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Il Chimico Italiano - Consiglio Nazionale dei Chimici

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />

Anno XVII • n.5/6 • ottobre/novembre/dicembre 2006<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong><br />

Periodico di informazione <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia<br />

n. 5/6


Norme per la pubblicazione su<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong><br />

Si ricorda che l’accettazione per la stampa di articoli aventi interesse scientifico e professionale<br />

è subordinata all’approvazione del Comitato di Redazione previa revisione di due Referee.<br />

Si ricorda , altresì, che i lavori presentati per la pubblicazione sulla rivista <strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> non<br />

devono essere stati pubblicati o contemporaneamente presentati ad altre riviste.<br />

Per quanto prima, gli Autori devono conformarsi alle “Istruzioni per gli Autori” presenti nel sito<br />

www.chimici.it ed alle norme ivi contenute.<br />

www.chimici.it<br />

consultate il sito www.chimici.it<br />

NOTIZIE DELL’ULTIM’ORA • LETTERE AL DIRETTORE • RIVISTA ON-LINE<br />

ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE, SCIENTIFICO E ATTUALE


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong><br />

<strong>Italiano</strong><br />

Bimestrale di informazioni giuridiche,<br />

economiche, professionali e<br />

tecniche <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> d’Italia<br />

Spedizione in abb. postale<br />

Art. 2, comma 20/C - legge 662/96<br />

Filiale di Roma<br />

Editore<br />

CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI<br />

Direzione, redazione e amministrazione<br />

P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma<br />

Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904<br />

E-mail: cnc@chimici.it<br />

Web: www.chimici.it<br />

Direttore responsabile<br />

ARMANDO ZINGALES<br />

Direttore editoriale<br />

ANTONIO RIBEZZO<br />

Redazione<br />

BIANCARDI DANIELA - BRESCIANI CARLO<br />

CALABRESE ELIO - CARNINI SERGIO<br />

DE PACE ANTONIO - FACCHETTI SERGIO<br />

MAURIZI FERNANDO - MENCARELLI DOMENICO<br />

MUNARI TOMASO - OCCHIPINTI CARMELA<br />

RIBEZZO ANTONIO - RICCIO GIUSEPPE<br />

SCANAVINI LUCA - TAU FRANCO<br />

ZINGALES ARMANDO<br />

"Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto<br />

l'opinione dell'Autore e non impegnano il <strong>Consiglio</strong><br />

<strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> né il Comitato di Redazione (CdR).<br />

L'accettazione per la stampa <strong>dei</strong> contributi originali di interesse<br />

scientifico e professionale nel campo della chimica è<br />

subordinato all'approvazione del CdR, previa revisione di<br />

tre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quanto<br />

pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del<br />

<strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong>".<br />

Coordinamento editoriale e stampa<br />

Just in Time - Tel. 06.88522032<br />

Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />

n. 0032 del 18 gennaio 1990<br />

ASSOCIATO ALL’USPI<br />

UNIONE STAMPA<br />

PERIODICA ITALIANA<br />

Anno XVII • n.5/6 • ottobre/novembre/dicembre 2006<br />

sommario<br />

n. 5/6<br />

» EDITORIALE<br />

• Le professioni fra protesta e proposta 2<br />

» DAL C.N.C.<br />

• Finanziaria 2007 - laboratori di analisi: una risorsa non un problema 3<br />

» DAGLI ISCRITTI<br />

• I calcoli numerici nelle fabbriche di piastrelle ceramiche (parte 1°) 5<br />

• Gli improbabili elementi di un signorotto di campagna 9<br />

• Alcol e alcolismo cronico 11<br />

• Sicurezza ed informazione 13<br />

• Odore ed inquinamento dell’aria 14<br />

• Strumenti Gestionali nelle tecnologie chimiche 18<br />

• Utilizzo del biossido di cloro e formazione di cloriti, clorati e aox:<br />

studio in impianto pilota sugli effetti dell’impiego di sali ferrosi e GAC 23<br />

• La biblioteca chimica: cartacea o elettronica? 26<br />

» RECENSIONI<br />

• <strong>Il</strong> Secolo Finale 27<br />

• La chimica e oltre 28<br />

» RICONOSCIMENTI<br />

• <strong>Il</strong> Memorial Giampaolo Bardelli 2006<br />

Non siamo più soli: si allarga la famiglia di chi vuole lo sport pulito 29<br />

» INTERVISTA<br />

• Due chiacchiere alla buona con un chimico che fu campione olimpico 30<br />

» NOTIZIE DALL’EUROPA 31<br />

Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996, informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e saranno utilizzati da<br />

questa redazione e da enti e società esterne collegati solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionale relativo alla<br />

professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà<br />

di chiedere, oltre che l’aggiornamento <strong>dei</strong> propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione<br />

scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma


2 » EDITORIALE<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Le professioni<br />

fra protesta e proposta<br />

di ANTONIO RIBEZZO<br />

Molti editorialisti hanno associato la manifestazione <strong>dei</strong> 50 mila professionisti del 12 ottobre scorso alla marcia <strong>dei</strong> colletti<br />

bianchi della Fiat dl 13 ottobre 1980.<br />

Certamente vedere persone con i capelli bianchi di tutte le professioni sfilare assieme ai giovani infermieri per via <strong>dei</strong> Fori<br />

Imperiali suscita nel contempo tristezza e tenerezza.<br />

Siamo stati costretti a tutto ciò per porre all’attenzione della pubblica opinione e <strong>dei</strong> politici i problemi sollevati dalle iniziative<br />

dell’esecutivo.<br />

Tre i provvedimenti più contestati: il decreto Visco-Bersani che abolisce le tariffe minime ordinistiche, la previsione in finanziaria<br />

dell’aumento delle aliquote per i rendimenti delle casse di previdenza privatizzate e il progetto di riforma delle professioni.<br />

Tre interventi che spalancano voragini nel mondo delle professioni e che al momento vedono, così come promesso da Prodi,<br />

l’intervento del Guardasigilli Mastella con un progetto contenente molte deleghe al Governo e tali da rendere incerto il futuro<br />

degli Ordini, non ultima la loro stessa esistenza.<br />

Quest’ultima è fra le più temute, anche se Mastella ha sempre dichiarato che gli Ordini esistono e non si toccano.<br />

Ma se essi dovessero essere svuotati di contenuti ed affiancati dal riconoscimento delle associazioni professionali, perderebbero<br />

comunque prerogative e funzionalità.<br />

Noi <strong>Chimici</strong> abbiamo partecipato alla manifestazione di protesta insieme agli altri Ordini e siamo disposti ad accettare la riforma.<br />

Ciò deve però avvenire affrontando le questioni che ci riguardano con la necessaria delicatezza poiché sono molto complesse.<br />

Non possono essere ammesse semplificazioni per cui riteniamo necessario la costituzione di un “tavolo tecnico” al fine di<br />

affrontare le tematiche nel dettaglio.<br />

Occorrerà partire dal documento messo a punto da Mastella e confrontarsi in Parlamento cui spetterà il compito di effettuare<br />

un collage tra le varie proposte effettuate da Siliquini, Vietti, Mantini ed altri.<br />

Riteniamo a tale proposito che si debba colloquiare tanto con la maggioranza che con l’opposizione, al fine di portare a casa<br />

la migliore riforma possibile.<br />

Riteniamo che dopo la finanziaria occorrerà produrre il massimo sforzo in commissione giustizia prima ed in parlamento poi,<br />

per un confronto che sia produttivo e serrato al tempo stesso.<br />

Se è vero , come dice il Presidente del <strong>Consiglio</strong> Prodi, che la Bersani è servita per dare uno scossone ai professionisti e per produrre<br />

la riforma, occorre allora passare dalle parole i fatti, riempendo i buoni propositi di contenuti.<br />

Occorre che il Governo capisca, e quindi condivida, il disagio <strong>dei</strong> professionisti italiani; ricordiamo che le avvocature di tutti i<br />

paesi del mondo (20 ottobre in Portogallo e 2 novembre in Brasile) hanno manifestato sdegno e sorpresa per l’iniziativa italiana<br />

di liberalizzazione delle professioni. Noi affermiamo che se la riforma è necessaria dobbiamo fare in modo che non<br />

diventi un meccanismo di accensione di altri progetti.<br />

Vogliamo sottolineare che non è auspicabile aprire ad una concorrenza selvaggia dove l’abusivismo diventa regola e l’improvvisazione<br />

diventa legalità.<br />

Noi <strong>Chimici</strong> torniamo a riaffermare la peculiarità e specificità del sistema ordinistico quale sistema di regole posto a garanzia tanto<br />

dell’iscritto che del committente e ci impegneremo per un miglioramento dello stesso senza traumi , con equità e giustizia.


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

di ANTONIO RIBEZZO<br />

DAL C.N.C.« 3<br />

Finanziaria 2007<br />

laboratori di analisi:<br />

una risorsa non un problema<br />

Relazione alla manifestazione del 13 novembre 2006 in Roma<br />

10 mila fra chimici-biologi-medici e dipendenti <strong>dei</strong> laboratori di analisi chimico-cliniche e di<br />

decine di parlamentari di centro-destra e sinistra sono stati protagonisti della manifestazione<br />

tenutasi a Roma. Al termine <strong>dei</strong> lavori una delegazione è stata ricevuta a Palazzo Ghigi dal<br />

Sottosegretario Zucchelli al quale sono stati illustrati i problemi del settore.<br />

E’ stato preso l’impegno di rivedere l’art.88 della legge finanziaria al fine di evitare il licenziamento<br />

di 60 mila dipendenti e la perdita di lavoro per migliaia di chimici-biologi e medici.<br />

Sarà istituito anche una commissione ministero/categorie per rivedere le tariffe.<br />

Riportiamo di seguito l’intervento del Consigliere Ribezzo intervenuto per i <strong>Chimici</strong>.<br />

Colleghi – Onorevoli Deputati e<br />

Senatori – Cittadini, a terzo millennio<br />

iniziato e a 50-60 anni non avremmo<br />

mai creduto di essere costretti a<br />

scendere in piazza come nel 68’ per<br />

difendere anni di lavoro personale e<br />

<strong>dei</strong> nostri dipendenti creati con<br />

immensi sacrifici e dedizione.<br />

Abbiamo sentito sempre dai politici<br />

parlare di concertazione, di condivisione<br />

di metodi democratici, ma tutto<br />

quello che sta accadendo è, alla luce <strong>dei</strong><br />

fatti, profondamente antidemocratico.<br />

Dapprima , in nome della liberalizzazione,<br />

si sono eliminate le tariffe minime<br />

professionali, poi si pretende di imporre<br />

una riforma degli Ordini appena<br />

dopo la grande manifestazione <strong>dei</strong> 50<br />

mila del 12 ottobre scorso, facendo<br />

passare per concertazione un testo che<br />

tale non è.<br />

Ancora si vogliono equiparare le associazioni<br />

private agli Ordini Professionali<br />

che sono organi dello Stato.<br />

Poi la imposizione con l’articolo 88 da<br />

parte della finanziaria di rimborsi al<br />

50% della tariffa di 10 anni fa per i laboratori<br />

di analisi.<br />

Si tratta di un vero e proprio SCIPPO<br />

che occorre fermare.<br />

• Ma veniamo al dunque.<br />

Occorre innanzitutto ricordare che<br />

all’origine le convenzioni in forza dell’art.48<br />

della legge 833/78 di riforma<br />

sanitaria venivano effettuate fra le parti<br />

con accordi collettivi ed in deroga alle<br />

tariffe Ordinistiche. Poi siamo passati<br />

agli accreditamenti con le Regioni, alla<br />

accettazione di budget di spese collettivi<br />

ed individuali; oggi siamo al 3x2 ,<br />

anzi , al 4x2 perché è di circa il 75% che<br />

vogliono ridurre le tariffe.<br />

E tutto ciò senza tener conto del lavoro<br />

di circa 60 mila dipendenti e oltre 15 mila<br />

laureati fra biologi, chimici e medici.<br />

E non parliamo delle industrie del settore<br />

e <strong>dei</strong> loro dipendenti, almeno altre<br />

2000 mila persone e tutto l’indotto.<br />

Una collettività che ha dato prova di se<br />

in circa 30 anni di specialistica convenzionata<br />

esterna, che ha mantenuto ed<br />

aumentato l’occupazione nel settore,<br />

che ha contribuito alla prevenzione e<br />

cura della popolazione con una rete di<br />

laboratori sparsi su tutto il territorio<br />

nazionale.<br />

Stiamo parlando di tariffe quindi ferme<br />

da anni a fronte di continue richieste di<br />

adeguamenti strumentali, strutturali, di<br />

aggiornamenti professionali con corsi<br />

ECM, di adeguamenti a normative<br />

come la legge 626, di aumenti di tasse,<br />

di stipendi, e chi più ne ha più ne metta.<br />

Voglio ricordare a voi tutti ma in parti-<br />

colar modo ai politici presenti che la<br />

spesa per il settore è rimasto lo stesso<br />

negli ultimi 15 anni, anzi alla luce del<br />

passaggio all’euro, ha subito di fatto<br />

una riduzione.<br />

• Ma veniamo ad un altro punto: le<br />

cooperative e le megastrutture.<br />

Anche qui voci di corridoio, ritagli di giornali,<br />

parole sussurrate che suonano quasi<br />

come un’avvertimento, un’intimidazione.<br />

Si sente dire:<br />

• che un laboratorio che effettua 1000<br />

prelievi al giorno ( ovvero UN MILIO-<br />

NE DI ANALISI L’ANNO) sopporterebbe<br />

le tariffe proposte dall’art.88 della<br />

finanziaria,<br />

• che si vogliono fare le “case della salute”<br />

nelle periferie,<br />

• che si vuole concedere agli “operatori<br />

della grande distribuzione” (le COOP<br />

???!!!) l’apertura di ambulatori e laboratori<br />

di analisi nei centri commerciali<br />

e nei quartieri delle città,<br />

• che alle farmacie verrà consentita l’esecuzione<br />

di semplici analisi (glicemia,<br />

azotemia, ecc.).<br />

MA PERCHE’ ALLORA NON POSSIAMO<br />

ANCHE NOI VENDERE MEDICINE, FRUT-<br />

TA E VERDURA???!!!<br />

In questo modo forse riusciremmo<br />

anche noi ad abbattere i costi e vi-


4 » DAL C.N.C.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

vremmo tutti in un grande BAZAR !<br />

E’ FALSO POI CHE I MEGA LABORATORI<br />

FANNO RISPARMIARE.<br />

• Basta ricordare che quello del<br />

Sant’Eugenio di Roma ha esaurito in<br />

SETTE mesi il budget dell’intero 2006.<br />

• E ancora , con le tariffe che si vorrebbero<br />

imporre con l’art.88 della Legge<br />

Finanziaria effettuando UN MILIONE<br />

di analisi l’anno il PUNTO di PAREG-<br />

GIO NON SI RAGGIUNGEREBBE MAI<br />

essendo la tariffa finale la META’ del<br />

MEGALABORATORIO Emiliano che di<br />

analisi ne effettua 15 MILIONI l’anno.<br />

E dell’altro ieri la voce di fonte Ministero<br />

della Salute della revisione del<br />

percorso per gli accreditamenti.<br />

E tutto ciò sulle nostre teste, senza<br />

essere mai interpellati, ma in assoluto<br />

disprezzo della nostra dignità!!!<br />

L’ATTIVITA’ PROFESSIONALE NON E’<br />

UNA MERCE<br />

Costa sacrifici economici e di salute<br />

mettere su un laboratorio !<br />

E in molte regioni , specie al Sud, ma<br />

anche al centro, rappresenta l’unico<br />

sbocco di lavoro.<br />

Noi Ordini Professionali, noi <strong>Chimici</strong><br />

ma anche i Biologi e i Medici NON POS-<br />

SIAMO PERMETERE LA SVENDITA DI<br />

UNA PARTE DELLA NOSTRA ATTIVITA’<br />

PROFESSIONALE, garantita per legge,<br />

AI VENDITORI DI FRUTTA E VERDURA.<br />

di sostentamento diversamente dall’attività<br />

di impresa che prevede come<br />

scopo il lucro, l’ utile, un ricavo comunque<br />

anche a costo di realizzo.<br />

I professionisti per definizione e costituzione<br />

devono garantire l’opus, il risultato<br />

, la qualità finale del risultato analitico,<br />

attraverso un iter lavorativo che<br />

comporta numerosi fasi, il contributo di<br />

collaboratori ed altri laureati, il lavoro di<br />

tutti e dove ognuno è necessario,<br />

essenziale e deve ottenere il giusto corrispettivo<br />

per andare avanti, per vivere<br />

lui e la sua famiglia.<br />

<strong>Il</strong> professionista è un prestatore d’opera<br />

intellettuale che usa anche mezzi<br />

strumentali ed il diritto all’esercizio<br />

della sua attività professionale è garantito<br />

per legge!!!<br />

Abbiamo dovuto accettare la sfida <strong>dei</strong><br />

tempi, del tecnicismo, …ma restiamo<br />

sempre <strong>dei</strong> professionisti, <strong>dei</strong> lavoratori<br />

e non saremo né potremo mai essere<br />

degli industriali che investono per<br />

avere solo un utile.<br />

Per legge, definizione e passione<br />

lavoriamo assieme ai nostri collaboratori<br />

e dipendenti, e questo mestiere<br />

ci piace, ci appassiona.<br />

La gente ci rispetta ed ha bisogno di<br />

noi, del rapporto umano, della nostra<br />

spiegazione, del nostro contributo<br />

umano e professionale.<br />

Non si può distruggere tutto ciò.<br />

Non si può mortificare una categoria<br />

ne tanto meno asservirla per scopi<br />

diversi come quello di sostituirla di<br />

fatto con catene di montaggio.<br />

Noi, le leggi, i nostri lavoratori non lo<br />

potremo permettere mai.<br />

Se lo Stato vuole eliminare le convenzioni,<br />

lo dica chiaramente e ci regoleremo<br />

di conseguenza .<br />

Ma in tal caso dovrà eliminare anche i<br />

convenzionati interni, le compartecipazioni<br />

ai pubblici dipendenti, tutte le<br />

altre convenzioni ed altri privilegi.<br />

» Ma conviene allo Stato<br />

<strong>Italiano</strong> tutto ciò?<br />

Gli conviene cancellare migliaia e<br />

migliaia di lavoratori?<br />

E tutto ciò per favorire chi?<br />

Non certo gli utenti che si vedranno fra<br />

l’altro costretti a pagare 10 EURO per<br />

ogni ricetta medica.<br />

10 Euro per un pezzo di carta, mentre il<br />

lavoro degli operatori, le tasse relative<br />

al reddito prodotto, gli investimenti e<br />

tutto il resto verrebbe ridotto alla meta<br />

della metà. Non lo accetteremo mai!!!<br />

» Ma noi, in fondo, cosa<br />

vogliamo?<br />

• Vogliamo il rispetto delle regole, il<br />

rispetto <strong>dei</strong> contratti – ma come a<br />

tutti si dà un aumento, un riconoscimento,<br />

un miglioramento economico<br />

e a noi la morte professionale!!!<br />

• Vogliamo regole condivise e un tavolo<br />

di concertazione, si la concertazione<br />

quella parola magica che ogni<br />

politico usa al momento giusto per<br />

attaccare un avversario o per esternare<br />

alla gente che tutto va bene.<br />

• Vogliamo che il Governo emendi<br />

l’art.88 secondo la nostra proposta e<br />

che si formi una Commissione fra<br />

Ordini professionali - Associazioni di<br />

categoria e Ministero - per scrivere<br />

regole chiare, condivise, durature.<br />

• Vogliamo la certezza <strong>dei</strong> posti di lavoro<br />

per i nostri dipendenti ed il pane<br />

per le nostre famiglie.<br />

SI, PANE & LAVORO era lo slogan di<br />

qualche anno fa.<br />

E’ stato lo slogan portato sui nostri striscioni<br />

il 12 ottobre ed oggi e ci siamo<br />

sentiti traditi dai rappresentanti del<br />

popolo.<br />

• Ci sentiamo traditi ed incompresi ,<br />

quasi vessati da coloro che invece di<br />

far si che aumenti il reddito eliminano<br />

i posti di lavoro,<br />

• invece di appianare i contrasti contrappone<br />

categorie a categorie di<br />

lavoratori.<br />

C’erano elettori di centro-destra e centrosinistra<br />

il 12 ottobre a Roma, come oggi.<br />

» Perchè il lavoro non ha<br />

bandiere<br />

Chiedevamo e chiediamo giustizia,<br />

» Perchè la giustizia non<br />

ha padroni<br />

Continueremo a sostenere le nostre<br />

richieste sino in fondo perché crediamo<br />

che solo nel rispetto, nella condivisione,<br />

nell’ascolto di ogni aspettativa, si<br />

possa arrivare a migliorare questa società,<br />

il nostro mondo.


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

I calcoli numerici nelle<br />

fabbriche di<br />

piastrelle ceramiche<br />

di LUIGI COCCONI 1<br />

» Riassunto<br />

In un precedente articolo abbiamo<br />

visto alcuni esempi di problemi che si<br />

presentano negli stabilimenti di produzione<br />

di piastrelle; li si risolve facendo<br />

ricorso al calcolo numerico. Ci sono<br />

però altri calcoli che vengono consuetamente<br />

affrontati nei laboratori ceramici.<br />

Da quello per trasformare fra di<br />

loro formule chimica, mineralogica e<br />

Seger di fritte a quello per trasformare<br />

una formulazione chimica di impasto<br />

argilloso in mineralogica (e viceversa);<br />

dalle medie di analisi granulometriche<br />

(per tracciare periodicamente istogrammi)<br />

ai calcoli per la densità apparente<br />

determinata con l’uso di mercurio;<br />

dalle trasformazioni tra formule ad<br />

umido ed a secco (e viceversa) alla distribuzione<br />

per vari scopi <strong>dei</strong> componenti<br />

di una formulazione tra mulino e<br />

turbodissolutori. Capita poi di frequente<br />

di dover affrontare calcoli di costi,<br />

talora un po’ più complessi di quelli per<br />

ricavare semplicemente quanto costi<br />

una fritta o uno smalto o un impasto<br />

argilloso; ad esempio quelli <strong>dei</strong> costi<br />

dell’atomizzazione.<br />

» 1 - Trasformazioni fra<br />

formule chimica,<br />

mineralogica e Seger<br />

di fritte, fra chimica e<br />

mineralogica<br />

di impasti argillosi<br />

Nell’industria ceramica si fa molto uso<br />

di tre tipi di formule, la chimica, la mineralogica<br />

e la Seger (v. Tab. 1) . Specie a<br />

livello colorifici (fabbriche di smalti e<br />

coloranti e laboratori connessi), biscottifici<br />

(reparti addetti alla preparazione<br />

<strong>dei</strong> supporti delle piastrelle) e laboratori<br />

di creazione piastrelle si utilizzano<br />

questi tre tipi di formulazione. Molto<br />

frequentemente si eseguono trasformazioni<br />

di queste formule da una nell’altra.<br />

<strong>Il</strong> computer ha ormai il monopolio<br />

<strong>dei</strong> calcoli per queste trasformazio-<br />

ni. Nell’eseguirle, si possono ricavare,<br />

assieme alle formule volute, le proprietà<br />

calcolabili additivamente dalla composizione<br />

(1), tensione superficiale,<br />

viscosità, densità, ecc. , ma anche ad<br />

esempio:<br />

acidità, proprietà di una fritta (sulla<br />

base dell’acidità), applicabilità di essa;<br />

rapporto basi/acidi (secondo Lengersdorff<br />

); parte fondente; rapporto W<br />

(Thorpe/Mellor) per la solubilità di piombo<br />

(nelle fritte che ne contengono);<br />

rapporti: B 2 O 3 /SiO 2 ;“R 2 O/RO”; “1/RO 2 ”;<br />

Al 2 O 3 / (1 + SiO 2 ); ed altri ancora.<br />

Qualche breve accenno alla natura di<br />

queste formule. La formula Seger non è<br />

che una diversa presentazione di quella<br />

chimica; è atta a mettere in risalto<br />

DAGLI ISCRITTI« 5<br />

parte 1°<br />

fusibilità, acidità, rapporto tra i vari<br />

componenti, in modo più immediato.<br />

Ha senso parlare di una Seger solo limitatamente<br />

alla parte vetrosa, frittata<br />

dello smalto, non per parti che non<br />

entrano nel background vetroso (quali<br />

opacizzanti e sabbia aggiunti a mulino,<br />

Tabella 1 - Esempio di formule chimica, mineralogica e Seger di fritte ceramiche<br />

Tipi di formula utilizzata Esempio di essa (E' un fondente Particolari messi soprattutto<br />

per la presentazione della fritta di colorificio toscano degli anni '70, a<br />

bassa cessione di Pb a bassa temperatura;<br />

per bassa cessione ad alta temperatura,<br />

occorreva il doppio di allumina)<br />

in risalto da essa<br />

Chimica (o "percentuale", PbO = 64,4% Particolari messi soprattutto in risalto da essa<br />

o "centesimale", o "analitica") AI2O3 = 3,2%<br />

SiO2 = 32,1%<br />

K2O = 0,3%<br />

Mineralogica (o "razionale", o "d'uso", Minio = 63,96% Sabbia Che cosa caricare al forno fusore per ottenere<br />

o "a materie prime") Idrato d'alluminio = 3,99% la fritta desiderata; in fusione vanno<br />

Siro n° 5 = 32,05% certo i componenti: velenosi, solubili in acqua,<br />

volatili, a Mv diversa, particolari<br />

(ed anche parte di SiO2 ed Al2O3,<br />

per stabilizzare ad es. il piombo, solubilizzabile<br />

da alcuni componenti)<br />

Seger ,(o "stechiometrica", o "molare") 0,99 PbO 0,11 Al2O3 1,83 SiO2 0,01 K2O // //<br />

I costituenti presenti; fusibilità; acidità;<br />

rapporto tra modificatori<br />

(stabilizzanti e rompitori)<br />

/ anfoteri / formatori di reticolo vetroso<br />

ad esempio). Dalla Seger e dalla chimica<br />

si vede ad esempio se sono preponderanti<br />

nella fritta:<br />

i componenti refrattari o quelli fusibili;<br />

quelli che crescono la resistenza meccanica<br />

o quelli che la calano (considerando<br />

naturalmente le interferenze <strong>dei</strong><br />

vari componenti presenti); i componenti<br />

che crescono la resistenza all’acido;<br />

quelli che abbassano o viceversa<br />

crescono il coefficiente di dilatazione<br />

dello ”smalto” (ottenuto macinando la<br />

fritta con caolino), in tal modo in genere<br />

ostacolando o rispettivamente favorendo<br />

l’insorgere del difetto del cavillo;<br />

quelli che crescono la brillantezza, la<br />

viscosità (o il suo inverso, la fluidità); i<br />

formatori di reticolo vetroso, i modifica-<br />

1Ordine <strong>dei</strong> <strong>Chimici</strong> di Modena<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 28 settembre 2006<br />

ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


6 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

tori di esso (stabilizzanti e rompitori),<br />

gli anfoteri; i mattizzanti, gli opacizzanti,<br />

i devetrificanti.<br />

La mineralogica è la traduzione pratica<br />

di che cosa “mettere in fusione” per<br />

ottenere la fritta desiderata. Per un<br />

impasto è essenziale indicare la mineralogica,<br />

per varie ragioni : a) parlando<br />

di quarzo, cristobalite, ciottoli di mare,<br />

sabbia di Fontainebleau, silice vetrosa,<br />

si intende sempre silice, ma le proprietà<br />

apportate all’impasto sono diverse; b) è<br />

importante la finezza della sabbia introdotta;<br />

c) è importante il passato termico<br />

della chamotte utilizzata; ed altre<br />

ancora. Tralasciamo le discussioni sulle<br />

modifiche alla Seger fatte dallo stesso<br />

ceramista tedesco, scomparso nel 1893,<br />

ed i dubbi espressi sulla validità assoluta,<br />

teorica e pratica, della formula stessa;<br />

un autore (2), dopo aver elaborato<br />

con il computer moltissimi dati per<br />

smalti ceramici, ha avanzato proposte<br />

di modifica alle teorie di Seger. La formula<br />

Seger è comunque sempre suggeritrice<br />

di nozioni importanti.<br />

Vediamo i passaggi per trasformare<br />

una di queste tre formule in un’altra.<br />

Omettiamo nella trattazione la definizione<br />

di “formula empirica”, non necessitandone<br />

l’ introduzione.<br />

Da formula chimica a Seger: per ciascun<br />

ossido (anidride) si dividono i<br />

grammi % per il peso molecolare di<br />

esso; in tal modo si ottengono le mole,<br />

il numero di mole (3). Portata la somma<br />

degli ossidi basici, di metalli mono- e<br />

bi-valenti (R 2 O + RO), ad 1 (come per<br />

convenzione di Seger), si ricavano in<br />

proporzione il numero di mole degli<br />

altri ossidi. Cioè degli ossidi di metalli<br />

trivalenti neutri ed anfoteri, come è l’<br />

Al 2 O 3 , e degli ossidi acidi di metalli<br />

tetravalenti ed anidridi <strong>dei</strong> pentavalenti,<br />

oltre alla anidride borica ad agli RO 3 .<br />

Alcuni ricercatori (Purdy, Binns, F.<br />

Singer) hanno spostato la B 2 O 3 in<br />

seconda colonna, per la maggior somiglianza<br />

con la Al 2 O 3 , ma studi tedeschi<br />

successivi l’hanno riportata in terza<br />

colonna, come era per Seger.<br />

Non ci addentriamo in ulteriori particolari.<br />

In tabella 2 sono illustrati, per l’esempio<br />

adottato, i passaggi detti.<br />

Viceversa da formula Seger a chimica:si<br />

moltiplicano i valori numerici in mole<br />

per i pesi molecolari <strong>dei</strong> vari ossidi (anidridi)<br />

componenti la Seger e, dopo aver<br />

ricavato il totale (sommando i grammi<br />

risultanti per i vari ossidi) , si moltiplicano<br />

i singoli valori per 100 e li si divide<br />

per il totale. In tabella 3 sono illustrati,<br />

Tabella 2 - Passaggio da formula chimica a Seger (per l’esempio di Tab. 1)<br />

PbO = 64,4% - K2O = 0,3% 64,4/223,21= 0,2885 mole 0,2885 : 0,2917 = X : 1<br />

Al2O3 = 3,2% - SiO2 = 32,1% 0,3/94,192 = 0,0032 mole 0,0032 : 0,2917 = Y : 1<br />

TOT. = 100% 3,2/101,94 = 0,0314 mole 0,0314 : 0,2917 = W : 1<br />

32,1/60,06 = 0,5345 mole 0,5345 : 0,2917 = Z : 1<br />

((TOTALE = 0,8526 mole)) X = 0,99 Y = 0,01<br />

0,2885 + 0,0032 = = 0,2917 mole W = 0,11 Z = 1,83<br />

Legenda: X = n° mole PbO; Y = mole K2O; (X+Y) = 1; W = mole di Al2O3; Z = mole di SiO2.<br />

Note:1) le fritte non sono composti chimici, per cui sarebbe improprio parlare di "peso molecolare di una fritta". Si potrà parlare di peso molecolare<br />

al più di una formula Seger. Quello della formula suddetta è 343,05 (lo vedremo in Tab.3): 2) Ricordare (25) : peso in grammi / peso molecolare<br />

= n° di mole<br />

Tabella 3 - Passaggio viceversa da formula Seger a chimica (per l’esempio di Tab. 1)<br />

PbO = 0,99 x 223,21 = 220,98 PbO : 220,98 x 100/343,05 PbO = 64,4%<br />

K2O = 0,01 x 94,192 = 0,942 K2O : 0,942 x 100/343,05 K2O = 0,3 %<br />

Al2O3 = 0,11 x 101,94 = 11,22 Al2O3 :11,22 x100/343,05 Al2O3 = 3,2 %<br />

SiO2 = 1,83 x 60,06 = 109,91 SiO2: 109,91x100/343,05 SiO2 = 32,1 %<br />

TOT. = 343,05 TOT. = 100 %<br />

Note: nella Seger avevamo fatto delle approssimazioni, per cui nella verifica <strong>dei</strong> calcoli si trova una leggera differenza dai valori teorici, pur con<br />

arrotondamento <strong>dei</strong> numeri. Se si prendessero i valori reali che risultano per la Seger, cioè 0,989/0,01097/0,10765/1,8323 e li si dividesse per<br />

342,808, il reale peso della formula, moltiplicandoli poi per 100, risulterebbero gli esatti valori indicati in Tab.3. L'importante è vedere in queste<br />

tabelle il modo di condurre le operazioni. Ricordare (25) : n° di mole x peso molecolare = peso in grammi<br />

Tabella 4 - Fattori moltiplicativi (e percentuali) per l’esempio di Tab. 1<br />

Materia prima Peso molecolare Fattore moltiplicativo(m) e percentuale(p) per l'ossido<br />

Minio (Pb3O4) 685,63 (m) 0,977 [=P.M.(3 PbO) / P.M. Pb3O4 ] PbO<br />

Sabbia Siro n° 5 (p) 0,0092 K2O<br />

Sabbia Siro n° 5 (p) 0,0175 Al2O3 Idrato di alluminio (Al(OH) 3) 77,99 (m) 0,6536 [=P.M.Al2O3 / P.M.(2 Al(OH) 3)] Al2O3 Sabbia Siro n° 5 (p) 0,97 SiO2 Composizione della Sabbia Siro n° 5 (Robilante, Cuneo) (analisi media di varie): SiO2 = 97,00 %; Al2O3 = 1,75 % ; K2O= 0,92 (fino a 1,18) . Ergo<br />

la quantità in grammi presente andrà moltiplicata per 0,97 per avere la silice presente; e per 0,0175 e 0,0092 per avere allumina e K2O presenti<br />

pure, in quanto impurezze nella sabbia. Dovendo introdurre allumina, parte ce la troviamo già dall'introduzione della SIRO.<br />

Tabella 5 - Passaggio da formula mineralogica (attraverso la chimica) a Seger (per l’esempio di Tab. 1)<br />

Minio = 63,96 % PbO = 63,96 x 0,977 = 62,49 PbO = 64,4% Quindi seguire pari<br />

Idrato d'alluminio = 3,99 %<br />

Sabbia Siro n° 5 = 32,05 %<br />

(mineralogica)<br />

K2O = 32,05 x 0,0092 = 0,29<br />

0,0175 + 3,99 x 0,6536 = 3,17<br />

Al2O3 = 32,05 x SiO2 = 32,05 x 0,97 = 31,09<br />

Totale = 97,04<br />

K2O = 0,3 %<br />

Al2O3 = 3,2 %<br />

SiO2 = 32,1<br />

TOT. = 100 % (chimica)<br />

pari i passaggi<br />

in tabella 2,<br />

per arrivare alla Seger<br />

Nota:le fritte non sono composti chimici, per cui sarebbe improprio parlare di "peso molecolare di una fritta". Si potrà parlare di peso molecolare<br />

al più di una formula Seger.Quello della formula suddetta è 343,05 (vedereTab.3 e 6).<br />

per l’esempio adottato, i passaggi detti.<br />

Da formula mineralogica a Seger : si trasforma<br />

dapprima la mineralogica in<br />

chimica. Cioè:<br />

si moltiplicano i grammi % di ogni<br />

materia prima per il fattore moltiplicativo<br />

(riportato in letteratura (1) (4) (5) (6)<br />

(7) (8) (9) e- limitatamente all’esempio<br />

che abbiamo adottato- in Tabella 4) e/o<br />

le percentuali con cui l’ossido/anidride<br />

compare nella materia prima; si sommano<br />

le quantità che risultano (da ogni<br />

materia prima presente) per i vari ossidi<br />

(anidridi); si esegue poi la sommatoria<br />

<strong>dei</strong> valori ottenuti; si porta a 100 la composizione.<br />

Infine si esegue il passaggio<br />

da chimica a Seger secondo la prassi già<br />

vista. In tabella 5 sono illustrati, per l’esempio<br />

adottato, i passaggi detti.<br />

Viceversa da formula Seger a mineralogica:<br />

si segue la strada da formula Seger<br />

a chimica già vista, fermandosi però al<br />

primo stadio; non occorre andare oltre.<br />

Cioè si moltiplicano le mole che ci dà la<br />

Seger per il peso molecolare, ricavando<br />

così i grammi degli ossidi (anidridi)<br />

componenti la formulazione. Ora le percentuali<br />

di ossidi/anidridi che compongono<br />

la fritta le si ottiene da materie<br />

prime scelte in base a considerazioni di<br />

economia, di convenienza, di costanza<br />

della qualità (per avere un prodotto<br />

concorrenziale ed optimum), tenendo<br />

conto delle quantità di ossidi liberata<br />

nella fusione dalla quantità tot di materia<br />

prima, alla luce anche dalla purezza<br />

del prodotto. Per avere PbO, nell’esempio<br />

visto, si può partire da minio (o da<br />

litargirio), guardando al fattore moltiplicativo<br />

: 1 mole di minio Pb 3 O 4 dà 3 mole<br />

di PbO e mezza mole di ossigeno O 2<br />

(che se ne va in frittaggio); ricorrendo<br />

poi alla sabbia SIRO n° 5, si vede che<br />

essa ha il 97 % di silice, l’ 1,75 % di allumina,<br />

lo 0,92 % di K 2 O (è buona, per uso<br />

ceramico). Dividendo la quantità in<br />

grammi voluta di silice per 0,97, si ottiene<br />

la reale quantità in grammi di sabbia


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

da introdurre; ciò facendo, si introduce<br />

anche tot 1 di K 2 O e tot 2 di Al 2 O 3 (per<br />

tot 1 etot 2 si intende la quantità di sabbia<br />

introdotta moltiplicata per 1,75% e<br />

rispettivamente per 0,92 %); il resto di<br />

allumina lo si può introdurre con l’idrato<br />

di alluminio, guardando al fattore<br />

moltiplicativo. Cioè: ricavati i grammi<br />

degli ossidi, li si moltiplica per i fattori<br />

moltiplicativi ed i fattori percentuali<br />

(del percento di purezza); si cercano le<br />

materie prime sufficienti a dare l’intera<br />

quantità, secondo i criteri voluti; infine<br />

si porta a 100.<br />

Da formula chimica a mineralogica: la<br />

strada è la stessa già detta per il caso<br />

suddetto, partendo dai grammi %.<br />

Al computer va data la memoria per la<br />

scelta delle materie prime secondo i<br />

criteri detti, anteponendo la convenienza<br />

alla grande qualità o viceversa,<br />

stabilendo delle priorità nei criteri della<br />

scelta <strong>dei</strong> materiali da adottare. Ciò sia<br />

per gli impasti argillosi che per le fritte.<br />

Viceversa da formula mineralogica a chimica:<br />

la strada la si è già vista per il caso<br />

da mineralogica a Seger. Per gli impasti<br />

argillosi è come per le fritte (ma- si è<br />

detto- non esiste per essi la Seger).<br />

» 2 - Media di analisi<br />

granulometriche<br />

di atomizzati<br />

per ricavarne istogrammi<br />

2.1 - Premessa<br />

Si esegue il controllo della distribuzione<br />

granulometrica prelevando l’atomizzato<br />

in genere al reparto atomizzatori,<br />

dal nastro trasportatore, dopo presetacciatura.<br />

Lo si essicca in stufa a<br />

105°C, fino ad umidità zero, indi se ne<br />

prelevano in genere 200 g secchi e li si<br />

introduce nel setacciatore elettromagnetico<br />

sul setaccio più alto di quelli in<br />

cascata, sotto al coperchio.<br />

Si fa uso di 6-8 setacci, sovrapposti; dall’alto<br />

in basso si va in ordine decrescente<br />

di luce netta e sotto vi è il raccoglitore<br />

del residuo (della parte che oltrepassa<br />

il setaccio più in basso nella cascata).<br />

<strong>Il</strong> primo setaccio può essere ad esempio<br />

il 500 Ìm, o una triade di setacci, ad<br />

es. 800-650-500 μm, o 1000-750-500<br />

μm; seguono tre setacci quali ad esempio<br />

il 315, il 180, il 125 μm; infine due<br />

setacci quali ad esempio il 90 ed il 63<br />

μm; seguiti dal raccoglitore detto di ciò<br />

che passa oltre il 63 μm. Avendo setacci<br />

in tela d’acciaio inox AISI 304 da:<br />

500/315/180/125/90/63 μm di apertu-<br />

ra maglie o luce netta, le maglie/cm 2<br />

possono essere per esempio di 130/<br />

246 /1119/2225/4504/8900 (valori ricavati<br />

dal catalogo di una delle ditte che<br />

operano nel settore). Poiché dalla radice<br />

quadrata <strong>dei</strong> valori precedenti i<br />

fili/cm risultano essere (lasciando una<br />

decimale) di 11,40/15,7/33,4 5 /47,2/<br />

67,1/94,3, ne segue che il diametro del<br />

filo sarà in tal caso, rispettivamente, di<br />

377/323 /119/87/59/43 μm circa (10).<br />

Occorrono un setacciatore elettromagnetico<br />

che operi a secco, da reperire<br />

presso fornitori specializzati (11)(12)<br />

(13)(14), una bilancia analitica di precisione,<br />

una stufa ventilata (13)(14)(15). Si<br />

pongono i 200 g sul primo setaccio<br />

della serie, si sovrappone il coperchio, si<br />

stringe la cascata di setacci, si mettono<br />

ad esempio l’impulso e l’intensità di<br />

corrente al massimo (le ditte suggeriscono<br />

talora un loro innalzamento graduale)<br />

e si opera per 11 – 13 min.<br />

Occorre un buon controllo periodico<br />

della pulizia, integrità e funzionalità <strong>dei</strong><br />

setacci. Quando si devono intraprendere<br />

studi speciali, oltre al controllo stesso<br />

dell’apparecchiatura conviene eseguire<br />

(oltre alla setacciatura detta) anche<br />

un’ulteriore setacciatura a mano, procedendo<br />

finchè non passa più alcunchè<br />

ai vari setacci e portando al setaccio<br />

successivo ciò che è passato ad<br />

ogni setaccio. Operando su 200 g, i<br />

risultati andranno poi chiaramente<br />

divisi per due, per averli a 100. In genere<br />

è conveniente dividere i setacci in tre<br />

gruppi, il 500 μm (o i tre compreso<br />

esso), i tre da 315 a 125 μm e quelli da<br />

questo al raccoglitore del residuo finale.<br />

Venendo così ad interpretare i risultati<br />

in: maggiore di 500 μm, compreso<br />

DAGLI ISCRITTI« 7<br />

tra 315 e 125 μm ed inferiore a 125 μm.<br />

A volte interessa invece dettagliare il<br />

fine, a volte l’intermedio. <strong>Il</strong> controllo<br />

può essere fatto anche alle presse, per<br />

vedere se le miscele con poca polvere<br />

di recupero da smaltire sono fatte in<br />

stabilimento in modo adeguato (o se la<br />

polvere eccede la quantità prevista<br />

come massima), se la triturazione <strong>dei</strong><br />

granuli è modesta, è quella inevitabile,<br />

per controllare inoltre che per inconvenienti<br />

meccanici non si formi molta<br />

polvere e meno granuli del normale.<br />

Con la granulometria si controlla il funzionamento<br />

degli atomizzatori e ci si<br />

assicura che il materiale che va da essi<br />

al reparto presse sia ottimale.<br />

Tralasciamo (rimandando ai testi appositi<br />

ed agli studi speciali <strong>dei</strong> fabbricanti<br />

di stampi) di occuparci: dell’importanza<br />

delle varie frazioni granulometriche; del<br />

vantaggio del “fine” (ma solo fino ad un<br />

certo valore); della svantaggiosità economica<br />

che ha per l’azienda l’avere una<br />

parte rilevante di materiale scartata al<br />

presetaccio o - specie per certi prodotti<br />

smaltati con smalto “non coprente”- di<br />

avere granulometria grossolana.<br />

In Tab. 7 ed 8 riportiamo un esempio di<br />

come registrare i risultati della granulometria.<br />

2.1 - Media delle analisi<br />

ed istogrammi<br />

Dopo aver eseguito vari controlli sull’atomizzato,<br />

può essere interessante<br />

Tabella 6 - Passaggio viceversa da formula Seger a mineralogica (per l’esempio visto)<br />

PbO = 0,99 x 223,21 = 220,98 g<br />

K2O = 0,01 x 94,192 = 0,942 g<br />

Al2O3 = 0,11 x 101,94 = 11,22 g<br />

SiO2 = 1,83 x 60,06 = 109,91 g<br />

TOT. = 343,05 g<br />

PbO: 220,98/0,977=226,17 g Minio; SiO2:109,91/0,97 = 113,31 g<br />

Sabbia SIRO n°5 100:0,92=113,31:X (cioè 113,31 x 0,0092 visto)<br />

X=1,042 g di K2O (come si è detto, senza approssimazioni nella Seger,<br />

tornerebbe questo valore, anzichè 0,942); da 100:1,75=113,31:X,<br />

cioè 113,31 x 0,0175 visto, risulta: X=1,983 g di Al2O3;<br />

mancano (11,22-1,983 =) 9,237 g di Al2O3; 9,237/0,6536 = 14,13 g<br />

di Al(OH) 3.Ora:<br />

Minio = 226,17 Sabbia SIRO n° 5 = 113,31<br />

Idrato di alluminio = 14,13 Totale = 353,61<br />

Portando a 100,<br />

esce:<br />

Minio=63,96%<br />

Siro = 32,05%<br />

Al(OH) 3=3,99%<br />

Tabella 7 - Esempio di registrazione giornaliera <strong>dei</strong> risultati dell'analisi granulometrica<br />

Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />

…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />

› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />

Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />

…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />

› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />

Data: Atomizz.n° Umidità%: CaCO3 %: Ora prelievo: Silo di raccolta: Presetaccio:<br />

…/…/…… ……… ……… ……… ……… ……… ………<br />

› 500μ: …… › 325μ: …… › 180μ: …… › 125μ: …… › 90μ:…… › 63μ:…… ‹ 63μ:……<br />

tracciare per esempio un istogramma<br />

mensile. Operando ad esempio con l’atomizzatore<br />

n° 15 SACMI (16), già citato<br />

in precedente lavoro, si ottengano ai<br />

sei setacci citati in precedenza e come


8 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Tabella 8 - Variante di esempio di registrazione giornaliera <strong>dei</strong> risultati dell'analisi granulometrica<br />

Atomizz.n° …………………………………… Data ……………………………………<br />

› 500 μ › 315 μ › 180 μ › 125 μ › 90 μ › 63μ ‹ 63 μ<br />

200) …… …… …… …… …… …… ……<br />

100) …… …… …… …… …… …… ……<br />

100) …… …… …… …… …… …… ……<br />

200) …… …… …… …… …… …… ……<br />

100) …… …… …… …… …… …… ……<br />

100) …… …… …… …… …… …… ……<br />

fine che passa oltre il sesto setaccio<br />

sette valori, che vengono riportati in<br />

moduli quali quelli in Tab. 7/8 (trovati<br />

ad esempio in otto analisi, di otto giorni<br />

diversi).<br />

Operando su 200 g , si dimezzano poi i<br />

valori numerici risultanti, per portarli a<br />

100. Nella cella a destra <strong>dei</strong> sette valori<br />

trovati in otto analisi, si controlla al<br />

computer, in Excel, con il segno di sommatoria,<br />

che torni 100 . A questo punto<br />

si determina, usando il pulsante destro<br />

del mouse, la media <strong>dei</strong> dati ad ogni<br />

setaccio, arrotondando il risultato ed<br />

assicurandosi che alla fine torni 100 (se<br />

la differenza da 100 è minima, ad es. 0,1,<br />

si ritocca il dato più vicino tra tutti all’unità<br />

o decimale superiore o inferiore).<br />

<strong>Il</strong> poligono di frequenza ricavato è preferibile<br />

riportarlo su carta millimetrata,<br />

che non sul grafico fatto dal computer<br />

(molto limitato, senza gran possibilità<br />

di apporvi note). Sulla carta millimetrata<br />

si possono riportare il numero che<br />

contraddistingue l’atomizzatore tra<br />

quelli presenti in stabilimento, data,<br />

firma dell’analista, mese ed anno del<br />

poligono di frequenza, luce netta <strong>dei</strong><br />

vari setacci e totale per ognuno <strong>dei</strong> tre<br />

gruppi detti. In ordinata il % , da 0 a 70,<br />

ad es., con 1 % ogni 3 mm ; in ascissa 1<br />

setaccio ogni 3 cm, ad es. . Nel controllo<br />

di materiale acquistato eventualmente<br />

fuori dalla fabbrica, per verificare che la<br />

granulometria risponda a certi requisiti,<br />

si può operare una setacciatura a<br />

mano, ad esempio con setacci da 3-2-1<br />

mm di luce netta, su di una partita precisa,<br />

ad es. più di 1 kg di materiale<br />

secco. Si controlla il secco % (pesando<br />

prima e dopo essiccamento una aliquota<br />

di 1,1 – 1,4 kg) ed il residuo in<br />

grammi %, indicando nella pagina stessa<br />

del modulo ad esempio quanta percentuale<br />

di materiale supera i 3 mm. .<br />

L’acciaio inox 18/8–AISI 304 di cui sono<br />

costituite le tele, ha percentuali di<br />

Cr/Ni/Mn/Si/C/P/S di 18-20/8-11/2/1<br />

/0,08/0,04/0,03. <strong>Il</strong> presetaccio oltre il<br />

quale passa, in stabilimento, l’atomizzato<br />

che verrà poi essiccato e sottoposto<br />

al controllo granulometrico, è generalmente<br />

sulle 9-11 maglie/cm 2 , ergo sui<br />

3-3,32 fili/cm ; con 2 - 2,72 mm di luce<br />

netta e diametro filo di 0,6-1 mm. In<br />

moduli giornalieri si può segnare l’ora<br />

di prelievo dal nastro che trasporta l’atomizzato<br />

prodotto ai silo, il numero<br />

dell’atomizzatore, il numero del/<strong>dei</strong> silo<br />

a cui va, l’umidità % misurata con bilancia<br />

termica, i dati del presetaccio, eventualmente<br />

il CaCO 3 % misurato in laboratorio<br />

dopo essiccamento del campione,<br />

ecc. . Come distribuzione granulometrica<br />

entro cui si deve cadere, ci si<br />

può imporre come limiti ad esempio<br />

questi: con atomizzatori quali il n° 15<br />

SACMI nominato: 0-9 % sopra 500 μm;<br />

80-97 % tra 125 e 500 μm; 1-20 % sotto<br />

125 μm. In realtà poi la frazione centrale<br />

cadrà solitamente, con buona conduzione<br />

dell’atomizzatore, tra 87 e 94<br />

%, ed alla somma delle altre due competerà<br />

quindi il 13-6%. Con atomizzatori<br />

più grossi, di maggior produttività: 0-<br />

13; 70-90; 1-30 %, rispettivamente. Con<br />

apparecchiature molto più grosse, atte<br />

a grosse produzioni , si avrà percentuale<br />

assai maggiore sopra i 500 μm, tra 0<br />

e 50%, con un 40-90 % nella frazione<br />

intermedia e 0-10 % di fine; la frazione<br />

centrale sarà solitamente di 58-78 %,<br />

per cui alle altre due, più grossa e più<br />

fine, competerà il 42-22% .<br />

» 3 - Calcoli per ottenere<br />

la massa volumetrica<br />

archimediana.<br />

Spiegazione<br />

di Enrico Fermi<br />

Abbiamo parlato (10) della massa volumetrica<br />

apparente (17)(18)(19) e delle<br />

varie applicazioni di essa per controlli<br />

di produzione, con misure eseguite su<br />

campioni di piastrelle crude e cotte, su<br />

corpi macinanti o loro campioni, ecc. .<br />

L’apparecchiatura per misurarla ce la si<br />

può costruire da sé (19), o acquistarla<br />

già pronta (20). Vediamo qual è la formula<br />

da applicare per ottenere i risultati<br />

e come la si ricava, avvalendoci anche<br />

di una spiegazione data dal grande fisico<br />

atomico Enrico Fermi, in un testo per<br />

i licei scientifici (21).<br />

3.1 - Apparecchiatura.<br />

Formula per il calcolo<br />

Si pone sulla bilancia elettronica<br />

monopiatto il bicchiere contenente<br />

mercurio, sormontato dall’asta metallica<br />

con punte finali. L’asta è fissata ad un<br />

sostegno da laboratorio, con morsetto<br />

e tubo per lo scorrimento di essa e<br />

sistema per bloccarne lo scorrimento.<br />

Si esegue poi l’azzeramento della<br />

bilancia. Si introduce nel bicchiere,<br />

sopra il mercurio, la barretta, il campione<br />

di cui va misurata la massa volumetrica<br />

(densità) apparente. Si registra la<br />

massa del campione, dopo che lo si è<br />

posato sul mercurio nel bicchiere. E la<br />

massa dopo aver spinto del tutto il<br />

campione entro il mercurio, con le tre<br />

punte con cui finisce l’asta.<br />

Intendendo per A la somma della<br />

massa del campione e della forza<br />

richiesta per immergerlo nel mercurio<br />

totalmente, ossia la ”massa dopo<br />

immersione”, la ”forza che spinge il<br />

corpo verso l’alto”, annotata come si<br />

diceva prima, avremo: M v apparente<br />

campione (g/cm 3 ) = M v mercurio a<br />

temperatura t (g/cm 3 ) x massa campione<br />

(in g) / A (in g).<br />

In realtà da questo A vanno tolti da 0,2<br />

a 4,0 g (quantità esatta determinata<br />

spingendo nel mercurio le tre punte<br />

dell’asta, fino al punto in cui arrivano<br />

durante la misura).<br />

(La formula riportata la si può scrivere<br />

anche così : A = Mv Hg . (m camp. / Mv<br />

camp.) = Mv Hg . (m / m/v) camp.= Mv<br />

Hg . v camp. ; la rivedremo tra un po’).<br />

La M v Hg è di 13,595 g/cm 3 a 0 °C , di<br />

13,547 a 20 °C , di 13,535 a 25 °C , di<br />

13,352 a 100 °C ; in pratica dal valore che<br />

ha a 0 °C cala di 0,243 . 10 -2 g/cm 3 per<br />

ogni aumento della temperatura di 1 °C.


