleghi <strong>Chimici</strong> hanno dato la<br />
propria disponib<strong>il</strong>ità per lo svolgimento<br />
delle relazioni e della tavola<br />
rotonda, dando luogo ad una<br />
giornata di elevato interesse scientifico<br />
che ha richiamato la presenza<br />
di oltre trecento partecipanti, di<br />
cui oltre la metà proveniente dal di<br />
fuori Regione Marche.<br />
I lavori sono stati introdotti dal<br />
Direttore Generale di ARPAM,<br />
dott. G. Paoloni, e moderati dalla<br />
Dott.ssa R. Raffaelli, entrambi<br />
<strong>Chimici</strong>, ed hanno visto l’<strong>il</strong>lustrazione<br />
di corpose relazioni e la<br />
consegna di documentazione cartacea<br />
ed un CD molto ut<strong>il</strong>i per la<br />
validazione <strong>dei</strong> metodi analitici.<br />
G. Bonacchi e P. Quaglino hanno<br />
relazionato in merito alla<br />
Validazione <strong>dei</strong> metodi di prova<br />
<strong>il</strong>lustrando la necessità di uno<br />
strumento comune in tutti i laboratori<br />
mediante una procedura<br />
statisticamente valida ed appropriata<br />
per la validazione <strong>dei</strong> metodi<br />
di prova.<br />
S. De Martin ha <strong>il</strong>lustrato<br />
L’incertezza di misura, postando<br />
esempi applicativi a metodiche di<br />
tipo <strong>chimico</strong> e A. Grigato ha svolto<br />
<strong>il</strong> tema relativa alla Progettazione<br />
degli esperimenti nella<br />
validazione <strong>dei</strong> metodi di prova,<br />
con proposte innovative ed infine<br />
E. Sesia e M. Lorenzin hanno<br />
postato esperienze di attività nel<br />
campo <strong>dei</strong> Fitofarmaci: attività<br />
per ottimizzare la qualità del dati,<br />
per ottimizzare la qualità <strong>dei</strong> dati<br />
analitici.<br />
La giornata ha visto la conclusio-<br />
ne con una tavola rotonda moderata<br />
dal Presidente de Rosa, che<br />
ha visto gli interventi di P. Bianco<br />
per SINAL, R. Draisci per ISTI-<br />
SAN, N. Bottazzini per UNICHIM,<br />
M. Belli per APAT, P. Ammazzalorso<br />
per ARPAM e G. Corvatta<br />
per l’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle<br />
Marche.<br />
Gli esperti degli Istituti interessati<br />
hanno evidenziato i diversi<br />
punti di vista e le interrelazioni,<br />
che costituiscono un punto di riferimento<br />
per l’attività sia pubblica<br />
che privata in campo analitico.<br />
L’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />
prosegue la propria collaborazione<br />
con l’Agenzia per la<br />
Prevenzione Ambientale, mettendo<br />
a disposizione le risorse economiche<br />
destinate a fac<strong>il</strong>itare e<br />
migliorare la formazione <strong>dei</strong> propri<br />
professionisti, ma anche rendendosi<br />
disponib<strong>il</strong>e a far partecipi<br />
altri professionisti delle conoscenze<br />
tipiche del Chimico.<br />
A chiusura del programma ci sono<br />
stati alcuni interventi da parte <strong>dei</strong><br />
presenti, chimici, biologi, fisici ed<br />
altri professionisti delle Agenzie e<br />
della Libera Professione che operano<br />
nei laboratori di prova, dimo-<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
27
DAGLI ISCRITTI<br />
28<br />
Il Chimico e la formazione<br />
professionale<br />
La formazione professionale continua<br />
<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> è da tempo<br />
oggetto di una grande attenzione<br />
degli Ordini Professionali, per i<br />
quali peraltro tale attività rientra<br />
fra le competenze istituzionali più<br />
importanti, che si aggiunge alla<br />
tenuta degli albi.<br />
Proseguono quindi le iniziative<br />
dell’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle<br />
Marche in collaborazione con<br />
ARPAM, visto che anche questa<br />
Agenzia per la Prevenzione<br />
Ambientale ha fra le proprie priorità<br />
anche quella della formazione<br />
continua del personale dipendente<br />
e collaboratore.<br />
Il giorno 17 ottobre presso<br />
l’Auditorium della Fiera di Ancona,<br />
si è tenuta una giornata nel corso<br />
della quale sono state approfondite<br />
le tematiche relative alle acque<br />
superficiali, che ha rappresentato<br />
un’occasione di incontro culturale<br />
fra esperti per le tematiche relative<br />
ai corpi idrici (acque dolci e<br />
marine) che hanno r<strong>il</strong>evante interesse<br />
ambientale ed una intensa<br />
correlazione con la salute umana.<br />
L’evento è stato accreditato ECM<br />
dal Ministero della Salute ed ha<br />
riscosso un notevole successo,<br />
che è testimoniato dalla presenza<br />
di 250 tecnici del settore, ai quali<br />
è stato consegnato materiale di<br />
studio ed un CD contenente <strong>il</strong><br />
materiale presentato dai relatori .<br />
La giornata di formazione è stata<br />
organizzata nel corso della mattinata<br />
con una prima sessione tecnica<br />
relativa alle acque superficiali<br />
interne, mentre nel pomeriggio<br />
si è articolata una seconda sessione<br />
in cui sono stati trattati i temi<br />
relativi alle superficiali marine.<br />
La mattinata è stata aperta dall’intervento<br />
del Direttore Generale<br />
dell’ARPAM, dott. Gisberto<br />
Paoloni, che ha <strong>il</strong>lustrato la situazione<br />
generale delle acque superficiali<br />
interne nella Regione<br />
Marche, descrivendo con cartografie<br />
e grafici di ogni bacino la<br />
situazione attuale ed <strong>il</strong> trend evolutivo<br />
che si è verificato nel corso<br />
degli ultimi anni.<br />
Il Presidente dell’Ordine <strong>dei</strong><br />
<strong>Chimici</strong> delle Marche, nonché<br />
Direttore Tecnico Scientifico<br />
dell’ARPA Marche, dott. Ferdinando<br />
De Rosa, ha svolto una prima<br />
relazione sulla classificazione delle<br />
acque, come è prevista dal Dlgs<br />
152/99, <strong>il</strong>lustrando la costruzione<br />
strando che i problemi trattati<br />
sono largamente sentiti e che vi<br />
era l’esigenza di produrre linee<br />
guida di settore, sinora inesistenti.<br />
Ogni percorso analitico dunque<br />
necessita di valutare l’incertezza<br />
di misura del valore finale che<br />
costituisce <strong>il</strong> dato analitico certificato,<br />
per rappresentare un traguardo<br />
alto di conoscenza che<br />
possa garantire non solo gli operatori,<br />
ma anche i committenti<br />
dell’alta qualità del risultato.<br />
Ferdinando de Rosa<br />
Presidente dell’Ordine Regionale<br />
<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />
Acque superficiali: attività di prevenzione per l’ambiente, la salute e<br />
<strong>il</strong> tempo libero. Auditorium Fiera di Ancona, 17 ottobre 2003<br />
degli indicatori sintetici, a partire<br />
dai singoli dati analitici.<br />
In particolare con l’IBE (Indice<br />
Biotico Esteso) si evidenzia nei<br />
corsi d’acqua l’inquinamento cronico<br />
attraverso la r<strong>il</strong>evazione degli<br />
elementi biotici ed in combinazione<br />
con le misure di parametri chimici<br />
macrodescrittori (LIM) quali<br />
ammoniaca, sostanze organiche,<br />
pH, ecc… si perviene allo stato<br />
ecologico SECA dell’ecosistema.<br />
La presenza di microinquinanti<br />
chimici, ovvero sostanze chimiche<br />
pericolose, permette di calcolare<br />
lo stato <strong>chimico</strong> SACA che è in<br />
relazione agli effetti tossici sugli<br />
organismi a causa <strong>dei</strong> fenomeni di<br />
accumulo.<br />
È stata evidenziata inoltre la presenza<br />
di stazioni (principalmente<br />
quelle delle zone di foce <strong>dei</strong> corsi<br />
d’acqua) caratterizzate da uno<br />
stato ambientale scadente o pessimo,<br />
per le quali è previsto, entro<br />
l’anno 2008 <strong>il</strong> rientro nella categoria<br />
sufficiente ed entro <strong>il</strong> 2016<br />
nella categoria buono, dando alcuni<br />
suggerimenti ut<strong>il</strong>i.<br />
E infatti necessario <strong>il</strong> completamento<br />
degli impianti di depurazione<br />
e la loro corretta gestione, ma<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
anche la costruzione di terzo stadio<br />
<strong>chimico</strong> e fitodepurazione,<br />
oltre alla costruzione di vasche di<br />
accumulo per la prima pioggia.<br />
Le tecniche di campionamento ed<br />
analisi chimiche sono state <strong>il</strong>lustrate<br />
dallo stesso dott. De Rosa<br />
in una seconda relazione, che ha<br />
dato una descrizione accurata<br />
delle modalità di campionamento<br />
e delle metodiche ut<strong>il</strong>izzate, sottolineando<br />
<strong>il</strong> fatto che la corretta<br />
esecuzione di questa fase preliminare<br />
sia di fondamentale importanza<br />
per <strong>il</strong> successo delle fasi<br />
successive del monitoraggio.<br />
Il dott. Carlo Zazzetta, responsab<strong>il</strong>e<br />
del Servizio Acque del<br />
Dipartimento Provinciale ARPAM<br />
di Macerata, ha introdotto <strong>il</strong> significato<br />
dell’Indice di Funzionalità<br />
Fluviale, spiegando quali sono e<br />
come devono essere ottenute le<br />
informazioni necessarie per comp<strong>il</strong>are<br />
le schede previste.<br />
La dott.ssa M<strong>il</strong>ena Brandinelli,<br />
collaboratrice della Direzione<br />
Generale ARPAM, ha fornito le<br />
nozioni relative all’elaborazione<br />
informatica <strong>dei</strong> dati attraverso un<br />
programma che elabora automaticamente<br />
le analisi mens<strong>il</strong>i e su<br />
base statistica calcola gli indici.<br />
Il data base è ormai in esercizio<br />
dal 1997 ed ha permesso la classificazione<br />
per tutti gli anni fino<br />
ad oggi, completato anche dalla<br />
georeferenziazione e da tutte le<br />
ulteriori informazioni ottenib<strong>il</strong>i<br />
attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo della tecnologia<br />
G.I.S.<br />
Una panoramica generale sugli<br />
aspetti relativi alle acque superficiali<br />
destinate alla produzione di<br />
acqua potab<strong>il</strong>e è stata presentata<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
dal dott.. Pietro Salvatori, responsab<strong>il</strong>e<br />
dell’U. O. Acque Potab<strong>il</strong>i del<br />
Dipartimento Provinciale ARPAM<br />
di Pesaro, nella quale sono stati<br />
affrontati i temi della potab<strong>il</strong>izzazione,<br />
i controlli analitici da effettuare<br />
e la modalità di classificazione<br />
finale, con riferimento alla<br />
situazione regionale.<br />
Una particolare problematica<br />
associata alle acque destinate al<br />
consumo umano è quella relativa<br />
al rischio eutrofico ed alla presenza<br />
di alghe tossiche che sono un<br />
notevole ed attuale rischio sanitario<br />
che sovente impedisce la potab<strong>il</strong>izzazione.<br />
Tale tema e tutti gli aspetti ad<br />
esso connessi sono stati affrontati<br />
in chiusura della sessione mattutina<br />
dalla dott.ssa M<strong>il</strong>ena Bruno<br />
del Dipartimento Ambiente e<br />
Prevenzione Primaria dell’Istituto<br />
Superiore di Sanità. Nella seconda<br />
sessione relativa alle acque<br />
marine la dott.ssa Mengarelli,<br />
responsab<strong>il</strong>e del Servizio Acque<br />
del Dipartimento Provinciale<br />
ARPAM di Ancona, ha presentato<br />
tutte le problematiche ed i rischi<br />
associati al trasporto marittimo;<br />
fornendo anche un quadro relativo<br />
alle possib<strong>il</strong>i soluzioni.<br />
Il dott. Enzo Funari, del<br />
Dipartimento Ambiente e<br />
Prevenzione Primaria Istituto<br />
Superiore di Sanità ha esposto in<br />
maniera dettagliata gli orientamenti<br />
della nuova proposta di<br />
Direttiva Comunitaria e le attività<br />
dell’OMS per la definizione di<br />
linee-guida per la qualità delle<br />
acque di balneazione, che<br />
dovranno sostituire quelle attuali.<br />
Secondo le nuove proposte sarà<br />
necessario considerare anche le<br />
condizioni del territorio al contorno<br />
delle zone balneari e valutare<br />
la presenza delle fonti inquinanti,<br />
che forniranno un quadro di riferimento<br />
preciso delle zone balneab<strong>il</strong>i<br />
in aggiunta alle r<strong>il</strong>evazioni<br />
analitiche.<br />
La dott.ssa Manuela Ercolessi,<br />
responsab<strong>il</strong>e dell’Unità Operativa<br />
Mare del Dipartimento Provinciale<br />
ARPAM di Pesaro, ha mostrato <strong>il</strong><br />
quadro attuale della situazione<br />
nella Regione in funzione degli<br />
attuali monitoraggi e le conseguenti<br />
qualità delle acque di balneazione,<br />
che peraltro sono visualizzab<strong>il</strong>i<br />
sempre in tempo reale sul<br />
sito www.arpa.marche.it.<br />
A chiusura <strong>dei</strong> lavori è intervenuto<br />
<strong>il</strong> dott. Gianluca de Grandis, collaboratore<br />
del Dipartimento Provinciale<br />
ARPAM di Ancona, che ha <strong>il</strong>lustrato<br />
con <strong>il</strong> suo intervento le tecniche<br />
di campionamento nelle<br />
varie matrici marine: acqua, sedimenti<br />
e biota e come avviene l’attività<br />
di monitoraggio dell’ambiente<br />
marino costiero, avvalendosi<br />
della motonave Sib<strong>il</strong>la in dotazione<br />
dell’Agenzia marchigiana.<br />
A chiusura degli interventi <strong>dei</strong><br />
presenti, si è proceduto alla valutazione<br />
dell’apprendimento<br />
necessaria al fine dell’acquisizione<br />
<strong>dei</strong> crediti formativi del programma<br />
E.C.M. quale evento registrato<br />
presso <strong>il</strong> Ministero della Salute.<br />
Con <strong>il</strong> 1° gennaio 2002 è infatti<br />
diventato operativo <strong>il</strong> programma<br />
nazionale ECM (Educazione<br />
Continua in Medicina) che prevede<br />
l’acquisizione di crediti formativi<br />
annuali partecipando ad eventi<br />
accreditati dalla Commissione<br />
<strong>Nazionale</strong> ECM.<br />
Il programma nazionale ECM<br />
riguarda tutto <strong>il</strong> personale sanitario,<br />
medico e non medico, dipendente<br />
o libero professionista operante<br />
nella Sanità sia privata che<br />
pubblica.<br />
All’evento formativo sulle “Acque<br />
superficiali: attività di prevenzione<br />
per l’ambiente, la salute ed <strong>il</strong><br />
tempo libero” sono stati assegnati<br />
6 crediti per i tecnici della prevenzione<br />
nell’ambiente e 5 crediti<br />
per medici, chimici e biologi.<br />
Ferdinando de Rosa<br />
Presidente Ordine Regionale<br />
<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
29
DAGLI ISCRITTI<br />
30<br />
DISTRIBUZIONE<br />
DEI NITRATI NELLE<br />
QACQUE DI FALDA<br />
Acqua potab<strong>il</strong>e sufficiente, pura<br />
e di buona qualità: <strong>il</strong> problema<br />
del duem<strong>il</strong>a<br />
Il problema dell’acqua riveste<br />
una dimensione ambientale di<br />
livello mondiale, legato al clima e<br />
all’uso irrazionale ed indiscriminato<br />
che è stato fatto in molti anni di<br />
consumismo irrazionale di tale<br />
risorsa.<br />
Lo stesso vertice di Joannesburg<br />
ha individuato i problemi principali<br />
legati allo sv<strong>il</strong>uppo mondiale:<br />
Acqua, Igiene, Energia, Salute,<br />
Produzione agricola, Biodiversità,<br />
Gestione dell’ecosistema.<br />
Molti di questi temi sono correlati<br />
ed interdipendenti, ma certamente<br />
l’acqua, o meglio la sua possib<strong>il</strong>e<br />
mancanza, influirà sullo sv<strong>il</strong>uppo<br />
economico mondiale, riducendo<br />
alcune zone del terzo mondo al<br />
limite della sopravvivenza e<br />
costringendo <strong>il</strong> ricco occidente ad<br />
effettuare notevoli investimenti di<br />
ricerca ed adottare sistemi di<br />
risparmio e recupero.<br />
Molte Regioni si stanno impegnando<br />
concretamente su tale problema,<br />
per la realizzazione <strong>dei</strong> piani<br />
di tutela delle acque superficiali e<br />
delle acque sotterranee in conformità<br />
al D.Lgs. 152/99, in collaborazione<br />
con le Agenzie Ambientali,<br />
al fine di avere due strumenti<br />
conoscitivi indispensab<strong>il</strong>i per la<br />
politica ambientale del territorio.<br />
La Regione Marche è ricca di acque<br />
montane di ottima qualità ma,<br />
negli anni ’70, queste sono state<br />
contaminate dai nitrati (vedi carta<br />
regionale) in maniera pesante<br />
nelle zone di fondovalle, che costituivano<br />
importante approvvigionamento<br />
idrico per numerosi comuni.<br />
Questo inquinante <strong>chimico</strong> peraltro<br />
è ormai uniformemente distribuito<br />
in tutta la nazione e segue perfettamente<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo agricolo intensivo,<br />
