Il Chimico Italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />
Anno XVII • n.5/6 • ottobre/novembre/dicembre 2006<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong><br />
Periodico di informazione <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia<br />
n. 5/6
Norme per la pubblicazione su<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong><br />
Si ricorda che l’accettazione per la stampa di articoli aventi interesse scientifico e professionale<br />
è subordinata all’approvazione del Comitato di Redazione previa revisione di due Referee.<br />
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devono essere stati pubblicati o contemporaneamente presentati ad altre riviste.<br />
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NOTIZIE DELL’ULTIM’ORA • LETTERE AL DIRETTORE • RIVISTA ON-LINE<br />
ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE, SCIENTIFICO E ATTUALE
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong><br />
<strong>Italiano</strong><br />
Bimestrale di informazioni giuridiche,<br />
economiche, professionali e<br />
tecniche <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia<br />
Spedizione in abb. postale<br />
Art. 2, comma 20/C - legge 662/96<br />
Filiale di Roma<br />
Editore<br />
CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />
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P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />
Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904<br />
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Direttore responsabile<br />
ARMANDO ZINGALES<br />
Direttore editoriale<br />
ANTONIO RIBEZZO<br />
Redazione<br />
BIANCARDI DANIELA - BRESCIANI CARLO<br />
CALABRESE ELIO - CARNINI SERGIO<br />
DE PACE ANTONIO - FACCHETTI SERGIO<br />
MAURIZI FERNANDO - MENCARELLI DOMENICO<br />
MUNARI TOMASO - OCCHIPINTI CARMELA<br />
RIBEZZO ANTONIO - RICCIO GIUSEPPE<br />
SCANAVINI LUCA - TAU FRANCO<br />
ZINGALES ARMANDO<br />
"Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto<br />
l'opinione dell'Autore e non impegnano il <strong>Consiglio</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> né il Comitato di Redazione (CdR).<br />
L'accettazione per la stampa <strong>dei</strong> contributi originali di interesse<br />
scientifico e professionale nel campo della chimica è<br />
subordinato all'approvazione del CdR, previa revisione di<br />
tre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quanto<br />
pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del<br />
<strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>".<br />
Coordinamento editoriale e stampa<br />
Just in Time - Tel. 06.88522032<br />
Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />
n. 0032 del 18 gennaio 1990<br />
ASSOCIATO ALL’USPI<br />
UNIONE STAMPA<br />
PERIODICA ITALIANA<br />
Anno XVII • n.5/6 • ottobre/novembre/dicembre 2006<br />
sommario<br />
n. 5/6<br />
» EDITORIALE<br />
• Le professioni fra protesta e proposta 2<br />
» DAL C.N.C.<br />
• Finanziaria 2007 - laboratori di analisi: una risorsa non un problema 3<br />
» DAGLI ISCRITTI<br />
• I calcoli numerici nelle fabbriche di piastrelle ceramiche (parte 1°) 5<br />
• Gli improbabili elementi di un signorotto di campagna 9<br />
• Alcol e alcolismo cronico 11<br />
• Sicurezza ed informazione 13<br />
• Odore ed inquinamento dell’aria 14<br />
• Strumenti Gestionali nelle tecnologie chimiche 18<br />
• Utilizzo del biossido di cloro e formazione di cloriti, clorati e aox:<br />
studio in impianto pilota sugli effetti dell’impiego di sali ferrosi e GAC 23<br />
• La biblioteca chimica: cartacea o elettronica? 26<br />
» RECENSIONI<br />
• <strong>Il</strong> Secolo Finale 27<br />
• La chimica e oltre 28<br />
» RICONOSCIMENTI<br />
• <strong>Il</strong> Memorial Giampaolo Bardelli 2006<br />
Non siamo più soli: si allarga la famiglia di chi vuole lo sport pulito 29<br />
» INTERVISTA<br />
• Due chiacchiere alla buona con un chimico che fu campione olimpico 30<br />
» NOTIZIE DALL’EUROPA 31<br />
Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e saranno utilizzati da<br />
questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionale relativo alla<br />
professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà<br />
di chiedere, oltre che l’aggiornamento <strong>dei</strong> propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione<br />
scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma
2 » EDITORIALE<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Le professioni<br />
fra protesta e proposta<br />
di ANTONIO RIBEZZO<br />
Molti editorialisti hanno associato la manifestazione <strong>dei</strong> 50 mila professionisti del 12 ottobre scorso alla marcia <strong>dei</strong> colletti<br />
bianchi della Fiat dl 13 ottobre 1980.<br />
Certamente vedere persone con i capelli bianchi di tutte le professioni sfilare assieme ai giovani infermieri per via <strong>dei</strong> Fori<br />
Imperiali suscita nel contempo tristezza e tenerezza.<br />
Siamo stati costretti a tutto ciò per porre all’attenzione della pubblica opinione e <strong>dei</strong> politici i problemi sollevati dalle iniziative<br />
dell’esecutivo.<br />
Tre i provvedimenti più contestati: il decreto Visco-Bersani che abolisce le tariffe minime ordinistiche, la previsione in finanziaria<br />
dell’aumento delle aliquote per i rendimenti delle casse di previdenza privatizzate e il progetto di riforma delle professioni.<br />
Tre interventi che spalancano voragini nel mondo delle professioni e che al momento vedono, così come promesso da Prodi,<br />
l’intervento del Guardasigilli Mastella con un progetto contenente molte deleghe al Governo e tali da rendere incerto il futuro<br />
degli Ordini, non ultima la loro stessa esistenza.<br />
Quest’ultima è fra le più temute, anche se Mastella ha sempre dichiarato che gli Ordini esistono e non si toccano.<br />
Ma se essi dovessero essere svuotati di contenuti ed affiancati dal riconoscimento delle associazioni professionali, perderebbero<br />
comunque prerogative e funzionalità.<br />
Noi <strong>Chimici</strong> abbiamo partecipato alla manifestazione di protesta insieme agli altri Ordini e siamo disposti ad accettare la riforma.<br />
Ciò deve però avvenire affrontando le questioni che ci riguardano con la necessaria delicatezza poiché sono molto complesse.<br />
Non possono essere ammesse semplificazioni per cui riteniamo necessario la costituzione di un “tavolo tecnico” al fine di<br />
affrontare le tematiche nel dettaglio.<br />
Occorrerà partire dal documento messo a punto da Mastella e confrontarsi in Parlamento cui spetterà il compito di effettuare<br />
un collage tra le varie proposte effettuate da Siliquini, Vietti, Mantini ed altri.<br />
Riteniamo a tale proposito che si debba colloquiare tanto con la maggioranza che con l’opposizione, al fine di portare a casa<br />
la migliore riforma possibile.<br />
Riteniamo che dopo la finanziaria occorrerà produrre il massimo sforzo in commissione giustizia prima ed in parlamento poi,<br />
per un confronto che sia produttivo e serrato al tempo stesso.<br />
Se è vero , come dice il Presidente del <strong>Consiglio</strong> Prodi, che la Bersani è servita per dare uno scossone ai professionisti e per produrre<br />
la riforma, occorre allora passare dalle parole i fatti, riempendo i buoni propositi di contenuti.<br />
Occorre che il Governo capisca, e quindi condivida, il disagio <strong>dei</strong> professionisti italiani; ricordiamo che le avvocature di tutti i<br />
paesi del mondo (20 ottobre in Portogallo e 2 novembre in Brasile) hanno manifestato sdegno e sorpresa per l’iniziativa italiana<br />
di liberalizzazione delle professioni. Noi affermiamo che se la riforma è necessaria dobbiamo fare in modo che non<br />
diventi un meccanismo di accensione di altri progetti.<br />
Vogliamo sottolineare che non è auspicabile aprire ad una concorrenza selvaggia dove l’abusivismo diventa regola e l’improvvisazione<br />
diventa legalità.<br />
Noi <strong>Chimici</strong> torniamo a riaffermare la peculiarità e specificità del sistema ordinistico quale sistema di regole posto a garanzia tanto<br />
dell’iscritto che del committente e ci impegneremo per un miglioramento dello stesso senza traumi , con equità e giustizia.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
di ANTONIO RIBEZZO<br />
DAL C.N.C.« 3<br />
Finanziaria 2007<br />
laboratori di analisi:<br />
una risorsa non un problema<br />
Relazione alla manifestazione del 13 novembre 2006 in Roma<br />
10 mila fra chimici-biologi-medici e dipendenti <strong>dei</strong> laboratori di analisi chimico-cliniche e di<br />
decine di parlamentari di centro-destra e sinistra sono stati protagonisti della manifestazione<br />
tenutasi a Roma. Al termine <strong>dei</strong> lavori una delegazione è stata ricevuta a Palazzo Ghigi dal<br />
Sottosegretario Zucchelli al quale sono stati illustrati i problemi del settore.<br />
E’ stato preso l’impegno di rivedere l’art.88 della legge finanziaria al fine di evitare il licenziamento<br />
di 60 mila dipendenti e la perdita di lavoro per migliaia di chimici-biologi e medici.<br />
Sarà istituito anche una commissione ministero/categorie per rivedere le tariffe.<br />
Riportiamo di seguito l’intervento del Consigliere Ribezzo intervenuto per i <strong>Chimici</strong>.<br />
Colleghi – Onorevoli Deputati e<br />
Senatori – Cittadini, a terzo millennio<br />
iniziato e a 50-60 anni non avremmo<br />
mai creduto di essere costretti a<br />
scendere in piazza come nel 68’ per<br />
difendere anni di lavoro personale e<br />
<strong>dei</strong> nostri dipendenti creati con<br />
immensi sacrifici e dedizione.<br />
Abbiamo sentito sempre dai politici<br />
parlare di concertazione, di condivisione<br />
di metodi democratici, ma tutto<br />
quello che sta accadendo è, alla luce <strong>dei</strong><br />
fatti, profondamente antidemocratico.<br />
Dapprima , in nome della liberalizzazione,<br />
si sono eliminate le tariffe minime<br />
professionali, poi si pretende di imporre<br />
una riforma degli Ordini appena<br />
dopo la grande manifestazione <strong>dei</strong> 50<br />
mila del 12 ottobre scorso, facendo<br />
passare per concertazione un testo che<br />
tale non è.<br />
Ancora si vogliono equiparare le associazioni<br />
private agli Ordini Professionali<br />
che sono organi dello Stato.<br />
Poi la imposizione con l’articolo 88 da<br />
parte della finanziaria di rimborsi al<br />
50% della tariffa di 10 anni fa per i laboratori<br />
di analisi.<br />
Si tratta di un vero e proprio SCIPPO<br />
che occorre fermare.<br />
• Ma veniamo al dunque.<br />
Occorre innanzitutto ricordare che<br />
all’origine le convenzioni in forza dell’art.48<br />
della legge 833/78 di riforma<br />
sanitaria venivano effettuate fra le parti<br />
con accordi collettivi ed in deroga alle<br />
tariffe Ordinistiche. Poi siamo passati<br />
agli accreditamenti con le Regioni, alla<br />
accettazione di budget di spese collettivi<br />
ed individuali; oggi siamo al 3x2 ,<br />
anzi , al 4x2 perché è di circa il 75% che<br />
vogliono ridurre le tariffe.<br />
E tutto ciò senza tener conto del lavoro<br />
di circa 60 mila dipendenti e oltre 15 mila<br />
laureati fra biologi, chimici e medici.<br />
E non parliamo delle industrie del settore<br />
e <strong>dei</strong> loro dipendenti, almeno altre<br />
2000 mila persone e tutto l’indotto.<br />
Una collettività che ha dato prova di se<br />
in circa 30 anni di specialistica convenzionata<br />
esterna, che ha mantenuto ed<br />
aumentato l’occupazione nel settore,<br />
che ha contribuito alla prevenzione e<br />
cura della popolazione con una rete di<br />
laboratori sparsi su tutto il territorio<br />
nazionale.<br />
Stiamo parlando di tariffe quindi ferme<br />
da anni a fronte di continue richieste di<br />
adeguamenti strumentali, strutturali, di<br />
aggiornamenti professionali con corsi<br />
ECM, di adeguamenti a normative<br />
come la legge 626, di aumenti di tasse,<br />
di stipendi, e chi più ne ha più ne metta.<br />
Voglio ricordare a voi tutti ma in parti-<br />
colar modo ai politici presenti che la<br />
spesa per il settore è rimasto lo stesso<br />
negli ultimi 15 anni, anzi alla luce del<br />
passaggio all’euro, ha subito di fatto<br />
una riduzione.<br />
• Ma veniamo ad un altro punto: le<br />
cooperative e le megastrutture.<br />
Anche qui voci di corridoio, ritagli di giornali,<br />
parole sussurrate che suonano quasi<br />
come un’avvertimento, un’intimidazione.<br />
Si sente dire:<br />
• che un laboratorio che effettua 1000<br />
prelievi al giorno ( ovvero UN MILIO-<br />
NE DI ANALISI L’ANNO) sopporterebbe<br />
le tariffe proposte dall’art.88 della<br />
finanziaria,<br />
• che si vogliono fare le “case della salute”<br />
nelle periferie,<br />
• che si vuole concedere agli “operatori<br />
della grande distribuzione” (le COOP<br />
???!!!) l’apertura di ambulatori e laboratori<br />
di analisi nei centri commerciali<br />
e nei quartieri delle città,<br />
• che alle farmacie verrà consentita l’esecuzione<br />
di semplici analisi (glicemia,<br />
azotemia, ecc.).<br />
MA PERCHE’ ALLORA NON POSSIAMO<br />
ANCHE NOI VENDERE MEDICINE, FRUT-<br />
TA E VERDURA???!!!<br />
In questo modo forse riusciremmo<br />
anche noi ad abbattere i costi e vi-
4 » DAL C.N.C.<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
vremmo tutti in un grande BAZAR !<br />
E’ FALSO POI CHE I MEGA LABORATORI<br />
FANNO RISPARMIARE.<br />
• Basta ricordare che quello del<br />
Sant’Eugenio di Roma ha esaurito in<br />
SETTE mesi il budget dell’intero 2006.<br />
• E ancora , con le tariffe che si vorrebbero<br />
imporre con l’art.88 della Legge<br />
Finanziaria effettuando UN MILIONE<br />
di analisi l’anno il PUNTO di PAREG-<br />
GIO NON SI RAGGIUNGEREBBE MAI<br />
essendo la tariffa finale la META’ del<br />
MEGALABORATORIO Emiliano che di<br />
analisi ne effettua 15 MILIONI l’anno.<br />
E dell’altro ieri la voce di fonte Ministero<br />
della Salute della revisione del<br />
percorso per gli accreditamenti.<br />
E tutto ciò sulle nostre teste, senza<br />
essere mai interpellati, ma in assoluto<br />
disprezzo della nostra dignità!!!<br />
L’ATTIVITA’ PROFESSIONALE NON E’<br />
UNA MERCE<br />
Costa sacrifici economici e di salute<br />
mettere su un laboratorio !<br />
E in molte regioni , specie al Sud, ma<br />
anche al centro, rappresenta l’unico<br />
sbocco di lavoro.<br />
Noi Ordini Professionali, noi <strong>Chimici</strong><br />
ma anche i Biologi e i Medici NON POS-<br />
SIAMO PERMETERE LA SVENDITA DI<br />
UNA PARTE DELLA NOSTRA ATTIVITA’<br />
PROFESSIONALE, garantita per legge,<br />
AI VENDITORI DI FRUTTA E VERDURA.<br />
di sostentamento diversamente dall’attività<br />
di impresa che prevede come<br />
scopo il lucro, l’ utile, un ricavo comunque<br />
anche a costo di realizzo.<br />
I professionisti per definizione e costituzione<br />
devono garantire l’opus, il risultato<br />
, la qualità finale del risultato analitico,<br />
attraverso un iter lavorativo che<br />
comporta numerosi fasi, il contributo di<br />
collaboratori ed altri laureati, il lavoro di<br />
tutti e dove ognuno è necessario,<br />
essenziale e deve ottenere il giusto corrispettivo<br />
per andare avanti, per vivere<br />
lui e la sua famiglia.<br />
<strong>Il</strong> professionista è un prestatore d’opera<br />
intellettuale che usa anche mezzi<br />
strumentali ed il diritto all’esercizio<br />
della sua attività professionale è garantito<br />
per legge!!!<br />
Abbiamo dovuto accettare la sfida <strong>dei</strong><br />
tempi, del tecnicismo, …ma restiamo<br />
sempre <strong>dei</strong> professionisti, <strong>dei</strong> lavoratori<br />
e non saremo né potremo mai essere<br />
degli industriali che investono per<br />
avere solo un utile.<br />
Per legge, definizione e passione<br />
lavoriamo assieme ai nostri collaboratori<br />
e dipendenti, e questo mestiere<br />
ci piace, ci appassiona.<br />
La gente ci rispetta ed ha bisogno di<br />
noi, del rapporto umano, della nostra<br />
spiegazione, del nostro contributo<br />
umano e professionale.<br />
Non si può distruggere tutto ciò.<br />
Non si può mortificare una categoria<br />
ne tanto meno asservirla per scopi<br />
diversi come quello di sostituirla di<br />
fatto con catene di montaggio.<br />
Noi, le leggi, i nostri lavoratori non lo<br />
potremo permettere mai.<br />
Se lo Stato vuole eliminare le convenzioni,<br />
lo dica chiaramente e ci regoleremo<br />
di conseguenza .<br />
Ma in tal caso dovrà eliminare anche i<br />
convenzionati interni, le compartecipazioni<br />
ai pubblici dipendenti, tutte le<br />
altre convenzioni ed altri privilegi.<br />
» Ma conviene allo Stato<br />
<strong>Italiano</strong> tutto ciò?<br />
Gli conviene cancellare migliaia e<br />
migliaia di lavoratori?<br />
E tutto ciò per favorire chi?<br />
Non certo gli utenti che si vedranno fra<br />
l’altro costretti a pagare 10 EURO per<br />
ogni ricetta medica.<br />
10 Euro per un pezzo di carta, mentre il<br />
lavoro degli operatori, le tasse relative<br />
al reddito prodotto, gli investimenti e<br />
tutto il resto verrebbe ridotto alla meta<br />
della metà. Non lo accetteremo mai!!!<br />
» Ma noi, in fondo, cosa<br />
vogliamo?<br />
• Vogliamo il rispetto delle regole, il<br />
rispetto <strong>dei</strong> contratti – ma come a<br />
tutti si dà un aumento, un riconoscimento,<br />
un miglioramento economico<br />
e a noi la morte professionale!!!<br />
• Vogliamo regole condivise e un tavolo<br />
di concertazione, si la concertazione<br />
quella parola magica che ogni<br />
politico usa al momento giusto per<br />
attaccare un avversario o per esternare<br />
alla gente che tutto va bene.<br />
• Vogliamo che il Governo emendi<br />
l’art.88 secondo la nostra proposta e<br />
che si formi una Commissione fra<br />
Ordini professionali - Associazioni di<br />
categoria e Ministero - per scrivere<br />
regole chiare, condivise, durature.<br />
• Vogliamo la certezza <strong>dei</strong> posti di lavoro<br />
per i nostri dipendenti ed il pane<br />
per le nostre famiglie.<br />
SI, PANE & LAVORO era lo slogan di<br />
qualche anno fa.<br />
E’ stato lo slogan portato sui nostri striscioni<br />
il 12 ottobre ed oggi e ci siamo<br />
sentiti traditi dai rappresentanti del<br />
popolo.<br />
• Ci sentiamo traditi ed incompresi ,<br />
quasi vessati da coloro che invece di<br />
far si che aumenti il reddito eliminano<br />
i posti di lavoro,<br />
• invece di appianare i contrasti contrappone<br />
categorie a categorie di<br />
lavoratori.<br />
C’erano elettori di centro-destra e centrosinistra<br />
il 12 ottobre a Roma, come oggi.<br />
» Perchè il lavoro non ha<br />
bandiere<br />
Chiedevamo e chiediamo giustizia,<br />
» Perchè la giustizia non<br />
ha padroni<br />
Continueremo a sostenere le nostre<br />
richieste sino in fondo perché crediamo<br />
che solo nel rispetto, nella condivisione,<br />
nell’ascolto di ogni aspettativa, si<br />
possa arrivare a migliorare questa società,<br />
il nostro mondo.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
I calcoli numerici nelle<br />
fabbriche di<br />
piastrelle ceramiche<br />
di LUIGI COCCONI 1<br />
» Riassunto<br />
In un precedente articolo abbiamo<br />
visto alcuni esempi di problemi che si<br />
presentano negli stabilimenti di produzione<br />
di piastrelle; li si risolve facendo<br />
ricorso al calcolo numerico. Ci sono<br />
però altri calcoli che vengono consuetamente<br />
affrontati nei laboratori ceramici.<br />
Da quello per trasformare fra di<br />
loro formule chimica, mineralogica e<br />
Seger di fritte a quello per trasformare<br />
una formulazione chimica di impasto<br />
argilloso in mineralogica (e viceversa);<br />
dalle medie di analisi granulometriche<br />
(per tracciare periodicamente istogrammi)<br />
ai calcoli per la densità apparente<br />
determinata con l’uso di mercurio;<br />
dalle trasformazioni tra formule ad<br />
umido ed a secco (e viceversa) alla distribuzione<br />
per vari scopi <strong>dei</strong> componenti<br />
di una formulazione tra mulino e<br />
turbodissolutori. Capita poi di frequente<br />
di dover affrontare calcoli di costi,<br />
talora un po’ più complessi di quelli per<br />
ricavare semplicemente quanto costi<br />
una fritta o uno smalto o un impasto<br />
argilloso; ad esempio quelli <strong>dei</strong> costi<br />
dell’atomizzazione.<br />
» 1 - Trasformazioni fra<br />
formule chimica,<br />
mineralogica e Seger<br />
di fritte, fra chimica e<br />
mineralogica<br />
di impasti argillosi<br />
Nell’industria ceramica si fa molto uso<br />
di tre tipi di formule, la chimica, la mineralogica<br />
e la Seger (v. Tab. 1) . Specie a<br />
livello colorifici (fabbriche di smalti e<br />
coloranti e laboratori connessi), biscottifici<br />
(reparti addetti alla preparazione<br />
<strong>dei</strong> supporti delle piastrelle) e laboratori<br />
di creazione piastrelle si utilizzano<br />
questi tre tipi di formulazione. Molto<br />
frequentemente si eseguono trasformazioni<br />
di queste formule da una nell’altra.<br />
<strong>Il</strong> computer ha ormai il monopolio<br />
<strong>dei</strong> calcoli per queste trasformazio-<br />
ni. Nell’eseguirle, si possono ricavare,<br />
assieme alle formule volute, le proprietà<br />
calcolabili additivamente dalla composizione<br />
(1), tensione superficiale,<br />
viscosità, densità, ecc. , ma anche ad<br />
esempio:<br />
acidità, proprietà di una fritta (sulla<br />
base dell’acidità), applicabilità di essa;<br />
rapporto basi/acidi (secondo Lengersdorff<br />
); parte fondente; rapporto W<br />
(Thorpe/Mellor) per la solubilità di piombo<br />
(nelle fritte che ne contengono);<br />
rapporti: B 2 O 3 /SiO 2 ;“R 2 O/RO”; “1/RO 2 ”;<br />
Al 2 O 3 / (1 + SiO 2 ); ed altri ancora.<br />
Qualche breve accenno alla natura di<br />
queste formule. La formula Seger non è<br />
che una diversa presentazione di quella<br />
chimica; è atta a mettere in risalto<br />
DAGLI ISCRITTI« 5<br />
parte 1°<br />
fusibilità, acidità, rapporto tra i vari<br />
componenti, in modo più immediato.<br />
Ha senso parlare di una Seger solo limitatamente<br />
alla parte vetrosa, frittata<br />
dello smalto, non per parti che non<br />
entrano nel background vetroso (quali<br />
opacizzanti e sabbia aggiunti a mulino,<br />
Tabella 1 - Esempio di formule chimica, mineralogica e Seger di fritte ceramiche<br />
Tipi di formula utilizzata Esempio di essa (E' un fondente Particolari messi soprattutto<br />
per la presentazione della fritta di colorificio toscano degli anni '70, a<br />
bassa cessione di Pb a bassa temperatura;<br />
per bassa cessione ad alta temperatura,<br />
occorreva il doppio di allumina)<br />
in risalto da essa<br />
Chimica (o "percentuale", PbO = 64,4% Particolari messi soprattutto in risalto da essa<br />
o "centesimale", o "analitica") AI2O3 = 3,2%<br />
SiO2 = 32,1%<br />
K2O = 0,3%<br />
Mineralogica (o "razionale", o "d'uso", Minio = 63,96% Sabbia Che cosa caricare al forno fusore per ottenere<br />
o "a materie prime") Idrato d'alluminio = 3,99% la fritta desiderata; in fusione vanno<br />
Siro n° 5 = 32,05% certo i componenti: velenosi, solubili in acqua,<br />
volatili, a Mv diversa, particolari<br />
(ed anche parte di SiO2 ed Al2O3,<br />
per stabilizzare ad es. il piombo, solubilizzabile<br />
da alcuni componenti)<br />
Seger ,(o "stechiometrica", o "molare") 0,99 PbO 0,11 Al2O3 1,83 SiO2 0,01 K2O // //<br />
I costituenti presenti; fusibilità; acidità;<br />
rapporto tra modificatori<br />
(stabilizzanti e rompitori)<br />
/ anfoteri / formatori di reticolo vetroso<br />
ad esempio). Dalla Seger e dalla chimica<br />
si vede ad esempio se sono preponderanti<br />
nella fritta:<br />
i componenti refrattari o quelli fusibili;<br />
quelli che crescono la resistenza meccanica<br />
o quelli che la calano (considerando<br />
naturalmente le interferenze <strong>dei</strong><br />
vari componenti presenti); i componenti<br />
che crescono la resistenza all’acido;<br />
quelli che abbassano o viceversa<br />
crescono il coefficiente di dilatazione<br />
dello ”smalto” (ottenuto macinando la<br />
fritta con caolino), in tal modo in genere<br />
ostacolando o rispettivamente favorendo<br />
l’insorgere del difetto del cavillo;<br />
quelli che crescono la brillantezza, la<br />
viscosità (o il suo inverso, la fluidità); i<br />
formatori di reticolo vetroso, i modifica-<br />
1Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> di Modena<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 28 settembre 2006<br />
ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