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

DAGLI ISCRITTI« 9<br />

Gli improbabili elementi<br />

di un signorotto di campagna<br />

di MARCO FONTANI a1 e MARIAGRAZIA COSTA b<br />

Nell’anno di grazia 1886, mentre<br />

buona parte dell’upper-class di<br />

quell’Inghilterra vittoriana opulenta e<br />

puritana, seguiva con il fiato sospeso il<br />

triplice e altalenante cambio alla guida<br />

del Governo della Corona tra Robert<br />

Arthur Talbot Gascoyne-Cecil terzo marchese<br />

di Salisbury (1830-1903) e William<br />

Ewart Gladstone (1809-1898), un signorotto<br />

della contea di Selkirk era alle<br />

prese con problemi ben più terreni.<br />

Alexander Pringle era un facoltoso proprietario<br />

terriero le cui proprietà si<br />

estendevano lungo le rive del fiume<br />

Tweed nel sud della Scozia. Buona<br />

parte del suo appezzamento di terra<br />

era brullo e roccioso: gli antichissimi<br />

rilievi montuosi erano stati levigati ed<br />

addolciti dalla perpetua azione degli<br />

agenti atmosferici.<br />

Pringle, nella sua prosa lontana dal<br />

mondo accademico ma al contrario<br />

aneddotica e colorita, raccontò di aver<br />

trovato <strong>dei</strong> metalli sconosciuti2 in alcuni<br />

campioni di rocce risalenti all’èra<br />

paleozoica e più precisamente al periodo<br />

siluriano. La ricerca di Pringle evidenziata<br />

da una immensa dispendiosità<br />

di mezzi aveva come unico desiderio<br />

quello di “getting of the rarer ones [elements]<br />

in a small quantity, such as might<br />

suffice to please a chemist if he found<br />

them upon his own estate” 3 . Questo elogio<br />

della vaghezza e della futilità tratteggia<br />

pienamente la ritrosia che l’uomo<br />

vittoriano provava per tutto ciò che<br />

fosse legato all’evoluzione tecnologica<br />

e non rientrasse nella sfera del dilettantismo<br />

quasi al limite dell’hobby.<br />

Alexander Pringle iniziò con il racco-<br />

gliere una grande quantità di quarzo<br />

formatosi in ampie vene e ben visibile<br />

ai margini di rocce esposte ai piedi di<br />

un ghiacciaio, che per la sua conformazione<br />

avrebbe convogliato, come un<br />

imbuto, tutto il materiale a lui indispensabile<br />

per la ricerca. Secondo il ricco<br />

inglese i cristalli di quarzo avrebbero<br />

agito da filtro trattenendo, durante i<br />

dilavamenti dovuti alla pioggia e alla<br />

neve, tracce della roccia sovrastante.<br />

Sebbene egli si rammaricasse, affermando<br />

che la quantità di materiale da<br />

raccogliere, frantumare e trattare fosse<br />

superiore ad ogni sua aspettativa e la<br />

roccia sconosciuta, inglobata nel quarzo,<br />

inferiore alla sua peggior ipotesi, il<br />

risultato che ottenne fu pari all’asprezza<br />

e all’immensità del suo sforzo: ben<br />

quattro nuovi elementi videro la luce!<br />

Pringle descrisse con accuratezza unicamente<br />

uno <strong>dei</strong> quattro presunti<br />

nuovi elementi ed esattamente “the<br />

one that has given me the most trouble” 4 .<br />

Prima di passare ad esporre i dati relativi<br />

alla scoperta Alexander Prigle ritenne<br />

opportuno battezzare il nuovo metallo:<br />

“As I required to give a name, even for my<br />

own convenience in making notes, I called<br />

Polymnestum (Pm), because its compounds<br />

combined with those of several<br />

other elements all at one time, and I had a<br />

difficulty in getting them away in combination<br />

with any one in particular, either<br />

as precipitate as in solution” 5 .<br />

<strong>Il</strong> polymnestum si presentava come un<br />

metallo scuro non facilmente fondibile<br />

e con un peso equivalente che si aggirava<br />

intorno a 74. Pringle sostenne di<br />

aver isolato due solfuri e quattro distin-<br />

ti ossidi: PmS, PmS 2, PmO, PmO 2 , PmO 3<br />

e PmO 5 .<br />

Lo stesso Pringle quasi rifiutò di credere<br />

che un equivalente di polymnestum<br />

potesse combinarsi con cinque equivalenti<br />

di ossigeno per formare il pentossido.<br />

Per questo motivo egli ripeté gli<br />

esperimenti più volte; tutte le prove<br />

confermarono la sua ipotesi ed alla fine<br />

egli stesso dovette ammettere l’esistenza<br />

di PmO 5 dalle delicate sfumature<br />

rosa. Grazie a queste misure ripetute<br />

più e più volte, Pringle fu in grado di<br />

determinare il peso atomico del metallo<br />

(74,01) con più precisione di quanto<br />

non avesse potuto fare con altri presunti<br />

elementi. Di tutti gli ossidi che preparò,<br />

il più caratteristico si rivelò il triossido,<br />

ottenuto con facilità attaccando il<br />

metallo in ambiente acido, mentre il<br />

monossido possedeva una particolarissima<br />

colorazione verde che colpì molto<br />

la fantasia del chimico dilettante. Dopo<br />

aver compiuto molti test chimici qualitativi,<br />

Pringle sottopose il polymnestum<br />

a alcune semplici prove di natura fisica.<br />

Egli si accorse che il polymnestum aveva<br />

proprietà simili al ferro, in quanto veniva<br />

attratto da una calamita posta nelle<br />

immediate vicinanze. Molte altre prove<br />

e test sembravano indicare l’intima<br />

somiglianza di questo metallo con il<br />

ferro, eccetto la più decisiva: il test con il<br />

ferrocianuro di potassio.<br />

Un altro elemento isolato da Pringle fu<br />

l’erebodium per il quale propose come<br />

simbolo le lettere Eb. Questo metallo si<br />

presentava nero come il carbone ed il<br />

suo peso atomico fu indicato come<br />

95,4. L’unico ossido che riuscì a caratte-<br />

(a) Dipartimento di chimica organica dell’università di Firenze<br />

(b) Laboratorio di ricerca educativa in didattica chimica e scienze integrate dell’università di Firenze.<br />

1 E-mail: marco.fontani@unifi.it<br />

2 Pringle A., Chem. News, (1886), 54, 167<br />

3 [Ho la debole] speranza di ottenere una piccola quantità di quegli [elementi] più rari, che potrebbe bastare a soddisfare [la curiosità di] un chimico se li trovasse<br />

nella proprie terre.<br />

4 Quello che mi ha creato più problemi.<br />

5 Necessitavo di dargli un nome, anche per la mia propria convenienza nel riportarlo negli appunti, l’ho denominato Polymnestum (Pm), perché i suoi composti si univano<br />

contemporaneamente a quelli di parecchi altri elementi ed ho avuto una notevole difficoltà nell’ottenerli esenti da impurità, sia come precipitati che in soluzione.<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 15 novembre 2006<br />

ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


10 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

rizzare fu il biossido di erebodium,<br />

EbO 2 , il quale aveva una inaspettata<br />

somiglianza con l’ossido di bismuto.<br />

L’etimologia del nome di questo elemento<br />

proviene quasi certamente dal<br />

colore nero (come la notte) del metallo.<br />

Infatti Erebo (o Tenebre), figlio di Caos,<br />

era una figura della mitologia greca:<br />

fratello e al tempo stesso marito della<br />

Notte e padre del Giorno e del Cielo<br />

(Etere). Secondo Esiodo, Erebo era il<br />

nome delle tenebre primordiali 6 .<br />

Per il terzo elemento Pringle scelse un<br />

nome locale, gadenium. Egli riuscì a<br />

determinare con estrema precisione il<br />

peso atomico del neo-metallo (43,547),<br />

ma non riuscì a fonderlo: la polvere<br />

metallica aveva un aspetto tendenzialmente<br />

grigio. <strong>Il</strong> monossido di gadenium<br />

(curiosamente Pringle non fornì il simbolo<br />

chimico per questo metallo) era<br />

rosso, mentre il biossido di gadenium<br />

era color crema. L’ultimo elemento trovato<br />

da Pringle esaminando i suoi giacimenti<br />

rocciosi risalenti al periodo siluriano<br />

e sparsi nella campagna meridionale<br />

scozzese, evidenziarono la presenza<br />

di un non-metallo ritenuto fino ad<br />

allora sconosciuto. <strong>Il</strong> peso atomico<br />

approssimato era 45,2. Secondo le<br />

parole dell’autore, questo metalloide<br />

era il più interessante di quelli fino al<br />

momento citati e meritava una lunga<br />

dissertazione. Per ragioni sconosciute,<br />

tuttavia, Pringle dedicò al nuovo elemento<br />

pochissimo rilievo: del lungo<br />

articolo intitolato “ On some probable<br />

new elements” solo nove righe furono<br />

dedicate all’hesperisium. <strong>Il</strong> semi-metallo,<br />

allo stato elementare, era rosso e<br />

possedeva una lucentezza metallica: it<br />

looks like a sunset sky that I have thought<br />

of calling it Hesperine, or perhaps<br />

Hesperisium (Hs) 7 . Le Esperidi, da cui<br />

questo elemento traeva il nome, erano<br />

figure della mitologia greca, le figlie<br />

della Notte. Dimoravano nelle terre<br />

remote d’occidente, ed erano a guardia<br />

del giardino <strong>dei</strong> pomi d’oro di Era 8 .<br />

L’heperisium formava il monossido<br />

(HsO) il biossido (HsO 2 ) e il sequiossido<br />

(Hs 2 O 3 ); gli ultimi due ossidi generavano<br />

i corrispettivi acidi: H 2 HsO 3 e HHsO 2 .<br />

Inoltre sia l’idruro (H 2 Hs) che il fluoruro<br />

(F 2 Hs) erano gassosi. Per queste ed altre<br />

similitudini Pringle vedeva una certa<br />

somiglianza tra l’hesperisium e il selenio.<br />

Pringle concluse l’articolo affermando<br />

che oltre ai sopra citati quattro elementi<br />

egli ne avrebbe intravisto un altro,<br />

simile al piombo per duttilità e colore.<br />

Esso sarebbe stato facilmente volatilizzabile<br />

e bassofondente. Purtroppo non<br />

riuscì in nessun modo a determinarne il<br />

peso atomico e quindi decise, senza<br />

troppo rammarico, di astenersi dal proporre<br />

un nome per questo nuovo<br />

corpo semplice. Forse fu un bene; così<br />

facendo evitò di portare a cinque il<br />

numero di falsi elementi presenti in<br />

un’unica pubblicazione!<br />

» Conclusioni<br />

Le informazioni lasciate da Pringle risultano<br />

lacunose e in molti casi imprecise;<br />

gli unici dati non qualitativi sono i pesi<br />

atomici. Basandosi su questo unico dato<br />

oggettivo, purtroppo, possiamo affer-<br />

mare che egli non abbia scoperto alcun<br />

nuovo elemento: nessun valore corrisponde<br />

a quello di un metallo o semimetallo<br />

conosciuto o sconosciuto al<br />

momento della sua analisi (1886).<br />

I dati che meglio si accordano con i<br />

pesi atomici sono riportati in tabella.<br />

Gli ossidi di polymnestum tuttavia non<br />

possiedono la colorazione né degli<br />

ossidi del germanio né di quelli dell’arsenico.<br />

<strong>Il</strong> fatto che questo supposto<br />

metallo possedesse proprietà ferromagnetiche<br />

probabilmente conferisce<br />

maggior attendibilità all’ipotesi secondo<br />

la quale Pringle abbia isolato un<br />

metallo della prima serie di transizione<br />

(Fe, Co o Ni) allo stato molto impuro,<br />

contaminato con uno o più elementi di<br />

peso atomico maggiore.<br />

Nel caso dell’erbodium l’unico indizio<br />

fornito dall’autore, eccettuato il peso<br />

atomico, consiste nella descrizione<br />

qualitativa dell’ossido: curiosamente<br />

concorda con quella del molibdeno.<br />

Purtroppo però il molibdeno allo stato<br />

elementare, lungi dall’essere nero<br />

come il carbone, ha una colorazione<br />

bianco-argentea. Un caso analogo si<br />

ravvede nel gadenium: l’ossido rosso<br />

del presunto nuovo metallo male si<br />

adatta agli elementi chimici aventi<br />

peso atomico relativamente simile al<br />

presunto gadenium. Infatti il triossido<br />

di scandio è bianco, mentre il monossido<br />

di calcio è giallo pallido. Anche in<br />

questo caso, si deve ammettere la presenza<br />

di tracce di un altro metallo<br />

(forse ossido di ferro) capaci di elevare<br />

il peso atomico del gadenium e al<br />

tempo stesso conferirgli una colorazione<br />

rosso-bruna.<br />

<strong>Il</strong> caso dell’hesperisium mette chiaramente<br />

in luce la duplice incapacità di<br />

Mr Prigle nel calarsi nei panni sia di chimico<br />

analitico che di chimico teorico:<br />

Presunto Elemento<br />

scoperto<br />

Elemento sospetto<br />

già esistente<br />

Peso atomico presunto<br />

nuovo elemento<br />

Peso atomico<br />

elemento simile già noto<br />

polymnestum (Pm) germanio (Ge), 74,01 72, 64<br />

arsenico (As) 74,92<br />

erebodium (Eb) niobio (Nb), 95,4 92,91<br />

molibdeno (Mo) 95,94<br />

gadenium scandio (Sc) 43,547 44,96<br />

hesperisium (Hs) selenio (Se) 45,2 78,96<br />

l’errore nella determinazione del peso<br />

atomico di questo elemento e il posizionamento<br />

nella tavola periodica di<br />

un metalloide quale l’hesperisium.<br />

Tuttavia pur nella vaghezza della sua<br />

prosa scientifica, lo stesso Alexander<br />

Pringle, lasciò intravedere la natura del<br />

reale elemento che lo aveva tratto in<br />

inganno: il selenio. Anche in questo<br />

caso la determinazione del peso atomico<br />

risultò fortemente poco attendibile.<br />

Più che fornire ai chimici un aiuto tramite<br />

lo studio sopracitato, quello di<br />

Alexander Pringle si rivelò un autentico<br />

impedimento; ma il danno seguito (in<br />

questo caso) alla beffa ricadde sul<br />

Chemical News, che riportando la notizia,<br />

si stava screditando come periodico<br />

scientifico 9 .<br />

6 Oltre all’Etere e al Giorno, Erebo ebbe dalla Notte altri figli: non si trattava di vere e proprie divinità, ma di personificazioni di comportamenti e paure umane.<br />

Tra questi c’erano Thanatos e Hypnos, ritenuti dai greci gemelli, l’uno dio della morte, l’altro dio del sonno; Momo, il biasimo, cacciato dall’Olimpo per aver criticato<br />

aspramente Zeus e la Tenerezza, per citarne solo alcuni.<br />

7 Assomiglia ad un cielo al tramonto che ho pensato di chiamarlo Hesperine, o forse Hesperisium (Hs).<br />

8 <strong>Il</strong> punto in cui il sole tramonta, è stato spesso associato con il regno <strong>dei</strong> morti, e certi miti vi pongono l’accesso del regno di Ade. Non è escluso che le tre<br />

Esperidi fossero collegate al regno delle ombre, custodi <strong>dei</strong> frutti che davano l’immortalità.<br />

9 Accanto a prestigiose pubblicazioni edite da antiche e rispettate Accademie la rivista Chemical News, uscita per la prima volta nel 1859, occupava una posizione<br />

relativamente marginale nel panorama della letteratura chimica. Diretta talvolta con spregiudicato dilettantismo, come testimonia il fatto che molte false<br />

scoperte furono riprese e pubblicate dedicando loro ampio risalto, fu definitivamente sospesa nel 1932.


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Alcol e alcolismo cronico<br />

Riassunto: L’alcol contenuto nelle<br />

bevande alcoliche è l’etanolo o<br />

alcol etilico ed è un alcol alifatico a catena<br />

corta con formula bruta CH3CH2OH. È presente, in diverse percentuali, in<br />

tutte le bevande ottenute dalla fermentazione<br />

degli zuccheri. Nella società<br />

moderna un problema crescente,<br />

soprattutto tra i giovani, è l’abuso alcolico<br />

che può portare all’alcolismo cronico,<br />

una dipendenza definita come l’assunzione<br />

regolare di una quantità di<br />

alcol sufficiente a danneggiare socialmente,<br />

psicologicamente o fisicamente<br />

un individuo. <strong>Il</strong> danno provocato dall’alcol<br />

impone un carico economico significativo<br />

sugli individui, le famiglie e la<br />

società attraverso costi sanitari, perdita<br />

di produttività dovuta all’aumento della<br />

morbilità, costi dovuti a incendi e danni<br />

alla proprietà, e perdita di reddito dovuta<br />

a mortalità precoce. Un marcatore<br />

diagnostico di abuso alcolico dovrebbe<br />

essere sensibile e specifico. Nessuno <strong>dei</strong><br />

marcatori classici soddisfa pienamente<br />

entrambe le caratteristiche.<br />

In questi ultimi anni ha suscitato molto<br />

interesse l’introduzione nella diagnostica<br />

biochimica di un nuovo marcatore<br />

più specifico: la CDT (Carbohydrate<br />

Deficient Transferrin).<br />

Parole chiave: alcol, etanolo, alcolismo, titolo alcolometrico,<br />

prevenzione, marker.<br />

Abstract:The alcohol contained in alcoholic<br />

drinks is ethanol or ethilic alcohol<br />

which is an aliphatic alcohol with a<br />

short chain whose molecular formula is<br />

CH 3 CH 2 OH. It is present, in various percentages,<br />

in all the drinks obtained<br />

from the fermentation of sugars. In<br />

modern society an increasing problem,<br />

above all among the young people, is<br />

the abuse of alcohol which might lead<br />

to the chronic alcoholism, meant as the<br />

regular assumption of sufficient amount<br />

of alcohol so to socially, psychologically<br />

or physically damage an individual.<br />

The damage provoked from the<br />

alcohol imposes a meaningful economic<br />

burden on the individuals, their<br />

families and the society through medical<br />

costs, loss of productivity due to<br />

the increase of the morbility, costs due<br />

to fires and damages to the property,<br />

and loss of income due to premature<br />

mortality. Diagnostic markers for the<br />

abuse of alcohol should be sensible<br />

and specific. None of the classic markers<br />

totally satisfies both the requirements.<br />

In the past few years the introduction<br />

of a new more specific marker,<br />

the CDT (Carbohydrate Deficient Transferrin),<br />

in diagnostic biochemistry has<br />

provoked much interest.<br />

Key words: alcohol, ethanol, alcoholism, alcoholometric<br />

title, prevention, marker. amastrone@inwind.it<br />

» Premessa<br />

<strong>Il</strong> vino, sin dall’antichità, ha sempre<br />

avuto uno stretto legame con momenti<br />

importanti per la vita sociale dell’uomo,<br />

veniva infatti bevuto in occasione di<br />

feste, celebrazioni e riti. Solo nelle cerimonie<br />

a carattere religioso/mitologico<br />

era usato puro in un calice di ametista<br />

che stava a simboleggiare la parsimonia.<br />

<strong>Il</strong> consumo di alcol è legato ai valori<br />

che gli uomini hanno attribuito a tale<br />

bevanda:<br />

• valore dionisiaco si intende quello<br />

attribuito alla preziosa bevanda destinata<br />

ad esaltare l’uomo sin dai tempi<br />

più antichi. Mitologicamente permette<br />

all’uomo di avvicinarsi al mondo delle<br />

emozioni vissuto normalmente come<br />

più forte di noi; l’alcol è spirito la cui<br />

ebbrezza permette di entrare nel<br />

mondo dello spirito ;<br />

• valore culturale è dato dal bisogno di<br />

appartenere ad un certo modello collettivo<br />

di valore o altrimenti nella<br />

ricerca del coraggio e della virilità;<br />

• valore sociologico è dato dal rinforzo<br />

ottenuto da un’identità alternativa:“la<br />

vita al bar”;<br />

• valore compensativo è dato dalla<br />

presunzione di sentirsi più sicuri, dalla<br />

momentanea fuga dalla realtà al fine<br />

di avere una coscienza meno doloro-<br />

DAGLI ISCRITTI« 11<br />

di ANTONIETTA MASTRONE 1 , ANTONIO CAROPRESO 2 , ANTONELLO NONNATO 2 , RAFFAELLA,<br />

ANTONELLA SALVO 1<br />

sa, o dalla ricerca di una rappresentazione<br />

di energia emotiva che non si ha<br />

in condizioni normali.<br />

» Chimica<br />

L’alcol contenuto nelle bevande alcoliche<br />

è l’etanolo o alcol etilico (nome<br />

Figura 1. Rappresentazione della formula dell’etanolo<br />

IUPAC, fig. 1).<br />

Questo è un alcol a catena corta, noto<br />

anche come spirito di vino, la cui formula<br />

chimica è CH 3 CH 2 OH, il suo numero<br />

CAS è 64-17-5. Le caratteristiche chimi-<br />

Tabella 1. Caratteristiche chimico/fisiche dell’etanolo<br />

Formula bruta C 2 H 6 0<br />

Massa Molecolare (amu) 46.07<br />

Densità (g*cm -3 , in c.n.) 0.79<br />

Solubilità in acqua completa<br />

Costante di Dissociazione Acida a 298°K 1.26 x 10 -16<br />

Temperatura di fusione (K) 158.8 (-114.3°C)<br />

Temperatura di ebollizione (K) 351.5 (78.4°C)<br />

co/fisiche sono descritte in tab. 1<br />

L’etanolo è tendenzialmente volatile,<br />

estremamente infiammabile e a temperatura<br />

ambiente si presenta come un<br />

liquido incolore con un odore molto<br />

caratteristico.<br />

In natura viene prodotto dalla fermentazione<br />

degli zuccheri.<br />

È presente, in diverse percentuali, in<br />

tutte le bevande ottenute dalla fermentazione<br />

degli zuccheri, ad esempio:<br />

birre < 10%; vini 10 ÷ 15%; liquori<br />

fino al 45%.<br />

» Titolo alcolometrico<br />

(volume effettivo)<br />

<strong>Il</strong> Decreto legislativo 27/01/1992 n. 109,<br />

conosciuto anche come “Legge alimenti”<br />

all’art. 12 definisce il titolo alcolome-<br />

1 Centro Regionale Antidoping “Alessandro Bertinaria” – Orbassano - TO;<br />

2 Laboratorio Analisi “Baldi e Riberi” ASO San Giovanni Battista – Torino<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 14 novembre 2006<br />

ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


12 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

trico come segue: “il numero di parti in<br />

volume di alcol puro alla temperatura di<br />

20° C contenuta in 100 parti in volume<br />

del prodotto considerato alla stessa temperatura”.<br />

<strong>Il</strong> titolo alcolometrico viene<br />

espresso dal simbolo % vol, preceduto<br />

dal numero corrispondente con un<br />

solo decimale.<br />

Attualmente si parla di titolo alcolometrico<br />

e non più di gradazione alcolica.<br />

Tale termine deriva da uno <strong>dei</strong> primi<br />

metodi di misura che utilizzava i “gradi<br />

Gay-Lussac” (°GL). Questo metodo definiva<br />

come 0° GL un distillato di acqua<br />

pura e 100° GL un distillato di alcol puro.<br />

La gradazione alcolica è circa il doppio<br />

del titolo alcolometrico volumico.<br />

Essendo la definizione di titolo alcolometrico<br />

molto generica, si possono<br />

definire:<br />

• titolo alcolometrico volumico effettivo<br />

(o grado alcolico svolto): la percentuale<br />

di alcol effettivamente contenuta<br />

nella bevanda alcolica;<br />

• titolo alcolometrico volumico potenziale:<br />

il numero di parti in volume di alcol<br />

puro ad una temperatura di 20° C che<br />

possono essere potenzialmente prodotte<br />

dalla frammentazione totale<br />

degli zuccheri contenuti in 100 parti<br />

in volume del prodotto considerato<br />

alla stessa temperatura.<br />

• titolo alcolometrico volumico totale: la<br />

somma di effettivo e potenziale (es.<br />

spumanti)<br />

• titolo alcolometrico volumico naturale:<br />

il titolo alcolometrico totale del prodotto<br />

considerato prima di un qualsivoglia<br />

arricchimento (es. mosto).<br />

<strong>Il</strong> titolo alcolometrico può anche essere<br />

espresso in grammi (grado alcolico in<br />

peso) tramite una semplice conversione<br />

definita dalla formula seguente:<br />

Grado alcolico in peso (g/L) = 0.08 x<br />

titolo alcolometrico volumico<br />

I valori tipici di titolo alcolometrico per<br />

le diverse sostanze sono: birra 3-8%,<br />

sidro 5-7%, vino 11-15%, porto 20%,<br />

whisky 40%, grappa 37-60%.<br />

<strong>Il</strong> titolo alcolometrico può essere misurato<br />

utilizzando due tecniche: distillazione<br />

o ebollizione.<br />

Nella distillazione si esegue una doppia<br />

distillazione del vino alcalinizzato con<br />

successiva misura della densità della<br />

soluzione idroalcolica ottenuta (usando<br />

una bilancia idrostatica).<br />

Per risalire dalla densità al contenuto<br />

alcolico si utilizzano opportune tabelle,<br />

l’approssimazione è di circa 0.05%.<br />

Per l’ebollizione è possibile relazionare<br />

la temperatura di ebollizione con il titolo<br />

alcolometrico, se il contenuto zuccherino<br />

del vino non è troppo elevato.<br />

<strong>Il</strong> principio su cui si basa l’ebollizione è<br />

molto semplice: l’acqua bolle a 100°C<br />

l’etanolo a 78°C, tanto più la temperatura<br />

del vino si avvicina al valore di<br />

78°C tanto più il contenuto di alcol sarà<br />

maggiore. Si utilizzano delle tabelle<br />

che mettono in relazione la temperatura<br />

con il titolo alcolometrico. Si può utilizzare<br />

come strumento l’Ebulliometro<br />

di Malligand.<br />

» Alcolismo cronico come<br />

problema sanitario,<br />

sociale e di salute<br />

Nella società moderna un problema<br />

crescente, soprattutto tra i giovani, è<br />

l’abuso di questa “preziosa bevanda”.<br />

È, inoltre, cambiato il modo in cui si<br />

beve, mentre nel passato il vino era la<br />

bevanda che accompagnava il pasto<br />

attualmente viene bevuto anche fuori<br />

dai pasti (esempio tipico sono gli aperitivi<br />

e gli happy hours).<br />

L’alcolismo cronico, è definito come<br />

l’assunzione regolare di una quantità di<br />

alcol sufficiente a danneggiare socialmente,<br />

psicologicamente o fisicamente<br />

un individuo. Considerato dall’OMS<br />

(Organizzazione Mondiale della Sanità)<br />

come una vera e propria patologia, è<br />

una dipendenza compulsiva dall’alcol<br />

caratterizzata da: 1) un incontrollabile<br />

desiderio di bere; 2) perdita di controllo;<br />

3) dipendenza fisica; 4) sindrome da<br />

astinenza; 5) tolleranza.<br />

In un comunicato del Ministero della<br />

Salute si legge: “<strong>Il</strong> consumo di alcol si<br />

configura sempre più come uno <strong>dei</strong> principali<br />

determinanti di salute della popolazione,<br />

e in particolare di quella europea.<br />

In Europa, circa un giovane su quattro,<br />

di età compresa tra 15 e 29 anni,<br />

muore a causa dell’alcol, che rappresenta<br />

il primo fattore di rischio di invalidità,<br />

mortalità prematura e malattia cronica<br />

tra i giovani. ……… Gli incidenti del<br />

venerdì e sabato notte, che soprattutto<br />

tra i giovani possono essere correlati con<br />

l’abuso di alcol e altre sostanze psicotrope,<br />

hanno rappresentato nel 2004 più del<br />

44% del totale degli incidenti notturni,<br />

causando un numero di morti e feriti<br />

pari, rispettivamente, al 49% e al 47% del<br />

totale degli incidenti notturni.<br />

In Italia l’assunzione moderata di alcol, e<br />

in particolare di vino, continua ad essere<br />

abitudine alimentare molto diffusa e il<br />

livello di consumo medio pro capite appare<br />

ancora al di sopra di quello raccomandato<br />

dall’OMS per l’anno 2015 (6 litri l’anno<br />

per la popolazione al di sopra <strong>dei</strong> 15<br />

anni e a 0 litri per quella di età inferiore)”.<br />

Per trovare una soluzione alla guida in<br />

stato di ebbrezza nel Nuovo Codice<br />

della Strada e successive modifiche con<br />

il D.L. n. 151/2003 si è definito l’art. 186,<br />

che determina le procedure da seguire<br />

con soggetti che guidano in stato di<br />

ubriachezza. <strong>Il</strong> 25 febbraio 2005 si è<br />

pervenuti all’emanazione <strong>dei</strong> Protocolli<br />

Operativi per gli accertamenti richiesti<br />

ai sensi degli art. 186 e 187 del C.d.S.<br />

<strong>Il</strong> danno provocato dall’alcol impone<br />

un carico economico significativo sugli<br />

individui, le famiglie e la società attraverso<br />

costi sanitari, perdita di produttività<br />

dovuta all’aumento della morbilità,<br />

costi dovuti a incendi e danni alla proprietà,<br />

e perdita di reddito dovuta a<br />

mortalità precoce. I costi dell’alcol per<br />

la società sono stimati tra il 2% e il 5%<br />

del Prodotto Interno Lordo (PIL).<br />

Secondo tale stima sul PIL 2003, in Italia<br />

i costi dell’alcol risulterebbero pari a 26<br />

– 66 miliardi di euro (WHO EAAP 2000-<br />

2005). Nei paesi sviluppati l’alcol è una<br />

delle dieci principali cause di lesioni e<br />

malattie ed è responsabile del 9.2%<br />

degli oneri dovuti a patologie. In tutto il<br />

mondo l’alcol provoca il 3.27% delle<br />

morti e il 4% delle “disability adjusted<br />

life years” persi (DALYS).<br />

I danni fisici dell’assunzione cronica di<br />

etanolo si possono riassumere con<br />

danni soprattutto epatici (epatopatia,<br />

HCC), al sistema nervoso centrale e periferico<br />

(encefalopatia, psicosi, demenza,<br />

neuropatia periferica), all’apparato digerente<br />

(pancreatite, esofagite, sindrome<br />

di Mallory-Weiss), al sistema respiratorio<br />

con alterazioni della funzione respiratoria,<br />

al sistema cardiocircolatorio (cardiomiopatia,<br />

ipertensione arteriosa), al<br />

sistema immunitario (maggiore suscettibilità<br />

alle infezioni) ed endocrino.<br />

» Diagnosi<br />

La sintomatologia comprende sintomi<br />

di tipo somatico e di tipo psichico.<br />

L’alcolista è ansioso, depresso, insonne.<br />

Tende ad isolarsi e a perdere interesse<br />

per ogni attività che non sia correlata<br />

con la ricerca dell’alcol. Sono inoltre<br />

presenti, variamente combinati, perdita<br />

di appetito, nausea, vomito, ipertensione<br />

arteriosa, palpitazioni, impotenza,<br />

mestruazioni irregolari, perdita di<br />

memoria. Gli esami clinici possono<br />

riscontrare frequentemente aumento<br />

degli indici di funzionalità epatica (bilirubina,<br />

gammaglutamiltransferasi,<br />

transaminasi, fosfatasi alcalina), aumento<br />

<strong>dei</strong> trigliceridi e del volume <strong>dei</strong><br />

globuli rossi.<br />

Un marcatore diagnostico di abuso alcolico<br />

dovrebbe avere le seguenti caratteri-


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

stiche: 1) essere il prodotto di un fenomeno<br />

biochimico specificatamente correlato<br />

alla presenza o al metabolismo<br />

dell’alcol; 2) essere dipendente dal consumo<br />

di alcol; 3) essere abbastanza sensibile<br />

da permettere una valutazione <strong>dei</strong><br />

livelli di consumo alcolico minimi che si<br />

associano a danni fisici e psichici; 4) essere<br />

caratterizzato da una cinetica di eliminazione<br />

ben nota cioè avere un tempo di<br />

dimezzamento definito e relativamente<br />

breve in modo da poter monitorare l’astinenza.<br />

Nessuno <strong>dei</strong> marcatori classici<br />

(Volume corpuscolare medio, Gamma-<br />

Glutamil-Transpeptidasi, Transaminasi)<br />

possiede tutte queste caratteristiche. In<br />

questi ultimi anni ha suscitato molto<br />

interesse l’introduzione nella diagnostica<br />

biochimica di un nuovo marcatore più<br />

specifico: la transferrina desialata nota<br />

con l’acronimo CDT (Carbohydrate<br />

Deficient Transferrin).<br />

» Prevenzione e Terapia<br />

Nell’alcolismo cronico risulta molto<br />

importante la prevenzione attuata attraverso<br />

i consigli preventivi specialmente<br />

nelle persone a rischio, attraverso<br />

le campagne di educazione sanitaria.<br />

I trattamenti di disintossicazione possono<br />

richiedere il ricovero in reparti ospedalieri<br />

specializzati dove possono essere<br />

somministrati farmaci per evitare i<br />

sintomi dell’astinenza. Dopo la disintossicazione,<br />

spesso sono necessarie forme<br />

di terapia di gruppo o di psicoterapia,<br />

per risolvere i problemi sottostanti.<br />

Queste terapie possono essere supportate<br />

da farmaci quali il Disulfiram.<br />

DAGLI ISCRITTI« 13<br />

<strong>Il</strong> trattamento deve inoltre includere<br />

una terapia nutrizionale di supporto.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Decreto legislativo 27/01/1992 n. 109<br />

Koike H., Iijima M., Sugiura M., Mori K., Hattori N., Ito<br />

H. “Alcoholic neuropathy is clinicopathologically<br />

distinct from thiamine- deficiency neuropathy” –<br />

Ann. Neurol., vol. 54 (2003), p. 19-29<br />

Nanji A.A., Su G.L., Laposata M., French S.W.<br />

“Pathogenesis of alcoholic liver disease recent<br />

advances” - Alcohol Clin Exp Res. Vol. 26 (2002), p.<br />

731-736<br />

Nuovo Codice della Strada e successive modifiche<br />

con il D.L. n. 151/2003<br />

Suh J.J., Pettinati H.M., Kampman K.M., O’Brien C.P.<br />

“The status of disulfiram: a half of a century later” –<br />

J. Clin. Psychopharmacol., vol.26 (2006), p. 290-302.<br />

WHO EAAP 2000-2005 - European Alcohol Action<br />

Plan 2000-2005<br />

www.wikipedia.it<br />

DAGLI ISCRITTI«<br />

Sicurezza ed informazione<br />

di LUIGI CAMPANELLA<br />

La valutazione della sicurezza e del<br />

rischio sono certamente fra i traguardi<br />

che con sempre maggiore frequenza<br />

la comunità scientifica si pone,<br />

anche su richiesta pressante della società<br />

civile. Sono così nel tempo stati pubblicati<br />

numerosi studi finalizzati alla<br />

individuazione di marker ed indici di<br />

sicurezza e rischio e basati su misure di<br />

composizione e di effetto su sistemi di<br />

riferimento. Un sistema alternativo che<br />

viene però talora adottato è basato sull’approccio<br />

caso per caso. Ricercatori e<br />

scienziati mettono insieme tutte le<br />

informazioni che hanno sul composto<br />

considerato e danno un giudizio sul probabile<br />

livello di tossicità che ne deriva.<br />

Negli stadi iniziali l’informazione disponibile<br />

può essere limitata alla conoscenza<br />

della struttura del composto,<br />

della sua occorrenza in natura e a qual<br />

è l’esposizione umana ad esso. Per alcuni<br />

chemicals possono essere disponibili<br />

soltanto limitati dati di tossicità. In tal<br />

caso la prima scelta riguarda gli ulteriori<br />

dati da acquisire. Idealmente per una<br />

completa valutazione del rischio umano<br />

sono necessari numerosi test:<br />

• Tossicità subcronica che rivela gli effetti<br />

nocivi sulla struttura e sulla funzione<br />

del corpo umano seguendo esposizioni<br />

ripetute quotidianamente fino al<br />

10% totali del tempo della vita.<br />

• Tossicità cronica che rivela gli effetti<br />

nocivi quando l’esposizione è per una<br />

parte sostanziale della vita.<br />

• Cancerogenità che rivela il cancro.<br />

• Genotossicità che rivela il danno al<br />

materiale genetico interno alle cellule<br />

(DNA).<br />

• Tossicità riproduttiva che rivela gli effetti<br />

nocivi sulla fertilità e riproduzione.<br />

• Tossicità dello sviluppo che rivela gli<br />

oggetti nocivi per embrioni e feti.<br />

• Immunotossicità che rivela gli effetti<br />

nocivi sul sistema immunitario.<br />

• Neurotossicità che rivela gli effetti<br />

nocivi sul sistema nervoso e sul comportamento.<br />

Questi test dovrebbero rivelare ogni<br />

effetto nocivo su celle, organi, tessuti,<br />

fluidi risultanti da un’esposizione a<br />

breve ed una a lungo termine.<br />

I test dovrebbero prevedere campioni<br />

di ogni tipo di fascia di età e di attività,<br />

ivi comprese le donne in attesa di partorire<br />

e i neonati.<br />

Dovrebbero essere osservate le influenze<br />

sulla fertilità maschile e femminile,<br />

sulla riproduzione, sullo sviluppo embrionale<br />

e fetale, sulla crescita e post<br />

natale. Se durante questi test vengono<br />

rivelati effetti su particolari sistemi e<br />

attività del corpo umano, come il sistema<br />

immunitario o quello nervoso centrale,<br />

si rendono necessari esami integrativi<br />

focalizzati su questi test. Ogni<br />

conoscenza degli effetti <strong>dei</strong> chemicals<br />

sull’essere umano è il risultato delle<br />

interazioni fra geni, fattori nutrizionali,<br />

malattia in quanto questi possono sensibilizzare<br />

il singolo individuo rispetto<br />

agli effetti nocivi di una data esposizione.<br />

Nel prossimo futuro la dieta sarà un<br />

prezioso antidoto contro i rischi da<br />

esposizione a particolari sostanze, in<br />

quanto con essa opportunamente scelta,<br />

si potranno ridurre i danni.<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 13 ottobre 2006 ed<br />

è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


14 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Odore ed inquinamento<br />

dell’aria<br />

Approccio integrato nel monitoraggio delle maleodoranze<br />

e conciliazione ambientale nella soluzione <strong>dei</strong> contenziosi<br />

di DAVIDE FRUSTACE a<br />

» Introduzione<br />

L’odore è una caratteristica ambientale<br />

che influenza profondamente la vivibilità<br />

<strong>dei</strong> luoghi ed il benessere psico-fisico<br />

dell’uomo, purtroppo non è un parametro<br />

facilmente valutabile. Effetto matrice<br />

e psicofisica della percezione, rendono<br />

il fenomeno olfattorio (stimolorisposta)<br />

assolutamente difficile e complesso<br />

da standardizzare, esiste tuttavia<br />

un approccio integrato al problema di<br />

quantificazione dell’odore che utilizza<br />

tecniche analitiche e sensoriali. Mentre<br />

sul territorio nazionale si moltiplicano<br />

le manifestazioni di intolleranza e le<br />

denunce riguardo a fenomeni di maleodoranza,<br />

l’inquinamento olfattivo non<br />

gode ancora di un riconoscimento normativo<br />

come forma di inquinamento<br />

dell’aria. In questo articolo si propone<br />

una soluzione sia al problema del monitoraggio<br />

oggettivo di un odore, sia alla<br />

questione giuridico-legislativa.<br />

PAROLE CHIAVE: olfattometria, naso elettronico, cattivo<br />

odore,molestia,osmogena,inquinamento olfattivo.<br />

» La percezione<br />

fisiologica dell’odore<br />

L’odore può essere definito come:<br />

“qualunque emanazione percepibile<br />

attraverso il senso dell’olfatto” (Andreottola<br />

e Riganti 1997), secondo questa<br />

espressione l’odore di un campione<br />

di aria ambiente è il risultato di un’interazione<br />

tra le molecole che lo compongono<br />

e le funzionalità biologiche dell’olfatto<br />

umano.<br />

L’olfatto è un organo antico collegato<br />

alla parte destra del cervello (il sistema<br />

limbico, il tronco dell’encefalo e l’ipofisi)<br />

più arcaica da un punto di vista evoluzionistico<br />

e che regola le emozioni e<br />

le motivazioni. Questo è indicativo del<br />

fatto che quando percepiamo un<br />

odore anziché elaborarlo (parte sinistra<br />

del cervello) siamo portati all’azione o<br />

meglio alla reazione. Sentire un odore<br />

scatena reazioni di tipo emotivo e a<br />

volte perfino istintive.<br />

Spesso gli odori vengono semplicemente<br />

ricondotti alla loro fonte presunta<br />

e allora ci limitiamo a collegarli a<br />

determinate sostanze o situazioni:“profuma<br />

di caffè” o “ricorda l’odore che c’è<br />

dopo un temporale”. Durante un esperimento<br />

l’odore dell’isobutiral<strong>dei</strong>de è<br />

stato descritto come “cioccolato”, “pane<br />

e burro d’arachidi”,“sgradevole e secco”,<br />

“latte inacidito”, “merluzzo”, “invidia” o<br />

“cacao”ed 1/3 <strong>dei</strong> soggetti non ha saputo<br />

descrivere l’odore in nessun modo.<br />

Questo conferma come la percezione<br />

dell’odore sia molto soggettiva e<br />

dipendente da svariati fattori tra cui:<br />

• Età e sesso;<br />

• Condizioni fisiche;<br />

• Condizioni psicologiche;<br />

• Condizioni ambientali.<br />

Questi fattori possono contribuire a<br />

creare condizioni di alterazione della<br />

funzione olfattiva che può risultare così<br />

modificata (cacosmia), depressa (iposmia),<br />

inibita (anosmia) o esaltata (ipersmia).<br />

Ad esempio è vero che in genere<br />

le donne hanno un olfatto più sviluppato<br />

(soprattutto se incinte) degli uomini.<br />

<strong>Il</strong> fenomeno olfattorio è riconducibile<br />

ad una tipica relazione Dose-Risposta.<br />

La Dose costituisce l’aspetto oggettivo<br />

del fenomeno e corrisponde alla somministrazione<br />

di miscele odorose al di<br />

sopra della soglia di percezione, mentre<br />

la Risposta (l’effetto) dipende<br />

innanzitutto dalla sgradevolezza o gradevolezza<br />

dell’odore e quindi dall’aspetto<br />

più sensoriale e soggettivo. La<br />

percezione può dar luogo ad un fenomeno<br />

di fastidio olfattivo, individuale o<br />

collettivo. Purtroppo la relazione tra<br />

variazione della Dose (qualitativa e<br />

quantitativa) e variazione della Risposta<br />

è estremamente complessa a causa<br />

dell’influenza di diversi parametri fisiologici,<br />

psicologici e sociologici.<br />

Un approccio scientifico al problema<br />

della misura dell’odore esige la valutazione<br />

della Dose tramite analisi chimica<br />

e sensoriale (percettiva); il fastidio<br />

(Risposta) mediante analisi di tipo<br />

sociologico.<br />

» Tecniche di monitoraggio<br />

Per il controllo dell’odore è necessario<br />

predisporre metodi e sistemi di misura<br />

in grado di quantificarne concentrazione<br />

o intensità e persistenza. Esiste una<br />

precisa distinzione tra la difficoltà oggi<br />

superata di misurare oggettivamente<br />

la concentrazione di un odore, e la difficoltà<br />

di valutarne la qualità (tono edonico)<br />

responsabile dello stato di disagio<br />

personale (sgradevolezza).<br />

I metodi di Olfattometria Dinamica,<br />

Analisi Chimica e Analisi Sensoriale<br />

Strumentale, sono in grado di valutare<br />

la potenzialità e l’effetto osmogeno<br />

(odoroso) di una matrice gassosa,<br />

determinando la soglia di percezione<br />

(concentrazione), la composizione chimica<br />

qualitativa e quantitativa, la persistenza,<br />

l’origine e l’evoluzione spazio<br />

temporale dell’odore. <strong>Il</strong> Metodo Olfattometrico,<br />

impiegato rigorosamente<br />

(EN 13725), consente di oggettivare il<br />

fenomeno percettivo dissociandolo da<br />

quello valutativo puramente soggettivo.<br />

<strong>Il</strong> principio di funzionamento dell’olfattometria<br />

dinamica si basa sulla<br />

standardizzazione delle metodiche di<br />

giudizio e valutazione di un gruppo di<br />

persone (Panel) addestrate a determinare<br />

la percettibilità di un odore. Nel<br />

a davide.f@rschimica.net<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 11 settembre 2006<br />

ed è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

campo ambientale questa misura è<br />

condotta con l’ausilio di un macchinario<br />

chiamato Olfattometro, che sottopone<br />

metodicamente al rinoanalista<br />

(componente del Panel) l’aria oggetto<br />

di molestia, determinando artificiosamente<br />

la soglia di percezione al di<br />

sotto della quale il 50% del panel non<br />

avverte più la differenza tra l’aria odorosa<br />

e l’aria pura. La diluizione necessaria<br />

alla macchina (olfattometro) per<br />

raggiungere tale soglia costituisce formalmente<br />

la grandezza che quantifica<br />

in Unità Olfattometriche al Metro Cubo<br />

l’entità della molestia (OU/m 3 ).<br />

Per fare un esempio, se la concentrazione<br />

di un odore risulta pari a 2000<br />

OU/m 3 significa che occorrerà diluire<br />

2000 volte il campione di aria odorosa<br />

con aria pulita per renderlo non più<br />

percettibile dal 50% <strong>dei</strong> giudicatori.<br />

L’olfattometria dinamica è regolata<br />

dalla norma tecnica predisposta dal<br />

Comitato Europeo di Normalizzazione<br />

EN 13725. Nella citata norma vengono<br />

discussi concetti fondamentali per le<br />

analisi, quali l’odore, l’olfattometro, la<br />

diluizione, la soglia, l’emissione, il campionamento<br />

e il concetto fondamentale<br />

di metodo sensoriale inteso come<br />

metodo basato su un strumento di rilevazione<br />

costituito da un senso umano.<br />

Inoltre sono trattati concetti fondamentali<br />

di ripetibilità, riproducibilità e<br />

accuratezza della misura.<br />

Un campione di aria sottoposto ad olfattometria<br />

dinamica viene caratterizzato<br />

da un valore di concentrazione in OU/m 3<br />

che prescinde tanto dalla gradevolezza<br />

o sgradevolezza, quanto dalla composizione<br />

chimica dell’odore, in poche parole<br />

corrisponde alla quantificazione sensoriale<br />

diretta della Dose in base alla<br />

capacità percettiva del naso umano.<br />

La composizione chimica del campione<br />

di aria è direttamente ma non univocamente<br />

correlata alla percezione e<br />

interpretazione dell’odore.<br />

Esistono una serie di composti puri<br />

dotati di odore tipico che è teoricamente<br />

possibile ricondurre a specifiche sensazioni<br />

olfattive, ad esempio in tabella 1<br />

sono riportati i composti chimici tipicamente<br />

presenti negli impianti di trattamento<br />

di acque e rifiuti e le rispettive<br />

soglie di percezione minime (OT 50 ).<br />

La “Soglia di Percezione Assoluta o di<br />

Rivelabilità” (OT=Odour Treshold) corrisponde<br />

alla soglia di percettibilità dell’odore<br />

da parte del 50% <strong>dei</strong> rinoanalisti<br />

componenti il panel (OT 50 ) e rappresenta<br />

la concentrazione minima in<br />

lg/m 3 a cui è certa la rivelabilità sensoriale<br />

umana dell’odore.<br />

In realtà, bisogna tenere conto che<br />

nella maggior parte <strong>dei</strong> casi l’odore di<br />

un campione di aria è la risultante di un<br />

sistema complesso d’interazioni tra le<br />

molecole delle sostanze volatili contenute.<br />

All’interno della matrice gassosa<br />

costituita da una serie di macro e micro<br />

componenti, si originano fenomeni di<br />

additività (ipo e iper) fra le diverse specie<br />

chimiche che conferiscono alla<br />

miscela un odore diverso dalle sue<br />

componenti (effetto matrice).<br />

Per questi motivi le Misure Analitiche<br />

non danno informazioni sempre attendibili<br />

circa l’effetto olfattivo complessivo<br />

della miscela in esame perchè, anche<br />

quando si conosca la soglia di percezione<br />

olfattiva <strong>dei</strong> singoli composti individuati<br />

(Tab. 1), non è possibile attribuire<br />

un effetto additivo alle miscele costituenti<br />

il campione odoroso.<br />

Accanto al problema esposto sussiste<br />

anche quello relativo ai limiti di rivelabilità<br />

strumentali dell’analisi chimica<br />

che in alcuni casi non riescono ad<br />

eguagliare i limiti percettivi del naso<br />

umano. Nessuna apparecchiatura è<br />

ancora in grado di raggiungere l’estrema<br />

specializzazione <strong>dei</strong> tratti superiori<br />

del naso sia nell’avvertire che nel riconoscere<br />

gli odori.<br />

In virtù di questo è consigliato condurre<br />

l’analisi chimica direttamente sulle<br />

sorgenti emissive, procedendo alla<br />

caratterizzazione quantitativa e qualitativa<br />

del campione nei punti in cui gli<br />

analiti sono molto concentrati.<br />

Laddove possibile, l’analisi chimica con<br />

Gascromatografia e Spettrometria di<br />

Massa (GC-MS) permette di caratterizzare<br />

qualitativamente e quantitativamen-<br />

DAGLI ISCRITTI« 15<br />

Tabella 1: composti chimici tipicamente presenti negli impianti di trattamento di acque e rifiuti<br />

GRUPPI COMPOSTI SENSAZIONE OLFATTIVA OT50(Ìg/m3)* FORMULE<br />

Composti sulfurei idrogeno solforato uova marce 0.7 H2S metilmercaptano cavolo in decomposizione 0.04 CH 3 SH<br />

etilmercaptano cavolo in decomposizione 0.032 CH 3 CH 2 SH<br />

dimetilsolfuro vegetali in decomposizione 25 (CH 3 ) 2 S<br />

dimetildisolfuro vegetali in decomposizione 0.1 (CH 3 ) 2 S 2<br />

dietilsolfuro vegetali in decomposizione - (CH 3 CH 2 ) 2 S<br />

solfuro di carbonio dolciastro, pungente 24.3 CS 2<br />

solfuro di difenile gomma bruciata - (C6H5) 2 S<br />

Composti azotati ammoniaca pungente 26.6 NH 3<br />

metilammina pesce 25.2 CH 3 NH 2<br />

dimetilammina pesce 84.6 (CH 3 ) 2 NH<br />

trimetilammina pesce 0.8 (CH 3 ) 3 NH<br />

scatolo fecale nauseabondo 0.00004 C 9 H 9 N<br />

piridina disgustoso - C 5 H 5 N<br />

indolo fecale nauseabondo - C 8 H 7 N<br />

Acidi organici acetico aceto 2500 CH 3 COOH<br />

butirrico burro rancido 1 CH 3 (CH 2 ) 2 COOH<br />

Al<strong>dei</strong>di butirrica pungente, rancido - CH 3 (CH 2 ) 2 CHO<br />

isovalerianica mela - CH 3 (CH 2 ) 3 CHO<br />

acroleina pungente e penetrante - CH2 =CHCHO<br />

*i dati di letteratura su queste soglie sono variabili, quelli riportati sono stati attinti dal seguente riferimento: ENEA,“Tecnologie emergenti e<br />

