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Nel catalogo di una mostra di fotografie dell’epoca svoltasi nel<br />
2006 in una galleria di Milano, è stato presentato un fotografo romano<br />
scomparso come «un paparazzo sui generis, colto e raffinato»<br />
che si differenziava dai colleghi, parlava cinque lingue e aveva<br />
una cultura elevata, e che ispirò a Fellini la scena di Anita Ekberg<br />
nella Fontana di Trevi, avendola già fotografata dopo una<br />
serata trascorsa insieme in un nightclub, mentre immergeva i piedi<br />
nella Fontana di Trevi e vi camminava con il vestito alzato:<br />
«Illuminando con i fari della macchina il bagno notturno, mise in<br />
luce Anita Ekberg nella sua prorompente bellezza. Quella stessa<br />
scena–avvertiva la presentazione–, la volle ricostruire Fellini un<br />
anno dopo, nel film <strong>La</strong> <strong>dolce</strong> <strong>vita</strong>, chiedendo all’amico di istruire<br />
gli attori chiamati a interpretare i fotografi».<br />
Ho conosciuto bene quel fotografo, un giorno ospitandolo nella<br />
mia auto fummo anche protagonisti di un incidente; era un paparazzo<br />
bravo ma scontroso, spigoloso, individualista; il bagno di<br />
un anno prima nella Fontana di Trevi non è affatto una certezza:<br />
un paparazzo che di notte frequentava quell’ambiente era sempre<br />
munito di macchina fotografica e di flash, non aveva bisogno di<br />
accendere i fari di un’auto <strong>per</strong> fotografare un soggetto di notte; ed<br />
era materialmente impossibile illuminare, con i fari di un’auto,<br />
una <strong>per</strong>sona nella vasca di quella Fontana, situata a livello notevolmente<br />
inferiore della strada. Comunque quel fotografo mi<br />
avrebbe messo sicuramente al corrente di quell’episodio, se vero.<br />
Nel libro Sangue blu di Antonio Rossitto edito da Mondadori<br />
Olghina di Robilant, la festeggiata del Rugantino, ha scritto:<br />
«Una sera Guidarino Guidi stava cercando di fermare l’attenzione<br />
di Maurizio su un progetto di film, ma questi continuava a giocare<br />
con due fanciulle mostrando loro una pistola che aveva comprato<br />
da poco. Poi, annoiato anche da quel giocattolo, si stravaccò<br />
sul divano e posò la pistola sul tavolino. In quell’attimo<br />
Guidarino esas<strong>per</strong>ato <strong>per</strong>se la testa. Forse l’inconsistenza di<br />
Maurizio gli divenne intollerabile. Sta di fatto che in un attimo di<br />
raptus impugnò la pistola carica e sparò a Maurizio. Gli sparò diritto<br />
in faccia. Bum! Il teatrino di marionette si paralizzò, Maurizio<br />
rimase a bocca a<strong>per</strong>ta, vivo <strong>per</strong>ò, illeso. Probabilmente emise<br />
un lungo e roboante Aooo! Si sa che sollevò di peso Guidarino e<br />
lo mise alla porta». <strong>La</strong> verità è che fu Arena a sparare sopra la testa<br />
di Guidarino Guidi <strong>per</strong>ché non finiva di criticare il soggetto<br />
del suo film Il principe fusto. Tanto che, dopo che io pubblicai la<br />
notizia sul Corriere d’Informazione, Arena fu denunciato dalla<br />
Polizia e il primo giugno 1960 fu condannato a pagare un’ammenda<br />
di 20 mila lire <strong>per</strong> detenzione non autorizzata di arma.<br />
Macroscopiche le contraddizioni in quattro biografie del sarto<br />
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