da cui deriva in funzione dell’ut<strong>il</strong>izzo<br />
di fert<strong>il</strong>izzanti chimici a<br />
base di nitrato. Gli studi ambientali<br />
hanno ormai delimitato le zone<br />
vulnerab<strong>il</strong>i da nitrati secondo i criteri<br />
dettati dalla normativa nazionale<br />
e comunitaria, a cui è necessario<br />
dare seguito applicando idonei<br />
programmi d’azione e recupero<br />
delle acque di falda.<br />
I corsi d’acqua superficia-<br />
li richiedono sempre maggiore<br />
attenzione, soprattutto quelli a<br />
carattere torrentizio, per i quali è<br />
indispensab<strong>il</strong>e la definizione e<br />
determinazione del minimo deflusso<br />
vitale (MDV) per contemperare<br />
l’esigenza degli attingimenti con<br />
quella della vita del fiume sia in<br />
termini biologici che per assicurare<br />
una idonea capacità di autodepurazione.<br />
Quando siamo costretti a scegliere<br />
tra i vari ut<strong>il</strong>izzi delle acque dobbiamo<br />
mettere al primo posto l’uso<br />
idropotab<strong>il</strong>e, seguito dalle esigenze<br />
dell’agricoltura e successivamente<br />
lo svago ed <strong>il</strong> tempo libero.<br />
Il bene acqua deve rimanere quindi<br />
necessariamente sotto <strong>il</strong> controllo<br />
pubblico, pur adottando<br />
meccanismi di gestione privata o<br />
mista al fine di massimizzare i<br />
risparmi e minimizzare i costi che<br />
sono i tipici ed efficienti meccanismi<br />
del mercato.<br />
Abbiamo bisogno, in simbiosi fra<br />
tecnici ed amministratori, di assicurare<br />
una migliore gestione e la<br />
razionalizzazione dell’esistente,<br />
riducendo la percentuale di perdite<br />
nelle condotte idriche ed informare<br />
gli utenti per evitare e ridurre gli<br />
sprechi individuali e collettivi di<br />
questo bene prezioso insostituib<strong>il</strong>e.<br />
Sono convinto che <strong>il</strong> Chimico possa<br />
partecipare attivamente all’opera<br />
di sensib<strong>il</strong>izzazione che deve partire<br />
dalle nuove generazioni, così<br />
come è già stato fatto per <strong>il</strong> problema<br />
<strong>dei</strong> rifiuti, con esperienze e<br />
risultati sufficienti anche se ancora<br />
migliorab<strong>il</strong>i. Anche nel campo della<br />
depurazione degli scarichi civ<strong>il</strong>i<br />
possono essere adottati provvedimenti,<br />
che le moderne tecnologie<br />
ed i professionisti che né promuovono<br />
l’ut<strong>il</strong>izzo forniscono, come ad<br />
esempio <strong>il</strong> terzo stadio <strong>chimico</strong> e la<br />
fitodepurazione che rappresenta<br />
una interessante soluzione di ingegneria<br />
naturalistica.<br />
Stiamo lavorando, nel pubblico e<br />
nel privato, per rispettare tutti gli<br />
appuntamenti di qualità delle<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
acque previsti dalla normativa<br />
europea, per approntare i piani di<br />
tutela delle acque ed approfondire<br />
la conoscenza obiettiva di dati<br />
e le relative valutazioni per dare<br />
forma alle scelte strategiche<br />
necessarie per giungere ai risultati<br />
ottimali che ci siamo prefissati.<br />
Le statistiche ISTAT riportate permettono<br />
di evidenziare la situazione<br />
di tutte le Regioni Italiane,<br />
tratte dalla relazione al Parlamento<br />
sullo stato <strong>dei</strong> servizi idrici<br />
per l’anno 2002, presentazione<br />
che è stata effettuata alla Camera<br />
<strong>dei</strong> Deputati in occasione della<br />
relazione sull’attività degli ATO.<br />
Il grafico 1 permette di valutare la<br />
quantità media immessa in rete<br />
pro capite e la quantità effettivamente<br />
erogata, e quindi la differenza<br />
permette di analizzare <strong>il</strong><br />
problema della dispersione delle<br />
reti.<br />
A volte <strong>il</strong> termine dispersione non<br />
rende ragione del vero fenomeno<br />
che è la somma delle reali perdite<br />
fisiche e di quelle economiche<br />
connesso all’ut<strong>il</strong>izzo abusivo delle<br />
acque o alla mancata iscrizione a<br />
ruolo. Se possiamo accettare<br />
come fisiologica una “perdita” di<br />
circa 20-25%, come avviene nella<br />
maggior parte degli acquedotti, i<br />
valori enormemente superiori a<br />
questo dato ci mostrano una larga<br />
fascia di abusivismo e poco corretta<br />
gestione <strong>dei</strong> servizi.<br />
La figura 6 evidenzia l’origine<br />
della risorsa acqua, che ad esempio<br />
nella regione Marche si suddivide<br />
fra un 67% che proviene<br />
dalle sorgenti (principalmente<br />
nella Provincia di Ancona), <strong>il</strong> 28%<br />
che viene emunto da pozzi ed <strong>il</strong><br />
14% che proviene dal trattamento<br />
delle acque superficiali (principalmente<br />
nella Provincia di<br />
Pesaro).<br />
La figura 9 mette in raffronto le<br />
perdite di rete, ragionevoli per<br />
alcune Regioni in cui si collocano<br />
attorno al 25%, ma decisamente<br />
da correggere in altre che contribuiscono<br />
a portare l’Azienda Italia<br />
ad un pessimo 42% che deve, ed<br />
in tempi brevi, essere almeno<br />
dimezzato.<br />
Dott. Ferdinando de Rosa<br />
Presidente dell’Ordine Regionale<br />
<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
31
DAGLI ISCRITTI<br />
32<br />
Acqua e acque: problemi e<br />
prospettive nell’Anno Mondiale<br />
dell’Acqua<br />
Si é svolto a Roma, presso la sede della Regione Lazio, <strong>il</strong> 23.09.2003,<br />
<strong>il</strong> Convegno <strong>Nazionale</strong> "Acqua e acque: problemi e prospettive<br />
nell'anno mondiale dell'acqua potab<strong>il</strong>e".<br />
Il convegno, accreditato E.C.M.,<br />
era rivolto non solo agli<br />
Operatori pubblici e privati che<br />
operano nel settore specifico, ma<br />
anche alle Associazioni e ai cittadini:<br />
i consumatori, diventano,<br />
con la nuova normativa, attori<br />
consapevoli, coinvolti nelle<br />
responsab<strong>il</strong>ità dell’autocontrollo,<br />
a capire criteri, parametri e metodi<br />
per stab<strong>il</strong>ire le caratteristiche<br />
delle acque potab<strong>il</strong>i. “Sub tutela”,<br />
infatti, dopo l’entrata in vigore del<br />
D.Lgs n. 31/01, anche l’impianto<br />
di distribuzione domestico, inteso<br />
come condutture, raccordi e<br />
apparecchiature installati tra i<br />
rubinetti per l’erogazione dell’acqua<br />
e la rete di distribuzione.<br />
Tutti i maggiori Enti preposti alla<br />
potab<strong>il</strong>ità delle acque, Ministero<br />
della Salute, Regione Lazio,<br />
Provincia di Roma, Sindaco di<br />
Roma, Università “La Sapienza” e<br />
infine <strong>il</strong> <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />
<strong>Chimici</strong>, hanno patrocinato <strong>il</strong><br />
Convegno, occasione di approfondimento<br />
e confronto multidisciplinare.<br />
Ha aperto i lavori l’Azienda<br />
Sanitaria, <strong>il</strong>lustrando <strong>il</strong> proprio<br />
ruolo fra innovazioni e conferme<br />
normative a tutela dell’acqua<br />
potab<strong>il</strong>e e della sua qualità.<br />
L’acqua potab<strong>il</strong>e, infatti, a seguito<br />
del referendum ambientale del<br />
1993, é considerata, a tutti gli<br />
effetti, un alimento e segue una<br />
normativa che prevede monitoraggi<br />
e percorsi istituzionali sempre<br />
più diversi da quelli delle<br />
acque destinati ad altri usi.<br />
All’ASL, tutore del repertorio delle<br />
cognizioni tecniche, compete <strong>il</strong><br />
ruolo di monitoraggio del rischio,<br />
la scelta di eventuali parametri<br />
aggiuntivi e <strong>il</strong> giudizio di qualità<br />
delle acque; giudizio che negli<br />
ultimi anni era stato molto sottovalutato<br />
a fronte, spesso, di<br />
comunicazioni culturali diverse o<br />
di iniziative personali.<br />
All’Autorità di Ambito 1 , d’intesa<br />
con la ASL competente, sono affidati,<br />
inoltre, <strong>il</strong> raccordo con i<br />
Sindaci <strong>dei</strong> vari Comuni e, qualora<br />
sia necessaria, una comunicazione<br />
del rischio tempestiva,<br />
cap<strong>il</strong>lare, chiara, comprensib<strong>il</strong>e e<br />
scientificamente corretta, nonché<br />
la valutazione del rapporto<br />
rischio/beneficio nella distribuzione<br />
dell’acqua che non presenta le<br />
caratteristiche di potab<strong>il</strong>ità.<br />
Si é parlato anche della comunicazione<br />
attraverso i media che<br />
molto spesso usano linguaggi non<br />
scientificamente corretti. Per<br />
esempio, nel caso delle fibre d’amianto<br />
nell’acqua, con <strong>il</strong> loro linguaggio,<br />
hanno fatto da cassa di<br />
risonanza a idee prive di fondamento<br />
scientifico e hanno terrorizzato<br />
inut<strong>il</strong>mente la popolazione.<br />
Si è r<strong>il</strong>evata la necessità di prevedere<br />
percorsi istituzionali nella<br />
comunicazione del rischio e non<br />
percorsi affidati ad iniziative culturali<br />
e personali. A qualche ospite<br />
è emerso evidente l’approccio<br />
diverso da altre regioni dove, nel<br />
periodo di siccità di quest’anno, si<br />
invitava a non lavare i vetri della<br />
macchina per risparmiare l’acqua.<br />
Dissipati tutti i dubbi, per chi ne<br />
avesse mai avuti, sull’accreditamento<br />
<strong>dei</strong> laboratori che effettuano<br />
le analisi sulle acque potab<strong>il</strong>i:<br />
<strong>il</strong> Ministero della Sanità, in<br />
collaborazione con l’Istituto<br />
Superiore di Sanità se ne attribuisce<br />
l’incarico. Sempre all’Istituto<br />
Superiore di Sanità compete la<br />
predisposizione delle metodiche<br />
nella ricerca <strong>dei</strong> parametri supplementari.<br />
Per le attività di laboratorio,<br />
le ASL si avvalgono delle<br />
ARPA, che, ovviamente, dovranno<br />
far accreditare i propri laboratori<br />
dall’Istituto Superiore di Sanità.<br />
Durante <strong>il</strong> congresso si é parlato<br />
della funzione strategica delle<br />
Regioni a cui compete <strong>il</strong> ruolo di<br />
chiarire l’incertezza, dipanando la<br />
complessità delle variab<strong>il</strong>i <strong>chimico</strong>-fisiche-biologiche.<br />
Alle Regioni<br />
competono, inoltre, l’elaborazione<br />
<strong>dei</strong> programmi, una volta stab<strong>il</strong>iti<br />
i principi generali, che comprendano<br />
l’ispezione degli impianti e<br />
l’individuazione <strong>dei</strong> punti di prelievo<br />
significativi ai fini del campionamento.<br />
Una volta puntualizzato che l’acqua<br />
é un bene pubblico che non<br />
può essere privatizzato, ma, al<br />
massimo, dato in gestione, particolarmente<br />
interessante è stata la<br />
relazione dell’ Ente gestore 2 di<br />
Roma, l’ACEA, incaricato della<br />
potab<strong>il</strong>ità dell’acqua attraverso<br />
tutta la rete di distribuzione, fino<br />
al punto di consegna. L’Ing.<br />
Patrizia Vasta ha <strong>il</strong>lustrato la rete<br />
di approvvigionamento, le sue<br />
dimensioni, le tecnologie e la f<strong>il</strong>osofia<br />
d’impresa così come viene<br />
espressa nella carta <strong>dei</strong> valori.<br />
La rete acquedottistica di Roma<br />
comprende sei acquedotti (<strong>il</strong><br />
sistema acquedottistico Peschiera<br />
Capore, l’acquedotto Marcio, <strong>il</strong><br />
Nuovo Vergine, l’Appio Alessandrino<br />
ed <strong>il</strong> nuovo acquedotto<br />
del lago di Bracciano) ed e’ alimentata<br />
da 5 sorgenti (Peschiera,<br />
Capore, Acqua Marcia, Salone e<br />
Acquoria), da un lago e da altre<br />
fonti di approvvigionamento sotterranee<br />
(campi pozzi).<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Del sistema acquedottistico<br />
romano fanno parte anche altri<br />
acquedotti, pozzi e sorgenti situate<br />
nei pressi della città, che, nel<br />
loro insieme, contribuiscono<br />
significativamente all’approvvigionamento<br />
idrico.<br />
La distribuzione all’interno dell’area<br />
metropolitana è garantita da<br />
35 serbatoi e da un sistema di<br />
condotte di distribuzione di 5.050<br />
Km. Il sistema acquedottistico<br />
fornisce fino ad un massimo di<br />
500 litri d’acqua a persona al<br />
giorno.<br />
È stata <strong>il</strong>lustrata anche l’attività<br />
interna <strong>dei</strong> laboratori di analisi.<br />
Si è parlato anche del numero di<br />
fontane attive, fra cui le famose<br />
fontanelle o nasoni: circa 450<br />
fontane artistiche, 2.350 fontanelle<br />
in ghisa, per non parlare<br />
delle altre, che fanno parte del<br />
patrimonio storico ed architettonico<br />
di Roma. Queste hanno subito<br />
un duro attacco da parte di<br />
alcune associazioni ambientaliste<br />
che accusavano <strong>il</strong> Comune di<br />
sperpero di acqua. Il Comune ha<br />
provveduto, così, a temporizzare<br />
la distribuzione di acqua alle fontanelle,<br />
con <strong>il</strong> risultato di mettere<br />
in evidenza <strong>il</strong> ruolo importante<br />
che queste hanno sia come sfogo<br />
notturno alle pressioni di rete che<br />
nel diminuire <strong>il</strong> cattivo odore che<br />
proviene dai reflui. Molto apprezzato<br />
dal pubblico animalista <strong>il</strong><br />
ruolo delle fontane verso gli animali!<br />
Le principali acque addotte a<br />
Roma (Peschiera, Capore e<br />
Marcia) presentano ottime caratteristiche<br />
qualitative naturali tali<br />
da non richiedere alcun trattamento<br />
correttivo. Hanno origini in<br />
bacini sotterranei molto estesi,<br />
profondi e della stessa origine<br />
idrogeologica. Dal punto di vista<br />
organolettico hanno valori ottimali<br />
di temperatura ( 11, 12, 10 °C )<br />
e di limpidezza.<br />
Attente considerazioni sul monitoraggio<br />
<strong>dei</strong> parametri e sul vincolo<br />
determinato sono state fatte<br />
dal Dr. Ottaviani, Direttore del<br />
Laboratorio di Igiene Ambientale<br />
dell’Istituto Superiore di Sanità.<br />
Là dove sono stati stab<strong>il</strong>iti vincoli<br />
ci sono a monte gli studi<br />
dell’OMS, per altri parametri<br />
come gli IPA e i pesticidi, si é stab<strong>il</strong>ito<br />
un ordine di grandezza dove<br />
vale <strong>il</strong> principio di precauzione;<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
infine, per alcuni parametri come<br />
l’acr<strong>il</strong>ammide vale <strong>il</strong> principio del<br />
compromesso e/o dell’opportunità.<br />
Il Dr Ottaviani e <strong>il</strong> Dr Chiacchierini,<br />
Direttore del Dipartimento<br />
Qualità delle Merci, presso<br />
l’Università “La Sapienza” hanno<br />
puntualizzato la significatività<br />
delle cifre decimali, l’accezione di<br />
assenza e, finalmente, hanno<br />
fatto r<strong>il</strong>evare che non ha alcun<br />
senso diminuire a livello di<br />
Comunità Europea l’ordine di<br />
grandezza delle misure se poi, le<br />
analisi non vengono eseguite o,<br />
peggio, si continuano a ut<strong>il</strong>izzare<br />
attrezzature obsolete ed <strong>il</strong> personale<br />
non viene valorizzato all’interno<br />
di una valida organizzazione.<br />
Bisogna per questi motivi investire<br />
in attrezzature che siano capaci<br />
di dare risposte valide se la<br />
Comunità europea abbassa gli<br />
ordini di grandezza <strong>dei</strong> parametri<br />
altrimenti gli indicatori non sono<br />
più affidab<strong>il</strong>i.<br />
Particolare attenzione é stata<br />
data alle modalità di campionamento:<br />
si parla, intanto, di ben<br />
quattro modalità di campionamento<br />
dell’acqua in funzione dell’approvvigionamento<br />
e si intende<br />
che altre ne saranno messe a<br />
punto.<br />
Ormai quasi definiti anche i monitoraggi<br />
relativi alla cessione <strong>dei</strong><br />
contenitori, ivi comprese le<br />
cisterne, anche perché finalmente<br />
definiti i materiali.<br />
Il Consulente, <strong>il</strong> laboratorio ed<br />
<strong>il</strong> cittadino<br />
Molto interessante l’intervento<br />
della dott.sa Daniela Maurizi dell’omonimo<br />
Gruppo che ha descritto<br />
l’iter amministrativo delle procedure<br />
dalla comunicazione di<br />
scavo in poi, per i vari usi.<br />
Ha <strong>il</strong>lustrato le attività di<br />
un’Azienda, che con esperienza<br />
trentennale, risponde con prontezza<br />
e multidisciplinarietà alle<br />
nuove normative sulla tutela dell’acqua<br />
potab<strong>il</strong>e, dal pozzo all’<br />
approvvigionamento, dall’escavazione<br />
all’autocontrollo, garantendo<br />
al proprietario del pozzo <strong>il</strong><br />