gestione degli odori nel compostaggio”, 08/2001.<br />

te (SIM) i composti costituenti la miscela<br />

odorosa. La composizione chimica del<br />

campione d’aria confrontata con i dati<br />

di soglia olfattiva (sono disponibili database<br />

con circa 7.000 composti) e con le<br />

proprietà chimiche e fisiche (volatilità,<br />

solubilità e adsorbibilità) <strong>dei</strong> composti<br />

rivelati, fornisce informazioni necessarie,<br />

anche se non sufficienti, a stabilire la<br />

potenzialità osmogena della matrice.<br />

I componenti responsabili dell’odore<br />

sono convenzionalmente distinti in<br />

due gruppi principali: componenti<br />

d’impatto e componenti contributivi.<br />

Le prime impartiscono al campione di<br />

aria ambiente l’impronta caratteristica<br />

dell’odore , le seconde contribuiscono<br />

a formare il complesso della sensazione<br />

odorosa (bouquet).<br />

Per alcuni impianti e processi le componenti<br />

d’impatto sono tipiche (Markers) e<br />

facilmente identificabili, in questo caso<br />

l’analisi chimica risulta particolarmente<br />

utile perchè storicamente più difendibile<br />

in sede scientifica e giuridica.<br />

In tutti gli altri casi la composizione chimica<br />

guida i tecnici alla comprensione<br />

<strong>dei</strong> meccanismi di manifestazione dell’odore<br />

nel tentativo di risalire alla<br />

causa del fenomeno osmogeno.<br />

Analisi olfattometrica e chimica si<br />

applicano a campioni di aria prelevati<br />

puntualmente e non consentono il<br />

monitoraggio continuo della manifestazione<br />

odorigena, indispensabile per<br />

stabilire l’origine, la persistenza e l’evoluzione<br />

spazio temporale dell’odore.<br />

Spesso accade che in un distretto industriale,<br />

ove vi siano diverse fonti emissive,<br />

non sia possibile individuare mar-


16 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

kers chimici specifici che consentano di<br />

pesare i contributi che ciascuna di queste<br />

apporta all’immissione sul territorio.<br />

Simili eventualità possono essere risolte<br />

tramite l’impiego di analizzatori sensoriali<br />

strumentali, dispositivi di nuova<br />

generazione che simulano il comportamento<br />

del naso umano e forniscono<br />

l’impronta elettronica dell’odore. Le<br />

impronte elettroniche come quelle<br />

digitali caratterizzano univocamente<br />

l’aria misurata.<br />

<strong>Il</strong> naso elettronico, come è volgarmente<br />

chiamato l’analizzatore sensoriale, è<br />

una matrice di sensori di tipo elettrochimico<br />

che provvede alla simulazione<br />

elettronica e matematica <strong>dei</strong> tre stadi<br />

del processo fisiologico di percezione,<br />

utilizzando matrici di sensori per il rilevamento<br />

e metodi di elaborazione <strong>dei</strong><br />

dati acquisiti (analisi statistica multivariata,<br />

ANN) per il riconoscimento e classificazione<br />

dell’odore. <strong>Il</strong> naso elettronico<br />

nella fase di apprendimento acquisisce<br />

l’impronta olfattiva delle diverse<br />

sorgenti emissive sotto forma di matrice<br />

numerica. Successivamente, è installato<br />

in campo per monitorare in continuo<br />

la ricaduta al suolo e l’evoluzione<br />

dell’emissione odorosa. Attraverso il<br />

confronto delle impronte elettroniche,<br />

è possibile risalire alla fonte dell’emissione<br />

e calcolare la persistenza dell’odore<br />

presso le aree sensibili (centri abitati)<br />

in termini di tempo e concentrazione.<br />

Infatti, anche se la misura di concentrazione<br />

e affidata all’olfattometria,<br />

attraverso una specifica taratura eseguita<br />

preventivamente, è possibile insegnare<br />

al naso elettronico come fornire<br />

dati di odore direttamente in UO/m 3 .<br />

L’analisi tramite analizzatore sensoriale<br />

costituisce tecnicamente una via di<br />

mezzo tra il metodo analitico e quello<br />

olfattometrico. Come l’analisi chimica,<br />

possiede il vantaggio di essere una<br />

misura completamente strumentale,<br />

allo stesso tempo simula il comportamento<br />

del naso umano nella dinamica<br />

meccanica ed in quella di elaborazione.<br />

Come il naso biologico può funzionare<br />

in continuo e con una opportuna fase<br />

di apprendimento e taratura può riconoscere<br />

e classificare gli odori per provenienza<br />

e concentrazione.<br />

In sintesi le tre tecniche di analisi degli<br />

odori consentono di ottenere informazioni<br />

diverse e complementari sulla<br />

matrice analizzata:<br />

• Analisi chimica: composizione e quantificazione<br />

componenti d’impatto;<br />

• Analisi sensoriale strumentale: caratterizzazione,<br />

discriminazione e persistenza;<br />

• Analisi olfattometrica: concentrazione<br />

(OU/m 3 ) e intensità.<br />

L’applicazione integrata <strong>dei</strong> tre metodi<br />

esposti consente di fornire risposte<br />

scientifiche al problema del monitoraggio<br />

dell’odore.<br />

» Obiettivi del<br />

monitoraggio ambientale<br />

Sebbene le molestie olfattive non<br />

siano in genere pregiudizievoli per la<br />

salute perchè legate ad un insofferenza<br />

sensoriale piuttosto che ad un pericolo<br />

immediato, si configurano come un fattore<br />

di stress psicofisico per i soggetti<br />

esposti e come un “indicatore di situazione<br />

non salubre”, diventando spesso<br />

un elemento di conflitto sia nel caso di<br />

impianti esistenti, sia nella scelta del<br />

sito di localizzazione di nuovi impianti<br />

depurativi e produttivi.<br />

<strong>Il</strong> monitoraggio ambientale dell’odore<br />

si propone di affrontare e risolvere le<br />

seguenti questioni:<br />

• Individuare la o le sorgenti;<br />

• Stabilire l’effettiva entità della molestia<br />

in termini di persistenza, concentrazione.<br />

La presenza di un odore è spesso subdola<br />

perchè non è chiara la sua provenienza,<br />

si avverte nell’aria per periodi e<br />

condizioni del tutto variabili, senza che<br />

se ne possa stabilire la natura.<br />

Le manifestazioni odorose sono spesso<br />

legate ad eventi occasionali, non riproducibili,<br />

come perdite da serbatoi, versamenti<br />

accidentali (poche gocce di<br />

acrilato di etile sono avvertibili a qualche<br />

chilometro di distanza), fughe di<br />

gas o vapori, in condizioni di fuori servizio<br />

o di funzionamento ordinario che<br />

non si ripetono sempre nello stesso<br />

modo, sia in dipendenza dall’uso di<br />

particolari materie prime, additivi o<br />

reagenti, che a causa della regolazione<br />

di fattori come temperatura e pressione,<br />

in grado di provocare la formazione<br />

di nuove molecole odorigene.<br />

In questa situazione diviene quasi<br />

impossibile programmare il campionamento<br />

dell’aria durante la manifestazione<br />

odorosa. La soluzione proposta<br />

prevede prima di tutto l’installazione in<br />

loco di una centralina meteo. Si studia il<br />

territorio e si individuano le realtà produttive<br />

o di stoccaggio potenzialmente<br />

responsabili. Solitamente si effettuano<br />

<strong>dei</strong> test sulla popolazione nelle unità abitative<br />

interessate, per raccogliere informazioni<br />

sui tempi e modi delle manifestazioni<br />

odorose.<br />

Se le informazioni raccolte sono sufficienti<br />

si programma un primo ciclo di<br />

campionamenti puntuali sulle emissioni.<br />

I campioni sono sottoposti al naso<br />

elettronico e permettono di costruire la<br />

mappa territoriale delle emissioni.<br />

Dalle segnalazioni raccolte e dalle informazioni<br />

meteoclimatiche si individua il<br />

punto ove esiste la maggiore probabilità<br />

che si manifesti la molestia e vi si installa<br />

il naso elettronico per 5-10 giorni.<br />

Dai dati raccolti si estrapolano le<br />

impronte relative ai picchi di immissione<br />

e si confrontano con le impronte<br />

delle emissioni. L’analizzatore sensoriale<br />

fornisce la percentuale di similitudine<br />

dell’aria odorosa ricaduta al suolo<br />

con le impronte delle emissioni.<br />

Individuata l’emissione potenzialmente<br />

responsabile si procede alle analisi<br />

chimiche di caratterizzazione per stabilire<br />

l’effettivo potenziale osmogeno<br />

dell’emissione.<br />

Contemporaneamente in base ai tracciati<br />

del monitoraggio in continuo si<br />

studia il regime delle manifestazioni<br />

odorose per scegliere la tempistica <strong>dei</strong><br />

campionamenti puntuali da sottoporre<br />

all’analisi olfattometrica e chimica.<br />

L’analisi chimica sull’emissioni e sui<br />

campioni prelevati nel punto di manifestazione<br />

permette un ulteriore riscontro<br />

riguardo alla provenienza e alla<br />

responsabilità della molestia. Alla fine, si<br />

dispone <strong>dei</strong> dati di concentrazione, provenienza<br />

e persistenza dell’odore.<br />

<strong>Il</strong> lavoro svolto consente di chiarire<br />

quale sia il carico odoroso che ricade<br />

sui centri abitati in termini di concentrazione<br />

(UO/m 3 ) e di persistenza.<br />

Questi due parametri sono sufficienti per<br />

determinare l’entità della molestia a prescindere<br />

dalla sgradevolezza dell’odore.<br />

La sgradevolezza di un odore, eventualmente<br />

valutabile tramite olfattometria<br />

(Tono edonico), rimane nella sfera della<br />

soggettività tipica del senso dell’odore<br />

perchè va al di la della questione percettiva<br />

(Dose), sconfinando nella pura<br />

interpretazione e quindi nella fase<br />

emotiva all’odore (Risposta).<br />

E noto a tutti che anche un buon odore<br />

diviene molestia olfattiva nel caso in<br />

cui superi valori di concentrazione e<br />

persistenza specifici.<br />

Concentrazione e persistenza di un<br />

odore sono gli unici parametri oggettivi<br />

che permettono di quantificare la molestia<br />

di una manifestazione osmogena.<br />

Purtroppo solo alcuni paesi europei e<br />

pochissime regioni italiane hanno fissato<br />

<strong>dei</strong> limiti di concentrazione e persistenza<br />

che delineano il confine tra<br />

odori e molestie.<br />

» L’odore e la nuova<br />

frontiera della<br />

conciliazione ambientale<br />

Una trattazione legislativa accurata sul


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

problema delle molestie olfattive non è<br />

tra gli scopi di questo documento, piuttosto<br />

si vuole porre l’attenzione sulla<br />

mancanza a livello nazionale di regole<br />

e leggi dedicate al tema mentre, la<br />

Francia, la Germania e l’Austria sono<br />

dotate di leggi e regolamenti specifici<br />

ed in sede CEN è stato elaborato recentemente<br />

un metodo olfattometrico di<br />

misura delle emissioni (CEN 13725).<br />

Solo le regioni Lombardia, Veneto ed<br />

Emilia Romagna si sono datate <strong>dei</strong><br />

regolamenti interni per alcune tipologie<br />

di impianti (compostaggio) fissando<br />

in taluni casi limiti specifici di emissione<br />

di odore.<br />

Attualmente in Italia non esiste una<br />

legislazione nazionale che riconosca<br />

esplicitamente la molestia olfattiva<br />

come una tipologia di inquinamento<br />

dell’aria e che definisca di conseguenza<br />

limiti di emissione e metodi di campionamento<br />

e analisi.<br />

Certamente la definizione di inquinamento<br />

proposta dal DPR 203/88 che<br />

definisce tale “..ogni modificazione<br />

della normale composizione o stato<br />

fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla<br />

presenza di uno o più sostanze in<br />

quantità o caratteristiche tali da alterare<br />

le normali condizioni ambientali e di<br />

salubrità dell’aria, da costituire pericolo<br />

ovvero pregiudizio diretto o indiretto<br />

per la salute dell’uomo..” riconoscerebbe<br />

a pieno titolo la maleodoranza<br />

come manifestazione di inquinamento<br />

dell’aria. <strong>Il</strong> DPR 203/88 stabilisce che gli<br />

impianti industriali di produzione di<br />

beni e servizi, nonché gli impianti di<br />

pubblica utilità, debbono dotarsi di<br />

un’autorizzazione per l’emissione in<br />

atmosfera ma, né il decreto in se, né i<br />

decreti attuativi e i regolamenti successivi<br />

citano l’odore o la molestia olfattiva<br />

tra i parametri da valutare e monitorare<br />

per il rilascio dell’autorizzazione.<br />

<strong>Il</strong> più recente Dlgs 3 aprile 2006 n. 152<br />

abroga di fatto il DPR 203/88 e fornisce<br />

una definizione simile di inquinamento<br />

“ogni modificazione dell’aria atmosferica,<br />

dovuta all’introduzione nella stessa<br />

di una o di più sostanze in quantità e<br />

con caratteristiche tali da ledere o da<br />

costituire un pericolo per la salute<br />

umana o per la qualità dell’ambiente<br />

oppure tali da ledere i beni materiali o<br />

compromettere gli usi legittimi dell’ambiente”.<br />

Tale definizione riporta il<br />

concetto di “pericolo per la salute<br />

umana” ma non quello di “pregiudizio<br />

indiretto” che più corrispondeva alla<br />

proprietà inquinante delle maleodoranze.<br />

Anche per questo decreto<br />

manca qualunque riferimento tabellare<br />

specifico sui limiti di emissioni odori-<br />

gene e sui metodi e tecnologie di campionamento<br />

e analisi.<br />

<strong>Il</strong> legislatore giustifica la sua inadempienza<br />

con l’impossibilità di misurare<br />

oggettivamente un odore, la trattazione<br />

sin qui fatta dimostra come attualmente,<br />

grazie all’utilizzo integrato <strong>dei</strong> metodi<br />

strumentali sensoriali ed analitici, sia<br />

possibile contraddire tale convinzione.<br />

<strong>Il</strong> controllo delle emissioni osmogene<br />

non è generalmente rischiesto dagli<br />

organi di controllo ai gestori degli<br />

impianti, anche nei casi in cui si tratti di<br />

impianti tipicamente a rischio come<br />

discariche, depuratori e impianti di<br />

compostaggio.<br />

<strong>Il</strong> monitoraggio dell’impatto odorigeno<br />

sul territorio non è, nella pratica delle<br />

ARPA, un controllo preteso per il rilascio<br />

dell’autorizzazione integrata ambientale<br />

(Dlgs 18 febbraio 2005, n. 59).<br />

Appare paradossale che una discarica,<br />

per il rilascio dell’autorizzazione, non<br />

debba valutare il proprio impatto<br />

osmogeno sull’ambiente circostante.<br />

In assenza di obblighi e disposizione di<br />

legge il controllo delle emissioni odorigene<br />

è a discrezione del gestore. Solo i<br />

gestori illuminati interessati a promuovere<br />

politiche di Green Marketing si<br />

dedicano al problema dell’odore ed<br />

effettuano campagne di monitoraggio<br />

specifiche. In tutti gli altri casi di manifestazioni<br />

osmogene, solo l’intervento dell’autorità<br />

giudiziaria convince i gestori ad<br />

adoperarsi attivamente per risolvere il<br />

problema. In questa situazione, l’unico<br />

approccio proponibile a gestori e cittadini<br />

coinvolti in controversie legate alle<br />

maleodoranze, riguarda la strada della<br />

conciliazione.<br />

<strong>Il</strong> gestore da parte sua deve sforzarsi di<br />

abbandonare la logica obsoleta legata<br />

alla sola necessità della produzione in<br />

termini di quantità e puntare alla qualità<br />

degli impianti e <strong>dei</strong> processi. E’necessario<br />

promuovere politiche di Green<br />

Marketing che tengano informata la<br />

popolazione circostante circa la “buona<br />

pratica d’azione” dell’impianto e gli<br />

sforzi in opere di prevenzione delle<br />

manifestazioni moleste accidentali.<br />

Tra la direzione degli impianti e le associazioni<br />

di cittadini ed istituzioni, ci<br />

deve essere un continuo scambio di<br />

informazioni soprattutto nel caso in cui<br />

si manifesti un fenomeno di maleodoranza.<br />

In questo caso il gestore deve in<br />

tempi brevi attivarsi per accertare la<br />

situazione e, raccolti i dati necessari,<br />

proporre soluzioni di contenimento o<br />

ancora meglio soluzioni risolutive in<br />

applicazione del principio della migliore<br />

tecnologia disponibile (BAT, Best<br />

Available Technologies).<br />

DAGLI ISCRITTI« 17<br />

<strong>Il</strong> cittadino conciliante, da parte sua,<br />

non deve avere pregiudizio assoluto<br />

nei confronti di qualunque attività di<br />

gestione <strong>dei</strong> rifiuti e reflui, esistono<br />

sistemi di conduzione sicuri e tecnologie<br />

di processo che permettono di condurre<br />

gli impianti in sicurezza.<br />

D’altro canto per gli impianti già presenti<br />

esiste un’endemica difficoltà di<br />

riconversione e ammodernamento che<br />

ha tempi e modi di realizzazione non<br />

sempre immediati.<br />

» Conclusioni<br />

La mancanza di una buona pratica di<br />

controllo degli odori almeno stagionale<br />

da parte <strong>dei</strong> gestori, piuttosto che di<br />

una legge specifica, è attualmente<br />

causa di diffidenza e/o malessere diffuso<br />

nella popolazione prossima agli<br />

impianti e di lunghe ed estenuanti dispute<br />

legali tra cittadini e gestori.<br />

La soluzione al problema riguarda:<br />

• l’aspetto scientifico e tecnico dell’accertamento<br />

realizzato attraverso il<br />

monitoraggio dell’odore con un<br />

approccio integrato;<br />

• l’aspetto sociale attraverso la promozione,<br />

da parte delle istituzioni e<br />

amministrazioni pubbliche, di una<br />

campagna di sensibilizzazione sulle<br />

tematiche legate all’importanza dell’odore<br />

diretta ai gestori ed ai cittadini.<br />

In sintesi, l’accertamento preventivo e<br />

la comunicazione ambientale sono le<br />

uniche soluzioni percorribili sulla strada<br />

della conciliazione ambientale per<br />

prevenire i disagi, i contenziosi legali e<br />

lo spreco di denaro conseguente.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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Speciazione degli Odori”, Centro di Scienze<br />

Ambientali-Consorzio Mario Negri Sud.<br />

Polesello, “Guida alla scelta: Come quantificare un<br />

odore”, Laboratorio 2000, 04/2005.<br />

ENEA, “Tecnologie emergenti e gestione degli<br />

odori nel compostaggio”, 08/2001.<br />

P.Vroon, A.van Amerogen, H. de Vries - “<strong>Il</strong> seduttore<br />

segreto” - Editori Riuniti, 09/2003.<br />

L. Cortellini (ANPA), “La normativa in materia di<br />

odori: il quadro nazionale e gli orientamenti in<br />

ambito europeo”, in Odori Molesti: Normativa,<br />

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Abbattimento, Atti del Convegno, Environment<br />

Park, Torino, 6/12/2000.<br />

C. Collivignarelli, V. Riganti, “<strong>Il</strong> Contenimento degli<br />

Odori negli Impianti di Trattamento di Acque e<br />

Rifiuti”, Seminario di Studio, Dip. Chim. Gen. Univ.<br />

Pavia, 23/05/1997.<br />

G. Andreottola, V. Riganti, “<strong>Il</strong> contenimento degli<br />

Odori negli Impianti di Trattamento di Acque e<br />

Rifiuti ”, in Gli odori e le sostanze odorigene, seminario<br />

di studio, 1997 Pavia.<br />

“A. Polesello, Analisi Elettrochimica, I Nasi<br />

Elettronici”, Laboratorio 2000, 05/1999


18 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Strumenti Gestionali<br />

nelle tecnologie chimiche<br />

di GIANNI GRASSO (Ministero Attività Produttive, DSPC), SSIP, Napoli<br />

Le metodologie di Knowledge Management<br />

(KM) possono essere utilmente<br />

finalizzate alla “cattura”, “conservazione”<br />

ed “utilizzo” anche della conoscenza<br />

applicativa nel campo delle tecnologie<br />

chimico-industriali, agro-chimico-industriali<br />

e biotecnologiche. In particolare<br />

i dati scientifici e tecnologici<br />

possono essere strutturati in informazioni<br />

di interesse applicativo mediante<br />

operatori come le matrici (modello<br />

generale del sistema e delle sue proprietà)<br />

ed i grafi (modelli di trasformazione<br />

del sistema). Se ne rendono così<br />

possibili applicazioni strumentali per<br />

una descrizione analitica di eventi tecnici<br />

complessi come ad esempio quelli<br />

ambientali, trasformazioni tecnologiche<br />

di processo e percorsi di formulazione<br />

di un prodotto industriale.<br />

Concetti semplici e generali di Teoria<br />

<strong>dei</strong> Sistemi possono essere utilmente<br />

impiegati proprio a tali scopi.<br />

La conoscenza formalizzata è la premessa<br />

della risoluzione di ogni problema,<br />

consentendone infatti la sua identificazione<br />

come problema astratto,spogliato<br />

di tutti gli elementi non-necessari<br />

e ridotto in termini di variabili ed operazioni<br />

che li elaborano. E’ ciò a rendere<br />

spesso del tutto simili problemi apparentemente<br />

anche molto diversi.<br />

La formalizzazione ne rappresenta le<br />

informazioni come strutture di dati da<br />

organizzarsi secondo algoritmi di ordinamento<br />

quali appunto matrici e grafi.<br />

» Analisi ed identificazione<br />

di un sistema tecnico.<br />

Utilizzo del modello<br />

analogico “sistema/<br />

ambiente” S/A<br />

Nel caso specifico di un “fatto” tecnico,<br />

il problema si presenta come necessità<br />

di “controllo” di un evento fisico a carico<br />

di un dato sistema in osservazione, di<br />

cui interessa interpretare le varie manifestazioni<br />

(= fenomeni, regolari o anomali)<br />

in termini di variabili di processo,<br />

Fig. 1 Modello analogico di "corpo-sistema": O(x, y, z) = sistema di<br />

riferimento spaziale con origine in O determinante ogni posizione<br />

interna P xyz o direzione r(θ, ρ), t o = 0 riferimento origine per la<br />

misura del tempo t. A = ambiente, S = sistema, P = parete-contorno,<br />

IN = stimolo, OUT = risposta, [T, P-σ-τ,n;N s /w, Φ l ; t]A =<br />

parametri di processo ovvero (T, P, n) = terna delle variabili di stato<br />

termodinamiche, σ-τ = sforzi meccanici, N s /w = carica microbica,<br />

Φ I = potenziale del campo di forze di intensità I Φ ,J E -J m<br />

flussi alla parete. M k = sub-sistemi o sub-strutture di S.<br />

stati e trasformazioni del sistema. Cioè<br />

come “proprietà unitarie”del sistema, la<br />

cui definizione nei termini <strong>dei</strong> 5 elementi<br />

unitari di sistema [“ingressi →<br />

strutture → interazioni → stati → uscite”,<br />

cfr. modello analogico “4D” di Fig. 1<br />

e Tab. 1] consente di cogliere appunto<br />

come “processo” o “divenire”, cioè sotto<br />

il profilo insieme tecnologico e termodinamico,<br />

le trasformazioni del sistema<br />

ad esse collegate. Duplice analogia:<br />

prodotto tecnologico = sistema termodinamico<br />

S in dato stato<br />

processo tecnologico = trasformazione<br />

di stato di S diretta dall’ ambiente A<br />

La descrizione di un processo tecnologico<br />

per “trasformazioni unitarie” affianca<br />

quella delle operazioni unitarie ingegneristiche,<br />

od azioni ambientali eseguite<br />

sul sistema (IN A = IN S ), complementandola<br />

per gli aspetti delle corrispondenti<br />

modificazioni di stato (Ψ i ) e struttura (…<br />

M k …) nel sistema; ossia per gli aspetti di<br />

termodinamica, cinetica e strutture<br />

Tab. 1. Elementi unitari di sistema, o variabili caratterizzanti di comportamento, delle leggi di sistema e delle sue variabili di stato<br />

Elementi unitari u Classi/categorie<br />

(variabili di interazione) (molteplicità <strong>dei</strong> significati)<br />

azioni IN S (≡ flussi J Z) 1 Z = trasporti: Q = calore, m = materia, mv = quantità di moto, n = moli, N s = microrganismi,<br />

E, H, E-H, G = energie di campo 2 ,W e,W t = energia meccanica 3<br />

strutture Mk elettronica, molecolare, colloidale, particolata, istologica, macro-, razionale astratta4 interazioni Ik primarie/secondarie di legame, relazionali gerarchiche-funzionali/quantitative<br />

stati Ψi dinamici Ψit (deterministici/indeterministici), di equilibrio Ψie, metastabili<br />

proprietà λ j (≡ OUT j,κ j) uscite/risposte OUT contingenti 5 , parametri/costanti di sistema<br />

leggi di sistema Lj relazioni 6: di bilancio IN/ACC-OUT, proprietà/struttura, di equilibrio, cinetiche<br />

variabili di stato termodinamiche chimiche: temperatura T, pressione P, componenti chimici n<br />

meccaniche: sforzi σ−τ, normali e tangenziali<br />

microbiologiche: microrganismi Ns di campo: intensità Iφ di campi2 1 bilanci in ingresso (Jz) IN espressi in [1/m2s1 ], cause dirette di trasformazione a loro volta prodotte da “forze motrici” di squilibrio, o cause remote<br />

o secondarie, quali differenze di temperature ΔT, concentrazioni Δc, potenziali ΔΦ etc. fra S ed A.<br />

2 campi statici/dinamici: elettrico E, magnetico H, elettromagnetico E-H (luminoso, UV, IR, MO etc.), gravitazionale G.<br />

3 energia di deformazione di S, statica (forze costanti a parete) o dinamica (forze pulsanti: vibrazioni, onde elastiche)<br />

4 elettroni, atomi, molecole, soluzioni; macromolecole, colloidi; sospensoidi, microrganismi; elementi istologici, compositi; componenti, fasi; elementi<br />

astratti: punti geometrici, superfici, strati, volumi, masse continue etc.<br />

5 bilanci in uscita (Jz) OUT, es. luminosità I in uscita dal sistema S, dopo attraversamento, rispetto a quella in entrata Io .<br />

6 fra le variabili del sistema, espresse in forma di correlazione analitica (modelli simbolici, equazioni) o grafica (diagrammi di stato, rappresentazioni<br />

grafiche).<br />

coinvolte nella trasformazione.<br />

Tale premessa di metodo garantisce la<br />

generalità di ogni ulteriore manipolazione<br />

<strong>dei</strong> dati classificati e ordinati su<br />

tale base. Con riferimento al modello analogico<br />

è possibile analiticamente descrivere<br />

un sistema noto o un caso in studio.<br />

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale su “<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong>” il presente articolo è stato ricevuto il 11 ottobre 2006 ed<br />

