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il chimico italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici

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Bimestrale- Spedizione in Abbonamento Postale Art. 2, comma 20/C - legge 662/96 - F<strong>il</strong>iale di Roma<br />

PERIODICO DI INFORMAZIONE<br />

D E I C H I M I C I D ’ I T A L I A<br />

www.chimici.it<br />

ANNO XIV • N° 5/6 • OTT/NOV/DIC 2003


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


EDITORIALE<br />

ANNO XIV • N° 5/6 • OTT/NOV/DIC 2003<br />

Immagine di copertina: CHIMICA (particolare), opera di PEPA PÉREZ.<br />

È nata a Madrid, e qui si è laureata, presso l’Università Complutense,<br />

in Belle Arti specializzandosi in pittura.<br />

Ha cominciato la sua attività espositiva nel 1992 e da allora ha<br />

realizzato numerose esposizioni sia in Spagna che in Italia.<br />

Da quattro anni vive e lavora a Genova.<br />

SOMMARIO<br />

• Tariffe Professionali fra concorrenza e potere degli Ordini 8<br />

DAL C.N.C.<br />

• L'ECM e gli obiettivi di salute: al via la Formazione a distanza 10<br />

• Il Fondo Integrativo del Servizio Sanitario per i professionisti 12<br />

• Esame di Stato per cittadini extra-comunitari 15<br />

DAL CONGRESSO<br />

• XII Congresso <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia 16<br />

• Prime valutazioni 18<br />

• Il Ruolo del <strong>chimico</strong> per la coesistenza fra tesi 19<br />

f<strong>il</strong>oecologiche e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

• Il Chimico e la certezza <strong>dei</strong> risultati delle analisi 27<br />

• Il Chimico e la formazione professionale 28<br />

• Acqua potab<strong>il</strong>e sufficiente, pura e di buona qualità: 30<br />

<strong>il</strong> problema del duem<strong>il</strong>a<br />

• Acqua e acque: problemi e prospettive nell’Anno 32<br />

Mondiale dell’Acqua<br />

• Come brucia un bosco 34<br />

• Chimico e manager: sogno o realtà? 36<br />

• Accreditamento: aspetto economico e firma del <strong>chimico</strong> 41<br />

responsab<strong>il</strong>e delle analisi certificate<br />

• Politica e scienza, opinione di un ricercatore scientifico 43<br />

• Tutela della Salute e della Sicurezza <strong>dei</strong> Cittadini 45<br />

NOTIZIE DALL’EUROPA 46<br />

LETTURE PER IL CHIMICO 50<br />

RASSEGNA STAMPA 51<br />

Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e<br />

saranno ut<strong>il</strong>izzati da questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e<br />

di materiale promozionale relativo alla professione di <strong>chimico</strong>. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della<br />

succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento <strong>dei</strong> propri dati,<br />

la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO”<br />

c/o <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />

BIMESTRALE DI INFORMAZIONI<br />

GIURIDICHE, ECONOMICHE,<br />

PROFESSIONALI E TECNICHE<br />

DEI CHIMICI D’ITALIA<br />

Spedizione in abb. postale<br />

Art. 2, comma 20/C - legge 662/96<br />

F<strong>il</strong>iale di Roma<br />

Editore<br />

CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />

Direzione, redazione e amministrazione<br />

P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />

Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904<br />

E ma<strong>il</strong>: cnc@chimici.it<br />

Web: http:\\www.chimici.it<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

ARMANDO ZINGALES<br />

Direttore editoriale<br />

ANTONIO RIBEZZO<br />

Redazione<br />

GIANCARLO GATTI<br />

ELIO RAMBALDI<br />

GIOVANNI ABBATE<br />

CARLO BRESCIANI<br />

ELIO CALABRESE<br />

SERGIO FACCHETTI<br />

FERNANDO MAURIZI<br />

DOMENICO MENCARELLI<br />

FRANCO TAU<br />

"Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto<br />

l'opinione dell'Autore e non impegnano <strong>il</strong><br />

<strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> né <strong>il</strong> Comitato<br />

di Redazione (CdR). L'accettazione per la stampa<br />

<strong>dei</strong> contributi originali di interesse scientifico<br />

e professionale nel campo della chimica è<br />

subordinato all'approvazione del CdR, previa<br />

revisione di tre Referee, scelti dal CdR tra gli<br />

esperti del settore. Quanto pubblicato nel<br />

Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>".<br />

Coordinamento editoriale e stampa<br />

Just in Time - Tel. 06.88522032<br />

Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />

n. 0032 del 18 gennaio 1990<br />

ASSOCIATO ALL’USPI<br />

UNIONE STAMPA<br />

PERIODICA ITALIANA


EDITORIALE<br />

8<br />

Tariffe Professionali fra<br />

concorrenza e potere degli Ordini<br />

esercizio di una professione non è intesa come servizio in senso stretto bensi come<br />

L’ l’esplicazione di un’attività intellettuale svolta a scopo di sostentamento.<br />

Essa deve essere effettuata con dignità, probità e specificità per raggiungere l’effetto<br />

desiderato: <strong>il</strong> soddisfacimento del cliente.<br />

Il corrispettivo pagato da quest’ultimo è determinato da una tariffa professionale che<br />

deve essere congrua e rispondere a numerose specifiche.<br />

A tale proposito mi preme ricordare che la legislazione professionale vigente offre un<br />

vasto panorama in tema di tariffe relative ai compensi dovuti ai professionisti.<br />

La materia, oltre che riguardare l’interesse economico degli iscritti in un Albo, incide<br />

anche sull’aspetto etico della professione.<br />

E ciò perché la richiesta tanto <strong>dei</strong> compensi esosi che vivi, offendono al tempo stesso<br />

sia la dignità del professionista che <strong>il</strong> prestigio della professione medesima.<br />

Sotto questo prof<strong>il</strong>o la valutazione dell’Ordine professionale circa la ricerca della tariffa<br />

rispondente ad una determinata prestazione è volta alla salvaguardia del decoro<br />

professionale e dell’interesse generale.<br />

A tale proposito occorre ricordare che se in passato gli Ordini avevano una quasi<br />

esclusiva nella determinazione delle tariffe, attualmente si registrano delle tendenze<br />

limitatrici.<br />

Vi è un alto potere tariffario per alcune professioni (Avvocati, Notai, Commercialisti) ed<br />

un potere tariffario ridotto per altre categorie di professionisti (<strong>Chimici</strong>, Biologi,<br />

Ingegneri).<br />

Altre professioni (Periti Industriali, Agronomi) hanno una quasi esclusività nella podestà<br />

tariffaria.<br />

Ciò deriva dal fatto che mentre, ad esempio, i Consigli Nazionali <strong>dei</strong> Dott.<br />

Commercialisti (DPR n. 96 del 22.10.73), degli Avvocati (Legge n. 1051 del 7.11.57),<br />

deliberano direttamente la tariffa che viene approvata con DPR dal Presidente della<br />

Repubblica su proposta del Ministro (alto potere tariffario), Il <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>Chimici</strong> (Legge n. 56 del 20.3.75) si limita a proporre la tariffa al Ministero di Giustizia<br />

competente che, operando di concerto con altri (Industria, Commercio e Artigianato)<br />

emana poi la relativa tariffa.<br />

Inopportuno, oltre che inconferente, ci sembra l’intervento del Commissario Europeo E.<br />

Monti che persegue l’obiettivo di una maggiore concorrenza nelle professioni considerate<br />

uno snodo per lo sv<strong>il</strong>uppo dell’economia.<br />

In tutto considerando i professionisti come delle imprese e gli Ordini professionali,<br />

anche se Enti Pubblici, alla stregua di associazioni di imprese!<br />

La mossa di Monti trae origine da una sentenza (causa Wouters sugli studi multidisciplinari)<br />

che ha riconosciuto come le libere professioni siano soggette alla disciplina della<br />

concorrenza.<br />

Il CUP, che raccoglie tutti i Consigli Nazionali delle professioni italiane, non condivide,<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


a sua volta, l’indagine effettuata per conto della Commissione da uno studio di un<br />

Istituto Viennese poiché si basa su preconcetti non verificab<strong>il</strong>i.<br />

Ma anche la stessa Corte di Giustizia ha sottolineato come la peculiarità delle professioni,<br />

che hanno a che fare con l’interesse generale, giustifica alcune deroghe alla disciplina<br />

della concorrenza.<br />

Ma vieppiù.<br />

Infatti occorre precisare che la protezione apportata alla professione esercitata è anche<br />

funzionale alla tutela di diritti fondamentali <strong>dei</strong> cittadini come la giustizia e la salute.<br />

Affermare quindi che le professioni in Italia sono soffocate da lacci e lacciuoli e che<br />

quindi occorre liberalizzarle, limitando <strong>il</strong> presunto potere degli Ordini, al fine di creare<br />

più concorrenza con tariffe al ribasso, non ha trovato l’accordo fra nessuno degli Ordini<br />

professionali.<br />

Contestare a tal proposito poi che tale presunto potere degli Ordini professionali di fissare<br />

tariffe minime da soddisfare porterebbe i prezzi ad una spinta verso l’alto, è ancora<br />

una affermazione non solo non condivisib<strong>il</strong>e ma che non và nella direzione giusta.<br />

I Colleghi sanno bene da quanto tempo i <strong>Chimici</strong> stanno aspettando l’aggiornamento<br />

delle tariffe ferme ancora al lontano 1986!<br />

Al giorno d’oggi, ove ci è richiesta la qualità massima, le tariffe non sono più non solo<br />

remunerative ma neanche dignitose.<br />

Non possiamo quindi condividere l’interpretazione della Corte e quanto Monti sostiene<br />

da un po’ di tempo a questa parte.<br />

La concorrenza, ed i Colleghi lo sanno benissimo, attiene all’esercizio della stessa professione;<br />

la concorrenza infatti acquista significato se solo si valuta la qualità professionale.<br />

Quanto più alta è la qualità e la professionalità con cui si effettua una perizia, un’analisi<br />

chimica, uno studio, più elevata è la concorrenza nel campo.<br />

Ed è quanto i <strong>Chimici</strong> sostengono da anni poiché ritengono che sia <strong>il</strong> miglior modo per<br />

venire incontro alle esigenze degli utenti che si rivolgono ai loro studi ed ai loro<br />

laboratori.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

Antonio Ribezzo<br />

EDITORIALE<br />

9


AGGIORNAMENTI DALL’ECM<br />

10<br />

"PUBBLICHIAMO UN BREVE ARTICOLO SULLA PROBLEMATICA DEI<br />

CORSI E.C.M. A FIRMA DEL NOSTRO COLLEGA LUIGI ROMANO<br />

COMPONENTE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE E.C.M. NONCHÉ<br />

PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI CHIMICI DELLA CAMPANIA.<br />

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI INFORMA NEL CONTEMPO<br />

CHE ALLA LUCE DELL'IMPORTANZA DEI CORSI E.C.M., SARÀ PRESENTE<br />

SULLA NOSTRA RIVISTA UNA RUBRICA DI AGGIORNAMENTO IN<br />

TALE SETTORE CHE RIGUARDERA' LE COMPETENZE DEI CHIMICI<br />

IN TALE AMBITO".<br />

L'ECM e gli obiettivi di salute:<br />

al via la Formazione a distanza<br />

Lo scorso 17 ottobre 2003 si è tenuta a<br />

Roma la riunione della Commissione<br />

<strong>Nazionale</strong> per l'educazione continua in medicina.<br />

Alla riunione è intervenuto <strong>il</strong> Presidente<br />

della Commissione e Ministro della Salute<br />

Girolamo Sirchia che ha sottolineato come,<br />

dopo la Finanziaria, saranno l'etica ospedaliera<br />

e l'ECM i temi <strong>dei</strong> prossimi mesi.<br />

Il Ministro ha richiamato le tappe del percorso<br />

compiuto fino ad oggi constatando come l'attivazione<br />

del sistema abbia sensib<strong>il</strong>izzato circa<br />

900.000 professionisti della salute alla educazione<br />

obbligatoria. È stato- ha continuato<br />

Sirchia- un percorso diffic<strong>il</strong>e che ha sollevato<br />

molte proteste; tutti ci rendiamo conto che <strong>il</strong><br />

sistema è perfettib<strong>il</strong>e, ma almeno è partito.<br />

Restano molte cose da fare, dall'accreditamento<br />

<strong>dei</strong> provider, alla formazione a distanza, ma<br />

resta soprattutto da attivare un sistema di<br />

verifica ad ogni livello: dalla valutazione sistematica<br />

e automatica e audit dal vero, alla classificazione<br />

di qualità <strong>dei</strong> provider (così da arrivare<br />

a pubblicare su internet la classifica <strong>dei</strong><br />

provider). Altro punto tutto da impostare è<br />

l'imparar facendo; non c'è nessuno che impara<br />

le cose senza farle; è necessario lavorare per<br />

creare i centri di eccellenza ed infine riconoscere<br />

l'autoformazione del professionista.<br />

È necessario diffondere linee guida, così da<br />

arrivare al governo clinico tramite la conoscenza<br />

dell'innovazione tecnologica, la discussione<br />

di casi clinici, gli stages per aggiornare la propria<br />

cultura e l'imparar facendo. Tutto ciò deve<br />

essere condiviso per arrivare a livelli di dignità<br />

e di autonomia che oggi ancora non ci sono.<br />

All'intervento politico del Ministro sono seguiti<br />

i lavori della Commissione che ha tracciato la<br />

propria attività <strong>dei</strong> prossimi mesi. Entro <strong>il</strong><br />

mese di gennaio dovranno essere ridefiniti,<br />

conformemente al Piano Sanitario <strong>Nazionale</strong>,<br />

gli obbiettivi formativi per singola professione.<br />

In ogni caso nei tempi più brevi dovrà essere<br />

attivato <strong>il</strong> sistema di accreditamento <strong>dei</strong> provider,<br />

che prima di andare a regime dovrà<br />

disporre di un sistema di garanzie (verifica e<br />

controllo) per evitare abusi (che sono stati<br />

molti e spesso intollerab<strong>il</strong>i).<br />

La Commissione ha inoltre ufficializzato l'avvio<br />

di alcune sperimentazioni di formazione a<br />

distanza (FAD); i provider FAD ammessi alla<br />

sperimentazione dovranno essere accreditati<br />

ISO: la sperimentazione occuperà i mesi da<br />

gennaio ad apr<strong>il</strong>e, non dovrà avere costi per le<br />

istituzioni pubbliche e per i discenti; sarà<br />

ammessa la sponsorizzazione, purché deontologicamente<br />

corretta ed in accordo con le linee<br />

guida rese pubbliche a Cernobbio, durante <strong>il</strong><br />

Forum Sanità Futura. La sperimentazione attribuirà<br />

crediti "veri" e saranno priv<strong>il</strong>egiate le<br />

sperimentazioni rivolte alle Categorie abitualmente<br />

"trascurate".<br />

Nella successiva seduta del 20 novembre<br />

2003 la Commissione ha approvato le procedure<br />

della sperimentazione delle quali informare<br />

tutti gli organizzatori di eventi formativi<br />

residenziali e FAD.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


La Commissione ha definitivamente definito<br />

che la sperimentazione preliminare sarà limitata<br />

a pochi soggetti, 40 per ciascuna tipologia di<br />

formazione (residenziale e a distanza) e durerà<br />

circa tre mesi. Dopo questa fase preliminare,<br />

inizierà la fase di accreditamento sperimentale<br />

<strong>dei</strong> provider di formazione residenziale e di<br />

FAD, esteso a tutti i soggetti pubblici e privati<br />

interessati, in conformità alle determinazioni<br />

che saranno assunte con Accordo tra <strong>il</strong> Ministro<br />

della salute e le Regioni e le Province autonome<br />

di Trento e Bolzano, sancito dalla<br />

Conferenza Stato-Regioni.<br />

Su tali presupposti lo scorso 5 dicembre sul<br />

portale del Ministero della Salute<br />

(http://ecm.sanita.it) è stato pubblicato l'avviso<br />

di avvio della sperimentazione preliminare<br />

dell'accreditamento <strong>dei</strong> provider con la documentazione<br />

necessaria per la richiesta, da<br />

parte degli organizzatori di eventi formativi<br />

residenziali ed a distanza, di partecipazione a<br />

questa fase.<br />

La sperimentazione “preliminare” è finalizzata<br />

ad acquisire ulteriori elementi di valutazione<br />

per la definizione <strong>dei</strong> criteri e delle modalità<br />

per l'accreditamento, per ”testare” tutta la<br />

modulistica, nonché per ottenere dati preliminari<br />

sulla domanda di FAD di ogni categoria<br />

professionale in relazione alle varie tipologie.<br />

Inoltre, in un’ottica di ottimizzazione delle<br />

modalità di accreditamento degli eventi residenziali<br />

secondo le modalità attuali, è stata<br />

formalizzata la richiesta ai Provider (inclusi gli<br />

Ordini professionali) di integrare la richiesta di<br />

accreditamento <strong>dei</strong> prossimi eventi con una<br />

due distinte dichiarazioni, da inoltrare alla<br />

Commissione <strong>Nazionale</strong> ECM.<br />

Certificazione obbiettivo. Con la prima dichiara-<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

zione si devono inviare per via informatica entro<br />

<strong>il</strong> 31 gennaio 2004 le dettagliate argomentazioni<br />

sulle motivazioni in base alle quali gli organizzatori<br />

stessi ritengono che l’evento, per cui è<br />

stato chiesto l’accreditamento, rientri in un<br />

determinato obiettivo e sia di interesse specifico<br />

per la categoria alla quale è indirizzato.<br />

Certificazione conflitto di interessi. Con la<br />

seconda dichiarazione <strong>il</strong> Provider deve attestare<br />

l’assenza dell’eventuale conflitto di interessi<br />

da parte propria, e di essere in possesso delle<br />

analoghe dichiarazioni di tutti i relatori e<br />

docenti dell’evento. La documentazione completa<br />

può essere inviata entro <strong>il</strong> 28 febbraio<br />

2004.<br />

Tale procedura dovrebbe rendere più rigoroso<br />

e regolare lo svolgimento degli eventi residenziali.<br />

La Commissione ha inoltre approvato alcune<br />

proposte che riprendono sollecitazioni, reiterate<br />

tra l’altro anche dalla nostra Categoria, in<br />

merito al riconoscimento <strong>dei</strong> crediti per<br />

• corsi all'estero che non sono accreditati in<br />

Italia: previa convalida dell'Ordine o Collegio<br />

verranno riconosciuti <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong> crediti certificati<br />

dall'organizzazione;<br />

• pubblicazioni scientifiche su riviste recensite<br />

sul Citation Index o accreditate ECM;<br />

• autoformazione con giornali scientifici qualificati,<br />

videocassette, internet, frequenza a corsi<br />

non accreditati, frequenza di strutture qualificate<br />

o altro: <strong>il</strong> credito potrà essere autocertificato<br />

e potrà arrivare fino al massimo del 5%<br />

<strong>dei</strong> crediti totali previsti nel triennio.<br />

Luigi Romano<br />

Componente Commissione <strong>Nazionale</strong> ECM -<br />

Presidente Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> della Campania<br />

AGGIORNAMENTI DALL’ECM<br />

11


IMFONDO<br />

12<br />

2004<br />

Come è noto, la questione del finanziamento del sistema sanitario nazionale è diventata oggi<br />

d'estrema attualità. Sia <strong>il</strong> Governo nazionale - con l'emanazione del decreto che stab<strong>il</strong>isce i<br />

"Livelli essenziali di Assistenza" (L.E.A.) - sia le singole Regioni, a cui è demandata esclusivamente<br />

la competenza in materia - e che, pertanto, stanno approvando i vari "programmi sociosanitari"<br />

- hanno individuato nei Fondi integrativi del S.S.N. gli strumenti attraverso i quali le singole<br />

categorie possono concorrere alla gestione <strong>dei</strong> sistemi sanitari determinando l'integrazione<br />

tra settore pubblico e privato e garantire un recupero di efficienza.<br />

In tal senso, le nuove leggi favoriscono la nascita di questi strumenti mutualistici prevedendo<br />

espressamente i relativi versamenti di iscrizione come voce di detrazione nei moduli fiscali.<br />

Per fronteggiare questa situazione e offrire ai chimici una risposta concreta e propositiva al<br />

problema sanitario è operante, con <strong>il</strong> 2004 saremo già al terzo anno di iscrizioni con un numero<br />

di aderenti sempre in aumento, <strong>il</strong> FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI realizzato<br />

in collaborazione con Reale Mutua Assicurazioni che, grazie all'esperienza acquisita negli anni in<br />

questo settore, è diventata <strong>il</strong> principale punto di riferimento in materia assistenziale. Quanto alla<br />

gestione <strong>dei</strong> sinistri, si ut<strong>il</strong>izza “BLUE ASSISTANCE”, una società del gruppo Reale Mutua<br />

Assicurazioni appositamente dedicata alla operatività della copertura sanitaria e alla definizione<br />

ed aggiornamento <strong>dei</strong> convenzionamenti con medici e strutture, pubbliche e private.<br />

È opportuno ricordare che quanto offerto dal FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI<br />

non è comparab<strong>il</strong>e con una tradizionale polizza assicurativa sanitaria individuale e presenta<br />

modalità operative estremamente più semplici.<br />

Ecco riassunte in breve le opzioni possib<strong>il</strong>i:<br />

FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PRO-<br />

FESSIONISTI ITALIANI<br />

OPZIONE GRANDI INTERVENTI<br />

(Copre esclusivamente gli Interventi d’alta chirurgia)<br />

GARANZIE MASSIMALI<br />

Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia €. 260.000<br />

(secondo tabella) per anno e per nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />

€. 130 - per pernottamento –<br />

Indennità sostitutiva del rimborso<br />

max 100 anno/persona<br />

SCOPERTI E FRANCHIGIE<br />

Strutture sanitarie e medici convenzionati no franchigia / no scoperto<br />

Strutture sanitarie e/o medici non convenzionati Franchigia di € 1.000<br />

OPZIONE RICOVERI<br />

(Copre qualsiasi tipo di ricovero con o senza intervento chirurgico)<br />

GARANZIE MASSIMALI<br />

Qualsiasi tipo di Ricovero €. 260.000<br />

(compresi i Grandi Interventi) per anno e per nucleo fam<strong>il</strong>iare<br />

Parto Cesareo €. 5.200 per evento<br />

Aborto €. 2.100 per evento<br />

Parto non cesareo (anche domic<strong>il</strong>iare) €. 550 per evento<br />

SCOPERTI E FRANCHIGIE<br />

(per prestazioni di ricovero diverse dai Grandi Interventi)<br />

Strutture sanitarie e medici convenzionati franchigia di € 1.000 per ogni sinistro<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Nei casi previsti per ciascuna opzione vengono rimborsate, fino alla concorrenza del massimale,<br />

le spese sostenute durante <strong>il</strong> ricovero o l’intervento chirurgico e nei 120 giorni precedenti e successivi<br />

allo stesso, le spese per: visite specialistiche, accertamenti diagnostici ed esami di laboratorio<br />

(compresi i relativi onorari medici), assistenza medica, ostetrica ed infermieristica; terapie,<br />

trattamenti fisioterapici e riab<strong>il</strong>itativi, medicinali,onorari dell’équipe che effettua l’intervento<br />

chirurgico, materiale di intervento (comprese le endoprotesi); diritti di sala operatoria, rette<br />

di degenza, assistenza infermieristica resa necessaria dalla non autosufficienza dell’Assicurato in<br />

conseguenza di intervento chirurgico, infortunio, ictus cerebrale o infarto cardiaco, trattamenti<br />

fisioterapici e rieducativi resi necessari da infortunio, da ictus cerebrale, da infarto cardiaco, dell’intervento<br />

chirurgico, trattamenti di malattie oncologiche entro 180 giorni.<br />

È opportuno sottolineare quale ulteriore vantaggio offerto, che anche se la prestazione richiesta<br />

a Blue Assistance non è coperta dalle Opzioni del Fondo (vedi per esempio le visite specialistiche),<br />

<strong>il</strong> richiedente potrà comunque usufruire <strong>dei</strong> vantaggi economici previsti dai convenzionamenti<br />

esistenti con i medici e le cliniche convenzionate.<br />

OPZIONE COPERTURA NUCLEO FAMILIARE * COSTO NUCLEO 2004<br />

Grandi Interventi Ricoveri per interventi di Alta Chirurgia<br />

(secondo la tabella OMS)<br />

€ 200<br />

Ricoveri Qualsiasi tipo di ricovero € 350<br />

*per nucleo fam<strong>il</strong>iare si intende <strong>il</strong> coniuge o convivente ed i relativi figli ancora a carico<br />

Da quanto esposto risulta evidente come questa proposta sia incomparab<strong>il</strong>e con le normali<br />

polizze assicurative sia per i contenuti innovativi (e le garanzie esclusive) che connotano le<br />

opzioni FONDO INTEGRATIVO DEL S.S.N. PROFESSIONISTI / REALE MUTUA ASSICURAZIONI, sia<br />

per i relativi costi, ed è per questo che abbiamo voluto estendere questa possib<strong>il</strong>ità di tutela a<br />

tutti i chimici italiani, alle loro famiglie ed anche ai loro dipendenti.<br />

FINESTRE DI ACCESSO E RELATIVI COSTI ANNO 2004<br />

FINESTRA GRANDI INTERVENTI RICOVERI DECORRENZA<br />

ACCESSO Euro Euro COPERTURA<br />

Da 01 Gennaio 200 350 1° Gennaio 2004<br />

Entro 31 Marzo 190 310 1° Apr<strong>il</strong>e 2004<br />

Entro 30 Giugno 170 250 1° Luglio 2004<br />

Entro 30 Settembre 155 190 1° Ottobre 2004<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

IMFONDO<br />

13


IMFONDO<br />

14<br />

PRIMA DI ADERIRE PRENDETE VISIONE DELLE INFORMAZIONI ESTESE REPERIBILI<br />

NEL SITO DEL CONSIGLIO NAZIONALE (WWW.CHIMICI.IT), OVVERO RICHIEDEN-<br />

DOLE ALLA SEGRETERIA DEL CONSIGLIO.<br />

MODULO DI ADESIONE<br />

Cognome e Nome ………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Cod. Fiscale ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Luogo e data di nascita ………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Iscrizione all’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> di: N. di iscrizione:<br />

Indirizzo …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Via ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… n. ……………<br />

Città ……………………………………………………………………………………………………… C.A.P.……………………… Prov. …………………<br />

Tel. ……………………………………………… Cell. ……………………………………………… e-ma<strong>il</strong> ……………………………………….…………<br />

OPZIONI: ■ GRANDI INTERVENTI ■ TUTTI I RICOVERI<br />

COMPOSIZIONE NUCLEO FAMILIARE<br />

Cognome e Nome Data di Nascita<br />

* = Coniuge: CG / Convivente: CV / Figlio: FO / Figlia: FA<br />

/ /<br />

/ /<br />

/ /<br />

/ /<br />

/ /<br />

/ /<br />

È POSSIBILE ADERIRE CON LE SEGUENTI MODALITÀ<br />

Grado di<br />

Parentela*<br />

Preso atto <strong>dei</strong> diritti riconosciuti all'interessato dall'art.13 Legge 675/96, acconsento/accosentiamo al trattamento per tutti<br />

i dati qui forniti per le finalità e nei limiti necessari all'esecuzione <strong>dei</strong> servizi richiesti ed erogati.<br />

Data Firma<br />

Bonifico bancario: (CIN: O; ABI 01005, CAB 02196, CC: 000000023677) c/o Banca <strong>Nazionale</strong> del Lavoro<br />

di Venezia intestato a “Fondo Sanitario Integrativo Professionisti Italiani”<br />

Il presente modulo (e copia del bonifico) deve essere inviato al seguente Fax: 06/47885904<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Esame di Stato per cittadini<br />

extra-comunitari<br />

Prot. N. 669/03/cnc/fta MINISTERO DELLA GIUSTIZIA<br />

Roma, 2 ottobre 2003 MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI<br />

È stato posto a questo <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>il</strong> quesito circa la possib<strong>il</strong>ità per un cittadino Albanese<br />

che ha conseguito valido titolo di studio presso una Università statale Italiana di sostenere<br />

l’Esame di Stato per l’ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione di <strong>chimico</strong> e, di conseguenza, di<br />

iscriversi presso un Ordine professionale della Repubblica Italiana.<br />

Chiediamo di conoscere se esistono, e in quali termini, accordi internazionali al riguardo.<br />

Restiamo in attesa mentre inviamo distinti saluti.<br />

Il Presidente<br />

Prof. Chim. Armando Zingales<br />

Prot. ER/3/13235/03/4 MINISTERO DELLA GIUSTIZIA<br />

Roma li 20 ottobre 2003 CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />

OGGETTO: Esami di stato – cittadini extra-comunitari<br />

Con riferimento al parere richiesto con Vs. Nota del 2 ottobre 2003, si conferma la possib<strong>il</strong>ità,<br />

per un cittadino albanese (o di altra nazionalità) che abbia conseguito un titolo accademico presso<br />

una Università italiana, di sostenere l’esame di Stato per l’ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione<br />

di <strong>chimico</strong> e di iscriversi quindi presso un Ordine professionale in Italia.<br />

Quanto sopra si evince chiaramente dall’art. 47 del D.P.R. n. 394 del 31 agosto 1999<br />

(Regolamento di attuazione del Testo Unico sull’immigrazione), secondo <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> superamento<br />

degli esami di ab<strong>il</strong>itazione professionale, oltre all’adempimento delle altre condizioni richieste<br />

dalla legge, consente l’iscrizione agli albi professionali, indipendentemente dal possesso della<br />

cittadinanza italiana.<br />

Il Magistrato addetto all’Ufficio<br />

Emma D’Ortona<br />

D.P.R. 31/8/1999 n. 394<br />

Regolamento recante norme di attuazione<br />

del testo unico delle disposizioni concernenti<br />

la disciplina dell’immigrazione e<br />

norme sulla condizione dello straniero, a<br />

norma dell’art. 1, comma 6, del D. Lgs.<br />

25 luglio 1998, n. 286.<br />

Pugglicato nella Gazz. Uff. 3 novembre<br />

1999, n. 258, S.Q.<br />

47. Ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio della professione<br />