monitoraggio <strong>dei</strong> requisiti previsti<br />
dalla legge con controlli ed analisi<br />
opportunamente programmate.<br />
A questo proposito tanti auguri al<br />
Dr. Fernando Maurizi che quest’anno,<br />
oltre le soddisfazioni di<br />
lavoro, ha festeggiato la laurea in<br />
Chimica della seconda figlia e fra<br />
poco diventerà per la seconda<br />
volta nonno.<br />
Permane, comunque, alla fine del<br />
Congresso, <strong>il</strong> dubbio sull’organico<br />
delle ASL, che pur prevedendo <strong>il</strong><br />
ruolo del Chimico nei servizi di<br />
Igiene Pubblica, non avviano i<br />
concorsi nè le procedure di mob<strong>il</strong>ità<br />
da altri Enti.<br />
NORMATIVA<br />
Chiara Rimmaudo<br />
D.Lgs. 30-12-1992, n. 502, - quinquies.<br />
Coordinamento con le Agenzie<br />
regionali per l’ambiente. Riordino della<br />
disciplina in materia sanitaria, a norma<br />
dell’articolo 1 della L. 23 ottobre 1992,<br />
n. 421. Pubblicato nella Gazz. Uff. 30<br />
dicembre 1992, n. 305, S.O.<br />
L. 5-1-1994, n. 36<br />
Disposizioni in materia di risorse idriche.<br />
Pubblicata nella Gazz. Uff. 19<br />
gennaio 1994, n. 14, S.O.<br />
D.Lgs. 2-2-2001, n. 31<br />
Attuazione della direttiva 98/83/CE<br />
relativa alla qualità delle acque destinate<br />
al consumo umano. Pubblicato<br />
nella Gazz. Uff. 3 marzo 2001, n. 52,<br />
S.O.<br />
D.Lgs. 2-2-2002 n. 27<br />
Modifiche ed integrazioni al D.Lgs. 2<br />
febbraio 2001, n. 31, recante attuazione<br />
della direttiva 98/83/CE relativa<br />
alla qualità delle acque destinate al<br />
consumo umano. Pubblicato nella<br />
Gazz. Uff. 9 marzo 2002, n. 58.<br />
NOTE<br />
1 «Autorità d’Ambito»: la forma di<br />
cooperazione tra comuni e province ai<br />
sensi dell’articolo 9, comma 2, della<br />
legge 5 gennaio 1994, n. 36, e, fino<br />
alla piena operatività del servizio idrico<br />
integrato, l’amministrazione pubblica<br />
titolare del servizio».<br />
2 «Gestore»: <strong>il</strong> gestore del servizio<br />
idrico integrato, così come definito dall’articolo<br />
2, comma 1, lettera o-bis) del<br />
decreto legislativo 11 maggio 1999, n.<br />
152, e successive modifiche, nonché<br />
chiunque fornisca acqua a terzi attraverso<br />
impianti idrici autonomi o cisterne,<br />
fisse o mob<strong>il</strong>i.<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
33
DAGLI ISCRITTI<br />
34<br />
Come brucia un bosco<br />
L’estate da poco trascorsa è stata caratterizzata da un grande numero<br />
di incendi boschivi, di varia gravità, in tutta l’Europa meridionale,<br />
Italia compresa. I rendiconti dati al pubblico da radio, televisione e<br />
stampa quotidiana e periodica hanno soprattutto r<strong>il</strong>evato la gravità <strong>dei</strong><br />
danni, la responsab<strong>il</strong>ità di incendiari e piromani, e gli interventi per<br />
l’estinzione e la riduzione <strong>dei</strong> danni alle persone e all’ambiente.<br />
Quanto segue intende presentare in forma elementare l’aspetto<br />
<strong>chimico</strong> del fenomeno assai complesso della combustione quando<br />
investe un bosco, e i suoi fattori determinanti.<br />
Come brucia un bosco? Una volta innescato,<br />
come si propaga l’incendio, quali condizioni<br />
si raggiungono durante e dopo l’incendio nella<br />
zona colpita? A queste domande si può rispondere<br />
in base all’esperienza pratica più che con<br />
risposte derivate da sperimentazioni in laboratorio.<br />
Infatti <strong>il</strong> sistema “bosco che brucia” è<br />
troppo complesso per poterlo affrontare con i<br />
modelli tanto ut<strong>il</strong>i per lo studio delle combustioni<br />
che si svolgono in sistemi più semplici. Per<br />
cercare di rendere quanto meno complicato<br />
possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> “sistema bosco” esaminiamo brevemente<br />
un caso tipico, anche se non molto<br />
comune, quello di un bosco di conifere, di tipo<br />
alpino. In tale sistema si possono distinguere<br />
abbastanza nettamente tre parti principali: lo<br />
strato di materiale combustib<strong>il</strong>e che si trova sul<br />
terreno (<strong>il</strong> sottobosco: erba e fogliame secco,<br />
rami secchi caduti dagli alberi, arbusti); la zona<br />
<strong>dei</strong> tronchi (in un bosco fitto di conifere i tronchi<br />
sono spogli nella parte inferiore, fino ad<br />
altezze di parecchi metri); la zona delle chiome.<br />
Lo strato di materiale combustib<strong>il</strong>e che si trova<br />
sul terreno è più spesso la zona di origine dell’incendio,<br />
da un punto o da un’area assai circoscritta.<br />
Da questa la propagazione può svolgersi<br />
con velocità e intensità molto diverse, a<br />
seconda di condizioni quali velocità del vento,<br />
natura del terreno, umidità della parte combustib<strong>il</strong>e,<br />
ecc.<br />
Oltre che a terra, l’incendio si propaga anche<br />
agli alberi. Questi, in un bosco “maturo” hanno<br />
tronchi piuttosto spogli nella parte inferiore;<br />
rami, fogliame e germogli sono più abbondanti<br />
nella parte alta, dove possono essere raggiunti<br />
dalla radiazione solare. Rami e foglie<br />
sono un’altra fonte di combustib<strong>il</strong>e per l’incendio,<br />
che si propaga così alla chioma. Le correnti<br />
convettive che salgono dall’incendio a<br />
terra scaldano e seccano le chiome degli alberi;<br />
scint<strong>il</strong>le e fiamme le raggiungono e le incendiano.<br />
Un altro veicolo di propagazione dell’incendio<br />
è dato dal materiale incandescente trasportato<br />
dal vento e dalle correnti ascendenti<br />
di gas e vapori caldi, che vanno a formare<br />
nuovi centri di fuoco. Quando questi sono<br />
numerosi, l’incendio nel bosco si estende con<br />
grande velocità. Il fuoco può propagarsi anche<br />
lungo i tronchi e i grossi rami; queste parti<br />
possono risultare meno danneggiate, salvo che<br />
in grandi incendi, eccezionalmente “caldi”.<br />
L’assieme di sottobosco, erba, arbusti e alberi<br />
ha una composizione media elementare di<br />
circa 50% C, 6% H e 44% O. Gli elementi che<br />
possono essere presenti in tracce sono numerosi:<br />
prevalgono in genere N, S, P, Ca, Mg, Fe;<br />
sono stati riscontrati anche oligoelementi tra<br />
cui Mn, Zn, Cu, B.<br />
La lotta contro gli incendi <strong>dei</strong> boschi si avvale<br />
anche di una approfondita conoscenza del<br />
meccanismo attraverso <strong>il</strong> quale nel bosco si<br />
accende un fuoco che si propaga. In passato<br />
non sono mancati tentativi di studiare <strong>il</strong> fenomeno<br />
con ricerche sperimentali “sul campo”,<br />
ovviamente previa una scelta accurata del<br />
bosco e dopo avere disposto gli opportuni<br />
mezzi di misura, controllo ed estinzione. Tali<br />
sperimentazioni hanno fornito dati di interesse<br />
pratico, come quelli raccolti nella Tab. 1 [1]<br />
Il meccanismo della propagazione di un incendio<br />
boschivo, quindi, si può spiegare sommariamente<br />
così: una zona in combustione provoca<br />
un grande flusso di calore; questo, per<br />
irraggiamento, conduzione e convezione, fa<br />
aumentare la temperatura del materiale combustib<strong>il</strong>e<br />
nelle immediate vicinanze, causandone<br />
la pirolisi con emissione di gas e vapori. La<br />
pirolisi del legno incomincia a circa 200 °C e<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
TIPO DI VELOCITÀ CARATTERISTICHE DIMENSIONI TEMP. °C NELLA FIAMMA<br />
INCENDIO DEL VENTO DELL’INCENDIO DELLE FIAMME A DIVERSE ALTEZZE DAL SUOLO<br />
m/min Veloc. Combust. Altezza Profond. A terra 0,3 m 5 m 10 m<br />
m/min<br />
kg/m<br />
consumato m m<br />
2<br />
TAB. 1: DATI OTTENUTI DA INCENDI SPERIMENTALI DI BOSCHI, DI MODERATA<br />
INTENSITÀ [1]<br />
A TERRA<br />
a) statico 0-12 0,25-0,4 1-15 0,3 0,15 600* 240 50 25<br />
b) in moto 35-100 1-6 1-15 0,6-2,4 0,5-3 760* 650 60 40<br />
CHIOMA 82-104 11-27 2,4-4,4 15-21 8-21 860 955 560 780<br />
* Valori probab<strong>il</strong>mente errati per difetto<br />
continua fino a 500 °C; a questa temperatura<br />
<strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e è completamente carbonizzato.<br />
Si sv<strong>il</strong>uppano vapor d’acqua, metanolo, formal<strong>dei</strong>de,<br />
CO, catrami, fuliggine e idrocarburi<br />
aromatici policiclici [2]. In miscela con aria<br />
l’assieme di tali sostanze forma miscele<br />
infiammab<strong>il</strong>i, che bruciano innescate da altro<br />
materiale già in combustione.<br />
Ricerche più recenti hanno approfondito le<br />
conoscenze, accertando tra l’altro la r<strong>il</strong>evanza<br />
dello stadio di combustione della brace sulla<br />
composizione delle miscele aerosospese, compreso<br />
<strong>il</strong> materiale particellare [3, 4].<br />
Al Fire Research Laboratory, Missoula, MT, USA<br />
si sono applicati modelli matematici per prevedere<br />
<strong>il</strong> consumo di materiale combustib<strong>il</strong>e e la<br />
produzione e <strong>il</strong> trasporto del fumo da fuochi<br />
programmati; gli importanti fenomeni collegati<br />
alla combustione della brace non sono<br />
però finora interpretab<strong>il</strong>i con tali modelli [5, 6]<br />
(vedi Tab. 1).<br />
Come risultato di questo processo di pirolisi e<br />
accensione <strong>dei</strong> suoi prodotti, la nuova zona di<br />
combustione che si è formata trasferisce calore<br />
e materiale ancora incombusto, propagando<br />
così l’incendio.<br />
Dapprima la fiamma non è a contatto diretto<br />
con <strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e solido, perché la miscela<br />
aria/sostanze volat<strong>il</strong>i vicino a quella superficie<br />
si trova al disopra del limite superiore di infiammab<strong>il</strong>ità<br />
(quindi la miscela è troppo “ricca” per<br />
accendersi). Successivamente la combustione<br />
si svolge a contatto con la superficie solida; la<br />
fiamma diviene allora meno appariscente, ma<br />
l’emissione di calore è considerevole.<br />
Per aggirare le difficoltà connesse con la necessità<br />
di considerare le complesse reazioni di pirolisi<br />
e di combustione si è ricorsi a una ipotesi<br />
semplificativa. Si è ammesso che per raggiungere<br />
una velocità di sv<strong>il</strong>uppo delle sostanze<br />
volat<strong>il</strong>i combustib<strong>il</strong>i dai materiali solidi sufficiente<br />
a formare una miscela infiammab<strong>il</strong>e, nonché<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
per la sua accensione, sia necessario raggiungere<br />
una certa temperatura minima in superficie.<br />
Si è però constatato che <strong>il</strong> tempo necessario<br />
per raggiungere tale temperatura e per conseguenza<br />
l’accensione della miscela dipende<br />
dalla presenza e dalla posizione della “fiamma<br />
p<strong>il</strong>ota”. Tuttavia la semplificazione citata è stata<br />
ut<strong>il</strong>izzata con successo - tramite una equazione<br />
di b<strong>il</strong>ancio termico - per valutare la velocità di<br />
propagazione dell’incendio di un bosco. In generale,<br />
è stata confermata scientificamente la pratica<br />
empirica: un incendio può essere spento<br />
solo impedendogli di propagarsi; in questo<br />
modo esso finisce per esaurimento della sua<br />
fonte di combustib<strong>il</strong>e. È quindi opportuno limitare<br />
l’estensione <strong>dei</strong> boschi, tenendoli separati<br />
da fasce non alberate.<br />
Negli interventi antincendio può essere ut<strong>il</strong>e<br />
accendere fuochi controllati per sottrarre tempestivamente<br />
<strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e e dirigere l’incendio<br />
verso zone determinate. Il “bombardamento<br />
con acqua” (dai celebri aerei Canadair e da<br />
elicotteri) non tanto della zona in fiamme<br />
quanto delle zone verso le quali <strong>il</strong> fuoco si dirige,<br />
è ovviamente efficace ed è quello maggiormente<br />
impiegato.<br />
Alberto Girelli<br />
NOTE<br />
[1] G. Ross, New Scientist, 17 settembre 1970.<br />
[2] C.K. McMahon e S.N. Tsoukalas. In Carcinogenesis,<br />
Vol. 3, P.A. Jones e R.I. Freudenthal (eds),<br />
Raven Press, New York, 1978.<br />
[3] R.J. Yokelson et al., atti del Joint Fire Science<br />
Conference and Workshop, 1999.<br />
[4] C. Chandler et al., Fire in forestry I. Forest fire<br />
behavior and effects. W<strong>il</strong>ey, Chichester, 1983.<br />
[5] E Ward e L.F. Radke, in P.J. Krutzen e J.G. Goldammer<br />
(eds) Fire in the environment. W<strong>il</strong>ey, Chichester, 1993.<br />
[6] I. Bertschi et al., J. Geophys. Research, 108, D13,<br />
8472 (2003).<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
35
DAGLI ISCRITTI<br />
36<br />
Chimico e manager: sogno o realtà?<br />
n un articolo sul ruolo del chi-<br />
Imico nella fabbrica (1) , sottolineavo<br />
la parziale inadeguatezza<br />
<strong>dei</strong> corsi di laurea chimici tradizionali<br />
nel preparare i giovani laureati<br />
ad intraprendere una carriera<br />
diversa ed un po’ più ad ampio<br />
respiro rispetto ad attività prettamente<br />
tecniche nel settore specifico.<br />
È pur vero che gli studi universitari<br />
sono solo una base, sicuramente<br />
solida, su cui costruire la<br />
propria professionalità e che nello<br />
sv<strong>il</strong>uppo della carriera professionale<br />
giocano innumerevoli altri<br />
fattori, la cultura di base, la<br />
comunicatività, i rapporti interpersonali,<br />
la determinazione e,<br />
non ultimo, la voglia di lavorare.<br />
Di seguito mi propongo di descrivere<br />
e commentare <strong>il</strong> perché per<br />
<strong>il</strong> <strong>chimico</strong> non è frequente raggiungere<br />
posizioni dirigenziali o,<br />
per lo meno, non lo è quanto per<br />
altri corsi di laurea. Inoltre tenterò<br />
di spiegare cosa significa<br />
“manager” e se l’ambizione di<br />
ricoprire tale ruolo è semplicemente<br />
“ moda” e “ status” oppure<br />
“ vocazione”.<br />
1. Gli studi chimici<br />
Si inizia <strong>il</strong> primo anno con un<br />
entusiasmo a stento contenuto.<br />
Affascinati, da una parte, da una<br />
scienza di cui non conosciamo<br />
nulla ma nella quale intravediamo<br />
l’“appeal” di poter governare la<br />
materia (richiamando antiche<br />
connotazioni medioevali) e, dall’altra,<br />
dalla speranza e fiducia di<br />
un futuro professionale che ci<br />
vede immersi in riunioni strategiche,<br />
al governo di impianti futuristici,<br />
circondati da segretarie efficienti<br />
ed affascinanti.<br />
Dopo i primi tre mesi un buon cinquanta<br />
per cento della nostra<br />
visione romantica della chimica è<br />
già svanita.<br />
Dopo sei mesi, ai primi scontri<br />
con gli esami di matematica, è<br />
svanita del tutto.<br />
Dopo <strong>il</strong> primo anno (per chi ci<br />
arriva) diventa chiaro che di<br />
romantico non c’è, né c’è mai<br />
stato, nulla.<br />
La materia si potrà forse “manipolare”<br />
ma solo dopo essersi<br />
sfiancati su una serie di esami<br />
propedeutici la cui ut<strong>il</strong>ità è certa<br />
ma che diverrà chiara solo in<br />
seguito, durante la carriera professionale.<br />
Quella che non svanisce, anzi si<br />
rafforza, è la speranza/<strong>il</strong>lusione di<br />
diventare manager, convinti che<br />
“siffatte prove” ci temprino a sufficienza<br />
contro le future difficoltà<br />
professionali.<br />
Gli anni accademici trascorrono<br />
tra esami belli, interessanti,<br />
molto duri. Ne ricordo con piacere<br />
alcuni: Chimica organica superiore,<br />
Chimica industriale organica,<br />
Fisica tecnica, Metodi speciali<br />
di sintesi organica e così via.<br />
La visione romantica/medioevale<br />
lascia <strong>il</strong> posto ad una presa di<br />
coscienza pragmatica sul potenziale<br />
di tale scienza, sicuramente<br />
enorme e di cui <strong>il</strong> corso di laurea<br />
ne è <strong>il</strong> degno interprete. Poco per<br />
volta si viene conquistati dal<br />
fascino della chimica e dal potenziale<br />
che sta dietro di essa e tale<br />
che, se non fosse per una questione<br />
ut<strong>il</strong>itaristica e di necessità,<br />
che ci tiene con <strong>il</strong> pensiero teso<br />
verso <strong>il</strong> mondo esterno del lavoro,<br />
si perderebbero di vista anche le<br />
ambizioni e le pulsioni manageriali,<br />
all’inizio molto più presenti.<br />
Questo aspetto è così vero che è<br />
frequente, per chi non ha necessità<br />
immediate di un lavoro e di<br />
un guadagno, che alcuni si fermano<br />
“ gratis” in Università per una<br />