è stato accettato per la pubblicazione il 24 novembre 2006


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

• Case-study: corpo liquido biologico<br />

sottoposto a separazione centrifuga (es.<br />

latte). Si tratta di un sistema eterogeneo<br />

macroscopico (strutture M k = fasi<br />

acquosa W o “siero” e fase “oleosa-grassa”<br />

O o “crema”) che in ciascuna sua fase<br />

è a vari livelli ultrastrutturato su una<br />

base di dispersione: particolata grossolana,<br />

colloidale e molecolare (strutture<br />

M k : componenti cellulari frammentati,<br />

goccioline emulsionate O/W e W/O, sol<br />

colloidali proteici, componenti molecolari<br />

in soluzione come zuccheri, sali etc.).<br />

Composizione molecolare (sub-sistema<br />

chimico, caratterizzato dalla variabile di<br />

stato n; strutture M k = molecole e<br />

macromolecole: zuccheri, lipidi, proteine<br />

etc.) sia per quantità che qualità è<br />

variabile in relazione all’origine e provenienza<br />

della materia prima.<br />

Nella sua intera massa ed estensione<br />

fisico-geometrica (struttura M k = “corpo<br />

continuo” o insieme razionale <strong>dei</strong> suoi<br />

“punti” materiali costituenti), il sistema<br />

è esposto all’azione IN S di un campo di<br />

forze ultragravitazionale G radiale<br />

all’asse di rotazione della centrifuga<br />

(intensità I F dipendente dalla velocità<br />

di rotazione del sistema, variabile con<br />

la distanza dall’ asse); sotto questo profilo<br />

l’“oggetto” (= sistema S) è un corpo<br />

continuo mobile la cui parete, deformabile<br />

ma continua grazie alla tensione<br />

superficiale, è a contatto con quella<br />

interna del reattore contenitore ed è<br />

permeata dalle linee di forza del<br />

campo (ambiente A = reattore di contenimento<br />

e campo applicato G). L’ interazione<br />

S/A produce nel sistema un<br />

campo di forze e conseguenti interazioni<br />

locali I k che si esercitano fra le particelle<br />

in moto ed il mezzo resistente<br />

(flusso di particolato in mezzo viscoso):<br />

forze centrifughe di sedimentazione<br />

indotte contrastate da quelle di attrito<br />

del mezzo secondo le leggi dell’ idrodinamica.<br />

Nel corpo continuo, alla descrizione<br />

del campo gravitazionale G si<br />

sovrappone quella del campo delle<br />

velocità v nella sua massa fluida, così<br />

come prodottosi per effetto del flusso<br />

lungo le sue pareti di contenimento.<br />

A date condizioni T, P ed n (composizione<br />

definita), la variabile che condiziona<br />

lo stato del sistema è l’ accelerazione<br />

centrifuga ng del campo, che è direttamente<br />

correlata alla sua intensità, superiore<br />

di n volte a quella gravitazionale<br />

terrestre g. In termini di leggi di sistema<br />

L j , l’ equazione della velocità di sedimentazione<br />

v G = 2(ρ - ρ 0 ) (ng)( d/2) 2 /9η,<br />

relaziona le “risposte” v G osservabili in S<br />

per particelle di data dimensione (diametro<br />

d) e densità ρ a fronte degli “stimoli”o<br />

accelerazioni ng in ingresso, con<br />

proporzionalità data dalla viscosità η e<br />

densità ρ 0 del mezzo quali “costanti”del<br />

sistema; distinzione fra sedimentazione<br />

propriamente detta (ρ > ρ 0 ) e scrematura<br />

(ρ < ρ 0 ). <strong>Il</strong> sistema è in stato dinamico<br />

dal momento dell’ applicazione<br />

del campo centrifugo ed evolve verso<br />

uno stato di equilibrio: dall’ iniziale<br />

stato omogeneo macroscopico, descri-<br />

Fig. 2. Analisi ed identificazione del sistema: corpo liquido in corso di centrifugazione<br />

vibile in termini tecnologici come<br />

monofasico acquoso W (in realtà di<br />

microemulsione O/W), il sistema si trasforma<br />

verso lo stato finale bifasico, a<br />

due fasi distinte e separate W ed O, con<br />

una legge dinamica m O (t) di evoluzione<br />

quantitativa temporale della massa m O<br />

di fase O gradualmente separata da W<br />

(cfr. in S linea di separazione O-W a<br />

distanza radiale x′ in direzione del<br />

campo G). Le due fasi ottenute, tuttavia,<br />

non sono completamente prive l’una<br />

dell’ altra (fase acquosa W disperdente<br />

ancora una pur minima frazione di O e<br />

viceversa), in dipendenza dell’ intensità<br />

(ng) e prolungamento (t) dell’ azione<br />

centrifuga e delle caratteristiche iniziali<br />

intrinseche del sistema (particolato d,ρ;<br />

mezzo disperdente η, ρ 0 ).<br />

Oltre a tali fattori, influente è anche la<br />

“forma” idrodinamica delle particelle<br />

(struttura M k = colloidi dispersi), per es.<br />

conformazione delle macromolecole,<br />

nel caso generale approssimabile a<br />

quella di un ellissoide di rotazione più<br />

o meno allungato (ellitticità), che<br />

influenza la loro velocità di moto in<br />

quanto l’ equazione di sedimentazione<br />

viene ricavata per particelle supposte<br />

DAGLI ISCRITTI« 19<br />

di forma sferica. Un’ altra variabile è l’<br />

interazione I k fra la particella ed il<br />

mezzo disperdente, per es. idratazione<br />

nel mezzo acquoso, effetto che comporta<br />

un aumento della viscosità di<br />

quest’ ultimo. Da approfondire descrizione<br />

macro- spazio-temporale del<br />

sistema (M k = “corpo continuo”) e fenomenologia<br />

micro- (M k = sub-sistema<br />

colloidale), relativa ai 2 sub-sistemi critici<br />

del processo.<br />

Argomenti e concetti gestiti: identificazione<br />

di un sistema e sua definizione<br />

in termini di linguaggio sistemico<br />

(modello analogico sistema/ambiente<br />

o di interazione S/A), “trasporti”, strutture<br />

unitarie, caratterizzazione statistica,<br />

variabili, parametri di sistema, riferimenti<br />

spazio-temporali, interazioni<br />

interne ed esterne, stati di sistema (statica<br />

e dinamica), contesto o situazione<br />

“al contorno“ (sovra-sistemi di livello<br />

superiore, ambiente), parete, leggi di<br />

sistema, controllo.<br />

» Analisi ed identificazione<br />

di una proprietà tecnica<br />

intesa come processo.<br />

Utilizzo di matrici di<br />

descrizione S/A<br />

La formalizzazione dell’ oggetto della<br />

sperimentazione attraverso l’ analisi<br />

come “sistema”è dunque il primo passo<br />

di metodo. In tal modo il tradizionale<br />

criterio di classificazione disciplinare in<br />

proprietà chimiche, colloidali, microbiologiche,<br />

fisico-meccaniche etc., può<br />

trovare una simbolica e unificata rappresentazione<br />

laddove ad ogni proprietà<br />

OUT di dato enunciato-stringa j


20 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Tab. 2 - Case-study “punto di gelo”. Sviluppo della Matrice “Principi-Proprietà”<br />

Proprietà j Azioni IN S Strutture M k 2 Interazioni I k 3 Stati Ψ i 4 Proprietà λ j 5<br />

(enunciati) (J Z 1 ) (sub-sistemi) (Ψie, Ψ it) (OUT j, κ j)<br />

Leggi L j-L jk<br />

punto di gelo soluzione acquosa secondarie equilibrio - abbassamento<br />

(es. “punto di gelo” di una soluzione) e<br />

quantificazione data dal parametrovalore<br />

λ j di interazione S/A (es. costante<br />

crioscopica, abbassamento crioscopico)<br />

venga associata la combinazione<br />

(IN, M k , I k , Ψ ik , OUT) j degli elementi unitari<br />

di sistema che la descrivono (Tab.<br />

2). Ogni possibile “caso” di proprietà<br />

osservabile è così esplicitabile nei suoi<br />

elementi descrittivi in forma tabellare.<br />

“Proprietà”, quindi, nel significato più<br />

ampio di “processo”, concetto che comprende<br />

quello di trasformazione termodinamica<br />

o “cammino” Ψ 1 →Ψ 2 del<br />

sistema, dallo stato iniziale a quello<br />

finale; “proprietà”, cioè, come sequenza<br />

<strong>dei</strong> vari step della sua produzione, dall’<br />

ingresso in S dello stimolo, alla sua interazione<br />

col sistema o corrispondente<br />

trasformazione Ψ 12 , all’uscita da S<br />

come risposta:<br />

j = = f j (IN, M k , I k ,Y ik , OUT-k) j proprietà<br />

unitaria (come funzione)<br />

Ogni proprietà va precisata come concetto<br />

duale, presentando sempre una<br />

doppia descrizione statica/dinamica di<br />

cui una complementare dell’ altra: 1)<br />

stato Ψ ke di equilibrio per le proprietà<br />

statiche, descritte dalle varie costanti di<br />

equilibrio strutturali K N o dalle costanti<br />

- solvatazione,ΔHSOLV c.te K Ne crioscopico ΔT c<br />

- cristallizzazione,ΔHCRIST - punto eutetticoT E<br />

- c.te crioscopica k c<br />

congelamento trasporto di Q - film limite - barriere al trasporto dinamica - c.te di adduzione h<br />

- molecole - vibrazioni/urti molecolari c.te k Nt - c. te conducibilità k<br />

- particelle - vibrazioni/urti particellari<br />

1 Z = entità trasportata nella struttura: Q = calore, m = materia, n = moli, q = carica elettrica, mv = quantità di moto, NS = microrganismi; INS = operazioni unitarie della trasformazione (azioni termiche, diffusive, chimiche, elettriche, fluido-meccaniche, fermentative etc.); JZ = dZ/Adt<br />

flusso della grandezza Z, relazionato a “cause primarie” quali i gradienti <strong>dei</strong> potenziali motori (= “forze motrici” <strong>dei</strong> trasporti) o le ddp fra i “poli”<br />

<strong>dei</strong> campi (= “sorgenti generatrici”).<br />

2 modelli iconici della struttura, informazioni di grandezze geometriche come distanze, linee, superfici/contorni, volumi etc., memorizzate come<br />

punti di immagini in scala del sistema o sub-sistema.<br />

3 legami chimici della struttura, secondari (idrogeno etc.) o primari, descrivibili parametricamente come “intensità”/entalpie ΔH di formazione<br />

di legame o come funzioni di energia di legame Ep = Ep(x) variabile sulla distanza o ancora come energie di attivazione ΔHa(stati dinamici, di<br />

non-equilibrio o trasformazione), oppure come relazioni e rapporti fra e nelle varie strutture, gerarchici (dipendenza fra livelli strutturali), funzionali<br />

(interazioni organizzative) o quantitativi (rapporti fra le popolazioni) resi come stringhe alfabetiche di descrizione o numeriche di composizione.<br />

In stato dinamico, le interazioni interfase S/A e in S, se questo è una matrice eterogenea, includono anche quelle di resistenza opposta<br />

ai trasporti di materia ed energia, significate dagli strati limite stagnanti.<br />

4 condizione, di equilibrio o dinamica, della trasformazione del sistema (Ψ12 = Ψe1 →Ψt→Ψe2), riferita al significato della proprietà quale<br />

prevalentemente e comunemente inteso, atteso che entrambi gli aspetti statici/dinamici ne concorrono se pur con diverso peso tecnologicoapplicativo,alla<br />

definizione fenomenica; viene generalmente resa,nei due casi,rispettivamente mediante diagrammi di stato o costanti di equilibrio<br />

KNe del sistema e sue curve cinetiche, costanti cinetiche kNt (N = Nk popolazione del sistema o del sub-sistema cui si riferisce la condizione),<br />

diagrammi degli stati dinamici etc. Diagrammi di stato e curve cinetiche sono entrambi funzioni matematiche; nel primo caso sono applicazioni<br />

DΨ che associano in corrispondenza biunivoca ad ogni stato æi del sistema la terna o quaterna delle possibili variabili di stato, es. funzione<br />

DΨ = DΨ( xB,T; P = cost) per il diagramma di fase di una soluzione acquosa binaria di componenti A e B di composizione xB in cui sono<br />

direttamente “leggibili”le proprietà del sistema (es.abbassamento crioscopico ΔTC, punto eutetticoTE); nel secondo caso sono funzioni del tipo<br />

Nk = Nk(t) o λj = λj (t).<br />

5 parametrizzazione della proprietà nelle costanti Îj del sistema (c.te = coefficiente/costante delle relazioni IN/OUT tipo OUT = λj IN) o nei valori<br />

numerici OUTj in uscita che la quantificano.<br />

k j fenomenologiche; 2) stato dinamico<br />

Ψ kt per le proprietà cinetiche, descritte<br />

dalle varie costanti di velocità k N .<br />

• Case-study: punto di gelo, proprietà<br />

collegata alle tecnologie del surgelamento.<br />

<strong>Il</strong> punto di gelo di un ortofrutto<br />

(= proprietà j) è una sua proprietà<br />

osservabile in seguito ad un tr(asporto)<br />

termico operato da una diminuzione<br />

esterna ΔT di temperatura (IN S = trasporto<br />

di Q), collegata alla frazione di<br />

sostanza liquida in esso presente, corrispondente<br />

alla sua soluzione fisiologica<br />

(= struttura M k ), fra i cui componenti<br />

molecolari o elettrolitici sono attive<br />

interazioni secondarie a corto e lungo<br />

raggio (= I k ), e quantitativamente<br />

descrivibile, in condizioni di equilibrio<br />

del sistema (= stato Ψ ik ), come punto<br />

eutettico T E in un diagramma di stato<br />

bifasico acqua-componenti e come<br />

punto crioscopico ΔT c (= risposta OUT j )<br />

in base alla legge di abbassamento<br />

crioscopico ΔT c = k c m (= L j ) con costante<br />

crioscopica k c (= parametro di sistema<br />

κ j ; κ j ≡λ j ) e concentrazione molale<br />

m caratteristica del sistema. I parametri<br />

ΔT c e T E segnano gli estremi dell’ intervallo<br />

di solidificazione che più correttamente<br />

va considerato al posto del<br />

“punto” di gelo.<br />

Argomenti e concetti gestiti: proprietà<br />

come “processo”, proprietà resa in termini<br />

“unitari”, “matrice principi-proprietà”,<br />

proprietà come “riga”di matrice,“sintassi”<br />

{IN j , M k , I k , Ψ ik , OUT j -κ j } della proprietà<br />

come “regola termodinamica” di<br />

trasformazione del sistema.<br />

» Analisi ed identificazione<br />

di un problema tecnico:<br />

problem setting, problem<br />

solving. Utilizzo di grafi<br />

di descrizione S/A<br />

E’ possibile applicare all’ investigazione<br />

di un “fatto tecnico”(caso in studio, problema,<br />

evento, anomalia, trasformazione<br />

tecnologica etc.) l’ approccio del<br />

problem setting basato sull’ identificazione<br />

del sistema e delle proprietà<br />

coinvolte (cfr. punti 1 e 2) e quello del<br />

problem solving basato su un diagramma<br />

“causa-effetto”, o più correttamente<br />

“grafo”, di sistema.<br />

A tal fine è conveniente strutturare lo<br />

studio del problema secondo lo schema<br />

<strong>dei</strong> quesiti cruciali di Fig. 3, le cui<br />

risposte sono appunto decodificabili in<br />

base alla descrizione sistemica e alle 5<br />

classi fondamentali di elementi unitari.<br />

Un grafo causa-effetto S/A aiuta a selezionare<br />

le combinazioni in maniera<br />

strutturata: si seleziona l’ effetto (=<br />

stato finale del sistema Ψ 2 ) e si ritorna<br />

indietro nel grafo esaminando tutte le<br />

combinazioni di cause che lo determinano<br />

o condizionano.<br />

In tutte le configurazioni applicative di<br />

Figg. 4-6, il diagramma causa-effetti si<br />

presenta come uno strumento di contestualizzazione<br />

della conoscenza,<br />

espressamente prodotta ed utilizzata<br />

in un particolare contesto (ambiente A)<br />

o “caso”di studio (sistema S, interazione<br />

S/A in direzione A → S). Esso si presta<br />

come schema di informazioni strutturate<br />

per la diagnosi di anomalie, incidenti,<br />

difetti o eventi da cause ignote o<br />

senza cause apparenti.<br />

• Eventi problematici. Un primo ambito<br />

applicativo è quello dell’ analisi, condotta<br />

in chiave sistemica, delle proprietà<br />

articolate che presiedono ad eventi<br />

problematici.<br />

Case-study n. 1, Evento di contaminazione-migrazione.<br />

E’ un “fatto”, osservato<br />

in un determinato contesto (specifico<br />

oggetto-sistema S esposto ad una<br />

specifica situazione al contorno o<br />

ambiente A), riconducibile alle proprie-


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Fig. 3. Elementi unitari e termini della descrizione sistemica come componenti della trasformazione secondo un diagramma cause-effetti S/A<br />

(singolo blocco elementare). Evidenziata nel riquadro la chiave di lettura realizzativa (modalità, spazio-temporale e strutturale) dell' evento.<br />

R Z = R IN; cause circostanziali, remote o indirette (azioni di esecuzione, controllo o regolazione delle precedenti azioni (es.da automatismi, umane,<br />

manuali) oppure azioni fortuite)<br />

Ψ j*; stato merceologico del sistema (variabili di caratterizzazione … λ j -λ jk …)<br />

A; ambiente della trasformazione (ciclo di produzione, laboratorio, ciclo di vita)<br />

I k; interazioni nel sistema (struttura k); aspetti delle interazioni in S esaminati indirettamente in termini degli effetti osservabili; cioè stabilità e<br />

coesione di S nei loro vari aspetti: inerzia/ reattività chimica, rigidità/ resistenza meccanica, fluidità/consistenza reologica, stabilità fasica e volatilità<br />

etc.<br />

(x, y, z) A; spazio, collocazione spaziale del fenomeno in A (punto critico, origine, sorgente; punto di intervento)<br />

I(…) = “immagine” di …,“modello” di …<br />

Fig. 4. Diagramma cause-effetti S/A. Proprietà di trasporto collegate alla contaminazione-migrazione<br />

tà di apporto dall’ esterno e di diffusione<br />

all’ interno. <strong>Il</strong> fenomeno, sotto il profilo<br />

<strong>dei</strong> livelli di interazione, avviene a<br />

carico di una data specie molecolare<br />

“migrante” (componente critico della<br />

composizione n del sistema, ovvero<br />

popolazione molecolare M k in origine<br />

di A) che “viaggia” attraverso le varie<br />

specie molecolari (composizione n) e<br />

strutture (“cavità”, microfasi, discontinuità<br />

fra di esse, elementi anisotropi<br />

diversamente orientati come fibre, etc.)<br />

DAGLI ISCRITTI« 21<br />

del materiale di S (varie M k ∈ S). Tale<br />

trasmissione, condizionata dall’ energia<br />

cinetica molecolare del sistema (T),<br />

avviene di sito attivo in sito attivo della<br />

matrice, con un meccanismo attivato<br />

(energia di attivazione E a ) di continua<br />

rottura e riformazione di legami secondari<br />

di coordinazione (I k ) fra la molecola<br />

migrante e le molecole componenti<br />

la matrice. Origine e causa prima di<br />

questa fenomenologia è la sorgente<br />

R IN = R IN (x, t) della contaminazione,<br />

definita spazio-temporalmente come<br />

sito e accadimento dell’ evento. A questa<br />

descrizione, di trasporto interno, va<br />

affiancata quella del trasporto esterno<br />

od “apporto” o “adduzione”, regolata<br />

dalla movimentazione <strong>dei</strong> fluidi di contatto<br />

col sistema o dal contatto con i<br />

solidi e dal conseguente trasferimento<br />

di materia attraverso gli stati limite alle<br />

interfasi (varie M k esterne ad S, come le<br />

fasi a contatto, e comuni sia ad S che ad<br />

A, come appunto gli strati limite).<br />

• Trasformazioni tecnologiche (processi).<br />

Un secondo ambito di impiego<br />

di tali costruzioni grafiche è anche<br />

quello della conoscenza tecnologica di<br />

processo dove, con riferimento ad un<br />

intero ciclo produttivo di trasformazione,<br />

dalla materia prima Ψ 1 al prodotto<br />

finito Ψ 2 attraverso i vari intermedi o<br />

semilavorati di stati Ψ A , Ψ B …, esse<br />

possono essere combinate in serie.<br />

Case-study n. 2. Processo tecnologico<br />

conciario. La trasformazione della pelle<br />

grezza in cuoio comporta il preventivo<br />

condizionamento e isolamento del reticolo<br />

dermico del collagene, la sua stabilizzazione<br />

chimica verso l’ attacco batterico,<br />

il conferimento di opportune<br />

proprietà funzionali (colore, compattezza,<br />

cedevolezza/elasticità e consistenza<br />

viscoelastica) e “copertura” protettiva. A<br />

parte va considerato il primo stadio,<br />

semitecnologico (allevamento, macellazione),<br />

della produzione della materia<br />

prima grezza. Ogni singolo step di<br />

trasformazione (aree tratteggiate in<br />

figura) va ulteriormente “esploso” in termini<br />

di elementi unitari e termini della<br />

descrizione sistemica, come nel grafo<br />

generale presentato all’ inizio: variabili<br />

di stato del sistema, di caratterizzazione<br />

spazio-tempo, di meccanismi di step, di<br />

leggi di sistema etc.<br />

• Formulazioni di prodotto. Un terzo<br />

ambito applicativo, infine, è quello<br />

della conoscenza tecnologica di formulazione<br />

di prodotto, o trasformazione


22 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

dell’ insieme degli ingredienti nel prodotto<br />

formulato, dove gli stadi sono<br />

quelli di aggiunta e miscelazione oppure<br />

estrazione <strong>dei</strong> vari componenti (=<br />

ingredienti) del sistema.<br />

Case-study n. 3. Formulazione di un<br />

preparato farmaceutico. Un preparato<br />

farmaceutico, per es. nella forma di “pillola”,<br />

comporta un bilanciamento della<br />

composizione in funzione del “campo”<br />

o “spettro” delle proprietà funzionali<br />

<strong>dei</strong> singoli componenti, per es. il “filler”<br />

dà “corpo”al preparato al fine di dimensionarlo<br />

in modo ottimale per l’ uso<br />

(composizione ≈ 90 - x %, essendo x =<br />

principio attivo) ed è solubile laddove il<br />

principio attivo sia insolubile.<br />

Naturalmente ogni singolo step (aree<br />

tratteggiate in figura) va ulteriormente<br />

“esploso” in termini di variabili di stato<br />

Fig. 5. Trasformazione tecnologica a stadi (A, B, C, D) dalla materia prima (morfogenesi naturale M, stadio iniziale), analizzata con un grafio<br />

cause-effetti con blocchi collegati in serie (circuito a blocchi, in tratteggio). Caso di una trasformazione conciaria.<br />

Fig. 6. Formulazione di prodotto analizzata secondo un diagramma cause-effetti. Caso di un preparato farmaceutico in “pillole”, con componenti<br />

le cui sole variabili descrittive riportate sono le rispettive proprietà funzionali f.<br />

del sistema, di caratterizzazione spaziotempo,<br />

di meccanismi di step, di leggi<br />

di sistema etc.<br />

Argomenti e concetti gestiti: strumenti<br />

e metodologie di analisi di un problema,<br />

decodificazione della trasformazione<br />

in termini delle possibili variabili e<br />

modelli descrittivi, ricerca <strong>dei</strong> punti critici<br />

del processo.<br />

» Conclusioni<br />

Lo schema matriciale righe-colonne,<br />

partendo dalla definizione e proprietà<br />

di “sistema” indirizza quindi verso: 1)<br />

percorsi di aggregazione della conoscenza<br />

per “proprietà”; 2) l’ accumulazione<br />

ordinata di successiva conoscenza<br />

per sovrapposizione di nuove righe<br />

(“impilazione” strutturata); 3) il collegamento<br />

al problema tecnologico specifico<br />

attraverso il cammino verso la soluzione,<br />

lungo il percorso dettagliato del<br />

grafo causa-effetto, in cui i dati scientifico-tecnici<br />

sono collegati da una relazione<br />

di causalità. La raccolta strutturata<br />

di tali dati, ne apre alla possibilità di<br />

archiviazione computerizzata ed utilizzo<br />

come base di dati.<br />

RIFERIMENTI<br />

1 Grasso G., Comite G. Criteri generali per una codificazione<br />

di “buona prassi tecnologia”: Proprietà<br />

<strong>dei</strong> prodotti agroindustriali come proprietà di<br />

“processo” e loro Deployment su matrici e grafi,<br />

Qualità, Rivista dell’ AICQ 36, (10), 7, 2006.<br />

2 Grasso G., Verso una codificazione di “Buona<br />

Prassi Tecnologica”, <strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> italiano, (1), 18, 2005.<br />

3 Grasso G., Introducing bioorganic materials and<br />

commodities properties as “unit properties”, La<br />

Chimica e l’ Industria 2003, 85 (6), www.ilb2b.it.<br />

4 Grasso G., Bioorganic materials from the “unit<br />

structures”viewpoint, La Chimica e l’ Industria 2002,<br />

84 (1), 43, www.ilb2b.it<br />

5 Grasso G., Comite G., Criteri generali per una codificazione<br />

di “buona prassi tecnologica”: il campo<br />

delle tecnologie di trasformazione <strong>dei</strong> prodotti<br />

agroindustriali Qualità, Rivista dell’ AICQ 35, (3), 7,<br />

2005. Versione integrale “Web” su sito www.aicq.it


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

DAGLI ISCRITTI« 23<br />

Utilizzo del biossido di cloro<br />

e formazione di cloriti, clorati<br />

e aox: studio in impianto<br />

pilota sugli effetti dell’impiego<br />

di sali ferrosi e GAC<br />

di Valeria Azara*, Giovanni Maria Bacchitta*, Elisabetta Bois**, Alessandra Carucci**,<br />

Alessandra Del Rio*, Ombretta Lecca**, Paola Pin*, Paola Piro* e Paolo Vargiu*<br />

» Fase del “Bianco”<br />

Calcolando la percentuale di clorito<br />

presente nella soluzione di biossido di<br />

cloro prodotto dal generatore per la<br />

preossidazione e riferendo questa percentuale<br />

ai dosaggi è stata determinata<br />

la concentrazione di clorito derivante<br />

dal generatore di biossido di cloro;<br />

sottraendo questa concentrazione alla<br />

concentrazione totale è stata calcolata<br />

la concentrazione di cloriti formatisi in<br />

seguito al processo di preossidazione.<br />

Nella figura n.4 sono quindi riportate le<br />

concentrazioni <strong>dei</strong> cloriti formati nel<br />

processo di preossidazione, calcolati<br />

come differenza fra i totali e quelli derivanti<br />

dal generatore di biossido di<br />

cloro, nel periodo della sperimentazione<br />

denominato “bianco”.<br />

Figura n.4: Cloriti totali, cloriti derivanti dal generatore di biossido di cloro e cloriti da processo<br />

in preossidazione<br />

La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

totali dopo la preossidazione è di 2,40<br />

mg l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

derivanti dal generatore è di 0,14<br />

mg l -1 , pari al 5,8 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la<br />

concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />

in seguito al processo di preossidazione<br />

è di 2,27 mg l -1 .<br />

La percentuale media di formazione<br />

<strong>dei</strong> cloriti in preossidazione rispetto al<br />

biossido di cloro consumato nella stessa<br />

fase del processo risulta del 68%.<br />

Nella figura n.5 è riportata la correlazione<br />

tra concentrazione <strong>dei</strong> cloriti formati<br />

in preossidazione ed il biossido di cloro<br />

consumato nella preossidazione: vi è<br />

una significativa correlazione r 2 = 0,81.<br />

Nella figura n.6 sono riportate le concentrazioni<br />

<strong>dei</strong> cloriti totali, di quelli<br />

derivanti dal generatore di biossido di<br />

*Ente Autonomo del Flumendosa – Servizio Salvaguardia del Territorio e Tutela delle Acque - Cagliari<br />

**DIGITA, Università degli Studi di Cagliari<br />

parte 2°<br />

cloro e di quelli formati nel processo di<br />

post-disinfezione del periodo della<br />

sperimentazione denominato “bianco”.<br />

La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

totali dopo la post-disinfezione è di<br />

0,42 mg l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong><br />

cloriti derivanti dal generatore è di 0,21<br />

mg l -1 , pari al 48 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la<br />

concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />

in seguito al processo di postdisinfezione<br />

è, quindi, di 0,22 mg l -1 .<br />

La percentuale media <strong>dei</strong> cloriti formati<br />

in postdisinfezione rispetto al biossido<br />

di cloro consumato nella stessa fase<br />

del processo risulta del 66%.<br />

Nella figura n.7 è riportata la correlazione<br />

tra concentrazione <strong>dei</strong> cloriti formati<br />

in postdisinfezione ed il biossido di<br />

cloro consumato nella stessa fase: vi è<br />

una significativa correlazione r 2 = 0,95.<br />

Figura n.5: Relazione tra cloriti formati in preossidazione ed il biossido di cloro consumato<br />

in preossidazione


24 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Figura n.6: Cloriti totali, cloriti derivanti dal generatore di biossido di cloro e cloriti da processo in<br />

postdisinfezione<br />

Tab. 8: valori medi della concentrazione <strong>dei</strong> clorati in mg 1-1 nelle tre fasi della sperimentazione<br />