6 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
tori di esso (stabilizzanti e rompitori),<br />
gli anfoteri; i mattizzanti, gli opacizzanti,<br />
i devetrificanti.<br />
La mineralogica è la traduzione pratica<br />
di che cosa “mettere in fusione” per<br />
ottenere la fritta desiderata. Per un<br />
impasto è essenziale indicare la mineralogica,<br />
per varie ragioni : a) parlando<br />
di quarzo, cristobalite, ciottoli di mare,<br />
sabbia di Fontainebleau, silice vetrosa,<br />
si intende sempre silice, ma le proprietà<br />
apportate all’impasto sono diverse; b) è<br />
importante la finezza della sabbia introdotta;<br />
c) è importante il passato termico<br />
della chamotte utilizzata; ed altre<br />
ancora. Tralasciamo le discussioni sulle<br />
modifiche alla Seger fatte dallo stesso<br />
ceramista tedesco, scomparso nel 1893,<br />
ed i dubbi espressi sulla validità assoluta,<br />
teorica e pratica, della formula stessa;<br />
un autore (2), dopo aver elaborato<br />
con il computer moltissimi dati per<br />
smalti ceramici, ha avanzato proposte<br />
di modifica alle teorie di Seger. La formula<br />
Seger è comunque sempre suggeritrice<br />
di nozioni importanti.<br />
Vediamo i passaggi per trasformare<br />
una di queste tre formule in un’altra.<br />
Omettiamo nella trattazione la definizione<br />
di “formula empirica”, non necessitandone<br />
l’ introduzione.<br />
Da formula chimica a Seger: per ciascun<br />
ossido (anidride) si dividono i<br />
grammi % per il peso molecolare di<br />
esso; in tal modo si ottengono le mole,<br />
il numero di mole (3). Portata la somma<br />
degli ossidi basici, di metalli mono- e<br />
bi-valenti (R 2 O + RO), ad 1 (come per<br />
convenzione di Seger), si ricavano in<br />
proporzione il numero di mole degli<br />
altri ossidi. Cioè degli ossidi di metalli<br />
trivalenti neutri ed anfoteri, come è l’<br />
Al 2 O 3 , e degli ossidi acidi di metalli<br />
tetravalenti ed anidridi <strong>dei</strong> pentavalenti,<br />
oltre alla anidride borica ad agli RO 3 .<br />
Alcuni ricercatori (Purdy, Binns, F.<br />
Singer) hanno spostato la B 2 O 3 in<br />
seconda colonna, per la maggior somiglianza<br />
con la Al 2 O 3 , ma studi tedeschi<br />
successivi l’hanno riportata in terza<br />
colonna, come era per Seger.<br />
Non ci addentriamo in ulteriori particolari.<br />
In tabella 2 sono illustrati, per l’esempio<br />
adottato, i passaggi detti.<br />
Viceversa da formula Seger a chimica:si<br />
moltiplicano i valori numerici in mole<br />
per i pesi molecolari <strong>dei</strong> vari ossidi (anidridi)<br />
componenti la Seger e, dopo aver<br />
ricavato il totale (sommando i grammi<br />
risultanti per i vari ossidi) , si moltiplicano<br />
i singoli valori per 100 e li si divide<br />
per il totale. In tabella 3 sono illustrati,<br />
Tabella 2 - Passaggio da formula chimica a Seger (per l’esempio di Tab. 1)<br />
PbO = 64,4% - K2O = 0,3% 64,4/223,21= 0,2885 mole 0,2885 : 0,2917 = X : 1<br />
Al2O3 = 3,2% - SiO2 = 32,1% 0,3/94,192 = 0,0032 mole 0,0032 : 0,2917 = Y : 1<br />
TOT. = 100% 3,2/101,94 = 0,0314 mole 0,0314 : 0,2917 = W : 1<br />
32,1/60,06 = 0,5345 mole 0,5345 : 0,2917 = Z : 1<br />
((TOTALE = 0,8526 mole)) X = 0,99 Y = 0,01<br />
0,2885 + 0,0032 = = 0,2917 mole W = 0,11 Z = 1,83<br />
Legenda: X = n° mole PbO; Y = mole K2O; (X+Y) = 1; W = mole di Al2O3; Z = mole di SiO2.<br />
Note:1) le fritte non sono composti chimici, per cui sarebbe improprio parlare di "peso molecolare di una fritta". Si potrà parlare di peso molecolare<br />
al più di una formula Seger. Quello della formula suddetta è 343,05 (lo vedremo in Tab.3): 2) Ricordare (25) : peso in grammi / peso molecolare<br />
= n° di mole<br />
Tabella 3 - Passaggio viceversa da formula Seger a chimica (per l’esempio di Tab. 1)<br />
PbO = 0,99 x 223,21 = 220,98 PbO : 220,98 x 100/343,05 PbO = 64,4%<br />
K2O = 0,01 x 94,192 = 0,942 K2O : 0,942 x 100/343,05 K2O = 0,3 %<br />
Al2O3 = 0,11 x 101,94 = 11,22 Al2O3 :11,22 x100/343,05 Al2O3 = 3,2 %<br />
SiO2 = 1,83 x 60,06 = 109,91 SiO2: 109,91x100/343,05 SiO2 = 32,1 %<br />
TOT. = 343,05 TOT. = 100 %<br />
Note: nella Seger avevamo fatto delle approssimazioni, per cui nella verifica <strong>dei</strong> calcoli si trova una leggera differenza dai valori teorici, pur con<br />
arrotondamento <strong>dei</strong> numeri. Se si prendessero i valori reali che risultano per la Seger, cioè 0,989/0,01097/0,10765/1,8323 e li si dividesse per<br />
342,808, il reale peso della formula, moltiplicandoli poi per 100, risulterebbero gli esatti valori indicati in Tab.3. L'importante è vedere in queste<br />
tabelle il modo di condurre le operazioni. Ricordare (25) : n° di mole x peso molecolare = peso in grammi<br />
Tabella 4 - Fattori moltiplicativi (e percentuali) per l’esempio di Tab. 1<br />
Materia prima Peso molecolare Fattore moltiplicativo(m) e percentuale(p) per l'ossido<br />
Minio (Pb3O4) 685,63 (m) 0,977 [=P.M.(3 PbO) / P.M. Pb3O4 ] PbO<br />
Sabbia Siro n° 5 (p) 0,0092 K2O<br />
Sabbia Siro n° 5 (p) 0,0175 Al2O3 Idrato di alluminio (Al(OH) 3) 77,99 (m) 0,6536 [=P.M.Al2O3 / P.M.(2 Al(OH) 3)] Al2O3 Sabbia Siro n° 5 (p) 0,97 SiO2 Composizione della Sabbia Siro n° 5 (Robilante, Cuneo) (analisi media di varie): SiO2 = 97,00 %; Al2O3 = 1,75 % ; K2O= 0,92 (fino a 1,18) . Ergo<br />
la quantità in grammi presente andrà moltiplicata per 0,97 per avere la silice presente; e per 0,0175 e 0,0092 per avere allumina e K2O presenti<br />
pure, in quanto impurezze nella sabbia. Dovendo introdurre allumina, parte ce la troviamo già dall'introduzione della SIRO.<br />
Tabella 5 - Passaggio da formula mineralogica (attraverso la chimica) a Seger (per l’esempio di Tab. 1)<br />
Minio = 63,96 % PbO = 63,96 x 0,977 = 62,49 PbO = 64,4% Quindi seguire pari<br />
Idrato d'alluminio = 3,99 %<br />
Sabbia Siro n° 5 = 32,05 %<br />
(mineralogica)<br />
K2O = 32,05 x 0,0092 = 0,29<br />
0,0175 + 3,99 x 0,6536 = 3,17<br />
Al2O3 = 32,05 x SiO2 = 32,05 x 0,97 = 31,09<br />
Totale = 97,04<br />
K2O = 0,3 %<br />
Al2O3 = 3,2 %<br />
SiO2 = 32,1<br />
TOT. = 100 % (chimica)<br />
pari i passaggi<br />
in tabella 2,<br />
per arrivare alla Seger<br />
Nota:le fritte non sono composti chimici, per cui sarebbe improprio parlare di "peso molecolare di una fritta". Si potrà parlare di peso molecolare<br />
al più di una formula Seger.Quello della formula suddetta è 343,05 (vedereTab.3 e 6).<br />
per l’esempio adottato, i passaggi detti.<br />
Da formula mineralogica a Seger : si trasforma<br />
dapprima la mineralogica in<br />
chimica. Cioè:<br />
si moltiplicano i grammi % di ogni<br />
materia prima per il fattore moltiplicativo<br />
(riportato in letteratura (1) (4) (5) (6)<br />
(7) (8) (9) e- limitatamente all’esempio<br />
che abbiamo adottato- in Tabella 4) e/o<br />
le percentuali con cui l’ossido/anidride<br />
compare nella materia prima; si sommano<br />
le quantità che risultano (da ogni<br />
materia prima presente) per i vari ossidi<br />
(anidridi); si esegue poi la sommatoria<br />
<strong>dei</strong> valori ottenuti; si porta a 100 la composizione.<br />
Infine si esegue il passaggio<br />
da chimica a Seger secondo la prassi già<br />
vista. In tabella 5 sono illustrati, per l’esempio<br />
adottato, i passaggi detti.<br />
Viceversa da formula Seger a mineralogica:<br />
si segue la strada da formula Seger<br />
a chimica già vista, fermandosi però al<br />
primo stadio; non occorre andare oltre.<br />
Cioè si moltiplicano le mole che ci dà la<br />
Seger per il peso molecolare, ricavando<br />
così i grammi degli ossidi (anidridi)<br />
componenti la formulazione. Ora le percentuali<br />
di ossidi/anidridi che compongono<br />
la fritta le si ottiene da materie<br />
prime scelte in base a considerazioni di<br />
economia, di convenienza, di costanza<br />
della qualità (per avere un prodotto<br />
concorrenziale ed optimum), tenendo<br />
conto delle quantità di ossidi liberata<br />
nella fusione dalla quantità tot di materia<br />
prima, alla luce anche dalla purezza<br />
del prodotto. Per avere PbO, nell’esempio<br />
visto, si può partire da minio (o da<br />
litargirio), guardando al fattore moltiplicativo<br />
: 1 mole di minio Pb 3 O 4 dà 3 mole<br />
di PbO e mezza mole di ossigeno O 2<br />
(che se ne va in frittaggio); ricorrendo<br />
poi alla sabbia SIRO n° 5, si vede che<br />
essa ha il 97 % di silice, l’ 1,75 % di allumina,<br />
lo 0,92 % di K 2 O (è buona, per uso<br />
ceramico). Dividendo la quantità in<br />
grammi voluta di silice per 0,97, si ottiene<br />
la reale quantità in grammi di sabbia
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
da introdurre; ciò facendo, si introduce<br />
anche tot 1 di K 2 O e tot 2 di Al 2 O 3 (per<br />
tot 1 etot 2 si intende la quantità di sabbia<br />
introdotta moltiplicata per 1,75% e<br />
rispettivamente per 0,92 %); il resto di<br />
allumina lo si può introdurre con l’idrato<br />
di alluminio, guardando al fattore<br />
moltiplicativo. Cioè: ricavati i grammi<br />
degli ossidi, li si moltiplica per i fattori<br />
moltiplicativi ed i fattori percentuali<br />
(del percento di purezza); si cercano le<br />
materie prime sufficienti a dare l’intera<br />
quantità, secondo i criteri voluti; infine<br />
si porta a 100.<br />
Da formula chimica a mineralogica: la<br />
strada è la stessa già detta per il caso<br />
suddetto, partendo dai grammi %.<br />
Al computer va data la memoria per la<br />
scelta delle materie prime secondo i<br />
criteri detti, anteponendo la convenienza<br />
alla grande qualità o viceversa,<br />
stabilendo delle priorità nei criteri della<br />
scelta <strong>dei</strong> materiali da adottare. Ciò sia<br />
per gli impasti argillosi che per le fritte.<br />
Viceversa da formula mineralogica a chimica:<br />
la strada la si è già vista per il caso<br />
da mineralogica a Seger. Per gli impasti<br />
argillosi è come per le fritte (ma- si è<br />
detto- non esiste per essi la Seger).<br />
» 2 - Media di analisi<br />
granulometriche<br />
di atomizzati<br />
per ricavarne istogrammi<br />
2.1 - Premessa<br />
Si esegue il controllo della distribuzione<br />
granulometrica prelevando l’atomizzato<br />
in genere al reparto atomizzatori,<br />
dal nastro trasportatore, dopo presetacciatura.<br />
Lo si essicca in stufa a<br />
105°C, fino ad umidità zero, indi se ne<br />
prelevano in genere 200 g secchi e li si<br />
introduce nel setacciatore elettromagnetico<br />
sul setaccio più alto di quelli in<br />
cascata, sotto al coperchio.<br />
Si fa uso di 6-8 setacci, sovrapposti; dall’alto<br />
in basso si va in ordine decrescente<br />
di luce netta e sotto vi è il raccoglitore<br />
del residuo (della parte che oltrepassa<br />
il setaccio più in basso nella cascata).<br />
<strong>Il</strong> primo setaccio può essere ad esempio<br />
il 500 Ìm, o una triade di setacci, ad<br />
es. 800-650-500 μm, o 1000-750-500<br />
μm; seguono tre setacci quali ad esempio<br />
il 315, il 180, il 125 μm; infine due<br />
setacci quali ad esempio il 90 ed il 63<br />
μm; seguiti dal raccoglitore detto di ciò<br />
che passa oltre il 63 μm. Avendo setacci<br />
in tela d’acciaio inox AISI 304 da:<br />
500/315/180/125/90/63 μm di apertu-<br />
ra maglie o luce netta, le maglie/cm 2<br />
possono essere per esempio di 130/<br />
246 /1119/2225/4504/8900 (valori ricavati<br />
dal catalogo di una delle ditte che<br />
operano nel settore). Poiché dalla radice<br />
quadrata <strong>dei</strong> valori precedenti i<br />
fili/cm risultano essere (lasciando una<br />
decimale) di 11,40/15,7/33,4 5 /47,2/<br />
67,1/94,3, ne segue che il diametro del<br />
filo sarà in tal caso, rispettivamente, di<br />
377/323 /119/87/59/43 μm circa (10).<br />
Occorrono un setacciatore elettromagnetico<br />
che operi a secco, da reperire<br />
presso fornitori specializzati (11)(12)<br />
(13)(14), una bilancia analitica di precisione,<br />
una stufa ventilata (13)(14)(15). Si<br />
pongono i 200 g sul primo setaccio<br />
della serie, si sovrappone il coperchio, si<br />
stringe la cascata di setacci, si mettono<br />
ad esempio l’impulso e l’intensità di<br />
corrente al massimo (le ditte suggeriscono<br />
talora un loro innalzamento graduale)<br />
e si opera per 11 – 13 min.<br />
Occorre un buon controllo periodico<br />
della pulizia, integrità e funzionalità <strong>dei</strong><br />
setacci. Quando si devono intraprendere<br />
studi speciali, oltre al controllo stesso<br />
dell’apparecchiatura conviene eseguire<br />
(oltre alla setacciatura detta) anche<br />
un’ulteriore setacciatura a mano, procedendo<br />
finchè non passa più alcunchè<br />
ai vari setacci e portando al setaccio<br />
successivo ciò che è passato ad<br />
ogni setaccio. Operando su 200 g, i<br />
risultati andranno poi chiaramente<br />
divisi per due, per averli a 100. In genere<br />
è conveniente dividere i setacci in tre<br />
gruppi, il 500 μm (o i tre compreso<br />
esso), i tre da 315 a 125 μm e quelli da<br />
questo al raccoglitore del residuo finale.<br />
Venendo così ad interpretare i risultati<br />
in: maggiore di 500 μm, compreso<br />
DAGLI ISCRITTI« 7<br />
tra 315 e 125 μm ed inferiore a 125 μm.<br />
A volte interessa invece dettagliare il<br />
fine, a volte l’intermedio. <strong>Il</strong> controllo<br />
può essere fatto anche alle presse, per<br />
vedere se le miscele con poca polvere<br />
di recupero da smaltire sono fatte in<br />
stabilimento in modo adeguato (o se la<br />
polvere eccede la quantità prevista<br />
come massima), se la triturazione <strong>dei</strong><br />
granuli è modesta, è quella inevitabile,<br />
per controllare inoltre che per inconvenienti<br />
meccanici non si formi molta<br />
polvere e meno granuli del normale.<br />
Con la granulometria si controlla il funzionamento<br />
degli atomizzatori e ci si<br />
assicura che il materiale che va da essi<br />
al reparto presse sia ottimale.<br />
Tralasciamo (rimandando ai testi appositi<br />
ed agli studi speciali <strong>dei</strong> fabbricanti<br />
di stampi) di occuparci: dell’importanza<br />
delle varie frazioni granulometriche; del<br />
vantaggio del “fine” (ma solo fino ad un<br />
certo valore); della svantaggiosità economica<br />
che ha per l’azienda l’avere una<br />
parte rilevante di materiale scartata al<br />
presetaccio o - specie per certi prodotti<br />
smaltati con smalto “non coprente”- di<br />
avere granulometria grossolana.<br />
In Tab. 7 ed 8 riportiamo un esempio di<br />
come registrare i risultati della granulometria.<br />
2.1 - Media delle analisi<br />
ed istogrammi<br />
Dopo aver eseguito vari controlli sull’atomizzato,<br />
può essere interessante<br />
Tabella 6 - Passaggio viceversa da formula Seger a mineralogica (per l’esempio visto)<br />
PbO = 0,99 x 223,21 = 220,98 g<br />
K2O = 0,01 x 94,192 = 0,942 g<br />
Al2O3 = 0,11 x 101,94 = 11,22 g<br />
SiO2 = 1,83 x 60,06 = 109,91 g<br />
TOT. = 343,05 g<br />
PbO: 220,98/0,977=226,17 g Minio; SiO2:109,91/0,97 = 113,31 g<br />
Sabbia SIRO n°5 100:0,92=113,31:X (cioè 113,31 x 0,0092 visto)<br />
X=1,042 g di K2O (come si è detto, senza approssimazioni nella Seger,<br />
tornerebbe questo valore, anzichè 0,942); da 100:1,75=113,31:X,<br />
cioè 113,31 x 0,0175 visto, risulta: X=1,983 g di Al2O3;<br />
mancano (11,22-1,983 =) 9,237 g di Al2O3; 9,237/0,6536 = 14,13 g<br />
di Al(OH) 3.Ora:<br />
Minio = 226,17 Sabbia SIRO n° 5 = 113,31<br />
Idrato di alluminio = 14,13 Totale = 353,61<br />
Portando a 100,<br />
esce:<br />
Minio=63,96%<br />
Siro = 32,05%<br />
Al(OH) 3=3,99%<br />
Tabella 7 - Esempio di registrazione giornaliera <strong>dei</strong> risultati dell'analisi granulometrica<br />
Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />
…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />
› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />
Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />
…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />
› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />
Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />
…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />
› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />
tracciare per esempio un istogramma<br />
mensile. Operando ad esempio con l’atomizzatore<br />
n° 15 SACMI (16), già citato<br />
in precedente lavoro, si ottengano ai<br />
sei setacci citati in precedenza e come
8 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Tabella 8 - Variante di esempio di registrazione giornaliera <strong>dei</strong> risultati dell'analisi granulometrica<br />
Atomizz.n° …………………………………… Data ……………………………………<br />
› 500 μ › 315 μ › 180 μ › 125 μ › 90 μ › 63μ ‹ 63 μ<br />
200) …… …… …… …… …… …… ……<br />
100) …… …… …… …… …… …… ……<br />
100) …… …… …… …… …… …… ……<br />
200) …… …… …… …… …… …… ……<br />
100) …… …… …… …… …… …… ……<br />
100) …… …… …… …… …… …… ……<br />
fine che passa oltre il sesto setaccio<br />
sette valori, che vengono riportati in<br />
moduli quali quelli in Tab. 7/8 (trovati<br />
ad esempio in otto analisi, di otto giorni<br />
diversi).<br />
Operando su 200 g , si dimezzano poi i<br />
valori numerici risultanti, per portarli a<br />
100. Nella cella a destra <strong>dei</strong> sette valori<br />
trovati in otto analisi, si controlla al<br />
computer, in Excel, con il segno di sommatoria,<br />
che torni 100 . A questo punto<br />
si determina, usando il pulsante destro<br />
del mouse, la media <strong>dei</strong> dati ad ogni<br />
setaccio, arrotondando il risultato ed<br />
assicurandosi che alla fine torni 100 (se<br />
la differenza da 100 è minima, ad es. 0,1,<br />
si ritocca il dato più vicino tra tutti all’unità<br />
o decimale superiore o inferiore).<br />
<strong>Il</strong> poligono di frequenza ricavato è preferibile<br />
riportarlo su carta millimetrata,<br />
che non sul grafico fatto dal computer<br />
(molto limitato, senza gran possibilità<br />
di apporvi note). Sulla carta millimetrata<br />
si possono riportare il numero che<br />
contraddistingue l’atomizzatore tra<br />
quelli presenti in stabilimento, data,<br />
firma dell’analista, mese ed anno del<br />
poligono di frequenza, luce netta <strong>dei</strong><br />
vari setacci e totale per ognuno <strong>dei</strong> tre<br />
gruppi detti. In ordinata il % , da 0 a 70,<br />
ad es., con 1 % ogni 3 mm ; in ascissa 1<br />
setaccio ogni 3 cm, ad es. . Nel controllo<br />
di materiale acquistato eventualmente<br />
fuori dalla fabbrica, per verificare che la<br />
granulometria risponda a certi requisiti,<br />
si può operare una setacciatura a<br />
mano, ad esempio con setacci da 3-2-1<br />
mm di luce netta, su di una partita precisa,<br />
ad es. più di 1 kg di materiale<br />
secco. Si controlla il secco % (pesando<br />
prima e dopo essiccamento una aliquota<br />
di 1,1 – 1,4 kg) ed il residuo in<br />
grammi %, indicando nella pagina stessa<br />
del modulo ad esempio quanta percentuale<br />
di materiale supera i 3 mm. .<br />
L’acciaio inox 18/8–AISI 304 di cui sono<br />
costituite le tele, ha percentuali di<br />
Cr/Ni/Mn/Si/C/P/S di 18-20/8-11/2/1<br />
/0,08/0,04/0,03. <strong>Il</strong> presetaccio oltre il<br />
quale passa, in stabilimento, l’atomizzato<br />
che verrà poi essiccato e sottoposto<br />
al controllo granulometrico, è generalmente<br />
sulle 9-11 maglie/cm 2 , ergo sui<br />
3-3,32 fili/cm ; con 2 - 2,72 mm di luce<br />
netta e diametro filo di 0,6-1 mm. In<br />
moduli giornalieri si può segnare l’ora<br />
di prelievo dal nastro che trasporta l’atomizzato<br />
prodotto ai silo, il numero<br />
dell’atomizzatore, il numero del/<strong>dei</strong> silo<br />
a cui va, l’umidità % misurata con bilancia<br />
termica, i dati del presetaccio, eventualmente<br />
il CaCO 3 % misurato in laboratorio<br />
dopo essiccamento del campione,<br />
ecc. . Come distribuzione granulometrica<br />
entro cui si deve cadere, ci si<br />
può imporre come limiti ad esempio<br />
questi: con atomizzatori quali il n° 15<br />
SACMI nominato: 0-9 % sopra 500 μm;<br />
80-97 % tra 125 e 500 μm; 1-20 % sotto<br />
125 μm. In realtà poi la frazione centrale<br />
cadrà solitamente, con buona conduzione<br />
dell’atomizzatore, tra 87 e 94<br />
%, ed alla somma delle altre due competerà<br />
quindi il 13-6%. Con atomizzatori<br />
più grossi, di maggior produttività: 0-<br />
13; 70-90; 1-30 %, rispettivamente. Con<br />
apparecchiature molto più grosse, atte<br />
a grosse produzioni , si avrà percentuale<br />
assai maggiore sopra i 500 μm, tra 0<br />
e 50%, con un 40-90 % nella frazione<br />
intermedia e 0-10 % di fine; la frazione<br />
centrale sarà solitamente di 58-78 %,<br />
per cui alle altre due, più grossa e più<br />
fine, competerà il 42-22% .<br />
» 3 - Calcoli per ottenere<br />
la massa volumetrica<br />
archimediana.<br />
Spiegazione<br />
di Enrico Fermi<br />
Abbiamo parlato (10) della massa volumetrica<br />
apparente (17)(18)(19) e delle<br />
varie applicazioni di essa per controlli<br />
di produzione, con misure eseguite su<br />
campioni di piastrelle crude e cotte, su<br />
corpi macinanti o loro campioni, ecc. .<br />
L’apparecchiatura per misurarla ce la si<br />
può costruire da sé (19), o acquistarla<br />
già pronta (20). Vediamo qual è la formula<br />
da applicare per ottenere i risultati<br />
e come la si ricava, avvalendoci anche<br />
di una spiegazione data dal grande fisico<br />
atomico Enrico Fermi, in un testo per<br />
i licei scientifici (21).<br />
3.1 - Apparecchiatura.<br />
Formula per il calcolo<br />
Si pone sulla bilancia elettronica<br />
monopiatto il bicchiere contenente<br />
mercurio, sormontato dall’asta metallica<br />
con punte finali. L’asta è fissata ad un<br />
sostegno da laboratorio, con morsetto<br />
e tubo per lo scorrimento di essa e<br />
sistema per bloccarne lo scorrimento.<br />
Si esegue poi l’azzeramento della<br />
bilancia. Si introduce nel bicchiere,<br />
sopra il mercurio, la barretta, il campione<br />
di cui va misurata la massa volumetrica<br />
(densità) apparente. Si registra la<br />
massa del campione, dopo che lo si è<br />
posato sul mercurio nel bicchiere. E la<br />
massa dopo aver spinto del tutto il<br />
campione entro il mercurio, con le tre<br />
punte con cui finisce l’asta.<br />
Intendendo per A la somma della<br />
massa del campione e della forza<br />
richiesta per immergerlo nel mercurio<br />
totalmente, ossia la ”massa dopo<br />
immersione”, la ”forza che spinge il<br />
corpo verso l’alto”, annotata come si<br />
diceva prima, avremo: M v apparente<br />
campione (g/cm 3 ) = M v mercurio a<br />
temperatura t (g/cm 3 ) x massa campione<br />
(in g) / A (in g).<br />
In realtà da questo A vanno tolti da 0,2<br />
a 4,0 g (quantità esatta determinata<br />
spingendo nel mercurio le tre punte<br />
dell’asta, fino al punto in cui arrivano<br />
durante la misura).<br />
(La formula riportata la si può scrivere<br />
anche così : A = Mv Hg . (m camp. / Mv<br />
camp.) = Mv Hg . (m / m/v) camp.= Mv<br />
Hg . v camp. ; la rivedremo tra un po’).<br />
La M v Hg è di 13,595 g/cm 3 a 0 °C , di<br />
13,547 a 20 °C , di 13,535 a 25 °C , di<br />
13,352 a 100 °C ; in pratica dal valore che<br />
ha a 0 °C cala di 0,243 . 10 -2 g/cm 3 per<br />
ogni aumento della temperatura di 1 °C.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
DAGLI ISCRITTI« 9<br />
Gli improbabili elementi<br />
di un signorotto di campagna<br />
di MARCO FONTANI a1 e MARIAGRAZIA COSTA b<br />
Nell’anno di grazia 1886, mentre<br />
buona parte dell’upper-class di<br />
quell’Inghilterra vittoriana opulenta e<br />
puritana, seguiva con il fiato sospeso il<br />
triplice e altalenante cambio alla guida<br />
del Governo della Corona tra Robert<br />
Arthur Talbot Gascoyne-Cecil terzo marchese<br />
di Salisbury (1830-1903) e William<br />
Ewart Gladstone (1809-1898), un signorotto<br />
della contea di Selkirk era alle<br />
prese con problemi ben più terreni.<br />
Alexander Pringle era un facoltoso proprietario<br />
terriero le cui proprietà si<br />
estendevano lungo le rive del fiume<br />
Tweed nel sud della Scozia. Buona<br />
parte del suo appezzamento di terra<br />
era brullo e roccioso: gli antichissimi<br />
rilievi montuosi erano stati levigati ed<br />
addolciti dalla perpetua azione degli<br />
agenti atmosferici.<br />
Pringle, nella sua prosa lontana dal<br />
mondo accademico ma al contrario<br />
aneddotica e colorita, raccontò di aver<br />
trovato <strong>dei</strong> metalli sconosciuti2 in alcuni<br />
campioni di rocce risalenti all’èra<br />
paleozoica e più precisamente al periodo<br />
siluriano. La ricerca di Pringle evidenziata<br />
da una immensa dispendiosità<br />