1. Specifici visti d’ingresso e permessi di soggiorno,<br />

di durata non superiore alle documentate<br />

necessità, possono essere r<strong>il</strong>asciati<br />

agli stranieri che hanno conseguito <strong>il</strong><br />

diploma di laurea presso una università italiana,<br />

per l’espletamento degli esami di<br />

ab<strong>il</strong>itazione all’esercizio professionale.<br />

2. Il superamento degli esami di cui al comma<br />

1, unitamente all’adempimento delle altre<br />

condizioni richieste dalla legge, consente<br />

l’iscrizione negli albi professionali, indipendentemente<br />

dal possesso della cittadinan-<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

za italiana, salvo che questa sia richiesta a<br />

norma dell’articolo 37 del decreto legislativo<br />

3 febbraio 1993, n. 29 e successive<br />

modifiche e integrazioni. L’aver soggiornato<br />

regolarmente in Italia da almeno cinque<br />

anni è titolo di priorità rispetto ad altri cittadini<br />

stranieri.<br />

D.Lgs. 3/2/1993, n. 29<br />

Razionalizzazione dell’organizzazione<br />

delle amministrazioni pubbliche e revisione<br />

della disciplina in materia di pubblico<br />

impiego, a norma dell’articolo 2<br />

della L. 23 ottobre 1992, n. 421.<br />

D.Lgs. 3 febbraio 1993, n.29<br />

Razionalizzazione dell’organizzazione delle<br />

amministrazioni pubbliche e revisione della<br />

disciplina in materia di pubblico impiego, a<br />

norma dell’articolo 2 della L. 23 ottobre 1992,<br />

n. 421.<br />

37. Accesso <strong>dei</strong> cittadini degli Stati membri<br />

dell’Unione europea.<br />

1. I cittadini degli Stati membri dell’Unione<br />

europea possono accedere ai posti di lavoro<br />

presso le amministrazioni pubbliche che<br />

non implicano esercizio diretto o indiretto<br />

di pubblici poteri, ovvero non attengono<br />

alla tutela dell’interesse nazionale.<br />

2. Con decreto del Presidente del <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>dei</strong> Ministri, ai sensi dell’articolo 17 della<br />

legge 23 agosto 1988, n. 400, sono individuati<br />

i posti e le funzioni per i quali non<br />

può prescindersi dal possesso della cittadinanza<br />

italiana, nonché i requisiti indispensab<strong>il</strong>i<br />

all’accesso <strong>dei</strong> cittadini di cui al<br />

comma 1.<br />

3. Nei casi in cui non sia intervenuta una<br />

disciplina di livello comunitario, all’equiparazione<br />

<strong>dei</strong> titoli di studio e professionali si<br />

provvede con decreto del presidente del<br />

<strong>Consiglio</strong> <strong>dei</strong> Ministri, adottato su proposta<br />

<strong>dei</strong> Ministri competenti. Con eguale procedure<br />

si stab<strong>il</strong>isce la equivalenza tra i titoli<br />

accademici e di servizio r<strong>il</strong>evanti ai fini dell’ammissiione<br />

al concorso e della nomina.<br />

DAL C.N.C.<br />

15


DAL CONGRESSO<br />

16<br />

XII CONGRESSO NAZIONALE<br />

DEI CHIMICI D’ITALIA<br />

Nei giorni 23 e 24 ottobre 2003 si è svolto presso l’Aula La Ginestra<br />

del Dipartimento di Chimica dell’Università “La Sapienza” di Roma <strong>il</strong> XII<br />

Congresso <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> Italiani.<br />

Hanno partecipato al Congresso i rappresentanti di tutti gli Ordini Professionali<br />

italiani nonché i rappresentanti del <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>.<br />

Il Congresso è stato aperto con <strong>il</strong> saluto del<br />

Dr. Ginestroni e del Prof. Zingales,<br />

Presidenti rispettivamente dell’Ordine <strong>dei</strong><br />

<strong>Chimici</strong> di Roma e del <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>Chimici</strong>. Sono intervenuti per i saluti le<br />

seguenti autorità:<br />

On. Di Carlo – Assessore alla mob<strong>il</strong>ità del<br />

Comune di Roma (nonché dottore in chimica)<br />

Ing. Fioretti – Presidente del COTRAL (<strong>il</strong><br />

quale in una successiva intervista durante una<br />

trasmissione in una emittente locale ha ribadito<br />

l’importanza e la poliedricità <strong>dei</strong> professionisti<br />

chimici all’interno della società moderna<br />

come punto di riferimento ed interfaccia tra i<br />

cittadini, le imprese e gli enti pubblici)<br />

Ing. Daniele – ATO 1 di Viterbo<br />

Arch. Balestrieri – Vig<strong>il</strong>i del Fuoco di Roma<br />

Dr. Ortaggi – ARPA Lazio<br />

Ing. Ricciardi – CUP Roma<br />

Il Congresso si è immediatamente animato con<br />

un dibattito tra i partecipanti intervenuti da<br />

tutte le Regioni italiane.<br />

Tra i temi principali che sono stati oggetto di<br />

discussione ci sono stati:<br />

• l’importanza del rapporto tra Ordini professionali,<br />

Università e Regioni, importanza<br />

ribadita dall’assemblea presente. Sono stati<br />

riportati casi concreti di collaborazioni in<br />

Ordini di differenti Regioni italiane;<br />

• lo scarso interesse e la scarsa partecipazione<br />

degli iscritti alle iniziative e, più in generale,<br />

alla vita dell’Ordine. Anche su questo argomento<br />

alcuni consiglieri hanno relazionato in<br />

merito alle esperienze ed attività diverse<br />

organizzate dall’Ordine di appartenenza pro-<br />

prio per cercare di riavvicinare gli iscritti;<br />

• l’importanza dell’aggiornamento <strong>dei</strong> corsi di<br />

laurea in chimica in relazione alle prospettive<br />

professionali future per i giovani soprattutto<br />

riguardo i nuovi sbocchi della libera<br />

professione in relazione all’evolversi della<br />

normativa tecnica;<br />

• la necessità di modificare l’opinione pubblica<br />

nei confronti della chimica anche per ribaltare<br />

<strong>il</strong> trend negativo delle iscrizioni ai corsi di<br />

laurea;<br />

• la necessità che tutti gli Ordini e tutti i colleghi<br />

lavorino insieme per difendere la categoria.<br />

Il Congresso è poi proseguito con gli interventi<br />

programmati <strong>dei</strong> relatori (che verranno pubblicati<br />

nei prossimi numeri del Notiziario) che<br />

sono intervenuti sui seguenti argomenti:<br />

Dr. Cardellicchio – Società Chimica Italiana,<br />

Presidente della divisione di Chimica dell’ambiente<br />

– Il <strong>chimico</strong> per la tutela dell’ambiente<br />

e per lo sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />

Dr. Botrè – Direttore del Laboratorio<br />

Antidoping – Il ruolo delle analisi chimiche nel<br />

controllo del rischio farmacologico da sostanze<br />

dopanti<br />

Prof.ssa Petritsi – Docente dell’Università La<br />

Sapienza – Il rischio in città: r<strong>il</strong>ievi epidemiologici<br />

Dr. Rolle – Funzionario del Ministero dell’Ambiente<br />

– Leggi, norme e qualità ambientale<br />

Prof. Campanella - Docente dell’Università<br />

La Sapienza – Traffico e salute<br />

Prof. Chiacchierini - Docente dell’Università La<br />

Sapienza – Il ruolo del <strong>chimico</strong> per la coesistenza<br />

fra tesi f<strong>il</strong>oecologiche e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Il giorno 24 ottobre <strong>il</strong> Congresso è proseguito<br />

con gli interventi programmati <strong>dei</strong> relatori che<br />

hanno discusso sui seguenti argomenti:<br />

Dr. Delia – Funzionario dell’ISPESL – L’inquinamento<br />

elettromagnetico<br />

Prof. Scorrano – Decano <strong>dei</strong> chimici del<br />

<strong>Consiglio</strong> Universitario <strong>Nazionale</strong> – Il problema<br />

degli Ordini professionali visto dal CUN<br />

Dr. De Angelis – Vice Presidente della Società<br />

Chimica Italiana – Rapporto tra Società<br />

Chimica Italiana e l’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong><br />

Dr.ssa Ferro – Ricercatore del CNR – Nuovi<br />

strumenti di lavoro per <strong>il</strong> Chimico impegnato<br />

nella tutela <strong>dei</strong> beni culturali<br />

Prof. Guidobaldi – CNR di Roma, intervenuto<br />

al posto del Dr. Matteini – Ruolo dell’esperto<br />

<strong>chimico</strong> e interazioni con le Istituzioni pubbliche<br />

per la conservazione <strong>dei</strong> beni culturali<br />

Prof.ssa Guiso - Docente dell’Università La<br />

Sapienza – Il colore<br />

Prof.ssa Persia – ENEA – Il danno <strong>chimico</strong><br />

Prof. Gigante - Docente dell’Università La<br />

Sapienza – La necessaria collaborazione tra<br />

chimici e fisici<br />

Prof. Apollonia - Direttore della Soprintendenza<br />

di Aosta – Il ruolo del <strong>chimico</strong> all’interno<br />

delle Sopraintendenze<br />

Prof. Favero - Docente<br />

dell’Università La Sapienza –<br />

Casi di studio<br />

Prof. Campanella - Docente<br />

dell’Università La Sapienza<br />

– Metodi archeometrici:<br />

un nuovo contributo della<br />

chimica<br />

Il Congresso è poi<br />

proseguito nel<br />

pomeriggio con<br />

la presentazione<br />

da parte di<br />

alcuni partecipanti<br />

di temi<br />

liberi in materia<br />

di tutela<br />

dell’ambiente e<br />

della salute <strong>dei</strong><br />

cittadini.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

Hanno partecipato a questa sessione:<br />

Dr. Nunzia - Campi elettromagnetici, radiazioni<br />

ionizzanti: problematiche della normativa<br />

ARPA di Treviso – Inquinamento delle acque<br />

di falda<br />

Dr.ssa Scimonelli – Istituto Superiore di<br />

Sanità – La catalogazione <strong>dei</strong> preparati pericolosi<br />

Dr. Barletti – Ordine <strong>dei</strong> chimici del Piemonte<br />

e Val D’Aosta – Corsi e formazione all’interno<br />

di un Ordine professionale<br />

La tavola rotonda, che ha avuto come tema<br />

“Contaminanti ambientali: limiti normativi e<br />

situazione di “vacatio legis”, ha visto soprattutto<br />

gli interventi del Prof. Campanella e del Dr.<br />

Mannozzi dell’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche.<br />

Al termine si è aperto un dibattito libero sui<br />

temi proposti all’interno del Congresso.<br />

Il dibattito ha visto la viva partecipazione di<br />

tutti gli intervenuti.<br />

Raffaella Valenti<br />

DAL CONGRESSO<br />

17


DAL CONGRESSO<br />

18<br />

XII CONGRESSO NAZIONALE DEI CHIMICI D’ITALIA<br />

Prime valutazioni<br />

Si è svolto a Roma <strong>il</strong> Congresso <strong>Nazionale</strong><br />

degli Ordini <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia dedicato<br />

alla problematica più generale del ruolo degli<br />

Ordini nella nostra società che cambia, a causa<br />

<strong>dei</strong> processi di globalizzazione e di internazionalizzazione<br />

in atto, e a quelle più specifiche,<br />

ma altrettanto importanti, dell’inquinamento<br />

urbano, con particolare riferimento alle grandi<br />

metropoli, e della salvaguardia (protezione,<br />

conservazione, restauro) <strong>dei</strong> Beni Culturali.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> primo punto dal dibattito,<br />

molto vivo e partecipato, è emersa la<br />

necessità dell’interazione del <strong>chimico</strong> con altre<br />

professionalità, ma con la precisa richiesta che<br />

tali collaborazioni si sv<strong>il</strong>uppino a doppio senso<br />

e siano limitate a quei settori nei quali la interdisciplinarità<br />

sia stata codificata dall’esperienza<br />

o dai documenti CUP regionali o dall’esigenza<br />

di disporre di competenze non chimiche per<br />

la soluzione del problema posto.<br />

È anche stato ribadito che sia nel piano formativo<br />

che in quello merceologico <strong>dei</strong> contenuti<br />

chimici non si approprino indebitamente altre<br />

professionalità. In questo senso sia per <strong>il</strong><br />

mondo accademico che per quello della professione<br />

ci sono compiti precisi da assolvere: <strong>il</strong><br />

primo deve difendere sul piano <strong>dei</strong> contenuti<br />

degli insegnamenti di chimica argomenti e<br />

soggetti prettamente chimici evitandone <strong>il</strong> trasferimento<br />

in corsi non chimici; <strong>il</strong> secondo<br />

deve vig<strong>il</strong>are affinché le competenze in settori<br />

nei quali <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> può portare contributi significativi<br />

non vengano surrettiziamente o, peggio,<br />

palesemente, trasferite ad altre figure.<br />

Gli Ordini hanno anche espresso l’esigenza di<br />

un maggiore rapporto con l’Università evitando<br />

che mondo accademico e mondo professionale<br />

agiscano in modo separato, così di fatto danneggiando<br />

<strong>il</strong> ruolo del <strong>chimico</strong> in tutti i settori<br />

in cui opera.<br />

Per quanto riguarda i temi delle due sessioni<br />

scientifiche, con “rischio in città” è stato evidenziato<br />

<strong>il</strong> pericolo che incombe sul cittadino<br />

per <strong>il</strong> semplice fatto di “vivere” in un grande<br />

centro urbano dove l’inquinamento di ogni<br />

natura rappresenta un continuo attacco alla<br />

sua salute: <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> può svolgere un ruolo<br />

fondamentale a protezione di tale salute sia<br />

con le attività proprie del controllo e monitoraggio<br />

sia con la comprensione <strong>dei</strong> meccanismi<br />

di interazione delle varie forme di inquinamento<br />

con l’organismo umano sia con interventi<br />

finalizzati alla realizzazione di processi più puliti<br />

per lo sfruttamento dell’energia.<br />

Circa invece i Beni Culturali, “per proteggerli<br />

bisogna conoscerli” è stato concluso: ed in<br />

questo processo di conoscenza <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> è<br />

fondamentale per le sue competenze e per la<br />

sua cultura scientifica. Il suo ruolo è irrinunciab<strong>il</strong>e<br />

pertanto sia in laboratorio sia in campo<br />

ed è necessario che la formazione, anche di<br />

figure non chimiche, in questo settore preveda<br />

una qualche educazione chimica, al fine di sensib<strong>il</strong>izzare<br />

chi svolge ruoli di responsab<strong>il</strong>ità a<br />

tenere conto di questa peculiare funzione<br />

conoscitiva, critica ed analitica, del <strong>chimico</strong>.<br />

Un particolare aspetto toccato dal congresso è<br />

stato quello delle “pari opportunità”: è assolutamente<br />

necessario che ci sia un riequ<strong>il</strong>ibrio<br />

nei posti di direzione e responsab<strong>il</strong>ità tanto più<br />

necessario se si pensa che le studentesse e le<br />

laureate in chimica sono da vari anni più<br />

numerose <strong>dei</strong> loro colleghi.<br />

Ben venga quindi <strong>il</strong> lavoro dell’apposita commissione<br />

già all’opera presso <strong>il</strong> <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> degli Ordini da qualche tempo e di<br />

certo con successo.<br />

È stato anche ribadito che <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> moderno,<br />

alla luce della sua formazione multidisciplinare<br />

e delle multiformi esperienze professionali,<br />

deve svolgere anche un ruolo di manager e<br />

non essere solamente confinato all’interno di<br />

un laboratorio isolato dalle ragioni e attività<br />

sociali; questa rivendicazione sacrosanta merita<br />

due riflessioni: innanzitutto è spesso proprio<br />

<strong>il</strong> <strong>chimico</strong> stesso che tende a rinchiudersi all’interno<br />

<strong>dei</strong> propri laboratori rivendicando <strong>il</strong><br />

carattere sperimentale della propria disciplina;<br />

secondariamente abbandonare <strong>il</strong> laboratorio<br />

ad altre figure sarebbe estremamente pericoloso:<br />

si ripeterebbero alcune situazioni che<br />

hanno in passato portato allo scippo di alcune<br />

attività, ora pesantemente rivendicate come<br />

proprie dai chimici.<br />

Si è infine parlato di “vacatio legis”; le leggi in<br />

genere non sono perfette; spesso lacune e<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


carenze ne rendono diffic<strong>il</strong>e le applicazioni o<br />

espongono i cittadini ad interpretazioni non<br />

corrette da parte di uffici nei quali gli aspetti<br />

tecnici vengono trascurati. E’ compito del <strong>chimico</strong><br />

vig<strong>il</strong>are per evitare questa vacatio ed<br />

ottenere che le leggi vigenti, quanto incomplete,<br />

siano riformulate in testi rigorosi che evitano<br />

che gli imprenditori ed i cittadini possano<br />

essere esposti ad interpretazioni soggettive.<br />

Complessivamente è stato un congresso “vivo”<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

che ha riaffermato l’insostituib<strong>il</strong>ità della scienza<br />

chimica come fonte perenne di sv<strong>il</strong>uppo tecnico<br />

e progresso civ<strong>il</strong>e e che si è concluso con<br />

una fotografia <strong>dei</strong> chimici di via Panisperna a<br />

prova di una comunità che si è tramandata<br />

valori scientifici professionali ed etici e nella<br />

quale i “vecchi saggi” ancora rappresentano<br />

una testimonianza storica necessaria per continuare<br />

a crescere.<br />

Luigi Campanella<br />

INTERVENTO del Prof. E. CHIACCHIERINI al<br />

XII Convegno dell'Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong><br />

Il Ruolo del <strong>chimico</strong> per la<br />

coesistenza fra tesi f<strong>il</strong>oecologiche<br />

e tesi f<strong>il</strong>otecnologiche<br />

1. La Chimica nel<br />

Novecento<br />

1.1 L’Ethos <strong>dei</strong> chimici<br />

La chimica è una scienza centrale<br />

poiché tutto è chimica; in effetti<br />

ogni atto della vita è una trasformazione<br />

chimica, con impatti<br />

sulla natura e sulla società; tali<br />

impatti hanno consentito <strong>il</strong> progresso<br />

tecnologico ed <strong>il</strong> benessere<br />

sociale, ma hanno determinato<br />

anche gravi fenomeni di inquinamento<br />

con ripercussioni sull’ambiente<br />

e sugli individui. È molto<br />

diffic<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire quanto è beneficio<br />

e quanto è rischio nella chimica;<br />

spetta al ruolo del <strong>chimico</strong> la<br />

valutazione delle applicazioni pratiche<br />

delle conoscenze acquisite,<br />

mettendo in gioco l’insieme delle<br />

sue capacità e le sue motivazioni<br />

morali ed ideali in linea con <strong>il</strong> proprio<br />

ethos, che fissa la posizione<br />

ed i compiti che si vanno ad assumere<br />

in relazione alla società nel<br />

suo complesso in vista del conseguimento<br />

di certi obiettivi comuni.<br />

La storia della chimica del<br />

Novecento è stata fortemente<br />

influenzata dai diversi aspetti dell’ethos<br />

che già nel corso dell’Otto-<br />

cento si era consolidato in un<br />

intreccio continuo tra crescita<br />

della specializzazione, sv<strong>il</strong>uppo<br />

industriale ed impatto sociale.<br />

All’inizio del Novecento si fece fortemente<br />

strada l’atteggiamento<br />

ideologico di un “mondo sostituito”,<br />

ossia una vocazione a<br />

migliorare la natura, con tutti<br />

gli aspetti positivi e negativi conseguenti<br />

per la disciplina, la professione<br />

e la società. In effetti nel<br />

1879 C.Fahlberg e I. Remsen avevano<br />

sintetizzato la saccarina, brevettandola<br />

nel 1884 ed iniziando la<br />

produzione industriale.<br />

Nel 1894 M.Berthelot proclamava<br />

“nell’anno 2000 <strong>il</strong> problema dell’esistenza<br />

fondato sulla cultura del<br />

suolo sarà stato soppresso dalla<br />

chimica!”. Per <strong>il</strong> maestro francese<br />

l’unico limite alla potenza sintetica<br />

della chimica era dato dal costo<br />

dell’energia: “Il giorno in cui l’energia<br />

sarà ottenuta economicamente<br />

non si tarderà un<br />

istante a fabbricare gli alimenti,<br />

col carbonio attinto all’acido<br />

carbonico, coll’idrogeno e l’ossigeno<br />

presi dall’acqua, coll’azoto<br />

estratto dall’atmosfera”.<br />

E subito dopo aggiungeva: “Noi<br />

facciamo già quanto i vegetali<br />

hanno fatto sino ad ora con l’aiuto<br />

dell’energia presa dall’universo<br />

ambiente, e lo faremo ben presto<br />

meglio, in modo più largo e perfetto<br />

che non la natura, poiché è<br />

tale appunto la potenza della sintesi<br />

chimica.<br />

Tutto ciò conferma la stretta connessione<br />

che si era stab<strong>il</strong>ita nel<br />

corso dell’Ottocento tra chimica,<br />

ingegneria chimica e produzione<br />

materiale per far fronte al controllo<br />

delle risorse; di ciò è un esempio<br />

<strong>il</strong> ricorso all’arrostimento delle<br />

piriti in tutta Europa nel 1830 per<br />

la produzione di anidride solforosa,<br />

allorché non fu più possib<strong>il</strong>e<br />

sfruttare lo zolfo delle miniere sic<strong>il</strong>iane<br />

a causa <strong>dei</strong> francesi.<br />

La chimica del Novecento può<br />

essere suddivisa in quattro periodi:<br />

• <strong>il</strong> periodo 1894 – 1918 definito<br />

dalla chimica classica;<br />

• <strong>il</strong> periodo 1918 – 1945 definito<br />

dello sv<strong>il</strong>uppo della chimica<br />

organica e della biochimica;<br />

• <strong>il</strong> periodo 1945 – 1975 definito<br />

della mutazione profonda: dal<br />

carbone al petrolio;<br />

• <strong>il</strong> periodo 1975 – 2000 definito<br />

dalla chimica della complessità.<br />

DAL CONGRESSO<br />

19


DAL CONGRESSO<br />

20<br />

1.2 Il periodo della chimica<br />

classica (1894-1918)<br />

Nei primi due decenni del Novecento<br />

la chimica ebbe sv<strong>il</strong>uppi fondamentali<br />

in campi assai diversi:<br />

quello della conoscenza della<br />

natura intima degli atomi e del<br />

legame <strong>chimico</strong>, quello delle<br />

sostanze attive a livello fisiologico<br />

(enzimi, ormoni, vitamine) e quello<br />

della disciplina che studia la trasformazione<br />

delle sostanze per la<br />

sintesi a livello industriale. La<br />

reattività è al centro dell’attenzione<br />

<strong>dei</strong> chimici per le enormi conseguenze<br />

pratiche, economiche e<br />

sociali delle sintesi chimiche: dalla<br />

ricerca di laboratorio (centinaia di<br />

grammi) all’impianto industriale<br />

(centinaia di tonnellate) con <strong>il</strong><br />

conseguente sv<strong>il</strong>uppo tecnologico.<br />

La sintesi dell’indaco, realizzata<br />

dall’impresa chimica tedesca BASF<br />

dopo 30 anni di ricerca, segnò la<br />

fine <strong>dei</strong> monopoli naturali ed in<br />

certo modo ridisegnò la divisione<br />

internazionale del lavoro scientifico,<br />

tenuto conto che la sintesi<br />

industriale dell’indaco mise in crisi<br />

<strong>il</strong> lavoro di migliaia di famiglie di<br />

lavoratori che da decenni in India<br />

e nelle Indie Orientali olandesi<br />

basavano la loro sopravvivenza<br />

sulla coltivazione e la produzione<br />

di indaco naturale.<br />

In questa fase risultarono significativi<br />

i miglioramenti nei processi<br />

industriali per la preparazione<br />

dell’Oleum e per la sintesi dell’ammoniaca<br />

sia per gli accorgimenti<br />

tecnologici che per l’azione <strong>dei</strong><br />

catalizzatori ed ebbe inizio <strong>il</strong> processo<br />

di sostituzione <strong>dei</strong> materiali<br />

naturali con materiali sintetici tipo<br />

celluloide, bachelite, rajon.<br />

In questo primo periodo le innovazioni<br />

tecnologiche ricevettero un<br />

forte impulso dalle richieste belliche,<br />

così come nel successivo<br />

periodo con <strong>il</strong> progetto Manhattan;<br />

si può dire che la spinta bellica<br />

portò ad una forte accelerazione <strong>dei</strong><br />

tempi per l’evoluzione scientifica e<br />

tecnologica, con l’impegno di una<br />

moltitudine di scienziati e tencologi,<br />

che con le loro ricerche misero a<br />

punto esplosivi ad alto potenziale<br />

che resero possib<strong>il</strong>i le armi automatiche<br />

(mitragliatrice) ed aggressivi<br />

chimici (armi chimiche).<br />

Per quanto riguarda la storia della<br />

chimica del Novecento si deve dire<br />

che l’uso massiccio degli aggressivi<br />

chimici in quattro anni di guer-<br />

ra, fra <strong>il</strong> 1915 ed <strong>il</strong> 1918, non offuscò<br />

affatto l’immagine della chimica<br />

come scienza e come disciplina<br />

accademica.<br />

Molti autori ritengono che l’atteggiamento<br />

favorevole di molti chimici<br />

degli anni tra le due guerre<br />

nei confronti delle armi chimiche<br />

fosse dettato da un insieme di<br />

nazionalismo ed opportunismo.<br />

Il Protocollo di Ginevra del 1927,<br />

tuttavia, mise al bando l’uso in<br />

guerra delle armi chimiche.<br />

1.3 Il periodo dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

della chimica organica e<br />

della biochimica<br />

(1918-1945)<br />

In questo periodo fra le due guerre<br />

si è sv<strong>il</strong>uppata la chimica organica<br />

fisica come un insieme ben<br />

strutturato di tecniche sperimentali<br />

e di teorie, volte a chiarire la<br />

struttura e la reattività delle molecole<br />

organiche, come la classe<br />

degli steroidi.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo più dirompente è stato<br />

sicuramente quello della strumentazione:<br />

la spettrometria di<br />

massa, la spettroscopia Raman e<br />

dell’infrarosso e la cristallografia<br />

con i raggi X che portarono a fondamentali<br />

scoperte quali gli isotopi<br />

ed alla mascita della meccanica<br />

quantistica. R<strong>il</strong>evanti sono gli<br />

aspetti della nascita della “chimica<br />

macromolecolare” per un confronto<br />

tra la cultura chimica europea e<br />

la cultura chimica statunitense,<br />

sia per la produzione di nuovi<br />

materiali, sia per la conoscenza di<br />

materiali organici naturali (caucciù,<br />

proteine).<br />

In Europa si mise in evidenza<br />

Standinger, accademico prima al<br />

Politecnico di Zurigo e quindi a<br />

Friburgo, che ebbe a disposizione<br />

notevoli risorse a livello di personale<br />

scientifico, ma limitate risorse<br />

finanziarie (in effetti, malgrado i<br />

contributi della Bayer , dell’IG<br />

Farben e del gruppo BASF non<br />

potette disporre della ultracentrifuga<br />

per la determinazione <strong>dei</strong> pesi<br />

molecolari) e negli Stati Uniti<br />

Carothers, che lasciato l’ambiente<br />

accademico di Harvard operava alle<br />

dipendenze dell’industria (Du Pont)<br />

e poteva disporre di risorse finanziarie<br />

adeguate e di personale<br />

scientifico di livello per soddisfare<br />

accanto agli aspetti scientifici i forti<br />

interessi economici legati al mercato<br />

<strong>dei</strong> nuovi materiali (alti polimeri).<br />

Nel periodo tra le due guerre le<br />

scienze chimiche, le tecniche sperimentali<br />

e le tecnologie industriali<br />

ebbero un grande sv<strong>il</strong>uppo, ma è<br />

durante la seconda guerra mondiale<br />

che si verifica una vera e propria<br />

svolta nella chimica e nella tecnologia<br />

con gli Stati Uniti protagonisti al<br />

posto della Germania e con la<br />

petrolchimica (derivata dall’industria<br />

petrolifera) al posto della carbochimica.<br />

Durante gli anni del<br />

conflitto si ebbe la produzione di<br />

massa di sostanze di enorme interesse<br />

sociale quali i sulfamidici, le<br />

penic<strong>il</strong>line ed <strong>il</strong> DDT con un r<strong>il</strong>evante<br />

contributo di ricerca anche da<br />

parte dell’Europa (Germania,<br />

Ingh<strong>il</strong>terra e Svizzera).<br />

Gli anni della seconda guerra mondiale<br />

sanciscono l’egemonia scientifica<br />

degli Stati Uniti sull’Europa e<br />

quella della fisica sulla chimica,<br />

testimoniata dai due lanci sperimentali<br />

dell’agosto 1945: una<br />

bomba all’uranio su Hiroshima e<br />

una al plutonio, 3 giorni dopo su<br />

Nagasaki.<br />

Gli anni del secondo conflitto<br />

mondiale sono stati quelli durante<br />

i quali tutti gli scienziati e quindi<br />

anche i chimici hanno subito <strong>il</strong><br />

ruolo di interlocutori priv<strong>il</strong>egiati<br />

del potere politico.<br />

1.4 Il periodo del passaggio<br />

dal carbone al petrolio<br />

(1945-1975)<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo delle tecnologie dell’industria<br />

petrolifera (cracking termico<br />

e catalitico) e di quella petrolchimica<br />

(produzione di intermedi e<br />

di prodotti finiti) prima negli USA e<br />

successivamente, con diversa gradualità,<br />

in Europa sancirono <strong>il</strong> passaggio<br />

dalla materia prima carbone<br />

alla materia prima petrolio e<br />

diedero inizio a quel periodo noto<br />

anche come “un mondo di plastica”,<br />

caratterizzato da una penetrazione<br />

prepotente e generale in<br />

tutti i settori del mercato di materiali<br />

di sintesi per i quali è sufficiente<br />

ricordarne solamente alcuni<br />

quali <strong>il</strong> PVC, <strong>il</strong> poliet<strong>il</strong>ene ed <strong>il</strong> poliprop<strong>il</strong>ene.<br />