carriera accademica gratificante<br />
solo ai massimi livelli.<br />
Ci avviciniamo alla laurea.<br />
Sappiamo di stereochimica, isomeri<br />
ottici e geometrici, gradiente<br />
di diffusione <strong>dei</strong> gas nei granuli di<br />
catalizzatore, LEED, NMR, FT-IR,<br />
chemical shift, funzioni d’onda,<br />
…Ma nessuno ci ha mai insegnato<br />
come comunicare, oppure le più<br />
recenti norme sulle emissioni in<br />
atmosfera o sullo smaltimento <strong>dei</strong><br />
rifiuti, oppure sulla sicurezza sul<br />
posto di lavoro. Per non parlare<br />
poi di quei quattro conti necessari<br />
per capire se un investimento<br />
dà un ritorno, ed in quanto<br />
tempo, oppure no. La qualità è un<br />
qualcosa che, talvolta, sentiamo<br />
durante la pubblicità di uno<br />
yogurt. Così attrezzati i più “fortunati”<br />
si apprestavano (qualche<br />
anno fa) a partire per m<strong>il</strong>itare,<br />
altri si affacciano direttamente nel<br />
mondo del lavoro.<br />
Il “fortunati” precedente non è né<br />
metaforico né ironico. Il servizio<br />
m<strong>il</strong>itare, tra i molti difetti che gli<br />
sono propri, ha almeno un pregio:<br />
quello di mettere di fronte potenziali<br />
scienziati cresciuti a “pane e<br />
stereochimica” con un reale spaccato<br />
della nostra società che ci<br />
accompagnerà per tutta la vita.<br />
2. Il primo approccio<br />
con <strong>il</strong> lavoro<br />
Le possib<strong>il</strong>ità di impiego <strong>dei</strong> laureati<br />
in chimica sono ampiamente<br />
descritte in un articolo apparso su<br />
“Il Mondo” del 14 settembre<br />
2001 (2) .<br />
In tale pezzo sono delineati buona<br />
parte <strong>dei</strong> possib<strong>il</strong>i sbocchi professionali<br />
del <strong>chimico</strong>, enfatizzandone<br />
gli aspetti positivi e motivazionali.<br />
È vero che “…Le posizioni professionali<br />
che si aprono nel mondo<br />
della chimica sono infatti numerose<br />
e vanno dalla ricerca di base e<br />
applicata alle figure legate alla<br />
gestione tecnica e commerciale,<br />
alle nuove professionalità del terziario<br />
nei campi della certificazione<br />
della qualità e della tutela dell’ambiente…”<br />
è però altrettanto<br />
vero che <strong>il</strong> livello qualitativo del<br />
lavoro, inizialmente, non è proporzionato<br />
alle aspettative <strong>dei</strong><br />
tempi universitari.<br />
In qualsiasi settore si vada ad<br />
operare ci si rende conto che i<br />
valori prioritari da studente non<br />
solo non sono tali nel mondo del<br />
lavoro, ma spesso sono relegati<br />
agli ultimi posti se non addirittura<br />
ignorati.<br />
Speculazione scientifica e pragmatismo<br />
industriale, collaborazione<br />
disinteressata e costruttiva e<br />
gestione <strong>dei</strong> rapporti, professori<br />
paternalisti e dirigenti cinici sono<br />
solo alcuni degli aspetti che l’ex<br />
studente della “chimica fisica<br />
degli orbitali” si trova di fronte<br />
nella nuova realtà.<br />
L’Università non l’ha sicuramente<br />
preparato a questo, e allora cosa<br />
fare?<br />
Armarsi di pazienza e riporre<br />
temporaneamente i nostri sogni<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
di carriera nel cassetto potrebbe<br />
essere una possib<strong>il</strong>e soluzione.<br />
Racchiudersi nella speculazione<br />
tecnico-scientifica (simulando <strong>il</strong><br />
più possib<strong>il</strong>e quanto abituati a<br />
fare all’università) l’altra strada,<br />
lasciando definitivamente perdere<br />
<strong>il</strong> sogno di diventare manager a<br />
favore di soddisfazioni differenti.<br />
Molti, per pigrizia, paura, rassegnazione<br />
o interesse specifico<br />
scelgono la seconda strada.<br />
Altri, più ambiziosi, fortunati,<br />
determinati, perseguono la prima<br />
addentrandosi, non attrezzati, in<br />
una giungla irta di trappole, imboscate,<br />
affollata di guerriglieri<br />
pronti a tutto e con alleanze che<br />
non sono più tali dopo un giorno.<br />
Sarebbe stato bello avere qualche<br />
arma a nostra disposizione, l’università<br />
non ne ha fornite, ma ci<br />
ha fornito cultura, capacità analitica<br />
e intuizione.<br />
Il primo passo è lavorare sodo,<br />
mettersi alla finestra, imparare e,<br />
quando si è sicuri, fare brevi e<br />
repentine incursioni sul campo<br />
per tastare <strong>il</strong> terreno.<br />
Il <strong>chimico</strong>, aspirante manager,<br />
comincia così la propria carriera e<br />
inizia anche a rendersi conto che,<br />
forse, sarebbe stato importante<br />
conoscere altri aspetti, che non<br />
fossero solo l’approfondita conoscenza<br />
tecnico – specialistica, per<br />
poter affrontare più preparati <strong>il</strong><br />
mondo del lavoro.<br />
Se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> alle prime armi<br />
acquista presto questa consapevolezza<br />
ha <strong>il</strong> tempo per compensare,<br />
con corsi, studi, letture ed<br />
esperienze specifiche, le proprie<br />
carenze conoscitive e pertanto<br />
attrezzarsi per <strong>il</strong> salto professionale.<br />
Se invece trascorre qualche<br />
anno nel mondo del lavoro senza<br />
tale consapevolezza, esce completamente<br />
dal gioco manageriale,<br />
destinato ad un lavoro di laboratorio<br />
o, nel migliore <strong>dei</strong> casi, di<br />
tecnico di produzione.<br />
3. Le conoscenze dell’aspirante<br />
manager<br />
Nell’articolo già citato (1) avevo<br />
elencato le conoscenze di base<br />
che un <strong>chimico</strong> neolaureato<br />
dovrebbe avere per poter inserirsi<br />
in un ambiente di lavoro con un<br />
minimo di cognizione.<br />
Concetti che sono alla base nella<br />
formazione di un manager e che<br />
quindi un aspirante tale deve<br />
saper manipolare.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
Ripercorriamoli brevemente, soffermandoci<br />
su ciascuno di essi per<br />
chiarirne <strong>il</strong> significato.<br />
• Organizzazione e pianificazione<br />
della produzione.<br />
Un manager deve anche sapere<br />
pianificare e organizzare, un<br />
manager tecnico deve saper<br />
organizzare e pianificare la produzione.<br />
I concetti che stanno alla<br />
base di questa attività non sono<br />
complessi, sicuramente lo sono<br />
meno di quelli che reggono la teoria<br />
degli orbitali molecolari e pertanto<br />
accessib<strong>il</strong>i ad un laureato in<br />
chimica dotato, oltre che di intelligenza,<br />
anche di buonsenso e<br />
capacità di sintesi.<br />
Le strategie gestionali più ut<strong>il</strong>izzate<br />
per impostare un flusso produttivo<br />
sono: le tecniche MRP, <strong>il</strong><br />
just in time e altre più sofisticate<br />
e complicate.<br />
I testi che trattano i suddetti<br />
argomenti sono innumerevoli e<br />
molto accessib<strong>il</strong>i ed è bene che<br />
chiunque si appresti ad operare in<br />
aree organizzative e gestionali ne<br />
prenda conoscenza.<br />
Tra l’altro queste tecniche trovano<br />
una immediata applicazione nella<br />
realtà produttiva e pertanto<br />
permettono un riscontro immediato<br />
della propria capacità organizzativa.<br />
• La gestione del personale e<br />
la comunicazione<br />
Argomento “chiave” nella formazione<br />
del manager che, di norma,<br />
gestisce persone, gruppi e che<br />
spende la maggior parte del suo<br />
tempo a comunicare.<br />
Il <strong>chimico</strong> è nell’opinione comune,<br />
per definizione e formazione classica,<br />
un solitario, alle prese con i<br />
propri studi ed esperimenti. Molto<br />
spesso mi sono confrontato con<br />
studenti e colleghi tecnicamente<br />
bravissimi, geniali, creativi, ma<br />
frenati dalla incapacità di comunicare<br />
con termini non appartenenti<br />
al gergo <strong>chimico</strong>. Il risultato:<br />
un’idea geniale “venduta” come<br />
fosse banalità e rivenduta dall’acquirente<br />
scelto a caro prezzo.<br />
Uscire dal proprio gergo, tradurre<br />
in modo chiaro le proprie idee ed<br />
<strong>il</strong> proprio pensiero sono passi fondamentali<br />
in un contesto sociale<br />
organizzato in cui si ha la pretesa<br />
di governare chi lavora con noi e<br />
per noi.<br />
Occorre sapere valutare, motivare,<br />
aiutare e pretendere dai nostri<br />
collaboratori e perché questo<br />
possa avvenire dobbiamo imparare<br />
a conoscerli vedendo quello<br />
che c’è dietro ognuno di loro. È<br />
fondamentale essere um<strong>il</strong>i e dare<br />
l’esempio regalando ad altri le<br />
nostre conoscenze. (3)<br />
• Organizzazione della manutenzione<br />
Occuparsi di elettronica o meccanica,<br />
cambi formato e set-up,<br />
soprattutto da un punto di vista<br />
organizzativo, non è così “um<strong>il</strong>iante”<br />
come potrebbe apparire ad<br />
un <strong>chimico</strong> neolaureato idealista.<br />
I colleghi ingegneri pensano la<br />
stessa cosa della nostra materia<br />
ma, in genere, sono meno schizzinosi<br />
e restii nello sporcarsi le<br />
mani di grasso.<br />
È importante avere nozioni di<br />
base in questa area, strettamente<br />
legata all’impiantistica e alla produzione,<br />
e di solito relegata a chi<br />
è più propenso a sporcarsi le<br />
mani.<br />
Concetti come: manutenzione<br />
preventiva, su condizione, programmata,<br />
TPM eccetera, devono<br />
appartenere al manager tecnico,<br />
la cui visione della fabbrica deve<br />
essere quanto più completa ed<br />
integrata possib<strong>il</strong>e.<br />
L’Università non dà minimamente<br />
nozione <strong>dei</strong> concetti suddetti che,<br />
tuttavia, possono essere appresi<br />
in seguito con un po’ di um<strong>il</strong>tà e<br />
buona volontà.<br />
• La gestione <strong>dei</strong> costi<br />
Questo aspetto è particolarmente<br />
ostico per <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> ma di fondamentale<br />
importanza per <strong>il</strong> manager.<br />
È fondamentale sapere la struttura<br />
<strong>dei</strong> costi, i metodi di calcolo<br />
della redditività degli investimenti<br />
ed i metodi per <strong>il</strong> calcolo degli<br />
ammortamenti.<br />
Come già riportato (1) :<br />
“Per la verità nel corso di laurea<br />
in Chimica Industriale a M<strong>il</strong>ano<br />
vengono effettuati insegnamenti<br />
che permettono di acquisire una<br />
infarinatura di gestione <strong>dei</strong> costi e<br />
investimenti. Purtroppo però tali<br />
aspetti non vengono tenuti nel<br />
giusto peso e spesso considerati<br />
argomenti secondari”.<br />
Nessuno di noi darebbe in gestione<br />
ad altri i propri quattrini, per la<br />
stessa ragione <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> dovreb-<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
37
DAGLI ISCRITTI<br />
38<br />
be imparare a gestire <strong>il</strong> proprio<br />
budget senza relegare questo<br />
compito ad altri.<br />
4. Fortuna e intuizione<br />
La carriera, come del resto la vita<br />
stessa, è solo in parte pianificab<strong>il</strong>e.<br />
Preparazione e determinazione<br />
sono doti necessarie per fare<br />
<strong>il</strong> salto di qualità da tecnico a<br />
manager. Tuttavia non sono sufficienti,<br />
intuizione (saper “cogliere<br />
l’attimo”) e fortuna giocano un<br />
ruolo fondamentale.<br />
Poco si può dire sulla fortuna, se<br />
non augurarsi che la “Dea<br />
Bendata” guardi spesso (anche se<br />
bendata) dalla nostra parte e di<br />
trovarsi al posto giusto nel<br />
momento giusto.<br />
Qualcosa di più si può dire sulla<br />
intuizione. A volte non si hanno<br />
né le conoscenze né l’esperienza<br />
per prendere le decisioni giuste e<br />
qui gioca un ruolo chiave <strong>il</strong> saper<br />
intuire quale strada seguire.<br />
In un periodo di cambiamento<br />
(<strong>il</strong> passaggio dalla Università al<br />
mondo del lavoro, da un posto di<br />
lavoro ad un altro) l’intuizione<br />
gioca un ruolo sempre più significativo<br />
nelle decisioni.<br />
Coloro che sono in grado di intuire<br />
in modo cosciente quale è la<br />
via da percorrere potranno fare<br />
un salto di carriera qualitativamente<br />
migliore e più fac<strong>il</strong>mente di<br />
altri. Talvolta l’intuizione può rappresentare<br />
<strong>il</strong> miglior approccio<br />
decisionale possib<strong>il</strong>e.<br />
L’intuizione gioca un ruolo significativo<br />
nella vita quotidiana e lo<br />
gioca altrettanto quando dobbiamo<br />
decidere la nostra carriera<br />
futura.<br />
Ma, attenzione, a volte l’intuizione<br />
è influenzata dai pregiudizi e<br />
quello che <strong>il</strong> nostro istinto ci rappresenta<br />
come “giusto” non è<br />
nient’altro che <strong>il</strong> risultato di un<br />
condizionamento culturale o accademico<br />
cui siamo stati soggetti<br />
per cinque anni.<br />
In mancanza di informazioni<br />
approfondite ritengo giusto,<br />
soprattutto al primo impiego,<br />
seguire <strong>il</strong> proprio istinto per poi,<br />
accumulata esperienza, orientare<br />
la propria carriera in modo sempre<br />
più cosciente mettendo a frutto<br />
ciò che si è imparato.<br />
5. Cosa è un manager?<br />
Sono veramente tante (forse<br />
troppe) le definizioni date alla<br />
professione di “manager”.<br />
Spesso contraddittorie e incomprensib<strong>il</strong>i.<br />
Spesso costruite su<br />
misura per descrivere una professione<br />
diffic<strong>il</strong>mente definib<strong>il</strong>e in<br />
altro modo. Spesso non vuol dire<br />
assolutamente nulla. Peraltro<br />
nella mia carriera non ho mai<br />
conosciuto nessuno che alla<br />
domanda “Che lavoro fai?” mi<br />
abbia risposto “Faccio <strong>il</strong> manager!”.<br />
Ma cosa vuol dire “fare <strong>il</strong><br />
manager ?”.<br />
Tra le varie e ricorrenti definizioni,<br />
ritengo più corretta, perché più<br />
affine al mio modo di pensare e,<br />
soprattutto più adeguata ai miei<br />
trascorsi professionali , quella che<br />
definisce <strong>il</strong> manager come un<br />
“innovatore”.<br />
Il manager prende decisioni, le<br />
prendono anche altri.<br />
Il manager controlla, non è <strong>il</strong> solo<br />
controllore.<br />
Il manager motiva, lo fanno<br />
anche l’istruttore, <strong>il</strong> maestro e <strong>il</strong><br />
venditore.<br />
Il manager programma, esistono<br />
specialisti per farlo.<br />
Ma allora quale è la peculiarità<br />
propria del manager, la dote ed <strong>il</strong><br />
compito che non è condiviso con<br />
altri?<br />
I manager sono al mondo per<br />
provocare cambiamenti e provvedere<br />
che ai cambiamenti si reagisca<br />
tempestivamente.<br />
Se non ci fosse nulla da cambiare,<br />
se non ci fossero cambiamenti<br />
che esigono reazioni da parte<br />
delle imprese e delle organizzazioni<br />
i manager sarebbero semplicemente<br />
inut<strong>il</strong>i.<br />
Nelle imprese ci sarebbero specialisti<br />
che farebbero solo quello<br />
che, in base alle disposizioni, alla<br />
tradizione, ai programmi stab<strong>il</strong>iti<br />
è evidentemente da fare.<br />
I manager intervengono, in contrasto<br />
con questo, proprio quando<br />
per se stesse le cose non devono<br />
più svolgersi secondo le norme o<br />
quando non lo devono più per<br />
volontà del manager stesso.<br />
Pertanto <strong>il</strong> manager, in accordo<br />
con la precedente definizione,<br />
deve essere disponib<strong>il</strong>e a riconoscere<br />
i cambiamenti non come un<br />
disturbo, reagendo in modo emotivamente<br />
negativo, ma riconoscerli<br />
come oggetto del proprio<br />
lavoro, gestirli e orientarli al<br />
meglio e accoglierli come una<br />
buona occasione.<br />
Quindi l’essere manager è solo<br />
parzialmente dipendente dalla<br />
cultura tecnica, la cui ut<strong>il</strong>ità è<br />
comunque innegab<strong>il</strong>e, ma è fortemente<br />
legato alla predisposizione<br />
personale ad accogliere, gestire,<br />
analizzare e risolvere i problemi<br />
ed i cambiamenti.<br />
Occorre essere realisti, sfruttare<br />
le proprie conoscenze di oggi consci<br />
però che proprio in questo<br />
momento potrebbe essere in<br />
viaggio una informazione che<br />
stravolgerà <strong>il</strong> nostro processo, <strong>il</strong><br />
nostro modo di agire.<br />
Il manager che si lamenta <strong>dei</strong><br />
difetti del suo personale e della<br />
sua organizzazione ammette<br />
implicitamente <strong>il</strong> suo fallimento.<br />
D’altra parte <strong>il</strong> manager che non<br />