Fase della sperimentazione preossidazione postdisinfezione totale<br />

1: BIANCO 0,30 0,05 0,35<br />

2: CARBONI ATTIVI 0,18 0,05 0,23<br />

3: CLORURO FERROSO 0,21 0,06 0,27<br />

Le stesse considerazioni fatte per le fasi<br />

di preossidazione e di postdisinfezione<br />

possono essere ripetute considerando<br />

il processo nel suo insieme come<br />

somma, quindi, della preossidazione e<br />

della postdisinfezione.<br />

La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

totali è di 2,82 mg l -1 ; la concentrazione<br />

media <strong>dei</strong> cloriti derivanti dai due<br />

generatori è di 0,35 mg l -1 , pari al 12 %<br />

<strong>dei</strong> cloriti totali; la concentrazione<br />

media <strong>dei</strong> cloriti formatisi in seguito<br />

all’intero processo è di 2,47 mg l -1 .<br />

La percentuale media <strong>dei</strong> cloriti formati<br />

nell’intero processo rispetto al biossido<br />

di cloro consumato totale risulta del 68%.<br />

La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />

cloriti formati nell’intero processo ed il<br />

biossido di cloro consumato totale è<br />

risultata essere r 2 = 0,84.<br />

Analogamente ai cloriti, calcolando la<br />

concentrazione di clorato presente<br />

nella soluzione di biossido di cloro prodotta<br />

per la preossidazione (tabella<br />

n.4) e per la postdisinfezione (tabella<br />

n.5) e riferendo queste concentrazioni<br />

ai dosaggi, sono state calcolate le concentrazioni<br />

di clorato derivanti dai<br />

generatori di biossido di cloro; sottraendo<br />

queste concentrazioni alle<br />

concentrazioni totali determinate nelle<br />

due fasi del processo sono state calcolate<br />

le concentrazioni <strong>dei</strong> clorati formatisi<br />

in seguito al processo di preossidazione<br />

e di postdisinfezione.<br />

Nella tabella n.8 sono state riportate le<br />

concentrazioni <strong>dei</strong> clorati formati in<br />

preossidazione, di quelli formati in<br />

postdisinfezione e di quelli totali (come<br />

somma della fase di preossidazione e<br />

di postdisinfezione) relativi ai tre periodi<br />

della sperimentazione.<br />

Nella tabella n.9 sono state riportate le<br />

concentrazioni degli AOX formati dopo<br />

la preossidazione, dopo la postdisinfezione<br />

e quelli totali come somma quindi<br />

delle fasi di preossidazione e di postdisinfezione<br />

relativi ai tre periodi della<br />

sperimentazione.<br />

» Fase <strong>dei</strong> carboni attivi<br />

Nella figura n.8 è riportato l’andamento<br />

medio della concentrazione <strong>dei</strong> cloriti<br />

nella filiera di trattamento con carboni<br />

attivi: in uscita dai carboni attivi la<br />

concentrazione di clorito è inferiore al<br />

limite di rilevabilità strumentale (0,05<br />

mg l -1 ) e quindi l’abbattimento è pressochè<br />

quantitativo.<br />

La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

dopo la postdisinfezione è di 0,27 mg<br />

l -1 ; la concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

derivanti dal generatore è di 0,05 mg<br />

l -1 , pari al 17 % <strong>dei</strong> cloriti totali; la concentrazione<br />

media <strong>dei</strong> cloriti formatisi<br />

in seguito al processo di postdisinfezione<br />

è quindi di 0,22 mg l -1 .<br />

La percentuale <strong>dei</strong> cloriti formati in<br />

postdisinfezione rispetto al biossido di<br />

cloro consumato nella stessa fase del<br />

processo risulta del 65%.<br />

La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />

cloriti formati in postdisinfezione ed il<br />

biossido di cloro consumato nella stessa<br />

fase è risultata r 2 = 0,90.<br />

Le concentrazioni medie <strong>dei</strong> clorati formati<br />

in questa fase sono riportate nella<br />

tabella n.8.<br />

I valori medi degli AOX in questa fase<br />

Figura n.7: relazione tra i cloriti formati in postdisinfezione ed il biossido di cloro consumato in<br />

postdisinfezione<br />

Tab. 9: valori medi della concentrazione degli AOX in g 1-1 nelle tre fasi della sperimentazione<br />

Fase della sperimentazione preossidazione postdisinfezione totale<br />

1: BIANCO 180 21 201<br />

2: CARBONI ATTIVI 213 19 232<br />

3: CLORURO FERROSO 161 26 187<br />

sono riportati, invece, nella tabella n. 9.<br />

» Fase di cloruro ferroso<br />

Nella figura n.9 è stato riportato l’andamento<br />

medio della concentrazione <strong>dei</strong><br />

cloriti nella filiera di trattamento con cloruro<br />

ferroso, dosato in quantità stechiometrica<br />

secondo la seguente reazione:<br />

4 Fe2+ - + 3+ - + ClO2 + 4 H → 4 Fe + Cl + H2O Come si vede chiaramente dalla figura<br />

l’abbattimento del clorito è pressochè<br />

totale (clorito residuo


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Figura n.8: andamento medio <strong>dei</strong> cloriti nella filiera di trattamento con carboni attivi<br />

Figura n.10: relazione tra dosaggio percentuale di cloruro ferroso (rispetto al dosaggio<br />

stechiometrico) e clorito residuo<br />

nuire del dosaggio del ferroso aumenta<br />

la quantità di clorito residuo.<br />

<strong>Il</strong> potenziale RedOx (figura n.11) è un<br />

ottimo parametro per il controllo della<br />

reazione in quanto consente di monitorare<br />

l’avvenuto processo di ossido-riduzione.<br />

Infatti l’avvenuta reazione di ossido-riduzione<br />

è accompagnata da una<br />

netta diminuzione del potenziale RedOx<br />

che aumenta poi con la postdisinfezione.<br />

Dai dati di letteratura [2] risulta che nei<br />

trattamenti che utilizzano policloruro<br />

di alluminio (PAC) come flocculante è<br />

ipotizzabile una riduzione del dosaggio<br />

del PAC con l’uso del cloruro ferroso<br />

in quanto lo ione ferroso nel processo<br />

di riduzione del clorito si ossida a<br />

ione ferrico che presenta buone qualità<br />

flocculanti.<br />

Da prove di Jar-test eseguite in impianto<br />

pilota è risultato che il dosaggio di<br />

ferroso in quantità stechiometriche<br />

rispetto ai cloriti non migliora il processo<br />

di flocculazione per cui le prove eseguite<br />

con ferroso sono state realizzate<br />

con un dosaggio congiunto ferroso (in<br />

quantità stechiometriche rispetto ai<br />

cloriti) e PAC (dosaggio invariato).<br />

La concentrazione media <strong>dei</strong> cloriti<br />

totali dopo la postdisinfezione è di 0,30<br />

mg l -1 ; la concentrazione<br />

media <strong>dei</strong><br />

cloriti derivanti dal<br />

generatore è di<br />

0,07 mg l -1 , pari al<br />

23 % <strong>dei</strong> cloriti totali;<br />

la concentrazione<br />

media <strong>dei</strong><br />

cloriti formatisi in<br />

seguito al processo<br />

di postdisinfezione<br />

è di 0,23 mg l -1 .<br />

La percentuale di<br />

formazione <strong>dei</strong> cloriti<br />

in postdisinfezione<br />

rispetto al<br />

biossido di cloro consumato nella stessa<br />

fase del processo è risultata del 67%.<br />

La correlazione tra concentrazione <strong>dei</strong><br />

cloriti formati in postdisinfezione ed il<br />

biossido di cloro consumato nella stessa<br />

fase è risultata essere r 2 = 0,97.<br />

Le concentrazioni medie <strong>dei</strong> clorati<br />

formati in questa fase sono riportate<br />

nella tabella n.8; i valori medi degli AOX<br />

in questa fase sono riportati nella<br />

tabella n. 9.<br />

Dai risultati ottenuti si può osservare<br />

che i processi di abbattimento <strong>dei</strong> cloriti<br />

messi in atto in impianto pilota non<br />

DAGLI ISCRITTI« 25<br />

Figura n.9: andamento medio <strong>dei</strong> cloriti nella filiera di trattamento con cloruro ferroso dosato in<br />

quantità stechiometrica<br />

Figura n.11: andamento medio del potenziale redox nella filiera di trattamento con cloruro ferroso<br />

Fig. 12 - Concentrazione <strong>dei</strong> clorati totali, <strong>dei</strong> clorati da processo e <strong>dei</strong> clorati derivanti dai<br />

generatori di biossido di cloro dell’impianto<br />

influenzano il processo di formazione<br />

<strong>dei</strong> clorati, perciò tutte le considerazioni<br />

successive sono state fatte considerando<br />

tutti i dati relativi ai clorati indipendentemente<br />

dal periodo della sperimentazione<br />

in cui sono stati prodotti.<br />

Nella figura n. 12 sono state riportate le<br />

concentrazione <strong>dei</strong> clorati totali, di quelli<br />

derivati dai generatori del biossido di<br />

cloro e di quelli formati in seguito al processo<br />

di disinfezione adottato in impianto<br />

pilota. La % <strong>dei</strong> clorati derivanti<br />

dai generatori di biossido di cloro è risultata<br />

del 67% rispetto ai clorati totali.


26 » DAGLI ISCRITTI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

La biblioteca chimica:<br />

cartacea o elettronica?<br />

di ALBERTO GIRELLI<br />

Da qualche anno è invalsa la tendenza,<br />

da parte di editori di pubblicazioni<br />

scientifiche in generale e di<br />

Chimica in particolare, a limitare o addirittura<br />

a cessare la distribuzione del<br />

proprio prodotto in veste “cartacea”. E’<br />

evidente che Internet ha rappresentato<br />

una rivoluzione del sistema informativo<br />

anche scientifico, tuttavia si sta verificando<br />

un certo ripensamento sull’opportunità<br />

di cessare la pubblicazione<br />

tradizionale a favore del “tutto on-line”.<br />

E’ anche evidente che agli editori costa<br />

assai meno non stampare e limitarsi a<br />

caricare i testi - opportunamente già<br />

passati sotto i referee - nel proprio “sito”.<br />

Ma non pochi colleghi <strong>Chimici</strong> storcono<br />

alquanto il naso e non gradiscono<br />

l’approccio via Internet alla consultazione<br />

della letteratura in via di formazione<br />

e, almeno si spera, di progresso.<br />

<strong>Il</strong> futuro delle biblioteche chimiche è<br />

stato affrontato recentemente dalla<br />

ACS [1] e ripreso in una lettera allo stesso<br />

giornale [2] .<br />

La redattrice [1] ha trattato prevalentemente<br />

il fatto che molte università USA<br />

tendono a dotarsi di una sola biblioteca<br />

multidisciplinare, da sostituire a più<br />

strutture dedicate a singole scienze e<br />

tecnologie, riferibili ai corrispondenti<br />

dipartimenti o centri di ricerca.<br />

Riferendosi a un caso specifico, ha rammentato<br />

che da molti anni una biblioteca<br />

chimica universitaria si è trovata<br />

[1] S.L. Rovner, Chem. Eng. News, 10 ottobre 2005, 52;<br />

[2] G. Fraenkel, id., 22 maggio 2006, 3.<br />

senza lo spazio necessario a continuare<br />

a ricevere le riviste ritenute necessarie;<br />

il problema era stato risolto dall’università<br />

costruendo e attrezzando una<br />

biblioteca interdisciplinare.<br />

Un’indagine nel 2005 presso 113 università<br />

USA per sapere se e come hanno<br />

risolto il problema della biblioteca chimica<br />

ha mostrato che tra le 85 rispondenti<br />

solo 19 avevano ancora una<br />

biblioteca dedicata e 7 tra esse prevedevano<br />

di accorpare più biblioteche in<br />

una sola struttura multidisciplinare.<br />

Tornando ora alla considerazione dell’attuale<br />

tendenza a sostituire biblioteche<br />

e singole riviste dall’impostazione<br />

tradizionale “cartacea” a quella “elettronica”,<br />

riconosco che in generale, qualunque<br />

proposta innovativa incontra l’opposizione<br />

o quanto meno un certo<br />

scetticismo tra i cultori più anziani della<br />

materia, tuttavia mi sembra opportuno<br />

diffidare di taluni aspetti del sistema<br />

basato su Internet per la diffusione <strong>dei</strong><br />

risultati delle ricerche chimiche e affini.<br />

E’ certamente facile ai possessori di un<br />

PC e di una stampante, entrambi oggi<br />

di basso costo,“scaricare” da Internet un<br />

articolo di interesse.<br />

Tuttavia, dopo i primi entusiasmi si<br />

ritiene oggi che il sistema della rete sia<br />

soltanto una raccolta di informazioni di<br />

ogni genere, priva di controllo a monte<br />

dell’attendibilità, quando non addirittura<br />

della veridicità, delle informazioni<br />

immagazzinate; si può obiettare che<br />

ciò non dovrebbe valere per le notizie<br />

scientifiche provenienti da informatori<br />

altamente qualificati quali dovrebbero<br />

essere gli editori <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione,<br />

da poco convertitisi anche o<br />

interamente al nuovo sistema.<br />

Un’altra obiezione alle biblioteche elettroniche<br />

riguarda la breve durata delle<br />

innovazioni tecnologiche succedutesi<br />

nel tempo: dalla scheda perforata alla<br />

cassetta, al floppy disk, poi al CD e al<br />

DVD sono trascorsi pochi anni. I nostri<br />

laboratori e i nostri uffici sono pieni di<br />

nastri e di altri aggeggi praticamente<br />

inutilizzabili, senza considerare che<br />

tutto ciò diventa, prima o poi, un rifiuto<br />

i cui costi per lo smaltimento sono a<br />

carico del possessore.<br />

Durante il breve periodo considerato<br />

quanto si è speso per trasferire le informazioni<br />

“da conservare”da un sistema al<br />

suo immediato successore? Quanti riferimenti<br />

sono stati abbandonati ma può<br />

darsi che in futuro tornino di interesse?<br />

I libri, le riviste e i giornali sono sopravvissuti<br />

alle vicende del mondo per<br />

mezzo millennio; guerre, rivoluzioni e<br />

violente intemperie quali inondazioni,<br />

frane e cicloni sono state superate<br />

senza gravi perdite. Possiamo sperare<br />

che altrettanto valga nel nostro futuro<br />

di instabilità non soltanto politica, ma<br />

addirittura climatica e meteorologica?


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Quale etica regola la comunicazione<br />

scientifica verso il grande pubblico?<br />

Che responsabilità hanno gli<br />

scienziati, ricercatori o professionisti<br />

che siano, nella formazione dell’opinione<br />

pubblica? Leggendo il libro di sir<br />

Martin Rees intitolato “<strong>Il</strong> secolo finale”<br />

mi sono interrogato su questi temi.<br />

“<strong>Il</strong> secolo finale” non è certo un testo<br />

tecnico-scientifico ma ritengo che<br />

possa incuriosire un <strong>Chimico</strong> che<br />

voglia aver un’idea nell’immagine che il<br />

grande pubblico può farsi della scienza.<br />

L’edizione italiana del libro ha come<br />

sottotitolo “Perché l’umanità rischia di<br />

autodistruggersi nei prossimi cento<br />

anni”. In copertina campeggia il disegno<br />

leonardesco noto come “uomo di<br />

Vitruvio” annullato da una grossa X<br />

rossa quasi a voler cancellare la scienza<br />

e l’esistenza stessa dell’Umanità.<br />

Mi è capitata per le mani anche un’edizione<br />

in inglese ma la copertina era più<br />

dimessa, aveva una piccola immagine<br />

di Sole e Terra su sfondo nero a cui si<br />

sovrapponeva il titolo originale “Our<br />

final hour”. Nella metà inferiore di questa<br />

copertina, in bianco su campo rosso,<br />

c’era il sottotitolo che traduco così:<br />

“L’avvertimento di uno scienziato: come<br />

terrore, errore e disastro ambientale<br />

minacciano il futuro del genere umano<br />

in questo secolo – sulla terra ed oltre”.<br />

Seguiva in nero, e più in piccolo, il commento<br />

comparso su The Washington<br />

Post Book World:<br />

“Un sobrio, sano, serio catalogo di<br />

orrende minacce scritto accessibilmente<br />

e concisamente con utili e sfumati<br />

approfondimenti ed anche momenti<br />

umoristici”.<br />

L’editore italiano dunque ha voluto che<br />

il primo approccio con il libro fosse<br />

meno drammatico rispetto a quello che<br />

ha avuto sul pubblico anglosassone ma<br />

Alberto Zanelli 1<br />

Recensione e considerazioni sul libro<br />

“IL SECOLO FINALE”<br />

di Martin Rees<br />

Scienza Oscar Saggi Mondadori (2005)<br />

ISBN 88-04-54620-4<br />

20 cm x 13.5 cm, 213 pagine.<br />

i contenuti sono, ovviamente gli stessi.<br />

<strong>Il</strong> prologo si apre con la seguente frase:<br />

“<strong>Il</strong> ventesimo secolo ci ha fatto conoscere<br />

la bomba atomica e il pericolo<br />

nucleare è destinato ad accompagnare<br />

le nostre vite per sempre; il terrorismo<br />

è diventato un pericolo dominante per<br />

l’opinione pubblica e i politici; in tema<br />

di ricchezza e benessere, la disuguaglianza<br />

è sempre più accentuata.”<br />

Subito dopo però l’autore dichiara di<br />

non volere rivolgere l’attenzione a questi<br />

temi bensì a rischi “meno noti ma<br />

che potrebbero rivelarsi più gravi per<br />

l’uomo e per l’ambiente.”<br />

Nel capitolo “Sfide tecnologiche”l’autore<br />

illustra come le prossime conoscenze<br />

in biotecnologia potrebbero consentire<br />

interventi sull’essere umano<br />

con il rischio che si crei una razza privilegiata.<br />

Una riflessione sulle previsioni<br />

che a posteriori si sono dimostrate sbagliate<br />

restituisce al libro una prospettiva<br />

possibilista. Dalle considerazioni sull’accelerazione<br />

della scienza, la sempre<br />

maggiore dipendenza della società<br />

dalla tecnologia e sulla limitatezza<br />

delle risorse materiali ed energetiche<br />

portano l’autore a concludere che il<br />

progresso tecnologico produce società<br />

maggiormente esposte a crisi.<br />

Più fantascientifica che futuribile mi è<br />

sembrata invece la parte dedicata alle<br />

nanotecnologie dove si ipotizza la realizzazione,<br />

entro questo secolo, di<br />

nanomacchine autoriproducenti che<br />

potrebbero improvvisamente sommergere<br />

la terra. Le previsioni di Rees sulle<br />

nanomacchine derivano da una funambolica<br />

estrapolazione delle attuali<br />

conquiste sulle macchine molecolari,<br />

oggi in grado di eseguire solamente<br />

movimenti elementari in condizioni<br />

estremamente controllate. La realizzazione<br />

di nanomacchine in grado di<br />

RECENSIONI« 27<br />

reperire materie prime e convertirle in<br />

repliche di sé stesse utilizzando l’energia<br />

solare richiede conoscenze che<br />

oggi non abbiamo.<br />

“L’orologio dell’apocalisse. È stata pura<br />

fortuna essere sopravvissuti così a<br />

lungo?” questo è il titolo del terzo capitolo<br />

nel quale è presentata un’analisi<br />

lucida e circostanziata sul pericolo dell’olocausto<br />

nucleare e sulle azioni per<br />

ridurre la proliferazione delle armi atomiche.<br />

Qui ho anche letto per la prima<br />

volta la testimonianza di uno scienziato<br />

che udì il direttore del progetto<br />

Manhattan dire che il principale obiettivo<br />

della bomba atomica era “sottomettere<br />

i russi”.<br />

Nel quarto capitolo, l’11 settembre<br />

diviene lo spartiacque tra pericoli e terrore.<br />

Seguono delle considerazioni<br />

drammatiche sul possibile utilizzo di<br />

materiale radioattivo a fini terroristici.<br />

Ancora più inquietante è il quadro<br />

dipinto sul possibile uso di agenti patogeni<br />

naturali o artificiali per spargere il<br />

terrore anche perché, con questi mezzi,<br />

una sola persona sarebbe in grado di<br />

diffondere epidemie gravissime.<br />

Da profano ho trovato interessante l’analisi<br />

sui rischi derivanti da possibili<br />

errori nei laboratori biotecnologici.<br />

Per difendersi dal rischio del terrorismo<br />

viene proposto il controllo indiscriminato<br />

della popolazione con la conseguente<br />

perdita di privacy e di libertà.<br />

Nel capitolo sesto l’autore propone il<br />

rallentamento del progresso e l’autocontrollo<br />

degli scienziati ma quest’ultima<br />

possibilità è minata dal meccanismo<br />

<strong>dei</strong> finanziamenti alla ricerca.<br />

Essendo l’autore un cosmologo di fama<br />

internazionale, il trattamento <strong>dei</strong> pericoli<br />

provenienti dallo spazio è esposto<br />

molto bene (capitolo settimo) anche se<br />

in un passaggio sembra che l’autore si<br />

1 Alberto Zanelli,<br />

Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività (ISOF), <strong>Consiglio</strong> <strong>Nazionale</strong> delle Ricerche (CNR), via P. Gobetti 101, Bologna, e-mail:zanelli@isof.cnr.it


28 » RECENSIONI<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

dedichi alla questua per la ricerca in<br />

astronomia. Quando poi, nel capitolo<br />

tredicesimo, l’autore espone le idee per<br />

i viaggi interplanetari e la colonizzazione<br />

dello spazio sembra veramente di<br />

avere preso in mano un libro di fantascienza<br />

con tanto di errore di stechiometria<br />

(pag. 183).<br />

Tra le “Minacce dell’uomo alla Terra” i<br />

cambiamenti ambientali sono presentati<br />

quasi come un’evoluzione naturale,<br />

l’aumento demografico viene trattato<br />

secondo il concetto dell’impronta ecologica.<br />

<strong>Il</strong> problema dell’esaurimento<br />

delle scorte di combustibili fossili, a mio<br />

parere il vero problema della nostra<br />

società, è illustrato dal punto di vista <strong>dei</strong><br />

pessimisti e da quello degli ottimisti.<br />

Nel nono capitolo l’autore espone i<br />

» RECENSIONI<br />

Un libro agile che si legge tutto di<br />

un fiato e che ha il pregio di riportare<br />

in modo chiaro le aspettative e le<br />

riflessioni di un chimico.<br />

La chimica, da posizione ancillare in cui<br />

spesso era relegata, viene oggi finalmente<br />

considerata scienza a tutti gli<br />

effetti, allo stesso livello della fisica.<br />

Questa promozione è il risultato di uno<br />

“Rischi estremi” cioè quei rischi che<br />

possono mettere a repentaglio l’esistenza<br />

stessa del pianeta Terra. Tra tutti<br />

mi ha colpito l’ipotesi del così detto<br />

“esperimento finale” cioè di un esperimento<br />

di fisica nucleare i cui effetti non<br />

sono prevedibili e pertanto, seppure<br />

con una bassissima probabilità, potrebbero<br />

determinare una la distruzione<br />

del Pianeta.<br />

Gli ultimi tre capitoli del libro,“La filosofia<br />

dell’apocalisse”, “La fine della scienza?”<br />

e “<strong>Il</strong> nostro destino ha un significato<br />

cosmico?”, escono dal mondo tangibile<br />

per fare riflettere sull’eventualità<br />

che l’uomo sia l’unica specie intelligente<br />

dell’Universo e che con essa possa<br />

finire la scienza.<br />

“<strong>Il</strong> secolo finale” risulta un libro affasci-<br />

Luigi Campanella 1<br />

Recensione e considerazioni sul libro<br />

“LA CHIMICA E OLTRE”<br />

Di Renzo Editore Roma<br />

Pg.86 € 10,00<br />

sviluppo scientifico sempre più vicino<br />

ai grandi temi della vita: salute, ambiente,<br />

alimentazione.<br />

<strong>Il</strong> Protagonista di questo lungo “dialogo”<br />

è un personaggio che ha vissuto e<br />

contribuito a questa interessante trasformazione<br />

e ce ne dà conto in modo<br />

estremamente chiaro.<br />

Finalmente la chimica può entrare a<br />

1 Prof. Luigi Campanella Ordinario di chimica dell’ambiente <strong>dei</strong> beni culturali presso la facoltà di scienze della Sapienza di Roma.<br />

nante ma ritengo che sia necessaria una<br />

solida formazione scientifica e filosofica<br />

per non essere presi dal panico. Non<br />

posso negare la libertà di espressione,<br />

ma mi chiedo: che effetto può avere<br />

questo libro su chi queste basi non ha?<br />

A mio parere, ne “<strong>Il</strong> secolo finale”, emerge<br />

un vizio di comunicazione che porta<br />

ad in corto circuito: da un lato la valutazione<br />

delle scoperte scientifiche si basa<br />

sui tradizionali trionfalismi che tendono<br />

sempre ad ingigantirne la portata per<br />

dare al grande pubblico la prospettiva<br />

di un “mondo migliore”, dall’altro scova<br />

nel progresso stesso le minacce sempre<br />

più potenti e subdole che fanno delle<br />

“magnifiche sorti e progressive”l’oggetto<br />

primo della preoccupazione per la<br />

fine del mondo. Buona lettura.<br />

testa alta nello studio dell’ambiente<br />

che ci circonda, della salute, dell’alimentazione,<br />

della salvaguardia delle<br />

belle arti e di tutti quegli ambienti in<br />

cui il suo prezioso contributo è diventato<br />

indispensabile e integrativo a<br />

quanto proviene dalla ricerca biologica,<br />

medica e genetica.


