Victor Ciuffa <strong>La</strong> <strong>dolce</strong> <strong>vita</strong> <strong>minuto</strong> <strong>per</strong> <strong>minuto</strong> CIUFFA EDITORE
Presentazione Fuori dal coro. Io e Victor Ciuffa abbiamo lavorato insieme al «Corriere d’Informazione» e al «Corriere della Sera». Per lunghi anni. Siamo andati sempre d’accordo? Non sempre. Victor aveva ed ha un carattere particolare, schietto, autentico e dunque spigoloso. Con questo non vuol dire che io fossi sempre nel coro, ma certamente lui ha coltivato, nell’orgoglio della sua indipendenza, l’assoluta determinazione a restarne fuori. Quando leggo, sullo Specchio, le sue non rare critiche al Corriere, lì <strong>per</strong> lì mi risento, ci rimango male. Poi ragiono sul fatto che il legame di Victor con il giornale è forse pari a quello matrimoniale, con Anna Maria, che l’accompagna nella <strong>vita</strong> e nel lavoro con passione e amore. E mi rassereno: le critiche fanno bene, solo che noi giornalisti siamo a abituati a farle, a volte a vanvera, non a riceverle. Tutto qui. Ma parliamo del libro di Victor. Doveva scriverlo prima, ma gli <strong>per</strong>doniamo il ritardo. Fuori dal coro, Victor Ciuffa lo è sempre stato; quando faceva giornalismo mondano (sostituendo allo scandalismo l’ironia e la satira di costume), quando faceva giornalismo politico (fuggendo da azzardati commenti e restando fedele alla cronaca), quando faceva il giornalista economico e quando faceva le tre cose insieme conservando l’umiltà del testimone che mai vuole sostituirsi alle <strong>per</strong>sone di cui racconta le «gesta» siano esse onorevoli o aristocratici, ministri o attori. Anche questa volta, con questo lavoro, ha voluto sottolineare il suo «non-allineamento»: esce in libreria, volutamente dopo il diluvio di volumi che hanno celebrato il cinquantesimo anniversario della prima del film «<strong>La</strong> Dolce Vita» e resta fedele al suo talento di cronista: ogni riga una notizia, una storia, un <strong>per</strong>sonaggio, un volto, un nome, un fatto accaduto davvero in quegli anni davvero «ruggenti», gli anni della Dolce Vita. Eppure, Victor Ciuffa ne è stato un vero protagonista, non soltanto un osservatore acuto e spregiudicato. Scriveva Tom Kington sul quotidiano inglese «Observer» il 7 febbraio 2010 che è stato lui, giornalista dalle notti in bianco del «Corriere d’Informazione», a ispirare la figura di Marcello Rubini (Marcello Mastroianni), il reporter romano «gossip writer» protagonista del film. E citava il “paparazzo” Elio Sorci: «Sono sicuro che Federico Fellini è rimasto impressionato dal lavoro che stava facendo Ciuffa». Le 500 (abbondanti) pagine di questa cronaca «<strong>minuto</strong> <strong>per</strong> <strong>minuto</strong>», come recita il sottotitolo, cominciano e finiscono con una constatazione: la Dolce Vita non s’inizia, ma muore con il film di Fellini che non ne fu l’inventore, racconta Ciuffa, ma il cantore. Il «Corriere della Sera» del 6 febbraio 1960, il giorno dopo la contestata anteprima milanese, pubblicava l’annuncio pubblicitario del cinema «Capi- 4