vede più difetti non conosce <strong>il</strong> suo<br />
compito.<br />
Fare <strong>il</strong> meglio possib<strong>il</strong>e con quello<br />
che è imperfetto cercando di<br />
migliorare; questo è <strong>il</strong> vero compito<br />
del gestore.<br />
Ma quali sono le condizioni di<br />
base perché un manager svolga<br />
con successo e piena soddisfazione<br />
<strong>il</strong> proprio lavoro? È questa la<br />
domanda strategica e sulla quale<br />
lo studente, l’uomo in carriera è<br />
obbligato a riflettere.<br />
Chi, per inclinazione personale, è<br />
appassionatamente interessato di<br />
orbitali, stereochimica e così via,<br />
diffic<strong>il</strong>mente potrà fam<strong>il</strong>iarizzarsi<br />
con le funzioni <strong>dei</strong> top manager. Il<br />
suo orientamento ed <strong>il</strong> suo settore<br />
di interesse sarebbero indubbiamente<br />
diversi dalle funzioni<br />
tipiche del manager. NESSUNO È<br />
NATO MANAGER!<br />
Quello che conta nella attività<br />
manageriale è <strong>il</strong> pragmatico e, a<br />
volte, cinico, effetto del suo operato<br />
e non l’intenzione per quanto<br />
buona sia.<br />
Le ore straordinarie del manager<br />
sono prova del fatto che <strong>il</strong> suo<br />
impegno è superiore alla media,<br />
ma non sono indice di un conseguente<br />
rendimento ut<strong>il</strong>e superiore<br />
alla media.<br />
Al contrario: più lungo è l’orario di<br />
lavoro e minore è <strong>il</strong> rendimento<br />
ut<strong>il</strong>e rapportato alla unità di<br />
tempo.<br />
Per concludere, se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong><br />
ricercatore “produce” nuove reazioni<br />
e nuovi processi, se <strong>il</strong> produttivo<br />
produce quintali di prodotto<br />
ed <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> analista “produce”<br />
analisi, che cosa produce <strong>il</strong><br />
manager? Quando <strong>il</strong> manager, la<br />
sera a casa davanti alla TV, è<br />
tranqu<strong>il</strong>lo con se stesso, certo di<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
aver compiuto <strong>il</strong> proprio lavoro e<br />
guadagnato lo stipendio?<br />
Sostanzialmente quando, durante<br />
<strong>il</strong> suo lavoro, ha conseguito due<br />
cose:<br />
• Ha “prodotto” decisioni giuste,<br />
coraggiose, che tengano conto<br />
del futuro.<br />
• Ha una squadra di collaboratori<br />
ottimamente inseriti, motivati e<br />
coordinati.<br />
Nel termine “collaboratori” non<br />
sono intesi solo i subordinati ma<br />
anche chi, in senso più esteso,<br />
collabora per <strong>il</strong> successo dell’azienda;<br />
colleghi, fornitori, clienti e<br />
così via.<br />
Forse i nostri collaboratori più<br />
validi non sono all’interno, ma<br />
all’esterno della nostra impresa.<br />
6. Un diffic<strong>il</strong>e d<strong>il</strong>emma<br />
Ora sappiamo, più o meno, cosa è<br />
un manager.<br />
Da tempo sappiamo cosa è <strong>il</strong> <strong>chimico</strong><br />
e la peculiarità, vantaggi e<br />
svantaggi di tale professione.<br />
Ritengo valga la pena esporre<br />
alcuni altri concetti, peraltro non<br />
particolarmente originali, per<br />
prendere maggior coscienza della<br />
portata che la decisione professionale<br />
del <strong>chimico</strong> neolaureato o<br />
con poca esperienza, ha sul suo<br />
futuro lavorativo.<br />
È noto che è particolarmente diffic<strong>il</strong>e<br />
da parte delle aziende “sposare”<br />
in modo felice la leadership tecnica<br />
con la leadership gestionale.<br />
Questo problema viene risolto in<br />
IL CHIMICO<br />
ITALIANO<br />
PERIODICO DI INFORMAZIONE<br />
D E I C H I M I C I D ’ I T A L I A<br />
P.zza San Bernardo, 106<br />
00187 ROMA<br />
genere a favore dell’aspetto<br />
manageriale che tende a far crescere<br />
nei ruoli non al crescere<br />
delle competenze tecniche ma al<br />
crescere delle responsab<strong>il</strong>ità.<br />
È quindi nota la difficoltà delle<br />
persone che provengono da esperienze<br />
di tipo tecnico ad accettare<br />
questa superiorità. È interessante<br />
riflettere se è possib<strong>il</strong>e un abbinamento<br />
positivo fra specializzazione<br />
tecnica e managerialità.<br />
La dimensione manageriale è fondamentale<br />
quando entrano in<br />
gioco i risultati finali (gestione di<br />
costi, ricavi, tempi). Ma questo<br />
non significa che nelle aziende la<br />
“dimensione tecnica” sia considerata<br />
superata anzi, è considerata<br />
attuale e r<strong>il</strong>evante.<br />
I ruoli ad alto contenuto tecnico si<br />
sentono sotto pressione per elaborare<br />
nuove soluzioni in tempi<br />
ristretti. Questo fatto richiede<br />
nuove soluzioni organizzative<br />
basate su team e sul lavoro di<br />
gruppo e quindi la necessità di un<br />
coordinamento gestionale che va<br />
al di là del sapere tecnico.<br />
Quindi i tecnici si chiedono se e<br />
come sia possib<strong>il</strong>e essere specialista<br />
e gestore cioè, nel contempo,<br />
sv<strong>il</strong>uppare innovazione tecnica<br />
e definire cosa gestionalmente<br />
sia opportuno fare e decidere.<br />
Non sempre tale connubio è realizzab<strong>il</strong>e<br />
se pensiamo come un<br />
tecnico br<strong>il</strong>lante, per essere ritenuto<br />
e mantenersi tale, debba<br />
dedicare tempo all’aggiornamento,<br />
alla sperimentazione, rima-<br />
nendogliene poco per mediare i<br />
conflitti, motivare e organizzare <strong>il</strong><br />
team.<br />
Altro aspetto discriminante i due<br />
ruoli è l’orizzonte temporale <strong>dei</strong><br />
risultati della propria attività. Il<br />
tecnico per sentirsi appagato<br />
deve vedere realizzato <strong>il</strong> proprio<br />
lavoro a breve.<br />
Il manager, tenendo conto di altri<br />
fattori esterni non strettamente<br />
legati alle funzionalità tecniche<br />
del prodotto (mercato, clienti,<br />
margini….), ragiona su un orizzonte<br />
temporale più lungo. Per<br />
questa ragione i tecnici finiscono<br />
per subire una apparente perdita<br />
di valore aziendale e un apparente<br />
impoverimento conoscitivo,<br />
quest’ultimo conseguente ad un<br />
ritmo innovativo non sufficientemente<br />
supportato da risultati<br />
concreti.<br />
Un ulteriore aspetto che contribuisce<br />
alla demotivazione del tecnico,<br />
soprattutto se non di altissimo<br />
livello, è paradossalmente lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della innovazione tecnologica<br />
e <strong>dei</strong> processi di automazione.<br />
Molti hanno infatti visto<br />
crescere l’attività di controllo e di<br />
reportistica, che sono considerati<br />
a basso contenuto professionale,<br />
a discapito di manualità e ab<strong>il</strong>ità<br />
operative (si pensi, per <strong>il</strong> <strong>chimico</strong>,<br />
l’automazione nei metodi analitici<br />
a discapito di una manualità operativa<br />
che spesso era stimata<br />
come vanto professionale).<br />
In questo caso anche i responsab<strong>il</strong>i<br />
vivono l’impoverimento tecni-<br />
AFFRANCARE<br />
SECONDO<br />
LE VIGENTI<br />
TARIFFE<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
39
DAGLI ISCRITTI<br />
40<br />
co delle risorse che gestiscono<br />
come un proprio declassamento:<br />
“fare carte invece che fare prodotto”.<br />
Il rapporto tra manager e<br />
tecnico è vissuto da quest’ultimo<br />
in modo molto precario.<br />
Infatti <strong>il</strong> primo ha, in apparenza,<br />
ogni libertà di movimento: decide,<br />
ricorre a risorse interne o<br />
esterne, orienta gli investimenti. I<br />
ruoli professionali invece, pur<br />
rendendosi conto che possono<br />
avere qualche chance se hanno<br />
visib<strong>il</strong>ità sul mercato esterno,<br />
restano chiusi ed inquadrati nella<br />
propria specializzazione.<br />
Per questa ragione, pur nell’incertezza,<br />
<strong>il</strong> percorso manageriale<br />
appare, anche con molti rimpianti,<br />
l’unica opportunità di sv<strong>il</strong>uppo<br />
di carriera.<br />
7. Conclusioni<br />
Potremmo anche omettere le conclusioni,<br />
proprio perché è impossib<strong>il</strong>e<br />
estrapolare una morale<br />
generale valida per tutti. Ognuno,<br />
sulla base della propria indole,<br />
cultura, motivazione, gusto, passione,<br />
deve decidere che strada<br />
seguire.<br />
Nei punti precedenti ho semplicemente<br />
voluto riportare i pensieri<br />
che, via via, da studente di chimica<br />
industriale, neolaureato, professional<br />
e poi dirigente d’azienda<br />
mi sono passati per la testa nel<br />
corso degli anni.<br />
Alcuni lettori si riconosceranno in<br />
essi, altri solo in parte ed altri<br />
ancora dissentiranno totalmente.<br />
Questo non fa che confermare<br />
che non esistono schemi definiti e<br />
né una carriera né un percorso<br />
ideale. È abbastanza ovvio, anche<br />
se vale la pena ripeterlo ancora<br />
una volta, che è meglio per tutti,<br />
ma soprattutto per chi ne è direttamente<br />
interessato, essere un<br />
buon tecnico che un mediocre<br />
manager, anche perché quest’ultimo<br />
avrebbe, professionalmente<br />
parlando, vita molto breve.<br />
Per poter contribuire ulteriormente<br />
alla scelta professionale del<br />
“<strong>chimico</strong> aspirante manager”<br />
riporto lo stralcio di un interessante<br />
articolo apparso sul<br />
“Corriere della Sera” dal titolo<br />
significativo “Se la scelta è diffic<strong>il</strong>e<br />
prevale l’irrazionale” (4) :<br />
“Gli studiosi <strong>dei</strong> processi decisionali<br />
indicano che in numerose<br />
situazioni la nostra mente può<br />
cadere in alcuni trabocchetti:<br />
possiamo perciò essere le vittime<br />
di trappole che gli altri ci tendono<br />
facendo leva sui nostri punti<br />
deboli, cioè sul modo distorto in<br />
cui ci appaiono o ci vengono presentati<br />
alcuni problemi.<br />
In inglese questo effetto si chiama<br />
“framing” e sta ad indicare<br />
che la cornice (frame) può farci<br />
apparire <strong>il</strong> “ paesaggio” del quadro<br />
diverso da ciò che è in realtà;<br />
ma indica anche che la cornice ci<br />
può ingannare in quanto <strong>il</strong> verbo”<br />
to frame” in inglese significa sia<br />
incorniciare che ingannare, dare<br />
una fregatura, incastrare.<br />
Conoscere i trabocchetti cui va<br />
incontro la nostra mente può<br />
quindi essere ut<strong>il</strong>e per renderci<br />
più razionali, ad esempio nel<br />
compiere una scelta e prendere<br />
una decisione, anche se una serie<br />
di fattori complottano per farci<br />
compiere alcuni passi falsi.<br />
Le scelte umane, anzitutto, possono<br />
essere irrazionali in quanto <strong>il</strong><br />
nostro pensiero è indebolito da<br />
una logica imperfetta oppure in<br />
quanto siamo sviati da emozioni e<br />
desideri che interferiscono con la<br />
lucidità. Spesso, però, è <strong>il</strong> modo<br />
in cui viene presentato un problema<br />
a sviarci…”<br />
In conclusione, in antitesi con la<br />
definizione di manager “artefice<br />
del cambiamento”, ritengo valga <strong>il</strong><br />
vecchio detto “mai lasciare la<br />
strada vecchia per la nuova” se<br />
quest’ultima è frutto di sogni irrazionali,<br />
<strong>il</strong>lusioni, moda o ambizioni<br />
sfrenate e non di una dettagliata<br />
conoscenza del percorso.<br />
“Sapere che sappiamo ciò che<br />
sappiamo e che non sappiamo ciò<br />
che non sappiamo, questa è vera<br />
conoscenza.“ (Confucio).<br />
Carlo Meroni<br />
BIBLOGRAFIA<br />
(1) C. Meroni – la Voce del CHIMICO –<br />
n° 1 gennaio-febbraio 2000; pag.<br />
5/9<br />
(2) M. Sabella – <strong>il</strong> Mondo – n° 36 settembre<br />
2001; pag. 64/69<br />
(3) C. Meroni – la Voce del CHIMICO –<br />
n° 4 luglio-agosto 2000; pag. 4/9<br />
(4) A. Oliverio – Corriere della Sera –<br />
25 novembre 2001; pag. 27<br />
La Redazione de “Il Chimico Italiano” invita i propri lettori ad inviare<br />
contributi scritti su problemi d’attualità della chimica.<br />
L’invio <strong>dei</strong> contributi scritti è gratuito.<br />
Nell’inviare i manoscritti si prega di specificare i seguenti dati:<br />
Cognome ……………………………………………………………………………… Nome …………………………………………………………………………………<br />
C/o …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />
Indirizzo ……………………………………………………………………………………… Località …………………………………………………………………………<br />
Provincia ………………………………… CAP ……………………………… Tel. ………………………………………… Fax …………………………………………<br />
Professione ………………………………………………………… Settore a cui intende collaborare …………………………………………………………
Accreditamento: aspetto economico<br />
e firma del <strong>chimico</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />
delle analisi certificate<br />
Accreditamento SINAL – DM 01 Gennaio 2001 del Ministero<br />
delle Risorse Agricole e Forestali<br />
Non voglio entrare nel merito dell’accreditamento<br />
delle prove di analisi, in questo<br />
caso chimiche, procedura lunga, faticosa e<br />
costosa, tanto costosa che molti colleghi, che<br />
pure da anni lavorano come professionisti servendosi<br />
anche di una propria struttura, hanno<br />
“rinunciato all’impresa”, continuando <strong>il</strong> lavoro<br />
forti della loro capacità professionale maturata<br />
con gli studi e l’attività.<br />
Professionalità e qualità del servizio che non<br />
possono essere “misurati” dall’ente accreditante,<br />
così come al contrario sostiene <strong>il</strong> Dott.<br />
Paolo Vittone della Camera di Commercio di<br />
Torino nel numero 4/5 Luglio-Ottobre 2002.<br />
Voglio invece ricordare che per alcuni colleghi,<br />
specializzati negli anni nel settore vinicolo, <strong>il</strong><br />
D.M. in questione ha “imposto” l’accreditamento<br />
delle prove di analisi, imposizione, di questo<br />
si tratta, in quanto senza l’accreditamento <strong>il</strong><br />
lavoro coltivato per anni non sarebbe stato più<br />
possib<strong>il</strong>e, quindi prendere o lasciare.<br />
In pratica <strong>il</strong> D.M. non ha tenuto in nessun<br />
conto della professionalità di quel particolare<br />
<strong>chimico</strong>, professionalità e competenza nel settore<br />
dimostrata magari anche in tanti anni di<br />
professione, durante i quali lo stesso Ministero<br />
ha avuto necessità sia del <strong>chimico</strong> che della<br />
sua struttura, entrambi messi al servizio degli<br />
operatori del settore.<br />
“Coercizione” quindi, oltretutto con aggravio<br />
economico che non solo non è stato di poco<br />
conto, ma anche “mortificante” per tutta la<br />
categoria. Basta infatti rapportare le parcelle<br />
stab<strong>il</strong>ite dal SINAL con <strong>il</strong> tariffario del nostro<br />
ordine, tariffario fermo al 1986, che comunque<br />
anche quando sarà aggiornato, se lo sarà, non<br />
raggiungerà mai quelle cifre.<br />
Ma oltre all’aspetto economico pesante e mortificante<br />
per, quel particolare collega specializzato<br />
nel settore Economico, c’è stata anche la<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
“beffa”, che naturalmente si ripercuote su tutta<br />
la categoria.<br />
Né <strong>il</strong> SINAL né <strong>il</strong> Ministero infatti, hanno tenuto<br />
conto in tutta “l’operazione accreditamento”<br />
della figura di chi deve firmare <strong>il</strong> Rapporto di<br />
prova (definizione che non approvo), nuovo<br />
termine per indicare certificato.<br />
Da parte mia ritengo che trattandosi di analisi<br />
chimiche effettuate sulla matrice vino, <strong>il</strong><br />
responsab<strong>il</strong>e di quanto scritto, e documentato<br />
al cliente, quindi r<strong>il</strong>asciato al richiedente,<br />
debba essere <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> e non altra figura<br />
professionale, quindi non può e non deve essere<br />
né <strong>il</strong> biologo, né l’ingegnere, né l’enologo,<br />
né altri.<br />
In sostanza, a mio avviso, <strong>il</strong> SINAL tra tanta<br />
burocrazia, tanti vincoli e tanti condizionamenti<br />
che oltretutto sv<strong>il</strong>iscono la figura del <strong>chimico</strong>,<br />
avrebbe dovuto prevedere che <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />
del Rapporto di Prova, nel caso citato,<br />
dovesse essere <strong>il</strong> <strong>chimico</strong>, unico professionista<br />
ab<strong>il</strong>itato in materia.<br />
Da parte sua <strong>il</strong> Ministero avrebbe dovuto pretendere<br />
questa figura professionale quale<br />