di mezzi aveva come unico desiderio<br />
quello di “getting of the rarer ones [elements]<br />
in a small quantity, such as might<br />
suffice to please a chemist if he found<br />
them upon his own estate” 3 . Questo elogio<br />
della vaghezza e della futilità tratteggia<br />
pienamente la ritrosia che l’uomo<br />
vittoriano provava per tutto ciò che<br />
fosse legato all’evoluzione tecnologica<br />
e non rientrasse nella sfera del dilettantismo<br />
quasi al limite dell’hobby.<br />
Alexander Pringle iniziò con il racco-<br />
gliere una grande quantità di quarzo<br />
formatosi in ampie vene e ben visibile<br />
ai margini di rocce esposte ai piedi di<br />
un ghiacciaio, che per la sua conformazione<br />
avrebbe convogliato, come un<br />
imbuto, tutto il materiale a lui indispensabile<br />
per la ricerca. Secondo il ricco<br />
inglese i cristalli di quarzo avrebbero<br />
agito da filtro trattenendo, durante i<br />
dilavamenti dovuti alla pioggia e alla<br />
neve, tracce della roccia sovrastante.<br />
Sebbene egli si rammaricasse, affermando<br />
che la quantità di materiale da<br />
raccogliere, frantumare e trattare fosse<br />
superiore ad ogni sua aspettativa e la<br />
roccia sconosciuta, inglobata nel quarzo,<br />
inferiore alla sua peggior ipotesi, il<br />
risultato che ottenne fu pari all’asprezza<br />
e all’immensità del suo sforzo: ben<br />
quattro nuovi elementi videro la luce!<br />
Pringle descrisse con accuratezza unicamente<br />
uno <strong>dei</strong> quattro presunti<br />
nuovi elementi ed esattamente “the<br />
one that has given me the most trouble” 4 .<br />
Prima di passare ad esporre i dati relativi<br />
alla scoperta Alexander Prigle ritenne<br />
opportuno battezzare il nuovo metallo:<br />
“As I required to give a name, even for my<br />
own convenience in making notes, I called<br />
Polymnestum (Pm), because its compounds<br />
combined with those of several<br />
other elements all at one time, and I had a<br />
difficulty in getting them away in combination<br />
with any one in particular, either<br />
as precipitate as in solution” 5 .<br />
<strong>Il</strong> polymnestum si presentava come un<br />
metallo scuro non facilmente fondibile<br />
e con un peso equivalente che si aggirava<br />
intorno a 74. Pringle sostenne di<br />
aver isolato due solfuri e quattro distin-<br />
ti ossidi: PmS, PmS 2, PmO, PmO 2 , PmO 3<br />
e PmO 5 .<br />
Lo stesso Pringle quasi rifiutò di credere<br />
che un equivalente di polymnestum<br />
potesse combinarsi con cinque equivalenti<br />
di ossigeno per formare il pentossido.<br />
Per questo motivo egli ripeté gli<br />
esperimenti più volte; tutte le prove<br />
confermarono la sua ipotesi ed alla fine<br />
egli stesso dovette ammettere l’esistenza<br />
di PmO 5 dalle delicate sfumature<br />
rosa. Grazie a queste misure ripetute<br />
più e più volte, Pringle fu in grado di<br />
determinare il peso atomico del metallo<br />
(74,01) con più precisione di quanto<br />
non avesse potuto fare con altri presunti<br />
elementi. Di tutti gli ossidi che preparò,<br />
il più caratteristico si rivelò il triossido,<br />
ottenuto con facilità attaccando il<br />
metallo in ambiente acido, mentre il<br />
monossido possedeva una particolarissima<br />
colorazione verde che colpì molto<br />
la fantasia del chimico dilettante. Dopo<br />
aver compiuto molti test chimici qualitativi,<br />
Pringle sottopose il polymnestum<br />
a alcune semplici prove di natura fisica.<br />
Egli si accorse che il polymnestum aveva<br />
proprietà simili al ferro, in quanto veniva<br />
attratto da una calamita posta nelle<br />
immediate vicinanze. Molte altre prove<br />
e test sembravano indicare l’intima<br />
somiglianza di questo metallo con il<br />
ferro, eccetto la più decisiva: il test con il<br />
ferrocianuro di potassio.<br />
Un altro elemento isolato da Pringle fu<br />
l’erebodium per il quale propose come<br />
simbolo le lettere Eb. Questo metallo si<br />
presentava nero come il carbone ed il<br />
suo peso atomico fu indicato come<br />
95,4. L’unico ossido che riuscì a caratte-<br />
(a) Dipartimento di chimica organica dell’università di Firenze<br />
(b) Laboratorio di ricerca educativa in didattica chimica e scienze integrate dell’università di Firenze.<br />
1 E-mail: marco.fontani@unifi.it<br />
2 Pringle A., Chem. News, (1886), 54, 167<br />
3 [Ho la debole] speranza di ottenere una piccola quantità di quegli [elementi] più rari, che potrebbe bastare a soddisfare [la curiosità di] un chimico se li trovasse<br />
nella proprie terre.<br />
4 Quello che mi ha creato più problemi.<br />
5 Necessitavo di dargli un nome, anche per la mia propria convenienza nel riportarlo negli appunti, l’ho denominato Polymnestum (Pm), perché i suoi composti si univano<br />
contemporaneamente a quelli di parecchi altri elementi ed ho avuto una notevole difficoltà nell’ottenerli esenti da impurità, sia come precipitati che in soluzione.<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 15 novembre 2006<br />
ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
10 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
rizzare fu il biossido di erebodium,<br />
EbO 2 , il quale aveva una inaspettata<br />
somiglianza con l’ossido di bismuto.<br />
L’etimologia del nome di questo elemento<br />
proviene quasi certamente dal<br />
colore nero (come la notte) del metallo.<br />
Infatti Erebo (o Tenebre), figlio di Caos,<br />
era una figura della mitologia greca:<br />
fratello e al tempo stesso marito della<br />
Notte e padre del Giorno e del Cielo<br />
(Etere). Secondo Esiodo, Erebo era il<br />
nome delle tenebre primordiali 6 .<br />
Per il terzo elemento Pringle scelse un<br />
nome locale, gadenium. Egli riuscì a<br />
determinare con estrema precisione il<br />
peso atomico del neo-metallo (43,547),<br />
ma non riuscì a fonderlo: la polvere<br />
metallica aveva un aspetto tendenzialmente<br />
grigio. <strong>Il</strong> monossido di gadenium<br />
(curiosamente Pringle non fornì il simbolo<br />
chimico per questo metallo) era<br />
rosso, mentre il biossido di gadenium<br />
era color crema. L’ultimo elemento trovato<br />
da Pringle esaminando i suoi giacimenti<br />
rocciosi risalenti al periodo siluriano<br />
e sparsi nella campagna meridionale<br />
scozzese, evidenziarono la presenza<br />
di un non-metallo ritenuto fino ad<br />
allora sconosciuto. <strong>Il</strong> peso atomico<br />
approssimato era 45,2. Secondo le<br />
parole dell’autore, questo metalloide<br />
era il più interessante di quelli fino al<br />
momento citati e meritava una lunga<br />
dissertazione. Per ragioni sconosciute,<br />
tuttavia, Pringle dedicò al nuovo elemento<br />
pochissimo rilievo: del lungo<br />
articolo intitolato “ On some probable<br />
new elements” solo nove righe furono<br />
dedicate all’hesperisium. <strong>Il</strong> semi-metallo,<br />
allo stato elementare, era rosso e<br />
possedeva una lucentezza metallica: it<br />
looks like a sunset sky that I have thought<br />
of calling it Hesperine, or perhaps<br />
Hesperisium (Hs) 7 . Le Esperidi, da cui<br />
questo elemento traeva il nome, erano<br />
figure della mitologia greca, le figlie<br />
della Notte. Dimoravano nelle terre<br />
remote d’occidente, ed erano a guardia<br />
del giardino <strong>dei</strong> pomi d’oro di Era 8 .<br />
L’heperisium formava il monossido<br />
(HsO) il biossido (HsO 2 ) e il sequiossido<br />
(Hs 2 O 3 ); gli ultimi due ossidi generavano<br />
i corrispettivi acidi: H 2 HsO 3 e HHsO 2 .<br />
Inoltre sia l’idruro (H 2 Hs) che il fluoruro<br />
(F 2 Hs) erano gassosi. Per queste ed altre<br />
similitudini Pringle vedeva una certa<br />
somiglianza tra l’hesperisium e il selenio.<br />
Pringle concluse l’articolo affermando<br />
che oltre ai sopra citati quattro elementi<br />
egli ne avrebbe intravisto un altro,<br />
simile al piombo per duttilità e colore.<br />
Esso sarebbe stato facilmente volatilizzabile<br />
e bassofondente. Purtroppo non<br />
riuscì in nessun modo a determinarne il<br />
peso atomico e quindi decise, senza<br />
troppo rammarico, di astenersi dal proporre<br />
un nome per questo nuovo<br />
corpo semplice. Forse fu un bene; così<br />
facendo evitò di portare a cinque il<br />
numero di falsi elementi presenti in<br />
un’unica pubblicazione!<br />
» Conclusioni<br />
Le informazioni lasciate da Pringle risultano<br />
lacunose e in molti casi imprecise;<br />
gli unici dati non qualitativi sono i pesi<br />
atomici. Basandosi su questo unico dato<br />
oggettivo, purtroppo, possiamo affer-<br />
mare che egli non abbia scoperto alcun<br />
nuovo elemento: nessun valore corrisponde<br />
a quello di un metallo o semimetallo<br />
conosciuto o sconosciuto al<br />
momento della sua analisi (1886).<br />
I dati che meglio si accordano con i<br />
pesi atomici sono riportati in tabella.<br />
Gli ossidi di polymnestum tuttavia non<br />
possiedono la colorazione né degli<br />
ossidi del germanio né di quelli dell’arsenico.<br />
<strong>Il</strong> fatto che questo supposto<br />
metallo possedesse proprietà ferromagnetiche<br />
probabilmente conferisce<br />
maggior attendibilità all’ipotesi secondo<br />
la quale Pringle abbia isolato un<br />
metallo della prima serie di transizione<br />
(Fe, Co o Ni) allo stato molto impuro,<br />
contaminato con uno o più elementi di<br />
peso atomico maggiore.<br />
Nel caso dell’erbodium l’unico indizio<br />
fornito dall’autore, eccettuato il peso<br />
atomico, consiste nella descrizione<br />
qualitativa dell’ossido: curiosamente<br />
concorda con quella del molibdeno.<br />
Purtroppo però il molibdeno allo stato<br />
elementare, lungi dall’essere nero<br />
come il carbone, ha una colorazione<br />
bianco-argentea. Un caso analogo si<br />
ravvede nel gadenium: l’ossido rosso<br />
del presunto nuovo metallo male si<br />
adatta agli elementi chimici aventi<br />
peso atomico relativamente simile al<br />
presunto gadenium. Infatti il triossido<br />
di scandio è bianco, mentre il monossido<br />
di calcio è giallo pallido. Anche in<br />
questo caso, si deve ammettere la presenza<br />
di tracce di un altro metallo<br />
(forse ossido di ferro) capaci di elevare<br />
il peso atomico del gadenium e al<br />
tempo stesso conferirgli una colorazione<br />
rosso-bruna.<br />
<strong>Il</strong> caso dell’hesperisium mette chiaramente<br />
in luce la duplice incapacità di<br />
Mr Prigle nel calarsi nei panni sia di chimico<br />
analitico che di chimico teorico:<br />
Presunto Elemento<br />
scoperto<br />
Elemento sospetto<br />
già esistente<br />
Peso atomico presunto<br />
nuovo elemento<br />
Peso atomico<br />
elemento simile già noto<br />
polymnestum (Pm) germanio (Ge), 74,01 72, 64<br />
arsenico (As) 74,92<br />
erebodium (Eb) niobio (Nb), 95,4 92,91<br />
molibdeno (Mo) 95,94<br />
gadenium scandio (Sc) 43,547 44,96<br />
hesperisium (Hs) selenio (Se) 45,2 78,96<br />
l’errore nella determinazione del peso<br />
atomico di questo elemento e il posizionamento<br />
nella tavola periodica di<br />
un metalloide quale l’hesperisium.<br />
Tuttavia pur nella vaghezza della sua<br />
prosa scientifica, lo stesso Alexander<br />
Pringle, lasciò intravedere la natura del<br />
reale elemento che lo aveva tratto in<br />
inganno: il selenio. Anche in questo<br />
caso la determinazione del peso atomico<br />
risultò fortemente poco attendibile.<br />
Più che fornire ai chimici un aiuto tramite<br />
lo studio sopracitato, quello di<br />
Alexander Pringle si rivelò un autentico<br />
impedimento; ma il danno seguito (in<br />
questo caso) alla beffa ricadde sul<br />
Chemical News, che riportando la notizia,<br />
si stava screditando come periodico<br />
scientifico 9 .<br />
6 Oltre all’Etere e al Giorno, Erebo ebbe dalla Notte altri figli: non si trattava di vere e proprie divinità, ma di personificazioni di comportamenti e paure umane.<br />
Tra questi c’erano Thanatos e Hypnos, ritenuti dai greci gemelli, l’uno dio della morte, l’altro dio del sonno; Momo, il biasimo, cacciato dall’Olimpo per aver criticato<br />
aspramente Zeus e la Tenerezza, per citarne solo alcuni.<br />
7 Assomiglia ad un cielo al tramonto che ho pensato di chiamarlo Hesperine, o forse Hesperisium (Hs).<br />
8 <strong>Il</strong> punto in cui il sole tramonta, è stato spesso associato con il regno <strong>dei</strong> morti, e certi miti vi pongono l’accesso del regno di Ade. Non è escluso che le tre<br />
Esperidi fossero collegate al regno delle ombre, custodi <strong>dei</strong> frutti che davano l’immortalità.<br />
9 Accanto a prestigiose pubblicazioni edite da antiche e rispettate Accademie la rivista Chemical News, uscita per la prima volta nel 1859, occupava una posizione<br />
relativamente marginale nel panorama della letteratura chimica. Diretta talvolta con spregiudicato dilettantismo, come testimonia il fatto che molte false<br />
scoperte furono riprese e pubblicate dedicando loro ampio risalto, fu definitivamente sospesa nel 1932.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Alcol e alcolismo cronico<br />
Riassunto: L’alcol contenuto nelle<br />
bevande alcoliche è l’etanolo o<br />
alcol etilico ed è un alcol alifatico a catena<br />
corta con formula bruta CH3CH2OH. È presente, in diverse percentuali, in<br />
tutte le bevande ottenute dalla fermentazione<br />
degli zuccheri. Nella società<br />
moderna un problema crescente,<br />
soprattutto tra i giovani, è l’abuso alcolico<br />
che può portare all’alcolismo cronico,<br />
una dipendenza definita come l’assunzione<br />
regolare di una quantità di<br />
alcol sufficiente a danneggiare socialmente,<br />
psicologicamente o fisicamente<br />
un individuo. <strong>Il</strong> danno provocato dall’alcol<br />
impone un carico economico significativo<br />
sugli individui, le famiglie e la<br />
società attraverso costi sanitari, perdita<br />
di produttività dovuta all’aumento della<br />
morbilità, costi dovuti a incendi e danni<br />
alla proprietà, e perdita di reddito dovuta<br />
a mortalità precoce. Un marcatore<br />
diagnostico di abuso alcolico dovrebbe<br />
essere sensibile e specifico. Nessuno <strong>dei</strong><br />
marcatori classici soddisfa pienamente<br />
entrambe le caratteristiche.<br />
In questi ultimi anni ha suscitato molto<br />
interesse l’introduzione nella diagnostica<br />
biochimica di un nuovo marcatore<br />
più specifico: la CDT (Carbohydrate<br />
Deficient Transferrin).<br />
Parole chiave: alcol, etanolo, alcolismo, titolo alcolometrico,<br />
prevenzione, marker.<br />
Abstract:The alcohol contained in alcoholic<br />
drinks is ethanol or ethilic alcohol<br />
which is an aliphatic alcohol with a<br />
short chain whose molecular formula is<br />
CH 3 CH 2 OH. It is present, in various percentages,<br />
in all the drinks obtained<br />
from the fermentation of sugars. In<br />
modern society an increasing problem,<br />
above all among the young people, is<br />
the abuse of alcohol which might lead<br />
to the chronic alcoholism, meant as the<br />
regular assumption of sufficient amount<br />
of alcohol so to socially, psychologically<br />
or physically damage an individual.<br />
The damage provoked from the<br />
alcohol imposes a meaningful economic<br />
burden on the individuals, their<br />
families and the society through medical<br />
costs, loss of productivity due to<br />
the increase of the morbility, costs due<br />
to fires and damages to the property,<br />
and loss of income due to premature<br />
mortality. Diagnostic markers for the<br />
abuse of alcohol should be sensible<br />
and specific. None of the classic markers<br />
totally satisfies both the requirements.<br />
In the past few years the introduction<br />
of a new more specific marker,<br />
the CDT (Carbohydrate Deficient Transferrin),<br />
in diagnostic biochemistry has<br />
provoked much interest.<br />
Key words: alcohol, ethanol, alcoholism, alcoholometric<br />
title, prevention, marker. amastrone@inwind.it<br />
» Premessa<br />
<strong>Il</strong> vino, sin dall’antichità, ha sempre<br />
avuto uno stretto legame con momenti<br />
importanti per la vita sociale dell’uomo,<br />
veniva infatti bevuto in occasione di<br />
feste, celebrazioni e riti. Solo nelle cerimonie<br />
a carattere religioso/mitologico<br />
era usato puro in un calice di ametista<br />
che stava a simboleggiare la parsimonia.<br />
<strong>Il</strong> consumo di alcol è legato ai valori<br />
che gli uomini hanno attribuito a tale<br />
bevanda:<br />
• valore dionisiaco si intende quello<br />
attribuito alla preziosa bevanda destinata<br />
ad esaltare l’uomo sin dai tempi<br />
più antichi. Mitologicamente permette<br />
all’uomo di avvicinarsi al mondo delle<br />
emozioni vissuto normalmente come<br />
più forte di noi; l’alcol è spirito la cui<br />
ebbrezza permette di entrare nel<br />
mondo dello spirito ;<br />
• valore culturale è dato dal bisogno di<br />
appartenere ad un certo modello collettivo<br />
di valore o altrimenti nella<br />
ricerca del coraggio e della virilità;<br />
• valore sociologico è dato dal rinforzo<br />
ottenuto da un’identità alternativa:“la<br />
vita al bar”;<br />
• valore compensativo è dato dalla<br />
presunzione di sentirsi più sicuri, dalla<br />
momentanea fuga dalla realtà al fine<br />
di avere una coscienza meno doloro-<br />
DAGLI ISCRITTI« 11<br />
di ANTONIETTA MASTRONE 1 , ANTONIO CAROPRESO 2 , ANTONELLO NONNATO 2 , RAFFAELLA,<br />
ANTONELLA SALVO 1<br />
sa, o dalla ricerca di una rappresentazione<br />
di energia emotiva che non si ha<br />
in condizioni normali.<br />
» Chimica<br />
L’alcol contenuto nelle bevande alcoliche<br />
è l’etanolo o alcol etilico (nome<br />
Figura 1. Rappresentazione della formula dell’etanolo<br />
IUPAC, fig. 1).<br />
Questo è un alcol a catena corta, noto<br />
anche come spirito di vino, la cui formula<br />
chimica è CH 3 CH 2 OH, il suo numero<br />
CAS è 64-17-5. Le caratteristiche chimi-<br />
Tabella 1. Caratteristiche chimico/fisiche dell’etanolo<br />
Formula bruta C 2 H 6 0<br />
Massa Molecolare (amu) 46.07<br />
Densità (g*cm -3 , in c.n.) 0.79<br />
Solubilità in acqua completa<br />
Costante di Dissociazione Acida a 298°K 1.26 x 10 -16<br />
Temperatura di fusione (K) 158.8 (-114.3°C)<br />
Temperatura di ebollizione (K) 351.5 (78.4°C)<br />
co/fisiche sono descritte in tab. 1<br />
L’etanolo è tendenzialmente volatile,<br />
estremamente infiammabile e a temperatura<br />
ambiente si presenta come un<br />
liquido incolore con un odore molto<br />
caratteristico.<br />
In natura viene prodotto dalla fermentazione<br />
degli zuccheri.<br />
È presente, in diverse percentuali, in<br />
tutte le bevande ottenute dalla fermentazione<br />
degli zuccheri, ad esempio:<br />
birre < 10%; vini 10 ÷ 15%; liquori<br />
fino al 45%.<br />
» Titolo alcolometrico<br />
(volume effettivo)<br />
<strong>Il</strong> Decreto legislativo 27/01/1992 n. 109,<br />
conosciuto anche come “Legge alimenti”<br />
all’art. 12 definisce il titolo alcolome-<br />
1 Centro Regionale Antidoping “Alessandro Bertinaria” – Orbassano - TO;<br />
2 Laboratorio Analisi “Baldi e Riberi” ASO San Giovanni Battista – Torino<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 14 novembre 2006<br />
ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
12 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
trico come segue: “il numero di parti in<br />
volume di alcol puro alla temperatura di<br />
20° C contenuta in 100 parti in volume<br />
del prodotto considerato alla stessa temperatura”.<br />
<strong>Il</strong> titolo alcolometrico viene<br />
espresso dal simbolo % vol, preceduto<br />
dal numero corrispondente con un<br />
solo decimale.<br />
Attualmente si parla di titolo alcolometrico<br />
e non più di gradazione alcolica.<br />
Tale termine deriva da uno <strong>dei</strong> primi<br />
metodi di misura che utilizzava i “gradi<br />
Gay-Lussac” (°GL). Questo metodo definiva<br />
come 0° GL un distillato di acqua<br />
pura e 100° GL un distillato di alcol puro.<br />
La gradazione alcolica è circa il doppio<br />
del titolo alcolometrico volumico.<br />
Essendo la definizione di titolo alcolometrico<br />
molto generica, si possono<br />
definire:<br />
• titolo alcolometrico volumico effettivo<br />
(o grado alcolico svolto): la percentuale<br />
di alcol effettivamente contenuta<br />
nella bevanda alcolica;<br />
• titolo alcolometrico volumico potenziale:<br />
il numero di parti in volume di alcol<br />
puro ad una temperatura di 20° C che<br />
possono essere potenzialmente prodotte<br />
dalla frammentazione totale<br />
degli zuccheri contenuti in 100 parti<br />
in volume del prodotto considerato<br />
alla stessa temperatura.<br />
• titolo alcolometrico volumico totale: la<br />
somma di effettivo e potenziale (es.<br />
spumanti)<br />
• titolo alcolometrico volumico naturale:<br />
il titolo alcolometrico totale del prodotto<br />
considerato prima di un qualsivoglia<br />
arricchimento (es. mosto).<br />
<strong>Il</strong> titolo alcolometrico può anche essere<br />
espresso in grammi (grado alcolico in<br />
peso) tramite una semplice conversione<br />
definita dalla formula seguente:<br />
Grado alcolico in peso (g/L) = 0.08 x<br />
titolo alcolometrico volumico<br />
I valori tipici di titolo alcolometrico per<br />
le diverse sostanze sono: birra 3-8%,<br />
sidro 5-7%, vino 11-15%, porto 20%,<br />
whisky 40%, grappa 37-60%.<br />
<strong>Il</strong> titolo alcolometrico può essere misurato<br />
utilizzando due tecniche: distillazione<br />
o ebollizione.<br />
Nella distillazione si esegue una doppia<br />
distillazione del vino alcalinizzato con<br />
successiva misura della densità della<br />
soluzione idroalcolica ottenuta (usando<br />
una bilancia idrostatica).<br />
Per risalire dalla densità al contenuto<br />
alcolico si utilizzano opportune tabelle,<br />
l’approssimazione è di circa 0.05%.<br />
Per l’ebollizione è possibile relazionare<br />
la temperatura di ebollizione con il titolo<br />
alcolometrico, se il contenuto zuccherino<br />
del vino non è troppo elevato.<br />
<strong>Il</strong> principio su cui si basa l’ebollizione è<br />
molto semplice: l’acqua bolle a 100°C<br />
l’etanolo a 78°C, tanto più la temperatura<br />
del vino si avvicina al valore di<br />
78°C tanto più il contenuto di alcol sarà<br />
maggiore. Si utilizzano delle tabelle<br />
che mettono in relazione la temperatura<br />
con il titolo alcolometrico. Si può utilizzare<br />
come strumento l’Ebulliometro<br />
di Malligand.<br />
» Alcolismo cronico come<br />
problema sanitario,<br />
sociale e di salute<br />
Nella società moderna un problema<br />
crescente, soprattutto tra i giovani, è<br />
l’abuso di questa “preziosa bevanda”.<br />
È, inoltre, cambiato il modo in cui si<br />
beve, mentre nel passato il vino era la<br />
bevanda che accompagnava il pasto<br />
attualmente viene bevuto anche fuori<br />
dai pasti (esempio tipico sono gli aperitivi<br />
e gli happy hours).<br />
L’alcolismo cronico, è definito come<br />
l’assunzione regolare di una quantità di<br />
alcol sufficiente a danneggiare socialmente,<br />
psicologicamente o fisicamente<br />
un individuo. Considerato dall’OMS<br />
(Organizzazione Mondiale della Sanità)<br />
come una vera e propria patologia, è<br />
una dipendenza compulsiva dall’alcol<br />
caratterizzata da: 1) un incontrollabile<br />
desiderio di bere; 2) perdita di controllo;<br />
3) dipendenza fisica; 4) sindrome da<br />
astinenza; 5) tolleranza.<br />
In un comunicato del Ministero della<br />
Salute si legge: “<strong>Il</strong> consumo di alcol si<br />
configura sempre più come uno <strong>dei</strong> principali<br />
determinanti di salute della popolazione,<br />
e in particolare di quella europea.<br />
In Europa, circa un giovane su quattro,<br />
di età compresa tra 15 e 29 anni,<br />
muore a causa dell’alcol, che rappresenta<br />
il primo fattore di rischio di invalidità,<br />
mortalità prematura e malattia cronica<br />
tra i giovani. ……… Gli incidenti del<br />
venerdì e sabato notte, che soprattutto<br />
tra i giovani possono essere correlati con<br />
l’abuso di alcol e altre sostanze psicotrope,<br />
hanno rappresentato nel 2004 più del<br />
44% del totale degli incidenti notturni,<br />
causando un numero di morti e feriti<br />
pari, rispettivamente, al 49% e al 47% del<br />
totale degli incidenti notturni.<br />
In Italia l’assunzione moderata di alcol, e<br />
in particolare di vino, continua ad essere<br />
abitudine alimentare molto diffusa e il<br />
livello di consumo medio pro capite appare<br />
