2013 02 - Aghion Oros - Be Love Revolution

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Hilandar Nel cuore spirituale dellortodossia serba 2 marzo <strong>2013</strong> Sveglia alle 4:30 per partecipare alle fasi conclusive della liturgia: i monaci sono in piedi già dalle 2:30. Il Monastero di Hilandar è molto più che un importante monastero: è il centro mistico della chiesa ortodossa serba. Il nome sembra significhi “mille nebbie” oppure “testa di leone” per la posizione nella valle boscosa a nord est del Monte Santo. Fu fondato nel 1198 dai re serbi Rasko Nemanjić, che diventerà il fondatore della chiesa autocefala serba con il nome di Sava, poi santificato in San Sava, e dal padre Stefano Nemanja, considerato 16 le mura del Monastero di Hilandar il padre della nazione serba, poiché riunì in un solo stato le diverse entità slave dei Balcani. la fiale di Hilandar Il suo Katholikòn è dedicato alla Vergine e dietro il podio episcopale è conservata la tomba di Simeone (il nome che acquisì Stefano Nemanja dopo che abdico in favore del figlio Stefano) dove
dal 1207, da quando il corpo è stato traslato nel Monastero di Studenica, germoglia una vite miracolosa i cui grappoli guariscono la sterilità delle donne. Il monastero è ricco di manoscritti, pergamene slave e greche, stampati e preziosissime reliquie tra cui frammenti del Legno Sacro, un frammento del teschio del profeta Isaia, una parte della corona di spine, della canna e della sacra sindone del Signore. C’è poi un’icona tra le più famose dell’ortodossia, un’immagine miracolosa della Madonna, detta “Tricherùsa”, dal greco trìa chéria = tre mani. Fu dipinta da Giovanni Damasceno nell’VII secolo, durante il periodo iconoclasta e per questo l’imperatore Leone III gli fece tagliare la mano destra. Giovanni Damasceno si rivolse allora all’immagine della Madonna e la supplico di guarirlo. Cosi avvenne e la mano gli fu riattaccata al braccio e Giovanni in memoria del miracolo aggiunse una mano d’argento all’immagine, che da allora si chiama appunto “Tricherùsa” e il Santo viene da allora raffigurato a volte monco o con una linea rossa attorno al polso destro. Nel frattempo la Liturgia è finita e alle 6 suona la campana per il pranzo. Ci accomodiamo in silenzio all’interno del grande refettorio del Monastero e in silenzio consumiamo il pasto. Dopo aver pranzato ci intratteniamo con alcuni pellegrini serbi e poi ci incamminiamo. La temperatura è gradevole, il cielo azzurro, e tra filari di viti, oliveti incredibili e colline che sanno già di primavera arriviamo presto al Monastero di Esfigmeno (nella foto). È costruito in un’insenatura, con da un lato colline e dall’altro un roccione con in vetta una grande croce bianca. Costruito sul mare nel X secolo ha subito per la sua posizione molte scorrerie di pirati, alcune devastanti. Veniamo accolti gentilmente da un monaco alla porta che chiede di vedere il nostro Dhiamonitirion e ci indica poi dove poter accomodarci per un caffè greco e un po’ d’acqua. Chiediamo di poter visitare la chiesa, ma ci viene negato il permesso in quanto non ortodossi. La millenaria storia del monastero, tormentata dall’esterno da pirati e dagli Ottomani, è oggi vittima del suo radicalismo. 17
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