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Ennio Poleggi

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<strong>Ennio</strong> <strong>Poleggi</strong><br />

solennità che si sarebbe conclusa con il neoclassicismo dei Cantoni, fra i<br />

Ticinesi di maggiore e lunga presenza nei cantieri di porto e città.<br />

La tradizionale riservatezza di una società di potenti uomini d’affari<br />

nell’intreccio crescente di poteri assoluti in Europa, soprattutto protetta<br />

dall’energica mediazione di Andrea Doria fra Carlo V e gli alberghi più rissosi,<br />

rinnovava così l’immagine pubblica materiale anche se l’assestamento<br />

della Costituzione repubblicana e della società avrebbe subito un processo<br />

più lungo. Purtroppo dopo il decisivo ma discusso ruolo attribuito alla<br />

Rota criminale con l’aggiornamento delle Leges Novae (Casale, 1576), la<br />

suprema autonomia della Giustizia estesa a molti delitti scomparve presto<br />

negli scontri fra nobili Nuovi e Vecchi, lasciando questi ultimi a controllare<br />

la sicurezza urbana, soprattutto a punire – oltre abituali e scellerati delinquenti<br />

– quei cospiratori e agenti di potenze continentali invisi alle<br />

grandi famiglie che imbrigliavano la città.<br />

Come afferma in sintesi Rodolfo Savelli nei primi studi sulle Leges Novae:<br />

« Il nuovo ordinamento politico nasceva così a Genova: da un lato si sovrapponeva ad<br />

un’articolata e complessa struttura istituzionale, lasciando intatte magistrature, uffici, statuti,<br />

funzioni; dall’altro innovava radicalmente, levando le giurisdizioni più diverse, attribuendole<br />

e centralizzandole nella Rota (...) A parte questo problema della giustizia, le leggi<br />

furono nel complesso recepite e rappresentarono lo strumento istituzionale attraverso cui<br />

la nobiltà genovese riuscì a rendersi omogenea e a stabilizzarsi nel comando della Repubblica;<br />

e ciò grazie anche al fatto che, nel giro di qualche anno, con la dichiarazione delle arti<br />

meccaniche, vennero allontanati dalla scena politica alcuni settori della nobiltà che nel recente<br />

passato avevano trovato i loro portavoce nel gruppo radicale dei Nuovi » 9 .<br />

Nei porti italiani di lunga durata, come Livorno Napoli Palermo Messina<br />

Ancona, troviamo in ogni epoca aree pubbliche più estese con siti di governo<br />

rinnovati e più facili rapporti con il porto, opportunamente collegati<br />

fra loro, e soprattutto esemplati dalla mirabile platea marciana, ombelico<br />

celeberrimo di Venezia 10.<br />

Anche Genova, con un centro plurisecolare suddiviso dalla cerniera interna<br />

che separava alberghi nobiliari di parti avverse, ricomponeva così una<br />

——————<br />

9 R. SAVELLI, La repubblica oligarchica. Legislazione, istituzioni e ceti a Genova nel Cinquecento,<br />

Milano, Giuffrè, 1981, pp. 229-232 e 230-239: durante l’aggiornamento delle Leges Novae gli scogli<br />

maggiori furono le procedure per richieste di grazia, oltre che per condanne autonome della Rota; ma<br />

già una settimana dopo la pubblicazione si tornò a negare l’autonomia della Rota rispetto al Senato distinguendone<br />

composizione e doveri.<br />

10 E. POLEGGI, L’urbanistica del Seicento alla prova dei porti, in Storia dell’architettura italiana. Il<br />

Seicento, I, a cura di A. SCOTTI TOSINI, Milano, Electa, 2003, pp. 70-99.

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