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

RICONOSCIMENTO« 29<br />

Non siamo più soli:<br />

si allarga la famiglia<br />

di chi vuole lo sport pulito<br />

Non siamo soli. La famiglia si allarga<br />

sempre più e quei matti dell’antidoping<br />

oggi forse sono guardati con un<br />

pizzico di rispetto in più. Merito di chi<br />

ha portato avanti con coerenza la battaglia<br />

su un fronte difficile e spesso ingannevole.<br />

Pagando anche di persona. Ma<br />

merito anche di chi con costanza e<br />

coerenza (virtù oggi piuttosto desuete<br />

nella società nostrana...) ha voluto sottolineare<br />

anno dopo anno l’importanza<br />

di questa lotta ai fini sociali. E un premio<br />

unico il Memorial Bardelli, che ha celebrato<br />

in quel di Pistoia la sua 22a edizione.<br />

È ormai esso stesso un pezzo di<br />

storia della lotta al doping, e non solo<br />

perchè raccoglie attorno alle ormai<br />

mitiche mezzine pistoiesi i migliori fra<br />

coloro che per iniziative, scritti e azioni<br />

contro il doping si sono battuti nel<br />

tempo per uno sport pulito e una corretta<br />

educazione sportiva.<br />

Non può che far piacere riscoprire ad<br />

anni di distanza tutta la freschezza e la<br />

grinta (a dispetto <strong>dei</strong> malanni) dell’infaticabile<br />

Renzo Bardelli e della sua lotta<br />

intemerata. Vivaddio c’è ancora qualcuno<br />

che crede fermamente e intimamente<br />

negli ideali e nei valori dello sport. Di<br />

quello che ha sane valenze educative e<br />

sociali, non di quello tutto business e<br />

spettacolo, ormai irrimediabilmente<br />

Dario D’Ottavio<br />

<strong>Il</strong> dr. Dario D’Ottavio è nato a Roma il 29 maggio<br />

1946. Biochimico clinico. Primario del<br />

Laboratorio di Tossicologia dell’Ospedale S.<br />

Camillo – Forlanini di Roma fino al suo collocamento<br />

in pensione.<br />

È stato membro della Commissione Ministeriale<br />

per la vigilanza ed il controllo sul<br />

doping e per la tutela delle attività sportive. Ha<br />

avuto parte attiva nella definizione del progetto<br />

nazionale CONI- FSN “Io non rischio la salute”<br />

(“Campagna di prevenzione <strong>dei</strong> rischi per la<br />

salute dell’atleta, derivanti da condizioni morbose<br />

congenite o acquisite e dall’uso improprio<br />

<strong>dei</strong> farmaci”) per la parte concernente gli “studi<br />

IL MEMORIAL GIAMPAOLO BARDELLI 2006<br />

malato di doping e di inganno. E lo propugna<br />

con coraggio, attraendo nell’orbita<br />

della sua civilissima sensibilità, di<br />

fronte ad un problema che per dimensioni<br />

è divenuto addirittura di salute<br />

pubblica, autorità, politici, rappresentanti<br />

<strong>dei</strong> media, tecnici, scienziati, amministratori<br />

locali, rappresentanti del<br />

mondo economico e commerciale.<br />

La bella (anche su un pò prolissa) premiazione<br />

di Pistoia ha raccolto ancora<br />

una volta attorno al tavolo splendidamente<br />

imbandito dall’ottimo Renzo le<br />

forze più vive. È un momento importante<br />

per i protagonisti perchè, come<br />

dice il poeta non si vive di solo pane.<br />

Ma è un momento indispensabile perchi<br />

costituisce il motore, la ricarica<br />

necessaria per riprendere e ripartire fra<br />

le difficoltà che, nonostante gli anni<br />

passino, non mancano certamente.<br />

Bello il ricevimento allo storico Comune,<br />

caldeggiato dal sindaco Berti. Bella<br />

la festa in quel di Villa Cappugi. Ma<br />

bella soprattutto la risposta <strong>dei</strong> giovani<br />

studenti coinvolti nella mattinata ottobrina<br />

all’Audituoriun della Provincia in<br />

un toccante incontro con i protagonisti<br />

della lotta al doping e con importanti<br />

testimonial. Brividi sulla schiena ad<br />

ascoltare il terribile racconto di Caro<br />

Petrini, ex calciatore di fama, ora quasi<br />

in itinere per la definizione <strong>dei</strong> nuovi protocolli<br />

di indagine per le diverse specialità sportive”. La<br />

sua operosa attività professionale si è dispiegata<br />

per quasi un quarantennio all’interno del<br />

mondo universitario prima e poi delle più prestigiose<br />

strutture sanitarie di Roma (dall’Istituto<br />

di Reumatologia dell’Università al<br />

Laboratorio Centrale di Patologia Clinica<br />

dell’Ospedale Policlinico Umberto I all’Ospedale<br />

“Pertini” all’Azienda Ospedaliera S. Camillo<br />

- Forlanini).<br />

Ha collaborato col dr. Soprani della Procura<br />

della Repubblica di Ferrara per il “processo<br />

Conconi”; con il dr. Bocciolini della Procura<br />

della Repubblica di Firenze per il famoso blitz<br />

al Giro d’Italia 2001; con la Procura della<br />

cieco e drammaticamente alle prese<br />

con un tumore al cervello.<br />

C’entreranno mai quelle strane iniezioni<br />

fatte durante le stagioni agonistiche<br />

che cancellavano di botto la fatica e<br />

moltiplicavano per mille le forze? E brividi<br />

anche per il triste racconto dell’ex<br />

campionessa della marcia Giuliana<br />

Salce, instradata al doping addirittura<br />

da un esponente del consiglio federale<br />

della federciclismo. E fortunatamente<br />

uscitane senza danni. <strong>Il</strong> messaggio del<br />

Memorial è stato come sempre forte e<br />

coinvolgente, quest’anno con una particolare<br />

attenzione all’essenza del problema<br />

e cioè la necessità di informare e<br />

formare correttamente le giovani<br />

generazioni. Un settore dove al vuoto<br />

colpevole delle istituzioni si sostituiscono,<br />

fortunatamente queste indispensabili<br />

iniziative.<br />

Non può che essere di grande soddisfazione<br />

e motivo d'orgoglio che nella<br />

schiera <strong>dei</strong> premiati ci sia anche il direttore<br />

di SportPro. E che sia la battaglia<br />

portata avanti proprio da questo sito<br />

internet, ormai da anni, ad avere meritato<br />

la citazione. Una soddisfazione che<br />

va condivisa con tutti i collaboratori del<br />

sito, primo fra tutti Leonardo Calconi,<br />

eccellente webmaster, cui spetta la<br />

cura della parte tecnica.<br />

Repubblica di Roma nell’operazione “Oil for<br />

drug” e poi con una serie infinita di consulenze<br />

sui controlli antidoping “positivi”.<br />

<strong>Il</strong> tutto è sempre stato svolto con rigore e professionalità,<br />

ed intensa partecipazione personale.<br />

Infiniti i suoi contributi scientifici in merito,alcuni<br />

<strong>dei</strong> quali reperibili sul sito www.sportpro.it di<br />

Eugenio Capodacqua. <strong>Il</strong> “Memorial Giampaolo<br />

Bardelli” 2006 gli viene conferito per evidenziarne<br />

la primaria figura professionale come risorsa<br />

di serietà di chi, con la ricerca scientifica, ha<br />

dato tutto se stesso per “rincorrere” e scoprire la<br />

malefica ricerca applicata al doping.<br />

Specchiato e rigoroso l’esempio rappresentato<br />

dal prof. Dario D’Ottavio per far emergere verità<br />

e valorizzare l’etica della sport e della vita.


30 » INTERVISTA<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

Due chiacchiere alla buona<br />

con un <strong>Chimico</strong><br />

che fu Campione olimpico<br />

Intervista a margine del congresso <strong>dei</strong> chimici di Torino<br />

di DOMENICO MENCARELLI<br />

3settembre 1960, ore 17.Stadio<br />

Olimpico, in Roma. Si celebrano in<br />

pompa magna i Giochi della Olimpiade<br />

moderna. E’un tardo pomeriggio afoso.<br />

Un atleta bianco, per di più <strong>Italiano</strong>,<br />

guadagna per la prima volta nella storia,<br />

l’ alloro olimpico nella finale <strong>dei</strong> 200<br />

metri, battendo, sul filo di lana, due<br />

celebrati atleti di colore, sempre nettamente<br />

superiori nella specialità ed<br />

ampiamente favoriti. Si smentisce clamorosamente<br />

la legge etnica che vuole<br />

i coloured sempre vincenti.<br />

Dimentichiamo i pettegolezzi che allora<br />

circolarono (non era ancora stato<br />

coniato il termine Gossip), secondo i<br />

quali la defaillance fosse anche ascrivibile<br />

ai precedenti ozi romani di alcuni<br />

atleti americani, tali da debilitarli. Non a<br />

caso erano gli anni favolosi della dolce<br />

vita romana, che trovava, nella via<br />

Veneto di felliniana memoria, la sua<br />

fastosa e rutilante consacrazione.<br />

La verità fu ben altra. Infatti il vincitore,<br />

Livio Berruti, era un autentico campione<br />

di razza: un incedere elegante da gazzella,<br />

una progressione impressionante,<br />

garretti di acciaio, ma soprattutto una<br />

preparazione da grande professionista.<br />

Livio Berruti. Un nome che dice poco o<br />

nulla ai lettori più giovani, ma che costituì<br />

un mito per la nostra generazione di<br />

ultrasessantenni nostalgici.<br />

Perché questo giornale pubblica un<br />

articolo che esordisce con il ricordo di<br />

una memorabile impresa sportiva? Cari<br />

lettori, Berruti, per i pochi che non lo<br />

sapessero, è un laureato chimico e ne<br />

mena giustificato vanto.<br />

Lo incontro alla cena di gala a Torino,<br />

organizzata nel quadro del 3° Congresso<br />

interregionale <strong>dei</strong> dottori chimici-<br />

Ordine Piemonte e Valle d’Aosta.<br />

<strong>Il</strong> Dott. Geda, impeccabile organizzatore<br />

ed amabile anfitrione, lo ha voluto ospi-<br />

te. Al levar delle mense si proiettano le<br />

fasi salienti delle sue performances atletiche,<br />

relative alle semifinali e finali.<br />

Le immagini, ora a colori su grande<br />

schermo, mi donano gli stessi brividi ed<br />

emozioni che allora provai, diciottenne<br />

gonfio di tifo e di giustificato sciovinismo,<br />

godendo e soffrendo la diretta in<br />

bianco e nero. Brividi che accomunano<br />

tutti i presenti: L’ applauso è spontaneo<br />

e fragoroso.<br />

La sua vittoria rimane per me realismo<br />

olimpico. All’atleta dedichiamo canti e<br />

sventoliamo bandiere . Egli è un prodotto<br />

di elite, come tutti gli autentici<br />

campioni del nostro paese, allora assai<br />

più denutrito di oggi. Erano quattro<br />

gatti a spremersi ed allenarsi nella<br />

corsa veloce, con scarsi compensi e<br />

senza una cultura, soprattutto scolastica,<br />

circa l’ autentico significato di sport,<br />

e di giochi olimpici nello spirito di De<br />

Coubertin. Straordinario che da quei<br />

quattro gatti ne uscisse tuttavia uno<br />

capace di dominare gli Statunitensi,<br />

che, avvantaggiati, apprendono di<br />

sport e del suo significato più nobile<br />

nei campus, alternando allenamenti<br />

rigorosi all’apprendimento di una vera<br />

cultura sportiva. .<br />

Assisto alla proiezione e rivivo il mito<br />

olimpico, tutte le vicende greche ad<br />

una ad una. Chiedo ed ottengo un’<br />

intervista immediata. Quattro chiacchiere<br />

con un campione, eroe eponimo<br />

della mia giovinezza. Oggi il mio idolo<br />

di ieri mi risulta anche più caro; è un<br />

chimico, vanto della nostra categoria. <strong>Il</strong><br />

mio orgoglio va dunque ben oltre il<br />

banale nazionalismo di ieri.<br />

Nella hall dello hotel il ghiaccio è rotto<br />

dalla sua innata simpatia: un maturo e<br />

cordiale signore, dal fisico asciutto, che<br />

tradisce il passato di atleta, fatto di allenamenti,<br />

diete, sedute ginniche, anche<br />

se gli anni hanno lasciato fisiologiche,<br />

inevitabili tracce. Dove è il giovane alto<br />

ed occhialuto, bello all’aspetto, che raccoglieva<br />

la incondizionata ammirazione<br />

delle mie colleghe di Liceo? Siede<br />

ora accanto a me un interlocutore amabile<br />

e sorridente, di 67 anni, dai modi<br />

gradevoli e la favella facile a ripercorrere<br />

il passato luminoso.<br />

La memoria è vivissima, e non può<br />

essere altrimenti: l’attimo del trionfo,<br />

l’apoteosi nello assolato catino, l’ovazione<br />

(allora per fortuna non si diceva<br />

ancora “standing ovation), mentre sul<br />

più alto podio riceve l’alloro di Olimpia:<br />

vittoria olimpica e record mondiale.<br />

Racconta quegli attimi come se li rivivesse;<br />

la sua progressione inesorabile, il<br />

suo rush finale. Ricorda anche la impresa<br />

del tedesco Hary, un altro bianco; la<br />

sua partenza lampo, il trionfo nei 100<br />

metri Pochi i bianchi a trionfare in queste<br />

gare:aggiungiamoci, mormora, il<br />

russo Borzov ed il nostro Mennea.<br />

Mi racconta della sua preparazione<br />

preolimpica, lontana da cineprese e<br />

tifosi: l’atletica era allora, e tale è rimasta,<br />

sport poco popolare, capace di<br />

infiammare il tifo solo in occasione<br />

delle olimpiadi. Ribadisce che lo sport<br />

non è svago: è un dovere sociale.<br />

Occorre il sacrificio: di norma eccellono<br />

i meno abbienti e gli appassionati<br />

autentici. Ascoltandolo rispolvero le<br />

mie reminescenze scolastiche: sono<br />

stati primi i Greci a fornire formaggio e<br />

fichi secchi (Pitagora addirittura la<br />

carne), al ciabattino risultato più veloce,<br />

o più forte, dello aristocratico tradizionalmente<br />

selezionato per Olimpia.<br />

Berruti ripercorre tutte le vicende vissute<br />

dopo i trionfi, anche quelli in altri<br />

stadi altrettanto prestigiosi, che seguirono<br />

il fatidico 1960: fama, adulazione,<br />

interviste per prestigiosi giornali, l’os


<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

sequio, la frequentazione con i potenti,<br />

l’ammirazione femminile. <strong>Il</strong> tutto intervallato<br />

da estenuanti sedute per mantenere<br />

la freschezza nervosa.<br />

Poi l’inevitabile declino, senza mai ricorrere<br />

all’uso di droghe ed eccitanti: la<br />

parola doping, sottolinea, era allora<br />

quasi sconosciuta, se non forse per i<br />

ciclisti, sottoposti a sforzi di epica imponenza.<br />

Ricorda con nostalgia il grande<br />

Coppi, di cui era tifoso, scomparso proprio<br />

agli inizi di quel 1960 per malaria<br />

perniciosa, più, si disse e si scrisse allora<br />

e più tardi (ovviamente solo sulla base<br />

di quanto riportarono giornali e libri),<br />

per una non tempestiva diagnosi, che<br />

per il capriccio assassino della anofele<br />

femmina. Ne ricorda le imprese:fu forse<br />

il primo ad usare, magari impropriamente,<br />

la chimica, inventando il ciclismo<br />

moderno, e immolandosi, aggiunge<br />

Lui, al suo stesso epos.<br />

» Investire nelle<br />

nanotecnologie<br />

mediche<br />

L'obiettivo della manifestazione, cui<br />

parteciperanno operatori industriali,<br />

start-up, investitori, analisti e consulenti<br />

aziendali, sarà mettere in vetrina le<br />

attuali tecnologie e i percorsi di finanziamento.<br />

L'iniziativa verterà sulle<br />

seguenti aree:<br />

- medicina personalizzata;<br />

- trapianti tollerabili dall'organismo;<br />

- rilascio mirato <strong>dei</strong> farmaci;<br />

- nanotecnologia nell'imaging;<br />

- nanoparticelle funzionalizzate;<br />

- cure per malattie degenerative;<br />

- medicina rigenerativa;<br />

- nanobiomateriali;<br />

- tecniche analitiche e diagnostiche;<br />

- tecnologie convergenti per applicazioni<br />

nell'assistenza sanitaria.<br />

L'iniziativa è organizzata dall'Istituto di<br />

nanotecnologia.<br />

Per leggere l'accordo del <strong>Consiglio</strong> sulle prospettive<br />

finanziarie, consultare: http://www.fco.gov.uk /Files<br />

/kfile/FinancialPerspective_16Dec.pdf<br />

Segue l’onda <strong>dei</strong> ricordi: la laurea, un<br />

altro momento indimenticabile.<br />

Discute una Tesi, ancora attuale:”l’ effetto<br />

delle radiazioni nucleari sulle fibre<br />

tessili”. Ma è destinato a non esercitare:trova<br />

lavoro presso una Agenzia<br />

pubblicitaria: si sente gratificato. Poi<br />

Agente pubblicitario presso il lanificio<br />

Zegna. Ricorda, non senza civetteria, il<br />

suo incontro con Zegna, proprio al<br />

tavolo di un caffè, in pieno centro a<br />

Torino, ove era solito sedersi Cavour.<br />

Nel 1973 lo accoglie poi la FIAT, in una<br />

invidiabile posizione di lavoro, fino alla<br />

pensione. Alcune domande. L’atleta che<br />

più ammira: V. Rossi, grande sportivo<br />

scanzonato. La attuale situazione della<br />

atletica in Italia: soffre per una riprovevole<br />

mancanza di una adeguata educazione<br />

scolastica ai valori dello sport.<br />

Sollecita più soldi alle Società, per incoraggiare<br />

i giovani.<br />

» Importante<br />

manifestazione<br />

pubblica<br />

annunciata dalla<br />

Commissione per il<br />

lancio del 7PQ<br />

La Commissione lancerà il Settimo programma<br />

quadro nel corso di un'importante<br />

manifestazione pubblica che si<br />

terrà il 7 marzo 2007 a Bruxelles.<br />

L'obiettivo dell'iniziativa sarà sensibilizzare<br />

il pubblico sulla ricerca europea ed<br />

elevare il livello di impegno politico per<br />

la ricerca.<br />

La manifestazione avrà inizio con una<br />

"Serata sulla ricerca europea" nel corso<br />

della quale alcuni rappresentanti di<br />

alto livello della Commissione europea<br />

e della Presidenza tedesca dell'UE delineeranno<br />

le entusiasmanti opportunità<br />

offerte dalla ricerca per il futuro<br />

dell'Europa. Durante la serata, saranno<br />

consegnati i premi Cartesio per la ricerca<br />

collaborativa e la comunicazione<br />

scientifica.<br />

INTERVISTA« 31<br />

L’ uomo pubblico che più ha ammirato:<br />

W. Chiari, per la sua cultura ed umanità.<br />

L’atleta in assoluto più grande. Ricevo<br />

una risposta inattesa. Cita Bob Hayes,<br />

che gareggiò nel 1964 a Tokio.<br />

Rimpianti? Avrebbe fatto volentieri il<br />

pilota di aereo o lo scienziato.<br />

Ed il <strong>Chimico</strong>? Non sa bene se ripeterebbe<br />

l’ esperienza di studi.<br />

L’ emozione più intensa mai provata, a<br />

parte il trionfo olimpico. La visione televisiva<br />

di N. Amstrong sulla luna.<br />

Siamo agli sgoccioli. Prima di accomiatarlo<br />

voglio soddisfare una mia curiosità.<br />

Se gareggiassi oggi nei 100 metri, che<br />

tempi ti accrediteresti? Forse anche i<br />

13”, azzarda.<br />

Ciao Livio, atleta romantico, che ci regalasti<br />

un sogno proprio agli inizi di quegli<br />

indimenticabili, mitologici anni sessanta<br />

che sono rimasti nel nostro cuore.<br />

NOTIZIE DALL’EUROPA«<br />

Le comunicazioni a seguito riportate nella rubrica “Notizie dall’Europa” sono tratte dagli ultimi numeri di “CORDIS”,<br />

bollettino dell’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali delle Comunità Europee.<br />

<strong>Il</strong> cuore della manifestazione sarà costituito<br />

da un'esposizione dal titolo "Oggi<br />

è il futuro", che porrà in evidenza il<br />

meglio della ricerca europea. In tale<br />

contesto, esibizioni e dimostrazioni<br />

interattive mostreranno alcuni <strong>dei</strong><br />

risultati più significativi conseguiti dai<br />

progetti finanziati dall'UE.<br />

L'esposizione di tali casi di successo<br />

dimostrà come i ricercatori nell'UE stiano<br />

fornendo soluzioni a taluni <strong>dei</strong> problemi<br />

più urgenti a livello mondiale.Tra<br />

le questioni affrontate nella mostra<br />

figurano le seguenti: cosa faremo senza<br />

petrolio; come comunicheremo domani;<br />

i trasporti del futuro; cosa vuole la<br />

Terra. La mostra includerà anche il tunnel<br />

scientifico della Max Planck Society,<br />

una mostra multimediale della lunghezza<br />

di 170 metri che conduce i visitatori<br />

in un viaggio di scoperta dagli<br />

elementi più piccoli del nostro mondo<br />

alle più vaste strutture dell'universo.<br />

Parallelamente all'esposizione si svolgerà<br />

una serie di conferenze che offrirà<br />

al pubblico l'opportunità di conoscere<br />

meglio i progetti specifici e di incontrare<br />

i ricercatori che ne sono alla base.<br />

Nell'aula dedicata alla ricerca, dimo-


32 » NOTIZIE DALL’EUROPA<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5-6 • ott/nov/dic 2006<br />

strazioni pratiche e esperimenti attivi<br />

offriranno agli studenti delle scuole<br />

un'entusiasmante introduzione al<br />

mondo della ricerca.<br />

Saranno presenti mezzi di comunicazione<br />

da tutta Europa; uno studio allestito<br />

appositamente negli ambienti<br />

della mostra consentirà di realizzare<br />

trasmissioni in loco.<br />

La mostra sarà aperta al pubblico dal 7<br />

al 18 marzo e l'ingresso sarà gratuito.<br />

Per ulteriori informazioni visitare:<br />

http://ec.europa.eu/research/fp7/events/<br />

» La globalizzazione<br />

ha effetti positivi<br />

sull'ambiente,<br />

secondo<br />

uno studio UE<br />

Un progetto finanziato dall'UE ha evidenziato<br />

la convergenza delle politiche<br />

ambientali europee, deducendone che<br />

sono state svolte attività di cooperazione<br />

internazionale, comunicazione transnazionale<br />

e concorrenza responsabili.<br />

<strong>Il</strong> progetto ENVIPOLCON ha studiato lo<br />

sviluppo di 40 politiche ambientali di<br />

24 paesi in un arco di tempo di 30 anni.<br />

Secondo i partner che vi hanno lavorato,<br />

provenienti da Germania, Austria e<br />

Olanda, lo studio ha fornito un quadro<br />

senza precedenti degli orientamenti<br />

generali e delle principali cause di tale<br />

convergenza.<br />

Secondo quanto emerso dalle prime<br />

ricerche, è stato selezionato e analizzato<br />

approfonditamente un ristretto numero<br />

di casi. Tale fase qualitativa del progetto<br />

ha consentito agli studiosi di osservare<br />

come nasce la convergenza, chi sono i<br />

soggetti fondamentali e quali meccanismi<br />

si innescano in quali condizioni.<br />

Gli studiosi hanno rilevato elementi di<br />

convergenza nelle politiche ambientali<br />

europee attuate tra il 1970 e il 2000: vi<br />

è stato infatti un allineamento tra di<br />

esse (tendenza definita sigma-convergenza),<br />

oltre che un loro irrigidimento<br />

(tendenza definita delta-convergenza).<br />

"Pertanto sembra che non vi sia stata<br />

quella 'corsa verso il basso', ossia un<br />

abbassamento degli standard ambientali<br />

da parte <strong>dei</strong> vari paesi a seguito dell'ingresso<br />

in mercati competitivi dovu-<br />

to alla concorrenza normativa e spesso<br />

preannunciato dalla letteratura del settore",<br />

dice il consorzio responsabile del<br />

progetto ENVIPOLCON.<br />

I partner hanno riscontrato maggiore<br />

convergenza nella scelta delle politiche<br />

che non nell'adozione di determinati<br />

strumenti per realizzarle. Ad esempio,<br />

vi è un maggior allineamento in materia<br />

di siti contaminati che non su strumenti<br />

politici di intervento come standard,<br />

tassazione e parametri di definizione<br />

delle responsabilità.<br />

Secondo i partner del progetto, "l'incredibile<br />

livello di convergenza" può essere<br />

spiegato tenendo conto di tre fenomeni:<br />

- cooperazione internazionale tra paesi<br />

e armonizzazione della legislazione<br />

ambientale;<br />

- comunicazione transnazionale all'interno<br />

delle istituzioni internazionali;<br />

- concorrenza normativa all'interno di<br />

mercati sempre più integrati.<br />

Inoltre, anche fattori interni come la<br />

pressione generata dai problemi ambientali,<br />

la presenza e l'attività di partiti<br />

politici ecologisti, nonché il livello del<br />

reddito possono contribuire a tale convergenza,<br />

secondo lo studio.<br />

Benché le numerose direttive UE sull'ambiente<br />

possano lasciar pensare che<br />

l'ingresso di nuovi Stati nell'UE incida<br />

notevolmente sulle politiche ambientali,<br />

il progetto ENVIPOLCON ha riscontrato<br />

che la convergenza in questo ambito<br />

può essere più probabilmente attribuita<br />

all'ingresso in altre istituzioni internazionali<br />

di tutela del patrimonio naturale.<br />

In un documento pubblicato sullo<br />

"European Law Journal", Katharina<br />

Holzinger, Christoph Knill e Ansgar<br />

Schäfer, membri del progetto, sostengono<br />

che, a livello comunitario, è in<br />

corso una transizione per quanto<br />

riguarda le concezioni di buon governo.<br />

Scrivono: "Alla base di tale cambiamento<br />

vi è l'abbandono di schemi normativi<br />

tradizionali basati su un approccio<br />

interventista e dirigista a favore di<br />

una governance 'orientata al contesto',<br />

che evidenzi la stretta cooperazione tra<br />

attori pubblici e privati nella formulazione<br />

e nell'attuazione della politica<br />

ambientale europea".<br />

Nel documento si legge: "<strong>Il</strong> divario esistente<br />

tra le dichiarazioni politiche contenute<br />

nei programmi di azione<br />

[dell'UE] e la loro effettiva attuazione è<br />

particolarmente evidente in riferimento<br />

agli strumenti economici. Tuttavia,<br />

anche l'introduzione di strumenti mirati<br />

al contesto è cresciuta relativamente<br />

poco, se misurata alle richieste politiche<br />

[...]. Non è la prima volta che si constata<br />

che, a livello statale, si parla molto<br />

spesso di strumenti economici per la<br />

politica ambientale, attuandoli tuttavia<br />

raramente nella pratica".<br />

Dai dati risulta che l'armonizzazione<br />

internazionale è il principale fattore<br />

determinante di tale convergenza, ma<br />

anche la comunicazione transnazionale<br />

sembra quasi altrettanto efficace. I partner<br />

del progetto sottolineano: "È un<br />

dato sorprendente, poiché intuitivamente<br />

si sarebbe potuto immaginare<br />

che l'armonizzazione potesse favorire<br />

un maggior allineamento rispetto all'attività<br />

di comunicazione". Tuttavia, da<br />

quanto è emerso, la comunicazione<br />

influisce di più sulle politiche non obbligatorie,<br />

cioè quelle non soggette a<br />

legislazione internazionale vincolante.<br />

Lo studio spiega come i differenti paesi<br />

utilizzano la comunicazione per elaborare<br />

le proprie proposte politiche: "In<br />

vari casi l'Olanda ha dato il via a dibattiti<br />

transnazionali e promosso modelli<br />

politici. La Francia, al contrario, ha<br />

mostrato una minore propensione a<br />

ricorrere ad istituzioni o reti internazionali<br />

come piattaforme per proporre le<br />

proprie idee ed è apparsa restia a tale<br />

forma di promozione (estera).<br />

L'Ungheria e, all'esterno dell'UE, il<br />

Messico hanno risposto piuttosto rapidamente<br />

agli stimoli lanciati a livello<br />

sia transnazionale sia bilaterale, per utilizzarli<br />

come mezzi volti ad ottenere<br />

una legittimazione sulla scena internazionale"<br />

secondo quanto riportato<br />

dallo studio.<br />

Per quanto riguarda i partner coinvolti,<br />

uno <strong>dei</strong> più importanti risultati del progetto<br />

è che la globalizzazione stimola la<br />

tutela ambientale. La crescente corrispondenza<br />

tra le politiche ambientali<br />

coincide con un costante rafforzamento<br />

nel tempo degli standard ecologici. Tale<br />

tendenza è fondamentalmente dovuta<br />

ai crescenti legami istituzionali internazionali<br />

esistenti tra Stati nazionali.<br />

Per ulteriori informazioni visitare:<br />

http://www.uni-konstanz.de/FuF/Verwiss/knill/projekte/envipolcon/project-homepage.php


ELENCO delle<br />

COMMISSIONI<br />

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professionale<br />

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preparatoria e di approfondimento<br />

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* I nomi sottolineati riportano i Consiglieri Coordinatori della Commissione<br />

<strong>Il</strong> <strong>Chimico</strong> <strong>Italiano</strong> • n. 5/6 • ott/nov/dic 2006


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