ancora al di sopra di quello raccomandato<br />
dall’OMS per l’anno 2015 (6 litri l’anno<br />
per la popolazione al di sopra <strong>dei</strong> 15<br />
anni e a 0 litri per quella di età inferiore)”.<br />
Per trovare una soluzione alla guida in<br />
stato di ebbrezza nel Nuovo Codice<br />
della Strada e successive modifiche con<br />
il D.L. n. 151/2003 si è definito l’art. 186,<br />
che determina le procedure da seguire<br />
con soggetti che guidano in stato di<br />
ubriachezza. <strong>Il</strong> 25 febbraio 2005 si è<br />
pervenuti all’emanazione <strong>dei</strong> Protocolli<br />
Operativi per gli accertamenti richiesti<br />
ai sensi degli art. 186 e 187 del C.d.S.<br />
<strong>Il</strong> danno provocato dall’alcol impone<br />
un carico economico significativo sugli<br />
individui, le famiglie e la società attraverso<br />
costi sanitari, perdita di produttività<br />
dovuta all’aumento della morbilità,<br />
costi dovuti a incendi e danni alla proprietà,<br />
e perdita di reddito dovuta a<br />
mortalità precoce. I costi dell’alcol per<br />
la società sono stimati tra il 2% e il 5%<br />
del Prodotto Interno Lordo (PIL).<br />
Secondo tale stima sul PIL 2003, in Italia<br />
i costi dell’alcol risulterebbero pari a 26<br />
– 66 miliardi di euro (WHO EAAP 2000-<br />
2005). Nei paesi sviluppati l’alcol è una<br />
delle dieci principali cause di lesioni e<br />
malattie ed è responsabile del 9.2%<br />
degli oneri dovuti a patologie. In tutto il<br />
mondo l’alcol provoca il 3.27% delle<br />
morti e il 4% delle “disability adjusted<br />
life years” persi (DALYS).<br />
I danni fisici dell’assunzione cronica di<br />
etanolo si possono riassumere con<br />
danni soprattutto epatici (epatopatia,<br />
HCC), al sistema nervoso centrale e periferico<br />
(encefalopatia, psicosi, demenza,<br />
neuropatia periferica), all’apparato digerente<br />
(pancreatite, esofagite, sindrome<br />
di Mallory-Weiss), al sistema respiratorio<br />
con alterazioni della funzione respiratoria,<br />
al sistema cardiocircolatorio (cardiomiopatia,<br />
ipertensione arteriosa), al<br />
sistema immunitario (maggiore suscettibilità<br />
alle infezioni) ed endocrino.<br />
» Diagnosi<br />
La sintomatologia comprende sintomi<br />
di tipo somatico e di tipo psichico.<br />
L’alcolista è ansioso, depresso, insonne.<br />
Tende ad isolarsi e a perdere interesse<br />
per ogni attività che non sia correlata<br />
con la ricerca dell’alcol. Sono inoltre<br />
presenti, variamente combinati, perdita<br />
di appetito, nausea, vomito, ipertensione<br />
arteriosa, palpitazioni, impotenza,<br />
mestruazioni irregolari, perdita di<br />
memoria. Gli esami clinici possono<br />
riscontrare frequentemente aumento<br />
degli indici di funzionalità epatica (bilirubina,<br />
gammaglutamiltransferasi,<br />
transaminasi, fosfatasi alcalina), aumento<br />
<strong>dei</strong> trigliceridi e del volume <strong>dei</strong><br />
globuli rossi.<br />
Un marcatore diagnostico di abuso alcolico<br />
dovrebbe avere le seguenti caratteri-
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
stiche: 1) essere il prodotto di un fenomeno<br />
biochimico specificatamente correlato<br />
alla presenza o al metabolismo<br />
dell’alcol; 2) essere dipendente dal consumo<br />
di alcol; 3) essere abbastanza sensibile<br />
da permettere una valutazione <strong>dei</strong><br />
livelli di consumo alcolico minimi che si<br />
associano a danni fisici e psichici; 4) essere<br />
caratterizzato da una cinetica di eliminazione<br />
ben nota cioè avere un tempo di<br />
dimezzamento definito e relativamente<br />
breve in modo da poter monitorare l’astinenza.<br />
Nessuno <strong>dei</strong> marcatori classici<br />
(Volume corpuscolare medio, Gamma-<br />
Glutamil-Transpeptidasi, Transaminasi)<br />
possiede tutte queste caratteristiche. In<br />
questi ultimi anni ha suscitato molto<br />
interesse l’introduzione nella diagnostica<br />
biochimica di un nuovo marcatore più<br />
specifico: la transferrina desialata nota<br />
con l’acronimo CDT (Carbohydrate<br />
Deficient Transferrin).<br />
» Prevenzione e Terapia<br />
Nell’alcolismo cronico risulta molto<br />
importante la prevenzione attuata attraverso<br />
i consigli preventivi specialmente<br />
nelle persone a rischio, attraverso<br />
le campagne di educazione sanitaria.<br />
I trattamenti di disintossicazione possono<br />
richiedere il ricovero in reparti ospedalieri<br />
specializzati dove possono essere<br />
somministrati farmaci per evitare i<br />
sintomi dell’astinenza. Dopo la disintossicazione,<br />
spesso sono necessarie forme<br />
di terapia di gruppo o di psicoterapia,<br />
per risolvere i problemi sottostanti.<br />
Queste terapie possono essere supportate<br />
da farmaci quali il Disulfiram.<br />
DAGLI ISCRITTI« 13<br />
<strong>Il</strong> trattamento deve inoltre includere<br />
una terapia nutrizionale di supporto.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Decreto legislativo 27/01/1992 n. 109<br />
Koike H., Iijima M., Sugiura M., Mori K., Hattori N., Ito<br />
H. “Alcoholic neuropathy is clinicopathologically<br />
distinct from thiamine- deficiency neuropathy” –<br />
Ann. Neurol., vol. 54 (2003), p. 19-29<br />
Nanji A.A., Su G.L., Laposata M., French S.W.<br />
“Pathogenesis of alcoholic liver disease recent<br />
advances” - Alcohol Clin Exp Res. Vol. 26 (2002), p.<br />
731-736<br />
Nuovo Codice della Strada e successive modifiche<br />
con il D.L. n. 151/2003<br />
Suh J.J., Pettinati H.M., Kampman K.M., O’Brien C.P.<br />
“The status of disulfiram: a half of a century later” –<br />
J. Clin. Psychopharmacol., vol.26 (2006), p. 290-302.<br />
WHO EAAP 2000-2005 - European Alcohol Action<br />
Plan 2000-2005<br />
www.wikipedia.it<br />
DAGLI ISCRITTI«<br />
Sicurezza ed informazione<br />
di LUIGI CAMPANELLA<br />
La valutazione della sicurezza e del<br />
rischio sono certamente fra i traguardi<br />
che con sempre maggiore frequenza<br />
la comunità scientifica si pone,<br />
anche su richiesta pressante della società<br />
civile. Sono così nel tempo stati pubblicati<br />
numerosi studi finalizzati alla<br />
individuazione di marker ed indici di<br />
sicurezza e rischio e basati su misure di<br />
composizione e di effetto su sistemi di<br />
riferimento. Un sistema alternativo che<br />
viene però talora adottato è basato sull’approccio<br />
caso per caso. Ricercatori e<br />
scienziati mettono insieme tutte le<br />
informazioni che hanno sul composto<br />
considerato e danno un giudizio sul probabile<br />
livello di tossicità che ne deriva.<br />
Negli stadi iniziali l’informazione disponibile<br />
può essere limitata alla conoscenza<br />
della struttura del composto,<br />
della sua occorrenza in natura e a qual<br />
è l’esposizione umana ad esso. Per alcuni<br />
chemicals possono essere disponibili<br />
soltanto limitati dati di tossicità. In tal<br />
caso la prima scelta riguarda gli ulteriori<br />
dati da acquisire. Idealmente per una<br />
completa valutazione del rischio umano<br />
sono necessari numerosi test:<br />
• Tossicità subcronica che rivela gli effetti<br />
nocivi sulla struttura e sulla funzione<br />
del corpo umano seguendo esposizioni<br />
ripetute quotidianamente fino al<br />
10% totali del tempo della vita.<br />
• Tossicità cronica che rivela gli effetti<br />
nocivi quando l’esposizione è per una<br />
parte sostanziale della vita.<br />
• Cancerogenità che rivela il cancro.<br />
• Genotossicità che rivela il danno al<br />
materiale genetico interno alle cellule<br />
(DNA).<br />
• Tossicità riproduttiva che rivela gli effetti<br />
nocivi sulla fertilità e riproduzione.<br />
• Tossicità dello sviluppo che rivela gli<br />
oggetti nocivi per embrioni e feti.<br />
• Immunotossicità che rivela gli effetti<br />
nocivi sul sistema immunitario.<br />
• Neurotossicità che rivela gli effetti<br />
nocivi sul sistema nervoso e sul comportamento.<br />
Questi test dovrebbero rivelare ogni<br />
effetto nocivo su celle, organi, tessuti,<br />
fluidi risultanti da un’esposizione a<br />
breve ed una a lungo termine.<br />
I test dovrebbero prevedere campioni<br />
di ogni tipo di fascia di età e di attività,<br />
ivi comprese le donne in attesa di partorire<br />
e i neonati.<br />
Dovrebbero essere osservate le influenze<br />
sulla fertilità maschile e femminile,<br />
sulla riproduzione, sullo sviluppo embrionale<br />
e fetale, sulla crescita e post<br />
natale. Se durante questi test vengono<br />
rivelati effetti su particolari sistemi e<br />
attività del corpo umano, come il sistema<br />
immunitario o quello nervoso centrale,<br />
si rendono necessari esami integrativi<br />
focalizzati su questi test. Ogni<br />
conoscenza degli effetti <strong>dei</strong> chemicals<br />
sull’essere umano è il risultato delle<br />
interazioni fra geni, fattori nutrizionali,<br />
malattia in quanto questi possono sensibilizzare<br />
il singolo individuo rispetto<br />
agli effetti nocivi di una data esposizione.<br />
Nel prossimo futuro la dieta sarà un<br />
prezioso antidoto contro i rischi da<br />
esposizione a particolari sostanze, in<br />
quanto con essa opportunamente scelta,<br />
si potranno ridurre i danni.<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 13 ottobre 2006 ed<br />
è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
14 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Odore ed inquinamento<br />
dell’aria<br />
Approccio integrato nel monitoraggio delle maleodoranze<br />
e conciliazione ambientale nella soluzione <strong>dei</strong> contenziosi<br />
di DAVIDE FRUSTACE a<br />
» Introduzione<br />
L’odore è una caratteristica ambientale<br />
che influenza profondamente la vivibilità<br />
<strong>dei</strong> luoghi ed il benessere psico-fisico<br />
dell’uomo, purtroppo non è un parametro<br />
facilmente valutabile. Effetto matrice<br />
e psicofisica della percezione, rendono<br />
il fenomeno olfattorio (stimolorisposta)<br />
assolutamente difficile e complesso<br />
da standardizzare, esiste tuttavia<br />
un approccio integrato al problema di<br />
quantificazione dell’odore che utilizza<br />
tecniche analitiche e sensoriali. Mentre<br />
sul territorio nazionale si moltiplicano<br />
le manifestazioni di intolleranza e le<br />
denunce riguardo a fenomeni di maleodoranza,<br />
l’inquinamento olfattivo non<br />
gode ancora di un riconoscimento normativo<br />
come forma di inquinamento<br />
dell’aria. In questo articolo si propone<br />
una soluzione sia al problema del monitoraggio<br />
oggettivo di un odore, sia alla<br />
questione giuridico-legislativa.<br />
PAROLE CHIAVE: olfattometria, naso elettronico, cattivo<br />
odore,molestia,osmogena,inquinamento olfattivo.<br />
» La percezione<br />
fisiologica dell’odore<br />
L’odore può essere definito come:<br />
“qualunque emanazione percepibile<br />
attraverso il senso dell’olfatto” (Andreottola<br />
e Riganti 1997), secondo questa<br />
espressione l’odore di un campione<br />
di aria ambiente è il risultato di un’interazione<br />
tra le molecole che lo compongono<br />
e le funzionalità biologiche dell’olfatto<br />
umano.<br />
L’olfatto è un organo antico collegato<br />
alla parte destra del cervello (il sistema<br />
limbico, il tronco dell’encefalo e l’ipofisi)<br />
più arcaica da un punto di vista evoluzionistico<br />
e che regola le emozioni e<br />
le motivazioni. Questo è indicativo del<br />
fatto che quando percepiamo un<br />
odore anziché elaborarlo (parte sinistra<br />
del cervello) siamo portati all’azione o<br />
meglio alla reazione. Sentire un odore<br />
scatena reazioni di tipo emotivo e a<br />
volte perfino istintive.<br />
Spesso gli odori vengono semplicemente<br />
ricondotti alla loro fonte presunta<br />
e allora ci limitiamo a collegarli a<br />
determinate sostanze o situazioni:“profuma<br />
di caffè” o “ricorda l’odore che c’è<br />
dopo un temporale”. Durante un esperimento<br />
l’odore dell’isobutiral<strong>dei</strong>de è<br />
stato descritto come “cioccolato”, “pane<br />
e burro d’arachidi”,“sgradevole e secco”,<br />
“latte inacidito”, “merluzzo”, “invidia” o<br />
“cacao”ed 1/3 <strong>dei</strong> soggetti non ha saputo<br />
descrivere l’odore in nessun modo.<br />
Questo conferma come la percezione<br />
dell’odore sia molto soggettiva e<br />
dipendente da svariati fattori tra cui:<br />
• Età e sesso;<br />
• Condizioni fisiche;<br />
• Condizioni psicologiche;<br />
• Condizioni ambientali.<br />
Questi fattori possono contribuire a<br />
creare condizioni di alterazione della<br />
funzione olfattiva che può risultare così<br />
modificata (cacosmia), depressa (iposmia),<br />
inibita (anosmia) o esaltata (ipersmia).<br />
Ad esempio è vero che in genere<br />
le donne hanno un olfatto più sviluppato<br />
(soprattutto se incinte) degli uomini.<br />
<strong>Il</strong> fenomeno olfattorio è riconducibile<br />
ad una tipica relazione Dose-Risposta.<br />
La Dose costituisce l’aspetto oggettivo<br />
del fenomeno e corrisponde alla somministrazione<br />
di miscele odorose al di<br />
sopra della soglia di percezione, mentre<br />
la Risposta (l’effetto) dipende<br />
innanzitutto dalla sgradevolezza o gradevolezza<br />
dell’odore e quindi dall’aspetto<br />
più sensoriale e soggettivo. La<br />
percezione può dar luogo ad un fenomeno<br />
di fastidio olfattivo, individuale o<br />
collettivo. Purtroppo la relazione tra<br />
variazione della Dose (qualitativa e<br />
quantitativa) e variazione della Risposta<br />
è estremamente complessa a causa<br />
dell’influenza di diversi parametri fisiologici,<br />
psicologici e sociologici.<br />
Un approccio scientifico al problema<br />
della misura dell’odore esige la valutazione<br />
della Dose tramite analisi chimica<br />
e sensoriale (percettiva); il fastidio<br />
(Risposta) mediante analisi di tipo<br />
sociologico.<br />
» Tecniche di monitoraggio<br />
Per il controllo dell’odore è necessario<br />
predisporre metodi e sistemi di misura<br />
in grado di quantificarne concentrazione<br />
o intensità e persistenza. Esiste una<br />
precisa distinzione tra la difficoltà oggi<br />
superata di misurare oggettivamente<br />
la concentrazione di un odore, e la difficoltà<br />
di valutarne la qualità (tono edonico)<br />
responsabile dello stato di disagio<br />
personale (sgradevolezza).<br />
I metodi di Olfattometria Dinamica,<br />
Analisi Chimica e Analisi Sensoriale<br />
Strumentale, sono in grado di valutare<br />
la potenzialità e l’effetto osmogeno<br />
(odoroso) di una matrice gassosa,<br />
determinando la soglia di percezione<br />
(concentrazione), la composizione chimica<br />
qualitativa e quantitativa, la persistenza,<br />
l’origine e l’evoluzione spazio<br />
temporale dell’odore. <strong>Il</strong> Metodo Olfattometrico,<br />
impiegato rigorosamente<br />
(EN 13725), consente di oggettivare il<br />
fenomeno percettivo dissociandolo da<br />
quello valutativo puramente soggettivo.<br />
<strong>Il</strong> principio di funzionamento dell’olfattometria<br />
dinamica si basa sulla<br />
standardizzazione delle metodiche di<br />
giudizio e valutazione di un gruppo di<br />
persone (Panel) addestrate a determinare<br />
la percettibilità di un odore. Nel<br />
a davide.f@rschimica.net<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 11 settembre 2006<br />
ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
campo ambientale questa misura è<br />
condotta con l’ausilio di un macchinario<br />
chiamato Olfattometro, che sottopone<br />
metodicamente al rinoanalista<br />
(componente del Panel) l’aria oggetto<br />
di molestia, determinando artificiosamente<br />
la soglia di percezione al di<br />
sotto della quale il 50% del panel non<br />
avverte più la differenza tra l’aria odorosa<br />
e l’aria pura. La diluizione necessaria<br />
alla macchina (olfattometro) per<br />
raggiungere tale soglia costituisce formalmente<br />
la grandezza che quantifica<br />
in Unità Olfattometriche al Metro Cubo<br />
l’entità della molestia (OU/m 3 ).<br />
Per fare un esempio, se la concentrazione<br />
di un odore risulta pari a 2000<br />
OU/m 3 significa che occorrerà diluire<br />
2000 volte il campione di aria odorosa<br />
con aria pulita per renderlo non più<br />
percettibile dal 50% <strong>dei</strong> giudicatori.<br />
L’olfattometria dinamica è regolata<br />
dalla norma tecnica predisposta dal<br />
Comitato Europeo di Normalizzazione<br />
EN 13725. Nella citata norma vengono<br />
discussi concetti fondamentali per le<br />
analisi, quali l’odore, l’olfattometro, la<br />
diluizione, la soglia, l’emissione, il campionamento<br />
e il concetto fondamentale<br />
di metodo sensoriale inteso come<br />
metodo basato su un strumento di rilevazione<br />
costituito da un senso umano.<br />
Inoltre sono trattati concetti fondamentali<br />
di ripetibilità, riproducibilità e<br />
accuratezza della misura.<br />
Un campione di aria sottoposto ad olfattometria<br />
dinamica viene caratterizzato<br />
da un valore di concentrazione in OU/m 3<br />
che prescinde tanto dalla gradevolezza<br />
o sgradevolezza, quanto dalla composizione<br />
chimica dell’odore, in poche parole<br />
corrisponde alla quantificazione sensoriale<br />
diretta della Dose in base alla<br />
capacità percettiva del naso umano.<br />
La composizione chimica del campione<br />
di aria è direttamente ma non univocamente<br />
correlata alla percezione e<br />
interpretazione dell’odore.<br />
Esistono una serie di composti puri<br />
dotati di odore tipico che è teoricamente<br />
possibile ricondurre a specifiche sensazioni<br />
olfattive, ad esempio in tabella 1<br />
sono riportati i composti chimici tipicamente<br />
presenti negli impianti di trattamento<br />
di acque e rifiuti e le rispettive<br />
soglie di percezione minime (OT 50 ).<br />
La “Soglia di Percezione Assoluta o di<br />
Rivelabilità” (OT=Odour Treshold) corrisponde<br />
alla soglia di percettibilità dell’odore<br />
da parte del 50% <strong>dei</strong> rinoanalisti<br />
componenti il panel (OT 50 ) e rappresenta<br />
la concentrazione minima in<br />
lg/m 3 a cui è certa la rivelabilità sensoriale<br />
umana dell’odore.<br />
In realtà, bisogna tenere conto che<br />
nella maggior parte <strong>dei</strong> casi l’odore di<br />
un campione di aria è la risultante di un<br />
sistema complesso d’interazioni tra le<br />
molecole delle sostanze volatili contenute.<br />
All’interno della matrice gassosa<br />
costituita da una serie di macro e micro<br />
componenti, si originano fenomeni di<br />
additività (ipo e iper) fra le diverse specie<br />
chimiche che conferiscono alla<br />
miscela un odore diverso dalle sue<br />
componenti (effetto matrice).<br />
Per questi motivi le Misure Analitiche<br />
non danno informazioni sempre attendibili<br />
circa l’effetto olfattivo complessivo<br />
della miscela in esame perchè, anche<br />
quando si conosca la soglia di percezione<br />
olfattiva <strong>dei</strong> singoli composti individuati<br />
(Tab. 1), non è possibile attribuire<br />
un effetto additivo alle miscele costituenti<br />
il campione odoroso.<br />
Accanto al problema esposto sussiste<br />
anche quello relativo ai limiti di rivelabilità<br />
strumentali dell’analisi chimica<br />
che in alcuni casi non riescono ad<br />
eguagliare i limiti percettivi del naso<br />
umano. Nessuna apparecchiatura è<br />
ancora in grado di raggiungere l’estrema<br />
specializzazione <strong>dei</strong> tratti superiori<br />
del naso sia nell’avvertire che nel riconoscere<br />
gli odori.<br />
In virtù di questo è consigliato condurre<br />
l’analisi chimica direttamente sulle<br />
sorgenti emissive, procedendo alla<br />
caratterizzazione quantitativa e qualitativa<br />
del campione nei punti in cui gli<br />
analiti sono molto concentrati.<br />
Laddove possibile, l’analisi chimica con<br />
Gascromatografia e Spettrometria di<br />
Massa (GC-MS) permette di caratterizzare<br />
qualitativamente e quantitativamen-<br />
DAGLI ISCRITTI« 15<br />
Tabella 1: composti chimici tipicamente presenti negli impianti di trattamento di acque e rifiuti<br />
GRUPPI COMPOSTI SENSAZIONE OLFATTIVA OT50(Ìg/m3)* FORMULE<br />
Composti sulfurei idrogeno solforato uova marce 0.7 H2S metilmercaptano cavolo in decomposizione 0.04 CH 3 SH<br />
etilmercaptano cavolo in decomposizione 0.032 CH 3 CH 2 SH<br />
dimetilsolfuro vegetali in decomposizione 25 (CH 3 ) 2 S<br />
dimetildisolfuro vegetali in decomposizione 0.1 (CH 3 ) 2 S 2<br />
dietilsolfuro vegetali in decomposizione - (CH 3 CH 2 ) 2 S<br />
solfuro di carbonio dolciastro, pungente 24.3 CS 2<br />
solfuro di difenile gomma bruciata - (C6H5) 2 S<br />
Composti azotati ammoniaca pungente 26.6 NH 3<br />
metilammina pesce 25.2 CH 3 NH 2<br />
dimetilammina pesce 84.6 (CH 3 ) 2 NH<br />
trimetilammina pesce 0.8 (CH 3 ) 3 NH<br />
scatolo fecale nauseabondo 0.00004 C 9 H 9 N<br />
piridina disgustoso - C 5 H 5 N<br />
indolo fecale nauseabondo - C 8 H 7 N<br />
Acidi organici acetico aceto 2500 CH 3 COOH<br />
butirrico burro rancido 1 CH 3 (CH 2 ) 2 COOH<br />
Al<strong>dei</strong>di butirrica pungente, rancido - CH 3 (CH 2 ) 2 CHO<br />
isovalerianica mela - CH 3 (CH 2 ) 3 CHO<br />
acroleina pungente e penetrante - CH2 =CHCHO<br />
*i dati di letteratura su queste soglie sono variabili, quelli riportati sono stati attinti dal seguente riferimento: ENEA,“Tecnologie emergenti e<br />
gestione degli odori nel compostaggio”, 08/2001.<br />
te (SIM) i composti costituenti la miscela<br />
odorosa. La composizione chimica del<br />
campione d’aria confrontata con i dati<br />
di soglia olfattiva (sono disponibili database<br />
con circa 7.000 composti) e con le<br />
proprietà chimiche e fisiche (volatilità,<br />
solubilità e adsorbibilità) <strong>dei</strong> composti<br />
rivelati, fornisce informazioni necessarie,<br />
anche se non sufficienti, a stabilire la<br />
potenzialità osmogena della matrice.<br />
I componenti responsabili dell’odore<br />
sono convenzionalmente distinti in<br />
due gruppi principali: componenti<br />
d’impatto e componenti contributivi.<br />
Le prime impartiscono al campione di<br />
aria ambiente l’impronta caratteristica<br />
dell’odore , le seconde contribuiscono<br />
a formare il complesso della sensazione<br />
odorosa (bouquet).<br />
Per alcuni impianti e processi le componenti<br />
d’impatto sono tipiche (Markers) e<br />
facilmente identificabili, in questo caso<br />
l’analisi chimica risulta particolarmente<br />
utile perchè storicamente più difendibile<br />
in sede scientifica e giuridica.<br />
In tutti gli altri casi la composizione chimica<br />
guida i tecnici alla comprensione<br />
<strong>dei</strong> meccanismi di manifestazione dell’odore<br />
nel tentativo di risalire alla<br />
causa del fenomeno osmogeno.<br />
Analisi olfattometrica e chimica si<br />
applicano a campioni di aria prelevati<br />
puntualmente e non consentono il<br />
monitoraggio continuo della manifestazione<br />
odorigena, indispensabile per<br />
stabilire l’origine, la persistenza e l’evoluzione<br />
spazio temporale dell’odore.<br />
Spesso accade che in un distretto industriale,<br />
ove vi siano diverse fonti emissive,<br />
non sia possibile individuare mar-
16 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
kers chimici specifici che consentano di<br />
pesare i contributi che ciascuna di queste<br />
apporta all’immissione sul territorio.<br />
Simili eventualità possono essere risolte<br />
tramite l’impiego di analizzatori sensoriali<br />
strumentali, dispositivi di nuova<br />
generazione che simulano il comportamento<br />
del naso umano e forniscono<br />
l’impronta elettronica dell’odore. Le<br />
impronte elettroniche come quelle<br />
digitali caratterizzano univocamente<br />
l’aria misurata.<br />
<strong>Il</strong> naso elettronico, come è volgarmente<br />
chiamato l’analizzatore sensoriale, è<br />
una matrice di sensori di tipo elettrochimico<br />
che provvede alla simulazione<br />
elettronica e matematica <strong>dei</strong> tre stadi<br />
del processo fisiologico di percezione,<br />
utilizzando matrici di sensori per il rilevamento<br />
e metodi di elaborazione <strong>dei</strong><br />
dati acquisiti (analisi statistica multivariata,<br />
ANN) per il riconoscimento e classificazione<br />
dell’odore. <strong>Il</strong> naso elettronico<br />
nella fase di apprendimento acquisisce<br />
l’impronta olfattiva delle diverse<br />
sorgenti emissive sotto forma di matrice<br />
numerica. Successivamente, è installato<br />
in campo per monitorare in continuo<br />
la ricaduta al suolo e l’evoluzione<br />