In effetti lo sv<strong>il</strong>uppo della produzione<br />

di materie plastiche trainò<br />

l’intera industria chimica per<br />

almeno un ventennio (1955-1975)<br />

di concerto con l’industria farmaceutica<br />

orientata più su produzioni<br />

di qualità che di quantità.<br />

Si debbono segnalare i fondamen-<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


tali risultati scientifici e tecnologici<br />

di G.Natta e K.Ziegler per la scoperta<br />

<strong>dei</strong> polimeri isotattici riconosciuti<br />

con l’assegnazione del Nobel<br />

ai due ricercatori.<br />

Tali risultati furono frutto della collaborazione<br />

tra Università ed<br />

Industria e portarono enormi<br />

risultati economici.<br />

Superata la fase delle produzioni<br />

di massa, per far fronte ai problemi<br />

della ricostruzione post-bellica<br />

nel corso degli anni sessanta, l’industria<br />

chimica iniziò a prendere<br />

in considerazione <strong>il</strong> problema <strong>dei</strong><br />

danni ambientali procurati dagli<br />

insediamenti industriali.<br />

In effetti la “questione ambientale!”<br />

venne portata all’attenzione<br />

dell’opinione americana e mondiale<br />

da Rachel Carson nel 1962<br />

con <strong>il</strong> libro “S<strong>il</strong>ent Spring” sugli<br />

effetti <strong>dei</strong> pesticidi nella catena<br />

alimentare e sui danni che ne<br />

derivavano per molte specie di<br />

pesci e uccelli; ma <strong>il</strong> vero interessamento<br />

dell’opinione pubblica,<br />

soprattutto americana, si ebbe<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

quando vennero resi noti gli effetti<br />

dell’agent orange, un defogliante<br />

impiegato dagli americani<br />

fra <strong>il</strong> 1965 ed <strong>il</strong> 1970 nella guerra<br />

del Vietnam; si trattava di una<br />

miscela di acido dicloro e triclorofenossiacetico,<br />

che conteneva<br />

come impurezza di produzione<br />

tetraclorodibenzodiossina, la diossina<br />

di Severo (1976).<br />

Questo periodo viene definito come<br />

<strong>il</strong> periodo del superamento della<br />

chimica classica (indagine strutturale<br />

mediante reazioni) in quanto,<br />

accanto allo sv<strong>il</strong>uppo <strong>dei</strong> metodi<br />

di indagine cromatografici, la<br />

chimica contemporanea, accoppia<br />

quello delle tecniche spettroscopiche<br />

(visib<strong>il</strong>e, UV, ultravioletto,<br />

NMR) basate sull’interazione delle<br />

sostanze con campi elettromagnetici;<br />

cosicché gli studi della chimica<br />

contemporanea si concentrano con<br />

eccezionali risultati sulla genetica e<br />

sulla mutazione, sulle sintesi complesse<br />

(cortisone) e sulla biologia<br />

molecolare (DNA), risultati resi<br />

possib<strong>il</strong>i dal contributo transdisci-<br />

plinare della fisica, della chimica e<br />

della biologia.<br />

1.5 Il periodo della chimica<br />

della complessità<br />

(1975-2000)<br />

Il questo periodo ha luogo lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della chimica supramolecolare<br />

che rappresenta, insieme<br />

alla chimica macromolecolare,<br />

la coppia di innovazioni conoscitive<br />

più importanti della chimica del<br />

Novecento, meritevoli dell’assegnazione<br />

del Nobel. In effetti la<br />

“chimica supramolecolare” è<br />

una delle linee di ricerca che, nel<br />

loro intreccio complicato, puntano<br />

alla produzione di “macchine”<br />

molecolari ed alla sintesi chimica<br />

di entità viventi. La ricerca venne<br />

portata avanti da J.Pedersen della<br />

Du Pont e venne proseguita sia da<br />

chimici dell’industria (H.E.Simmons,<br />

Chung Ho Park) che accademici<br />

(J.M.Lehn e D.J.Cram)<br />

alcuni <strong>dei</strong> quali (Pedersen, Lehn e<br />

Cram) vennero insigniti del premio<br />

Nobel per la chimica nel 1987<br />

GRAFICO 1 GRAFICO 2<br />

DAL CONGRESSO<br />

21


DAL CONGRESSO<br />

22<br />

per aver sintetizzato un’intera<br />

nuova classe di composti organici<br />

dalle proprietà assai singolari:<br />

composti corona (polieteri<br />

corona) capaci di complessate<br />

(incoronare) in modo differenziale<br />

ioni metallici (compresi gli alcalini<br />

e lo ione ammonio) ed altri composti<br />

(a-amminoacidi).<br />

Dice Lehn: Come c’è un campo<br />

della chimica molecolare, basata<br />

sul legame covalente, così c’è un<br />

campo della chimica supramolecolare,<br />

la chimica <strong>dei</strong> gruppi (assemblies)<br />

di molecole e del legame<br />

intermolecolare. I recettori molecolari<br />

sono strutture organiche,<br />

tenute da legami covalenti, che<br />

sono in grado di complessare<br />

selettivamente ioni o molecole. Il<br />

vincolo con <strong>il</strong> substrato fa uso di<br />

varie interazioni intermolecolari<br />

(interazioni elettrostatiche, legami<br />

idrogeno, forze di van der Waals,<br />

repulsioni a breve raggio ecc.) e<br />

porta ad una riunione (assembly)<br />

di due o più molecole, una supermolecola.<br />

(Lehn, 1978).<br />

GRAFICO 3<br />

La chimica supramolecolare destò<br />

un grande interesse presso i biochimici<br />

per la possib<strong>il</strong>ità di sintetizzare<br />

strutture mirate allo svolgimento<br />

di una ben determinata<br />

funzione, attraverso la progettazione<br />

di molecole altamente complesse,<br />

come struttura e funzioni.<br />

Sono di questo periodo i perfezionamenti<br />

sui sistemi chimici e biochimici<br />

autoreplicanti, tesi a spiegare<br />

l’origine della vita, proseguendo<br />

sulla strada di studi già<br />

avviati negli anni venti, arrivando<br />

a delineare gli stadi plausib<strong>il</strong>i dell’evoluzione<br />

molecolare.<br />

Si assiste in questo periodo allo<br />

sv<strong>il</strong>uppo rapido e travolgente delle<br />

biotecnologie sulla scia delle crescenti<br />

acquisizioni sulle proteine e<br />

sul DNA.<br />

Si aprono problemi che richiamano<br />

<strong>il</strong> concetto di etica nella scienza,<br />

spetta anche ai chimici, come<br />

agli scienziati tutti, di mettere in<br />

atto le azioni relative al dettato<br />

etico della Scienza. In effetti se le<br />

applicazioni tecnologiche delle<br />

grandi scoperte scientifiche fossero<br />

state studiate a fini di pace e di<br />

progresso, sul pianeta non esisterebbero<br />

le Emergenze Planetarie<br />

riportate nelle tabelle 1-3.<br />

1.6 La chimica alla fine del<br />

Novecento<br />

Alla fine di questa panoramica a<br />

larghe maglie si può affermare<br />

che la chimica come sistema autopoietico,<br />

alla fine del Novecento si<br />

presenta interessante dal punto di<br />

vista conoscitivo e determinante<br />

per le applicazioni industriali a cui<br />

è pervenuta con l’aiuto delle altre<br />

discipline scientifiche in contro<br />

tendenza con quanto avvenuto<br />

alla fine dell’Ottocento allorché<br />

C.H.Duell, responsab<strong>il</strong>e <strong>dei</strong> brevetti<br />

negli Stati Uniti, fece pressioni<br />

sul presidente W.Mc Kinley<br />

affinché chiudesse l’Ufficio brevetti<br />

argomentando che “Ogni cosa<br />

che può essere inventata è stata<br />

inventata” ed in controtendenza<br />

con <strong>il</strong> rapporto del 1987, G.Rimentel<br />

e J.Coanrod sulle “opportunità<br />

in chimica” che parlava di “diffic<strong>il</strong>e<br />

b<strong>il</strong>ancio tra massimizzare i benefici<br />

e minimizzare i problemi”, delineando<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di una comunità<br />

chimica inquieta per la crescente<br />

ribellione <strong>dei</strong> cittadini contro l’impoverimento<br />

ambientale.<br />

In effetti l’immagine della Chimica<br />

si identifica, per <strong>il</strong> grande pubblico,<br />

con l’immagine dell’industria chimica<br />

che in molti Paesi non gode di<br />

buona fama (basti ricordare<br />

Bophal o Severo), ma verso la fine<br />

del Novecento l’atonia culturale <strong>dei</strong><br />

chimici ha dato qualche segnale di<br />

vivacità sull’onda della necessità di<br />

una politica esplicita a favore della<br />

comprensione della scienza da<br />

parte del grande pubblico.<br />

In conclusione, la storia della<br />

Chimica del Novecento, con la sua<br />

complessità, dimostra che la<br />

Chimica è un costrutto sociale,<br />

risultato di tutti gli attori del<br />

“sistema chimica”, dagli uomini<br />

agli impianti industriali, ottenuto<br />

lavorando con strumenti e in laboratori<br />

costruiti da altri e ut<strong>il</strong>izzando<br />

<strong>il</strong> contributo di centinaia di altri<br />

ricercatori, sia con la collaborazione<br />

diretta, sia attraverso l’uso<br />

delle informazioni della letteratura<br />

e <strong>dei</strong> brevetti.<br />

Per quanto riguarda la grande<br />

industria chimica italiana si è assistito<br />

in questi ultimi decenni al suo<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


graduale sgretolamento iniziato<br />

fin dagli anni Sessanta e proseguito<br />

fino ai giorni nostri, come risultato<br />

di politiche di fusioni, cessioni<br />

ed acquisizioni mai realizzatesi<br />

sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’efficienza e<br />

della capacità industriale.<br />

Così sono scomparse gradualmente<br />

nel tempo le grandi imprese chimiche<br />

come Montecatini, Edison,<br />

Montedison, Eni-Anic, Sir Liquichimica,<br />

Enimont fino al gruppo<br />

Ferruzzi Montedison con la cessione<br />

di Ansimont nel 2001-2002.<br />

È purtroppo vero che la scomparsa<br />

della grande industria chimica,<br />

completata con l’uscita del settore<br />

della SNIA negli anni Novanta ha<br />

comportato r<strong>il</strong>evanti problemi<br />

sociali (cancellazione di decine di<br />

migliaia di posti di lavoro) ed economici<br />

(perdite di risparmio privato<br />

e di fondi pubblici).<br />

Attualmente la chimica italiana è<br />

rappresentata da circa 900 aziende,<br />

chimica farmaceutica esclusa, con<br />

125.000 addetti contro i 175.000<br />

della Francia, i 185.000 del Regno<br />

Unito ed i 400.000 della Germania.<br />

La segmentazione della chimica<br />

italiana in un numero elevato di<br />

PMI va vista attualmente con<br />

favore, per due ordini di fattori:<br />

2. Evoluzione della<br />

tecnologia<br />

In questi ultimi duecento anni,<br />

ossia dalla macchina a vapore<br />

all’intelligenza artificiale, la tecnologia<br />

è cresciuta nei Paesi industrializzati<br />

secondo un modello di<br />

sv<strong>il</strong>uppo definito “tecnologia dura”<br />

e caratterizzato da: alta sofisticazione,<br />

elevata intensità energetica<br />

e di capitale, ridotta richiesta di<br />

manodopera, scarsa attenzione<br />

verso i problemi ambientali.<br />

I limiti di siffatto modello di sv<strong>il</strong>uppo<br />

si manifestarono in parte a<br />

metà degli anni Sessanta allorché<br />

cominciava a diffondersi un senso<br />

di crescente preoccupazione per i<br />

problemi ambientali e di sicurezza<br />

(che portava a rivedere <strong>il</strong> ruolo e le<br />

conseguenze della scienza, della<br />

tecnologia e dello sv<strong>il</strong>uppo, alla<br />

luce di quelli che apparivano i problemi<br />

reali e gli obiettivi della<br />

società civ<strong>il</strong>e) e soprattutto allorché<br />

si cercò di trasferirlo nelle aree<br />

<strong>dei</strong> Paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo (PVS).<br />

Per quanto riguarda quest’ultimo<br />

aspetto, l’introduzione nei PVS<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

delle tecnologie affermatesi nei<br />

Paesi industrializzati (cioè ad elevata<br />

intensità di capitale ed a ridotta<br />

richiesta di manodopera) determinò<br />

scompensi ed effetti negativi<br />

nelle economie locali anziché un<br />

progresso tecnico e sociale.<br />

In effetti disoccupazione ed indebitamento<br />

crescente verso l’estero<br />

furono conseguenze inevitab<strong>il</strong>i dell’introduzione<br />

delle nuove tecnologie<br />

che richiedevano forti capitali di<br />

investimento e di esercizio (scarsi<br />

nei PVS), molte materie prime<br />

(spesso d’importazione) e poca<br />

manodopera (in abbondanza).<br />

In effetti, già a metà degli anni<br />

Sessanta, era sorta, in contrapposizione<br />

alla “tecnologia dura”, l’espressione<br />

di “tecnologia soffice”;<br />

<strong>il</strong> termine non è passib<strong>il</strong>e di definizione<br />

precisa, pertanto si deve<br />

intendere per “tecnologia soffice”<br />

una tecnologia “valida per tutti in<br />

ogni tempo”. Ciò sta a significare<br />

che la tecnologia dovrebbe essere<br />

semplice ed a buon mercato, in<br />

modo da poter essere condivisa<br />

da tutti e non solamente dai Paesi<br />

ricchi ed industrializzati.<br />

Si fece strada pertanto la convinzione<br />

che le tecnologie dovessero<br />

essere ripensate in modo nuovo ed<br />

articolato verso soluzioni che<br />

tenessero conto in modo appropriato<br />

delle singole situazioni politiche,<br />

economiche, sociali, culturali,<br />

ambientali e territoriali; nasce così<br />

nel corso degli anni Settanta <strong>il</strong> concetto<br />

di tecnologia appropriate.<br />

Il primo requisito delle tecnologie<br />

appropriate non è quello della semplicità<br />

bensì quello di un grado di<br />

sofisticazione e complessità pari ai<br />

bisogni ed alle opportunità espressi<br />

dalle varie realtà locali.<br />

In effetti la prospettiva, nel corso<br />

degli anni Settanta, di una crescente<br />

scarsità di risorse (fisiche o economiche)<br />

introduce <strong>il</strong> vincolo di una<br />

loro razionale gestione; così, anche<br />

nei Paesi industrializzati, si pone<br />

l’obiettivo di tecnologie che sfruttino<br />

risorse locali (possib<strong>il</strong>mente rinnovab<strong>il</strong>i),<br />

a spreco ridotto o nullo<br />

(zero waste) e contemporaneamente<br />

si fa strada <strong>il</strong> concetto di<br />

recupero e riut<strong>il</strong>izzo di materiali<br />

usati (materie prime secondarie).<br />

Questo obiettivo di una coerenza<br />

complessiva con <strong>il</strong> contesto in cui<br />

le tecnologie verranno inserite,<br />

comporta l’offerta di sistemi organizzati<br />

in modo tale da non domi-<br />

nare l’uomo e da non stravolgere<br />

la natura e richiede, nel contempo,<br />

un impegno di ricerca e sv<strong>il</strong>uppo<br />

assai complesso con soluzioni<br />

in sé sofisticate.<br />

Anche se l’uso delle tecnologie<br />

appropriate si presenta come un<br />

efficace strumento per venire<br />

incontro alla trasformazione dell’assetto<br />

scientifico, economico e<br />

sociale in atto nei vari Paesi (nel<br />

corso degli anni Settanta e più<br />

significativamente nel corso degli<br />

anni Ottanta e Novanta), bisogna<br />

ammettere che <strong>il</strong> concetto delle<br />

tecnologie appropriate è rimasto<br />

più sulla carta che nella pratica<br />

effettiva (soprattutto per <strong>il</strong> prevalere<br />

degli aspetti economici su quelli<br />

sociali), cosicché le attuali tecnologie<br />

non sono altro che le tecnologie<br />

convenzionali con incorporati i<br />

principi delle nuove tecnologie<br />

(ossia dell’elettronica, dell’automatica,<br />

dell’informatica, delle telecomunicazioni<br />

e dell’ingegneria genetica),<br />

con <strong>il</strong> preciso scopo da una<br />

parte di accrescere enormemente <strong>il</strong><br />

numero di opzioni disponib<strong>il</strong>i per<br />

assicurare un’efficiente risposta al<br />

mercato e dall’altra di tenere nella<br />

massima considerazione aspetti<br />

quali la sicurezza, la salute dell’uomo<br />

e la qualità dell’ambiente,<br />

aspetti fino ad ora spesso tenuti in<br />

secondo piano. Le nuove tecnologie<br />

(tecnologie intelligenti) presentano<br />

un elevato grado di reattività<br />

ed una particolare capacità<br />

di penetrare orizzontalmente in<br />

tutte le attività economiche (agricoltura,<br />

industria e servizi), coinvolgono<br />

tutti i settori e tutte le<br />

aree geografiche ed offrono ogni<br />

giorno ed in ogni settore soluzioni<br />

ut<strong>il</strong>i nei campi più disparati.<br />

In effetti molti sono gli autori che<br />

ritengono “epocale” l’introduzione<br />

delle nuove tecnologie sia per le<br />

loro specifiche caratteristiche che<br />

per gli effetti indotti nel campo<br />

della produzione di beni e servizi.<br />

In pratica, l’uso delle nuove tecnologie<br />

ha permesso lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />

importanti settori high-tech o<br />

science based (video, computer,<br />

elettronica, telecomunicazioni,<br />

informatica, aerospazio, strumentazione<br />

scientifica, farmaceutica,<br />

biotecnologie, superconduttori,<br />

macchine utens<strong>il</strong>i) ossia di settori<br />

ad elevato contenuto tecnologico<br />

e frutto di forti investimenti in<br />

ricerca e sv<strong>il</strong>uppo.<br />

DAL CONGRESSO<br />

23


DAL CONGRESSO<br />

24<br />

3. La chimica verde<br />

Per chimica verde si intendono<br />

l’uso di risorse vegetali al posto di<br />

risorse foss<strong>il</strong>i (petrolio, metano,<br />

carbone), quali materie prime per<br />

l’industria chimica (ossia per le<br />

sintesi chimiche) e lo sfruttamento<br />

<strong>dei</strong> processi biotecnologici,<br />

ossia <strong>dei</strong> processi di sintesi che<br />

imitano la natura.<br />

L’impiego di materie prime vegetali<br />

e lo sfruttamento delle biotecnologie<br />

per produzioni di tipo <strong>chimico</strong><br />

appare oggi tanto più interessante<br />

se si tiene conto sia delle<br />

sempre maggiori disponib<strong>il</strong>ità di<br />

prodotti agricoli, che si stanno<br />

verificando in più parti del globo,<br />

sia <strong>dei</strong> risultati ottenuti con le tecniche<br />

tradizionali di selezione<br />

genetica delle piante e , soprattutto,<br />

di quelli conseguib<strong>il</strong>i - e già<br />

conseguiti - con l’ aus<strong>il</strong>io delle biotecnologie<br />

avanzate: ingegneria<br />

genetica e coltivazione di cellule di<br />

piante.<br />

Queste nuove tecniche consentono<br />

- e consentiranno sempre più<br />

in futuro – non solo di preparare<br />

nuovi prodotti per usi farmaceutici,<br />

diagnostici e zootecnici e di<br />

perfezionare le coltivazioni agricole,<br />

rendendole più produttive e più<br />

economiche per l’ottenimento di<br />

prodotti agroalimentari aventi<br />

caratteristiche sempre migliori,<br />

ma anche di mettere a punto<br />

nuovi microrganismi ed enzimi da<br />

ut<strong>il</strong>izzarsi per scopi produttivi.<br />

Inoltre, potranno consentire di<br />

pervenire alla realizzazione di<br />

nuove “colture industriali” finalizzate<br />

alla specifica produzione di<br />

sostanze chimiche. In particolare,<br />

le biotecnologie avanzate sono in<br />

grado di fornire gli strumenti per<br />

nuove produzioni di sostanze<br />

aventi funzioni specifiche (alcaloidi,<br />

biocidi, batteri azoto fissatori,<br />

ecc.) che si trovano in natura<br />

sovente solo in piccole concentrazioni<br />

in taluni organismi.<br />

I risultati conseguiti in questi<br />

campi negli ultimi anni fanno<br />

intravedere, in un futuro non<br />

molto lontano, sv<strong>il</strong>uppi pratici<br />

impensab<strong>il</strong>i solo pochi anni addietro,<br />

anche se diversi ostacoli<br />

rimangono ancora da superare.<br />

Ma gli stessi processi biotecnologici<br />

più tradizionali, sebbene noti da<br />

tempo, appaiono non adeguatamente<br />

sfruttati.<br />

Non va infine dimenticato che le<br />

risorse potenziali offerte dalla<br />

natura sono tutt’altro che ben<br />

conosciute. È da osservare in proposito<br />

che meno del 10% delle<br />

circa 400.000 specie di vegetali<br />

descritte dai botanici sono state<br />

sperimentate come fonte di cibo o<br />

di sostanze chimiche. Solo un centinaio<br />

di specie vegetali vengono<br />

coltivate dall’uomo e poco più di<br />

12 prodotti agricoli forniscono <strong>il</strong><br />

90% della nostra alimentazione.<br />

L’affermarsi su larga scala di<br />

un’industria chimica del tipo di<br />

quella qui delineata, avrebbe<br />

diverse conseguenze positive, con<br />

implicazioni di notevole r<strong>il</strong>evanza<br />

socio-economica anche su scala<br />

mondiale.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo di questo tipo di chimica<br />

porterebbe ad una migliore integrazione<br />

delle attività di tipo <strong>chimico</strong><br />

nel contesto produttivo-ambientale,<br />

ad un miglior ut<strong>il</strong>izzo del territorio,<br />

ad un incremento dell’impiego<br />

di sostanze chimiche (naturali)<br />

non nocive e alla realizzazione di<br />

diversi casi di processi più puliti,<br />

essendo i prodotti naturali più fac<strong>il</strong>mente<br />

biodegradab<strong>il</strong>i.<br />

Esempi pratici di derivati della “chimica<br />

verde” sono le produzioni di:<br />

• carburanti vegetali;<br />

• materie plastiche biodegradab<strong>il</strong>i;<br />

• tensioattivi sintetici derivati da<br />

oli vegetali.<br />

4. Il processo<br />

innovativo<br />

4.1 L’efficienza ambientale<br />

Durante gli ultimi vent’anni è<br />

emersa, a livello globale, una<br />

nuova consapevolezza per un<br />

orientamento della produzione e<br />

del consumo verso modelli di tipo<br />

sostenib<strong>il</strong>e.<br />

Al posto dell’enfasi sulla quantità,<br />

tipica del dopoguerra, che ha<br />

generato la produzione ed <strong>il</strong> consumo<br />

di massa, un accento maggiore<br />

viene ora posto sulla qualità.<br />

Prodotti e servizi vengono spesso<br />

fatti su misura in modo da incontrare<br />

i desideri <strong>dei</strong> più piccoli<br />

gruppi di consumatori.<br />

Nei paesi industriali questo periodo<br />

è stato segnato da una relativa<br />

“dematerializzazione” dell’attività<br />

economica venuta chiaramente<br />

alla ribalta dopo i due shock<br />

petroliferi, a seguito <strong>dei</strong> quali si è<br />

verificato un crescente divario tra<br />

energia consumata ed unità di<br />

prodotto realizzata. Maggiori prezzi<br />

dell’energia, in combinazione<br />

con una spinta verso miglioramenti<br />

di efficienza hanno, ad<br />

esempio, comportato nell’industria<br />

chimica, un raddoppio della<br />

produzione dal 1970, a fronte di<br />

un consumo energetico per unità<br />

di prodotto sceso del 57 per cento.<br />

Oltre a ciò la combinazione tra uso<br />

più efficiente di risorse e più rigorose<br />

normative ambientali ha<br />

ridotto significativamente alcuni<br />

tipi di inquinamento. Nella<br />

Germania occidentale l’industria<br />

chimica è riuscita a ridurre le<br />

emissioni di metalli pesanti del<br />

60-90% tra <strong>il</strong> 1970 ed <strong>il</strong> 1987<br />

mentre la produzione aumentava<br />

del 50%.<br />

Questi miglioramenti sono stati<br />

raggiunti a livello di singole imprese<br />

e sono in numero crescente le<br />

imprese che aumentano con regolarità<br />

la propria “efficienza<br />

ambientale”, ossia la relazione<br />

tra risorse immesse nel ciclo produttivo<br />

e rifiuti emessi, in rapporto<br />

all’unità di prodotto finale. Alla<br />

Nippon Steel Corporation produrre<br />

una tonnellata di acciaio nel 1987<br />

comportava un’emissione di ossidi<br />

di zolfo e di polveri, rispettivamente<br />

del 75% e del 90% in meno<br />

rispetto al 1970. Dal 1960 la Dow<br />

Chemical ha ridotto la produzione<br />

di rifiuti pericolosi da 1 ch<strong>il</strong>ogrammo<br />

per ch<strong>il</strong>o di prodotto vendib<strong>il</strong>e<br />

ad un ch<strong>il</strong>o per 1.000 ch<strong>il</strong>i.<br />

Alla Ciba-Geigy, nel 1979, i prodotti<br />

finiti rappresentavano solo <strong>il</strong><br />

30% del materiale uscito dalla<br />

produzione, <strong>il</strong> rimanente essendo<br />

costituito da rifiuti. Nel 1988 l’efficienza<br />

della compagnia era<br />

aumentata del 62% ed un obiettivo<br />

del 75% è stato fissato entro la<br />

fine del decennio.<br />

In un particolare processo della<br />

Ciba-Geigy la produzione per via<br />

tradizionale di una tonnellata di<br />

amide richiedeva tra tonnellate di<br />

fosforo tricloruro altamente corrosivo<br />

e 12 tonnellate di acqua; e<br />

alla fine si dovevano trattare 154<br />

tonnellate di effluenti di risulta.<br />

Questo processo è stata sostituito<br />

da un sistema che impiega solo<br />

1.9 tonnellate di materie prime e<br />

non necessita d’acqua; i prodotti<br />

di scarto risultano essere 0,6 tonnellate<br />

di acido acetico puro, che<br />

può essere riciclato in altri proces-<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


si, e 0,3 tonnellate di rifiuto organico<br />

solido che viene incenerito.<br />

Ciò non di meno, la quantità complessiva<br />

di rifiuti e le emissioni<br />

industriali inquinanti nelle nazioni<br />

dell’emisfero settentrionale continua<br />

a crescere superando la stessa<br />

crescita economica. In Francia uno<br />

sv<strong>il</strong>uppo economico dell’1% genera<br />

comunemente un aumento <strong>dei</strong><br />

rifiuti del 2%. L’Agenzia per la<br />

Protezione Ambientale statunitense<br />

stima che negli Stati Uniti la generazione<br />

<strong>dei</strong> rifiuti pericolosi cresce<br />

ad un tasso annuo del 7,5%.<br />

All’affacciarsi della cosiddetta era<br />

postindustriale stanno emergendo<br />

nuove prospettive. Nel mondo<br />

industrializzato, <strong>il</strong> relativo successo<br />

ottenuto nella riduzione dell’inquinamento<br />

provocato dalle fabbriche<br />

sta attirando l’interesse del<br />

mercato nei confronti del miglioramento<br />

delle caratteristiche<br />

ambientali <strong>dei</strong> prodotti. Il passaggio<br />

dalla produzione di massa alla<br />

produzione di prodotti su misura<br />

su vasta scala, ha fortemente concorso<br />

ad aumentare <strong>il</strong> numero e la<br />

varietà <strong>dei</strong> prodotti ed ha posto<br />

nuove sfide industriali: secondo<br />

un rapporto dell’Organizzazione<br />

per la Cooperazione Economica e<br />

lo Sv<strong>il</strong>uppo (OCSE) “se la presente<br />

tendenza continua, <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong><br />

prodotti che saranno in uso fra 15<br />

anni non esiste ancora”.<br />

Sotto la pressione di una normativa<br />

sempre più stringente, delle<br />

preferenze <strong>dei</strong> consumatori sempre<br />

più “verdi” e di nuovi approcci<br />

manageriali nei confronti delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità <strong>dei</strong> produttori, le<br />

imprese stanno accorgendosi che<br />

oggi la gestione ambientale dell’impresa<br />

richiede la minimizzazione<br />

<strong>dei</strong> rischi e degli effetti lungo<br />

tutti <strong>il</strong> ciclo di vita del prodotto.<br />

Ciò, a sua volta, conduce all’idea<br />

di un sistema economico ideale<br />

basato sul “riconsumo”, ossia sulla<br />

capacità di usare e riusare in tutto<br />

od in parte i beni prodotti per<br />

parecchie generazioni successive.<br />

Le imprese devono ora lavorare<br />

insieme ai governi per diffondere<br />

nell’intero sistema economico processi<br />

produttivi ambientalmente<br />

efficienti ponendo particolare<br />

attenzione ai bisogni delle piccole<br />

e medie imprese e <strong>dei</strong> paesi in via<br />

di sv<strong>il</strong>uppo. Ciò richiederà significativi<br />

cambiamenti tecnologici,<br />

manageriali ed organizzativi,<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

nuovi investimenti e nuove linee<br />

produttive. Parallelamente alle<br />

politiche nazionali che continueranno<br />

a stimolare l’innovazione in<br />

favore della sostenib<strong>il</strong>ità della produzione<br />

industriale, crescerà l’interesse<br />

delle aziende a sv<strong>il</strong>uppare<br />

prodotti e processi più puliti.<br />

4.2 Processi più puliti con la<br />

prevenzione dell’inquinamento<br />

Tutti i processi naturali ed industriali<br />

producono rifiuti. Il rifiuto diventa<br />

inquinante allorché la sua quantità<br />

supera la capacità di smaltimento<br />

dell’ambiente, la quale varia enormemente<br />

in funzione della vasta<br />

gamma di materiali e di processi<br />

usati nonché delle differenze negli<br />

ecosistemi coinvolti.<br />

È ormai noto che per affrontare <strong>il</strong><br />

problema dell’inquinamento si deve<br />

prima cercare <strong>il</strong> mezzo per prevenirlo.<br />

L’obiettivo dovrebbe essere<br />

quello di eliminare <strong>il</strong> problema alla<br />

fonte piuttosto che combatterne i<br />

sintomi attraverso metodi, spesso<br />

costosi, da applicarsi alla fine del<br />

processo, come, per esempio, f<strong>il</strong>tri,<br />

depolveratori, impianti di trattamento<br />

ed inceneritori.<br />

Fin dagli anni ’70 questo tipo di<br />

approccio ha guadagnato terreno<br />

negli ambienti politici e imprenditoriali;<br />

esso viene considerato <strong>il</strong> sistema<br />

più efficace per raggiungere l’efficienza<br />

economica ed ambientale.<br />

Un numero sempre maggiore di<br />

imprese si sta accorgendo che l’inquinamento<br />

da loro prodotto è un<br />

segno di inefficienza e che i rifiuti<br />

corrispondono a materie prime<br />

rimaste invendute perché non<br />

incorporate nel prodotto finale.<br />

L’insieme delle pressioni normative,<br />

le crescenti istanze <strong>dei</strong> cittadini<br />

e la situazione competitiva<br />

sempre più esasperata, stanno<br />

conducendo le imprese ad adottare<br />

la logica della prevenzione. Nei<br />

paesi dell’OCSE, un forte stimolo<br />

deriva dal crescente costo dello<br />

smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti: trattare i<br />

rifiuti può costare oggi ad un’impresa<br />

una media di 380 dollari alla<br />

tonnellate, fino a 3.000-10.000<br />

dollari la tonnellata nel caso di<br />

rifiuti tossici o pericolosi. Inoltre i<br />

governi stanno cominciando a<br />

considerare programmi integrati<br />

per costringere gli inquinatori a<br />

rifondere i costi ambientali attraverso<br />

le politiche di presso.<br />

L’esperienza ha dimostrato che le<br />

maggiori barriere alla prevenzione<br />

sono la mancanza di informazioni,<br />

di volontà e di incentivi appropriati.<br />

Sia le grandi che le piccole<br />

imprese possono prevenire la produzione<br />

<strong>dei</strong> rifiuti e l’inquinamento<br />

risparmiando così preziose<br />

materie prime; possono ridurre i<br />

costi di smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti,<br />

riducendo la vulnerab<strong>il</strong>ità dell’impresa;<br />

possono migliorare la produttività<br />

e promuovere una più<br />

efficiente allocazione delle risorse.<br />

Molti studi, sia a livello nazionale<br />

che di settore, hanno mostrato<br />

che l’industria possiede grandi<br />

potenzialità per migliorare ulteriormente<br />

la propria efficienze<br />

economica ed ambientale attraverso<br />

la prevenzione.<br />

Considerazioni di tipo ambientale<br />

devono essere perentoriamente<br />

condotte al centro <strong>dei</strong> processi<br />

produttivi, andando ad influenzare<br />

la scelta delle materie prime, le<br />

procedure operative, la tecnologia,<br />

le risorse umane. La prevenzione<br />

implica che l’efficienza<br />

ambientale divenga, al pari della<br />

profittab<strong>il</strong>ità, una funzione critica<br />

che ognuno deve tendere a promuovere<br />

attraverso:<br />

• una buona manutenzione: lo<br />

scopo di una buona manutenzione<br />

è quello di ut<strong>il</strong>izzare i macchinari<br />

ed i sistemi produttivi nella<br />

maniera più efficiente possib<strong>il</strong>e;<br />

• la sostituzione <strong>dei</strong> materiali:<br />

identificare ed eliminare fonti di<br />

inquinamento implica spesso<br />

alcune ristrutturazioni sia da<br />

parte <strong>dei</strong> produttori che <strong>dei</strong> consumatori.<br />

La completa o parziale<br />

messa al bando del piombo,<br />

del mercurio, del DDT e <strong>dei</strong> clorofluorocarburi<br />

(CFC) in diverse<br />

parti del mondo, ha costituito<br />

l’unico modo efficace per risolvere<br />

definitivamente i problemi<br />

che questi composti hanno sempre<br />

causato;<br />

• cambiamenti nei sistemi di produzione:<br />

spesso le imprese sono<br />

in grado di ridurre considerevolmente<br />

le emissioni semplificando<br />

i sistemi di produzione attraverso<br />

una riduzione del numero<br />

di fasi nei processi impiegati.<br />

Scegliere processi a circuito<br />

chiuso, per esempio, può far<br />

risparmiare risorse, oltrechè<br />

abbassare le emissioni nocive,<br />

Anche <strong>il</strong> consumo e l’inquina-<br />

DAL CONGRESSO<br />

25


DAL CONGRESSO<br />

26<br />

mento delle acque possono<br />

essere ridotti attraverso programmi<br />

di riciclo;<br />

• <strong>il</strong> recupero delle risorse: un altro<br />

modo per ridurre le emissioni<br />

consiste nel trattenere gli agenti<br />

nocivi all’interno del sistema produttivo<br />

per poi ut<strong>il</strong>izzarli nello<br />

stesso o in un altro processo.<br />

Alcune industrie hanno già installato<br />

complessi “ecosistemi industriali”<br />

in cui gli scarti di una linea<br />

manifatturiera diventano la<br />

materia prima per un’altra. Molte<br />

delle lavorazioni petrolchimiche,<br />

che vengono effettuate su grande<br />

scala, posseggono esteri circuiti<br />

di riciclo impiegati per reimmettere<br />

materiali, come i solventi o i<br />

catalizzatori, a monte delle lavorazioni.<br />

Le società automob<strong>il</strong>istiche<br />

oggi riciclano regolarmente<br />

gli scarti di produzione, in particolare<br />

le materie plastiche.<br />

In conclusione si possono condurre<br />

cicli produttivi più puliti ottenendo<br />

prodotti sostenib<strong>il</strong>i gestendo <strong>il</strong> ciclo<br />

di vita del prodotto attraverso una<br />

serie di opzioni quali:<br />

• eliminare o sostituire <strong>il</strong> prodotto<br />

• eliminare o ridurre ingredienti<br />

dannosi<br />

• scegliere materiali o processi<br />

ecologicamente migliori<br />

• diminuire <strong>il</strong> peso o ridurre <strong>il</strong><br />

volume<br />

• produrre prodotti concentrati<br />

(senza acqua)<br />

• produrre grandi quantità<br />

• combinare le funzioni di più prodotti<br />

• produrre meno modelli e varietà<br />

• ridisegnare <strong>il</strong> prodotto per un<br />

uso più efficiente<br />

• aumentare la durata di vita del<br />

prodotto<br />

• ridurre l’imballaggio da scartare<br />

• aumentare le possib<strong>il</strong>ità di riparazione<br />

• ridisegnare <strong>il</strong> prodotto in funzione<br />

della sua riut<strong>il</strong>izzazione<br />

• nuovo sistema di produzione del<br />

prodotto.<br />

5. Conclusioni<br />

Il problema ambientale coinvolge<br />

in effetti molti attori: Stati, organismi<br />

(internazionali e nazionali),<br />

imprese e cittadini ed ha riflessi<br />

sia sulle risorse che sulla salute<br />

della popolazione per la sua<br />

dimensione: economica, tecnologica,<br />

giuridica, sociale e politica.<br />

Per risolvere i problemi ambientali,<br />

occorrono azioni di sostegno<br />

(tecniche e finanziarie) parallele a<br />

quelle già messe in atto per <strong>il</strong><br />

sostegno dello sv<strong>il</strong>uppo tecnologico<br />

e culturale.<br />

Grave, dal punto di vista ambientale,<br />

è anche la situazione <strong>dei</strong> Paesi<br />

dell’Europa Orientale ormai riconvertiti<br />

verso un’economia di mercato;<br />

in effetti, in un confronto con<br />

l’Europa Occidentale, si stima che<br />

l’industria dell’Est consuma, per<br />

produrre analoghe quantità di beni,<br />

<strong>il</strong> 75% in più di energia dell’Europa<br />

Occidentale ed emetta l’83% in più<br />

di ossidi di azoto e <strong>il</strong> 148% in più di<br />

anidride solforosa.<br />

I problemi da risolvere sono enormi;<br />

si tratta di omologare gli standards<br />

di sicurezza, di trasferire<br />

tecnologie pulite, di ottenere<br />

piena trasparenza sullo stato dell’ambiente<br />

e di aumentare le risorse<br />

finanziarie oggi palesemente<br />

insufficienti di fronte alla gravità<br />

del problema. Come già accennato,<br />

<strong>il</strong> problema ambientale necessita<br />

soprattutto di azioni di prevenzione,<br />

poiché le azioni di interventi<br />

riparatori non cancellano le<br />

perdite sociali ed economiche che<br />

si possono verificare per cause di<br />

inquinamenti di varia natura.<br />

Le azioni da promuovere in campo<br />

internazionale e nazionale sono<br />

soprattutto la tempestiva emanazione<br />

di strumenti giuridici coerenti<br />

con lo sv<strong>il</strong>uppo tecnologico e<br />

tali da essere in grado di promuovere<br />

in tempo le soluzioni tecniche<br />

necessarie alla prevenzione dell’inquinamento,<br />

la messa a punto<br />

di tecnologie pulite e la disponib<strong>il</strong>ità<br />

di risorse finanziarie.<br />

Il ricorso agli strumenti economici<br />

deriva da quattro necessità:<br />

• fornire ricompense ed incentivi<br />

per chi migliora la tecnologia ed<br />

i processi produttivi;<br />

• usare i mercati in modo più efficace<br />

nel raggiungere gli obiettivi<br />

ambientali;<br />

• trovare modi più efficaci perché<br />

sia <strong>il</strong> Governo che l’industria<br />

possano raggiungere questi<br />

stessi obiettivi;<br />

• spostarsi dal controllo dell’inquinamento<br />

alla prevenzione dell’inquinamento.<br />

A loro volta i Governi possono<br />

intervenire sul mercato attraverso<br />

vari meccanismi:<br />

• tasse ed imposte sull’inquina-<br />

mento;<br />

• vendita <strong>dei</strong> diritti di inquinamento;<br />

• limiti all’uso delle risorse;<br />

• crediti per <strong>il</strong> risparmio di risorse;<br />

• prezzi differenziati (come per la<br />

benzina con o senza piombo);<br />

• misure speciali di ammortamento<br />

e rimozione di sovvenzioni e<br />

barriere all’attività del mercato.<br />

Le imprese industriali, responsab<strong>il</strong>i<br />

<strong>dei</strong> maggiori “disastri” in campo<br />

sociale, hanno l’obbligo di sv<strong>il</strong>uppare<br />

un management ambientale che<br />

deve essere considerato non un<br />

vincolo economico bensì un mezzo<br />

di opportunità per lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />

prodotti competitivi e di know how<br />

da cedere ad altre imprese; in altre<br />

parole l’impresa deve gestire <strong>il</strong><br />

cambiamento in atto verso lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

sostenib<strong>il</strong>e, ossia deve “cambiare<br />

rotta” rispetto alla passata<br />

gestione, raccogliendo la sfida<br />

anche sul campo ambientale.<br />

Controllare <strong>il</strong> degrado ambientale<br />

significa salvaguardare le risorse e<br />

pertanto tale controllo è un obbligo<br />

dello Stato, degli imprenditori e<br />

di ogni singolo cittadino.<br />

Produrre beni significa anche produrre<br />

rifiuti, ma con una corretta<br />

gestione, è possib<strong>il</strong>e limitare l’impatto<br />

negativo con l’ambiente,<br />

ridurre l’inquinamento e recuperare<br />

“materie prime secondarie” attraverso<br />

<strong>il</strong> riciclo <strong>dei</strong> rifiuti stessi.<br />

In conclusione vincere la sfida<br />

ambientale è possib<strong>il</strong>e: occorre<br />

mettere in atto quelle stesse strategia<br />

che hanno consentito eccezionali<br />

successi nei vari campi dell’attività<br />

industriale e che consentiranno per<br />

<strong>il</strong> futuro uno sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e<br />

ossia la possib<strong>il</strong>ità di assicurare <strong>il</strong><br />

progresso scientifico e tecnologico<br />

ed <strong>il</strong> benessere della società salvaguardando<br />

le risorse, la qualità della<br />

vita e l’ambiente. In un tale contesto<br />

<strong>il</strong> ruolo del <strong>chimico</strong> rimane<br />

determinante per le scelte della tecnologia<br />

e delle sue applicazioni.<br />

BIBLOGRAFIA<br />

- L.Cerruti, Bella e potente: La chimica<br />

del Novecento tra scienza e società,<br />

Editori Riuniti, Roma 2003.<br />

- L.Gallino, La scomparsa dell’Italia<br />

industriale, Einaudi, Torino 2003.<br />

- A.Zichichi, L’etica della scienza,<br />

Società Italiana di fisica, 1993.<br />

- S.Schmidheiny, Cambiare rotta, Il<br />

Mulino, Bologna 1992.<br />

- A.Ruberti, Tecnologia domani, La<br />

Terza, Roma 1985.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Il Chimico e la certezza <strong>dei</strong><br />

risultati delle analisi<br />

Validazione <strong>dei</strong> metodi e incertezza di misura nei laboratori di prova:<br />

le linee guida delle Agenzie Ambientali.<br />

27 ottobre 2003<br />

Lo studio della “teoria degli<br />

errori” ha fatto sempre parte<br />

della formazione del Chimico, che<br />

è certamente la figura professionale<br />

che l’inconscio collettivo, ma<br />

anche la realtà di fatto, associa al<br />

mondo delle analisi ed in generale<br />

alla realtà <strong>dei</strong> laboratori.<br />

Il <strong>chimico</strong> si è sempre confrontato<br />

con gli errori delle proprie analisi,<br />

riconoscendo che possono<br />

essere accidentali o sistematici o<br />

insiti nel metodo stesso di analisi,<br />

ed ha sempre saputo che <strong>il</strong> numero<br />

fornito al committente aveva<br />

un intervallo di incertezza.<br />

Talvolta ha tentato di esprimere <strong>il</strong><br />

numero con un intervallo numerico,<br />

indicato dalla deviazione standard,<br />

accorgendosi ben presto<br />

che questo creava enorme confusione<br />

nel cliente e né minava le<br />

certezze.<br />

Oggi le condizioni sono cambiate,<br />

lo stesso cliente ha maturato la<br />

propria cultura nell’ut<strong>il</strong>izzo del<br />

dato analitico, ed i percorsi di<br />

accreditamento <strong>dei</strong> laboratori rendono<br />

imprescindib<strong>il</strong>e la quantificazione<br />

dell’incertezza di misura.<br />

Questo presuppone la definizione<br />

di procedure statistiche valide ed<br />

approvate che possano validare i<br />

metodi di prova ed accompagnarne<br />

i risultati, ormai in piena<br />

coscienza che la CHIMICA è una<br />

scienza esatta, ma non perché<br />

fornisce un numero esatto, ma<br />

perché è in grado di calcolare <strong>il</strong><br />

proprio errore.<br />

La rete nazionale delle Agenzie<br />

Ambientali aveva a questo proposito<br />

istituito un gruppo di lavoro<br />

“Accreditamento e Certificazione”<br />

che in due anni di lavoro ha predisposto<br />

su questo tema una serie<br />

di linee guida, che sono state<br />

distribuite in occasione di un<br />

workshop tenutosi in Ancona <strong>il</strong> 27<br />

ottobre c.a.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

Agli organizzatori ARPA Marche<br />

ed ARPA Em<strong>il</strong>ia Romagna ha dato<br />

patrocinio e sponsorizzazione<br />

anche l’Ordine Regionale di<br />

<strong>Chimici</strong> delle Marche, per <strong>il</strong> quale<br />

l’evento aveva un valore ed una<br />

priorità di interesse generale.<br />

Il Presidente Dott. De Rosa e molti<br />

altri colleghi <strong>Chimici</strong> hanno dato la<br />

propria disponib<strong>il</strong>ità per lo svolgimento<br />

delle relazioni e della tavola<br />

rotonda, dando luogo ad una<br />

giornata di elevato interesse scientifico<br />

che ha richiamato la presenza<br />

di oltre trecento partecipanti, di<br />

cui oltre la metà proveniente dal di<br />

fuori Regione Marche.<br />

I lavori sono stati introdotti dal<br />

Direttore Generale di ARPAM,<br />

dott. G. Paoloni, e moderati dalla<br />

Dott.ssa R. Raffaelli, entrambi<br />

<strong>Chimici</strong>, ed hanno visto l’<strong>il</strong>lustrazione<br />

di corpose relazioni e la<br />

consegna di documentazione cartacea<br />

ed un CD molto ut<strong>il</strong>i per la<br />

validazione <strong>dei</strong> metodi analitici.<br />

G. Bonacchi e P. Quaglino hanno<br />

relazionato in merito alla<br />

Validazione <strong>dei</strong> metodi di prova<br />

<strong>il</strong>lustrando la necessità di uno<br />

strumento comune in tutti i laboratori<br />

mediante una procedura<br />

statisticamente valida ed appropriata<br />

per la validazione <strong>dei</strong> metodi<br />

di prova.<br />

S. De Martin ha <strong>il</strong>lustrato<br />

L’incertezza di misura, postando<br />

esempi applicativi a metodiche di<br />

tipo <strong>chimico</strong> e A. Grigato ha svolto<br />

<strong>il</strong> tema relativa alla Progettazione<br />

degli esperimenti nella<br />

validazione <strong>dei</strong> metodi di prova,<br />

con proposte innovative ed infine<br />

E. Sesia e M. Lorenzin hanno<br />

postato esperienze di attività nel<br />

campo <strong>dei</strong> Fitofarmaci: attività<br />

per ottimizzare la qualità del dati,<br />

per ottimizzare la qualità <strong>dei</strong> dati<br />

analitici.<br />

La giornata ha visto la conclusio-<br />

ne con una tavola rotonda moderata<br />

dal Presidente de Rosa, che<br />

ha visto gli interventi di P. Bianco<br />

per SINAL, R. Draisci per ISTI-<br />

SAN, N. Bottazzini per UNICHIM,<br />

M. Belli per APAT, P. Ammazzalorso<br />

per ARPAM e G. Corvatta<br />

per l’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle<br />

Marche.<br />

Gli esperti degli Istituti interessati<br />

hanno evidenziato i diversi<br />

punti di vista e le interrelazioni,<br />

che costituiscono un punto di riferimento<br />

per l’attività sia pubblica<br />

che privata in campo analitico.<br />

L’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />

prosegue la propria collaborazione<br />

con l’Agenzia per la<br />

Prevenzione Ambientale, mettendo<br />

a disposizione le risorse economiche<br />

destinate a fac<strong>il</strong>itare e<br />

migliorare la formazione <strong>dei</strong> propri<br />

professionisti, ma anche rendendosi<br />

disponib<strong>il</strong>e a far partecipi<br />

altri professionisti delle conoscenze<br />

tipiche del Chimico.<br />

A chiusura del programma ci sono<br />

stati alcuni interventi da parte <strong>dei</strong><br />

presenti, chimici, biologi, fisici ed<br />

altri professionisti delle Agenzie e<br />

della Libera Professione che operano<br />

nei laboratori di prova, dimo-<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

27


DAGLI ISCRITTI<br />

28<br />

Il Chimico e la formazione<br />

professionale<br />

La formazione professionale continua<br />

<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> è da tempo<br />

oggetto di una grande attenzione<br />

degli Ordini Professionali, per i<br />

quali peraltro tale attività rientra<br />

fra le competenze istituzionali più<br />

importanti, che si aggiunge alla<br />

tenuta degli albi.<br />

Proseguono quindi le iniziative<br />

dell’Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle<br />

Marche in collaborazione con<br />

ARPAM, visto che anche questa<br />

Agenzia per la Prevenzione<br />

Ambientale ha fra le proprie priorità<br />

anche quella della formazione<br />

continua del personale dipendente<br />

e collaboratore.<br />

Il giorno 17 ottobre presso<br />

l’Auditorium della Fiera di Ancona,<br />

si è tenuta una giornata nel corso<br />

della quale sono state approfondite<br />

le tematiche relative alle acque<br />

superficiali, che ha rappresentato<br />

un’occasione di incontro culturale<br />

fra esperti per le tematiche relative<br />

ai corpi idrici (acque dolci e<br />

marine) che hanno r<strong>il</strong>evante interesse<br />

ambientale ed una intensa<br />

correlazione con la salute umana.<br />

L’evento è stato accreditato ECM<br />

dal Ministero della Salute ed ha<br />

riscosso un notevole successo,<br />

che è testimoniato dalla presenza<br />

di 250 tecnici del settore, ai quali<br />

è stato consegnato materiale di<br />

studio ed un CD contenente <strong>il</strong><br />

materiale presentato dai relatori .<br />

La giornata di formazione è stata<br />

organizzata nel corso della mattinata<br />

con una prima sessione tecnica<br />

relativa alle acque superficiali<br />

interne, mentre nel pomeriggio<br />

si è articolata una seconda sessione<br />

in cui sono stati trattati i temi<br />

relativi alle superficiali marine.<br />

La mattinata è stata aperta dall’intervento<br />

del Direttore Generale<br />

dell’ARPAM, dott. Gisberto<br />

Paoloni, che ha <strong>il</strong>lustrato la situazione<br />

generale delle acque superficiali<br />

interne nella Regione<br />

Marche, descrivendo con cartografie<br />

e grafici di ogni bacino la<br />

situazione attuale ed <strong>il</strong> trend evolutivo<br />

che si è verificato nel corso<br />

degli ultimi anni.<br />

Il Presidente dell’Ordine <strong>dei</strong><br />

<strong>Chimici</strong> delle Marche, nonché<br />

Direttore Tecnico Scientifico<br />

dell’ARPA Marche, dott. Ferdinando<br />

De Rosa, ha svolto una prima<br />

relazione sulla classificazione delle<br />

acque, come è prevista dal Dlgs<br />

152/99, <strong>il</strong>lustrando la costruzione<br />

strando che i problemi trattati<br />

sono largamente sentiti e che vi<br />

era l’esigenza di produrre linee<br />

guida di settore, sinora inesistenti.<br />

Ogni percorso analitico dunque<br />

necessita di valutare l’incertezza<br />

di misura del valore finale che<br />

costituisce <strong>il</strong> dato analitico certificato,<br />

per rappresentare un traguardo<br />

alto di conoscenza che<br />

possa garantire non solo gli operatori,<br />

ma anche i committenti<br />

dell’alta qualità del risultato.<br />

Ferdinando de Rosa<br />

Presidente dell’Ordine Regionale<br />

<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />

Acque superficiali: attività di prevenzione per l’ambiente, la salute e<br />

<strong>il</strong> tempo libero. Auditorium Fiera di Ancona, 17 ottobre 2003<br />

degli indicatori sintetici, a partire<br />

dai singoli dati analitici.<br />

In particolare con l’IBE (Indice<br />

Biotico Esteso) si evidenzia nei<br />

corsi d’acqua l’inquinamento cronico<br />

attraverso la r<strong>il</strong>evazione degli<br />

elementi biotici ed in combinazione<br />

con le misure di parametri chimici<br />

macrodescrittori (LIM) quali<br />

ammoniaca, sostanze organiche,<br />

pH, ecc… si perviene allo stato<br />

ecologico SECA dell’ecosistema.<br />

La presenza di microinquinanti<br />

chimici, ovvero sostanze chimiche<br />

pericolose, permette di calcolare<br />

lo stato <strong>chimico</strong> SACA che è in<br />

relazione agli effetti tossici sugli<br />

organismi a causa <strong>dei</strong> fenomeni di<br />

accumulo.<br />

È stata evidenziata inoltre la presenza<br />

di stazioni (principalmente<br />

quelle delle zone di foce <strong>dei</strong> corsi<br />

d’acqua) caratterizzate da uno<br />

stato ambientale scadente o pessimo,<br />

per le quali è previsto, entro<br />

l’anno 2008 <strong>il</strong> rientro nella categoria<br />

sufficiente ed entro <strong>il</strong> 2016<br />

nella categoria buono, dando alcuni<br />

suggerimenti ut<strong>il</strong>i.<br />

E infatti necessario <strong>il</strong> completamento<br />

degli impianti di depurazione<br />

e la loro corretta gestione, ma<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


anche la costruzione di terzo stadio<br />

<strong>chimico</strong> e fitodepurazione,<br />

oltre alla costruzione di vasche di<br />

accumulo per la prima pioggia.<br />

Le tecniche di campionamento ed<br />

analisi chimiche sono state <strong>il</strong>lustrate<br />

dallo stesso dott. De Rosa<br />

in una seconda relazione, che ha<br />

dato una descrizione accurata<br />

delle modalità di campionamento<br />

e delle metodiche ut<strong>il</strong>izzate, sottolineando<br />

<strong>il</strong> fatto che la corretta<br />

esecuzione di questa fase preliminare<br />

sia di fondamentale importanza<br />

per <strong>il</strong> successo delle fasi<br />

successive del monitoraggio.<br />

Il dott. Carlo Zazzetta, responsab<strong>il</strong>e<br />

del Servizio Acque del<br />

Dipartimento Provinciale ARPAM<br />

di Macerata, ha introdotto <strong>il</strong> significato<br />

dell’Indice di Funzionalità<br />

Fluviale, spiegando quali sono e<br />

come devono essere ottenute le<br />

informazioni necessarie per comp<strong>il</strong>are<br />

le schede previste.<br />

La dott.ssa M<strong>il</strong>ena Brandinelli,<br />

collaboratrice della Direzione<br />

Generale ARPAM, ha fornito le<br />

nozioni relative all’elaborazione<br />

informatica <strong>dei</strong> dati attraverso un<br />

programma che elabora automaticamente<br />

le analisi mens<strong>il</strong>i e su<br />

base statistica calcola gli indici.<br />

Il data base è ormai in esercizio<br />

dal 1997 ed ha permesso la classificazione<br />

per tutti gli anni fino<br />

ad oggi, completato anche dalla<br />

georeferenziazione e da tutte le<br />

ulteriori informazioni ottenib<strong>il</strong>i<br />

attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo della tecnologia<br />

G.I.S.<br />

Una panoramica generale sugli<br />

aspetti relativi alle acque superficiali<br />

destinate alla produzione di<br />

acqua potab<strong>il</strong>e è stata presentata<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

dal dott.. Pietro Salvatori, responsab<strong>il</strong>e<br />

dell’U. O. Acque Potab<strong>il</strong>i del<br />

Dipartimento Provinciale ARPAM<br />

di Pesaro, nella quale sono stati<br />

affrontati i temi della potab<strong>il</strong>izzazione,<br />

i controlli analitici da effettuare<br />

e la modalità di classificazione<br />

finale, con riferimento alla<br />

situazione regionale.<br />

Una particolare problematica<br />

associata alle acque destinate al<br />

consumo umano è quella relativa<br />

al rischio eutrofico ed alla presenza<br />

di alghe tossiche che sono un<br />

notevole ed attuale rischio sanitario<br />

che sovente impedisce la potab<strong>il</strong>izzazione.<br />

Tale tema e tutti gli aspetti ad<br />

esso connessi sono stati affrontati<br />

in chiusura della sessione mattutina<br />

dalla dott.ssa M<strong>il</strong>ena Bruno<br />

del Dipartimento Ambiente e<br />

Prevenzione Primaria dell’Istituto<br />

Superiore di Sanità. Nella seconda<br />

sessione relativa alle acque<br />

marine la dott.ssa Mengarelli,<br />

responsab<strong>il</strong>e del Servizio Acque<br />

del Dipartimento Provinciale<br />

ARPAM di Ancona, ha presentato<br />

tutte le problematiche ed i rischi<br />

associati al trasporto marittimo;<br />

fornendo anche un quadro relativo<br />

alle possib<strong>il</strong>i soluzioni.<br />

Il dott. Enzo Funari, del<br />

Dipartimento Ambiente e<br />

Prevenzione Primaria Istituto<br />

Superiore di Sanità ha esposto in<br />

maniera dettagliata gli orientamenti<br />

della nuova proposta di<br />

Direttiva Comunitaria e le attività<br />

dell’OMS per la definizione di<br />

linee-guida per la qualità delle<br />

acque di balneazione, che<br />

dovranno sostituire quelle attuali.<br />

Secondo le nuove proposte sarà<br />

necessario considerare anche le<br />

condizioni del territorio al contorno<br />

delle zone balneari e valutare<br />

la presenza delle fonti inquinanti,<br />

che forniranno un quadro di riferimento<br />

preciso delle zone balneab<strong>il</strong>i<br />

in aggiunta alle r<strong>il</strong>evazioni<br />

analitiche.<br />

La dott.ssa Manuela Ercolessi,<br />

responsab<strong>il</strong>e dell’Unità Operativa<br />

Mare del Dipartimento Provinciale<br />

ARPAM di Pesaro, ha mostrato <strong>il</strong><br />

quadro attuale della situazione<br />

nella Regione in funzione degli<br />

attuali monitoraggi e le conseguenti<br />

qualità delle acque di balneazione,<br />

che peraltro sono visualizzab<strong>il</strong>i<br />

sempre in tempo reale sul<br />

sito www.arpa.marche.it.<br />

A chiusura <strong>dei</strong> lavori è intervenuto<br />

<strong>il</strong> dott. Gianluca de Grandis, collaboratore<br />

del Dipartimento Provinciale<br />

ARPAM di Ancona, che ha <strong>il</strong>lustrato<br />

con <strong>il</strong> suo intervento le tecniche<br />

di campionamento nelle<br />

varie matrici marine: acqua, sedimenti<br />

e biota e come avviene l’attività<br />

di monitoraggio dell’ambiente<br />

marino costiero, avvalendosi<br />

della motonave Sib<strong>il</strong>la in dotazione<br />

dell’Agenzia marchigiana.<br />

A chiusura degli interventi <strong>dei</strong><br />

presenti, si è proceduto alla valutazione<br />

dell’apprendimento<br />

necessaria al fine dell’acquisizione<br />

<strong>dei</strong> crediti formativi del programma<br />

E.C.M. quale evento registrato<br />

presso <strong>il</strong> Ministero della Salute.<br />

Con <strong>il</strong> 1° gennaio 2002 è infatti<br />

diventato operativo <strong>il</strong> programma<br />

nazionale ECM (Educazione<br />

Continua in Medicina) che prevede<br />

l’acquisizione di crediti formativi<br />

annuali partecipando ad eventi<br />

accreditati dalla Commissione<br />

<strong>Nazionale</strong> ECM.<br />

Il programma nazionale ECM<br />

riguarda tutto <strong>il</strong> personale sanitario,<br />

medico e non medico, dipendente<br />

o libero professionista operante<br />

nella Sanità sia privata che<br />

pubblica.<br />

All’evento formativo sulle “Acque<br />

superficiali: attività di prevenzione<br />

per l’ambiente, la salute ed <strong>il</strong><br />

tempo libero” sono stati assegnati<br />

6 crediti per i tecnici della prevenzione<br />

nell’ambiente e 5 crediti<br />

per medici, chimici e biologi.<br />

Ferdinando de Rosa<br />

Presidente Ordine Regionale<br />

<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

29


DAGLI ISCRITTI<br />

30<br />

DISTRIBUZIONE<br />

DEI NITRATI NELLE<br />

QACQUE DI FALDA<br />

Acqua potab<strong>il</strong>e sufficiente, pura<br />

e di buona qualità: <strong>il</strong> problema<br />

del duem<strong>il</strong>a<br />

Il problema dell’acqua riveste<br />

una dimensione ambientale di<br />

livello mondiale, legato al clima e<br />

all’uso irrazionale ed indiscriminato<br />

che è stato fatto in molti anni di<br />

consumismo irrazionale di tale<br />

risorsa.<br />

Lo stesso vertice di Joannesburg<br />

ha individuato i problemi principali<br />

legati allo sv<strong>il</strong>uppo mondiale:<br />

Acqua, Igiene, Energia, Salute,<br />

Produzione agricola, Biodiversità,<br />

Gestione dell’ecosistema.<br />

Molti di questi temi sono correlati<br />

ed interdipendenti, ma certamente<br />

l’acqua, o meglio la sua possib<strong>il</strong>e<br />

mancanza, influirà sullo sv<strong>il</strong>uppo<br />

economico mondiale, riducendo<br />

alcune zone del terzo mondo al<br />

limite della sopravvivenza e<br />

costringendo <strong>il</strong> ricco occidente ad<br />

effettuare notevoli investimenti di<br />

ricerca ed adottare sistemi di<br />

risparmio e recupero.<br />

Molte Regioni si stanno impegnando<br />

concretamente su tale problema,<br />

per la realizzazione <strong>dei</strong> piani<br />

di tutela delle acque superficiali e<br />

delle acque sotterranee in conformità<br />

al D.Lgs. 152/99, in collaborazione<br />

con le Agenzie Ambientali,<br />

al fine di avere due strumenti<br />

conoscitivi indispensab<strong>il</strong>i per la<br />

politica ambientale del territorio.<br />

La Regione Marche è ricca di acque<br />

montane di ottima qualità ma,<br />

negli anni ’70, queste sono state<br />

contaminate dai nitrati (vedi carta<br />

regionale) in maniera pesante<br />

nelle zone di fondovalle, che costituivano<br />

importante approvvigionamento<br />

idrico per numerosi comuni.<br />

Questo inquinante <strong>chimico</strong> peraltro<br />

è ormai uniformemente distribuito<br />

in tutta la nazione e segue perfettamente<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo agricolo intensivo,<br />

da cui deriva in funzione dell’ut<strong>il</strong>izzo<br />

di fert<strong>il</strong>izzanti chimici a<br />

base di nitrato. Gli studi ambientali<br />

hanno ormai delimitato le zone<br />

vulnerab<strong>il</strong>i da nitrati secondo i criteri<br />

dettati dalla normativa nazionale<br />

e comunitaria, a cui è necessario<br />

dare seguito applicando idonei<br />

programmi d’azione e recupero<br />

delle acque di falda.<br />

I corsi d’acqua superficia-<br />

li richiedono sempre maggiore<br />

attenzione, soprattutto quelli a<br />

carattere torrentizio, per i quali è<br />

indispensab<strong>il</strong>e la definizione e<br />

determinazione del minimo deflusso<br />

vitale (MDV) per contemperare<br />

l’esigenza degli attingimenti con<br />

quella della vita del fiume sia in<br />

termini biologici che per assicurare<br />

una idonea capacità di autodepurazione.<br />

Quando siamo costretti a scegliere<br />

tra i vari ut<strong>il</strong>izzi delle acque dobbiamo<br />

mettere al primo posto l’uso<br />

idropotab<strong>il</strong>e, seguito dalle esigenze<br />

dell’agricoltura e successivamente<br />

lo svago ed <strong>il</strong> tempo libero.<br />

Il bene acqua deve rimanere quindi<br />

necessariamente sotto <strong>il</strong> controllo<br />

pubblico, pur adottando<br />

meccanismi di gestione privata o<br />

mista al fine di massimizzare i<br />

risparmi e minimizzare i costi che<br />

sono i tipici ed efficienti meccanismi<br />

del mercato.<br />

Abbiamo bisogno, in simbiosi fra<br />

tecnici ed amministratori, di assicurare<br />

una migliore gestione e la<br />

razionalizzazione dell’esistente,<br />

riducendo la percentuale di perdite<br />

nelle condotte idriche ed informare<br />

gli utenti per evitare e ridurre gli<br />

sprechi individuali e collettivi di<br />

questo bene prezioso insostituib<strong>il</strong>e.<br />

Sono convinto che <strong>il</strong> Chimico possa<br />

partecipare attivamente all’opera<br />

di sensib<strong>il</strong>izzazione che deve partire<br />

dalle nuove generazioni, così<br />

come è già stato fatto per <strong>il</strong> problema<br />

<strong>dei</strong> rifiuti, con esperienze e<br />

risultati sufficienti anche se ancora<br />

migliorab<strong>il</strong>i. Anche nel campo della<br />

depurazione degli scarichi civ<strong>il</strong>i<br />

possono essere adottati provvedimenti,<br />

che le moderne tecnologie<br />

ed i professionisti che né promuovono<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo forniscono, come ad<br />

esempio <strong>il</strong> terzo stadio <strong>chimico</strong> e la<br />

fitodepurazione che rappresenta<br />

una interessante soluzione di ingegneria<br />

naturalistica.<br />

Stiamo lavorando, nel pubblico e<br />

nel privato, per rispettare tutti gli<br />

appuntamenti di qualità delle<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

acque previsti dalla normativa<br />

europea, per approntare i piani di<br />

tutela delle acque ed approfondire<br />

la conoscenza obiettiva di dati<br />

e le relative valutazioni per dare<br />

forma alle scelte strategiche<br />

necessarie per giungere ai risultati<br />

ottimali che ci siamo prefissati.<br />

Le statistiche ISTAT riportate permettono<br />

di evidenziare la situazione<br />

di tutte le Regioni Italiane,<br />

tratte dalla relazione al Parlamento<br />

sullo stato <strong>dei</strong> servizi idrici<br />

per l’anno 2002, presentazione<br />

che è stata effettuata alla Camera<br />

<strong>dei</strong> Deputati in occasione della<br />

relazione sull’attività degli ATO.<br />

Il grafico 1 permette di valutare la<br />

quantità media immessa in rete<br />

pro capite e la quantità effettivamente<br />

erogata, e quindi la differenza<br />

permette di analizzare <strong>il</strong><br />

problema della dispersione delle<br />

reti.<br />

A volte <strong>il</strong> termine dispersione non<br />

rende ragione del vero fenomeno<br />

che è la somma delle reali perdite<br />

fisiche e di quelle economiche<br />

connesso all’ut<strong>il</strong>izzo abusivo delle<br />

acque o alla mancata iscrizione a<br />

ruolo. Se possiamo accettare<br />

come fisiologica una “perdita” di<br />

circa 20-25%, come avviene nella<br />

maggior parte degli acquedotti, i<br />

valori enormemente superiori a<br />

questo dato ci mostrano una larga<br />

fascia di abusivismo e poco corretta<br />

gestione <strong>dei</strong> servizi.<br />

La figura 6 evidenzia l’origine<br />

della risorsa acqua, che ad esempio<br />

nella regione Marche si suddivide<br />

fra un 67% che proviene<br />

dalle sorgenti (principalmente<br />

nella Provincia di Ancona), <strong>il</strong> 28%<br />

che viene emunto da pozzi ed <strong>il</strong><br />

14% che proviene dal trattamento<br />

delle acque superficiali (principalmente<br />

nella Provincia di<br />

Pesaro).<br />

La figura 9 mette in raffronto le<br />

perdite di rete, ragionevoli per<br />

alcune Regioni in cui si collocano<br />

attorno al 25%, ma decisamente<br />

da correggere in altre che contribuiscono<br />

a portare l’Azienda Italia<br />

ad un pessimo 42% che deve, ed<br />

in tempi brevi, essere almeno<br />

dimezzato.<br />

Dott. Ferdinando de Rosa<br />

Presidente dell’Ordine Regionale<br />

<strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> delle Marche<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

31


DAGLI ISCRITTI<br />

32<br />

Acqua e acque: problemi e<br />

prospettive nell’Anno Mondiale<br />

dell’Acqua<br />

Si é svolto a Roma, presso la sede della Regione Lazio, <strong>il</strong> 23.09.2003,<br />

<strong>il</strong> Convegno <strong>Nazionale</strong> "Acqua e acque: problemi e prospettive<br />

nell'anno mondiale dell'acqua potab<strong>il</strong>e".<br />

Il convegno, accreditato E.C.M.,<br />

era rivolto non solo agli<br />

Operatori pubblici e privati che<br />

operano nel settore specifico, ma<br />

anche alle Associazioni e ai cittadini:<br />

i consumatori, diventano,<br />

con la nuova normativa, attori<br />

consapevoli, coinvolti nelle<br />

responsab<strong>il</strong>ità dell’autocontrollo,<br />

a capire criteri, parametri e metodi<br />

per stab<strong>il</strong>ire le caratteristiche<br />

delle acque potab<strong>il</strong>i. “Sub tutela”,<br />

infatti, dopo l’entrata in vigore del<br />

D.Lgs n. 31/01, anche l’impianto<br />

di distribuzione domestico, inteso<br />

come condutture, raccordi e<br />

apparecchiature installati tra i<br />

rubinetti per l’erogazione dell’acqua<br />

e la rete di distribuzione.<br />

Tutti i maggiori Enti preposti alla<br />

potab<strong>il</strong>ità delle acque, Ministero<br />

della Salute, Regione Lazio,<br />

Provincia di Roma, Sindaco di<br />

Roma, Università “La Sapienza” e<br />

infine <strong>il</strong> <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>Chimici</strong>, hanno patrocinato <strong>il</strong><br />

Convegno, occasione di approfondimento<br />

e confronto multidisciplinare.<br />

Ha aperto i lavori l’Azienda<br />

Sanitaria, <strong>il</strong>lustrando <strong>il</strong> proprio<br />

ruolo fra innovazioni e conferme<br />

normative a tutela dell’acqua<br />

potab<strong>il</strong>e e della sua qualità.<br />

L’acqua potab<strong>il</strong>e, infatti, a seguito<br />

del referendum ambientale del<br />

1993, é considerata, a tutti gli<br />

effetti, un alimento e segue una<br />

normativa che prevede monitoraggi<br />

e percorsi istituzionali sempre<br />

più diversi da quelli delle<br />

acque destinati ad altri usi.<br />

All’ASL, tutore del repertorio delle<br />

cognizioni tecniche, compete <strong>il</strong><br />

ruolo di monitoraggio del rischio,<br />

la scelta di eventuali parametri<br />

aggiuntivi e <strong>il</strong> giudizio di qualità<br />

delle acque; giudizio che negli<br />

ultimi anni era stato molto sottovalutato<br />

a fronte, spesso, di<br />

comunicazioni culturali diverse o<br />

di iniziative personali.<br />

All’Autorità di Ambito 1 , d’intesa<br />

con la ASL competente, sono affidati,<br />

inoltre, <strong>il</strong> raccordo con i<br />

Sindaci <strong>dei</strong> vari Comuni e, qualora<br />

sia necessaria, una comunicazione<br />

del rischio tempestiva,<br />

cap<strong>il</strong>lare, chiara, comprensib<strong>il</strong>e e<br />

scientificamente corretta, nonché<br />

la valutazione del rapporto<br />

rischio/beneficio nella distribuzione<br />

dell’acqua che non presenta le<br />

caratteristiche di potab<strong>il</strong>ità.<br />

Si é parlato anche della comunicazione<br />

attraverso i media che<br />

molto spesso usano linguaggi non<br />

scientificamente corretti. Per<br />

esempio, nel caso delle fibre d’amianto<br />

nell’acqua, con <strong>il</strong> loro linguaggio,<br />

hanno fatto da cassa di<br />

risonanza a idee prive di fondamento<br />

scientifico e hanno terrorizzato<br />

inut<strong>il</strong>mente la popolazione.<br />

Si è r<strong>il</strong>evata la necessità di prevedere<br />

percorsi istituzionali nella<br />

comunicazione del rischio e non<br />

percorsi affidati ad iniziative culturali<br />

e personali. A qualche ospite<br />

è emerso evidente l’approccio<br />

diverso da altre regioni dove, nel<br />

periodo di siccità di quest’anno, si<br />

invitava a non lavare i vetri della<br />

macchina per risparmiare l’acqua.<br />

Dissipati tutti i dubbi, per chi ne<br />

avesse mai avuti, sull’accreditamento<br />

<strong>dei</strong> laboratori che effettuano<br />

le analisi sulle acque potab<strong>il</strong>i:<br />

<strong>il</strong> Ministero della Sanità, in<br />

collaborazione con l’Istituto<br />

Superiore di Sanità se ne attribuisce<br />

l’incarico. Sempre all’Istituto<br />

Superiore di Sanità compete la<br />

predisposizione delle metodiche<br />

nella ricerca <strong>dei</strong> parametri supplementari.<br />

Per le attività di laboratorio,<br />

le ASL si avvalgono delle<br />

ARPA, che, ovviamente, dovranno<br />

far accreditare i propri laboratori<br />

dall’Istituto Superiore di Sanità.<br />

Durante <strong>il</strong> congresso si é parlato<br />

della funzione strategica delle<br />

Regioni a cui compete <strong>il</strong> ruolo di<br />

chiarire l’incertezza, dipanando la<br />

complessità delle variab<strong>il</strong>i <strong>chimico</strong>-fisiche-biologiche.<br />

Alle Regioni<br />

competono, inoltre, l’elaborazione<br />

<strong>dei</strong> programmi, una volta stab<strong>il</strong>iti<br />

i principi generali, che comprendano<br />

l’ispezione degli impianti e<br />

l’individuazione <strong>dei</strong> punti di prelievo<br />

significativi ai fini del campionamento.<br />

Una volta puntualizzato che l’acqua<br />

é un bene pubblico che non<br />

può essere privatizzato, ma, al<br />

massimo, dato in gestione, particolarmente<br />

interessante è stata la<br />

relazione dell’ Ente gestore 2 di<br />

Roma, l’ACEA, incaricato della<br />

potab<strong>il</strong>ità dell’acqua attraverso<br />

tutta la rete di distribuzione, fino<br />

al punto di consegna. L’Ing.<br />

Patrizia Vasta ha <strong>il</strong>lustrato la rete<br />

di approvvigionamento, le sue<br />

dimensioni, le tecnologie e la f<strong>il</strong>osofia<br />

d’impresa così come viene<br />

espressa nella carta <strong>dei</strong> valori.<br />

La rete acquedottistica di Roma<br />

comprende sei acquedotti (<strong>il</strong><br />

sistema acquedottistico Peschiera<br />

Capore, l’acquedotto Marcio, <strong>il</strong><br />

Nuovo Vergine, l’Appio Alessandrino<br />

ed <strong>il</strong> nuovo acquedotto<br />

del lago di Bracciano) ed e’ alimentata<br />

da 5 sorgenti (Peschiera,<br />

Capore, Acqua Marcia, Salone e<br />

Acquoria), da un lago e da altre<br />

fonti di approvvigionamento sotterranee<br />

(campi pozzi).<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Del sistema acquedottistico<br />

romano fanno parte anche altri<br />

acquedotti, pozzi e sorgenti situate<br />

nei pressi della città, che, nel<br />

loro insieme, contribuiscono<br />

significativamente all’approvvigionamento<br />

idrico.<br />

La distribuzione all’interno dell’area<br />

metropolitana è garantita da<br />

35 serbatoi e da un sistema di<br />

condotte di distribuzione di 5.050<br />

Km. Il sistema acquedottistico<br />

fornisce fino ad un massimo di<br />

500 litri d’acqua a persona al<br />

giorno.<br />

È stata <strong>il</strong>lustrata anche l’attività<br />

interna <strong>dei</strong> laboratori di analisi.<br />

Si è parlato anche del numero di<br />

fontane attive, fra cui le famose<br />

fontanelle o nasoni: circa 450<br />

fontane artistiche, 2.350 fontanelle<br />

in ghisa, per non parlare<br />

delle altre, che fanno parte del<br />

patrimonio storico ed architettonico<br />

di Roma. Queste hanno subito<br />

un duro attacco da parte di<br />

alcune associazioni ambientaliste<br />

che accusavano <strong>il</strong> Comune di<br />

sperpero di acqua. Il Comune ha<br />

provveduto, così, a temporizzare<br />

la distribuzione di acqua alle fontanelle,<br />

con <strong>il</strong> risultato di mettere<br />

in evidenza <strong>il</strong> ruolo importante<br />

che queste hanno sia come sfogo<br />

notturno alle pressioni di rete che<br />

nel diminuire <strong>il</strong> cattivo odore che<br />

proviene dai reflui. Molto apprezzato<br />

dal pubblico animalista <strong>il</strong><br />

ruolo delle fontane verso gli animali!<br />

Le principali acque addotte a<br />

Roma (Peschiera, Capore e<br />

Marcia) presentano ottime caratteristiche<br />

qualitative naturali tali<br />

da non richiedere alcun trattamento<br />

correttivo. Hanno origini in<br />

bacini sotterranei molto estesi,<br />

profondi e della stessa origine<br />

idrogeologica. Dal punto di vista<br />

organolettico hanno valori ottimali<br />

di temperatura ( 11, 12, 10 °C )<br />

e di limpidezza.<br />

Attente considerazioni sul monitoraggio<br />

<strong>dei</strong> parametri e sul vincolo<br />

determinato sono state fatte<br />

dal Dr. Ottaviani, Direttore del<br />

Laboratorio di Igiene Ambientale<br />

dell’Istituto Superiore di Sanità.<br />

Là dove sono stati stab<strong>il</strong>iti vincoli<br />

ci sono a monte gli studi<br />

dell’OMS, per altri parametri<br />

come gli IPA e i pesticidi, si é stab<strong>il</strong>ito<br />

un ordine di grandezza dove<br />

vale <strong>il</strong> principio di precauzione;<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

infine, per alcuni parametri come<br />

l’acr<strong>il</strong>ammide vale <strong>il</strong> principio del<br />

compromesso e/o dell’opportunità.<br />

Il Dr Ottaviani e <strong>il</strong> Dr Chiacchierini,<br />

Direttore del Dipartimento<br />

Qualità delle Merci, presso<br />

l’Università “La Sapienza” hanno<br />

puntualizzato la significatività<br />

delle cifre decimali, l’accezione di<br />

assenza e, finalmente, hanno<br />

fatto r<strong>il</strong>evare che non ha alcun<br />

senso diminuire a livello di<br />

Comunità Europea l’ordine di<br />

grandezza delle misure se poi, le<br />

analisi non vengono eseguite o,<br />

peggio, si continuano a ut<strong>il</strong>izzare<br />

attrezzature obsolete ed <strong>il</strong> personale<br />

non viene valorizzato all’interno<br />

di una valida organizzazione.<br />

Bisogna per questi motivi investire<br />

in attrezzature che siano capaci<br />

di dare risposte valide se la<br />

Comunità europea abbassa gli<br />

ordini di grandezza <strong>dei</strong> parametri<br />

altrimenti gli indicatori non sono<br />

più affidab<strong>il</strong>i.<br />

Particolare attenzione é stata<br />

data alle modalità di campionamento:<br />

si parla, intanto, di ben<br />

quattro modalità di campionamento<br />

dell’acqua in funzione dell’approvvigionamento<br />

e si intende<br />

che altre ne saranno messe a<br />

punto.<br />

Ormai quasi definiti anche i monitoraggi<br />

relativi alla cessione <strong>dei</strong><br />

contenitori, ivi comprese le<br />

cisterne, anche perché finalmente<br />

definiti i materiali.<br />

Il Consulente, <strong>il</strong> laboratorio ed<br />

<strong>il</strong> cittadino<br />

Molto interessante l’intervento<br />

della dott.sa Daniela Maurizi dell’omonimo<br />

Gruppo che ha descritto<br />

l’iter amministrativo delle procedure<br />

dalla comunicazione di<br />

scavo in poi, per i vari usi.<br />

Ha <strong>il</strong>lustrato le attività di<br />

un’Azienda, che con esperienza<br />

trentennale, risponde con prontezza<br />

e multidisciplinarietà alle<br />

nuove normative sulla tutela dell’acqua<br />

potab<strong>il</strong>e, dal pozzo all’<br />

approvvigionamento, dall’escavazione<br />

all’autocontrollo, garantendo<br />

al proprietario del pozzo <strong>il</strong><br />

monitoraggio <strong>dei</strong> requisiti previsti<br />

dalla legge con controlli ed analisi<br />

opportunamente programmate.<br />

A questo proposito tanti auguri al<br />

Dr. Fernando Maurizi che quest’anno,<br />

oltre le soddisfazioni di<br />

lavoro, ha festeggiato la laurea in<br />

Chimica della seconda figlia e fra<br />

poco diventerà per la seconda<br />

volta nonno.<br />

Permane, comunque, alla fine del<br />

Congresso, <strong>il</strong> dubbio sull’organico<br />

delle ASL, che pur prevedendo <strong>il</strong><br />

ruolo del Chimico nei servizi di<br />

Igiene Pubblica, non avviano i<br />

concorsi nè le procedure di mob<strong>il</strong>ità<br />

da altri Enti.<br />

NORMATIVA<br />

Chiara Rimmaudo<br />

D.Lgs. 30-12-1992, n. 502, - quinquies.<br />

Coordinamento con le Agenzie<br />

regionali per l’ambiente. Riordino della<br />

disciplina in materia sanitaria, a norma<br />

dell’articolo 1 della L. 23 ottobre 1992,<br />

n. 421. Pubblicato nella Gazz. Uff. 30<br />

dicembre 1992, n. 305, S.O.<br />

L. 5-1-1994, n. 36<br />

Disposizioni in materia di risorse idriche.<br />

Pubblicata nella Gazz. Uff. 19<br />

gennaio 1994, n. 14, S.O.<br />

D.Lgs. 2-2-2001, n. 31<br />

Attuazione della direttiva 98/83/CE<br />

relativa alla qualità delle acque destinate<br />

al consumo umano. Pubblicato<br />

nella Gazz. Uff. 3 marzo 2001, n. 52,<br />

S.O.<br />

D.Lgs. 2-2-2002 n. 27<br />

Modifiche ed integrazioni al D.Lgs. 2<br />

febbraio 2001, n. 31, recante attuazione<br />

della direttiva 98/83/CE relativa<br />

alla qualità delle acque destinate al<br />

consumo umano. Pubblicato nella<br />

Gazz. Uff. 9 marzo 2002, n. 58.<br />

NOTE<br />

1 «Autorità d’Ambito»: la forma di<br />

cooperazione tra comuni e province ai<br />

sensi dell’articolo 9, comma 2, della<br />

legge 5 gennaio 1994, n. 36, e, fino<br />

alla piena operatività del servizio idrico<br />

integrato, l’amministrazione pubblica<br />

titolare del servizio».<br />

2 «Gestore»: <strong>il</strong> gestore del servizio<br />

idrico integrato, così come definito dall’articolo<br />

2, comma 1, lettera o-bis) del<br />

decreto legislativo 11 maggio 1999, n.<br />

152, e successive modifiche, nonché<br />

chiunque fornisca acqua a terzi attraverso<br />

impianti idrici autonomi o cisterne,<br />

fisse o mob<strong>il</strong>i.<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

33


DAGLI ISCRITTI<br />

34<br />

Come brucia un bosco<br />

L’estate da poco trascorsa è stata caratterizzata da un grande numero<br />

di incendi boschivi, di varia gravità, in tutta l’Europa meridionale,<br />

Italia compresa. I rendiconti dati al pubblico da radio, televisione e<br />

stampa quotidiana e periodica hanno soprattutto r<strong>il</strong>evato la gravità <strong>dei</strong><br />

danni, la responsab<strong>il</strong>ità di incendiari e piromani, e gli interventi per<br />

l’estinzione e la riduzione <strong>dei</strong> danni alle persone e all’ambiente.<br />

Quanto segue intende presentare in forma elementare l’aspetto<br />

<strong>chimico</strong> del fenomeno assai complesso della combustione quando<br />

investe un bosco, e i suoi fattori determinanti.<br />

Come brucia un bosco? Una volta innescato,<br />

come si propaga l’incendio, quali condizioni<br />

si raggiungono durante e dopo l’incendio nella<br />

zona colpita? A queste domande si può rispondere<br />

in base all’esperienza pratica più che con<br />

risposte derivate da sperimentazioni in laboratorio.<br />

Infatti <strong>il</strong> sistema “bosco che brucia” è<br />

troppo complesso per poterlo affrontare con i<br />

modelli tanto ut<strong>il</strong>i per lo studio delle combustioni<br />

che si svolgono in sistemi più semplici. Per<br />

cercare di rendere quanto meno complicato<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> “sistema bosco” esaminiamo brevemente<br />

un caso tipico, anche se non molto<br />

comune, quello di un bosco di conifere, di tipo<br />

alpino. In tale sistema si possono distinguere<br />

abbastanza nettamente tre parti principali: lo<br />

strato di materiale combustib<strong>il</strong>e che si trova sul<br />

terreno (<strong>il</strong> sottobosco: erba e fogliame secco,<br />

rami secchi caduti dagli alberi, arbusti); la zona<br />

<strong>dei</strong> tronchi (in un bosco fitto di conifere i tronchi<br />

sono spogli nella parte inferiore, fino ad<br />

altezze di parecchi metri); la zona delle chiome.<br />

Lo strato di materiale combustib<strong>il</strong>e che si trova<br />

sul terreno è più spesso la zona di origine dell’incendio,<br />

da un punto o da un’area assai circoscritta.<br />

Da questa la propagazione può svolgersi<br />

con velocità e intensità molto diverse, a<br />

seconda di condizioni quali velocità del vento,<br />

natura del terreno, umidità della parte combustib<strong>il</strong>e,<br />

ecc.<br />

Oltre che a terra, l’incendio si propaga anche<br />

agli alberi. Questi, in un bosco “maturo” hanno<br />

tronchi piuttosto spogli nella parte inferiore;<br />

rami, fogliame e germogli sono più abbondanti<br />

nella parte alta, dove possono essere raggiunti<br />

dalla radiazione solare. Rami e foglie<br />

sono un’altra fonte di combustib<strong>il</strong>e per l’incendio,<br />

che si propaga così alla chioma. Le correnti<br />

convettive che salgono dall’incendio a<br />

terra scaldano e seccano le chiome degli alberi;<br />

scint<strong>il</strong>le e fiamme le raggiungono e le incendiano.<br />

Un altro veicolo di propagazione dell’incendio<br />

è dato dal materiale incandescente trasportato<br />

dal vento e dalle correnti ascendenti<br />

di gas e vapori caldi, che vanno a formare<br />

nuovi centri di fuoco. Quando questi sono<br />

numerosi, l’incendio nel bosco si estende con<br />

grande velocità. Il fuoco può propagarsi anche<br />

lungo i tronchi e i grossi rami; queste parti<br />

possono risultare meno danneggiate, salvo che<br />

in grandi incendi, eccezionalmente “caldi”.<br />

L’assieme di sottobosco, erba, arbusti e alberi<br />

ha una composizione media elementare di<br />

circa 50% C, 6% H e 44% O. Gli elementi che<br />

possono essere presenti in tracce sono numerosi:<br />

prevalgono in genere N, S, P, Ca, Mg, Fe;<br />

sono stati riscontrati anche oligoelementi tra<br />

cui Mn, Zn, Cu, B.<br />

La lotta contro gli incendi <strong>dei</strong> boschi si avvale<br />

anche di una approfondita conoscenza del<br />

meccanismo attraverso <strong>il</strong> quale nel bosco si<br />

accende un fuoco che si propaga. In passato<br />

non sono mancati tentativi di studiare <strong>il</strong> fenomeno<br />

con ricerche sperimentali “sul campo”,<br />

ovviamente previa una scelta accurata del<br />

bosco e dopo avere disposto gli opportuni<br />

mezzi di misura, controllo ed estinzione. Tali<br />

sperimentazioni hanno fornito dati di interesse<br />

pratico, come quelli raccolti nella Tab. 1 [1]<br />

Il meccanismo della propagazione di un incendio<br />

boschivo, quindi, si può spiegare sommariamente<br />

così: una zona in combustione provoca<br />

un grande flusso di calore; questo, per<br />

irraggiamento, conduzione e convezione, fa<br />

aumentare la temperatura del materiale combustib<strong>il</strong>e<br />

nelle immediate vicinanze, causandone<br />

la pirolisi con emissione di gas e vapori. La<br />

pirolisi del legno incomincia a circa 200 °C e<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


TIPO DI VELOCITÀ CARATTERISTICHE DIMENSIONI TEMP. °C NELLA FIAMMA<br />

INCENDIO DEL VENTO DELL’INCENDIO DELLE FIAMME A DIVERSE ALTEZZE DAL SUOLO<br />

m/min Veloc. Combust. Altezza Profond. A terra 0,3 m 5 m 10 m<br />

m/min<br />

kg/m<br />

consumato m m<br />

2<br />

TAB. 1: DATI OTTENUTI DA INCENDI SPERIMENTALI DI BOSCHI, DI MODERATA<br />

INTENSITÀ [1]<br />

A TERRA<br />

a) statico 0-12 0,25-0,4 1-15 0,3 0,15 600* 240 50 25<br />

b) in moto 35-100 1-6 1-15 0,6-2,4 0,5-3 760* 650 60 40<br />

CHIOMA 82-104 11-27 2,4-4,4 15-21 8-21 860 955 560 780<br />

* Valori probab<strong>il</strong>mente errati per difetto<br />

continua fino a 500 °C; a questa temperatura<br />

<strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e è completamente carbonizzato.<br />

Si sv<strong>il</strong>uppano vapor d’acqua, metanolo, formal<strong>dei</strong>de,<br />

CO, catrami, fuliggine e idrocarburi<br />

aromatici policiclici [2]. In miscela con aria<br />

l’assieme di tali sostanze forma miscele<br />

infiammab<strong>il</strong>i, che bruciano innescate da altro<br />

materiale già in combustione.<br />

Ricerche più recenti hanno approfondito le<br />

conoscenze, accertando tra l’altro la r<strong>il</strong>evanza<br />

dello stadio di combustione della brace sulla<br />

composizione delle miscele aerosospese, compreso<br />

<strong>il</strong> materiale particellare [3, 4].<br />

Al Fire Research Laboratory, Missoula, MT, USA<br />

si sono applicati modelli matematici per prevedere<br />

<strong>il</strong> consumo di materiale combustib<strong>il</strong>e e la<br />

produzione e <strong>il</strong> trasporto del fumo da fuochi<br />

programmati; gli importanti fenomeni collegati<br />

alla combustione della brace non sono<br />

però finora interpretab<strong>il</strong>i con tali modelli [5, 6]<br />

(vedi Tab. 1).<br />

Come risultato di questo processo di pirolisi e<br />

accensione <strong>dei</strong> suoi prodotti, la nuova zona di<br />

combustione che si è formata trasferisce calore<br />

e materiale ancora incombusto, propagando<br />

così l’incendio.<br />

Dapprima la fiamma non è a contatto diretto<br />

con <strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e solido, perché la miscela<br />

aria/sostanze volat<strong>il</strong>i vicino a quella superficie<br />

si trova al disopra del limite superiore di infiammab<strong>il</strong>ità<br />

(quindi la miscela è troppo “ricca” per<br />

accendersi). Successivamente la combustione<br />

si svolge a contatto con la superficie solida; la<br />

fiamma diviene allora meno appariscente, ma<br />

l’emissione di calore è considerevole.<br />

Per aggirare le difficoltà connesse con la necessità<br />

di considerare le complesse reazioni di pirolisi<br />

e di combustione si è ricorsi a una ipotesi<br />

semplificativa. Si è ammesso che per raggiungere<br />

una velocità di sv<strong>il</strong>uppo delle sostanze<br />

volat<strong>il</strong>i combustib<strong>il</strong>i dai materiali solidi sufficiente<br />

a formare una miscela infiammab<strong>il</strong>e, nonché<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

per la sua accensione, sia necessario raggiungere<br />

una certa temperatura minima in superficie.<br />

Si è però constatato che <strong>il</strong> tempo necessario<br />

per raggiungere tale temperatura e per conseguenza<br />

l’accensione della miscela dipende<br />

dalla presenza e dalla posizione della “fiamma<br />

p<strong>il</strong>ota”. Tuttavia la semplificazione citata è stata<br />

ut<strong>il</strong>izzata con successo - tramite una equazione<br />

di b<strong>il</strong>ancio termico - per valutare la velocità di<br />

propagazione dell’incendio di un bosco. In generale,<br />

è stata confermata scientificamente la pratica<br />

empirica: un incendio può essere spento<br />

solo impedendogli di propagarsi; in questo<br />

modo esso finisce per esaurimento della sua<br />

fonte di combustib<strong>il</strong>e. È quindi opportuno limitare<br />

l’estensione <strong>dei</strong> boschi, tenendoli separati<br />

da fasce non alberate.<br />

Negli interventi antincendio può essere ut<strong>il</strong>e<br />

accendere fuochi controllati per sottrarre tempestivamente<br />

<strong>il</strong> combustib<strong>il</strong>e e dirigere l’incendio<br />

verso zone determinate. Il “bombardamento<br />

con acqua” (dai celebri aerei Canadair e da<br />

elicotteri) non tanto della zona in fiamme<br />

quanto delle zone verso le quali <strong>il</strong> fuoco si dirige,<br />

è ovviamente efficace ed è quello maggiormente<br />

impiegato.<br />

Alberto Girelli<br />

NOTE<br />

[1] G. Ross, New Scientist, 17 settembre 1970.<br />

[2] C.K. McMahon e S.N. Tsoukalas. In Carcinogenesis,<br />

Vol. 3, P.A. Jones e R.I. Freudenthal (eds),<br />

Raven Press, New York, 1978.<br />

[3] R.J. Yokelson et al., atti del Joint Fire Science<br />

Conference and Workshop, 1999.<br />

[4] C. Chandler et al., Fire in forestry I. Forest fire<br />

behavior and effects. W<strong>il</strong>ey, Chichester, 1983.<br />

[5] E Ward e L.F. Radke, in P.J. Krutzen e J.G. Goldammer<br />

(eds) Fire in the environment. W<strong>il</strong>ey, Chichester, 1993.<br />

[6] I. Bertschi et al., J. Geophys. Research, 108, D13,<br />

8472 (2003).<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

35


DAGLI ISCRITTI<br />

36<br />

Chimico e manager: sogno o realtà?<br />

n un articolo sul ruolo del chi-<br />

Imico nella fabbrica (1) , sottolineavo<br />

la parziale inadeguatezza<br />

<strong>dei</strong> corsi di laurea chimici tradizionali<br />

nel preparare i giovani laureati<br />

ad intraprendere una carriera<br />

diversa ed un po’ più ad ampio<br />

respiro rispetto ad attività prettamente<br />

tecniche nel settore specifico.<br />

È pur vero che gli studi universitari<br />

sono solo una base, sicuramente<br />

solida, su cui costruire la<br />

propria professionalità e che nello<br />

sv<strong>il</strong>uppo della carriera professionale<br />

giocano innumerevoli altri<br />

fattori, la cultura di base, la<br />

comunicatività, i rapporti interpersonali,<br />

la determinazione e,<br />

non ultimo, la voglia di lavorare.<br />

Di seguito mi propongo di descrivere<br />

e commentare <strong>il</strong> perché per<br />

<strong>il</strong> <strong>chimico</strong> non è frequente raggiungere<br />

posizioni dirigenziali o,<br />

per lo meno, non lo è quanto per<br />

altri corsi di laurea. Inoltre tenterò<br />

di spiegare cosa significa<br />

“manager” e se l’ambizione di<br />

ricoprire tale ruolo è semplicemente<br />

“ moda” e “ status” oppure<br />

“ vocazione”.<br />

1. Gli studi chimici<br />

Si inizia <strong>il</strong> primo anno con un<br />

entusiasmo a stento contenuto.<br />

Affascinati, da una parte, da una<br />

scienza di cui non conosciamo<br />

nulla ma nella quale intravediamo<br />

l’“appeal” di poter governare la<br />

materia (richiamando antiche<br />

connotazioni medioevali) e, dall’altra,<br />

dalla speranza e fiducia di<br />

un futuro professionale che ci<br />

vede immersi in riunioni strategiche,<br />

al governo di impianti futuristici,<br />

circondati da segretarie efficienti<br />

ed affascinanti.<br />

Dopo i primi tre mesi un buon cinquanta<br />

per cento della nostra<br />

visione romantica della chimica è<br />

già svanita.<br />

Dopo sei mesi, ai primi scontri<br />

con gli esami di matematica, è<br />

svanita del tutto.<br />

Dopo <strong>il</strong> primo anno (per chi ci<br />

arriva) diventa chiaro che di<br />

romantico non c’è, né c’è mai<br />

stato, nulla.<br />

La materia si potrà forse “manipolare”<br />

ma solo dopo essersi<br />

sfiancati su una serie di esami<br />

propedeutici la cui ut<strong>il</strong>ità è certa<br />

ma che diverrà chiara solo in<br />

seguito, durante la carriera professionale.<br />

Quella che non svanisce, anzi si<br />

rafforza, è la speranza/<strong>il</strong>lusione di<br />

diventare manager, convinti che<br />

“siffatte prove” ci temprino a sufficienza<br />

contro le future difficoltà<br />

professionali.<br />

Gli anni accademici trascorrono<br />

tra esami belli, interessanti,<br />

molto duri. Ne ricordo con piacere<br />

alcuni: Chimica organica superiore,<br />

Chimica industriale organica,<br />

Fisica tecnica, Metodi speciali<br />

di sintesi organica e così via.<br />

La visione romantica/medioevale<br />

lascia <strong>il</strong> posto ad una presa di<br />

coscienza pragmatica sul potenziale<br />

di tale scienza, sicuramente<br />

enorme e di cui <strong>il</strong> corso di laurea<br />

ne è <strong>il</strong> degno interprete. Poco per<br />

volta si viene conquistati dal<br />

fascino della chimica e dal potenziale<br />

che sta dietro di essa e tale<br />

che, se non fosse per una questione<br />

ut<strong>il</strong>itaristica e di necessità,<br />

che ci tiene con <strong>il</strong> pensiero teso<br />

verso <strong>il</strong> mondo esterno del lavoro,<br />

si perderebbero di vista anche le<br />

ambizioni e le pulsioni manageriali,<br />

all’inizio molto più presenti.<br />

Questo aspetto è così vero che è<br />

frequente, per chi non ha necessità<br />

immediate di un lavoro e di<br />

un guadagno, che alcuni si fermano<br />

“ gratis” in Università per una<br />

carriera accademica gratificante<br />

solo ai massimi livelli.<br />

Ci avviciniamo alla laurea.<br />

Sappiamo di stereochimica, isomeri<br />

ottici e geometrici, gradiente<br />

di diffusione <strong>dei</strong> gas nei granuli di<br />

catalizzatore, LEED, NMR, FT-IR,<br />

chemical shift, funzioni d’onda,<br />

…Ma nessuno ci ha mai insegnato<br />

come comunicare, oppure le più<br />

recenti norme sulle emissioni in<br />

atmosfera o sullo smaltimento <strong>dei</strong><br />

rifiuti, oppure sulla sicurezza sul<br />

posto di lavoro. Per non parlare<br />

poi di quei quattro conti necessari<br />

per capire se un investimento<br />

dà un ritorno, ed in quanto<br />

tempo, oppure no. La qualità è un<br />

qualcosa che, talvolta, sentiamo<br />

durante la pubblicità di uno<br />

yogurt. Così attrezzati i più “fortunati”<br />

si apprestavano (qualche<br />

anno fa) a partire per m<strong>il</strong>itare,<br />

altri si affacciano direttamente nel<br />

mondo del lavoro.<br />

Il “fortunati” precedente non è né<br />

metaforico né ironico. Il servizio<br />

m<strong>il</strong>itare, tra i molti difetti che gli<br />

sono propri, ha almeno un pregio:<br />

quello di mettere di fronte potenziali<br />

scienziati cresciuti a “pane e<br />

stereochimica” con un reale spaccato<br />

della nostra società che ci<br />

accompagnerà per tutta la vita.<br />

2. Il primo approccio<br />

con <strong>il</strong> lavoro<br />

Le possib<strong>il</strong>ità di impiego <strong>dei</strong> laureati<br />

in chimica sono ampiamente<br />

descritte in un articolo apparso su<br />

“Il Mondo” del 14 settembre<br />

2001 (2) .<br />

In tale pezzo sono delineati buona<br />

parte <strong>dei</strong> possib<strong>il</strong>i sbocchi professionali<br />

del <strong>chimico</strong>, enfatizzandone<br />

gli aspetti positivi e motivazionali.<br />

È vero che “…Le posizioni professionali<br />

che si aprono nel mondo<br />

della chimica sono infatti numerose<br />

e vanno dalla ricerca di base e<br />

applicata alle figure legate alla<br />

gestione tecnica e commerciale,<br />

alle nuove professionalità del terziario<br />

nei campi della certificazione<br />

della qualità e della tutela dell’ambiente…”<br />

è però altrettanto<br />

vero che <strong>il</strong> livello qualitativo del<br />

lavoro, inizialmente, non è proporzionato<br />

alle aspettative <strong>dei</strong><br />

tempi universitari.<br />

In qualsiasi settore si vada ad<br />

operare ci si rende conto che i<br />

valori prioritari da studente non<br />

solo non sono tali nel mondo del<br />

lavoro, ma spesso sono relegati<br />

agli ultimi posti se non addirittura<br />

ignorati.<br />

Speculazione scientifica e pragmatismo<br />

industriale, collaborazione<br />

disinteressata e costruttiva e<br />

gestione <strong>dei</strong> rapporti, professori<br />

paternalisti e dirigenti cinici sono<br />

solo alcuni degli aspetti che l’ex<br />

studente della “chimica fisica<br />

degli orbitali” si trova di fronte<br />

nella nuova realtà.<br />

L’Università non l’ha sicuramente<br />

preparato a questo, e allora cosa<br />

fare?<br />

Armarsi di pazienza e riporre<br />

temporaneamente i nostri sogni<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


di carriera nel cassetto potrebbe<br />

essere una possib<strong>il</strong>e soluzione.<br />

Racchiudersi nella speculazione<br />

tecnico-scientifica (simulando <strong>il</strong><br />

più possib<strong>il</strong>e quanto abituati a<br />

fare all’università) l’altra strada,<br />

lasciando definitivamente perdere<br />

<strong>il</strong> sogno di diventare manager a<br />

favore di soddisfazioni differenti.<br />

Molti, per pigrizia, paura, rassegnazione<br />

o interesse specifico<br />

scelgono la seconda strada.<br />

Altri, più ambiziosi, fortunati,<br />

determinati, perseguono la prima<br />

addentrandosi, non attrezzati, in<br />

una giungla irta di trappole, imboscate,<br />

affollata di guerriglieri<br />

pronti a tutto e con alleanze che<br />

non sono più tali dopo un giorno.<br />

Sarebbe stato bello avere qualche<br />

arma a nostra disposizione, l’università<br />

non ne ha fornite, ma ci<br />

ha fornito cultura, capacità analitica<br />

e intuizione.<br />

Il primo passo è lavorare sodo,<br />

mettersi alla finestra, imparare e,<br />

quando si è sicuri, fare brevi e<br />

repentine incursioni sul campo<br />

per tastare <strong>il</strong> terreno.<br />

Il <strong>chimico</strong>, aspirante manager,<br />

comincia così la propria carriera e<br />

inizia anche a rendersi conto che,<br />

forse, sarebbe stato importante<br />

conoscere altri aspetti, che non<br />

fossero solo l’approfondita conoscenza<br />

tecnico – specialistica, per<br />

poter affrontare più preparati <strong>il</strong><br />

mondo del lavoro.<br />

Se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> alle prime armi<br />

acquista presto questa consapevolezza<br />

ha <strong>il</strong> tempo per compensare,<br />

con corsi, studi, letture ed<br />

esperienze specifiche, le proprie<br />

carenze conoscitive e pertanto<br />

attrezzarsi per <strong>il</strong> salto professionale.<br />

Se invece trascorre qualche<br />

anno nel mondo del lavoro senza<br />

tale consapevolezza, esce completamente<br />

dal gioco manageriale,<br />

destinato ad un lavoro di laboratorio<br />

o, nel migliore <strong>dei</strong> casi, di<br />

tecnico di produzione.<br />

3. Le conoscenze dell’aspirante<br />

manager<br />

Nell’articolo già citato (1) avevo<br />

elencato le conoscenze di base<br />

che un <strong>chimico</strong> neolaureato<br />

dovrebbe avere per poter inserirsi<br />

in un ambiente di lavoro con un<br />

minimo di cognizione.<br />

Concetti che sono alla base nella<br />

formazione di un manager e che<br />

quindi un aspirante tale deve<br />

saper manipolare.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

Ripercorriamoli brevemente, soffermandoci<br />

su ciascuno di essi per<br />

chiarirne <strong>il</strong> significato.<br />

• Organizzazione e pianificazione<br />

della produzione.<br />

Un manager deve anche sapere<br />

pianificare e organizzare, un<br />

manager tecnico deve saper<br />

organizzare e pianificare la produzione.<br />

I concetti che stanno alla<br />

base di questa attività non sono<br />

complessi, sicuramente lo sono<br />

meno di quelli che reggono la teoria<br />

degli orbitali molecolari e pertanto<br />

accessib<strong>il</strong>i ad un laureato in<br />

chimica dotato, oltre che di intelligenza,<br />

anche di buonsenso e<br />

capacità di sintesi.<br />

Le strategie gestionali più ut<strong>il</strong>izzate<br />

per impostare un flusso produttivo<br />

sono: le tecniche MRP, <strong>il</strong><br />

just in time e altre più sofisticate<br />

e complicate.<br />

I testi che trattano i suddetti<br />

argomenti sono innumerevoli e<br />

molto accessib<strong>il</strong>i ed è bene che<br />

chiunque si appresti ad operare in<br />

aree organizzative e gestionali ne<br />

prenda conoscenza.<br />

Tra l’altro queste tecniche trovano<br />

una immediata applicazione nella<br />

realtà produttiva e pertanto<br />

permettono un riscontro immediato<br />

della propria capacità organizzativa.<br />

• La gestione del personale e<br />

la comunicazione<br />

Argomento “chiave” nella formazione<br />

del manager che, di norma,<br />

gestisce persone, gruppi e che<br />

spende la maggior parte del suo<br />

tempo a comunicare.<br />

Il <strong>chimico</strong> è nell’opinione comune,<br />

per definizione e formazione classica,<br />

un solitario, alle prese con i<br />

propri studi ed esperimenti. Molto<br />

spesso mi sono confrontato con<br />

studenti e colleghi tecnicamente<br />

bravissimi, geniali, creativi, ma<br />

frenati dalla incapacità di comunicare<br />

con termini non appartenenti<br />

al gergo <strong>chimico</strong>. Il risultato:<br />

un’idea geniale “venduta” come<br />

fosse banalità e rivenduta dall’acquirente<br />

scelto a caro prezzo.<br />

Uscire dal proprio gergo, tradurre<br />

in modo chiaro le proprie idee ed<br />

<strong>il</strong> proprio pensiero sono passi fondamentali<br />

in un contesto sociale<br />

organizzato in cui si ha la pretesa<br />

di governare chi lavora con noi e<br />

per noi.<br />

Occorre sapere valutare, motivare,<br />

aiutare e pretendere dai nostri<br />

collaboratori e perché questo<br />

possa avvenire dobbiamo imparare<br />

a conoscerli vedendo quello<br />

che c’è dietro ognuno di loro. È<br />

fondamentale essere um<strong>il</strong>i e dare<br />

l’esempio regalando ad altri le<br />

nostre conoscenze. (3)<br />

• Organizzazione della manutenzione<br />

Occuparsi di elettronica o meccanica,<br />

cambi formato e set-up,<br />

soprattutto da un punto di vista<br />

organizzativo, non è così “um<strong>il</strong>iante”<br />

come potrebbe apparire ad<br />

un <strong>chimico</strong> neolaureato idealista.<br />

I colleghi ingegneri pensano la<br />

stessa cosa della nostra materia<br />

ma, in genere, sono meno schizzinosi<br />

e restii nello sporcarsi le<br />

mani di grasso.<br />

È importante avere nozioni di<br />

base in questa area, strettamente<br />

legata all’impiantistica e alla produzione,<br />

e di solito relegata a chi<br />

è più propenso a sporcarsi le<br />

mani.<br />

Concetti come: manutenzione<br />

preventiva, su condizione, programmata,<br />

TPM eccetera, devono<br />

appartenere al manager tecnico,<br />

la cui visione della fabbrica deve<br />

essere quanto più completa ed<br />

integrata possib<strong>il</strong>e.<br />

L’Università non dà minimamente<br />

nozione <strong>dei</strong> concetti suddetti che,<br />

tuttavia, possono essere appresi<br />

in seguito con un po’ di um<strong>il</strong>tà e<br />

buona volontà.<br />

• La gestione <strong>dei</strong> costi<br />

Questo aspetto è particolarmente<br />

ostico per <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> ma di fondamentale<br />

importanza per <strong>il</strong> manager.<br />

È fondamentale sapere la struttura<br />

<strong>dei</strong> costi, i metodi di calcolo<br />

della redditività degli investimenti<br />

ed i metodi per <strong>il</strong> calcolo degli<br />

ammortamenti.<br />

Come già riportato (1) :<br />

“Per la verità nel corso di laurea<br />

in Chimica Industriale a M<strong>il</strong>ano<br />

vengono effettuati insegnamenti<br />

che permettono di acquisire una<br />

infarinatura di gestione <strong>dei</strong> costi e<br />

investimenti. Purtroppo però tali<br />

aspetti non vengono tenuti nel<br />

giusto peso e spesso considerati<br />

argomenti secondari”.<br />

Nessuno di noi darebbe in gestione<br />

ad altri i propri quattrini, per la<br />

stessa ragione <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> dovreb-<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

37


DAGLI ISCRITTI<br />

38<br />

be imparare a gestire <strong>il</strong> proprio<br />

budget senza relegare questo<br />

compito ad altri.<br />

4. Fortuna e intuizione<br />

La carriera, come del resto la vita<br />

stessa, è solo in parte pianificab<strong>il</strong>e.<br />

Preparazione e determinazione<br />

sono doti necessarie per fare<br />

<strong>il</strong> salto di qualità da tecnico a<br />

manager. Tuttavia non sono sufficienti,<br />

intuizione (saper “cogliere<br />

l’attimo”) e fortuna giocano un<br />

ruolo fondamentale.<br />

Poco si può dire sulla fortuna, se<br />

non augurarsi che la “Dea<br />

Bendata” guardi spesso (anche se<br />

bendata) dalla nostra parte e di<br />

trovarsi al posto giusto nel<br />

momento giusto.<br />

Qualcosa di più si può dire sulla<br />

intuizione. A volte non si hanno<br />

né le conoscenze né l’esperienza<br />

per prendere le decisioni giuste e<br />

qui gioca un ruolo chiave <strong>il</strong> saper<br />

intuire quale strada seguire.<br />

In un periodo di cambiamento<br />

(<strong>il</strong> passaggio dalla Università al<br />

mondo del lavoro, da un posto di<br />

lavoro ad un altro) l’intuizione<br />

gioca un ruolo sempre più significativo<br />

nelle decisioni.<br />

Coloro che sono in grado di intuire<br />

in modo cosciente quale è la<br />

via da percorrere potranno fare<br />

un salto di carriera qualitativamente<br />

migliore e più fac<strong>il</strong>mente di<br />

altri. Talvolta l’intuizione può rappresentare<br />

<strong>il</strong> miglior approccio<br />

decisionale possib<strong>il</strong>e.<br />

L’intuizione gioca un ruolo significativo<br />

nella vita quotidiana e lo<br />

gioca altrettanto quando dobbiamo<br />

decidere la nostra carriera<br />

futura.<br />

Ma, attenzione, a volte l’intuizione<br />

è influenzata dai pregiudizi e<br />

quello che <strong>il</strong> nostro istinto ci rappresenta<br />

come “giusto” non è<br />

nient’altro che <strong>il</strong> risultato di un<br />

condizionamento culturale o accademico<br />

cui siamo stati soggetti<br />

per cinque anni.<br />

In mancanza di informazioni<br />

approfondite ritengo giusto,<br />

soprattutto al primo impiego,<br />

seguire <strong>il</strong> proprio istinto per poi,<br />

accumulata esperienza, orientare<br />

la propria carriera in modo sempre<br />

più cosciente mettendo a frutto<br />

ciò che si è imparato.<br />

5. Cosa è un manager?<br />

Sono veramente tante (forse<br />

troppe) le definizioni date alla<br />

professione di “manager”.<br />

Spesso contraddittorie e incomprensib<strong>il</strong>i.<br />

Spesso costruite su<br />

misura per descrivere una professione<br />

diffic<strong>il</strong>mente definib<strong>il</strong>e in<br />

altro modo. Spesso non vuol dire<br />

assolutamente nulla. Peraltro<br />

nella mia carriera non ho mai<br />

conosciuto nessuno che alla<br />

domanda “Che lavoro fai?” mi<br />

abbia risposto “Faccio <strong>il</strong> manager!”.<br />

Ma cosa vuol dire “fare <strong>il</strong><br />

manager ?”.<br />

Tra le varie e ricorrenti definizioni,<br />

ritengo più corretta, perché più<br />

affine al mio modo di pensare e,<br />

soprattutto più adeguata ai miei<br />

trascorsi professionali , quella che<br />

definisce <strong>il</strong> manager come un<br />

“innovatore”.<br />

Il manager prende decisioni, le<br />

prendono anche altri.<br />

Il manager controlla, non è <strong>il</strong> solo<br />

controllore.<br />

Il manager motiva, lo fanno<br />

anche l’istruttore, <strong>il</strong> maestro e <strong>il</strong><br />

venditore.<br />

Il manager programma, esistono<br />

specialisti per farlo.<br />

Ma allora quale è la peculiarità<br />

propria del manager, la dote ed <strong>il</strong><br />

compito che non è condiviso con<br />

altri?<br />

I manager sono al mondo per<br />

provocare cambiamenti e provvedere<br />

che ai cambiamenti si reagisca<br />

tempestivamente.<br />

Se non ci fosse nulla da cambiare,<br />

se non ci fossero cambiamenti<br />

che esigono reazioni da parte<br />

delle imprese e delle organizzazioni<br />

i manager sarebbero semplicemente<br />

inut<strong>il</strong>i.<br />

Nelle imprese ci sarebbero specialisti<br />

che farebbero solo quello<br />

che, in base alle disposizioni, alla<br />

tradizione, ai programmi stab<strong>il</strong>iti<br />

è evidentemente da fare.<br />

I manager intervengono, in contrasto<br />

con questo, proprio quando<br />

per se stesse le cose non devono<br />

più svolgersi secondo le norme o<br />

quando non lo devono più per<br />

volontà del manager stesso.<br />

Pertanto <strong>il</strong> manager, in accordo<br />

con la precedente definizione,<br />

deve essere disponib<strong>il</strong>e a riconoscere<br />

i cambiamenti non come un<br />

disturbo, reagendo in modo emotivamente<br />

negativo, ma riconoscerli<br />

come oggetto del proprio<br />

lavoro, gestirli e orientarli al<br />

meglio e accoglierli come una<br />

buona occasione.<br />

Quindi l’essere manager è solo<br />

parzialmente dipendente dalla<br />

cultura tecnica, la cui ut<strong>il</strong>ità è<br />

comunque innegab<strong>il</strong>e, ma è fortemente<br />

legato alla predisposizione<br />

personale ad accogliere, gestire,<br />

analizzare e risolvere i problemi<br />

ed i cambiamenti.<br />

Occorre essere realisti, sfruttare<br />

le proprie conoscenze di oggi consci<br />

però che proprio in questo<br />

momento potrebbe essere in<br />

viaggio una informazione che<br />

stravolgerà <strong>il</strong> nostro processo, <strong>il</strong><br />

nostro modo di agire.<br />

Il manager che si lamenta <strong>dei</strong><br />

difetti del suo personale e della<br />

sua organizzazione ammette<br />

implicitamente <strong>il</strong> suo fallimento.<br />

D’altra parte <strong>il</strong> manager che non<br />

vede più difetti non conosce <strong>il</strong> suo<br />

compito.<br />

Fare <strong>il</strong> meglio possib<strong>il</strong>e con quello<br />

che è imperfetto cercando di<br />

migliorare; questo è <strong>il</strong> vero compito<br />

del gestore.<br />

Ma quali sono le condizioni di<br />

base perché un manager svolga<br />

con successo e piena soddisfazione<br />

<strong>il</strong> proprio lavoro? È questa la<br />

domanda strategica e sulla quale<br />

lo studente, l’uomo in carriera è<br />

obbligato a riflettere.<br />

Chi, per inclinazione personale, è<br />

appassionatamente interessato di<br />

orbitali, stereochimica e così via,<br />

diffic<strong>il</strong>mente potrà fam<strong>il</strong>iarizzarsi<br />

con le funzioni <strong>dei</strong> top manager. Il<br />

suo orientamento ed <strong>il</strong> suo settore<br />

di interesse sarebbero indubbiamente<br />

diversi dalle funzioni<br />

tipiche del manager. NESSUNO È<br />

NATO MANAGER!<br />

Quello che conta nella attività<br />

manageriale è <strong>il</strong> pragmatico e, a<br />

volte, cinico, effetto del suo operato<br />

e non l’intenzione per quanto<br />

buona sia.<br />

Le ore straordinarie del manager<br />

sono prova del fatto che <strong>il</strong> suo<br />

impegno è superiore alla media,<br />

ma non sono indice di un conseguente<br />

rendimento ut<strong>il</strong>e superiore<br />

alla media.<br />

Al contrario: più lungo è l’orario di<br />

lavoro e minore è <strong>il</strong> rendimento<br />

ut<strong>il</strong>e rapportato alla unità di<br />

tempo.<br />

Per concludere, se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong><br />

ricercatore “produce” nuove reazioni<br />

e nuovi processi, se <strong>il</strong> produttivo<br />

produce quintali di prodotto<br />

ed <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> analista “produce”<br />

analisi, che cosa produce <strong>il</strong><br />

manager? Quando <strong>il</strong> manager, la<br />

sera a casa davanti alla TV, è<br />

tranqu<strong>il</strong>lo con se stesso, certo di<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


aver compiuto <strong>il</strong> proprio lavoro e<br />

guadagnato lo stipendio?<br />

Sostanzialmente quando, durante<br />

<strong>il</strong> suo lavoro, ha conseguito due<br />

cose:<br />

• Ha “prodotto” decisioni giuste,<br />

coraggiose, che tengano conto<br />

del futuro.<br />

• Ha una squadra di collaboratori<br />

ottimamente inseriti, motivati e<br />

coordinati.<br />

Nel termine “collaboratori” non<br />

sono intesi solo i subordinati ma<br />

anche chi, in senso più esteso,<br />

collabora per <strong>il</strong> successo dell’azienda;<br />

colleghi, fornitori, clienti e<br />

così via.<br />

Forse i nostri collaboratori più<br />

validi non sono all’interno, ma<br />

all’esterno della nostra impresa.<br />

6. Un diffic<strong>il</strong>e d<strong>il</strong>emma<br />

Ora sappiamo, più o meno, cosa è<br />

un manager.<br />

Da tempo sappiamo cosa è <strong>il</strong> <strong>chimico</strong><br />

e la peculiarità, vantaggi e<br />

svantaggi di tale professione.<br />

Ritengo valga la pena esporre<br />

alcuni altri concetti, peraltro non<br />

particolarmente originali, per<br />

prendere maggior coscienza della<br />

portata che la decisione professionale<br />

del <strong>chimico</strong> neolaureato o<br />

con poca esperienza, ha sul suo<br />

futuro lavorativo.<br />

È noto che è particolarmente diffic<strong>il</strong>e<br />

da parte delle aziende “sposare”<br />

in modo felice la leadership tecnica<br />

con la leadership gestionale.<br />

Questo problema viene risolto in<br />

IL CHIMICO<br />

ITALIANO<br />

PERIODICO DI INFORMAZIONE<br />

D E I C H I M I C I D ’ I T A L I A<br />

P.zza San Bernardo, 106<br />

00187 ROMA<br />

genere a favore dell’aspetto<br />

manageriale che tende a far crescere<br />

nei ruoli non al crescere<br />

delle competenze tecniche ma al<br />

crescere delle responsab<strong>il</strong>ità.<br />

È quindi nota la difficoltà delle<br />

persone che provengono da esperienze<br />

di tipo tecnico ad accettare<br />

questa superiorità. È interessante<br />

riflettere se è possib<strong>il</strong>e un abbinamento<br />

positivo fra specializzazione<br />

tecnica e managerialità.<br />

La dimensione manageriale è fondamentale<br />

quando entrano in<br />

gioco i risultati finali (gestione di<br />

costi, ricavi, tempi). Ma questo<br />

non significa che nelle aziende la<br />

“dimensione tecnica” sia considerata<br />

superata anzi, è considerata<br />

attuale e r<strong>il</strong>evante.<br />

I ruoli ad alto contenuto tecnico si<br />

sentono sotto pressione per elaborare<br />

nuove soluzioni in tempi<br />

ristretti. Questo fatto richiede<br />

nuove soluzioni organizzative<br />

basate su team e sul lavoro di<br />

gruppo e quindi la necessità di un<br />

coordinamento gestionale che va<br />

al di là del sapere tecnico.<br />

Quindi i tecnici si chiedono se e<br />

come sia possib<strong>il</strong>e essere specialista<br />

e gestore cioè, nel contempo,<br />

sv<strong>il</strong>uppare innovazione tecnica<br />

e definire cosa gestionalmente<br />

sia opportuno fare e decidere.<br />

Non sempre tale connubio è realizzab<strong>il</strong>e<br />

se pensiamo come un<br />

tecnico br<strong>il</strong>lante, per essere ritenuto<br />

e mantenersi tale, debba<br />

dedicare tempo all’aggiornamento,<br />

alla sperimentazione, rima-<br />

nendogliene poco per mediare i<br />

conflitti, motivare e organizzare <strong>il</strong><br />

team.<br />

Altro aspetto discriminante i due<br />

ruoli è l’orizzonte temporale <strong>dei</strong><br />

risultati della propria attività. Il<br />

tecnico per sentirsi appagato<br />

deve vedere realizzato <strong>il</strong> proprio<br />

lavoro a breve.<br />

Il manager, tenendo conto di altri<br />

fattori esterni non strettamente<br />

legati alle funzionalità tecniche<br />

del prodotto (mercato, clienti,<br />

margini….), ragiona su un orizzonte<br />

temporale più lungo. Per<br />

questa ragione i tecnici finiscono<br />

per subire una apparente perdita<br />

di valore aziendale e un apparente<br />

impoverimento conoscitivo,<br />

quest’ultimo conseguente ad un<br />

ritmo innovativo non sufficientemente<br />

supportato da risultati<br />

concreti.<br />

Un ulteriore aspetto che contribuisce<br />

alla demotivazione del tecnico,<br />

soprattutto se non di altissimo<br />

livello, è paradossalmente lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo della innovazione tecnologica<br />

e <strong>dei</strong> processi di automazione.<br />

Molti hanno infatti visto<br />

crescere l’attività di controllo e di<br />

reportistica, che sono considerati<br />

a basso contenuto professionale,<br />

a discapito di manualità e ab<strong>il</strong>ità<br />

operative (si pensi, per <strong>il</strong> <strong>chimico</strong>,<br />

l’automazione nei metodi analitici<br />

a discapito di una manualità operativa<br />

che spesso era stimata<br />

come vanto professionale).<br />

In questo caso anche i responsab<strong>il</strong>i<br />

vivono l’impoverimento tecni-<br />

AFFRANCARE<br />

SECONDO<br />

LE VIGENTI<br />

TARIFFE<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

39


DAGLI ISCRITTI<br />

40<br />

co delle risorse che gestiscono<br />

come un proprio declassamento:<br />

“fare carte invece che fare prodotto”.<br />

Il rapporto tra manager e<br />

tecnico è vissuto da quest’ultimo<br />

in modo molto precario.<br />

Infatti <strong>il</strong> primo ha, in apparenza,<br />

ogni libertà di movimento: decide,<br />

ricorre a risorse interne o<br />

esterne, orienta gli investimenti. I<br />

ruoli professionali invece, pur<br />

rendendosi conto che possono<br />

avere qualche chance se hanno<br />

visib<strong>il</strong>ità sul mercato esterno,<br />

restano chiusi ed inquadrati nella<br />

propria specializzazione.<br />

Per questa ragione, pur nell’incertezza,<br />

<strong>il</strong> percorso manageriale<br />

appare, anche con molti rimpianti,<br />

l’unica opportunità di sv<strong>il</strong>uppo<br />

di carriera.<br />

7. Conclusioni<br />

Potremmo anche omettere le conclusioni,<br />

proprio perché è impossib<strong>il</strong>e<br />

estrapolare una morale<br />

generale valida per tutti. Ognuno,<br />

sulla base della propria indole,<br />

cultura, motivazione, gusto, passione,<br />

deve decidere che strada<br />

seguire.<br />

Nei punti precedenti ho semplicemente<br />

voluto riportare i pensieri<br />

che, via via, da studente di chimica<br />

industriale, neolaureato, professional<br />

e poi dirigente d’azienda<br />

mi sono passati per la testa nel<br />

corso degli anni.<br />

Alcuni lettori si riconosceranno in<br />

essi, altri solo in parte ed altri<br />

ancora dissentiranno totalmente.<br />

Questo non fa che confermare<br />

che non esistono schemi definiti e<br />

né una carriera né un percorso<br />

ideale. È abbastanza ovvio, anche<br />

se vale la pena ripeterlo ancora<br />

una volta, che è meglio per tutti,<br />

ma soprattutto per chi ne è direttamente<br />

interessato, essere un<br />

buon tecnico che un mediocre<br />

manager, anche perché quest’ultimo<br />

avrebbe, professionalmente<br />

parlando, vita molto breve.<br />

Per poter contribuire ulteriormente<br />

alla scelta professionale del<br />

“<strong>chimico</strong> aspirante manager”<br />

riporto lo stralcio di un interessante<br />

articolo apparso sul<br />

“Corriere della Sera” dal titolo<br />

significativo “Se la scelta è diffic<strong>il</strong>e<br />

prevale l’irrazionale” (4) :<br />

“Gli studiosi <strong>dei</strong> processi decisionali<br />

indicano che in numerose<br />

situazioni la nostra mente può<br />

cadere in alcuni trabocchetti:<br />

possiamo perciò essere le vittime<br />

di trappole che gli altri ci tendono<br />

facendo leva sui nostri punti<br />

deboli, cioè sul modo distorto in<br />

cui ci appaiono o ci vengono presentati<br />

alcuni problemi.<br />

In inglese questo effetto si chiama<br />

“framing” e sta ad indicare<br />

che la cornice (frame) può farci<br />

apparire <strong>il</strong> “ paesaggio” del quadro<br />

diverso da ciò che è in realtà;<br />

ma indica anche che la cornice ci<br />

può ingannare in quanto <strong>il</strong> verbo”<br />

to frame” in inglese significa sia<br />

incorniciare che ingannare, dare<br />

una fregatura, incastrare.<br />

Conoscere i trabocchetti cui va<br />

incontro la nostra mente può<br />

quindi essere ut<strong>il</strong>e per renderci<br />

più razionali, ad esempio nel<br />

compiere una scelta e prendere<br />

una decisione, anche se una serie<br />

di fattori complottano per farci<br />

compiere alcuni passi falsi.<br />

Le scelte umane, anzitutto, possono<br />

essere irrazionali in quanto <strong>il</strong><br />

nostro pensiero è indebolito da<br />

una logica imperfetta oppure in<br />

quanto siamo sviati da emozioni e<br />

desideri che interferiscono con la<br />

lucidità. Spesso, però, è <strong>il</strong> modo<br />

in cui viene presentato un problema<br />

a sviarci…”<br />

In conclusione, in antitesi con la<br />

definizione di manager “artefice<br />

del cambiamento”, ritengo valga <strong>il</strong><br />

vecchio detto “mai lasciare la<br />

strada vecchia per la nuova” se<br />

quest’ultima è frutto di sogni irrazionali,<br />

<strong>il</strong>lusioni, moda o ambizioni<br />

sfrenate e non di una dettagliata<br />

conoscenza del percorso.<br />

“Sapere che sappiamo ciò che<br />

sappiamo e che non sappiamo ciò<br />

che non sappiamo, questa è vera<br />

conoscenza.“ (Confucio).<br />

Carlo Meroni<br />

BIBLOGRAFIA<br />

(1) C. Meroni – la Voce del CHIMICO –<br />

n° 1 gennaio-febbraio 2000; pag.<br />

5/9<br />

(2) M. Sabella – <strong>il</strong> Mondo – n° 36 settembre<br />

2001; pag. 64/69<br />

(3) C. Meroni – la Voce del CHIMICO –<br />

n° 4 luglio-agosto 2000; pag. 4/9<br />

(4) A. Oliverio – Corriere della Sera –<br />

25 novembre 2001; pag. 27<br />

La Redazione de “Il Chimico Italiano” invita i propri lettori ad inviare<br />

contributi scritti su problemi d’attualità della chimica.<br />

L’invio <strong>dei</strong> contributi scritti è gratuito.<br />

Nell’inviare i manoscritti si prega di specificare i seguenti dati:<br />

Cognome ……………………………………………………………………………… Nome …………………………………………………………………………………<br />

C/o …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………<br />

Indirizzo ……………………………………………………………………………………… Località …………………………………………………………………………<br />

Provincia ………………………………… CAP ……………………………… Tel. ………………………………………… Fax …………………………………………<br />

Professione ………………………………………………………… Settore a cui intende collaborare …………………………………………………………


Accreditamento: aspetto economico<br />

e firma del <strong>chimico</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />

delle analisi certificate<br />

Accreditamento SINAL – DM 01 Gennaio 2001 del Ministero<br />

delle Risorse Agricole e Forestali<br />

Non voglio entrare nel merito dell’accreditamento<br />

delle prove di analisi, in questo<br />

caso chimiche, procedura lunga, faticosa e<br />

costosa, tanto costosa che molti colleghi, che<br />

pure da anni lavorano come professionisti servendosi<br />

anche di una propria struttura, hanno<br />

“rinunciato all’impresa”, continuando <strong>il</strong> lavoro<br />

forti della loro capacità professionale maturata<br />

con gli studi e l’attività.<br />

Professionalità e qualità del servizio che non<br />

possono essere “misurati” dall’ente accreditante,<br />

così come al contrario sostiene <strong>il</strong> Dott.<br />

Paolo Vittone della Camera di Commercio di<br />

Torino nel numero 4/5 Luglio-Ottobre 2002.<br />

Voglio invece ricordare che per alcuni colleghi,<br />

specializzati negli anni nel settore vinicolo, <strong>il</strong><br />

D.M. in questione ha “imposto” l’accreditamento<br />

delle prove di analisi, imposizione, di questo<br />

si tratta, in quanto senza l’accreditamento <strong>il</strong><br />

lavoro coltivato per anni non sarebbe stato più<br />

possib<strong>il</strong>e, quindi prendere o lasciare.<br />

In pratica <strong>il</strong> D.M. non ha tenuto in nessun<br />

conto della professionalità di quel particolare<br />

<strong>chimico</strong>, professionalità e competenza nel settore<br />

dimostrata magari anche in tanti anni di<br />

professione, durante i quali lo stesso Ministero<br />

ha avuto necessità sia del <strong>chimico</strong> che della<br />

sua struttura, entrambi messi al servizio degli<br />

operatori del settore.<br />

“Coercizione” quindi, oltretutto con aggravio<br />

economico che non solo non è stato di poco<br />

conto, ma anche “mortificante” per tutta la<br />

categoria. Basta infatti rapportare le parcelle<br />

stab<strong>il</strong>ite dal SINAL con <strong>il</strong> tariffario del nostro<br />

ordine, tariffario fermo al 1986, che comunque<br />

anche quando sarà aggiornato, se lo sarà, non<br />

raggiungerà mai quelle cifre.<br />

Ma oltre all’aspetto economico pesante e mortificante<br />

per, quel particolare collega specializzato<br />

nel settore Economico, c’è stata anche la<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

“beffa”, che naturalmente si ripercuote su tutta<br />

la categoria.<br />

Né <strong>il</strong> SINAL né <strong>il</strong> Ministero infatti, hanno tenuto<br />

conto in tutta “l’operazione accreditamento”<br />

della figura di chi deve firmare <strong>il</strong> Rapporto di<br />

prova (definizione che non approvo), nuovo<br />

termine per indicare certificato.<br />

Da parte mia ritengo che trattandosi di analisi<br />

chimiche effettuate sulla matrice vino, <strong>il</strong><br />

responsab<strong>il</strong>e di quanto scritto, e documentato<br />

al cliente, quindi r<strong>il</strong>asciato al richiedente,<br />

debba essere <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> e non altra figura<br />

professionale, quindi non può e non deve essere<br />

né <strong>il</strong> biologo, né l’ingegnere, né l’enologo,<br />

né altri.<br />

In sostanza, a mio avviso, <strong>il</strong> SINAL tra tanta<br />

burocrazia, tanti vincoli e tanti condizionamenti<br />

che oltretutto sv<strong>il</strong>iscono la figura del <strong>chimico</strong>,<br />

avrebbe dovuto prevedere che <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />

del Rapporto di Prova, nel caso citato,<br />

dovesse essere <strong>il</strong> <strong>chimico</strong>, unico professionista<br />

ab<strong>il</strong>itato in materia.<br />

Da parte sua <strong>il</strong> Ministero avrebbe dovuto pretendere<br />

questa figura professionale quale<br />

responsab<strong>il</strong>e delle certificazioni che prevedono<br />

la valutazione di parametri chimici, certificazioni<br />

che in molti casi, nelle circolari, vengono<br />

indicate come “certificazioni di analisi nel settore<br />

vitivinicolo, aventi valore ufficiale”.<br />

Ritengo quindi che <strong>il</strong> SINAL, che pure avrà<br />

all’interno <strong>dei</strong> suoi organi istituzionali: comitato<br />

tecnico, consiglio direttivo, <strong>dei</strong> chimici, forse<br />

anche <strong>il</strong>lustri professionisti o cattedratici,<br />

avrebbero dovuto far osservare <strong>il</strong> rispetto delle<br />

competenze.<br />

Parimenti <strong>il</strong> MINISTERO, in questo caso lo<br />

STATO, <strong>il</strong> quale chiede garanzie ed accreditamenti,<br />

ha “dimenticato” l’aspetto più importante:<br />

“l’obbligatorietà del <strong>chimico</strong>, unico professionista<br />

ab<strong>il</strong>itato al r<strong>il</strong>ascio di certificazioni<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

41


DAGLI ISCRITTI<br />

42<br />

di analisi chimiche da parte <strong>dei</strong> laboratori che<br />

eseguono analisi chimiche”.<br />

“Dimenticanza” o “volontà” che hanno decretato<br />

lo sv<strong>il</strong>imento della figura del <strong>chimico</strong> e quindi<br />

anche degli Albi Professionali, i quali sono<br />

nati a difesa non solo delle categorie professionali,<br />

ma anche e soprattutto a difesa del cittadino<br />

quale fruitore del servizio.<br />

Per concludere ritengo che <strong>il</strong> nostro ordine<br />

debba intervenire ufficialmente sia nei confronti<br />

dell’Ente Accreditante che del Ministero e<br />

quindi del Governo per reclamare i nostri spazi<br />

NOTA DEL DIRETTORE RESPONSABILE<br />

professionali.<br />

Il Parlamento, i “singoli” Onorevoli, Deputati e<br />

Senatori, debbono pronunciarsi.<br />

Vogliamo conoscere <strong>il</strong> loro pensiero sulla figura<br />

del Chimico, vogliamo sapere da ognuno di<br />

loro se <strong>il</strong> <strong>chimico</strong> deve vivere come professionista<br />

o al contrario debba essere invaso e<br />

fagocitato da altri professionisti che con la chimica<br />

non hanno niente a che vedere.<br />

Enzo Vorbeni<br />

Chimico Libero Professionista<br />

Il <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> ha ripetutamente segnalato agli Enti di accreditamento ed ai<br />

Ministeri che ne richiedono <strong>il</strong> conseguimento, che in nessun caso l’applicazione della norma tecnica<br />

UNI CEI EN 17025 può avere come risultato, voluto o subìto, la violazione di norme di legge.<br />

Pertanto le prestazioni professionali rese da persona che non è ab<strong>il</strong>itata e iscritta nell’albo professionale,<br />

ancorché inserita nell’organizzazione di un laboratorio accreditato, costituiscono violazione<br />

di legge (abuso di professione regolamentata) che deve essere perseguito d’ufficio dagli<br />

Ordini territorialmente competenti. L’accreditamento che non prende correttamente in esame <strong>il</strong><br />

rispetto di tali prerequisiti di legge, anche con riferimento alla “lettera” <strong>dei</strong> punti 4.1.5 (Direzione<br />

tecnica), 4.3.1 (controllo della documentazione) e 5.2.1 (Personale) della norma può risultare<br />

viziato anche nei confronti del rispetto della stessa normativa tecnica. In ogni caso deve essere<br />

ribadito che sul territorio della Repubblica Italiana la “garanzia di competenza” prevista dalla<br />

norma UNI CEI EN 17025 non può essere giuridicamente prestata (e quindi è nulla ab origine)<br />

se chi firma <strong>il</strong> “rapporto di prova” (certificato d’analisi) in materia di chimica non è un <strong>chimico</strong><br />

iscritto nell’albo professionale. Ciò soprattutto se tale documento venga presentato, in qualunque<br />

momento, anche successivo, alla pubblica amministrazione.<br />

Gli iscritti hanno <strong>il</strong> dovere di segnalare agli Ordini competenti per territorio i casi di abuso.<br />

Gli Enti di accreditamento che comunque operano sul territorio dello stato <strong>italiano</strong>, anche se<br />

hanno sede all’estero, devono adeguare le loro procedure di valutazione e accreditamento al<br />

pieno rispetto della legge dello Stato.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Politica e scienza, opinione di<br />

un ricercatore scientifico<br />

argomentazione sul rapporto politica-<br />

L’ scienza impone una riflessione su una<br />

dipendenza non giustificata perché causata da<br />

una forma di sodalizio preciso e con interessi<br />

altrettanto precisi.<br />

La mia non è una critica ma una constatazione<br />

obiettiva sulla scienza che risulta condizionata<br />

da influenze politiche o da vari opportunismi e<br />

domando perché la nomina di importanti cariche<br />

scientifiche, e <strong>dei</strong> vari servizi, è effettuata<br />

dai politici e non si realizzi attraverso un avanzamento<br />

per meriti personali. Tutto ciò che<br />

segue sono tre casi evidenti della interdipendenza<br />

da me r<strong>il</strong>evata.<br />

Comincio con l’Istituto Superiore di Sanità fondato<br />

e gestito per 25 anni dal Prof. Domenico<br />

Marotta. Il prof. Marotta organizzò e realizzò<br />

l’iniziativa finanziata dalla Fondazione<br />

Rockefeller, la Sua opera è andata oltre le iniziative<br />

stab<strong>il</strong>ite perché creò la Fondazione<br />

Paternò che è stata la fucina di studi e soluzioni<br />

di altissimo valore scientifico. Io ricordo cosa<br />

significava nei congressi internazionali di<br />

microbiologia la presentazione degli studi, realizzati<br />

dalla Fondazione, che rappresentavano<br />

la soluzione anticipata di quei programmi che<br />

tutto <strong>il</strong> mondo scientifico perseguiva.<br />

Marotta portò alla Fondazione Paternò <strong>il</strong> Prof.<br />

CHAIN E.B. che è stato premio Nobel.<br />

La domanda che mi pongo: L’Istituto è ancora<br />

oggi lo stesso del passato?<br />

Dico soltanto una cosa: qualche anno fa ho<br />

fatto presso l’Istituto una consulenza per un<br />

Salumificio, si trattava di assistere ad una analisi<br />

microbiologica in contestazione. La mia<br />

riflessione? Ho trovato <strong>il</strong> personale aumentato<br />

e l’organizzazione non era più la stessa.<br />

Marotta e <strong>il</strong> suo sistema erano fuori dal giro.<br />

Secondo me la politicizzazione dell’Istituto<br />

Superiore di Sanità iniziò con l’intervento della<br />

Politica di allora per la nomina <strong>dei</strong> nuovi direttori<br />

generali dell’Istituto.<br />

Il secondo caso da me considerato è <strong>il</strong><br />

mare Adriatico.<br />

Conosco bene la situazione di questo mare<br />

perché nel 1984 fui invitato dal Consolato<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

Britannico della Lombardia a parlare, sulla trofia<br />

del mare, nel congresso da loro organizzato<br />

a Bologna. Dopo aver consultano uno studio<br />

del Prof. Marchetti dell’IRSA, ho presentato la<br />

mia soluzione che sicuramente avrebbe avviato<br />

un sistema di conduzione adatto a salvaguardare<br />

la vita del fiume Po e conseguentemente<br />

del Mare Adriatico. Non si è fatto nulla<br />

di efficace perché fu data la colpa ai detersivi<br />

e questa iniziativa fu presa dall’allora Ministro<br />

dell’Ecologia che in un suo articolo chiamò<br />

i detersivi k<strong>il</strong>ler dell’adriatico.<br />

Sono passati 18 anni ed <strong>il</strong> male trofico ha proseguito<br />

e prosegue la sua disordinata crescita.<br />

E’ come nelle malattie : la malattia si risolve,<br />

l’epidemia si combatte e l’endemia ci lascia<br />

impotenti. Per cui si può dire che <strong>il</strong> mare<br />

Adriatico si trovi in uno stato endemico.<br />

Oggi la concentrazione salina è l’unico elemento<br />

a difesa del mare, ma fino a quando?<br />

L’origine della trofia è dovuta alla presenza<br />

dell’azoto e del fosforo e bisognava abbattere<br />

questi elementi chimici a valle <strong>dei</strong> depuratori<br />

compromessi con <strong>il</strong> processo della eutrofizzazione,<br />

come la Leggi Merli prevedeva per quei<br />

depuratori che scaricavano nei laghi. Questo<br />

proposi io 18 anni fa. I miei articoli sul quotidiano<br />

<strong>il</strong> Tempo di Roma, le mie relazioni pubblicate<br />

sulle riviste scientifiche hanno ricevuto<br />

<strong>il</strong> plauso di tutti ma non vi è stata alcuna<br />

attenzione da parte della politica.<br />

Perché?<br />

Ho sentito alla radio <strong>il</strong> giorno 21-06-01 parlare<br />

dell’Onorevole Strabella che indicava un<br />

prolungamento al 31-12-02 della Legge 185<br />

sull’Eutrofizzazione.<br />

Carissimo Onorevole Strabella <strong>il</strong> Mare Adriatico<br />

non ha bisogno delle Leggi, aveva bisogno 18<br />

anni fa di provvedimenti semplici ed adeguati<br />

perché oggi le soluzioni non so se sono più<br />

possib<strong>il</strong>i. E Le chiedo a chi si può attribuire la<br />

colpa della situazione attuale se non alla<br />

Politica?<br />

Altra mia considerazione è l’inquinamento delle<br />

acque reflue.<br />

Sono stufo sentir parlare di depuratori che non<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

43


DAGLI ISCRITTI<br />

44<br />

funzionano!! Vorrei che tutti e soprattutto le<br />

persone preposte alle dovute soluzioni si rendessero<br />

conto che è possib<strong>il</strong>e lavorare bene:<br />

basta solo applicare le regole scientificamente<br />

necessarie. Io ho scritto un libro sulla<br />

depurazione chimica e biologica <strong>dei</strong> liquami<br />

civ<strong>il</strong>i e industriali.<br />

L’errore iniziale fu quello di demandare al<br />

Ministero <strong>dei</strong> lavori Pubblici qualunque iniziativa<br />

riguardasse la depurazione delle acque<br />

reflue.<br />

Oggi non esiste una direttiva, severamente<br />

controllata, che verifichi prima di ogni singola<br />

spesa:<br />

• la validità del progetto dell’impianto di depurazione<br />

prescelto.<br />

• La gestione biennale da parte della Ditta Appaltatrice<br />

per verificarne <strong>il</strong> rispetto della<br />

Legge Merli.<br />

Se si seguissero queste direttive i depuratori<br />

funzionerebbero e non ci sarebbe la responsab<strong>il</strong>ità<br />

della Pubblica Amministrazione.<br />

Ha fatto bene <strong>il</strong> Comune di M<strong>il</strong>ano a non aver<br />

realizzato i suoi depuratori perché sicuramente<br />

intende spendere soldi che abbiano un giusto<br />

ritorno.<br />

Ultima riflessione: Il Professore Di Bella.<br />

Il prof. Di Bella merita un giusto riconoscimento<br />

scientifico per la serietà e competenza con<br />

le quali ha portato avanti i suoi studi e le sue<br />

terapie. La lotta che è stata fatta contro di Lui<br />

mi lascia perplesso e soprattutto non perdono<br />

quella volgare aggressività usata dagli<br />

Oncologi contro un Primario che per trenta<br />

anni ha retto la Cattedra Universitaria di<br />

Fisiologia.<br />

È mai possib<strong>il</strong>e che sia intervenuta la Corte<br />

Costituzionale per evitare che si riproducessero<br />

nuove prove per la verifica della terapia<br />

Di Bella? Risulta che in Italia molti Oncologi<br />

stanno realizzando con successo l’applicazione<br />

della cura Di Bella.<br />

Il prof. Veronesi dovrebbe riflettere sull’accanimento<br />

terapeutico della chemioterapia applicato<br />

nei casi recidivi di tumori al seno. Adesso<br />

dichiara che sta studiando la morfologia della<br />

neoplasia per attivare un farmaco idoneo a<br />

debellare <strong>il</strong> male che affligge l’umanità. Io ho<br />

scritto al prof. Veronesi invitandolo a seguire<br />

uno studio della cellula tumorale come noi<br />

abbiamo fatto con le cellule produttrici di antibiotici.<br />

Basti pensare che noi con questo studio<br />

siamo passati dalle 700 unità iniziali a 60.000<br />

unità finali.<br />

Alla fine si può intervenire con un farmaco che<br />

agisca con una azione batteriostatica come<br />

fa la penic<strong>il</strong>lina che non uccide ma inibisce lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo delle cellule verso le quali dimostra la<br />

sua efficacia. E questo abbassa la tossicità del<br />

farmaco.<br />

Anche nel caso Di Bella è evidente l’intervento<br />

della Politica.<br />

-Esistono molteplici esempi che indicano come<br />

sia vera la mia riflessione sul rapporto Politica-<br />

Scienza: basta cominciare a considerare quante<br />

“teste” sono scappate e che scappano<br />

dall’Italia per non aver trovato e che non trovano<br />

la giusta collocazione.<br />

Ho sempre ritenuto che la ricerca e <strong>il</strong> lavoro<br />

altamente specializzato debbono essere liberi<br />

da interferenze esterne come la politica e vari<br />

opportunismi: solo in questa maniera i ricercatori<br />

e professionisti qualificati possono lavorare<br />

tranqu<strong>il</strong>lamente sostenuti dallo spontaneo<br />

entusiasmo che li anima.<br />

Giuseppe Antonio Sebastiani<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


Tutela della Salute e della<br />

Sicurezza <strong>dei</strong> Cittadini<br />

Acque superficiali: attività di prevenzione per l’ambiente, la salute e<br />

“Gestione delle emergenze per i cittadini (visitatori, pazienti, operatori)<br />

che accedono alle strutture sanitarie”.<br />

Un Piano di Emergenza è un insieme di<br />

misure straordinarie da mettere in atto<br />

per fronteggiare e ridurre i danni derivanti da<br />

situazioni potenzialmente dannose per la salute<br />

e l’integrità fisica degli occupanti di un edificio<br />

(lavoratori, pazienti, ospiti e visitatori).<br />

I contenuti del Piano devono essere comunicati<br />

a tutti gli occupanti dell’edificio.<br />

ogni occupante di un edificio<br />

deve sapere quali sono i comportamenti<br />

da tenere per<br />

ridurre al minimo gli effetti di<br />

una eventuale emergenza;<br />

ogni occupante deve pertanto<br />

conoscere preventivamente<br />

cosa fare e cosa invece non<br />

deve essere fatto, perché inut<strong>il</strong>e<br />

o perché qualcun altro ne<br />

è già incaricato.<br />

L’Azienda Ospedaliera di Verona si sta dotando<br />

del presente Piano di Emergenza Generale, in<br />

analogia a quanto fatto dagli Istituti<br />

Universitari di Verona. Viene aggiornato nel<br />

caso di modifiche significative dello stato <strong>dei</strong><br />

luoghi ed è distribuito a tutti i Reparti, Servizi,<br />

Divisioni e Laboratori sia del Policlinico che<br />

dell’Ospedale Civ<strong>il</strong>e Maggiore che del Centro di<br />

Ricerca.<br />

Il Piano di Emergenza Generale è poi accompagnato<br />

da Piani Specifici per Reparto,<br />

Servizio, Divisione o Laboratorio formati da<br />

schede riassuntive schematiche per ogni soggetto<br />

interessato all’emergenza, e prende in<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

considerazione le situazioni specifiche del<br />

luogo per quanto riguarda le vie di fuga e gli<br />

eventi peculiari del Reparto, Servizio, Divisione<br />

o Laboratorio che non sono stati inclusi nel<br />

Piano Generale.<br />

Presso gli Istituti, Cliniche e Divisioni numerosi<br />

dipendenti, quasi 300, hanno già avuto una<br />

formazione specifica sulle situazioni<br />

di emergenza e sull’antincendio<br />

e formano la Squadra di<br />

Emergenza, a cui <strong>il</strong> Piano destina<br />

compiti specifici.<br />

Ovviamente è importante che<br />

ognuno consulti e sia informato<br />

<strong>dei</strong> contenuti <strong>dei</strong> Piani di<br />

Emergenza, Generale e specifico,<br />

disponib<strong>il</strong>i presso i Dirigenti di ogni<br />

Clinica, Reparto, Servizio,<br />

Divisione o Laboratorio.<br />

Zancarli Stefano<br />

Chimico del Servizio Prevenzione e Protezione -<br />

Azienda Ospedaliera e Università di Verona<br />

Faccini Giovanni<br />

Chimico del Dipartimento di Scienze Morfologico-<br />

Biomediche - Sezione di Chimica Clinica Università<br />

di Verona e Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche –<br />

Azienda Ospedaliera di Verona<br />

Soave Claudio<br />

Chimico Responsab<strong>il</strong>e Servizio Prevenzione e Protezione<br />

Azienda Ospedaliera e Università di Verona<br />

DAGLI ISCRITTI<br />

45


NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

46<br />

Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi<br />

[ numeri di “CORDIS”, bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee.<br />

]<br />

Un serio rischio<br />

per la salute <strong>dei</strong><br />

cittadini europei<br />

I risultati di due studi<br />

realizzati dal Centro comune<br />

di ricerca (CCR) hanno<br />

rivelato che l’inquinamento<br />

atmosferico interno comporta<br />

un rischio per la salute molto<br />

più elevato di quanto si<br />

pensasse finora.<br />

progetti EXPOLIS e Macbeth<br />

Ihanno esaminato i risultati di<br />

una recente campagna di misurazione<br />

condotta in alcune città<br />

europee, che ha messo a confronto<br />

le concentrazioni interne di<br />

pericolosi Inquinamenti atmosferici<br />

con i componenti inquinanti<br />

esterni. I risultati mostrano livelli<br />

assai elevati di Inquinanti, quali<br />

fumo di tabacco, amianto e radon<br />

nelle abitazioni <strong>dei</strong> cittadini e, nel<br />

caso del benzene, si è registrata<br />

un’esposizione complessiva a tale<br />

sostanza pari al doppio di quella<br />

riscontrata nei livelli di inquinamento<br />

urbano.<br />

Gli studi suggeriscono che le<br />

recenti riduzioni <strong>dei</strong> tassi di vent<strong>il</strong>azione,<br />

volta a limitare <strong>il</strong> consumo<br />

energetico, unitamente<br />

all’ampio ut<strong>il</strong>izzo <strong>dei</strong> nuovi materiali<br />

da costruzione, stanno favorendo<br />

<strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio negli ambienti<br />

confinati di nuove sostanze chimiche<br />

contenenti comportamenti<br />

tossici sconosciuti. Questi e altri<br />

inquinanti domestici non determinano<br />

soltanto l’insorgere di asma<br />

e di altre patologie allergiche ma,<br />

secondo gli studi, possono altresì<br />

contribuire in maniera sostanziale<br />

all’incremento <strong>dei</strong> casi di cancro<br />

nella popolazione.<br />

Nel commentare tali risultati, <strong>il</strong><br />

Commissario europeo per la<br />

Ricerca Ph<strong>il</strong>ippe Busquin ha osservato<br />

che, se da un lato la maggior<br />

parte <strong>dei</strong> cittadini è consapevole<br />

che l’inquinamento atmosferico<br />

esterno può essere dannoso per la<br />

salute, dall’altro molti di loro ignorano<br />

la minaccia rappresentata<br />

dall’inquinamento atmosferico<br />

interno. “Il traffico e lo smog sono<br />

senza dubbio fra le principali cause<br />

d’inquinamento e ne stiamo stu-<br />

diando e analizzando l’impatto<br />

sulla salute umana.<br />

Sfortunatamente, però, <strong>il</strong> fumo e<br />

le sostanze chimiche talvolta ci<br />

seguono perfino all’interno dell<br />

nostre case, nei nostri uffici, nei<br />

ristoranti e nel bar. In determinate<br />

condizioni, possiamo essere a<br />

rischio, non soltanto quando<br />

andiamo in bicicletta in città, all’ora<br />

di punta, ma persino quando<br />

siamo seduti sul divano di casa”,<br />

ha affermato <strong>il</strong> Commissario.<br />

Poiché gli europei trascorrono fino<br />

al 90% della loro esistenza in<br />

ambienti chiusi, le conclusioni<br />

degli studi destano preoccupazione.<br />

“Per tale motivo stiamo migliorando<br />

le nostre competenze in<br />

materia di monitoraggio dell’inquinamento<br />

negli ambienti confinati e<br />

di misure da adottare, ed esortiamo<br />

i responsab<strong>il</strong>i politici e le pubbliche<br />

autorità di tutt’Europa ad<br />

affrontare tali questioni e a predisporre<br />

una strategia coerente ed<br />

efficace per risolvere <strong>il</strong> problema”<br />

ha dichiarato Busquin.<br />

Una delle principali componenti<br />

del sistema di monitoraggio dell’inquinamento<br />

degli ambienti<br />

confinati in Europa è rappresentata<br />

dalla camera ambientale<br />

INDOORTRON del CCR di Ispra,<br />

presso la quale la Commissione<br />

sta attualmente sv<strong>il</strong>uppando sofisticati<br />

metodi di analisi per la<br />

valutazione dell’inquinamento<br />

atmosferico interno.<br />

La camera consiste in un ambiente<br />

altamente controllato dove la<br />

composizione dell’aria può essere<br />

accuratamente misurata e regolata,<br />

senza alcuna influenza da<br />

parte dell’atmosfera circostante.<br />

Ciò consente ai ricercatori di studiare<br />

i fattori d’inquinamento<br />

negli ambienti chiusi, quali ad<br />

esempio la tinteggiatura interna e<br />

l’ut<strong>il</strong>izzo di altri prodotti di consumo,<br />

che esercitano un potenziale<br />

impatto sulla salute <strong>dei</strong> cittadini<br />

europei.<br />

Nella camera sono stati effettuati<br />

altresì alcuni test per esaminare<br />

la diffusione del fumo di tabacco<br />

presente nell’ambito e valutare<br />

l’impatto che i diversi tassi di vent<strong>il</strong>azione<br />

degli ambienti chiusi<br />

possono avere sui livelli <strong>dei</strong> componenti<br />

del tabacco presenti nell’aria.<br />

I risultati preliminari di<br />

questi test dimostrano che i tassi<br />

di vent<strong>il</strong>azione non contribuiscono<br />

a ridurre la presenza <strong>dei</strong> componenti<br />

del tabacco. Ciò significa<br />

che un aumento <strong>dei</strong> tassi di vent<strong>il</strong>azione<br />

negli edifici e nelle abitazioni<br />

non contribuirà a migliorare<br />

la qualità dell’aria interna.<br />

Al fine di fornite dati più chiari e<br />

affidab<strong>il</strong>i e armonizzare, nel contempo,<br />

le azioni intraprese in<br />

materia d’inquinamento atmosferico<br />

interno, <strong>il</strong> CCR sta creando<br />

una nuova rete di scienziati europei<br />

in questo settore. Si auspica<br />

che la rete INDEX favorisca l’individuazione<br />

delle priorità e la valutazione<br />

dell’esigenza di una strategia<br />

e di un piano d’azione a<br />

livello comunitario.<br />

Rete d’eccedenza<br />

europea per<br />

un’alimentazione<br />

più sicura<br />

La CE ha deciso d’investire,<br />

entro i prossimi 5 anni, € 14<br />

m<strong>il</strong>ioni nella creazione di una<br />

rete d’eccellenza (NoE) destinata<br />

a individuare la presenza<br />

di sostanze chimiche dannose<br />

nella catena alimentare.<br />

a rete CASCADE riunirà oltre<br />

L20 fra atenei, istituti di ricerca<br />

e PMI (piccole e medie imprese)<br />

di tutta europa e sarà coordinata<br />

dal Karolinska Institute che ha<br />

sede in Svezia. I finanziamenti<br />

della rete rientrano nell’ambito<br />

della priorità tematica “Qualità e<br />

sicurezza <strong>dei</strong> prodotti alimentari”<br />

del GPQ.<br />

Ingemar Ponratz, ricercatrice<br />

presso <strong>il</strong> Karolinska Insitute e<br />

impegnata nella creazione della<br />

rete, ritiene che quest’ultima produrrà<br />

risultati di r<strong>il</strong>ievo: “Questa<br />

rete d’eccellenza apporterà un<br />

deciso cambiamento. Per la prima<br />

volta, una comunità scientifica<br />

dalle dimensioni così ampie, tali<br />

da comprendere neurologi, chimici,<br />

esperti nella valutazione del<br />

rischio e specialisti di metabolismo,<br />

è riunita in una struttura<br />

integrata destinata a mettere<br />

insieme discipline diverse in un<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


unico progetto”, ha dichiarato la<br />

Ponratz al Notiziario CORDIS.<br />

Il compito fondamentale della<br />

rete è analizzare le sostanze chimiche<br />

presenti in molti alimenti<br />

d’uso comune e valutarne l’effetto<br />

sulla salute umana mediante<br />

l’impiego di un ampio spettro<br />

d’approcci scientific. L’insieme<br />

delle ricerche della rete sarà condotto<br />

da almeno due partner di<br />

Paesi diversi. Inoltre, la stretta<br />

interazione tra tutti i membri è<br />

vivamente incoraggiata.<br />

Oltre che sulla ricerca di base,<br />

tuttavia, l’accento sarà posto<br />

anche sull’applicazione <strong>dei</strong> relativi<br />

risultati, come spiega la Ponratz:<br />

“Intendiamo offrire suggerimenti<br />

d’ordine pratico sugli alimenti<br />

potenzialmente dannosi e consigli<br />

sulle alternative più sane.<br />

Miriamo, inoltre, ad acquisire<br />

competenza consultive tali da<br />

poter fornire informazioni scientifiche<br />

ai responsab<strong>il</strong>i delle politiche<br />

e ad altri soggetti non esperti del<br />

settore”.<br />

Le attività della rete CSCADE, fra<br />

le quali figura anche la creazione<br />

di un sito internet sul progetto,<br />

saranno ufficialmente inaugurate<br />

agli inizi del 2004. <strong>il</strong> prof. Jan-Ake<br />

Gustafsson, anch’egli del<br />

Karolinska Institute, sottolinea<br />

che: “E’ importante che (<strong>il</strong><br />

Karolinska Insitute) abbia ora<br />

l’opportuinità di dimostrare le<br />

proprie doti in campo amministrativo<br />

e l’importanza del suo ruolo<br />

nella collaborazione per la ricerca<br />

paneuropea su larga scala”.<br />

La piattaforma<br />

tecnologica<br />

europea segna<br />

l’inizio della<br />

nuova fase<br />

verso l’economia<br />

dell’idrogeno<br />

Secondo quanto affermato<br />

dal commissario europeo per<br />

la Ricerca Ph<strong>il</strong>ippe Busquin,<br />

al piattaforma tecnologica<br />

europea per l’idrogeno sarà<br />

creata entro la fine dell’anno<br />

e svolgerà un ruolo chiave nel<br />

promuovere la cooperazione<br />

in Europa e nel resto del<br />

mondo.<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

l cuore della piattaforma tec-<br />

Inologica sarà costituito dal<br />

partenariato nel settore dell’idrogeno<br />

e delle celle a combustib<strong>il</strong>e,<br />

i cui piani sono stati presentati in<br />

una comunicazione della CE pubblicata<br />

<strong>il</strong> 10 settembre.<br />

Tale partenariato raggrupperà le<br />

principali parti interessate alla<br />

futura economia dell’idrogeno, le<br />

quali saranno incaricate di preparare<br />

la necessaria agenda strategica<br />

di ricerca. Esso avrà inoltre<br />

l’obiettivo di rafforzare le iniziative<br />

pubblico – private, individuare<br />

<strong>il</strong> quadro politico adeguato e promuovere<br />

la cooperazione internazionale<br />

nel settore.<br />

La realizzazione della piattaforma<br />

è stata raccomandata dal gruppo<br />

ad alto livello sull’idrogeno e le<br />

celle a combustib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> cui compito<br />

consiste nel favorire la transizione<br />

dell’Europa verso un’economia<br />

dell’idrogeno.<br />

Nel discorso pronunciato durante<br />

una conferenza organizzata a<br />

Grenoble dall’Associazione francese<br />

per l’idrogeno, Busquin ha<br />

affermato che, a seguito dell’adozione<br />

di una visione strategica<br />

comune, l’economia dell’idrogeno<br />

sta entrando in una nuova fase,<br />

durante la quale verranno creati<br />

gli strumenti necessari per trasformare<br />

tale visione in realtà.<br />

“I progetti, le strutture, le reti e le<br />

iniziative in materia d’idrogeno e<br />

di celle a combustib<strong>il</strong>e costituiranno<br />

la base della piattaforma tecnologica”,<br />

ha affermato <strong>il</strong><br />

Commissario, aggiungendo: “Tale<br />

piattaforma permetterà all’Europa<br />

d’avanzare con un fronte unito e<br />

d’esprimersi a una sola voce sulla<br />

scena internazionale”.<br />

Gli Stati Uniti hanno già proposto<br />

la creazione di un partenariato<br />

internazionale per l’economia dell’idrogeno<br />

e Busquin auspica per<br />

l’europa un ruolo di primo piano<br />

nell’ambito di tali iniziative.<br />

Il Commissario, tuttavia, ha sottolineato<br />

che la partecipazione<br />

attiva degli Stati membri fin dall’inizio<br />

sarà fondamentale, affinché<br />

la piattaforma possa generare i<br />

vari progetti nazionali e regionali<br />

che si ritengono necessari.<br />

Busquin ha definito “frammentarie”<br />

le atturali politiche e le attività<br />

di ricerca europee in materia d’idrogeno,<br />

affermando che, in tale<br />

settore, lo Spazio europeo della<br />

ricerca non è ancora completo.<br />

Tuttavia, <strong>il</strong> Commissario ha voluto<br />

concludere su una nota d’ottimi-<br />

smo: “L’Europa possiede le competenze<br />

e le risorse scientifiche, tecniche<br />

e industriali necessarie per<br />

assumere un ruolo guida nel passaggio<br />

all’economiadell’idrogeno”.<br />

Una relazione<br />

irlandese<br />

smentisce<br />

l’affermazioen<br />

che i laureati in<br />

discipline scientificheguadagnino<br />

meno<br />

I laureati in discipline<br />

scientifiche guadagnano<br />

quanto i laureati in altre<br />

materie, come dimostra un<br />

recente studio condotto dal<br />

<strong>Consiglio</strong> Irlandese per la<br />

scienza, la tecnologia e<br />

l’innovazione (ICSTI).<br />

ulla scorta di dati nazionali<br />

Spubblicati tra <strong>il</strong> 1995 e <strong>il</strong> 2000,<br />

una task force sulle scienze fisiche,<br />

commissionata dall’ICSTI, ha<br />

esaminato l’entità degli stipendi,<br />

al fine di verificare se questo<br />

costituiscono un fattore che<br />

potrebbe scoraggiare la sciata di<br />

materie scientifiche a scuola e di<br />

corsi in scienze e ingegneria a<br />

livello universitario. E’ emerso<br />

che, a dispetto di quanto comunemente<br />

ritenuto, lo stipendio iniziale<br />

medio <strong>dei</strong> laureati in materie<br />

scientifiche e ingegneristiche<br />

regge <strong>il</strong> paragone con quello <strong>dei</strong><br />

laureati in altre discipline.<br />

Il dott. Edward Walsh, direttore<br />

della task force, afferma che i<br />

risultati dello studio sono importanti<br />

se si considera che: “Lo stipendio,<br />

anche se valutato dagli<br />

studenti come criterio meno r<strong>il</strong>evante<br />

rispetto all’interesse per la<br />

materia e alle prospettive d’occupazione,<br />

costituisce un parametro<br />

importante nella scelta di una<br />

carriera professionale”. Walsh<br />

ritiene che tali risultati dovrebbero<br />

contribuire a rettificare la non<br />

fondata opinione secondo la quale<br />

la scienza sarebbe una disciplina<br />

poco remunerativa.<br />

Tuttavia, pur individuando nello<br />

stipendio un fattore fondamentale<br />

per la scelta della carriera, gli<br />

autori dello studio ammettono di<br />

NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

47


NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

48<br />

non riuscire a spiegare <strong>il</strong> motivo<br />

per cui <strong>il</strong> 50% <strong>dei</strong> laureati in discipline<br />

scientifiche in possesso di<br />

un diploma di primo grado voltino<br />

le spalle alla scienza per cercare<br />

un impiego nel settore degli affari,<br />

della finanza e dell’ingegneria.<br />

Secondo Walsh, tale tendenza<br />

migratoria potrebbe anche essere<br />

del tutto estranea dalle attese di<br />

stipendio e costituire, piuttosto,<br />

una dimostrazione della trasferib<strong>il</strong>ità<br />

e adattab<strong>il</strong>ità dell’insieme di<br />

competenza acquisite da coloro<br />

che ottengono una qualifica<br />

scientifica e tecnologica.<br />

Lo studio ha anche analizzato gli<br />

stipendi <strong>dei</strong> laureati di secondo<br />

livello, al fine di valutarne l’entità<br />

rispetto agli stipendi iniziali ottenuti<br />

nelle imprese. E’ emerso che<br />

lo stipendio <strong>dei</strong> primi risulta effettivamente<br />

più vantaggioso rispetto<br />

alla paga iniziale corrisposta<br />

dalle imprese. Se, tuttavia, nel<br />

confrontare le entrate disponib<strong>il</strong>i<br />

agli studenti di secondo livello e<br />

agli studenti di primo livello appena<br />

assunti, si detraggono dallo stipendio<br />

<strong>dei</strong> primi le tasse di iscrizione<br />

ai corsi di secondo livello,<br />

questi avranno entrate disponib<strong>il</strong>i<br />

inferiori dal 7 al 33% a quelle <strong>dei</strong><br />

laureati assunti nelle imprese.<br />

Ala luce delle sue scoperte, la<br />

task force formula numerosi suggerimenti.<br />

In particolare, consiglia<br />

a tutte le parti interessate di<br />

promuovere proattivamente la<br />

competitività tra gli stipendi <strong>dei</strong><br />

laureati di secondo livello e la<br />

paga inziale media <strong>dei</strong> laureati in<br />

discipline scientifiche o ingegneristiche,<br />

in linea con lo sforzo<br />

dell’Irlanda d’incrementare <strong>il</strong><br />

numero di studenti che intraprendono<br />

e proseguono gli studi in<br />

materie scientifiche e ingegneristiche.<br />

Nel quadro di una degli obiettivi<br />

stab<strong>il</strong>iti dalla strategia di Lisbona<br />

2000 relativo alla valorizzazione<br />

del capitale umano dell’Europa e<br />

all’ut<strong>il</strong>izzo ottimale del suo potenziale<br />

di ricerca, la task force invita<br />

a intraprendere miglioramenti<br />

nella raccolta di sim<strong>il</strong>i dati a livello<br />

nazionale ed europeo.<br />

Il carotaggio<br />

<strong>dei</strong> ghiacci<br />

antartici porta<br />

gli scienziati<br />

europei indietro<br />

di 750.000 anni<br />

Una “carota” di ghiaccio di<br />

3.200 metri, estratta<br />

dall’Antartico e spedita nei<br />

laboratori di tutta Europa,<br />

fornirà informazioni sulle<br />

condizioni di vita che<br />

probab<strong>il</strong>mente caratterizzarono<br />

la Terra fino a 750.000<br />

anni or sono.<br />

Il più antico campione mal rinvenuto<br />

è stato prelevato dalla regione<br />

della base Dome Concordia per<br />

opera degli scienziati impegnati<br />

nel progresso di perforazione<br />

profonda dell’Antartide (EPICA).<br />

Questa iniziativa a lungo termine<br />

prosegue da oltre 7 ani ed è<br />

attualmente finanziata nell’ambito<br />

della zezione “Energia,<br />

ambiente e sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e”<br />

del 3PQ.<br />

Neli laboratori di ognuno <strong>dei</strong> 10<br />

Paesi coinvolti nel progetto, i<br />

ricercatori si serviranno degli isotopi<br />

di idrogeno e ossigeno<br />

intrappolati nel ghiaccio per<br />

dedurre quale fosse la temperatura<br />

all’epoca in cui si sono formati.<br />

I periodi di riscaldamento globale<br />

saranno indicati dalla presenza di<br />

livelli elevati di biossido di carbonio<br />

e metano.<br />

Di recente, tali metodi hanno<br />

costituito la base dello studio più<br />

completo mai condotto sul clima<br />

mondiale.<br />

Il gruppo ha già analizzato i marcatori<br />

presenti nel ghiaccio, come<br />

la polvere e <strong>il</strong> gas, per attribuire i<br />

vari strati a eventi già conosciuti,<br />

come eruzioni vulcaniche o ere<br />

glaciali, e riuscire a datare <strong>il</strong> campione,<br />

i risultati hanno confermato<br />

che la “carota” risale a circa<br />

750.000 anni fa.<br />

In precedenza, <strong>il</strong> nucleo di ghiaccio<br />

più antico prelevato<br />

dall’Antartide ha fornito informazioni<br />

fino a 420.000 anni fa, ma <strong>il</strong><br />

nuovo campione consentirà agli<br />

scienziati di esaminare per la<br />

prima volta le condizioni di un’epoca<br />

più antica.<br />

Alcuni scienziati sperano altresì<br />

che <strong>il</strong> campione di dome<br />

Concordia sia abbastanza antico<br />

per rivelare i cambiamenti avvenuti<br />

durante l’ultima inversione<br />

del campo magnetico terrestre.<br />

Attualmente si dispone di ben<br />

poche conoscenze in merito<br />

all’impatto di tale inversione sul<br />

clima del pianeta.<br />

Biografie delle<br />

scienziate<br />

dell’Europa<br />

centrale e<br />

orientale<br />

Una raccolta di biografie<br />

d’autorevoli scienziate<br />

dell’Europa centrale e<br />

orientale è stata integrata al<br />

sito web della CE dedicato al<br />

tema “Donne e scienza”.<br />

elenco, che non ha la pretesa<br />

L’ d’essere esaustivo, è stato<br />

st<strong>il</strong>ato in base ai suggerimenti del<br />

gruppo Enwise, istituito dalla CE<br />

per migliorare <strong>il</strong> ruolo e la posizione<br />

delle donne nella ricerca europea<br />

e per incrementare la partecipazione<br />

al 6PQ delle ricercatrici<br />

provenienti dalla suddetta regione.<br />

Nella raccolta figura <strong>il</strong> nome di<br />

Elizaveta Karamlha<strong>il</strong>ova (1897 -<br />

1968), scienziata bulgara che ha<br />

svolto un ruolo pionieristico nel<br />

settore della radioattività, avviando<br />

una ricerca in materia di fisica<br />

nucleare sperimentale nel proprio<br />

Paese. La prof.ssa Karamlha<strong>il</strong>ova,<br />

inoltre, è stata la prima donna a<br />

entrare a far parte dell’Università<br />

di Sofia nel 1939 e a ottenere <strong>il</strong><br />

titolo di “associato” e, più tardi, di<br />

“ordinario”.<br />

Nell’elenco compare anche Baiba<br />

Rivza, presidente del <strong>Consiglio</strong><br />

lettone d’istruzione superiore.<br />

Autrice di 263 pubblicazioni scientifiche<br />

e accademiche, la prof.ssa<br />

Rivza insegna presso l’Università<br />

d’Agronomia della Lettonia.<br />

“A mio avviso, <strong>il</strong> sostegno […] è <strong>il</strong><br />

fattore principale per la carriera di<br />

una donna”, scrive la prof.ssa<br />

Rivza. “La mancanza di sostegno<br />

da parte della famiglia, <strong>dei</strong> colleghi<br />

e della società spesso può<br />

ostacolare o impedire <strong>il</strong> raggiungimento<br />

di un obiettivo prefissato,<br />

poiché la donna, per sua natura, è<br />

portata a cercare <strong>il</strong> compromesso<br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO


e l’equ<strong>il</strong>ibrio e ciò si traduce<br />

sovente in una difficoltà ad assumere<br />

una posizione in aperto contrasto<br />

con un ambiente ost<strong>il</strong>e. In<br />

molti casi, quindi, la donna finisce<br />

per tollerare tale contesto, rinunciando<br />

addirittura alle proprie<br />

aspirazioni. Occorre molta determinazione<br />

per affermare: no, non<br />

sacrificherò me stesso per nessuno<br />

e farò come ho deciso”.<br />

Alla rete Enwise partecipano anche<br />

le donne <strong>dei</strong> cinque nuovi Lander<br />

della Germania orientale, poiché<br />

negli ultimi anni questa regione ha<br />

affrontato lo stesso processo di<br />

transizione <strong>dei</strong> Paesi dell’Europa<br />

centrale e orientale. Una di esse è<br />

Irene Dolling, ex direttrice e cofondatrice<br />

del Centro di studi femmin<strong>il</strong>i<br />

all’Università Humboldt di<br />

Berlino. L’elenco può essere<br />

ampliato e chi intendesse suggerire<br />

nuovi nominativi è invitato a<br />

rivolgersi alla CE.<br />

Riuscirà un<br />

progetto dell’UE<br />

a impedire <strong>il</strong><br />

ripetersi <strong>dei</strong><br />

devastanti<br />

incendi boschivi<br />

di quest’anno?<br />

Il clima torrido e secco registrato<br />

quest’estate in europa<br />

ha causato effetti disastrosi<br />

in numerosi Paesi, non ultimo<br />

<strong>il</strong> Portogallo, colpito come<br />

mai prima d’ora dagli incendi<br />

boschivi, che hanno provocato<br />

la perdita di 18 vite, la<br />

distruzione di oltre 200.000<br />

ettari di habitat naturale e<br />

danni per circa € 1 m<strong>il</strong>iardo.<br />

Mentre in Portogallo e a livello<br />

europeo le autorità riflettono<br />

sulle diverse soluzione che<br />

si sarebbe potuta adottare,<br />

un team di ricercatori impegnato<br />

in un progetto finanziato<br />

dall’UE viene chiamato a<br />

esprimere <strong>il</strong> proprio parere,<br />

nella speranza d’impedire per<br />

sempre <strong>il</strong> ripetersi di tali<br />

catastrofi.<br />

26 partner provenienti da<br />

10 Paesi<br />

Il progetto SPREAD può essere<br />

considerato <strong>il</strong> precursore <strong>dei</strong><br />

OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO<br />

nuovi progettiintegrati, che<br />

saranno finanziati nell’ambito del<br />

6PQ. L’iniziativa riunisce 3 progetti<br />

di dimensioni minori e coinvolge<br />

26 partner provenienti da 10<br />

Paesi. La creazione di un progetto<br />

di più ampia portata è stata suggerita<br />

dalla CE. “Stiamo esaminando<br />

le tre fasi temporali in cui<br />

si articolano gli incendi boschivi: <strong>il</strong><br />

prima, <strong>il</strong> durante e <strong>il</strong> dopo”, ha<br />

chiarito Domingos Xavier Viegas<br />

dell’Università di Coimbra, coordinatore<br />

del progetto.<br />

La prima fase comprende la prevenzione<br />

degli incendi, la definizione<br />

delle condizioni che determina<br />

gli incendi boschivi e la configurazione<br />

delle mappe del<br />

rischio, la seconda fase riguarda i<br />

fenomeni che si verificano durante<br />

un incendio e contempla lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

di modelli di diffusione degli<br />

incendi e di dispersione del fumo,<br />

mentre la terza fase viene definita<br />

dal professor Viegas <strong>il</strong> “pacchetto<br />

ecologico degli incendi”, e<br />

si riferisce alla mitigazione degli<br />

effetti degli incendi boschivi e alla<br />

migliore gestione forestale. Il<br />

quarto p<strong>il</strong>astro del progetto<br />

garantisce che la società sia presa<br />

in considerazione dai ricercatori.<br />

Quanti lavorano su questo aspetto<br />

del progetto stanno affrontando<br />

<strong>il</strong> tema dell’istruzione in materia<br />

di sicurezza antincendio e<br />

dalla formazione sulla gestione<br />

degli incendi.<br />

In aggiunta, <strong>il</strong> consorzio intende<br />

favorire <strong>il</strong> trasferimento di conoscenze<br />

agli utenti interessati,<br />

nonché instaurare un dialogo sul<br />

tema degli incendi boschivi.<br />

Questo aspetto ha già sortito<br />

effetti positivi. Il lavoro in un precedetne<br />

progetto si è concluso<br />

con la raccomandazione di un<br />

metodo di caratterizzazione degli<br />

incendi, che viene attualmente<br />

adottato quale metodo standard<br />

in europa. Il progetto SPREAD ha<br />

sv<strong>il</strong>uppato inoltre, unitamente a<br />

una società privata, un fuoristrada<br />

dotato di un sistema GPS, di<br />

dispositivi meteorologici integrati<br />

e di varie telecamere. Il veicolo,<br />

che consente di seguire in tempo<br />

reale la situazione sul campo, è<br />

stato molto richiesto durante gli<br />

incendi di quest’estate.<br />

Cooperare con gli Istituti<br />

Nazionali<br />

Tuttavia, le autorità non sono soltanto<br />

interessate ai risultati concreti<br />

ottenuti dai ricercatori.<br />

“Stiamo già collaborando con gli<br />

istituti nazionali, fornendo pareri<br />

sulle esperienze positive e sugli<br />

errori commessi”, ha spiegato <strong>il</strong><br />

professore Viegas al Notiziario<br />

CORDIS. “Uno degli aspetti peggiori<br />

è la mancanza di fiducia: la<br />

gente ha visto minacciati la propria<br />

vita e i propri averi. Stiamo<br />

attualmente valutando le azioni<br />

da intraprendere per far rinascere<br />

questa fiducia”.<br />

Il professor Viegas è stato inoltre<br />

contattato da una commissione<br />

ufficiale per organizzare un incontro<br />

di riflessione, nel corso del<br />

quale verrà richiesto <strong>il</strong> suo parere<br />

e quello <strong>dei</strong> suoi colleghi in merito<br />

alle ulteriori ricerche da svolgere e<br />

agli strumenti necessari a impedire<br />

tali devastazioni in futuro.<br />

I partner del progetto stanno<br />

svolgendo proprie ricerche sulle<br />

modalità adottate per fronteggiare<br />

gli incendi insorti in Portogallo<br />

nel corso dell’estate, in questo<br />

paese i ricercatori hanno realizzato<br />

interviste nell’intento di stab<strong>il</strong>ire<br />

i motivi per cui 18 persone<br />

hanno perso la vita, interrogando<br />

i testimoni oculari sulla dinamica<br />

e sulle cause di ciascun incidente.<br />

Una causa comune di queste<br />

morti sembra essere <strong>il</strong> fenomeno<br />

di “blow-up”, che prende <strong>il</strong> nome<br />

dall’esplosione improvvisa del<br />

legname arso da cui è causato.<br />

“Tale fenomeno sorprende le persone<br />

ed è in gradi di uccidere.<br />

Cosi si verifica la maggior parte<br />

degli incidenti”, ha spiegato <strong>il</strong> professor<br />

Viegas. Casualmente, questo<br />

è uno <strong>dei</strong> settori nei quali <strong>il</strong><br />

progetto ha raggiunto i risultati<br />

più prestigiosi. Gli esperimenti<br />

condotti in laboratorio e sul<br />

campo hanno determinato lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

del primo modello fisico mai<br />

realizzato, che può essere ut<strong>il</strong>izzato<br />

per prevedere <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e<br />

verificarsi dell’esplosione.<br />

Il professor Viegas ritiene altresì<br />

che <strong>il</strong> modello di dispersione del<br />

fumo rappresenti un ulteriore<br />

successo, “<strong>il</strong> fumo è spesso più<br />

dannoso delle fiamme: crea disorientamento<br />

e confonde le persone”,<br />

ha dichiarato <strong>il</strong> Professore.<br />

Questa serie di risultati positivi<br />

dimostra <strong>il</strong> successo ottenuto dal<br />

progetto SPREAD, sebbene <strong>il</strong><br />

team sia attualmente soltanto a<br />

metà del periodo assegnato per lo<br />

svolgimento della ricerca.<br />

Sorprende, quindi, che i ricercatori<br />

abbiano considerato <strong>il</strong> numero<br />

di partner coinvolti nel proget-<br />

NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

49


NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

50<br />

LETTURE PER IL CHIMICO<br />

to una notevole sfida da affrontare.<br />

Tutti i partner sono comunque<br />

consapevoli delle difficoltà e si<br />

stanno impegnando positivamente<br />

per creare una maggiore integrazione<br />

con le iniziative da cui<br />

potranno trarre insegnamento i<br />

futuri partecipanti <strong>dei</strong> progetti<br />

integrati. “Ci aspettavamo questi<br />

problemi d’integrazione”, ha commentato<br />

<strong>il</strong> professor Viegas.<br />

“Desideravamo che tutte le sezioni<br />

procedessero autonomamente<br />

e per tale motivo abbiamo tenuto<br />

riunioni per spiegare alle altre<br />

parti ciò che stava succedendo in<br />

ciascuna sezione. Non è fac<strong>il</strong>e<br />

impegnare le persone in ambienti<br />

estranei ai loro settori d’interesse”,<br />

ha aggiunto Viegas.<br />

Fac<strong>il</strong>itare la comunicazione<br />

Egli ha creato un gruppo direttivo,<br />

composto da due persone per ciascuno<br />

<strong>dei</strong> quattro settori di ricerca,<br />

al fine di fac<strong>il</strong>itare la comunicazione,<br />

iniziativa che, a suo avviso,<br />

ha avuto molto successo.<br />

Riunire tutti i partecipanti per<br />

effettuare esperimenti sul campo<br />

è risultato altresì positivo per la<br />

creazione di rapporti fra i numerosi<br />

partner. Questi ultimi si sono<br />

riuniti in Portogallo per osservare<br />

i terreni in fiamme, e ciascun<br />

team di ricercatori ha studiato i<br />

diversi aspetti degli incendi.<br />

Il pieno coinvolgimento dell’unico<br />

partner non europeo, proveniente<br />

dal Canada, si è dimostrato altresì<br />

difficoltoso. Tuttavia, <strong>il</strong> contri-<br />

■ Etica ed estetica della scienza<br />

buto canadese è senza dubbio<br />

positivo, secondo <strong>il</strong> professor<br />

Viegas, poiché ha consentito l’esecuzione<br />

d’esperimenti sul<br />

campo nel settore degli incendi<br />

striscianti, che in Europa non<br />

sono possib<strong>il</strong>i.<br />

Riguardo al futuro, <strong>il</strong> consorzio sta<br />

considerando la possib<strong>il</strong>ità di realizzare<br />

un progetto ancora più<br />

ampio per proseguire le attività di<br />

ricerca nell’ambito del SPQ. Non<br />

c’è nulla di definitivo, ma <strong>il</strong> prossimo<br />

progetto potrebbe riguardare<br />

anche altre tipologie di rischio. “La<br />

CE sta incoraggiando l’esame degli<br />

aspetti multirischio. Essa auspica<br />

l’adozione di un linguaggio comune<br />

per tutti i tipi di rischio”, ha<br />

spiegato <strong>il</strong> professor Viegas.<br />

Autore: Alfonso Maria Liquori • Editore: DR-di Renzo Editore • Euro 9,50<br />

Alfonso Maria Liquori ha insegnato Chimica a bari, a Napoli e a Roma e ha frequentato gli ambienti<br />

universitari inglesi, francesi e statunitensi. Membro fondatore dell’European Molecular Biology<br />

Organization (EMBO), è noto a livello internazionale per le sue ricerche sull’analisi conformazionale di<br />

macro-molecole sintetiche e biologiche<br />

Alfonso Maria Liquori, un grande<br />

<strong>chimico</strong> scomparso alcuni anni fa,<br />

è stato un uomo di profonda cultura<br />

scientifica ed umanistica,<br />

noto in Italia, ma anche all’estero<br />

dove ha lavorato molti anni in<br />

prestigiose università, soprattutto<br />

in Ingh<strong>il</strong>terra, in Francia e negli<br />

consultate <strong>il</strong> sito<br />

Stati Uniti. In questo libro emergono<br />

tutti i suoi interessi per<br />

discipline assai varie, come la chimica,<br />

la biologia, la f<strong>il</strong>osofia, l’etica,<br />

l’estetica. Il suo percorso culturale<br />

e la sua attività di ricerca<br />

hanno nob<strong>il</strong>itato fortemente la<br />

professione del <strong>chimico</strong> <strong>italiano</strong> e<br />

che ha avuto l’opportunità di frequentare<br />

ne ha potuto apprezzare<br />

l’acuta intelligenza e l’incredib<strong>il</strong>e<br />

curiosità.<br />

Questo libro vuole essere <strong>il</strong> ricordo<br />

di un grande maestro, di uno<br />

scienziato nel vero senso della<br />

parola.


OTT/NOV/DIC 2003 • IL CHIMICO ITALIANO

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