responsab<strong>il</strong>e delle certificazioni che prevedono<br />
la valutazione di parametri chimici, certificazioni<br />
che in molti casi, nelle circolari, vengono<br />
indicate come “certificazioni di analisi nel settore<br />
vitivinicolo, aventi valore ufficiale”.<br />
Ritengo quindi che <strong>il</strong> SINAL, che pure avrà<br />
all’interno <strong>dei</strong> suoi organi istituzionali: comitato<br />
tecnico, consiglio direttivo, <strong>dei</strong> chimici, forse<br />
anche <strong>il</strong>lustri professionisti o cattedratici,<br />
avrebbero dovuto far osservare <strong>il</strong> rispetto delle<br />
competenze.<br />
Parimenti <strong>il</strong> MINISTERO, in questo caso lo<br />
STATO, <strong>il</strong> quale chiede garanzie ed accreditamenti,<br />
ha “dimenticato” l’aspetto più importante:<br />
“l’obbligatorietà del <strong>chimico</strong>, unico professionista<br />
ab<strong>il</strong>itato al r<strong>il</strong>ascio di certificazioni<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
41
DAGLI ISCRITTI<br />
42<br />
di analisi chimiche da parte <strong>dei</strong> laboratori che<br />
eseguono analisi chimiche”.<br />
“Dimenticanza” o “volontà” che hanno decretato<br />
lo sv<strong>il</strong>imento della figura del <strong>chimico</strong> e quindi<br />
anche degli Albi Professionali, i quali sono<br />
nati a difesa non solo delle categorie professionali,<br />
ma anche e soprattutto a difesa del cittadino<br />
quale fruitore del servizio.<br />
Per concludere ritengo che <strong>il</strong> nostro ordine<br />
debba intervenire ufficialmente sia nei confronti<br />
dell’Ente Accreditante che del Ministero e<br />
quindi del Governo per reclamare i nostri spazi<br />
NOTA DEL DIRETTORE RESPONSABILE<br />
professionali.<br />
Il Parlamento, i “singoli” Onorevoli, Deputati e<br />
Senatori, debbono pronunciarsi.<br />
Vogliamo conoscere <strong>il</strong> loro pensiero sulla figura<br />
del Chimico, vogliamo sapere da ognuno di<br />
loro se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> deve vivere come professionista<br />
o al contrario debba essere invaso e<br />
fagocitato da altri professionisti che con la chimica<br />
non hanno niente a che vedere.<br />
Enzo Vorbeni<br />
Chimico Libero Professionista<br />
Il <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> ha ripetutamente segnalato agli Enti di accreditamento ed ai<br />
Ministeri che ne richiedono <strong>il</strong> conseguimento, che in nessun caso l’applicazione della norma tecnica<br />
UNI CEI EN 17025 può avere come risultato, voluto o subìto, la violazione di norme di legge.<br />
Pertanto le prestazioni professionali rese da persona che non è ab<strong>il</strong>itata e iscritta nell’albo professionale,<br />
ancorché inserita nell’organizzazione di un laboratorio accreditato, costituiscono violazione<br />
di legge (abuso di professione regolamentata) che deve essere perseguito d’ufficio dagli<br />
Ordini territorialmente competenti. L’accreditamento che non prende correttamente in esame <strong>il</strong><br />
rispetto di tali prerequisiti di legge, anche con riferimento alla “lettera” <strong>dei</strong> punti 4.1.5 (Direzione<br />
tecnica), 4.3.1 (controllo della documentazione) e 5.2.1 (Personale) della norma può risultare<br />
viziato anche nei confronti del rispetto della stessa normativa tecnica. In ogni caso deve essere<br />
ribadito che sul territorio della Repubblica Italiana la “garanzia di competenza” prevista dalla<br />
norma UNI CEI EN 17025 non può essere giuridicamente prestata (e quindi è nulla ab origine)<br />
se chi firma <strong>il</strong> “rapporto di prova” (certificato d’analisi) in materia di chimica non è un <strong>chimico</strong><br />
iscritto nell’albo professionale. Ciò soprattutto se tale documento venga presentato, in qualunque<br />
momento, anche successivo, alla pubblica amministrazione.<br />
Gli iscritti hanno <strong>il</strong> dovere di segnalare agli Ordini competenti per territorio i casi di abuso.<br />
Gli Enti di accreditamento che comunque operano sul territorio dello stato <strong>italiano</strong>, anche se<br />
hanno sede all’estero, devono adeguare le loro procedure di valutazione e accreditamento al<br />
pieno rispetto della legge dello Stato.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Politica e scienza, opinione di<br />
un ricercatore scientifico<br />
argomentazione sul rapporto politica-<br />
L’ scienza impone una riflessione su una<br />
dipendenza non giustificata perché causata da<br />
una forma di sodalizio preciso e con interessi<br />
altrettanto precisi.<br />
La mia non è una critica ma una constatazione<br />
obiettiva sulla scienza che risulta condizionata<br />
da influenze politiche o da vari opportunismi e<br />
domando perché la nomina di importanti cariche<br />
scientifiche, e <strong>dei</strong> vari servizi, è effettuata<br />
dai politici e non si realizzi attraverso un avanzamento<br />
per meriti personali. Tutto ciò che<br />
segue sono tre casi evidenti della interdipendenza<br />
da me r<strong>il</strong>evata.<br />
Comincio con l’Istituto Superiore di Sanità fondato<br />
e gestito per 25 anni dal Prof. Domenico<br />
Marotta. Il prof. Marotta organizzò e realizzò<br />
l’iniziativa finanziata dalla Fondazione<br />
Rockefeller, la Sua opera è andata oltre le iniziative<br />
stab<strong>il</strong>ite perché creò la Fondazione<br />
Paternò che è stata la fucina di studi e soluzioni<br />
di altissimo valore scientifico. Io ricordo cosa<br />
significava nei congressi internazionali di<br />
microbiologia la presentazione degli studi, realizzati<br />
dalla Fondazione, che rappresentavano<br />
la soluzione anticipata di quei programmi che<br />
tutto <strong>il</strong> mondo scientifico perseguiva.<br />
Marotta portò alla Fondazione Paternò <strong>il</strong> Prof.<br />
CHAIN E.B. che è stato premio Nobel.<br />
La domanda che mi pongo: L’Istituto è ancora<br />
oggi lo stesso del passato?<br />
Dico soltanto una cosa: qualche anno fa ho<br />
fatto presso l’Istituto una consulenza per un<br />
Salumificio, si trattava di assistere ad una analisi<br />
microbiologica in contestazione. La mia<br />
riflessione? Ho trovato <strong>il</strong> personale aumentato<br />
e l’organizzazione non era più la stessa.<br />
Marotta e <strong>il</strong> suo sistema erano fuori dal giro.<br />
Secondo me la politicizzazione dell’Istituto<br />
Superiore di Sanità iniziò con l’intervento della<br />
Politica di allora per la nomina <strong>dei</strong> nuovi direttori<br />
generali dell’Istituto.<br />
Il secondo caso da me considerato è <strong>il</strong><br />
mare Adriatico.<br />
Conosco bene la situazione di questo mare<br />
perché nel 1984 fui invitato dal Consolato<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
Britannico della Lombardia a parlare, sulla trofia<br />
del mare, nel congresso da loro organizzato<br />
a Bologna. Dopo aver consultano uno studio<br />
del Prof. Marchetti dell’IRSA, ho presentato la<br />
mia soluzione che sicuramente avrebbe avviato<br />
un sistema di conduzione adatto a salvaguardare<br />
la vita del fiume Po e conseguentemente<br />
del Mare Adriatico. Non si è fatto nulla<br />
di efficace perché fu data la colpa ai detersivi<br />
e questa iniziativa fu presa dall’allora Ministro<br />
dell’Ecologia che in un suo articolo chiamò<br />
i detersivi k<strong>il</strong>ler dell’adriatico.<br />
Sono passati 18 anni ed <strong>il</strong> male trofico ha proseguito<br />
e prosegue la sua disordinata crescita.<br />
E’ come nelle malattie : la malattia si risolve,<br />
l’epidemia si combatte e l’endemia ci lascia<br />
impotenti. Per cui si può dire che <strong>il</strong> mare<br />
Adriatico si trovi in uno stato endemico.<br />
Oggi la concentrazione salina è l’unico elemento<br />
a difesa del mare, ma fino a quando?<br />
L’origine della trofia è dovuta alla presenza<br />
dell’azoto e del fosforo e bisognava abbattere<br />
questi elementi chimici a valle <strong>dei</strong> depuratori<br />
compromessi con <strong>il</strong> processo della eutrofizzazione,<br />
come la Leggi Merli prevedeva per quei<br />
depuratori che scaricavano nei laghi. Questo<br />
proposi io 18 anni fa. I miei articoli sul quotidiano<br />
<strong>il</strong> Tempo di Roma, le mie relazioni pubblicate<br />
sulle riviste scientifiche hanno ricevuto<br />
<strong>il</strong> plauso di tutti ma non vi è stata alcuna<br />
attenzione da parte della politica.<br />
Perché?<br />
Ho sentito alla radio <strong>il</strong> giorno 21-06-01 parlare<br />
dell’Onorevole Strabella che indicava un<br />
prolungamento al 31-12-02 della Legge 185<br />
sull’Eutrofizzazione.<br />
Carissimo Onorevole Strabella <strong>il</strong> Mare Adriatico<br />
non ha bisogno delle Leggi, aveva bisogno 18<br />
anni fa di provvedimenti semplici ed adeguati<br />
perché oggi le soluzioni non so se sono più<br />
possib<strong>il</strong>i. E Le chiedo a chi si può attribuire la<br />
colpa della situazione attuale se non alla<br />
Politica?<br />
Altra mia considerazione è l’inquinamento delle<br />
acque reflue.<br />
Sono stufo sentir parlare di depuratori che non<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
43
DAGLI ISCRITTI<br />
44<br />
funzionano!! Vorrei che tutti e soprattutto le<br />
persone preposte alle dovute soluzioni si rendessero<br />
conto che è possib<strong>il</strong>e lavorare bene:<br />
basta solo applicare le regole scientificamente<br />
necessarie. Io ho scritto un libro sulla<br />
depurazione chimica e biologica <strong>dei</strong> liquami<br />
civ<strong>il</strong>i e industriali.<br />
L’errore iniziale fu quello di demandare al<br />
Ministero <strong>dei</strong> lavori Pubblici qualunque iniziativa<br />
riguardasse la depurazione delle acque<br />
reflue.<br />
Oggi non esiste una direttiva, severamente<br />
controllata, che verifichi prima di ogni singola<br />
spesa:<br />
• la validità del progetto dell’impianto di depurazione<br />
prescelto.<br />
• La gestione biennale da parte della Ditta Appaltatrice<br />
per verificarne <strong>il</strong> rispetto della<br />
Legge Merli.<br />
Se si seguissero queste direttive i depuratori<br />
funzionerebbero e non ci sarebbe la responsab<strong>il</strong>ità<br />
della Pubblica Amministrazione.<br />
Ha fatto bene <strong>il</strong> Comune di M<strong>il</strong>ano a non aver<br />
realizzato i suoi depuratori perché sicuramente<br />
intende spendere soldi che abbiano un giusto<br />
ritorno.<br />
Ultima riflessione: Il Professore Di Bella.<br />
Il prof. Di Bella merita un giusto riconoscimento<br />
scientifico per la serietà e competenza con<br />
le quali ha portato avanti i suoi studi e le sue<br />
terapie. La lotta che è stata fatta contro di Lui<br />
mi lascia perplesso e soprattutto non perdono<br />
quella volgare aggressività usata dagli<br />
Oncologi contro un Primario che per trenta<br />
anni ha retto la Cattedra Universitaria di<br />
Fisiologia.<br />
È mai possib<strong>il</strong>e che sia intervenuta la Corte<br />
Costituzionale per evitare che si riproducessero<br />
nuove prove per la verifica della terapia<br />
Di Bella? Risulta che in Italia molti Oncologi<br />
stanno realizzando con successo l’applicazione<br />
della cura Di Bella.<br />
Il prof. Veronesi dovrebbe riflettere sull’accanimento<br />
terapeutico della chemioterapia applicato<br />
nei casi recidivi di tumori al seno. Adesso<br />
dichiara che sta studiando la morfologia della<br />
neoplasia per attivare un farmaco idoneo a<br />
debellare <strong>il</strong> male che affligge l’umanità. Io ho<br />
scritto al prof. Veronesi invitandolo a seguire<br />
uno studio della cellula tumorale come noi<br />
abbiamo fatto con le cellule produttrici di antibiotici.<br />
Basti pensare che noi con questo studio<br />
siamo passati dalle 700 unità iniziali a 60.000<br />
unità finali.<br />
Alla fine si può intervenire con un farmaco che<br />
agisca con una azione batteriostatica come<br />
fa la penic<strong>il</strong>lina che non uccide ma inibisce lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo delle cellule verso le quali dimostra la<br />
sua efficacia. E questo abbassa la tossicità del<br />
farmaco.<br />
Anche nel caso Di Bella è evidente l’intervento<br />
della Politica.<br />
-Esistono molteplici esempi che indicano come<br />
sia vera la mia riflessione sul rapporto Politica-<br />
Scienza: basta cominciare a considerare quante<br />
“teste” sono scappate e che scappano<br />
dall’Italia per non aver trovato e che non trovano<br />
la giusta collocazione.<br />
Ho sempre ritenuto che la ricerca e <strong>il</strong> lavoro<br />
altamente specializzato debbono essere liberi<br />
da interferenze esterne come la politica e vari<br />
opportunismi: solo in questa maniera i ricercatori<br />
e professionisti qualificati possono lavorare<br />
tranqu<strong>il</strong>lamente sostenuti dallo spontaneo<br />
entusiasmo che li anima.<br />
Giuseppe Antonio Sebastiani<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
Tutela della Salute e della<br />
Sicurezza <strong>dei</strong> Cittadini<br />
Acque superficiali: attività di prevenzione per l’ambiente, la salute e<br />
“Gestione delle emergenze per i cittadini (visitatori, pazienti, operatori)<br />
che accedono alle strutture sanitarie”.<br />
Un Piano di Emergenza è un insieme di<br />
misure straordinarie da mettere in atto<br />
per fronteggiare e ridurre i danni derivanti da<br />
situazioni potenzialmente dannose per la salute<br />
e l’integrità fisica degli occupanti di un edificio<br />
(lavoratori, pazienti, ospiti e visitatori).<br />
I contenuti del Piano devono essere comunicati<br />
a tutti gli occupanti dell’edificio.<br />
ogni occupante di un edificio<br />
deve sapere quali sono i comportamenti<br />
da tenere per<br />
ridurre al minimo gli effetti di<br />
una eventuale emergenza;<br />
ogni occupante deve pertanto<br />
conoscere preventivamente<br />
cosa fare e cosa invece non<br />
deve essere fatto, perché inut<strong>il</strong>e<br />
o perché qualcun altro ne<br />
è già incaricato.<br />
L’Azienda Ospedaliera di Verona si sta dotando<br />
del presente Piano di Emergenza Generale, in<br />
analogia a quanto fatto dagli Istituti<br />
Universitari di Verona. Viene aggiornato nel<br />
caso di modifiche significative dello stato <strong>dei</strong><br />
luoghi ed è distribuito a tutti i Reparti, Servizi,<br />
Divisioni e Laboratori sia del Policlinico che<br />
dell’Ospedale Civ<strong>il</strong>e Maggiore che del Centro di<br />
Ricerca.<br />
Il Piano di Emergenza Generale è poi accompagnato<br />
da Piani Specifici per Reparto,<br />
Servizio, Divisione o Laboratorio formati da<br />
schede riassuntive schematiche per ogni soggetto<br />
interessato all’emergenza, e prende in<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
considerazione le situazioni specifiche del<br />
luogo per quanto riguarda le vie di fuga e gli<br />
eventi peculiari del Reparto, Servizio, Divisione<br />
o Laboratorio che non sono stati inclusi nel<br />
Piano Generale.<br />
Presso gli Istituti, Cliniche e Divisioni numerosi<br />
dipendenti, quasi 300, hanno già avuto una<br />
formazione specifica sulle situazioni<br />
di emergenza e sull’antincendio<br />
e formano la Squadra di<br />
Emergenza, a cui <strong>il</strong> Piano destina<br />
compiti specifici.<br />
Ovviamente è importante che<br />
ognuno consulti e sia informato<br />
<strong>dei</strong> contenuti <strong>dei</strong> Piani di<br />
Emergenza, Generale e specifico,<br />
disponib<strong>il</strong>i presso i Dirigenti di ogni<br />
Clinica, Reparto, Servizio,<br />
Divisione o Laboratorio.<br />
Zancarli Stefano<br />
Chimico del Servizio Prevenzione e Protezione -<br />
Azienda Ospedaliera e Università di Verona<br />
Faccini Giovanni<br />
Chimico del Dipartimento di Scienze Morfologico-<br />
Biomediche - Sezione di Chimica Clinica Università<br />
di Verona e Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche –<br />
Azienda Ospedaliera di Verona<br />
Soave Claudio<br />
Chimico Responsab<strong>il</strong>e Servizio Prevenzione e Protezione<br />
Azienda Ospedaliera e Università di Verona<br />
DAGLI ISCRITTI<br />
45
NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
46<br />
Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi<br />
[ numeri di “CORDIS”, bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee.<br />
]<br />
Un serio rischio<br />
per la salute <strong>dei</strong><br />
cittadini europei<br />
I risultati di due studi<br />
realizzati dal Centro comune<br />