dell’emissione odorosa. Attraverso il<br />
confronto delle impronte elettroniche,<br />
è possibile risalire alla fonte dell’emissione<br />
e calcolare la persistenza dell’odore<br />
presso le aree sensibili (centri abitati)<br />
in termini di tempo e concentrazione.<br />
Infatti, anche se la misura di concentrazione<br />
e affidata all’olfattometria,<br />
attraverso una specifica taratura eseguita<br />
preventivamente, è possibile insegnare<br />
al naso elettronico come fornire<br />
dati di odore direttamente in UO/m 3 .<br />
L’analisi tramite analizzatore sensoriale<br />
costituisce tecnicamente una via di<br />
mezzo tra il metodo analitico e quello<br />
olfattometrico. Come l’analisi chimica,<br />
possiede il vantaggio di essere una<br />
misura completamente strumentale,<br />
allo stesso tempo simula il comportamento<br />
del naso umano nella dinamica<br />
meccanica ed in quella di elaborazione.<br />
Come il naso biologico può funzionare<br />
in continuo e con una opportuna fase<br />
di apprendimento e taratura può riconoscere<br />
e classificare gli odori per provenienza<br />
e concentrazione.<br />
In sintesi le tre tecniche di analisi degli<br />
odori consentono di ottenere informazioni<br />
diverse e complementari sulla<br />
matrice analizzata:<br />
• Analisi chimica: composizione e quantificazione<br />
componenti d’impatto;<br />
• Analisi sensoriale strumentale: caratterizzazione,<br />
discriminazione e persistenza;<br />
• Analisi olfattometrica: concentrazione<br />
(OU/m 3 ) e intensità.<br />
L’applicazione integrata <strong>dei</strong> tre metodi<br />
esposti consente di fornire risposte<br />
scientifiche al problema del monitoraggio<br />
dell’odore.<br />
» Obiettivi del<br />
monitoraggio ambientale<br />
Sebbene le molestie olfattive non<br />
siano in genere pregiudizievoli per la<br />
salute perchè legate ad un insofferenza<br />
sensoriale piuttosto che ad un pericolo<br />
immediato, si configurano come un fattore<br />
di stress psicofisico per i soggetti<br />
esposti e come un “indicatore di situazione<br />
non salubre”, diventando spesso<br />
un elemento di conflitto sia nel caso di<br />
impianti esistenti, sia nella scelta del<br />
sito di localizzazione di nuovi impianti<br />
depurativi e produttivi.<br />
<strong>Il</strong> monitoraggio ambientale dell’odore<br />
si propone di affrontare e risolvere le<br />
seguenti questioni:<br />
• Individuare la o le sorgenti;<br />
• Stabilire l’effettiva entità della molestia<br />
in termini di persistenza, concentrazione.<br />
La presenza di un odore è spesso subdola<br />
perchè non è chiara la sua provenienza,<br />
si avverte nell’aria per periodi e<br />
condizioni del tutto variabili, senza che<br />
se ne possa stabilire la natura.<br />
Le manifestazioni odorose sono spesso<br />
legate ad eventi occasionali, non riproducibili,<br />
come perdite da serbatoi, versamenti<br />
accidentali (poche gocce di<br />
acrilato di etile sono avvertibili a qualche<br />
chilometro di distanza), fughe di<br />
gas o vapori, in condizioni di fuori servizio<br />
o di funzionamento ordinario che<br />
non si ripetono sempre nello stesso<br />
modo, sia in dipendenza dall’uso di<br />
particolari materie prime, additivi o<br />
reagenti, che a causa della regolazione<br />
di fattori come temperatura e pressione,<br />
in grado di provocare la formazione<br />
di nuove molecole odorigene.<br />
In questa situazione diviene quasi<br />
impossibile programmare il campionamento<br />
dell’aria durante la manifestazione<br />
odorosa. La soluzione proposta<br />
prevede prima di tutto l’installazione in<br />
loco di una centralina meteo. Si studia il<br />
territorio e si individuano le realtà produttive<br />
o di stoccaggio potenzialmente<br />
responsabili. Solitamente si effettuano<br />
<strong>dei</strong> test sulla popolazione nelle unità abitative<br />
interessate, per raccogliere informazioni<br />
sui tempi e modi delle manifestazioni<br />
odorose.<br />
Se le informazioni raccolte sono sufficienti<br />
si programma un primo ciclo di<br />
campionamenti puntuali sulle emissioni.<br />
I campioni sono sottoposti al naso<br />
elettronico e permettono di costruire la<br />
mappa territoriale delle emissioni.<br />
Dalle segnalazioni raccolte e dalle informazioni<br />
meteoclimatiche si individua il<br />
punto ove esiste la maggiore probabilità<br />
che si manifesti la molestia e vi si installa<br />
il naso elettronico per 5-10 giorni.<br />
Dai dati raccolti si estrapolano le<br />
impronte relative ai picchi di immissione<br />
e si confrontano con le impronte<br />
delle emissioni. L’analizzatore sensoriale<br />
fornisce la percentuale di similitudine<br />
dell’aria odorosa ricaduta al suolo<br />
con le impronte delle emissioni.<br />
Individuata l’emissione potenzialmente<br />
responsabile si procede alle analisi<br />
chimiche di caratterizzazione per stabilire<br />
l’effettivo potenziale osmogeno<br />
dell’emissione.<br />
Contemporaneamente in base ai tracciati<br />
del monitoraggio in continuo si<br />
studia il regime delle manifestazioni<br />
odorose per scegliere la tempistica <strong>dei</strong><br />
campionamenti puntuali da sottoporre<br />
all’analisi olfattometrica e chimica.<br />
L’analisi chimica sull’emissioni e sui<br />
campioni prelevati nel punto di manifestazione<br />
permette un ulteriore riscontro<br />
riguardo alla provenienza e alla<br />
responsabilità della molestia. Alla fine, si<br />
dispone <strong>dei</strong> dati di concentrazione, provenienza<br />
e persistenza dell’odore.<br />
<strong>Il</strong> lavoro svolto consente di chiarire<br />
quale sia il carico odoroso che ricade<br />
sui centri abitati in termini di concentrazione<br />
(UO/m 3 ) e di persistenza.<br />
Questi due parametri sono sufficienti per<br />
determinare l’entità della molestia a prescindere<br />
dalla sgradevolezza dell’odore.<br />
La sgradevolezza di un odore, eventualmente<br />
valutabile tramite olfattometria<br />
(Tono edonico), rimane nella sfera della<br />
soggettività tipica del senso dell’odore<br />
perchè va al di la della questione percettiva<br />
(Dose), sconfinando nella pura<br />
interpretazione e quindi nella fase<br />
emotiva all’odore (Risposta).<br />
E noto a tutti che anche un buon odore<br />
diviene molestia olfattiva nel caso in<br />
cui superi valori di concentrazione e<br />
persistenza specifici.<br />
Concentrazione e persistenza di un<br />
odore sono gli unici parametri oggettivi<br />
che permettono di quantificare la molestia<br />
di una manifestazione osmogena.<br />
Purtroppo solo alcuni paesi europei e<br />
pochissime regioni italiane hanno fissato<br />
<strong>dei</strong> limiti di concentrazione e persistenza<br />
che delineano il confine tra<br />
odori e molestie.<br />
» L’odore e la nuova<br />
frontiera della<br />
conciliazione ambientale<br />
Una trattazione legislativa accurata sul
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
problema delle molestie olfattive non è<br />
tra gli scopi di questo documento, piuttosto<br />
si vuole porre l’attenzione sulla<br />
mancanza a livello nazionale di regole<br />
e leggi dedicate al tema mentre, la<br />
Francia, la Germania e l’Austria sono<br />
dotate di leggi e regolamenti specifici<br />
ed in sede CEN è stato elaborato recentemente<br />
un metodo olfattometrico di<br />
misura delle emissioni (CEN 13725).<br />
Solo le regioni Lombardia, Veneto ed<br />
Emilia Romagna si sono datate <strong>dei</strong><br />
regolamenti interni per alcune tipologie<br />
di impianti (compostaggio) fissando<br />
in taluni casi limiti specifici di emissione<br />
di odore.<br />
Attualmente in Italia non esiste una<br />
legislazione nazionale che riconosca<br />
esplicitamente la molestia olfattiva<br />
come una tipologia di inquinamento<br />
dell’aria e che definisca di conseguenza<br />
limiti di emissione e metodi di campionamento<br />
e analisi.<br />
Certamente la definizione di inquinamento<br />
proposta dal DPR 203/88 che<br />
definisce tale “..ogni modificazione<br />
della normale composizione o stato<br />
fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla<br />
presenza di uno o più sostanze in<br />
quantità o caratteristiche tali da alterare<br />
le normali condizioni ambientali e di<br />
salubrità dell’aria, da costituire pericolo<br />
ovvero pregiudizio diretto o indiretto<br />
per la salute dell’uomo..” riconoscerebbe<br />
a pieno titolo la maleodoranza<br />
come manifestazione di inquinamento<br />
dell’aria. <strong>Il</strong> DPR 203/88 stabilisce che gli<br />
impianti industriali di produzione di<br />
beni e servizi, nonché gli impianti di<br />
pubblica utilità, debbono dotarsi di<br />
un’autorizzazione per l’emissione in<br />
atmosfera ma, né il decreto in se, né i<br />
decreti attuativi e i regolamenti successivi<br />
citano l’odore o la molestia olfattiva<br />
tra i parametri da valutare e monitorare<br />
per il rilascio dell’autorizzazione.<br />
<strong>Il</strong> più recente Dlgs 3 aprile 2006 n. 152<br />
abroga di fatto il DPR 203/88 e fornisce<br />
una definizione simile di inquinamento<br />
“ogni modificazione dell’aria atmosferica,<br />
dovuta all’introduzione nella stessa<br />
di una o di più sostanze in quantità e<br />
con caratteristiche tali da ledere o da<br />
costituire un pericolo per la salute<br />
umana o per la qualità dell’ambiente<br />
oppure tali da ledere i beni materiali o<br />
compromettere gli usi legittimi dell’ambiente”.<br />
Tale definizione riporta il<br />
concetto di “pericolo per la salute<br />
umana” ma non quello di “pregiudizio<br />
indiretto” che più corrispondeva alla<br />
proprietà inquinante delle maleodoranze.<br />
Anche per questo decreto<br />
manca qualunque riferimento tabellare<br />
specifico sui limiti di emissioni odori-<br />
gene e sui metodi e tecnologie di campionamento<br />
e analisi.<br />
<strong>Il</strong> legislatore giustifica la sua inadempienza<br />
con l’impossibilità di misurare<br />
oggettivamente un odore, la trattazione<br />
sin qui fatta dimostra come attualmente,<br />
grazie all’utilizzo integrato <strong>dei</strong> metodi<br />
strumentali sensoriali ed analitici, sia<br />
possibile contraddire tale convinzione.<br />
<strong>Il</strong> controllo delle emissioni osmogene<br />
non è generalmente rischiesto dagli<br />
organi di controllo ai gestori degli<br />
impianti, anche nei casi in cui si tratti di<br />
impianti tipicamente a rischio come<br />
discariche, depuratori e impianti di<br />
compostaggio.<br />
<strong>Il</strong> monitoraggio dell’impatto odorigeno<br />
sul territorio non è, nella pratica delle<br />
ARPA, un controllo preteso per il rilascio<br />
dell’autorizzazione integrata ambientale<br />
(Dlgs 18 febbraio 2005, n. 59).<br />
Appare paradossale che una discarica,<br />
per il rilascio dell’autorizzazione, non<br />
debba valutare il proprio impatto<br />
osmogeno sull’ambiente circostante.<br />
In assenza di obblighi e disposizione di<br />
legge il controllo delle emissioni odorigene<br />
è a discrezione del gestore. Solo i<br />
gestori illuminati interessati a promuovere<br />
politiche di Green Marketing si<br />
dedicano al problema dell’odore ed<br />
effettuano campagne di monitoraggio<br />
specifiche. In tutti gli altri casi di manifestazioni<br />
osmogene, solo l’intervento dell’autorità<br />
giudiziaria convince i gestori ad<br />
adoperarsi attivamente per risolvere il<br />
problema. In questa situazione, l’unico<br />
approccio proponibile a gestori e cittadini<br />
coinvolti in controversie legate alle<br />
maleodoranze, riguarda la strada della<br />
conciliazione.<br />
<strong>Il</strong> gestore da parte sua deve sforzarsi di<br />
abbandonare la logica obsoleta legata<br />
alla sola necessità della produzione in<br />
termini di quantità e puntare alla qualità<br />
degli impianti e <strong>dei</strong> processi. E’necessario<br />
promuovere politiche di Green<br />
Marketing che tengano informata la<br />
popolazione circostante circa la “buona<br />
pratica d’azione” dell’impianto e gli<br />
sforzi in opere di prevenzione delle<br />
manifestazioni moleste accidentali.<br />
Tra la direzione degli impianti e le associazioni<br />
di cittadini ed istituzioni, ci<br />
deve essere un continuo scambio di<br />
informazioni soprattutto nel caso in cui<br />
si manifesti un fenomeno di maleodoranza.<br />
In questo caso il gestore deve in<br />
tempi brevi attivarsi per accertare la<br />
situazione e, raccolti i dati necessari,<br />
proporre soluzioni di contenimento o<br />
ancora meglio soluzioni risolutive in<br />
applicazione del principio della migliore<br />
tecnologia disponibile (BAT, Best<br />
Available Technologies).<br />
DAGLI ISCRITTI« 17<br />
<strong>Il</strong> cittadino conciliante, da parte sua,<br />
non deve avere pregiudizio assoluto<br />
nei confronti di qualunque attività di<br />
gestione <strong>dei</strong> rifiuti e reflui, esistono<br />
sistemi di conduzione sicuri e tecnologie<br />
di processo che permettono di condurre<br />
gli impianti in sicurezza.<br />
D’altro canto per gli impianti già presenti<br />
esiste un’endemica difficoltà di<br />
riconversione e ammodernamento che<br />
ha tempi e modi di realizzazione non<br />
sempre immediati.<br />
» Conclusioni<br />
La mancanza di una buona pratica di<br />
controllo degli odori almeno stagionale<br />
da parte <strong>dei</strong> gestori, piuttosto che di<br />
una legge specifica, è attualmente<br />
causa di diffidenza e/o malessere diffuso<br />
nella popolazione prossima agli<br />
impianti e di lunghe ed estenuanti dispute<br />
legali tra cittadini e gestori.<br />
La soluzione al problema riguarda:<br />
• l’aspetto scientifico e tecnico dell’accertamento<br />
realizzato attraverso il<br />
monitoraggio dell’odore con un<br />
approccio integrato;<br />
• l’aspetto sociale attraverso la promozione,<br />
da parte delle istituzioni e<br />
amministrazioni pubbliche, di una<br />
campagna di sensibilizzazione sulle<br />
tematiche legate all’importanza dell’odore<br />
diretta ai gestori ed ai cittadini.<br />
In sintesi, l’accertamento preventivo e<br />
la comunicazione ambientale sono le<br />
uniche soluzioni percorribili sulla strada<br />
della conciliazione ambientale per<br />
prevenire i disagi, i contenziosi legali e<br />
lo spreco di denaro conseguente.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
D. Rotilio e M. Desiderio, “Campionamento e<br />
Speciazione degli Odori”, Centro di Scienze<br />
Ambientali-Consorzio Mario Negri Sud.<br />
Polesello, “Guida alla scelta: Come quantificare un<br />
odore”, Laboratorio 2000, 04/2005.<br />
ENEA, “Tecnologie emergenti e gestione degli<br />
odori nel compostaggio”, 08/2001.<br />
P.Vroon, A.van Amerogen, H. de Vries - “<strong>Il</strong> seduttore<br />
segreto” - Editori Riuniti, 09/2003.<br />
L. Cortellini (ANPA), “La normativa in materia di<br />
odori: il quadro nazionale e gli orientamenti in<br />
ambito europeo”, in Odori Molesti: Normativa,<br />
Metodiche di Determinazione e Sistemi di<br />
Abbattimento, Atti del Convegno, Environment<br />
Park, Torino, 6/12/2000.<br />
C. Collivignarelli, V. Riganti, “<strong>Il</strong> Contenimento degli<br />
Odori negli Impianti di Trattamento di Acque e<br />
Rifiuti”, Seminario di Studio, Dip. Chim. Gen. Univ.<br />
Pavia, 23/05/1997.<br />
G. Andreottola, V. Riganti, “<strong>Il</strong> contenimento degli<br />
Odori negli Impianti di Trattamento di Acque e<br />
Rifiuti ”, in Gli odori e le sostanze odorigene, seminario<br />
di studio, 1997 Pavia.<br />
“A. Polesello, Analisi Elettrochimica, I Nasi<br />
Elettronici”, Laboratorio 2000, 05/1999
18 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Strumenti Gestionali<br />
nelle tecnologie chimiche<br />
di GIANNI GRASSO (Ministero Attività Produttive, DSPC), SSIP, Napoli<br />
Le metodologie di Knowledge Management<br />
(KM) possono essere utilmente<br />
finalizzate alla “cattura”, “conservazione”<br />
ed “utilizzo” anche della conoscenza<br />
applicativa nel campo delle tecnologie<br />
chimico-industriali, agro-chimico-industriali<br />
e biotecnologiche. In particolare<br />
i dati scientifici e tecnologici<br />
possono essere strutturati in informazioni<br />
di interesse applicativo mediante<br />
operatori come le matrici (modello<br />
generale del sistema e delle sue proprietà)<br />
ed i grafi (modelli di trasformazione<br />
del sistema). Se ne rendono così<br />
possibili applicazioni strumentali per<br />
una descrizione analitica di eventi tecnici<br />
complessi come ad esempio quelli<br />
ambientali, trasformazioni tecnologiche<br />
di processo e percorsi di formulazione<br />
di un prodotto industriale.<br />
Concetti semplici e generali di Teoria<br />
<strong>dei</strong> Sistemi possono essere utilmente<br />
impiegati proprio a tali scopi.<br />
La conoscenza formalizzata è la premessa<br />
della risoluzione di ogni problema,<br />
consentendone infatti la sua identificazione<br />
come problema astratto,spogliato<br />
di tutti gli elementi non-necessari<br />
e ridotto in termini di variabili ed operazioni<br />
che li elaborano. E’ ciò a rendere<br />
spesso del tutto simili problemi apparentemente<br />
anche molto diversi.<br />
La formalizzazione ne rappresenta le<br />
informazioni come strutture di dati da<br />
organizzarsi secondo algoritmi di ordinamento<br />
quali appunto matrici e grafi.<br />
» Analisi ed identificazione<br />
di un sistema tecnico.<br />
Utilizzo del modello<br />
analogico “sistema/<br />
ambiente” S/A<br />
Nel caso specifico di un “fatto” tecnico,<br />
il problema si presenta come necessità<br />
di “controllo” di un evento fisico a carico<br />
di un dato sistema in osservazione, di<br />
cui interessa interpretare le varie manifestazioni<br />
(= fenomeni, regolari o anomali)<br />
in termini di variabili di processo,<br />
Fig. 1 Modello analogico di "corpo-sistema": O(x, y, z) = sistema di<br />
riferimento spaziale con origine in O determinante ogni posizione<br />
interna P xyz o direzione r(θ, ρ), t o = 0 riferimento origine per la<br />
misura del tempo t. A = ambiente, S = sistema, P = parete-contorno,<br />
IN = stimolo, OUT = risposta, [T, P-σ-τ,n;N s /w, Φ l ; t]A =<br />
parametri di processo ovvero (T, P, n) = terna delle variabili di stato<br />
termodinamiche, σ-τ = sforzi meccanici, N s /w = carica microbica,<br />
Φ I = potenziale del campo di forze di intensità I Φ ,J E -J m<br />
flussi alla parete. M k = sub-sistemi o sub-strutture di S.<br />
stati e trasformazioni del sistema. Cioè<br />
come “proprietà unitarie”del sistema, la<br />
cui definizione nei termini <strong>dei</strong> 5 elementi<br />
unitari di sistema [“ingressi →<br />
strutture → interazioni → stati → uscite”,<br />
cfr. modello analogico “4D” di Fig. 1<br />
e Tab. 1] consente di cogliere appunto<br />
come “processo” o “divenire”, cioè sotto<br />
il profilo insieme tecnologico e termodinamico,<br />
le trasformazioni del sistema<br />
ad esse collegate. Duplice analogia:<br />
prodotto tecnologico = sistema termodinamico<br />
S in dato stato<br />
processo tecnologico = trasformazione<br />
di stato di S diretta dall’ ambiente A<br />
La descrizione di un processo tecnologico<br />
per “trasformazioni unitarie” affianca<br />
quella delle operazioni unitarie ingegneristiche,<br />
od azioni ambientali eseguite<br />
sul sistema (IN A = IN S ), complementandola<br />
per gli aspetti delle corrispondenti<br />
modificazioni di stato (Ψ i ) e struttura (…<br />
M k …) nel sistema; ossia per gli aspetti di<br />
termodinamica, cinetica e strutture<br />
Tab. 1. Elementi unitari di sistema, o variabili caratterizzanti di comportamento, delle leggi di sistema e delle sue variabili di stato<br />
Elementi unitari u Classi/categorie<br />
(variabili di interazione) (molteplicità <strong>dei</strong> significati)<br />
azioni IN S (≡ flussi J Z) 1 Z = trasporti: Q = calore, m = materia, mv = quantità di moto, n = moli, N s = microrganismi,<br />
E, H, E-H, G = energie di campo 2 ,W e,W t = energia meccanica 3<br />
strutture Mk elettronica, molecolare, colloidale, particolata, istologica, macro-, razionale astratta4 interazioni Ik primarie/secondarie di legame, relazionali gerarchiche-funzionali/quantitative<br />
stati Ψi dinamici Ψit (deterministici/indeterministici), di equilibrio Ψie, metastabili<br />
proprietà λ j (≡ OUT j,κ j) uscite/risposte OUT contingenti 5 , parametri/costanti di sistema<br />
leggi di sistema Lj relazioni 6: di bilancio IN/ACC-OUT, proprietà/struttura, di equilibrio, cinetiche<br />
variabili di stato termodinamiche chimiche: temperatura T, pressione P, componenti chimici n<br />
meccaniche: sforzi σ−τ, normali e tangenziali<br />
microbiologiche: microrganismi Ns di campo: intensità Iφ di campi2 1 bilanci in ingresso (Jz) IN espressi in [1/m2s1 ], cause dirette di trasformazione a loro volta prodotte da “forze motrici” di squilibrio, o cause remote<br />
o secondarie, quali differenze di temperature ΔT, concentrazioni Δc, potenziali ΔΦ etc. fra S ed A.<br />
2 campi statici/dinamici: elettrico E, magnetico H, elettromagnetico E-H (luminoso, UV, IR, MO etc.), gravitazionale G.<br />
3 energia di deformazione di S, statica (forze costanti a parete) o dinamica (forze pulsanti: vibrazioni, onde elastiche)<br />
4 elettroni, atomi, molecole, soluzioni; macromolecole, colloidi; sospensoidi, microrganismi; elementi istologici, compositi; componenti, fasi; elementi<br />
astratti: punti geometrici, superfici, strati, volumi, masse continue etc.<br />
5 bilanci in uscita (Jz) OUT, es. luminosità I in uscita dal sistema S, dopo attraversamento, rispetto a quella in entrata Io .<br />
6 fra le variabili del sistema, espresse in forma di correlazione analitica (modelli simbolici, equazioni) o grafica (diagrammi di stato, rappresentazioni<br />
grafiche).<br />
coinvolte nella trasformazione.<br />
Tale premessa di metodo garantisce la<br />
generalità di ogni ulteriore manipolazione<br />
<strong>dei</strong> dati classificati e ordinati su<br />
tale base. Con riferimento al modello analogico<br />
è possibile analiticamente descrivere<br />
un sistema noto o un caso in studio.<br />
In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 11 ottobre 2006 ed<br />
è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
• Case-study: corpo liquido biologico<br />
sottoposto a separazione centrifuga (es.<br />
latte). Si tratta di un sistema eterogeneo<br />
macroscopico (strutture M k = fasi<br />
acquosa W o “siero” e fase “oleosa-grassa”<br />
O o “crema”) che in ciascuna sua fase<br />
è a vari livelli ultrastrutturato su una<br />
base di dispersione: particolata grossolana,<br />
colloidale e molecolare (strutture<br />
M k : componenti cellulari frammentati,<br />
goccioline emulsionate O/W e W/O, sol<br />
colloidali proteici, componenti molecolari<br />
in soluzione come zuccheri, sali etc.).<br />
Composizione molecolare (sub-sistema<br />
chimico, caratterizzato dalla variabile di<br />
stato n; strutture M k = molecole e<br />
macromolecole: zuccheri, lipidi, proteine<br />
etc.) sia per quantità che qualità è<br />
variabile in relazione all’origine e provenienza<br />
della materia prima.<br />
Nella sua intera massa ed estensione<br />
fisico-geometrica (struttura M k = “corpo<br />
continuo” o insieme razionale <strong>dei</strong> suoi<br />
“punti” materiali costituenti), il sistema<br />
è esposto all’azione IN S di un campo di<br />
forze ultragravitazionale G radiale<br />
all’asse di rotazione della centrifuga<br />
(intensità I F dipendente dalla velocità<br />
di rotazione del sistema, variabile con<br />
la distanza dall’ asse); sotto questo profilo<br />
l’“oggetto” (= sistema S) è un corpo<br />
continuo mobile la cui parete, deformabile<br />
ma continua grazie alla tensione<br />
superficiale, è a contatto con quella<br />
interna del reattore contenitore ed è<br />
permeata dalle linee di forza del<br />
campo (ambiente A = reattore di contenimento<br />
e campo applicato G). L’ interazione<br />
S/A produce nel sistema un<br />
campo di forze e conseguenti interazioni<br />
locali I k che si esercitano fra le particelle<br />
in moto ed il mezzo resistente<br />
(flusso di particolato in mezzo viscoso):<br />
forze centrifughe di sedimentazione<br />
indotte contrastate da quelle di attrito<br />
del mezzo secondo le leggi dell’ idrodinamica.<br />
Nel corpo continuo, alla descrizione<br />
del campo gravitazionale G si<br />
sovrappone quella del campo delle<br />
velocità v nella sua massa fluida, così<br />
come prodottosi per effetto del flusso<br />
lungo le sue pareti di contenimento.<br />
A date condizioni T, P ed n (composizione<br />
definita), la variabile che condiziona<br />
lo stato del sistema è l’ accelerazione<br />
centrifuga ng del campo, che è direttamente<br />
correlata alla sua intensità, superiore<br />
di n volte a quella gravitazionale<br />
terrestre g. In termini di leggi di sistema<br />
L j , l’ equazione della velocità di sedimentazione<br />
v G = 2(ρ - ρ 0 ) (ng)( d/2) 2 /9η,<br />
relaziona le “risposte” v G osservabili in S<br />
per particelle di data dimensione (diametro<br />
d) e densità ρ a fronte degli “stimoli”o<br />
accelerazioni ng in ingresso, con<br />
proporzionalità data dalla viscosità η e<br />
densità ρ 0 del mezzo quali “costanti”del<br />
sistema; distinzione fra sedimentazione<br />
propriamente detta (ρ > ρ 0 ) e scrematura<br />
(ρ < ρ 0 ). <strong>Il</strong> sistema è in stato dinamico<br />
dal momento dell’ applicazione<br />
del campo centrifugo ed evolve verso<br />
uno stato di equilibrio: dall’ iniziale<br />
stato omogeneo macroscopico, descri-<br />
Fig. 2. Analisi ed identificazione del sistema: corpo liquido in corso di centrifugazione<br />
vibile in termini tecnologici come<br />
monofasico acquoso W (in realtà di<br />
microemulsione O/W), il sistema si trasforma<br />
verso lo stato finale bifasico, a<br />
due fasi distinte e separate W ed O, con<br />
una legge dinamica m O (t) di evoluzione<br />
quantitativa temporale della massa m O<br />
di fase O gradualmente separata da W<br />
(cfr. in S linea di separazione O-W a<br />
distanza radiale x′ in direzione del<br />
campo G). Le due fasi ottenute, tuttavia,<br />
non sono completamente prive l’una<br />
dell’ altra (fase acquosa W disperdente<br />
ancora una pur minima frazione di O e<br />
viceversa), in dipendenza dell’ intensità<br />
(ng) e prolungamento (t) dell’ azione<br />
centrifuga e delle caratteristiche iniziali<br />
intrinseche del sistema (particolato d,ρ;<br />
mezzo disperdente η, ρ 0 ).<br />
Oltre a tali fattori, influente è anche la<br />
“forma” idrodinamica delle particelle<br />
(struttura M k = colloidi dispersi), per es.<br />
conformazione delle macromolecole,<br />
nel caso generale approssimabile a<br />
quella di un ellissoide di rotazione più<br />
o meno allungato (ellitticità), che<br />
influenza la loro velocità di moto in<br />
quanto l’ equazione di sedimentazione<br />
viene ricavata per particelle supposte<br />
DAGLI ISCRITTI« 19<br />
di forma sferica. Un’ altra variabile è l’<br />
interazione I k fra la particella ed il<br />
mezzo disperdente, per es. idratazione<br />
nel mezzo acquoso, effetto che comporta<br />
un aumento della viscosità di<br />
quest’ ultimo. Da approfondire descrizione<br />
macro- spazio-temporale del<br />
sistema (M k = “corpo continuo”) e fenomenologia<br />
micro- (M k = sub-sistema<br />
colloidale), relativa ai 2 sub-sistemi critici<br />
del processo.<br />
Argomenti e concetti gestiti: identificazione<br />
di un sistema e sua definizione<br />
in termini di linguaggio sistemico<br />
(modello analogico sistema/ambiente<br />
o di interazione S/A), “trasporti”, strutture<br />
unitarie, caratterizzazione statistica,<br />
variabili, parametri di sistema, riferimenti<br />
spazio-temporali, interazioni<br />
interne ed esterne, stati di sistema (statica<br />
e dinamica), contesto o situazione<br />
“al contorno“ (sovra-sistemi di livello<br />
superiore, ambiente), parete, leggi di<br />
sistema, controllo.<br />
» Analisi ed identificazione<br />
di una proprietà tecnica<br />
intesa come processo.<br />
Utilizzo di matrici di<br />
descrizione S/A<br />
La formalizzazione dell’ oggetto della<br />
sperimentazione attraverso l’ analisi<br />
come “sistema”è dunque il primo passo<br />
di metodo. In tal modo il tradizionale<br />
criterio di classificazione disciplinare in<br />
proprietà chimiche, colloidali, microbiologiche,<br />
fisico-meccaniche etc., può<br />
trovare una simbolica e unificata rappresentazione<br />
laddove ad ogni proprietà<br />
OUT di dato enunciato-stringa j
20 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Tab. 2 - Case-study “punto di gelo”. Sviluppo della Matrice “Principi-Proprietà”<br />
Proprietà j Azioni IN S Strutture M k 2 Interazioni I k 3 Stati Ψ i 4 Proprietà λ j 5<br />
(enunciati) (J Z 1 ) (sub-sistemi) (Ψie, Ψ it) (OUT j, κ j)<br />
Leggi L j-L jk<br />
punto di gelo soluzione acquosa secondarie equilibrio - abbassamento<br />
(es. “punto di gelo” di una soluzione) e<br />
quantificazione data dal parametrovalore<br />
λ j di interazione S/A (es. costante<br />
crioscopica, abbassamento crioscopico)<br />
venga associata la combinazione<br />
(IN, M k , I k , Ψ ik , OUT) j degli elementi unitari<br />
di sistema che la descrivono (Tab.<br />
2). Ogni possibile “caso” di proprietà<br />
osservabile è così esplicitabile nei suoi<br />
elementi descrittivi in forma tabellare.<br />
“Proprietà”, quindi, nel significato più<br />
ampio di “processo”, concetto che comprende<br />
quello di trasformazione termodinamica<br />
o “cammino” Ψ 1 →Ψ 2 del<br />
sistema, dallo stato iniziale a quello<br />
finale; “proprietà”, cioè, come sequenza<br />
<strong>dei</strong> vari step della sua produzione, dall’<br />
ingresso in S dello stimolo, alla sua interazione<br />
col sistema o corrispondente<br />
trasformazione Ψ 12 , all’uscita da S<br />
come risposta:<br />
j = = f j (IN, M k , I k ,Y ik , OUT-k) j proprietà<br />
unitaria (come funzione)<br />
Ogni proprietà va precisata come concetto<br />
duale, presentando sempre una<br />
doppia descrizione statica/dinamica di<br />
cui una complementare dell’ altra: 1)<br />
stato Ψ ke di equilibrio per le proprietà<br />
statiche, descritte dalle varie costanti di<br />
equilibrio strutturali K N o dalle costanti<br />
- solvatazione,ΔHSOLV c.te K Ne crioscopico ΔT c<br />
- cristallizzazione,ΔHCRIST - punto eutetticoT E<br />
- c.te crioscopica k c<br />
congelamento trasporto di Q - film limite - barriere al trasporto dinamica - c.te di adduzione h<br />
- molecole - vibrazioni/urti molecolari c.te k Nt - c. te conducibilità k<br />
- particelle - vibrazioni/urti particellari<br />
1 Z = entità trasportata nella struttura: Q = calore, m = materia, n = moli, q = carica elettrica, mv = quantità di moto, NS = microrganismi; INS = operazioni unitarie della trasformazione (azioni termiche, diffusive, chimiche, elettriche, fluido-meccaniche, fermentative etc.); JZ = dZ/Adt<br />
flusso della grandezza Z, relazionato a “cause primarie” quali i gradienti <strong>dei</strong> potenziali motori (= “forze motrici” <strong>dei</strong> trasporti) o le ddp fra i “poli”<br />
<strong>dei</strong> campi (= “sorgenti generatrici”).<br />
2 modelli iconici della struttura, informazioni di grandezze geometriche come distanze, linee, superfici/contorni, volumi etc., memorizzate come<br />
punti di immagini in scala del sistema o sub-sistema.<br />
3 legami chimici della struttura, secondari (idrogeno etc.) o primari, descrivibili parametricamente come “intensità”/entalpie ΔH di formazione<br />
di legame o come funzioni di energia di legame Ep = Ep(x) variabile sulla distanza o ancora come energie di attivazione ΔHa(stati dinamici, di<br />
non-equilibrio o trasformazione), oppure come relazioni e rapporti fra e nelle varie strutture, gerarchici (dipendenza fra livelli strutturali), funzionali<br />
(interazioni organizzative) o quantitativi (rapporti fra le popolazioni) resi come stringhe alfabetiche di descrizione o numeriche di composizione.<br />
In stato dinamico, le interazioni interfase S/A e in S, se questo è una matrice eterogenea, includono anche quelle di resistenza opposta<br />
ai trasporti di materia ed energia, significate dagli strati limite stagnanti.<br />
4 condizione, di equilibrio o dinamica, della trasformazione del sistema (Ψ12 = Ψe1 →Ψt→Ψe2), riferita al significato della proprietà quale<br />
prevalentemente e comunemente inteso, atteso che entrambi gli aspetti statici/dinamici ne concorrono se pur con diverso peso tecnologicoapplicativo,alla<br />
definizione fenomenica; viene generalmente resa,nei due casi,rispettivamente mediante diagrammi di stato o costanti di equilibrio<br />
KNe del sistema e sue curve cinetiche, costanti cinetiche kNt (N = Nk popolazione del sistema o del sub-sistema cui si riferisce la condizione),<br />
diagrammi degli stati dinamici etc. Diagrammi di stato e curve cinetiche sono entrambi funzioni matematiche; nel primo caso sono applicazioni<br />
DΨ che associano in corrispondenza biunivoca ad ogni stato æi del sistema la terna o quaterna delle possibili variabili di stato, es. funzione<br />
DΨ = DΨ( xB,T; P = cost) per il diagramma di fase di una soluzione acquosa binaria di componenti A e B di composizione xB in cui sono<br />
direttamente “leggibili”le proprietà del sistema (es.abbassamento crioscopico ΔTC, punto eutetticoTE); nel secondo caso sono funzioni del tipo<br />
Nk = Nk(t) o λj = λj (t).<br />
5 parametrizzazione della proprietà nelle costanti Îj del sistema (c.te = coefficiente/costante delle relazioni IN/OUT tipo OUT = λj IN) o nei valori<br />
numerici OUTj in uscita che la quantificano.<br />
k j fenomenologiche; 2) stato dinamico<br />
Ψ kt per le proprietà cinetiche, descritte<br />
dalle varie costanti di velocità k N .<br />
• Case-study: punto di gelo, proprietà<br />
collegata alle tecnologie del surgelamento.<br />
<strong>Il</strong> punto di gelo di un ortofrutto<br />
(= proprietà j) è una sua proprietà<br />
osservabile in seguito ad un tr(asporto)<br />
termico operato da una diminuzione<br />
esterna ΔT di temperatura (IN S = trasporto<br />
di Q), collegata alla frazione di<br />
sostanza liquida in esso presente, corrispondente<br />
alla sua soluzione fisiologica<br />
(= struttura M k ), fra i cui componenti<br />
molecolari o elettrolitici sono attive<br />
interazioni secondarie a corto e lungo<br />
raggio (= I k ), e quantitativamente<br />
descrivibile, in condizioni di equilibrio<br />
del sistema (= stato Ψ ik ), come punto<br />
eutettico T E in un diagramma di stato<br />
bifasico acqua-componenti e come<br />
punto crioscopico ΔT c (= risposta OUT j )<br />
in base alla legge di abbassamento<br />
crioscopico ΔT c = k c m (= L j ) con costante<br />
crioscopica k c (= parametro di sistema<br />
κ j ; κ j ≡λ j ) e concentrazione molale<br />
m caratteristica del sistema. I parametri<br />
ΔT c e T E segnano gli estremi dell’ intervallo<br />
di solidificazione che più correttamente<br />
va considerato al posto del<br />
“punto” di gelo.<br />
Argomenti e concetti gestiti: proprietà<br />
come “processo”, proprietà resa in termini<br />
“unitari”, “matrice principi-proprietà”,<br />
proprietà come “riga”di matrice,“sintassi”<br />
{IN j , M k , I k , Ψ ik , OUT j -κ j } della proprietà<br />
come “regola termodinamica” di<br />
trasformazione del sistema.<br />
» Analisi ed identificazione<br />
di un problema tecnico:<br />
problem setting, problem<br />
solving. Utilizzo di grafi<br />
di descrizione S/A<br />
E’ possibile applicare all’ investigazione<br />
di un “fatto tecnico”(caso in studio, problema,<br />
evento, anomalia, trasformazione<br />
tecnologica etc.) l’ approccio del<br />
problem setting basato sull’ identificazione<br />
del sistema e delle proprietà<br />
coinvolte (cfr. punti 1 e 2) e quello del<br />
problem solving basato su un diagramma<br />
“causa-effetto”, o più correttamente<br />
“grafo”, di sistema.<br />
A tal fine è conveniente strutturare lo<br />
studio del problema secondo lo schema<br />
<strong>dei</strong> quesiti cruciali di Fig. 3, le cui<br />
risposte sono appunto decodificabili in<br />
base alla descrizione sistemica e alle 5<br />
classi fondamentali di elementi unitari.<br />
Un grafo causa-effetto S/A aiuta a selezionare<br />
le combinazioni in maniera<br />
strutturata: si seleziona l’ effetto (=<br />
stato finale del sistema Ψ 2 ) e si ritorna<br />
indietro nel grafo esaminando tutte le<br />
combinazioni di cause che lo determinano<br />
o condizionano.<br />
In tutte le configurazioni applicative di<br />
Figg. 4-6, il diagramma causa-effetti si<br />
presenta come uno strumento di contestualizzazione<br />
della conoscenza,<br />
espressamente prodotta ed utilizzata<br />
in un particolare contesto (ambiente A)<br />
o “caso”di studio (sistema S, interazione<br />
S/A in direzione A → S). Esso si presta<br />
come schema di informazioni strutturate<br />
per la diagnosi di anomalie, incidenti,<br />
difetti o eventi da cause ignote o<br />
senza cause apparenti.<br />
• Eventi problematici. Un primo ambito<br />
applicativo è quello dell’ analisi, condotta<br />
in chiave sistemica, delle proprietà<br />
articolate che presiedono ad eventi<br />
problematici.<br />
Case-study n. 1, Evento di contaminazione-migrazione.<br />
E’ un “fatto”, osservato<br />
in un determinato contesto (specifico<br />
oggetto-sistema S esposto ad una<br />
specifica situazione al contorno o<br />
ambiente A), riconducibile alle proprie-
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Fig. 3. Elementi unitari e termini della descrizione sistemica come componenti della trasformazione secondo un diagramma cause-effetti S/A<br />
(singolo blocco elementare). Evidenziata nel riquadro la chiave di lettura realizzativa (modalità, spazio-temporale e strutturale) dell' evento.<br />
R Z = R IN; cause circostanziali, remote o indirette (azioni di esecuzione, controllo o regolazione delle precedenti azioni (es.da automatismi, umane,<br />
manuali) oppure azioni fortuite)<br />
Ψ j*; stato merceologico del sistema (variabili di caratterizzazione … λ j -λ jk …)<br />
A; ambiente della trasformazione (ciclo di produzione, laboratorio, ciclo di vita)<br />
I k; interazioni nel sistema (struttura k); aspetti delle interazioni in S esaminati indirettamente in termini degli effetti osservabili; cioè stabilità e<br />
coesione di S nei loro vari aspetti: inerzia/ reattività chimica, rigidità/ resistenza meccanica, fluidità/consistenza reologica, stabilità fasica e volatilità<br />
etc.<br />
(x, y, z) A; spazio, collocazione spaziale del fenomeno in A (punto critico, origine, sorgente; punto di intervento)<br />
I(…) = “immagine” di …,“modello” di …<br />
Fig. 4. Diagramma cause-effetti S/A. Proprietà di trasporto collegate alla contaminazione-migrazione<br />
tà di apporto dall’ esterno e di diffusione<br />
all’ interno. <strong>Il</strong> fenomeno, sotto il profilo<br />
<strong>dei</strong> livelli di interazione, avviene a<br />
carico di una data specie molecolare<br />
“migrante” (componente critico della<br />
composizione n del sistema, ovvero<br />
popolazione molecolare M k in origine<br />
di A) che “viaggia” attraverso le varie<br />
specie molecolari (composizione n) e<br />
strutture (“cavità”, microfasi, discontinuità<br />
fra di esse, elementi anisotropi<br />
diversamente orientati come fibre, etc.)<br />
DAGLI ISCRITTI« 21<br />
del materiale di S (varie M k ∈ S). Tale<br />
trasmissione, condizionata dall’ energia<br />
cinetica molecolare del sistema (T),<br />
avviene di sito attivo in sito attivo della<br />
matrice, con un meccanismo attivato<br />
(energia di attivazione E a ) di continua<br />
rottura e riformazione di legami secondari<br />
di coordinazione (I k ) fra la molecola<br />
migrante e le molecole componenti<br />
la matrice. Origine e causa prima di<br />
questa fenomenologia è la sorgente<br />
R IN = R IN (x, t) della contaminazione,<br />
definita spazio-temporalmente come<br />
sito e accadimento dell’ evento. A questa<br />
descrizione, di trasporto interno, va<br />
affiancata quella del trasporto esterno<br />
od “apporto” o “adduzione”, regolata<br />
dalla movimentazione <strong>dei</strong> fluidi di contatto<br />
col sistema o dal contatto con i<br />
solidi e dal conseguente trasferimento<br />
di materia attraverso gli stati limite alle<br />
interfasi (varie M k esterne ad S, come le<br />
fasi a contatto, e comuni sia ad S che ad<br />
A, come appunto gli strati limite).<br />
• Trasformazioni tecnologiche (processi).<br />
Un secondo ambito di impiego<br />
di tali costruzioni grafiche è anche<br />
quello della conoscenza tecnologica di<br />
processo dove, con riferimento ad un<br />
intero ciclo produttivo di trasformazione,<br />
dalla materia prima Ψ 1 al prodotto<br />
finito Ψ 2 attraverso i vari intermedi o<br />
semilavorati di stati Ψ A , Ψ B …, esse<br />
possono essere combinate in serie.<br />
Case-study n. 2. Processo tecnologico<br />
conciario. La trasformazione della pelle<br />
grezza in cuoio comporta il preventivo<br />
condizionamento e isolamento del reticolo<br />
dermico del collagene, la sua stabilizzazione<br />
chimica verso l’ attacco batterico,<br />
il conferimento di opportune<br />
proprietà funzionali (colore, compattezza,<br />
cedevolezza/elasticità e consistenza<br />
viscoelastica) e “copertura” protettiva. A<br />
parte va considerato il primo stadio,<br />
semitecnologico (allevamento, macellazione),<br />
della produzione della materia<br />
prima grezza. Ogni singolo step di<br />
trasformazione (aree tratteggiate in<br />
figura) va ulteriormente “esploso” in termini<br />
di elementi unitari e termini della<br />
descrizione sistemica, come nel grafo<br />
generale presentato all’ inizio: variabili<br />
di stato del sistema, di caratterizzazione<br />
spazio-tempo, di meccanismi di step, di<br />
leggi di sistema etc.<br />
• Formulazioni di prodotto. Un terzo<br />
ambito applicativo, infine, è quello<br />
della conoscenza tecnologica di formulazione<br />
di prodotto, o trasformazione
22 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
dell’ insieme degli ingredienti nel prodotto<br />
formulato, dove gli stadi sono<br />
quelli di aggiunta e miscelazione oppure<br />
estrazione <strong>dei</strong> vari componenti (=<br />
ingredienti) del sistema.<br />
Case-study n. 3. Formulazione di un<br />
preparato farmaceutico. Un preparato<br />
farmaceutico, per es. nella forma di “pillola”,<br />
comporta un bilanciamento della<br />
composizione in funzione del “campo”<br />
o “spettro” delle proprietà funzionali<br />
<strong>dei</strong> singoli componenti, per es. il “filler”<br />
dà “corpo”al preparato al fine di dimensionarlo<br />
in modo ottimale per l’ uso<br />
(composizione ≈ 90 - x %, essendo x =<br />
principio attivo) ed è solubile laddove il<br />
principio attivo sia insolubile.<br />
Naturalmente ogni singolo step (aree<br />
tratteggiate in figura) va ulteriormente<br />
“esploso” in termini di variabili di stato<br />
Fig. 5. Trasformazione tecnologica a stadi (A, B, C, D) dalla materia prima (morfogenesi naturale M, stadio iniziale), analizzata con un grafio<br />
cause-effetti con blocchi collegati in serie (circuito a blocchi, in tratteggio). Caso di una trasformazione conciaria.<br />
Fig. 6. Formulazione di prodotto analizzata secondo un diagramma cause-effetti. Caso di un preparato farmaceutico in “pillole”, con componenti<br />
le cui sole variabili descrittive riportate sono le rispettive proprietà funzionali f.<br />
del sistema, di caratterizzazione spaziotempo,<br />
di meccanismi di step, di leggi<br />
di sistema etc.<br />
Argomenti e concetti gestiti: strumenti<br />
e metodologie di analisi di un problema,<br />
decodificazione della trasformazione<br />
in termini delle possibili variabili e<br />
modelli descrittivi, ricerca <strong>dei</strong> punti critici<br />
del processo.<br />
» Conclusioni<br />
Lo schema matriciale righe-colonne,<br />
partendo dalla definizione e proprietà<br />
di “sistema” indirizza quindi verso: 1)<br />
percorsi di aggregazione della conoscenza<br />
per “proprietà”; 2) l’ accumulazione<br />
ordinata di successiva conoscenza<br />
per sovrapposizione di nuove righe<br />
(“impilazione” strutturata); 3) il collegamento<br />
al problema tecnologico specifico<br />
attraverso il cammino verso la soluzione,<br />
lungo il percorso dettagliato del<br />
grafo causa-effetto, in cui i dati scientifico-tecnici<br />
sono collegati da una relazione<br />
di causalità. La raccolta strutturata<br />
di tali dati, ne apre alla possibilità di<br />
archiviazione computerizzata ed utilizzo<br />
come base di dati.<br />
RIFERIMENTI<br />
1 Grasso G., Comite G. Criteri generali per una codificazione<br />
di “buona prassi tecnologia”: Proprietà<br />
<strong>dei</strong> prodotti agroindustriali come proprietà di<br />
“processo” e loro Deployment su matrici e grafi,<br />
Qualità, Rivista dell’ AICQ 36, (10), 7, 2006.<br />
2 Grasso G., Verso una codificazione di “Buona<br />
Prassi Tecnologica”, <strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> italiano, (1), 18, 2005.<br />
3 Grasso G., Introducing bioorganic materials and<br />
commodities properties as “unit properties”, La<br />
Chimica e l’ Industria 2003, 85 (6), www.ilb2b.it.<br />
4 Grasso G., Bioorganic materials from the “unit<br />
structures”viewpoint, La Chimica e l’ Industria 2002,<br />
84 (1), 43, www.ilb2b.it<br />
5 Grasso G., Comite G., Criteri generali per una codificazione<br />
di “buona prassi tecnologica”: il campo<br />
delle tecnologie di trasformazione <strong>dei</strong> prodotti<br />
agroindustriali Qualità, Rivista dell’ AICQ 35, (3), 7,<br />
2005. Versione integrale “Web” su sito www.aicq.it
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
DAGLI ISCRITTI« 23<br />
Utilizzo del biossido di cloro<br />
e formazione di cloriti, clorati<br />
e aox: studio in impianto<br />
pilota sugli effetti dell’impiego<br />
di sali ferrosi e GAC<br />
di Valeria Azara*, Giovanni Maria Bacchitta*, Elisabetta Bois**, Alessandra Carucci**,<br />
Alessandra Del Rio*, Ombretta Lecca**, Paola Pin*, Paola Piro* e Paolo Vargiu*<br />
» Fase del “Bianco”<br />
Calcolando la percentuale di clorito<br />
presente nella soluzione di biossido di<br />
cloro prodotto dal generatore per la<br />
preossidazione e riferendo questa percentuale<br />
ai dosaggi è stata determinata<br />
la concentrazione di clorito derivante<br />
dal generatore di biossido di cloro;<br />
sottraendo questa concentrazione alla<br />
concentrazione totale è stata calcolata<br />
la concentrazione di cloriti formatisi in<br />
seguito al processo di preossidazione.<br />
Nella figura n.4 sono quindi riportate le<br />
concentrazioni <strong>dei</strong> cloriti formati nel<br />
processo di preossidazione, calcolati<br />
come differenza fra i totali e quelli derivanti<br />
dal generatore di biossido di<br />
cloro, nel periodo della sperimentazione<br />
denominato “bianco”.<br />
Figura n.4: Cloriti totali, cloriti derivanti dal generatore di biossido di cloro e cloriti da processo<br />
in preossidazione<br />
La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
totali dopo la preossidazione è di 2,40<br />
mg l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
derivanti dal generatore è di 0,14<br />
mg l -1 , pari al 5,8 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la<br />
concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />
in seguito al processo di preossidazione<br />
è di 2,27 mg l -1 .<br />
La percentuale media di formazione<br />
<strong>dei</strong> cloriti in preossidazione rispetto al<br />
biossido di cloro consumato nella stessa<br />
fase del processo risulta del 68%.<br />
Nella figura n.5 è riportata la correlazione<br />
tra concentrazione <strong>dei</strong> cloriti formati<br />
in preossidazione ed il biossido di cloro<br />
consumato nella preossidazione: vi è<br />
una significativa correlazione r 2 = 0,81.<br />
Nella figura n.6 sono riportate le concentrazioni<br />
<strong>dei</strong> cloriti totali, di quelli<br />
derivanti dal generatore di biossido di<br />
*Ente Autonomo del Flumendosa – Servizio Salvaguardia del Territorio e Tutela delle Acque - Cagliari<br />
**DIGITA, Università degli Studi di Cagliari<br />
parte 2°<br />
cloro e di quelli formati nel processo di<br />
post-disinfezione del periodo della<br />
sperimentazione denominato “bianco”.<br />
La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
totali dopo la post-disinfezione è di<br />
0,42 mg l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong><br />
cloriti derivanti dal generatore è di 0,21<br />
mg l -1 , pari al 48 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la<br />
concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />
in seguito al processo di postdisinfezione<br />
è, quindi, di 0,22 mg l -1 .<br />
La percentuale media <strong>dei</strong> cloriti formati<br />
in postdisinfezione rispetto al biossido<br />
di cloro consumato nella stessa fase<br />
del processo risulta del 66%.<br />
Nella figura n.7 è riportata la correlazione<br />
tra concentrazione <strong>dei</strong> cloriti formati<br />
in postdisinfezione ed il biossido di<br />
cloro consumato nella stessa fase: vi è<br />
una significativa correlazione r 2 = 0,95.<br />
Figura n.5: Relazione tra cloriti formati in preossidazione ed il biossido di cloro consumato<br />
in preossidazione
24 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Figura n.6: Cloriti totali, cloriti derivanti dal generatore di biossido di cloro e cloriti da processo in<br />
postdisinfezione<br />
Tab. 8: valori medi della concentrazione <strong>dei</strong> clorati in mg 1-1 nelle tre fasi della sperimentazione<br />
Fase della sperimentazione preossidazione postdisinfezione totale<br />
1: BIANCO 0,30 0,05 0,35<br />
2: CARBONI ATTIVI 0,18 0,05 0,23<br />
3: CLORURO FERROSO 0,21 0,06 0,27<br />
Le stesse considerazioni fatte per le fasi<br />
di preossidazione e di postdisinfezione<br />
possono essere ripetute considerando<br />
il processo nel suo insieme come<br />
somma, quindi, della preossidazione e<br />
della postdisinfezione.<br />
La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
totali è di 2,82 mg l -1 ; la concentrazione<br />
media <strong>dei</strong> cloriti derivanti dai due<br />
generatori è di 0,35 mg l -1 , pari al 12 %<br />
<strong>dei</strong> cloriti totali; la concentrazione<br />
media <strong>dei</strong> cloriti formatisi in seguito<br />
all’intero processo è di 2,47 mg l -1 .<br />
La percentuale media <strong>dei</strong> cloriti formati<br />
nell’intero processo rispetto al biossido<br />
di cloro consumato totale risulta del 68%.<br />
La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />
cloriti formati nell’intero processo ed il<br />
biossido di cloro consumato totale è<br />
risultata essere r 2 = 0,84.<br />
Analogamente ai cloriti, calcolando la<br />
concentrazione di clorato presente<br />
nella soluzione di biossido di cloro prodotta<br />
per la preossidazione (tabella<br />
n.4) e per la postdisinfezione (tabella<br />
n.5) e riferendo queste concentrazioni<br />
ai dosaggi, sono state calcolate le concentrazioni<br />
di clorato derivanti dai<br />
generatori di biossido di cloro; sottraendo<br />
queste concentrazioni alle<br />
concentrazioni totali determinate nelle<br />
due fasi del processo sono state calcolate<br />
le concentrazioni <strong>dei</strong> clorati formatisi<br />
in seguito al processo di preossidazione<br />
e di postdisinfezione.<br />
Nella tabella n.8 sono state riportate le<br />
concentrazioni <strong>dei</strong> clorati formati in<br />
preossidazione, di quelli formati in<br />
postdisinfezione e di quelli totali (come<br />
somma della fase di preossidazione e<br />
di postdisinfezione) relativi ai tre periodi<br />
della sperimentazione.<br />
Nella tabella n.9 sono state riportate le<br />
concentrazioni degli AOX formati dopo<br />
la preossidazione, dopo la postdisinfezione<br />
e quelli totali come somma quindi<br />
delle fasi di preossidazione e di postdisinfezione<br />
relativi ai tre periodi della<br />
sperimentazione.<br />
» Fase <strong>dei</strong> carboni attivi<br />
Nella figura n.8 è riportato l’andamento<br />
medio della concentrazione <strong>dei</strong> cloriti<br />
nella filiera di trattamento con carboni<br />
attivi: in uscita dai carboni attivi la<br />
concentrazione di clorito è inferiore al<br />
limite di rilevabilità strumentale (0,05<br />
mg l -1 ) e quindi l’abbattimento è pressochè<br />
quantitativo.<br />
La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
dopo la postdisinfezione è di 0,27 mg<br />
l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
derivanti dal generatore è di 0,05 mg<br />
l -1 , pari al 17 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la concentrazione<br />
media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />
in seguito al processo di postdisinfezione<br />
è quindi di 0,22 mg l -1 .<br />
La percentuale <strong>dei</strong> cloriti formati in<br />
postdisinfezione rispetto al biossido di<br />
cloro consumato nella stessa fase del<br />
processo risulta del 65%.<br />
La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />
cloriti formati in postdisinfezione ed il<br />
biossido di cloro consumato nella stessa<br />
fase è risultata r 2 = 0,90.<br />
Le concentrazioni medie <strong>dei</strong> clorati formati<br />
in questa fase sono riportate nella<br />
tabella n.8.<br />
I valori medi degli AOX in questa fase<br />
Figura n.7: relazione tra i cloriti formati in postdisinfezione ed il biossido di cloro consumato in<br />
postdisinfezione<br />
Tab. 9: valori medi della concentrazione degli AOX in g 1-1 nelle tre fasi della sperimentazione<br />
Fase della sperimentazione preossidazione postdisinfezione totale<br />
1: BIANCO 180 21 201<br />
2: CARBONI ATTIVI 213 19 232<br />
3: CLORURO FERROSO 161 26 187<br />
sono riportati, invece, nella tabella n. 9.<br />
» Fase di cloruro ferroso<br />
Nella figura n.9 è stato riportato l’andamento<br />
medio della concentrazione <strong>dei</strong><br />
cloriti nella filiera di trattamento con cloruro<br />
ferroso, dosato in quantità stechiometrica<br />
secondo la seguente reazione:<br />
4 Fe2+ - + 3+ - + ClO2 + 4 H → 4 Fe + Cl + H2O Come si vede chiaramente dalla figura<br />
l’abbattimento del clorito è pressochè<br />
totale (clorito residuo
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Figura n.8: andamento medio <strong>dei</strong> cloriti nella filiera di trattamento con carboni attivi<br />
Figura n.10: relazione tra dosaggio percentuale di cloruro ferroso (rispetto al dosaggio<br />
stechiometrico) e clorito residuo<br />
nuire del dosaggio del ferroso aumenta<br />
la quantità di clorito residuo.<br />
<strong>Il</strong> potenziale RedOx (figura n.11) è un<br />
ottimo parametro per il controllo della<br />
reazione in quanto consente di monitorare<br />
l’avvenuto processo di ossido-riduzione.<br />
Infatti l’avvenuta reazione di ossido-riduzione<br />
è accompagnata da una<br />
netta diminuzione del potenziale RedOx<br />
che aumenta poi con la postdisinfezione.<br />
Dai dati di letteratura [2] risulta che nei<br />
trattamenti che utilizzano policloruro<br />
di alluminio (PAC) come flocculante è<br />
ipotizzabile una riduzione del dosaggio<br />
del PAC con l’uso del cloruro ferroso<br />
in quanto lo ione ferroso nel processo<br />
di riduzione del clorito si ossida a<br />
ione ferrico che presenta buone qualità<br />
flocculanti.<br />
Da prove di Jar-test eseguite in impianto<br />
pilota è risultato che il dosaggio di<br />
ferroso in quantità stechiometriche<br />
rispetto ai cloriti non migliora il processo<br />
di flocculazione per cui le prove eseguite<br />
con ferroso sono state realizzate<br />
con un dosaggio congiunto ferroso (in<br />
quantità stechiometriche rispetto ai<br />
cloriti) e PAC (dosaggio invariato).<br />
La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />
totali dopo la postdisinfezione è di 0,30<br />
mg l -1 ; la concentrazione<br />
media <strong>dei</strong><br />
cloriti derivanti dal<br />
generatore è di<br />
0,07 mg l -1 , pari al<br />
23 % <strong>dei</strong> cloriti totali;<br />
la concentrazione<br />
media <strong>dei</strong><br />
cloriti formatisi in<br />
seguito al processo<br />
di postdisinfezione<br />
è di 0,23 mg l -1 .<br />
La percentuale di<br />
formazione <strong>dei</strong> cloriti<br />
in postdisinfezione<br />
rispetto al<br />
biossido di cloro consumato nella stessa<br />
fase del processo è risultata del 67%.<br />
La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />
cloriti formati in postdisinfezione ed il<br />
biossido di cloro consumato nella stessa<br />
fase è risultata essere r 2 = 0,97.<br />
Le concentrazioni medie <strong>dei</strong> clorati<br />
formati in questa fase sono riportate<br />
nella tabella n.8; i valori medi degli AOX<br />
in questa fase sono riportati nella<br />
tabella n. 9.<br />
Dai risultati ottenuti si può osservare<br />
che i processi di abbattimento <strong>dei</strong> cloriti<br />
messi in atto in impianto pilota non<br />
DAGLI ISCRITTI« 25<br />
Figura n.9: andamento medio <strong>dei</strong> cloriti nella filiera di trattamento con cloruro ferroso dosato in<br />
quantità stechiometrica<br />
Figura n.11: andamento medio del potenziale redox nella filiera di trattamento con cloruro ferroso<br />
Fig. 12 - Concentrazione <strong>dei</strong> clorati totali, <strong>dei</strong> clorati da processo e <strong>dei</strong> clorati derivanti dai<br />
generatori di biossido di cloro dell’impianto<br />
influenzano il processo di formazione<br />
<strong>dei</strong> clorati, perciò tutte le considerazioni<br />
successive sono state fatte considerando<br />
tutti i dati relativi ai clorati indipendentemente<br />
dal periodo della sperimentazione<br />
in cui sono stati prodotti.<br />
Nella figura n. 12 sono state riportate le<br />
concentrazione <strong>dei</strong> clorati totali, di quelli<br />
derivati dai generatori del biossido di<br />
cloro e di quelli formati in seguito al processo<br />
di disinfezione adottato in impianto<br />
pilota. La % <strong>dei</strong> clorati derivanti<br />
dai generatori di biossido di cloro è risultata<br />
del 67% rispetto ai clorati totali.
26 » DAGLI ISCRITTI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
La biblioteca chimica:<br />
cartacea o elettronica?<br />
di ALBERTO GIRELLI<br />
Da qualche anno è invalsa la tendenza,<br />
da parte di editori di pubblicazioni<br />
scientifiche in generale e di<br />
Chimica in particolare, a limitare o addirittura<br />
a cessare la distribuzione del<br />
proprio prodotto in veste “cartacea”. E’<br />
evidente che Internet ha rappresentato<br />
una rivoluzione del sistema informativo<br />
anche scientifico, tuttavia si sta verificando<br />
un certo ripensamento sull’opportunità<br />
di cessare la pubblicazione<br />
tradizionale a favore del “tutto on-line”.<br />
E’ anche evidente che agli editori costa<br />
assai meno non stampare e limitarsi a<br />
caricare i testi - opportunamente già<br />
passati sotto i referee - nel proprio “sito”.<br />
Ma non pochi colleghi <strong>Chimici</strong> storcono<br />
alquanto il naso e non gradiscono<br />
l’approccio via Internet alla consultazione<br />
della letteratura in via di formazione<br />
e, almeno si spera, di progresso.<br />
<strong>Il</strong> futuro delle biblioteche chimiche è<br />
stato affrontato recentemente dalla<br />
ACS [1] e ripreso in una lettera allo stesso<br />
giornale [2] .<br />
La redattrice [1] ha trattato prevalentemente<br />
il fatto che molte università USA<br />
tendono a dotarsi di una sola biblioteca<br />
multidisciplinare, da sostituire a più<br />
strutture dedicate a singole scienze e<br />
tecnologie, riferibili ai corrispondenti<br />
dipartimenti o centri di ricerca.<br />
Riferendosi a un caso specifico, ha rammentato<br />
che da molti anni una biblioteca<br />
chimica universitaria si è trovata<br />
[1] S.L. Rovner, Chem. Eng. News, 10 ottobre 2005, 52;<br />
[2] G. Fraenkel, id., 22 maggio 2006, 3.<br />
senza lo spazio necessario a continuare<br />
a ricevere le riviste ritenute necessarie;<br />
il problema era stato risolto dall’università<br />
costruendo e attrezzando una<br />
biblioteca interdisciplinare.<br />
Un’indagine nel 2005 presso 113 università<br />
USA per sapere se e come hanno<br />
risolto il problema della biblioteca chimica<br />
ha mostrato che tra le 85 rispondenti<br />
solo 19 avevano ancora una<br />
biblioteca dedicata e 7 tra esse prevedevano<br />
di accorpare più biblioteche in<br />
una sola struttura multidisciplinare.<br />
Tornando ora alla considerazione dell’attuale<br />
tendenza a sostituire biblioteche<br />
e singole riviste dall’impostazione<br />
tradizionale “cartacea” a quella “elettronica”,<br />
riconosco che in generale, qualunque<br />
proposta innovativa incontra l’opposizione<br />
o quanto meno un certo<br />
scetticismo tra i cultori più anziani della<br />
materia, tuttavia mi sembra opportuno<br />
diffidare di taluni aspetti del sistema<br />
basato su Internet per la diffusione <strong>dei</strong><br />
risultati delle ricerche chimiche e affini.<br />
E’ certamente facile ai possessori di un<br />
PC e di una stampante, entrambi oggi<br />
di basso costo,“scaricare” da Internet un<br />
articolo di interesse.<br />
Tuttavia, dopo i primi entusiasmi si<br />
ritiene oggi che il sistema della rete sia<br />
soltanto una raccolta di informazioni di<br />
ogni genere, priva di controllo a monte<br />
dell’attendibilità, quando non addirittura<br />
della veridicità, delle informazioni<br />
immagazzinate; si può obiettare che<br />
ciò non dovrebbe valere per le notizie<br />
scientifiche provenienti da informatori<br />
altamente qualificati quali dovrebbero<br />
essere gli editori <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione,<br />
da poco convertitisi anche o<br />
interamente al nuovo sistema.<br />
Un’altra obiezione alle biblioteche elettroniche<br />
riguarda la breve durata delle<br />
innovazioni tecnologiche succedutesi<br />
nel tempo: dalla scheda perforata alla<br />
cassetta, al floppy disk, poi al CD e al<br />
DVD sono trascorsi pochi anni. I nostri<br />
laboratori e i nostri uffici sono pieni di<br />
nastri e di altri aggeggi praticamente<br />
inutilizzabili, senza considerare che<br />
tutto ciò diventa, prima o poi, un rifiuto<br />
i cui costi per lo smaltimento sono a<br />
carico del possessore.<br />
Durante il breve periodo considerato<br />
quanto si è speso per trasferire le informazioni<br />
“da conservare”da un sistema al<br />
suo immediato successore? Quanti riferimenti<br />
sono stati abbandonati ma può<br />
darsi che in futuro tornino di interesse?<br />
I libri, le riviste e i giornali sono sopravvissuti<br />
alle vicende del mondo per<br />
mezzo millennio; guerre, rivoluzioni e<br />
violente intemperie quali inondazioni,<br />
frane e cicloni sono state superate<br />
senza gravi perdite. Possiamo sperare<br />
che altrettanto valga nel nostro futuro<br />
di instabilità non soltanto politica, ma<br />
addirittura climatica e meteorologica?
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Quale etica regola la comunicazione<br />
scientifica verso il grande pubblico?<br />
Che responsabilità hanno gli<br />
scienziati, ricercatori o professionisti<br />
che siano, nella formazione dell’opinione<br />
pubblica? Leggendo il libro di sir<br />
Martin Rees intitolato “<strong>Il</strong> secolo finale”<br />
mi sono interrogato su questi temi.<br />
“<strong>Il</strong> secolo finale” non è certo un testo<br />
tecnico-scientifico ma ritengo che<br />
possa incuriosire un <strong>Chimico</strong> che<br />
voglia aver un’idea nell’immagine che il<br />
grande pubblico può farsi della scienza.<br />
L’edizione italiana del libro ha come<br />
sottotitolo “Perché l’umanità rischia di<br />
autodistruggersi nei prossimi cento<br />
anni”. In copertina campeggia il disegno<br />
leonardesco noto come “uomo di<br />
Vitruvio” annullato da una grossa X<br />
rossa quasi a voler cancellare la scienza<br />
e l’esistenza stessa dell’Umanità.<br />
Mi è capitata per le mani anche un’edizione<br />
in inglese ma la copertina era più<br />
dimessa, aveva una piccola immagine<br />
di Sole e Terra su sfondo nero a cui si<br />
sovrapponeva il titolo originale “Our<br />
final hour”. Nella metà inferiore di questa<br />
copertina, in bianco su campo rosso,<br />
c’era il sottotitolo che traduco così:<br />
“L’avvertimento di uno scienziato: come<br />
terrore, errore e disastro ambientale<br />
minacciano il futuro del genere umano<br />
in questo secolo – sulla terra ed oltre”.<br />
Seguiva in nero, e più in piccolo, il commento<br />
comparso su The Washington<br />
Post Book World:<br />
“Un sobrio, sano, serio catalogo di<br />
orrende minacce scritto accessibilmente<br />
e concisamente con utili e sfumati<br />
approfondimenti ed anche momenti<br />
umoristici”.<br />
L’editore italiano dunque ha voluto che<br />
il primo approccio con il libro fosse<br />
meno drammatico rispetto a quello che<br />
ha avuto sul pubblico anglosassone ma<br />
Alberto Zanelli 1<br />
Recensione e considerazioni sul libro<br />
“IL SECOLO FINALE”<br />
di Martin Rees<br />
Scienza Oscar Saggi Mondadori (2005)<br />
ISBN 88-04-54620-4<br />
20 cm x 13.5 cm, 213 pagine.<br />
i contenuti sono, ovviamente gli stessi.<br />
<strong>Il</strong> prologo si apre con la seguente frase:<br />
“<strong>Il</strong> ventesimo secolo ci ha fatto conoscere<br />
la bomba atomica e il pericolo<br />
nucleare è destinato ad accompagnare<br />
le nostre vite per sempre; il terrorismo<br />
è diventato un pericolo dominante per<br />
l’opinione pubblica e i politici; in tema<br />
di ricchezza e benessere, la disuguaglianza<br />
è sempre più accentuata.”<br />
Subito dopo però l’autore dichiara di<br />
non volere rivolgere l’attenzione a questi<br />
temi bensì a rischi “meno noti ma<br />
che potrebbero rivelarsi più gravi per<br />
l’uomo e per l’ambiente.”<br />
Nel capitolo “Sfide tecnologiche”l’autore<br />
illustra come le prossime conoscenze<br />
in biotecnologia potrebbero consentire<br />
interventi sull’essere umano<br />
con il rischio che si crei una razza privilegiata.<br />
Una riflessione sulle previsioni<br />
che a posteriori si sono dimostrate sbagliate<br />
restituisce al libro una prospettiva<br />
possibilista. Dalle considerazioni sull’accelerazione<br />
della scienza, la sempre<br />
maggiore dipendenza della società<br />
dalla tecnologia e sulla limitatezza<br />
delle risorse materiali ed energetiche<br />
portano l’autore a concludere che il<br />
progresso tecnologico produce società<br />
maggiormente esposte a crisi.<br />
Più fantascientifica che futuribile mi è<br />
sembrata invece la parte dedicata alle<br />
nanotecnologie dove si ipotizza la realizzazione,<br />
entro questo secolo, di<br />
nanomacchine autoriproducenti che<br />
potrebbero improvvisamente sommergere<br />
la terra. Le previsioni di Rees sulle<br />
nanomacchine derivano da una funambolica<br />
estrapolazione delle attuali<br />
conquiste sulle macchine molecolari,<br />
oggi in grado di eseguire solamente<br />
movimenti elementari in condizioni<br />
estremamente controllate. La realizzazione<br />
di nanomacchine in grado di<br />
RECENSIONI« 27<br />
reperire materie prime e convertirle in<br />
repliche di sé stesse utilizzando l’energia<br />
solare richiede conoscenze che<br />
oggi non abbiamo.<br />
“L’orologio dell’apocalisse. È stata pura<br />
fortuna essere sopravvissuti così a<br />
lungo?” questo è il titolo del terzo capitolo<br />
nel quale è presentata un’analisi<br />
lucida e circostanziata sul pericolo dell’olocausto<br />
nucleare e sulle azioni per<br />
ridurre la proliferazione delle armi atomiche.<br />
Qui ho anche letto per la prima<br />
volta la testimonianza di uno scienziato<br />
che udì il direttore del progetto<br />
Manhattan dire che il principale obiettivo<br />
della bomba atomica era “sottomettere<br />
i russi”.<br />
Nel quarto capitolo, l’11 settembre<br />
diviene lo spartiacque tra pericoli e terrore.<br />
Seguono delle considerazioni<br />
drammatiche sul possibile utilizzo di<br />
materiale radioattivo a fini terroristici.<br />
Ancora più inquietante è il quadro<br />
dipinto sul possibile uso di agenti patogeni<br />
naturali o artificiali per spargere il<br />
terrore anche perché, con questi mezzi,<br />
una sola persona sarebbe in grado di<br />
diffondere epidemie gravissime.<br />
Da profano ho trovato interessante l’analisi<br />
sui rischi derivanti da possibili<br />
errori nei laboratori biotecnologici.<br />
Per difendersi dal rischio del terrorismo<br />
viene proposto il controllo indiscriminato<br />
della popolazione con la conseguente<br />
perdita di privacy e di libertà.<br />
Nel capitolo sesto l’autore propone il<br />
rallentamento del progresso e l’autocontrollo<br />
degli scienziati ma quest’ultima<br />
possibilità è minata dal meccanismo<br />
<strong>dei</strong> finanziamenti alla ricerca.<br />
Essendo l’autore un cosmologo di fama<br />
internazionale, il trattamento <strong>dei</strong> pericoli<br />
provenienti dallo spazio è esposto<br />
molto bene (capitolo settimo) anche se<br />
in un passaggio sembra che l’autore si<br />
1 Alberto Zanelli,<br />
Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività (ISOF), <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> delle Ricerche (CNR), via P. Gobetti 101, Bologna, e-mail:zanelli@isof.cnr.it
28 » RECENSIONI<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
dedichi alla questua per la ricerca in<br />
astronomia. Quando poi, nel capitolo<br />
tredicesimo, l’autore espone le idee per<br />
i viaggi interplanetari e la colonizzazione<br />
dello spazio sembra veramente di<br />
avere preso in mano un libro di fantascienza<br />
con tanto di errore di stechiometria<br />
(pag. 183).<br />
Tra le “Minacce dell’uomo alla Terra” i<br />
cambiamenti ambientali sono presentati<br />
quasi come un’evoluzione naturale,<br />
l’aumento demografico viene trattato<br />
secondo il concetto dell’impronta ecologica.<br />
<strong>Il</strong> problema dell’esaurimento<br />
delle scorte di combustibili fossili, a mio<br />
parere il vero problema della nostra<br />
società, è illustrato dal punto di vista <strong>dei</strong><br />
pessimisti e da quello degli ottimisti.<br />
Nel nono capitolo l’autore espone i<br />
» RECENSIONI<br />
Un libro agile che si legge tutto di<br />
un fiato e che ha il pregio di riportare<br />
in modo chiaro le aspettative e le<br />
riflessioni di un chimico.<br />
La chimica, da posizione ancillare in cui<br />
spesso era relegata, viene oggi finalmente<br />
considerata scienza a tutti gli<br />
effetti, allo stesso livello della fisica.<br />
Questa promozione è il risultato di uno<br />
“Rischi estremi” cioè quei rischi che<br />
possono mettere a repentaglio l’esistenza<br />
stessa del pianeta Terra. Tra tutti<br />
mi ha colpito l’ipotesi del così detto<br />
“esperimento finale” cioè di un esperimento<br />
di fisica nucleare i cui effetti non<br />
sono prevedibili e pertanto, seppure<br />
con una bassissima probabilità, potrebbero<br />
determinare una la distruzione<br />
del Pianeta.<br />
Gli ultimi tre capitoli del libro,“La filosofia<br />
dell’apocalisse”, “La fine della scienza?”<br />
e “<strong>Il</strong> nostro destino ha un significato<br />
cosmico?”, escono dal mondo tangibile<br />
per fare riflettere sull’eventualità<br />
che l’uomo sia l’unica specie intelligente<br />
dell’Universo e che con essa possa<br />
finire la scienza.<br />
“<strong>Il</strong> secolo finale” risulta un libro affasci-<br />
Luigi Campanella 1<br />
Recensione e considerazioni sul libro<br />
“LA CHIMICA E OLTRE”<br />
Di Renzo Editore Roma<br />
Pg.86 € 10,00<br />
sviluppo scientifico sempre più vicino<br />
ai grandi temi della vita: salute, ambiente,<br />
alimentazione.<br />
<strong>Il</strong> Protagonista di questo lungo “dialogo”<br />
è un personaggio che ha vissuto e<br />
contribuito a questa interessante trasformazione<br />
e ce ne dà conto in modo<br />
estremamente chiaro.<br />
Finalmente la chimica può entrare a<br />
1 Prof. Luigi Campanella Ordinario di chimica dell’ambiente <strong>dei</strong> beni culturali presso la facoltà di scienze della Sapienza di Roma.<br />
nante ma ritengo che sia necessaria una<br />
solida formazione scientifica e filosofica<br />
per non essere presi dal panico. Non<br />
posso negare la libertà di espressione,<br />
ma mi chiedo: che effetto può avere<br />
questo libro su chi queste basi non ha?<br />
A mio parere, ne “<strong>Il</strong> secolo finale”, emerge<br />
un vizio di comunicazione che porta<br />
ad in corto circuito: da un lato la valutazione<br />
delle scoperte scientifiche si basa<br />
sui tradizionali trionfalismi che tendono<br />
sempre ad ingigantirne la portata per<br />
dare al grande pubblico la prospettiva<br />
di un “mondo migliore”, dall’altro scova<br />
nel progresso stesso le minacce sempre<br />
più potenti e subdole che fanno delle<br />
“magnifiche sorti e progressive”l’oggetto<br />
primo della preoccupazione per la<br />
fine del mondo. Buona lettura.<br />
testa alta nello studio dell’ambiente<br />
che ci circonda, della salute, dell’alimentazione,<br />
della salvaguardia delle<br />
belle arti e di tutti quegli ambienti in<br />
cui il suo prezioso contributo è diventato<br />
indispensabile e integrativo a<br />
quanto proviene dalla ricerca biologica,<br />
medica e genetica.
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
RICONOSCIMENTO« 29<br />
Non siamo più soli:<br />
si allarga la famiglia<br />
di chi vuole lo sport pulito<br />
Non siamo soli. La famiglia si allarga<br />
sempre più e quei matti dell’antidoping<br />
oggi forse sono guardati con un<br />
pizzico di rispetto in più. Merito di chi<br />
ha portato avanti con coerenza la battaglia<br />
su un fronte difficile e spesso ingannevole.<br />
Pagando anche di persona. Ma<br />
merito anche di chi con costanza e<br />
coerenza (virtù oggi piuttosto desuete<br />
nella società nostrana...) ha voluto sottolineare<br />
anno dopo anno l’importanza<br />
di questa lotta ai fini sociali. E un premio<br />
unico il Memorial Bardelli, che ha celebrato<br />
in quel di Pistoia la sua 22a edizione.<br />
È ormai esso stesso un pezzo di<br />
storia della lotta al doping, e non solo<br />
perchè raccoglie attorno alle ormai<br />
mitiche mezzine pistoiesi i migliori fra<br />
coloro che per iniziative, scritti e azioni<br />
contro il doping si sono battuti nel<br />
tempo per uno sport pulito e una corretta<br />
educazione sportiva.<br />
Non può che far piacere riscoprire ad<br />
anni di distanza tutta la freschezza e la<br />
grinta (a dispetto <strong>dei</strong> malanni) dell’infaticabile<br />
Renzo Bardelli e della sua lotta<br />
intemerata. Vivaddio c’è ancora qualcuno<br />
che crede fermamente e intimamente<br />
negli ideali e nei valori dello sport. Di<br />
quello che ha sane valenze educative e<br />
sociali, non di quello tutto business e<br />
spettacolo, ormai irrimediabilmente<br />
Dario D’Ottavio<br />
<strong>Il</strong> dr. Dario D’Ottavio è nato a Roma il 29 maggio<br />
1946. Biochimico clinico. Primario del<br />
Laboratorio di Tossicologia dell’Ospedale S.<br />
Camillo – Forlanini di Roma fino al suo collocamento<br />
in pensione.<br />
È stato membro della Commissione Ministeriale<br />
per la vigilanza ed il controllo sul<br />
doping e per la tutela delle attività sportive. Ha<br />
avuto parte attiva nella definizione del progetto<br />
nazionale CONI- FSN “Io non rischio la salute”<br />
(“Campagna di prevenzione <strong>dei</strong> rischi per la<br />
salute dell’atleta, derivanti da condizioni morbose<br />
congenite o acquisite e dall’uso improprio<br />
<strong>dei</strong> farmaci”) per la parte concernente gli “studi<br />
IL MEMORIAL GIAMPAOLO BARDELLI 2006<br />
malato di doping e di inganno. E lo propugna<br />
con coraggio, attraendo nell’orbita<br />
della sua civilissima sensibilità, di<br />
fronte ad un problema che per dimensioni<br />
è divenuto addirittura di salute<br />
pubblica, autorità, politici, rappresentanti<br />
<strong>dei</strong> media, tecnici, scienziati, amministratori<br />
locali, rappresentanti del<br />
mondo economico e commerciale.<br />
La bella (anche su un pò prolissa) premiazione<br />
di Pistoia ha raccolto ancora<br />
una volta attorno al tavolo splendidamente<br />
imbandito dall’ottimo Renzo le<br />
forze più vive. È un momento importante<br />
per i protagonisti perchè, come<br />
dice il poeta non si vive di solo pane.<br />
Ma è un momento indispensabile perchi<br />
costituisce il motore, la ricarica<br />
necessaria per riprendere e ripartire fra<br />
le difficoltà che, nonostante gli anni<br />
passino, non mancano certamente.<br />
Bello il ricevimento allo storico Comune,<br />
caldeggiato dal sindaco Berti. Bella<br />
la festa in quel di Villa Cappugi. Ma<br />
bella soprattutto la risposta <strong>dei</strong> giovani<br />
studenti coinvolti nella mattinata ottobrina<br />
all’Audituoriun della Provincia in<br />
un toccante incontro con i protagonisti<br />
della lotta al doping e con importanti<br />
testimonial. Brividi sulla schiena ad<br />
ascoltare il terribile racconto di Caro<br />
Petrini, ex calciatore di fama, ora quasi<br />
in itinere per la definizione <strong>dei</strong> nuovi protocolli<br />
di indagine per le diverse specialità sportive”. La<br />
sua operosa attività professionale si è dispiegata<br />
per quasi un quarantennio all’interno del<br />
mondo universitario prima e poi delle più prestigiose<br />
strutture sanitarie di Roma (dall’Istituto<br />
di Reumatologia dell’Università al<br />
Laboratorio Centrale di Patologia Clinica<br />
dell’Ospedale Policlinico Umberto I all’Ospedale<br />
“Pertini” all’Azienda Ospedaliera S. Camillo<br />
- Forlanini).<br />
Ha collaborato col dr. Soprani della Procura<br />
della Repubblica di Ferrara per il “processo<br />
Conconi”; con il dr. Bocciolini della Procura<br />
della Repubblica di Firenze per il famoso blitz<br />
al Giro d’Italia 2001; con la Procura della<br />
cieco e drammaticamente alle prese<br />
con un tumore al cervello.<br />
C’entreranno mai quelle strane iniezioni<br />
fatte durante le stagioni agonistiche<br />
che cancellavano di botto la fatica e<br />
moltiplicavano per mille le forze? E brividi<br />
anche per il triste racconto dell’ex<br />
campionessa della marcia Giuliana<br />
Salce, instradata al doping addirittura<br />
da un esponente del consiglio federale<br />
della federciclismo. E fortunatamente<br />
uscitane senza danni. <strong>Il</strong> messaggio del<br />
Memorial è stato come sempre forte e<br />
coinvolgente, quest’anno con una particolare<br />
attenzione all’essenza del problema<br />
e cioè la necessità di informare e<br />
formare correttamente le giovani<br />
generazioni. Un settore dove al vuoto<br />
colpevole delle istituzioni si sostituiscono,<br />
fortunatamente queste indispensabili<br />
iniziative.<br />
Non può che essere di grande soddisfazione<br />
e motivo d'orgoglio che nella<br />
schiera <strong>dei</strong> premiati ci sia anche il direttore<br />
di SportPro. E che sia la battaglia<br />
portata avanti proprio da questo sito<br />
internet, ormai da anni, ad avere meritato<br />
la citazione. Una soddisfazione che<br />
va condivisa con tutti i collaboratori del<br />
sito, primo fra tutti Leonardo Calconi,<br />
eccellente webmaster, cui spetta la<br />
cura della parte tecnica.<br />
Repubblica di Roma nell’operazione “Oil for<br />
drug” e poi con una serie infinita di consulenze<br />
sui controlli antidoping “positivi”.<br />
<strong>Il</strong> tutto è sempre stato svolto con rigore e professionalità,<br />
ed intensa partecipazione personale.<br />
Infiniti i suoi contributi scientifici in merito,alcuni<br />
<strong>dei</strong> quali reperibili sul sito www.sportpro.it di<br />
Eugenio Capodacqua. <strong>Il</strong> “Memorial Giampaolo<br />
Bardelli” 2006 gli viene conferito per evidenziarne<br />
la primaria figura professionale come risorsa<br />
di serietà di chi, con la ricerca scientifica, ha<br />
dato tutto se stesso per “rincorrere” e scoprire la<br />
malefica ricerca applicata al doping.<br />
Specchiato e rigoroso l’esempio rappresentato<br />
dal prof. Dario D’Ottavio per far emergere verità<br />
e valorizzare l’etica della sport e della vita.
30 » INTERVISTA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
Due chiacchiere alla buona<br />
con un <strong>Chimico</strong><br />
che fu Campione olimpico<br />
Intervista a margine del congresso <strong>dei</strong> chimici di Torino<br />
di DOMENICO MENCARELLI<br />
3settembre 1960, ore 17.Stadio<br />
Olimpico, in Roma. Si celebrano in<br />
pompa magna i Giochi della Olimpiade<br />
moderna. E’un tardo pomeriggio afoso.<br />
Un atleta bianco, per di più <strong>Italiano</strong>,<br />
guadagna per la prima volta nella storia,<br />
l’ alloro olimpico nella finale <strong>dei</strong> 200<br />
metri, battendo, sul filo di lana, due<br />
celebrati atleti di colore, sempre nettamente<br />
superiori nella specialità ed<br />
ampiamente favoriti. Si smentisce clamorosamente<br />
la legge etnica che vuole<br />
i coloured sempre vincenti.<br />
Dimentichiamo i pettegolezzi che allora<br />
circolarono (non era ancora stato<br />
coniato il termine Gossip), secondo i<br />
quali la defaillance fosse anche ascrivibile<br />
ai precedenti ozi romani di alcuni<br />
atleti americani, tali da debilitarli. Non a<br />
caso erano gli anni favolosi della dolce<br />
vita romana, che trovava, nella via<br />
Veneto di felliniana memoria, la sua<br />
fastosa e rutilante consacrazione.<br />
La verità fu ben altra. Infatti il vincitore,<br />
Livio Berruti, era un autentico campione<br />
di razza: un incedere elegante da gazzella,<br />
una progressione impressionante,<br />
garretti di acciaio, ma soprattutto una<br />
preparazione da grande professionista.<br />
Livio Berruti. Un nome che dice poco o<br />
nulla ai lettori più giovani, ma che costituì<br />
un mito per la nostra generazione di<br />
ultrasessantenni nostalgici.<br />
Perché questo giornale pubblica un<br />
articolo che esordisce con il ricordo di<br />
una memorabile impresa sportiva? Cari<br />
lettori, Berruti, per i pochi che non lo<br />
sapessero, è un laureato chimico e ne<br />
mena giustificato vanto.<br />
Lo incontro alla cena di gala a Torino,<br />
organizzata nel quadro del 3° Congresso<br />
interregionale <strong>dei</strong> dottori chimici-<br />
Ordine Piemonte e Valle d’Aosta.<br />
<strong>Il</strong> Dott. Geda, impeccabile organizzatore<br />
ed amabile anfitrione, lo ha voluto ospi-<br />
te. Al levar delle mense si proiettano le<br />
fasi salienti delle sue performances atletiche,<br />
relative alle semifinali e finali.<br />
Le immagini, ora a colori su grande<br />
schermo, mi donano gli stessi brividi ed<br />
emozioni che allora provai, diciottenne<br />
gonfio di tifo e di giustificato sciovinismo,<br />
godendo e soffrendo la diretta in<br />
bianco e nero. Brividi che accomunano<br />
tutti i presenti: L’ applauso è spontaneo<br />
e fragoroso.<br />
La sua vittoria rimane per me realismo<br />
olimpico. All’atleta dedichiamo canti e<br />
sventoliamo bandiere . Egli è un prodotto<br />
di elite, come tutti gli autentici<br />
campioni del nostro paese, allora assai<br />
più denutrito di oggi. Erano quattro<br />
gatti a spremersi ed allenarsi nella<br />
corsa veloce, con scarsi compensi e<br />
senza una cultura, soprattutto scolastica,<br />
circa l’ autentico significato di sport,<br />
e di giochi olimpici nello spirito di De<br />
Coubertin. Straordinario che da quei<br />
quattro gatti ne uscisse tuttavia uno<br />
capace di dominare gli Statunitensi,<br />
che, avvantaggiati, apprendono di<br />
sport e del suo significato più nobile<br />
nei campus, alternando allenamenti<br />
rigorosi all’apprendimento di una vera<br />
cultura sportiva. .<br />
Assisto alla proiezione e rivivo il mito<br />
olimpico, tutte le vicende greche ad<br />
una ad una. Chiedo ed ottengo un’<br />
intervista immediata. Quattro chiacchiere<br />
con un campione, eroe eponimo<br />
della mia giovinezza. Oggi il mio idolo<br />
di ieri mi risulta anche più caro; è un<br />
chimico, vanto della nostra categoria. <strong>Il</strong><br />
mio orgoglio va dunque ben oltre il<br />
banale nazionalismo di ieri.<br />
Nella hall dello hotel il ghiaccio è rotto<br />
dalla sua innata simpatia: un maturo e<br />
cordiale signore, dal fisico asciutto, che<br />
tradisce il passato di atleta, fatto di allenamenti,<br />
diete, sedute ginniche, anche<br />
se gli anni hanno lasciato fisiologiche,<br />
inevitabili tracce. Dove è il giovane alto<br />
ed occhialuto, bello all’aspetto, che raccoglieva<br />
la incondizionata ammirazione<br />
delle mie colleghe di Liceo? Siede<br />
ora accanto a me un interlocutore amabile<br />
e sorridente, di 67 anni, dai modi<br />
gradevoli e la favella facile a ripercorrere<br />
il passato luminoso.<br />
La memoria è vivissima, e non può<br />
essere altrimenti: l’attimo del trionfo,<br />
l’apoteosi nello assolato catino, l’ovazione<br />
(allora per fortuna non si diceva<br />
ancora “standing ovation), mentre sul<br />
più alto podio riceve l’alloro di Olimpia:<br />
vittoria olimpica e record mondiale.<br />
Racconta quegli attimi come se li rivivesse;<br />
la sua progressione inesorabile, il<br />
suo rush finale. Ricorda anche la impresa<br />
del tedesco Hary, un altro bianco; la<br />
sua partenza lampo, il trionfo nei 100<br />
metri Pochi i bianchi a trionfare in queste<br />
gare:aggiungiamoci, mormora, il<br />
russo Borzov ed il nostro Mennea.<br />
Mi racconta della sua preparazione<br />
preolimpica, lontana da cineprese e<br />
tifosi: l’atletica era allora, e tale è rimasta,<br />
sport poco popolare, capace di<br />
infiammare il tifo solo in occasione<br />
delle olimpiadi. Ribadisce che lo sport<br />
non è svago: è un dovere sociale.<br />
Occorre il sacrificio: di norma eccellono<br />
i meno abbienti e gli appassionati<br />
autentici. Ascoltandolo rispolvero le<br />
mie reminescenze scolastiche: sono<br />
stati primi i Greci a fornire formaggio e<br />
fichi secchi (Pitagora addirittura la<br />
carne), al ciabattino risultato più veloce,<br />
o più forte, dello aristocratico tradizionalmente<br />
selezionato per Olimpia.<br />
Berruti ripercorre tutte le vicende vissute<br />
dopo i trionfi, anche quelli in altri<br />
stadi altrettanto prestigiosi, che seguirono<br />
il fatidico 1960: fama, adulazione,<br />
interviste per prestigiosi giornali, l’os
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
sequio, la frequentazione con i potenti,<br />
l’ammirazione femminile. <strong>Il</strong> tutto intervallato<br />
da estenuanti sedute per mantenere<br />
la freschezza nervosa.<br />
Poi l’inevitabile declino, senza mai ricorrere<br />
all’uso di droghe ed eccitanti: la<br />
parola doping, sottolinea, era allora<br />
quasi sconosciuta, se non forse per i<br />
ciclisti, sottoposti a sforzi di epica imponenza.<br />
Ricorda con nostalgia il grande<br />
Coppi, di cui era tifoso, scomparso proprio<br />
agli inizi di quel 1960 per malaria<br />
perniciosa, più, si disse e si scrisse allora<br />
e più tardi (ovviamente solo sulla base<br />
di quanto riportarono giornali e libri),<br />
per una non tempestiva diagnosi, che<br />
per il capriccio assassino della anofele<br />
femmina. Ne ricorda le imprese:fu forse<br />
il primo ad usare, magari impropriamente,<br />
la chimica, inventando il ciclismo<br />
moderno, e immolandosi, aggiunge<br />
Lui, al suo stesso epos.<br />
» Investire nelle<br />
nanotecnologie<br />
mediche<br />
L'obiettivo della manifestazione, cui<br />
parteciperanno operatori industriali,<br />
start-up, investitori, analisti e consulenti<br />
aziendali, sarà mettere in vetrina le<br />
attuali tecnologie e i percorsi di finanziamento.<br />
L'iniziativa verterà sulle<br />
seguenti aree:<br />
- medicina personalizzata;<br />
- trapianti tollerabili dall'organismo;<br />
- rilascio mirato <strong>dei</strong> farmaci;<br />
- nanotecnologia nell'imaging;<br />
- nanoparticelle funzionalizzate;<br />
- cure per malattie degenerative;<br />
- medicina rigenerativa;<br />
- nanobiomateriali;<br />
- tecniche analitiche e diagnostiche;<br />
- tecnologie convergenti per applicazioni<br />
nell'assistenza sanitaria.<br />
L'iniziativa è organizzata dall'Istituto di<br />
nanotecnologia.<br />
Per leggere l'accordo del <strong>Consiglio</strong> sulle prospettive<br />
finanziarie, consultare: http://www.fco.gov.uk /Files<br />
/kfile/FinancialPerspective_16Dec.pdf<br />
Segue l’onda <strong>dei</strong> ricordi: la laurea, un<br />
altro momento indimenticabile.<br />
Discute una Tesi, ancora attuale:”l’ effetto<br />
delle radiazioni nucleari sulle fibre<br />
tessili”. Ma è destinato a non esercitare:trova<br />
lavoro presso una Agenzia<br />
pubblicitaria: si sente gratificato. Poi<br />
Agente pubblicitario presso il lanificio<br />
Zegna. Ricorda, non senza civetteria, il<br />
suo incontro con Zegna, proprio al<br />
tavolo di un caffè, in pieno centro a<br />
Torino, ove era solito sedersi Cavour.<br />
Nel 1973 lo accoglie poi la FIAT, in una<br />
invidiabile posizione di lavoro, fino alla<br />
pensione. Alcune domande. L’atleta che<br />
più ammira: V. Rossi, grande sportivo<br />
scanzonato. La attuale situazione della<br />
atletica in Italia: soffre per una riprovevole<br />
mancanza di una adeguata educazione<br />
scolastica ai valori dello sport.<br />
Sollecita più soldi alle Società, per incoraggiare<br />
i giovani.<br />
» Importante<br />
manifestazione<br />
pubblica<br />
annunciata dalla<br />
Commissione per il<br />
lancio del 7PQ<br />
La Commissione lancerà il Settimo programma<br />
quadro nel corso di un'importante<br />
manifestazione pubblica che si<br />
terrà il 7 marzo 2007 a Bruxelles.<br />
L'obiettivo dell'iniziativa sarà sensibilizzare<br />
il pubblico sulla ricerca europea ed<br />
elevare il livello di impegno politico per<br />
la ricerca.<br />
La manifestazione avrà inizio con una<br />
"Serata sulla ricerca europea" nel corso<br />
della quale alcuni rappresentanti di<br />
alto livello della Commissione europea<br />
e della Presidenza tedesca dell'UE delineeranno<br />
le entusiasmanti opportunità<br />
offerte dalla ricerca per il futuro<br />
dell'Europa. Durante la serata, saranno<br />
consegnati i premi Cartesio per la ricerca<br />
collaborativa e la comunicazione<br />
scientifica.<br />
INTERVISTA« 31<br />
L’ uomo pubblico che più ha ammirato:<br />
W. Chiari, per la sua cultura ed umanità.<br />
L’atleta in assoluto più grande. Ricevo<br />
una risposta inattesa. Cita Bob Hayes,<br />
che gareggiò nel 1964 a Tokio.<br />
Rimpianti? Avrebbe fatto volentieri il<br />
pilota di aereo o lo scienziato.<br />
Ed il <strong>Chimico</strong>? Non sa bene se ripeterebbe<br />
l’ esperienza di studi.<br />
L’ emozione più intensa mai provata, a<br />
parte il trionfo olimpico. La visione televisiva<br />
di N. Amstrong sulla luna.<br />
Siamo agli sgoccioli. Prima di accomiatarlo<br />
voglio soddisfare una mia curiosità.<br />
Se gareggiassi oggi nei 100 metri, che<br />
tempi ti accrediteresti? Forse anche i<br />
13”, azzarda.<br />
Ciao Livio, atleta romantico, che ci regalasti<br />
un sogno proprio agli inizi di quegli<br />
indimenticabili, mitologici anni sessanta<br />
che sono rimasti nel nostro cuore.<br />
NOTIZIE DALL’EUROPA«<br />
Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi numeri di “CORDIS”,<br />
bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee.<br />
<strong>Il</strong> cuore della manifestazione sarà costituito<br />
da un'esposizione dal titolo "Oggi<br />
è il futuro", che porrà in evidenza il<br />
meglio della ricerca europea. In tale<br />
contesto, esibizioni e dimostrazioni<br />
interattive mostreranno alcuni <strong>dei</strong><br />
risultati più significativi conseguiti dai<br />
progetti finanziati dall'UE.<br />
L'esposizione di tali casi di successo<br />
dimostrà come i ricercatori nell'UE stiano<br />
fornendo soluzioni a taluni <strong>dei</strong> problemi<br />
più urgenti a livello mondiale.Tra<br />
le questioni affrontate nella mostra<br />
figurano le seguenti: cosa faremo senza<br />
petrolio; come comunicheremo domani;<br />
i trasporti del futuro; cosa vuole la<br />
Terra. La mostra includerà anche il tunnel<br />
scientifico della Max Planck Society,<br />
una mostra multimediale della lunghezza<br />
di 170 metri che conduce i visitatori<br />
in un viaggio di scoperta dagli<br />
elementi più piccoli del nostro mondo<br />
alle più vaste strutture dell'universo.<br />
Parallelamente all'esposizione si svolgerà<br />
una serie di conferenze che offrirà<br />
al pubblico l'opportunità di conoscere<br />
meglio i progetti specifici e di incontrare<br />
i ricercatori che ne sono alla base.<br />
Nell'aula dedicata alla ricerca, dimo-
32 » NOTIZIE DALL’EUROPA<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />
strazioni pratiche e esperimenti attivi<br />
offriranno agli studenti delle scuole<br />
un'entusiasmante introduzione al<br />
mondo della ricerca.<br />
Saranno presenti mezzi di comunicazione<br />
da tutta Europa; uno studio allestito<br />
appositamente negli ambienti<br />
della mostra consentirà di realizzare<br />
trasmissioni in loco.<br />
La mostra sarà aperta al pubblico dal 7<br />
al 18 marzo e l'ingresso sarà gratuito.<br />
Per ulteriori informazioni visitare:<br />
http://ec.europa.eu/research/fp7/events/<br />
» La globalizzazione<br />
ha effetti positivi<br />
sull'ambiente,<br />
secondo<br />
uno studio UE<br />
Un progetto finanziato dall'UE ha evidenziato<br />
la convergenza delle politiche<br />
ambientali europee, deducendone che<br />
sono state svolte attività di cooperazione<br />
internazionale, comunicazione transnazionale<br />
e concorrenza responsabili.<br />
<strong>Il</strong> progetto ENVIPOLCON ha studiato lo<br />
sviluppo di 40 politiche ambientali di<br />
24 paesi in un arco di tempo di 30 anni.<br />
Secondo i partner che vi hanno lavorato,<br />
provenienti da Germania, Austria e<br />
Olanda, lo studio ha fornito un quadro<br />
senza precedenti degli orientamenti<br />
generali e delle principali cause di tale<br />
convergenza.<br />
Secondo quanto emerso dalle prime<br />
ricerche, è stato selezionato e analizzato<br />
approfonditamente un ristretto numero<br />
di casi. Tale fase qualitativa del progetto<br />
ha consentito agli studiosi di osservare<br />
come nasce la convergenza, chi sono i<br />
soggetti fondamentali e quali meccanismi<br />
si innescano in quali condizioni.<br />
Gli studiosi hanno rilevato elementi di<br />
convergenza nelle politiche ambientali<br />
europee attuate tra il 1970 e il 2000: vi<br />
è stato infatti un allineamento tra di<br />
esse (tendenza definita sigma-convergenza),<br />
oltre che un loro irrigidimento<br />
(tendenza definita delta-convergenza).<br />
"Pertanto sembra che non vi sia stata<br />
quella 'corsa verso il basso', ossia un<br />
abbassamento degli standard ambientali<br />
da parte <strong>dei</strong> vari paesi a seguito dell'ingresso<br />
in mercati competitivi dovu-<br />
to alla concorrenza normativa e spesso<br />
preannunciato dalla letteratura del settore",<br />
dice il consorzio responsabile del<br />
progetto ENVIPOLCON.<br />
I partner hanno riscontrato maggiore<br />
convergenza nella scelta delle politiche<br />
che non nell'adozione di determinati<br />
strumenti per realizzarle. Ad esempio,<br />
vi è un maggior allineamento in materia<br />
di siti contaminati che non su strumenti<br />
politici di intervento come standard,<br />
tassazione e parametri di definizione<br />
delle responsabilità.<br />
Secondo i partner del progetto, "l'incredibile<br />
livello di convergenza" può essere<br />
spiegato tenendo conto di tre fenomeni:<br />
- cooperazione internazionale tra paesi<br />
e armonizzazione della legislazione<br />
ambientale;<br />
- comunicazione transnazionale all'interno<br />
delle istituzioni internazionali;<br />
- concorrenza normativa all'interno di<br />
mercati sempre più integrati.<br />
Inoltre, anche fattori interni come la<br />
pressione generata dai problemi ambientali,<br />
la presenza e l'attività di partiti<br />
politici ecologisti, nonché il livello del<br />
reddito possono contribuire a tale convergenza,<br />
secondo lo studio.<br />
Benché le numerose direttive UE sull'ambiente<br />
possano lasciar pensare che<br />
l'ingresso di nuovi Stati nell'UE incida<br />
notevolmente sulle politiche ambientali,<br />
il progetto ENVIPOLCON ha riscontrato<br />
che la convergenza in questo ambito<br />
può essere più probabilmente attribuita<br />
all'ingresso in altre istituzioni internazionali<br />
di tutela del patrimonio naturale.<br />
In un documento pubblicato sullo<br />
"European Law Journal", Katharina<br />
Holzinger, Christoph Knill e Ansgar<br />
Schäfer, membri del progetto, sostengono<br />
che, a livello comunitario, è in<br />
corso una transizione per quanto<br />
riguarda le concezioni di buon governo.<br />
Scrivono: "Alla base di tale cambiamento<br />
vi è l'abbandono di schemi normativi<br />
tradizionali basati su un approccio<br />
interventista e dirigista a favore di<br />
una governance 'orientata al contesto',<br />
che evidenzi la stretta cooperazione tra<br />
attori pubblici e privati nella formulazione<br />
e nell'attuazione della politica<br />
ambientale europea".<br />
Nel documento si legge: "<strong>Il</strong> divario esistente<br />
tra le dichiarazioni politiche contenute<br />
nei programmi di azione<br />
[dell'UE] e la loro effettiva attuazione è<br />
particolarmente evidente in riferimento<br />
agli strumenti economici. Tuttavia,<br />
anche l'introduzione di strumenti mirati<br />
al contesto è cresciuta relativamente<br />
poco, se misurata alle richieste politiche<br />
[...]. Non è la prima volta che si constata<br />
che, a livello statale, si parla molto<br />
spesso di strumenti economici per la<br />
politica ambientale, attuandoli tuttavia<br />
raramente nella pratica".<br />
Dai dati risulta che l'armonizzazione<br />
internazionale è il principale fattore<br />
determinante di tale convergenza, ma<br />
anche la comunicazione transnazionale<br />
sembra quasi altrettanto efficace. I partner<br />
del progetto sottolineano: "È un<br />
dato sorprendente, poiché intuitivamente<br />
si sarebbe potuto immaginare<br />
che l'armonizzazione potesse favorire<br />
un maggior allineamento rispetto all'attività<br />
di comunicazione". Tuttavia, da<br />
quanto è emerso, la comunicazione<br />
influisce di più sulle politiche non obbligatorie,<br />
cioè quelle non soggette a<br />
legislazione internazionale vincolante.<br />
Lo studio spiega come i differenti paesi<br />
utilizzano la comunicazione per elaborare<br />
le proprie proposte politiche: "In<br />
vari casi l'Olanda ha dato il via a dibattiti<br />
transnazionali e promosso modelli<br />
politici. La Francia, al contrario, ha<br />
mostrato una minore propensione a<br />
ricorrere ad istituzioni o reti internazionali<br />
come piattaforme per proporre le<br />
proprie idee ed è apparsa restia a tale<br />
forma di promozione (estera).<br />
L'Ungheria e, all'esterno dell'UE, il<br />
Messico hanno risposto piuttosto rapidamente<br />
agli stimoli lanciati a livello<br />
sia transnazionale sia bilaterale, per utilizzarli<br />
come mezzi volti ad ottenere<br />
una legittimazione sulla scena internazionale"<br />
secondo quanto riportato<br />
dallo studio.<br />
Per quanto riguarda i partner coinvolti,<br />
uno <strong>dei</strong> più importanti risultati del progetto<br />
è che la globalizzazione stimola la<br />
tutela ambientale. La crescente corrispondenza<br />
tra le politiche ambientali<br />
coincide con un costante rafforzamento<br />
nel tempo degli standard ecologici. Tale<br />
tendenza è fondamentalmente dovuta<br />
ai crescenti legami istituzionali internazionali<br />
esistenti tra Stati nazionali.<br />
Per ulteriori informazioni visitare:<br />
http://www.uni-konstanz.de/FuF/Verwiss/knill/projekte/envipolcon/project-homepage.php
ELENCO delle<br />
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* I nomi sottolineati riportano i Consiglieri Coordinatori della Commissione<br />
<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5/6 • ott/nov/dic 2006
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