2013 02 - Aghion Oros - Be Love Revolution

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Dopo un breve tragitto il bosco improvvisamente termina e ci regala la costa del versante orientale con punte e calli, enormi oliveti centenari e alti cipressi, e sull’orizzonte la cima spoglia e innevata del Monte Athos, sgombra dalle nuvole e illuminata dal sole. Giungiamo al Monastero di Iviron (nella pagina precedente la foto del Katholikòn e della “fiale”), fondato nel 980 da Giovanni Ibero sulle rovine dell’antica città di Kleoné. La chiesa è stata costruita sul luogo dove si trovava il tempio di Poseidone e all’interno della chiesa ci sono ancora due colonne ioniche. Anche questo monastero ha subito nel corso dei secoli incendi e devastazioni. La biblioteca è comunque ancora ricca di cimeli e manoscritti. Vicino al portone d’ingresso si trova la chiesa della “Portaitissa”, un’immagine della Vergine molto famosa per essere sopravvissuta al periodo iconoclasta e che da allora non smise di fare miracoli «Ci ha protetto dagli incendi» ci racconta Padre Ierotheos, australiano. Numerosi sono gli ex-voto deposti alla base dell’icona, tra le molte collane, anelli e braccialetti spuntano stemmi 14 militari e addirittura una medaglia olimpica. Esiste anche una singolare profezia: “finché la Portaitissa sarà custodita a Ivirion, gli Angeli non suoneranno le trombe” ovvero non inizierà il Giudizio Universale. Risaliamo sulla jeep e con l’Athos sull’orizzonte ci avviamo verso la capitale della Repubblica Monastica del Monte Athos, Karyes. Qui hanno sede le istituzioni della repubblica, la tesoreria, gli alloggi dei rappresentanti dei vari monasteri, la farmacia, le poste, un piccolo ospedale, alcune botteghe, negozi di souvenir e una foresteria. Qui è inoltre conservato il Tragos, il rotolo di pergamena del 971 che sancisce l’indipendenza del Monte Athos. La città si trova al centro della penisola e risale al IX secolo, in un sito nelle cui vicinanze sorgeva nell'antichità un santuario dedicato alla dea Artemide. La chiesa di Karyes è la più antica di <strong>Oros</strong>, fu costruita all’inizio del X secolo e appartiene a tutti i monasteri dell’Athos. Abbiamo giusto il tempo per due passi, mentre minivan di pellegrini rumeni si fermano e ripartono dalla piazza, che è già tempo di ripartire. Riprendiamo le strade sconnesse e fangose con la
jeep guidata da Padre Silvano e dopo un po’ arriviamo al Monastero di Vatopedi (nella pagina precedente uno scorcio dentro le mura del monastero e della “fiala”), fondato, secondo la tradizione, da Costantino il Grande. Distrutto nel 1892 e stato completamente ricostruito. la tomba di Padre Iossif, a Vatopedi, animatore della rinascita dellAthos negli anni 70 Ci accoglie nei pressi della “fiale” (la cupola dove avviene la benedizione delle acque) un monaco minuto di orgine francese che ci accompagna nel Katholikòn dedicato all’Annunciazione dove si conservano numerose reliquie tra cui il cranio di San Giovanni Crisostomo con l’orecchio incorrotto perché San Paolo gli aveva sussurrato una corretta interpretazione delle proprie lettere … la cintura della Santa Vergine, composta di tre pezzi e custodita in tre scrigni d’argento, miracolosa per le donne con gravidanze difficili o per problemi di sterilità. I monaci lasciano nastri vicino alla cintura che poi donano alle donne che ne hanno bisogno per aiutarle. Ne prendiamo uno per Jovanka, la mamma di Orahovac in Kosovo che tante difficoltà ha passato e tante ancora sta ancora vivendo. Un’immagine santa molto famosa è la “Vimatarissa”, conservata nel Katholikon è considerata miracolosa per i malati. La biblioteca del monastero è molto ricca, contiene migliaia di manoscritti e pergamene, tra cui la famosa “Geografia” dell’ XI secolo realizzata dall’astronomo e geografo greco Claudio Ptolomeo. Nei pressi del monastero si conservano alcune rovine dell’antica città di Dion e s’ipotizza che proprio qui sia stato il sacrario di Zeus e di Demetra. Lasciamo Vatopedi e ci avviamo verso la nostra meta per la notte, il monastero serbo di Hilandar. Arriviamo che è già buio, i cancelli sono rimasti aperti per aspettarci. Ci accoglie Padre Ierotheos … che ci accompagna nello stupendo refettorio del monastero. Completamente affrescato. Tutti i tavoli e le panche allineati e i nostri posti già pronti, con il pesce caldo che ci aspetta. lungo le coste del Monte Santo L’ospitalità dei monasteri e dei monaci è sempre un’esperienza bellissima ma il calore di quella serba è unica e inconfondibile. 15
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