di ricerca (CCR) hanno<br />
rivelato che l’inquinamento<br />
atmosferico interno comporta<br />
un rischio per la salute molto<br />
più elevato di quanto si<br />
pensasse finora.<br />
progetti EXPOLIS e Macbeth<br />
Ihanno esaminato i risultati di<br />
una recente campagna di misurazione<br />
condotta in alcune città<br />
europee, che ha messo a confronto<br />
le concentrazioni interne di<br />
pericolosi Inquinamenti atmosferici<br />
con i componenti inquinanti<br />
esterni. I risultati mostrano livelli<br />
assai elevati di Inquinanti, quali<br />
fumo di tabacco, amianto e radon<br />
nelle abitazioni <strong>dei</strong> cittadini e, nel<br />
caso del benzene, si è registrata<br />
un’esposizione complessiva a tale<br />
sostanza pari al doppio di quella<br />
riscontrata nei livelli di inquinamento<br />
urbano.<br />
Gli studi suggeriscono che le<br />
recenti riduzioni <strong>dei</strong> tassi di vent<strong>il</strong>azione,<br />
volta a limitare <strong>il</strong> consumo<br />
energetico, unitamente<br />
all’ampio ut<strong>il</strong>izzo <strong>dei</strong> nuovi materiali<br />
da costruzione, stanno favorendo<br />
<strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio negli ambienti<br />
confinati di nuove sostanze chimiche<br />
contenenti comportamenti<br />
tossici sconosciuti. Questi e altri<br />
inquinanti domestici non determinano<br />
soltanto l’insorgere di asma<br />
e di altre patologie allergiche ma,<br />
secondo gli studi, possono altresì<br />
contribuire in maniera sostanziale<br />
all’incremento <strong>dei</strong> casi di cancro<br />
nella popolazione.<br />
Nel commentare tali risultati, <strong>il</strong><br />
Commissario europeo per la<br />
Ricerca Ph<strong>il</strong>ippe Busquin ha osservato<br />
che, se da un lato la maggior<br />
parte <strong>dei</strong> cittadini è consapevole<br />
che l’inquinamento atmosferico<br />
esterno può essere dannoso per la<br />
salute, dall’altro molti di loro ignorano<br />
la minaccia rappresentata<br />
dall’inquinamento atmosferico<br />
interno. “Il traffico e lo smog sono<br />
senza dubbio fra le principali cause<br />
d’inquinamento e ne stiamo stu-<br />
diando e analizzando l’impatto<br />
sulla salute umana.<br />
Sfortunatamente, però, <strong>il</strong> fumo e<br />
le sostanze chimiche talvolta ci<br />
seguono perfino all’interno dell<br />
nostre case, nei nostri uffici, nei<br />
ristoranti e nel bar. In determinate<br />
condizioni, possiamo essere a<br />
rischio, non soltanto quando<br />
andiamo in bicicletta in città, all’ora<br />
di punta, ma persino quando<br />
siamo seduti sul divano di casa”,<br />
ha affermato <strong>il</strong> Commissario.<br />
Poiché gli europei trascorrono fino<br />
al 90% della loro esistenza in<br />
ambienti chiusi, le conclusioni<br />
degli studi destano preoccupazione.<br />
“Per tale motivo stiamo migliorando<br />
le nostre competenze in<br />
materia di monitoraggio dell’inquinamento<br />
negli ambienti confinati e<br />
di misure da adottare, ed esortiamo<br />
i responsab<strong>il</strong>i politici e le pubbliche<br />
autorità di tutt’Europa ad<br />
affrontare tali questioni e a predisporre<br />
una strategia coerente ed<br />
efficace per risolvere <strong>il</strong> problema”<br />
ha dichiarato Busquin.<br />
Una delle principali componenti<br />
del sistema di monitoraggio dell’inquinamento<br />
degli ambienti<br />
confinati in Europa è rappresentata<br />
dalla camera ambientale<br />
INDOORTRON del CCR di Ispra,<br />
presso la quale la Commissione<br />
sta attualmente sv<strong>il</strong>uppando sofisticati<br />
metodi di analisi per la<br />
valutazione dell’inquinamento<br />
atmosferico interno.<br />
La camera consiste in un ambiente<br />
altamente controllato dove la<br />
composizione dell’aria può essere<br />
accuratamente misurata e regolata,<br />
senza alcuna influenza da<br />
parte dell’atmosfera circostante.<br />
Ciò consente ai ricercatori di studiare<br />
i fattori d’inquinamento<br />
negli ambienti chiusi, quali ad<br />
esempio la tinteggiatura interna e<br />
l’ut<strong>il</strong>izzo di altri prodotti di consumo,<br />
che esercitano un potenziale<br />
impatto sulla salute <strong>dei</strong> cittadini<br />
europei.<br />
Nella camera sono stati effettuati<br />
altresì alcuni test per esaminare<br />
la diffusione del fumo di tabacco<br />
presente nell’ambito e valutare<br />
l’impatto che i diversi tassi di vent<strong>il</strong>azione<br />
degli ambienti chiusi<br />
possono avere sui livelli <strong>dei</strong> componenti<br />
del tabacco presenti nell’aria.<br />
I risultati preliminari di<br />
questi test dimostrano che i tassi<br />
di vent<strong>il</strong>azione non contribuiscono<br />
a ridurre la presenza <strong>dei</strong> componenti<br />
del tabacco. Ciò significa<br />
che un aumento <strong>dei</strong> tassi di vent<strong>il</strong>azione<br />
negli edifici e nelle abitazioni<br />
non contribuirà a migliorare<br />
la qualità dell’aria interna.<br />
Al fine di fornite dati più chiari e<br />
affidab<strong>il</strong>i e armonizzare, nel contempo,<br />
le azioni intraprese in<br />
materia d’inquinamento atmosferico<br />
interno, <strong>il</strong> CCR sta creando<br />
una nuova rete di scienziati europei<br />
in questo settore. Si auspica<br />
che la rete INDEX favorisca l’individuazione<br />
delle priorità e la valutazione<br />
dell’esigenza di una strategia<br />
e di un piano d’azione a<br />
livello comunitario.<br />
Rete d’eccedenza<br />
europea per<br />
un’alimentazione<br />
più sicura<br />
La CE ha deciso d’investire,<br />
entro i prossimi 5 anni, € 14<br />
m<strong>il</strong>ioni nella creazione di una<br />
rete d’eccellenza (NoE) destinata<br />
a individuare la presenza<br />
di sostanze chimiche dannose<br />
nella catena alimentare.<br />
a rete CASCADE riunirà oltre<br />
L20 fra atenei, istituti di ricerca<br />
e PMI (piccole e medie imprese)<br />
di tutta europa e sarà coordinata<br />
dal Karolinska Institute che ha<br />
sede in Svezia. I finanziamenti<br />
della rete rientrano nell’ambito<br />
della priorità tematica “Qualità e<br />
sicurezza <strong>dei</strong> prodotti alimentari”<br />
del GPQ.<br />
Ingemar Ponratz, ricercatrice<br />
presso <strong>il</strong> Karolinska Insitute e<br />
impegnata nella creazione della<br />
rete, ritiene che quest’ultima produrrà<br />
risultati di r<strong>il</strong>ievo: “Questa<br />
rete d’eccellenza apporterà un<br />
deciso cambiamento. Per la prima<br />
volta, una comunità scientifica<br />
dalle dimensioni così ampie, tali<br />
da comprendere neurologi, chimici,<br />
esperti nella valutazione del<br />
rischio e specialisti di metabolismo,<br />
è riunita in una struttura<br />
integrata destinata a mettere<br />
insieme discipline diverse in un<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
unico progetto”, ha dichiarato la<br />
Ponratz al Notiziario CORDIS.<br />
Il compito fondamentale della<br />
rete è analizzare le sostanze chimiche<br />
presenti in molti alimenti<br />
d’uso comune e valutarne l’effetto<br />
sulla salute umana mediante<br />
l’impiego di un ampio spettro<br />
d’approcci scientific. L’insieme<br />
delle ricerche della rete sarà condotto<br />
da almeno due partner di<br />
Paesi diversi. Inoltre, la stretta<br />
interazione tra tutti i membri è<br />
vivamente incoraggiata.<br />
Oltre che sulla ricerca di base,<br />
tuttavia, l’accento sarà posto<br />
anche sull’applicazione <strong>dei</strong> relativi<br />
risultati, come spiega la Ponratz:<br />
“Intendiamo offrire suggerimenti<br />
d’ordine pratico sugli alimenti<br />
potenzialmente dannosi e consigli<br />
sulle alternative più sane.<br />
Miriamo, inoltre, ad acquisire<br />
competenza consultive tali da<br />
poter fornire informazioni scientifiche<br />
ai responsab<strong>il</strong>i delle politiche<br />
e ad altri soggetti non esperti del<br />
settore”.<br />
Le attività della rete CSCADE, fra<br />
le quali figura anche la creazione<br />
di un sito internet sul progetto,<br />
saranno ufficialmente inaugurate<br />
agli inizi del 2004. <strong>il</strong> prof. Jan-Ake<br />
Gustafsson, anch’egli del<br />
Karolinska Institute, sottolinea<br />
che: “E’ importante che (<strong>il</strong><br />
Karolinska Insitute) abbia ora<br />
l’opportuinità di dimostrare le<br />
proprie doti in campo amministrativo<br />
e l’importanza del suo ruolo<br />
nella collaborazione per la ricerca<br />
paneuropea su larga scala”.<br />
La piattaforma<br />
tecnologica<br />
europea segna<br />
l’inizio della<br />
nuova fase<br />
verso l’economia<br />
dell’idrogeno<br />
Secondo quanto affermato<br />
dal commissario europeo per<br />
la Ricerca Ph<strong>il</strong>ippe Busquin,<br />
al piattaforma tecnologica<br />
europea per l’idrogeno sarà<br />
creata entro la fine dell’anno<br />
e svolgerà un ruolo chiave nel<br />
promuovere la cooperazione<br />
in Europa e nel resto del<br />
mondo.<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
l cuore della piattaforma tec-<br />
Inologica sarà costituito dal<br />
partenariato nel settore dell’idrogeno<br />
e delle celle a combustib<strong>il</strong>e,<br />
i cui piani sono stati presentati in<br />
una comunicazione della CE pubblicata<br />
<strong>il</strong> 10 settembre.<br />
Tale partenariato raggrupperà le<br />
principali parti interessate alla<br />
futura economia dell’idrogeno, le<br />
quali saranno incaricate di preparare<br />
la necessaria agenda strategica<br />
di ricerca. Esso avrà inoltre<br />
l’obiettivo di rafforzare le iniziative<br />
pubblico – private, individuare<br />
<strong>il</strong> quadro politico adeguato e promuovere<br />
la cooperazione internazionale<br />
nel settore.<br />
La realizzazione della piattaforma<br />
è stata raccomandata dal gruppo<br />
ad alto livello sull’idrogeno e le<br />
celle a combustib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> cui compito<br />
consiste nel favorire la transizione<br />
dell’Europa verso un’economia<br />
dell’idrogeno.<br />
Nel discorso pronunciato durante<br />
una conferenza organizzata a<br />
Grenoble dall’Associazione francese<br />
per l’idrogeno, Busquin ha<br />
affermato che, a seguito dell’adozione<br />
di una visione strategica<br />
comune, l’economia dell’idrogeno<br />
sta entrando in una nuova fase,<br />
durante la quale verranno creati<br />
gli strumenti necessari per trasformare<br />
tale visione in realtà.<br />
“I progetti, le strutture, le reti e le<br />
iniziative in materia d’idrogeno e<br />
di celle a combustib<strong>il</strong>e costituiranno<br />
la base della piattaforma tecnologica”,<br />
ha affermato <strong>il</strong><br />
Commissario, aggiungendo: “Tale<br />
piattaforma permetterà all’Europa<br />
d’avanzare con un fronte unito e<br />
d’esprimersi a una sola voce sulla<br />
scena internazionale”.<br />
Gli Stati Uniti hanno già proposto<br />
la creazione di un partenariato<br />
internazionale per l’economia dell’idrogeno<br />
e Busquin auspica per<br />
l’europa un ruolo di primo piano<br />
nell’ambito di tali iniziative.<br />
Il Commissario, tuttavia, ha sottolineato<br />
che la partecipazione<br />
attiva degli Stati membri fin dall’inizio<br />
sarà fondamentale, affinché<br />
la piattaforma possa generare i<br />
vari progetti nazionali e regionali<br />
che si ritengono necessari.<br />
Busquin ha definito “frammentarie”<br />
le atturali politiche e le attività<br />
di ricerca europee in materia d’idrogeno,<br />
affermando che, in tale<br />
settore, lo Spazio europeo della<br />
ricerca non è ancora completo.<br />
Tuttavia, <strong>il</strong> Commissario ha voluto<br />
concludere su una nota d’ottimi-<br />
smo: “L’Europa possiede le competenze<br />
e le risorse scientifiche, tecniche<br />
e industriali necessarie per<br />
assumere un ruolo guida nel passaggio<br />
all’economiadell’idrogeno”.<br />
Una relazione<br />
irlandese<br />
smentisce<br />
l’affermazioen<br />
che i laureati in<br />
discipline scientificheguadagnino<br />
meno<br />
I laureati in discipline<br />
scientifiche guadagnano<br />
quanto i laureati in altre<br />
materie, come dimostra un<br />
recente studio condotto dal<br />
<strong>Consiglio</strong> Irlandese per la<br />
scienza, la tecnologia e<br />
l’innovazione (ICSTI).<br />
ulla scorta di dati nazionali<br />
Spubblicati tra <strong>il</strong> 1995 e <strong>il</strong> 2000,<br />
una task force sulle scienze fisiche,<br />
commissionata dall’ICSTI, ha<br />
esaminato l’entità degli stipendi,<br />
al fine di verificare se questo<br />
costituiscono un fattore che<br />
potrebbe scoraggiare la sciata di<br />
materie scientifiche a scuola e di<br />
corsi in scienze e ingegneria a<br />
livello universitario. E’ emerso<br />
che, a dispetto di quanto comunemente<br />
ritenuto, lo stipendio iniziale<br />
medio <strong>dei</strong> laureati in materie<br />
scientifiche e ingegneristiche<br />
regge <strong>il</strong> paragone con quello <strong>dei</strong><br />
laureati in altre discipline.<br />
Il dott. Edward Walsh, direttore<br />
della task force, afferma che i<br />
risultati dello studio sono importanti<br />
se si considera che: “Lo stipendio,<br />
anche se valutato dagli<br />
studenti come criterio meno r<strong>il</strong>evante<br />
rispetto all’interesse per la<br />
materia e alle prospettive d’occupazione,<br />
costituisce un parametro<br />
importante nella scelta di una<br />
carriera professionale”. Walsh<br />
ritiene che tali risultati dovrebbero<br />
contribuire a rettificare la non<br />
fondata opinione secondo la quale<br />
la scienza sarebbe una disciplina<br />
poco remunerativa.<br />
Tuttavia, pur individuando nello<br />
stipendio un fattore fondamentale<br />
per la scelta della carriera, gli<br />
autori dello studio ammettono di<br />
NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
47
NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
48<br />
non riuscire a spiegare <strong>il</strong> motivo<br />
per cui <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong> laureati in discipline<br />
scientifiche in possesso di<br />
un diploma di primo grado voltino<br />
le spalle alla scienza per cercare<br />
un impiego nel settore degli affari,<br />
della finanza e dell’ingegneria.<br />
Secondo Walsh, tale tendenza<br />
migratoria potrebbe anche essere<br />
del tutto estranea dalle attese di<br />
stipendio e costituire, piuttosto,<br />
una dimostrazione della trasferib<strong>il</strong>ità<br />
e adattab<strong>il</strong>ità dell’insieme di<br />
competenza acquisite da coloro<br />
che ottengono una qualifica<br />
scientifica e tecnologica.<br />
Lo studio ha anche analizzato gli<br />
stipendi <strong>dei</strong> laureati di secondo<br />
livello, al fine di valutarne l’entità<br />
rispetto agli stipendi iniziali ottenuti<br />
nelle imprese. E’ emerso che<br />
lo stipendio <strong>dei</strong> primi risulta effettivamente<br />
più vantaggioso rispetto<br />
alla paga iniziale corrisposta<br />
dalle imprese. Se, tuttavia, nel<br />
confrontare le entrate disponib<strong>il</strong>i<br />
agli studenti di secondo livello e<br />
agli studenti di primo livello appena<br />
assunti, si detraggono dallo stipendio<br />
<strong>dei</strong> primi le tasse di iscrizione<br />
ai corsi di secondo livello,<br />
questi avranno entrate disponib<strong>il</strong>i<br />
inferiori dal 7 al 33% a quelle <strong>dei</strong><br />
laureati assunti nelle imprese.<br />
Ala luce delle sue scoperte, la<br />
task force formula numerosi suggerimenti.<br />
In particolare, consiglia<br />
a tutte le parti interessate di<br />
promuovere proattivamente la<br />
competitività tra gli stipendi <strong>dei</strong><br />
laureati di secondo livello e la<br />
paga inziale media <strong>dei</strong> laureati in<br />
discipline scientifiche o ingegneristiche,<br />
in linea con lo sforzo<br />
dell’Irlanda d’incrementare <strong>il</strong><br />
numero di studenti che intraprendono<br />
e proseguono gli studi in<br />
materie scientifiche e ingegneristiche.<br />
Nel quadro di una degli obiettivi<br />
stab<strong>il</strong>iti dalla strategia di Lisbona<br />
2000 relativo alla valorizzazione<br />
del capitale umano dell’Europa e<br />
all’ut<strong>il</strong>izzo ottimale del suo potenziale<br />
di ricerca, la task force invita<br />
a intraprendere miglioramenti<br />
nella raccolta di sim<strong>il</strong>i dati a livello<br />
nazionale ed europeo.<br />
Il carotaggio<br />
<strong>dei</strong> ghiacci<br />
