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svestita, oltre agli enigmatici lineamenti del volto le aveva prestato<br />
le intime curve del corpo. Non immaginava che proprio il<br />
suo, tra i mille nudi dipinti dalla Parigini, finisse sulla parete falsamente<br />
rustica del night.<br />
<strong>La</strong> prussiana imitatrice di Juliette Gréco aveva un carattere inspiegabilmente<br />
riservato: richiamava l’attenzione dei passanti,<br />
nelle strade del Centro, con la propria acconciatura e il singolare<br />
abbigliamento, ma rifuggiva ogni tipo di pubblicità. Le uniche<br />
fotografie pubblicate da un settimanale la ritraevano mentre,<br />
schiva e furtiva, cercava di e<strong>vita</strong>re l’obiettivo. Lisa amava definirsi<br />
la Greta Garbo romana, certamente con una buona dose di<br />
fantasia. Il giorno dopo la sua incursione nel locale notturno, un<br />
avvocato a suo nome telefonò a Novella Parigini, rivendicando il<br />
nudo dello scandalo. <strong>La</strong> pittrice eccepì di aver regolarmente pagato<br />
Lisa <strong>per</strong> le pose effettuate nel suo studio di Via Margutta, <strong>per</strong><br />
cui la modella non poteva vantare alcun diritto né avanzare alcuna<br />
pretesa sull’uso del dipinto. <strong>La</strong> notizia cominciò a fare il giro<br />
dei ritrovi alla moda e degli studi d’arte tra Via del Babuino e<br />
Piazza del Popolo.<br />
Più enigmatica che mai la modella, con i suoi stretti pantaloni neri<br />
e con i lisci capelli sulla fronte e sulle spalle, sgusciava dal numero<br />
54 della stessa Via del Babuino, ove abitava, <strong>per</strong> mescolarsi<br />
alla gente del Centro, alla cui attenzione tuttavia non riusciva a<br />
sfuggire. Pochi giorni dopo la sua incursione nel Jicky Club, un<br />
giudice, un cancelliere, cinque avvocati, la pittrice e la modella si<br />
trovarono riuniti - ero presente anch’io - nel locale di Via Veneto<br />
<strong>per</strong> esaminare il nudo. Lontana la morbosa curiosità che manifestano<br />
gli habitué del night immaginando le seduzioni erotiche della<br />
Roma notturna, il compito dell’austero magistrato in quel luogo<br />
<strong>per</strong> lui insolito era di accertare se l’olio, appeso fra altri quadri in<br />
una saletta appartata, fosse lesivo del decoro della titolare di quelle<br />
sinuose curve. Questa era la tesi che il difensore della modella, avvocato<br />
Nicola Infante, sosteneva in un ricorso presentato in Pretura<br />
e con il quale chiedeva l’immediata rimozione del dipinto.<br />
L’autrice, assistita dagli avvocati Gino Sotis - famoso matrimonialista<br />
delle più celebri coppie in difficoltà - e Francesco Dall’Ongaro,<br />
sosteneva che la Schneider non poteva vantare alcun<br />
diritto essendo stata regolarmente pagata: aveva <strong>per</strong>cepito mille<br />
lire <strong>per</strong> ogni ora di posa; il suo lavoro dinanzi al cavalletto della<br />
Parigini era durato circa una settimana. Ma la modella e il suo legale<br />
andavano oltre. Invocando il diritto all’immagine, l’avvocato<br />
Infante eccepì che, malgrado fosse stata remunerata <strong>per</strong> posare<br />
priva di abiti, la giovane tedesca poteva pretendere che non venisse<br />
leso il suo decoro con l’esposizione del ritratto in un luogo<br />
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