antartici porta<br />
gli scienziati<br />
europei indietro<br />
di 750.000 anni<br />
Una “carota” di ghiaccio di<br />
3.200 metri, estratta<br />
dall’Antartico e spedita nei<br />
laboratori di tutta Europa,<br />
fornirà informazioni sulle<br />
condizioni di vita che<br />
probab<strong>il</strong>mente caratterizzarono<br />
la Terra fino a 750.000<br />
anni or sono.<br />
Il più antico campione mal rinvenuto<br />
è stato prelevato dalla regione<br />
della base Dome Concordia per<br />
opera degli scienziati impegnati<br />
nel progresso di perforazione<br />
profonda dell’Antartide (EPICA).<br />
Questa iniziativa a lungo termine<br />
prosegue da oltre 7 ani ed è<br />
attualmente finanziata nell’ambito<br />
della zezione “Energia,<br />
ambiente e sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e”<br />
del 3PQ.<br />
Neli laboratori di ognuno <strong>dei</strong> 10<br />
Paesi coinvolti nel progetto, i<br />
ricercatori si serviranno degli isotopi<br />
di idrogeno e ossigeno<br />
intrappolati nel ghiaccio per<br />
dedurre quale fosse la temperatura<br />
all’epoca in cui si sono formati.<br />
I periodi di riscaldamento globale<br />
saranno indicati dalla presenza di<br />
livelli elevati di biossido di carbonio<br />
e metano.<br />
Di recente, tali metodi hanno<br />
costituito la base dello studio più<br />
completo mai condotto sul clima<br />
mondiale.<br />
Il gruppo ha già analizzato i marcatori<br />
presenti nel ghiaccio, come<br />
la polvere e <strong>il</strong> gas, per attribuire i<br />
vari strati a eventi già conosciuti,<br />
come eruzioni vulcaniche o ere<br />
glaciali, e riuscire a datare <strong>il</strong> campione,<br />
i risultati hanno confermato<br />
che la “carota” risale a circa<br />
750.000 anni fa.<br />
In precedenza, <strong>il</strong> nucleo di ghiaccio<br />
più antico prelevato<br />
dall’Antartide ha fornito informazioni<br />
fino a 420.000 anni fa, ma <strong>il</strong><br />
nuovo campione consentirà agli<br />
scienziati di esaminare per la<br />
prima volta le condizioni di un’epoca<br />
più antica.<br />
Alcuni scienziati sperano altresì<br />
che <strong>il</strong> campione di dome<br />
Concordia sia abbastanza antico<br />
per rivelare i cambiamenti avvenuti<br />
durante l’ultima inversione<br />
del campo magnetico terrestre.<br />
Attualmente si dispone di ben<br />
poche conoscenze in merito<br />
all’impatto di tale inversione sul<br />
clima del pianeta.<br />
Biografie delle<br />
scienziate<br />
dell’Europa<br />
centrale e<br />
orientale<br />
Una raccolta di biografie<br />
d’autorevoli scienziate<br />
dell’Europa centrale e<br />
orientale è stata integrata al<br />
sito web della CE dedicato al<br />
tema “Donne e scienza”.<br />
elenco, che non ha la pretesa<br />
L’ d’essere esaustivo, è stato<br />
st<strong>il</strong>ato in base ai suggerimenti del<br />
gruppo Enwise, istituito dalla CE<br />
per migliorare <strong>il</strong> ruolo e la posizione<br />
delle donne nella ricerca europea<br />
e per incrementare la partecipazione<br />
al 6PQ delle ricercatrici<br />
provenienti dalla suddetta regione.<br />
Nella raccolta figura <strong>il</strong> nome di<br />
Elizaveta Karamlha<strong>il</strong>ova (1897 -<br />
1968), scienziata bulgara che ha<br />
svolto un ruolo pionieristico nel<br />
settore della radioattività, avviando<br />
una ricerca in materia di fisica<br />
nucleare sperimentale nel proprio<br />
Paese. La prof.ssa Karamlha<strong>il</strong>ova,<br />
inoltre, è stata la prima donna a<br />
entrare a far parte dell’Università<br />
di Sofia nel 1939 e a ottenere <strong>il</strong><br />
titolo di “associato” e, più tardi, di<br />
“ordinario”.<br />
Nell’elenco compare anche Baiba<br />
Rivza, presidente del <strong>Consiglio</strong><br />
lettone d’istruzione superiore.<br />
Autrice di 263 pubblicazioni scientifiche<br />
e accademiche, la prof.ssa<br />
Rivza insegna presso l’Università<br />
d’Agronomia della Lettonia.<br />
“A mio avviso, <strong>il</strong> sostegno […] è <strong>il</strong><br />
fattore principale per la carriera di<br />
una donna”, scrive la prof.ssa<br />
Rivza. “La mancanza di sostegno<br />
da parte della famiglia, <strong>dei</strong> colleghi<br />
e della società spesso può<br />
ostacolare o impedire <strong>il</strong> raggiungimento<br />
di un obiettivo prefissato,<br />
poiché la donna, per sua natura, è<br />
portata a cercare <strong>il</strong> compromesso<br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO
e l’equ<strong>il</strong>ibrio e ciò si traduce<br />
sovente in una difficoltà ad assumere<br />
una posizione in aperto contrasto<br />
con un ambiente ost<strong>il</strong>e. In<br />
molti casi, quindi, la donna finisce<br />
per tollerare tale contesto, rinunciando<br />
addirittura alle proprie<br />
aspirazioni. Occorre molta determinazione<br />
per affermare: no, non<br />
sacrificherò me stesso per nessuno<br />
e farò come ho deciso”.<br />
Alla rete Enwise partecipano anche<br />
le donne <strong>dei</strong> cinque nuovi Lander<br />
della Germania orientale, poiché<br />
negli ultimi anni questa regione ha<br />
affrontato lo stesso processo di<br />
transizione <strong>dei</strong> Paesi dell’Europa<br />
centrale e orientale. Una di esse è<br />
Irene Dolling, ex direttrice e cofondatrice<br />
del Centro di studi femmin<strong>il</strong>i<br />
all’Università Humboldt di<br />
Berlino. L’elenco può essere<br />
ampliato e chi intendesse suggerire<br />
nuovi nominativi è invitato a<br />
rivolgersi alla CE.<br />
Riuscirà un<br />
progetto dell’UE<br />
a impedire <strong>il</strong><br />
ripetersi <strong>dei</strong><br />
devastanti<br />
incendi boschivi<br />
di quest’anno?<br />
Il clima torrido e secco registrato<br />
quest’estate in europa<br />
ha causato effetti disastrosi<br />
in numerosi Paesi, non ultimo<br />
<strong>il</strong> Portogallo, colpito come<br />
mai prima d’ora dagli incendi<br />
boschivi, che hanno provocato<br />
la perdita di 18 vite, la<br />
distruzione di oltre 200.000<br />
ettari di habitat naturale e<br />
danni per circa € 1 m<strong>il</strong>iardo.<br />
Mentre in Portogallo e a livello<br />
europeo le autorità riflettono<br />
sulle diverse soluzione che<br />
si sarebbe potuta adottare,<br />
un team di ricercatori impegnato<br />
in un progetto finanziato<br />
dall’UE viene chiamato a<br />
esprimere <strong>il</strong> proprio parere,<br />
nella speranza d’impedire per<br />
sempre <strong>il</strong> ripetersi di tali<br />
catastrofi.<br />
26 partner provenienti da<br />
10 Paesi<br />
Il progetto SPREAD può essere<br />
considerato <strong>il</strong> precursore <strong>dei</strong><br />
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />
nuovi progettiintegrati, che<br />
saranno finanziati nell’ambito del<br />
6PQ. L’iniziativa riunisce 3 progetti<br />
di dimensioni minori e coinvolge<br />
26 partner provenienti da 10<br />
Paesi. La creazione di un progetto<br />
di più ampia portata è stata suggerita<br />
dalla CE. “Stiamo esaminando<br />
le tre fasi temporali in cui<br />
si articolano gli incendi boschivi: <strong>il</strong><br />
prima, <strong>il</strong> durante e <strong>il</strong> dopo”, ha<br />
chiarito Domingos Xavier Viegas<br />
dell’Università di Coimbra, coordinatore<br />
del progetto.<br />
La prima fase comprende la prevenzione<br />
degli incendi, la definizione<br />
delle condizioni che determina<br />
gli incendi boschivi e la configurazione<br />
delle mappe del<br />
rischio, la seconda fase riguarda i<br />
fenomeni che si verificano durante<br />
un incendio e contempla lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
di modelli di diffusione degli<br />
incendi e di dispersione del fumo,<br />
mentre la terza fase viene definita<br />
dal professor Viegas <strong>il</strong> “pacchetto<br />
ecologico degli incendi”, e<br />
si riferisce alla mitigazione degli<br />
effetti degli incendi boschivi e alla<br />
migliore gestione forestale. Il<br />
quarto p<strong>il</strong>astro del progetto<br />
garantisce che la società sia presa<br />
in considerazione dai ricercatori.<br />
Quanti lavorano su questo aspetto<br />
del progetto stanno affrontando<br />
<strong>il</strong> tema dell’istruzione in materia<br />
di sicurezza antincendio e<br />
dalla formazione sulla gestione<br />
degli incendi.<br />
In aggiunta, <strong>il</strong> consorzio intende<br />
favorire <strong>il</strong> trasferimento di conoscenze<br />
agli utenti interessati,<br />
nonché instaurare un dialogo sul<br />
tema degli incendi boschivi.<br />
Questo aspetto ha già sortito<br />
effetti positivi. Il lavoro in un precedetne<br />
progetto si è concluso<br />
con la raccomandazione di un<br />
metodo di caratterizzazione degli<br />
incendi, che viene attualmente<br />
adottato quale metodo standard<br />
in europa. Il progetto SPREAD ha<br />
sv<strong>il</strong>uppato inoltre, unitamente a<br />
una società privata, un fuoristrada<br />
dotato di un sistema GPS, di<br />
dispositivi meteorologici integrati<br />
e di varie telecamere. Il veicolo,<br />
che consente di seguire in tempo<br />
reale la situazione sul campo, è<br />
stato molto richiesto durante gli<br />
incendi di quest’estate.<br />
Cooperare con gli Istituti<br />
Nazionali<br />
Tuttavia, le autorità non sono soltanto<br />
interessate ai risultati concreti<br />
ottenuti dai ricercatori.<br />
“Stiamo già collaborando con gli<br />
istituti nazionali, fornendo pareri<br />
sulle esperienze positive e sugli<br />
errori commessi”, ha spiegato <strong>il</strong><br />
professore Viegas al Notiziario<br />
CORDIS. “Uno degli aspetti peggiori<br />
è la mancanza di fiducia: la<br />
gente ha visto minacciati la propria<br />
vita e i propri averi. Stiamo<br />
attualmente valutando le azioni<br />
da intraprendere per far rinascere<br />
questa fiducia”.<br />
Il professor Viegas è stato inoltre<br />
contattato da una commissione<br />
ufficiale per organizzare un incontro<br />
di riflessione, nel corso del<br />
quale verrà richiesto <strong>il</strong> suo parere<br />
e quello <strong>dei</strong> suoi colleghi in merito<br />
alle ulteriori ricerche da svolgere e<br />
agli strumenti necessari a impedire<br />
tali devastazioni in futuro.<br />
I partner del progetto stanno<br />
svolgendo proprie ricerche sulle<br />
modalità adottate per fronteggiare<br />
gli incendi insorti in Portogallo<br />
nel corso dell’estate, in questo<br />
paese i ricercatori hanno realizzato<br />
interviste nell’intento di stab<strong>il</strong>ire<br />
i motivi per cui 18 persone<br />
hanno perso la vita, interrogando<br />
i testimoni oculari sulla dinamica<br />
e sulle cause di ciascun incidente.<br />
Una causa comune di queste<br />
morti sembra essere <strong>il</strong> fenomeno<br />
di “blow-up”, che prende <strong>il</strong> nome<br />
dall’esplosione improvvisa del<br />
legname arso da cui è causato.<br />
“Tale fenomeno sorprende le persone<br />
ed è in gradi di uccidere.<br />
Cosi si verifica la maggior parte<br />
degli incidenti”, ha spiegato <strong>il</strong> professor<br />
Viegas. Casualmente, questo<br />
è uno <strong>dei</strong> settori nei quali <strong>il</strong><br />
progetto ha raggiunto i risultati<br />
più prestigiosi. Gli esperimenti<br />
condotti in laboratorio e sul<br />
campo hanno determinato lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
del primo modello fisico mai<br />
realizzato, che può essere ut<strong>il</strong>izzato<br />
per prevedere <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e<br />
verificarsi dell’esplosione.<br />
Il professor Viegas ritiene altresì<br />
che <strong>il</strong> modello di dispersione del<br />
fumo rappresenti un ulteriore<br />
successo, “<strong>il</strong> fumo è spesso più<br />
dannoso delle fiamme: crea disorientamento<br />
e confonde le persone”,<br />
ha dichiarato <strong>il</strong> Professore.<br />
Questa serie di risultati positivi<br />
dimostra <strong>il</strong> successo ottenuto dal<br />
progetto SPREAD, sebbene <strong>il</strong><br />
team sia attualmente soltanto a<br />
metà del periodo assegnato per lo<br />
svolgimento della ricerca.<br />
Sorprende, quindi, che i ricercatori<br />
abbiano considerato <strong>il</strong> numero<br />
di partner coinvolti nel proget-<br />
NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
49
NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
50<br />
LETTURE PER IL CHIMICO<br />
to una notevole sfida da affrontare.<br />
Tutti i partner sono comunque<br />
consapevoli delle difficoltà e si<br />
stanno impegnando positivamente<br />
per creare una maggiore integrazione<br />
con le iniziative da cui<br />
potranno trarre insegnamento i<br />
futuri partecipanti <strong>dei</strong> progetti<br />
integrati. “Ci aspettavamo questi<br />
problemi d’integrazione”, ha commentato<br />
<strong>il</strong> professor Viegas.<br />
“Desideravamo che tutte le sezioni<br />
procedessero autonomamente<br />
e per tale motivo abbiamo tenuto<br />
riunioni per spiegare alle altre<br />
parti ciò che stava succedendo in<br />
ciascuna sezione. Non è fac<strong>il</strong>e<br />
impegnare le persone in ambienti<br />
estranei ai loro settori d’interesse”,<br />
ha aggiunto Viegas.<br />
Fac<strong>il</strong>itare la comunicazione<br />
Egli ha creato un gruppo direttivo,<br />
composto da due persone per ciascuno<br />
<strong>dei</strong> quattro settori di ricerca,<br />
al fine di fac<strong>il</strong>itare la comunicazione,<br />
iniziativa che, a suo avviso,<br />
ha avuto molto successo.<br />
Riunire tutti i partecipanti per<br />
effettuare esperimenti sul campo<br />
è risultato altresì positivo per la<br />
creazione di rapporti fra i numerosi<br />
partner. Questi ultimi si sono<br />
riuniti in Portogallo per osservare<br />
i terreni in fiamme, e ciascun<br />
team di ricercatori ha studiato i<br />
diversi aspetti degli incendi.<br />
Il pieno coinvolgimento dell’unico<br />
partner non europeo, proveniente<br />
dal Canada, si è dimostrato altresì<br />
difficoltoso. Tuttavia, <strong>il</strong> contri-<br />
■ Etica ed estetica della scienza<br />
buto canadese è senza dubbio<br />
positivo, secondo <strong>il</strong> professor<br />
Viegas, poiché ha consentito l’esecuzione<br />
d’esperimenti sul<br />
campo nel settore degli incendi<br />
striscianti, che in Europa non<br />
sono possib<strong>il</strong>i.<br />
Riguardo al futuro, <strong>il</strong> consorzio sta<br />
considerando la possib<strong>il</strong>ità di realizzare<br />
un progetto ancora più<br />
ampio per proseguire le attività di<br />
ricerca nell’ambito del SPQ. Non<br />
c’è nulla di definitivo, ma <strong>il</strong> prossimo<br />
progetto potrebbe riguardare<br />
anche altre tipologie di rischio. “La<br />
CE sta incoraggiando l’esame degli<br />
aspetti multirischio. Essa auspica<br />
l’adozione di un linguaggio comune<br />
per tutti i tipi di rischio”, ha<br />
spiegato <strong>il</strong> professor Viegas.<br />
Autore: Alfonso Maria Liquori • Editore: DR-di Renzo Editore • Euro 9,50<br />
Alfonso Maria Liquori ha insegnato Chimica a bari, a Napoli e a Roma e ha frequentato gli ambienti<br />
universitari inglesi, francesi e statunitensi. Membro fondatore dell’European Molecular Biology<br />
Organization (EMBO), è noto a livello internazionale per le sue ricerche sull’analisi conformazionale di<br />
macro-molecole sintetiche e biologiche<br />
Alfonso Maria Liquori, un grande<br />
<strong>chimico</strong> scomparso alcuni anni fa,<br />
è stato un uomo di profonda cultura<br />
scientifica ed umanistica,<br />
noto in Italia, ma anche all’estero<br />
dove ha lavorato molti anni in<br />
prestigiose università, soprattutto<br />
in Ingh<strong>il</strong>terra, in Francia e negli<br />
consultate <strong>il</strong> sito<br />
Stati Uniti. In questo libro emergono<br />
tutti i suoi interessi per<br />
discipline assai varie, come la chimica,<br />
la biologia, la f<strong>il</strong>osofia, l’etica,<br />
l’estetica. Il suo percorso culturale<br />
e la sua attività di ricerca<br />
hanno nob<strong>il</strong>itato fortemente la<br />
professione del <strong>chimico</strong> <strong>italiano</strong> e<br />
che ha avuto l’opportunità di frequentare<br />
ne ha potuto apprezzare<br />
l’acuta intelligenza e l’incredib<strong>il</strong>e<br />
curiosità.<br />
Questo libro vuole essere <strong>il</strong> ricordo<br />
di un grande maestro, di uno<br />
scienziato nel vero senso della<br />
parola.
OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO