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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1<br />
ANNO XXVII - NUMERO 36 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2007<br />
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936<br />
www.ilcalitrano.it<br />
ISSN 1720-5638
IN COPERTINA:<br />
Questo pioppo che verde e rigoglioso svetta solitario<br />
sulle rovine di Calitri, può essere preso ad<br />
emblema dello spirito battagliero dei cittadini che,<br />
contro ogni speranza, hanno saputo reagire fattivamente<br />
ed energicamente al disastro del terremoto.<br />
(Foto ing. Canio Lelio Toglia)<br />
NATALE 2007<br />
La Redazione è onorata<br />
di porgere gli auguri<br />
di “Buon Natale” a<br />
ciascuno di voi lettori,<br />
perché la pace e l’amore<br />
scendano in ogni cuore,<br />
in ogni famiglia, sul posto<br />
di lavoro, ovunque.<br />
IN QUESTO NUMERO<br />
Essere Buoni Maestri<br />
di Raffaele Salvante 3<br />
La Ceramica di Vito Zabatta<br />
del Cronista 4<br />
Addio alla Scuola 4<br />
Lettera al direttore 5<br />
Le donne del mio paese<br />
di Maria Antonia Stanco 6<br />
Vinicio Capossela<br />
di Monica Tornillo e Enza Fiordelisi 7<br />
Presente e passato<br />
nei luoghi della memoria<br />
del Prof. Gerardo Melaccio 8<br />
Festival della Poesia del Sud<br />
di AA.VV. 9<br />
Columbus Day<br />
del Cronista 10<br />
L’Irpinia nel Settecento (II)<br />
del dottor Emilio Ricciardi 11<br />
Calitri e Bisaccia<br />
nella crisi del 1799 (II)<br />
di Annibale Cogliano 18<br />
Incontro con Carlo Levi<br />
ad Albano di Lucania<br />
di Damiano Pipino 21<br />
DIALETTO<br />
E CULTURA POPOLARE 23<br />
LA NOSTRA BIBLIOTECA 26<br />
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 28<br />
MOVIMENTO DEMOGRAFICO 30<br />
REQUIESCANT IN PACE 31<br />
ANCHE I BAMBINI DELLA ROMANIA<br />
ASPETTANO DA TE L’OFFERTA<br />
PER <strong>IL</strong> SANTO NATALE<br />
La Divina Provvidenza ha affidato centinaia di bambini rumeni alle<br />
cure amorevoli di suor Michela Martiniello e delle sue consorelle.<br />
Casa “Buna Vestire” (Annunciazione)<br />
Fundatia “Victorine Le Dieu”<br />
Calea Marasesti, 60<br />
601145 ONESTI (Bacau) - ROMANIA<br />
Tel. e Fax 0040-234-319887<br />
I versamenti si possono fare o tramite EUROGIRO, alla Posta,<br />
indirizzato a Suor Michela Martiniello all’indirizzo sopra citato<br />
oppure<br />
tramite BONIFICO BANCARIO al nr. del C/C<br />
qui di seguito riportato<br />
CONTO BANCARIO IBAN R068 RNCB 1410 0000 0064 0006<br />
E-mail: vicledieu@easynet.ro<br />
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
ANNO XXVII - N. 36 n.s.<br />
Periodico quadrimestrale<br />
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />
dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />
Fondato nel 1981<br />
Sito Internet:<br />
www.ilcalitrano.it<br />
E-mail:<br />
info@ilcalitrano.it<br />
Direttore<br />
Raffaella Salvante<br />
Direttore Responsabile<br />
A. Raffaele Salvante<br />
Segreteria<br />
Martina Salvante<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />
Tel. 055/78.39.36<br />
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ma in nessun caso instaura un rapporto<br />
di lavoro ed è sempre da intendersi<br />
a titolo di volontariato.<br />
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dei singoli autori, i quali se ne<br />
assumono le responsabilità di fronte alla<br />
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Il giornale viene diffuso gratuitamente.<br />
Attività editoriale di natura non<br />
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />
del DPR 16.10.1972 n. 633<br />
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13/2/1981<br />
del Tribunale di Firenze<br />
Il Foro competente per ogni controversia<br />
è quello di Firenze.<br />
Accrediti su c/c postale n. 11384500<br />
intestato a “<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>” - Firenze oppure<br />
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a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale<br />
della Cassa di Risparmio di Firenze Spa -<br />
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6160 - CAB 2800<br />
Chiuso in stampa il 10 novembre<br />
2007
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
EDUCARE AD AMARE È PARTE INTEGRANTE DI OGNI PERCORSO FORMATIVO<br />
ESSERE BUONI MAESTRI<br />
Tutti noi con i diversi ruoli e le differenti responsabilità nella società siamo educatori; ma saremo<br />
veramente tali, soltanto nella misura in cui sapremo impegnarci fattivamente per gli altri.<br />
eneralmente parlando, troppo spes-<br />
Gso avvertiamo i segni di una qualche<br />
fatica e di un po’ di timore, a volte<br />
anche di paura, di fronte ad un mondo<br />
che cambia vorticosamente e si presenta<br />
tanto diverso da quello di un tempo.<br />
Questi segni di incertezza e di preoccupazione<br />
emergono più facilmente ogni<br />
qualvolta si tratti di dare voce a sofferenze<br />
e a disagi, facendo prevalere,<br />
quasi sempre, le voci critiche che toccano<br />
le valutazioni collettive più che la<br />
coscienza del singolo e non si tratta,<br />
certamente, nè di disimpegno, nè di<br />
rassegnazione diffusa, nè di mancanza<br />
di buona volontà, ma soltanto di imperizia<br />
ad affrontare, in modo tutto nuovo<br />
e diverso, le novità che ci sommergono.<br />
Sicuramente è un processo forte e<br />
a volte molto doloroso come riaprire<br />
delle ferite è una operazione dolorosa,<br />
ma necessaria: bisogna pulirle, disinfettarle.<br />
È quasi una tendenza generale alla<br />
smobilitazione e al disimpegno, un ripiegamento<br />
introverso, incentrato sulla<br />
difesa dei “vantaggi acquisiti” che cerca<br />
di far gravare sugli altri il peso della<br />
crisi, facendo così incrinare “la solidarietà”,<br />
inquinando la “qualità umana”<br />
delle relazioni non costruendo la comunità,<br />
anzi rallentandola o addirittura<br />
minandola nelle sue fondamenta.<br />
Eppure bisogna avere il coraggio di<br />
fermarsi per guardare in faccia il perchè<br />
delle nostre fughe, del nostro alienamento<br />
nel fare, del nostro presuntuoso<br />
altruismo, così diverso e lontano dal<br />
“dono di sè”; la nostra incapacità ad<br />
immaginare una società nella quale prevalga<br />
la dimensione del “dono” rispetto<br />
a quella dello “scambio” mercificatorio,<br />
ne purtroppo rappresenta una novità<br />
il connubio dell’ignoranza con la<br />
malafede.<br />
Ecco, allora che affrontando, con<br />
verità e coraggio, le questioni che oggi<br />
interpellano il nostro vivere sociale,<br />
possiamo scoprire come ci appaia ricca,<br />
interessante e provocatoria la prospettiva<br />
del rapporto vicendevole tra comunità<br />
e persona.<br />
Infatti, il fraterno colloquio tra gli<br />
uomini è premessa, condizione e garan-<br />
zia per la realizzazione di ogni persona<br />
e per l’esistenza e lo sviluppo della comunità<br />
umana; certo mette in gioco in<br />
modo radicale tutta la nostra persona<br />
che deve vivere con “l’altro” una relazione<br />
che edifica la società ed innanzitutto<br />
noi stessi.<br />
Anche se, oggi, la categoria della<br />
fraternità appare parecchio sfocata e<br />
desueta, perchè non siamo pronti ad accettare<br />
il “conflitto”, la fatica di vivere<br />
“con” gli altri e, di più, la fatica di vivere<br />
“per” gli altri, protesi alla costruzione<br />
della vera città, spinti dal desiderio,<br />
dalla costanza e dall’impegno di<br />
tutti i cittadini di essere comunità,<br />
Non possiamo costruire una vera<br />
comunità se diventa espressione solo di<br />
una elite, di un gruppo privilegiato che<br />
possiede i mezzi e si permette delle relazioni;<br />
non è comunità o città se gli<br />
altri sono esclusi e vivono gli uni accanto<br />
agli altri, accontentandosi, senza<br />
accorgersene, di non urtarsi reciprocamente;<br />
perchè così sperimentiamo soltanto<br />
l’incertezza della quotidianità,<br />
persino della sopravvivenza, il terrore<br />
dell’ignoto che spezza questa catena<br />
della fraternità e chi è in preda alla paura<br />
non riesce più ad annodarla.<br />
Una vera comunità, una città è veramente<br />
protettiva quando mette ciascuno<br />
di noi in condizioni di vivere le<br />
proprie responsabilità e di assumerne<br />
di collettive; per questi motivi è importante<br />
aiutare la fiducia e la speranza<br />
con concretezza e progettualità.<br />
Rimane perciò la questione di una<br />
società che deve superare le proprie<br />
paure e quelle dei suoi componenti, i<br />
quali devono alimentare la reciproca sicurezza<br />
attraverso relazioni personali<br />
che dicano fedeltà, amicizia, disponibilità<br />
all’altro, accoglienza, per crescere<br />
in modo più umano e più armonico.<br />
Purtroppo la gente si sente sempre<br />
meno interpretata, sempre meno rappresentata<br />
e si disaffeziona alla sua comunità<br />
o alla sua città, a causa del degrado<br />
diffuso del costume dell’intera<br />
convivenza civile, dell’uso del potere<br />
per tornaconti personali o di gruppo,<br />
della pesante e dilagante corruzione, il<br />
sistema politico fuso, l’economia grip-<br />
3<br />
pata; ne consegue che l’attuale situazione<br />
può facilmente indurre ad un atteggiamento<br />
di sfiducia, di disimpegno,<br />
di abbandono dell’impegno già iniziato<br />
o alla tentazione di agire secondo la<br />
mentalità comune, cioè senza preoccuparsi<br />
di rendere un servizio ed una testimonianza<br />
eticamente irreprensibili.<br />
Perciò tutti siamo chiamati ad apportare<br />
fattivamente quel contributo<br />
operoso e responsabile per far sì che<br />
ogni luogo di vita diventi davvero un<br />
luogo umano e umanizzante e che, la<br />
società sia una autentica e viva comunità<br />
di persone, tra le quali regni un fraterno<br />
colloquio, inteso come elevazione<br />
degli uomini, come crescita spirituale<br />
e morale, come ascensione dalla mediocrità<br />
e dalla fragilità, dalla paura e<br />
dall’incertezza.<br />
È, quindi, un diritto ed un dovere<br />
che riguarda ciascuno di noi che deve<br />
continuamente confrontarsi con la necessità<br />
di salvaguardare la bontà dei fini<br />
e la moralità dei mezzi, senza mai<br />
cedere a competizioni e personalismi,<br />
ma cementare una testimonianza unitaria,<br />
benchè differenziata nelle sensibilità<br />
e nelle forme.<br />
Una presa di coscienza, dunque, è<br />
necessaria, consapevoli che il mondo<br />
di domani dipende dall’educazione di<br />
oggi, che illumini il senso e il valore<br />
della vita, amplia gli orizzonti della ragione<br />
e consolida i fondamenti della<br />
morale umana.<br />
Bisogna tendere a diffondere lo spirito<br />
fraterno con la parola, l’azione, l’esempio,<br />
perchè più intenso è l’amore<br />
fraterno, maggiore è la credibilità del<br />
messaggio predicato con l’operosità<br />
della vita; perchè ad esempio non cerchiamo,<br />
insieme a tante buone anime,<br />
di coordinare dei gruppi di volontari<br />
che si adoperino fraternamente a supporto<br />
delle persone anziane e di ammalati?<br />
Una cosa sono le chiacchiere, altro<br />
è mettere concretamente in campo<br />
buone azioni.<br />
Conoscete il nostro numero di telefono<br />
e la nostra E-mail, contattateci.<br />
Raffaele Salvante
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
LA CERAMICA DI VITO ZABATTA<br />
Ovvero<br />
L’Arte del Lucignolo o Tecnica del Colombino<br />
Arte del “Lucignolo” o Tecnica del<br />
L’ “Colombino” è il modo più antico di<br />
fare ceramica che l’uomo ha utilizzato<br />
per procurarsi gli utensili, oggi li chiameremmo<br />
casalinghi, di cui necessitava<br />
per la vita quotidiana. Quando ancora<br />
non esisteva la ruota e quindi il tornio,<br />
l’uomo per costruirsi un contenitore, un<br />
vaso o un’anfora per la conservazione e<br />
il trasporto dei prodotti, utilizzava la tecnica<br />
del sovrapporre anelli di argilla, legandoli<br />
tra loro, facendo pressione col<br />
pollice e l’indice e lisciandoli, sia all’interno<br />
che all’esterno, in modo da rendere<br />
solido il loro legamento.<br />
Oggi chi pratica questa tecnica unisce<br />
i vari anelli solo all’interno, lasciando,<br />
così, la caratteristica impronta del<br />
pollice, ottenuta in seguito alla pressione<br />
esercitata.<br />
Vito Zabatta è nato ad Aquilonia<br />
(AV) nel 1947 ma vive e lavora a Calitri<br />
L’ADDIO ALLA SCUOLA<br />
coniugi Prof. Di Milia Giuseppe Antonio e Viscione Nicoli-<br />
Ina, entrambi docenti di economia aziendale presso l’I.T.C.<br />
“A.M. Maffucci” di Calitri dal primo settembre 2007 hanno lasciato<br />
l’insegnamento e sono andati in pensione. La loro opera<br />
di educatori si perde nella notte dei tempi, infatti il Di Milia<br />
ha iniziato l’attività di docente il 01/12/1966 mentre la signora<br />
Viscione ha iniziato il lungo percorso in data 1/11/1968.<br />
Essi hanno diplomato circa mille ragionieri, i quali sono<br />
diventati validi professionisti e ottimi cittadini. Essi lasciano la<br />
4<br />
dal 1950; ha frequentato il locale Istituto<br />
Statale d’Arte “S.Scoca” diplomandosi<br />
dopo aver seguito il Corso di Ceramica.<br />
Esegue i suoi lavori con la tecnica del<br />
“lucignolo”, utilizzata anche per i personaggi<br />
del presepe; ha partecipato al<br />
XXIII Concorso Internazionale Ceramica<br />
d’Arte di Faenza; ha esposto un presepe<br />
in ceramica, composto da trenta<br />
pezzi (h 20-40cm) presso il Borgo Castello<br />
di Calitri negli anni 2002 e 2003<br />
nonchè alla Fiera Interregionale di Calitri<br />
nell’anno 2003; nel 2006 ha tenuto una<br />
Mostra Personale presso la Chiesa dell’Annunziata<br />
e quest’anno presso i locali<br />
della Casa dell’Eca.<br />
Nel 2004 ha esposto le sue opere nel<br />
Castello ducale di Bisaccia; ha partecipato<br />
alla 1° e 3° edizione della Mostra<br />
Nazionale “CeramicArte” di Calitri dove<br />
ha conseguito il 2° premio.<br />
il Cronista<br />
scuola con un velo di tristezza, ma anche con la gioia di aver<br />
formato il carattere e preparato culturalmente tanti giovani.<br />
Riportiamo qui di seguito il giudizio dato dalla classe V A anno<br />
scolastico 2006-2007 cioè gli ultimi alunni diplomati dai<br />
coniugi Di Milia.<br />
Un ringraziamento tutto particolare per il vostro fattivo<br />
impegno nella scuola da parte della ragioniera Valentina<br />
e della Redazione
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
LETTERA AL DIRETTORE<br />
ent.mo direttore,<br />
Ganzitutto complimenti per il giornale<br />
che raggiunge, in ogni dove, tutti i calitrani,<br />
e che, ad oggi, è l’unico legame<br />
che ancora ci lega e non ci fa sentire del<br />
tutto abbandonati; scusami se ricorro al<br />
mezzo della lettera, ma intento parlare<br />
come mero lettore e concittadino; anch’io<br />
come te sono uno straniero in patria in<br />
quanto vengo a Calitri soltanto per un<br />
breve periodo e neanche tutti gli anni;<br />
l’attaccamento al paese che mi ha dato i<br />
natali e alla sua gente è sempre stato molto<br />
forte, ma avendo una famiglia, non<br />
sempre sono libero di fare le scelte che<br />
mi piacerebbe fare; per cui appena posso<br />
ritorno volentieri e con tanta gioia, ma<br />
resto continuamente deluso per l’approssimazione<br />
con la quale si affrontano i<br />
problemi che sono la vita del paese; perchè<br />
spesso non si tratta di mancanza<br />
di risorse, ma di cultura di governo. In<br />
sintesi vorrei fare osservare: da quasi due<br />
anni non solo sono fermi i lavori di scavo<br />
archeologico iniziati dietro l’Istituto Tecnico,<br />
dove sono venute alla luce una ventina<br />
di tombe, ma gli ” interessanti e numerosi<br />
reperti” sono stati portati via ad<br />
Avellino o Salerno, perchè non erano custoditi<br />
in un locale sicuro, munito di allarme<br />
(per un antifurto non ci vogliono<br />
milioni!…). Inoltre l’abbandono dei lavori<br />
senza alcuna copertura, con la pioggia<br />
sta rovinando tutto. E pensare che in<br />
alcuni paesi della nostra Italia si inventano<br />
scavi per attirare il turismo e studiosi.<br />
Al Museo al Castello, sono stati perpetrati<br />
uno o due furti, sembra su commissione,<br />
perchè i reperti asportati sono<br />
di una certa specie. Come mai non si è<br />
pensato ancora di mettere un antifurto?<br />
Al museo della Ceramica presso la<br />
Scuola d’Arte “Salvatore Scoca”, manca<br />
lo spazio per l’esposizione dell’abbondante<br />
materiale, mentre c’è un intero<br />
piano vuoto, che una volta pulito e rimesso<br />
a nuovo potrebbe benissimo servire<br />
alla bisogna. È un ricco patrimonio<br />
culturale che non deve assolutamente andare<br />
disperso.<br />
La Fiera Interregionale non mi sembra<br />
che sia portata avanti con il giusto<br />
entusiasmo, per cui sta calando vertiginosamente<br />
di interesse, mentre altre<br />
Fiere in Provincia ci contendono il primato;<br />
si stanno spendendo centinaia di<br />
milioni per un progetto su cui nessuno è<br />
esattamente informato e non si cerca di<br />
ovviare con degli ascensori l’accesso al<br />
primo piano; un disabile, persone anziane,<br />
ma anche donne con i bambini<br />
in carrozzina devono salire ben 30 scalini<br />
per accedere al piano alto della Fiera,<br />
e dire che siamo ormai alla 27ma<br />
edizione!<br />
Dopo ben 27 anni la ricostruzione del<br />
dopo terremoto ancora non è compiuta e<br />
famiglie che hanno anche una lettera di<br />
assegnazione di fondi, scritta del sindaco<br />
nel lontanissimo 1991… aspettano ancora…<br />
fino a quando? Senza dire che<br />
nella parte vecchia del paese ci sono case<br />
ristrutturate che sono disabitate perchè<br />
non ci vive più nessuno, ma hanno preso<br />
i soldi per ristrutturare. Non è un controsenso?<br />
La strada che doveva evitare l’attraversamento<br />
del paese e che è costata “un<br />
miliardo a km”. come mai non viene<br />
aperta al traffico?<br />
Ho personalmente assistito per giorni<br />
e settimane ad un continuo girovagare di<br />
gruppi di cani per le strade principali del<br />
paese, senza che un operatore ecologico,<br />
una guardia o chi per esso prendesse<br />
una qualsiasi iniziativa.<br />
Non sono sicuro, ma mi è stato riferito<br />
che la Comunità Montana, non so<br />
per quale ragione si è trovata a gestire<br />
una cinquantina di operai che non essendo<br />
coperti da opportuna assicurazione,<br />
non possono svolgere alcun lavoro per<br />
un conflitto di competenze fra Istituzioni!<br />
Ti risulta?<br />
Al museo di Borgo Castello ho visto<br />
qualche sparuto libro, come le memorie<br />
di Crocco, ma nessun libro di quelli che<br />
tu hai stampato, e che potrebbero benissimo<br />
servire come migliore conoscenza<br />
del paese. Come è possibile?<br />
In fine per ultimo, ma non per importanza,<br />
la sempiterna questione politica,<br />
vera e deplorevole ipoteca sulle fortune<br />
o sfortune dei vari piccoli paesi. Un<br />
compaesano e padre di famiglia appena<br />
il figlio ha conseguito la laurea, si è premurato<br />
di cercare una occupazione e su<br />
consiglio di amici si è recato in un paese<br />
vicino dove il referente del boss politico<br />
locale gestisce un settore di attività; è<br />
rientrato in paese senza avanzare alcuna<br />
richiesta perchè ha detto che c’era più<br />
gente nella sala d’attesa di questo politico<br />
che a San Giovanni Rotondo ai tempi<br />
di Padre Pio!<br />
Questa, purtroppo, è ancora la miserevole<br />
situazione politica del nostro amato<br />
Mezzogiorno!<br />
Augurandoti buon lavoro e auspicando<br />
sempre nuovi successi al giornale ti<br />
invio distinti saluti.<br />
Lettera firmata<br />
Bed & Breakfast - <strong>IL</strong> BORGO DEGLI ANGELI<br />
Il nostro Bed & Breakfast, immerso nel cuore verde<br />
dell’Alta Irpinia, in Campania, è un’oasi di relax ed<br />
è ideale punto di partenza per escursioni su un territorio<br />
dove è possibile ritrovare i sapori e i ritmi di un<br />
tempo lontani dalla frenesia quotidiana.<br />
Our Bed & Breakfast, absorbed in the green heart<br />
of the Alta Irpinia, in Campania, it is an oasis of relax<br />
and it is an ideal point to departure for excursions on<br />
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5
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
LE DONNE DEL MIO PAESE<br />
i piace iniziare con i versi del nostro<br />
Cconterraneo Pasquale Stiso, che benchè<br />
attualmente cambiati in meglio, ci<br />
hanno fatto riflettere sul fatto che in ogni<br />
caso noi siamo il prodotto del passato.<br />
LE DONNE DEL MIO PAESE<br />
Le donne del mio paese voi non le conoscete<br />
A trent’anni sono già vecchie e il loro volto<br />
è duro<br />
Come la terra che lavorano.<br />
Non c’è sorriso sulla bocca amare<br />
Delle donne del mio paese<br />
Di domenica quando vanno in Chiesa non<br />
vanno per incontrarsi con Dio<br />
Ma per godere di un’ora di riposo<br />
E non c’è sorriso nemmeno quando nasce<br />
un bambino<br />
Allora suona la campana a morte perché<br />
non c’è pane per un’altra bocca<br />
Ma c’è pure un giorno in cui sorridono<br />
Le donne del mio paese<br />
Di luglio quando tutto è mietuto il grano e<br />
gli uomini<br />
Cantano la sera sotto gli olmi ai margini<br />
dei campi.<br />
Il contesto in cui viviamo, e vivono<br />
molte donne dell’Irpinia, essendo alquanto<br />
simile ci accomuna in una grande famiglia.<br />
Le donne della nostra terra sono forti<br />
per forza di cose hanno un potenziale<br />
enorme che non sempre mettono a frutto<br />
per formazione e cultura, in alcuni casi, il<br />
punto di arrivo è sposarsi, cosa certamente<br />
molto nobile, non trovo proprio corretta<br />
se si arriva a dire: così ho realizzato il<br />
90% del mio IO e delle aspettative della<br />
famiglia, senza tenere nel dovuto conto il<br />
contesto di un rapporto tra uomo / donna<br />
ed eventuali figli, si ha sempre bisogno<br />
di una continua crescita e di essere pronte<br />
a scommettere su di un nuovo punto di<br />
arrivo insieme alla famiglia, agli amici.<br />
Le donne della nostra terra sono intelligenti<br />
e colte, molte svolgono un lavoro<br />
di rilievo,ma manca loro uno sprone<br />
ad aprirsi a nuovi orizzonti, Infatti, se<br />
guardiamo in giro vediamo donne che<br />
vanno al mercato (per alcune, purtroppo,<br />
unico modo per uscire di casa) si lamentano,<br />
non hanno dove andare, mancando<br />
precisi punti di riferimento come un cinema,<br />
un circolo che le invoglierebbe a tirar<br />
fuori il loro potenziale per migliorare loro<br />
stesse e il rapporto con chi vive loro ac-<br />
canto e nello stesso colmare carenze strutturali<br />
Questa nostra idea nasce dal constatare<br />
che noi stessa e molte altre, piene di vitalità<br />
intelligenza che possono dare moltissimo<br />
a loro stesse e agli altri, anzicchè<br />
accettare acriticamente una esistenza piatta<br />
soltanto perché non si sa come realizzarsi<br />
al di fuori della porta di casa o del<br />
lavoro.<br />
Di norma ci sono dei gruppi che prestano<br />
la loro opera in Chiesa attraversa la<br />
Caritas, gruppi di preghiera o associazioni,<br />
donne impegnate nel sociale volte all’aiuto<br />
al prossimo, anche noi vi partecipiamo<br />
con grande soddisfazione ma, la<br />
nostra idea ci spinge verso la creazione<br />
di una specie di associazione che possa<br />
aggregare donne che non hanno mai avuto<br />
esperienze nell’entrare in un gruppo,<br />
che possano all’interno dello stesso espandere<br />
le loro idee, anche il solo fatto di vedersi<br />
per parlare, confrontarsi esprimersi<br />
al di fuori del contesto familiare e dei pettegolezzi<br />
del vicinato, come dire mettere a<br />
frutto se stesse, come una sorta di aiuto<br />
reciproco che funga da stimolo o a volte<br />
anche da valvola di sfogo; accettate tutte<br />
senza distinzioni, preferendo coloro che<br />
non hanno esperienza in tal senso, per addivenire<br />
con la partecipazione e il consenso<br />
di tutte a stilare – eventualmente –<br />
qualcosa di più concreto.. Alcune le ritroviamo<br />
in alcuni gruppi gia esistenti, ben<br />
lieti che vi siano tali espressioni positive,<br />
ma bisogna stimolare coloro le quali non<br />
sanno come uscire dal loro isolamento,<br />
tal volta anche morale, vuoi per paura di<br />
essere denigrate o sentirsi inadeguate per<br />
livello culturale o altro o semplicemente<br />
non riescono ad uscire allo scoperto per<br />
Dal 1° settembre 2007 l’Istituto di Istruzione<br />
Superiore “A.M. Maffucci” di Calitri ha<br />
un nuovo preside, il prof. Gerardo Vespucci.<br />
Prima come insegnante presso il Liceo<br />
Scientifico di Caposele, e poi come collaboratore<br />
del dirigente scolastico dell’Istituto<br />
“De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi,<br />
il prof. Vespucci ha maturato una solida<br />
esperienza che gli permetterà di gestire al<br />
meglio l’ importante Istituto calitrano; con<br />
entusiasmo e competenza è di nuovo a Calitri,<br />
che aveva lasciato nei primi anni Settanta<br />
come studente, avendo conseguito la licenza<br />
di maturità presso il Liceo; oggi ci ritorna,<br />
questa volta come Dirigente. Al nuovo<br />
Preside i migliori auguri di buon lavoro.<br />
6<br />
non essere chiacchierate sotto l’arco di<br />
Pignone. Dobbiamo formarci perciò un<br />
punto di riferimento e di coagulo al di<br />
fuori della famiglia e del lavoro: per crescere,<br />
migliorare, crearsi un posto dove<br />
esprimere noi stesse, liberare la creatività,<br />
quante volte avremmo voluto uscire di casa<br />
in quelle fredde giornate invernali e<br />
non fare sempre le solite cose?<br />
Un modo può essere quello di fare<br />
delle gite, visitare mostre, andare a convegni,<br />
o semplicemente fare una scampagnata,<br />
leggere poesie, alcune possano aver<br />
voglia di imparare delle cose … come vera<br />
e propria parola d’ordine dobbiamo<br />
aiutarci, nella piena reciprocità Non abbiamo<br />
stimoli in un paese che ormai sembra<br />
spopolarsi, allora creiamoli, siamo<br />
donne culturalmente e intellettualmente<br />
in grado di farcela, come una sorta di imprenditrici<br />
di noi stesse, nel nostro caso<br />
l’impresa non avrà capitale sociale in euro,<br />
ma in termini di Voglia di fare, rompere<br />
gli schemi, evolversi, di crescere anche<br />
culturalmente, uscire dai luoghi comuni,<br />
produrre stimoli che facciano di<br />
noi: donne che ribaltano una situazione<br />
di stallo. Mentre gli uomini hanno i loro<br />
circoli le donne non riescono a trovare un<br />
punto di incontro e di ritrovo, chiediamoci<br />
perchè? Per riprendere i versi di Stiso,<br />
(cittadino Irpino), vorremmo sottolineare<br />
quanto sia cambiata la vita di una donna<br />
della nostra terra e quanto abbiamo a nostra<br />
disposizione che le nostre nonne non<br />
avevano. I cambiamenti non si raggiungono<br />
senza sforzi, senza caparbietà e scelte<br />
che spesso vanno controcorrente. Negli<br />
ultimi anni ci siamo trasformati in una<br />
specie di Martin Eden, il marinaio. Siamo<br />
qui a voler crescere con voi, culturalmente,<br />
mentalmente pronte a salpare con voi,<br />
nella speranza che molte sappiano raccogliere<br />
questa sfida…<br />
Maria Antonia Stanco<br />
P.S. - Per chi volesse contattarmi<br />
Orologio_1@yhaoo.it (orologio trattino<br />
quello basso uno chiocciola yahoo.it, chi<br />
volesse contattarmi in altro modo è facile<br />
rintracciarmi) sono ben accette le critiche,<br />
perché fanno crescere, suggerimenti perché<br />
vorrà dire che si accetta la sfida.<br />
Qualcuno diceva parlatene bene, parlatene<br />
male ma parlatene, significherà<br />
che il piccolo seme sta cercando di nascere.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
erata ricca di emozioni, quella vis-<br />
Ssuta il 15 agosto a Calitri, con la<br />
presenza del cantautore Vinicio Capossela,<br />
premiato con la cittadinanza onoraria<br />
dal Sindaco di Calitri dott. Giuseppe<br />
Di Milia e dall’assessore Canio<br />
Cestone, e con una scultura in legno<br />
realizzata per l’evento dal prof. Luigi<br />
Di Guglielmo come simbolo di “curiosità<br />
e diffidenza” dei calitrani nei confronti<br />
del “forestiero”.<br />
Poteva essere un incontro tra pochi<br />
amici, ma grazie all’aiuto di alcuni ragazzi<br />
e al desiderio di coinvolgere tutti<br />
i cittadini nell’unicità dell’evento, si sono<br />
superate le difficoltà logistiche per<br />
la riuscita della serata, che ha visto la<br />
partecipazione di circa 2000 persone,<br />
trepidanti dell’attesa. La piazza era gremita<br />
di gente, che acclamava con applausi<br />
ed ovazioni il cantautore, che in<br />
verità, era il più emozionato di tutti, la<br />
sua gioia traspariva in ogni suo gesto<br />
ed ogni suo movimento.<br />
La serata ha visto per cominciare<br />
l’esecuzione da parte della ormai consolidata,<br />
“Banda della Posta”, di brani<br />
musicali per liscio anni ’50; infatti la<br />
VINICIO CAPOSSELA<br />
Cittadino onorario di Calitri<br />
Calitri 15.08.07 – Vinicio Capossela e la Banda della Posta.<br />
piccola orchestrina calitrana era solita<br />
allietare i tanti “sposalizi” che si susseguivano<br />
nel “tempio pagano” dei matrimoni:<br />
la casa dell’Eca. Capossela ha<br />
poi spaziato con brani vecchi e nuovi<br />
Calitri 15.08.07.Staff organizzativo.In alto a sinistra: Giuseppe Maffucci, Luca Di Maio, Michele<br />
Maffucci, Andrea Zabatta, Leo Coppola, Giuseppe D’Emila, Monica Tornillo, Franco Fiordellisi, seduti<br />
da sinistra: Aurelio Lucadamo, Giuseppe Fiordellisi, Giovanni Cicoira, Mariateresa Di Maio, Emanuela<br />
Di Guglielmo, Giuseppe Di Guglielmo.<br />
7<br />
del suo repertorio e con canzoni riarrangiate<br />
della tradizione popolare calitrana,<br />
senza mai annoiare. È stato un<br />
vero successo, accompagnato da una<br />
grande ovazione popolare; lui che sul<br />
palco sia di un piccolo paese, che di<br />
un grande città si muove con la stessa<br />
disinvoltura di un leone nell’arena,<br />
scruta, cattura, incita, si dà fino allo<br />
stremo, tra il tripudio degli applausi,<br />
di quanti scettici e non sono accorsi<br />
per vederlo.<br />
Lo spettacolo che si è protratto per<br />
quasi tre ore, si è concluso con la partecipazione<br />
della Banda Musicale Città<br />
di Calitri, che ha eseguito, dapprima alcuni<br />
brani del suo repertorio, e per finire<br />
il famoso brano del Maestro Capossela<br />
“L’inno di gioia – Uomo vivo”,<br />
ispirato alla resurrezione del Cristo di<br />
Scicli.<br />
Siamo ammirati del nostro concittadino<br />
Vinicio Capossela, conosciuto<br />
in tutto il mondo grazie alla sua musica<br />
e alla sua arte, e siamo onorati e riconoscenti<br />
del lavoro di ricerca che fa<br />
sulle tradizioni popolari della nostra<br />
terra.<br />
Finalmente ha ottenuto dal suo paese<br />
di origine, Calitri, il riconoscimento<br />
che tutti gli dovevano, per la sua “mostruosità”<br />
artistica.<br />
Monica Tornillo - Enza Fiordellisi
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
PRESENTE E PASSATO<br />
NEI LUOGHI DELLA MEMORIA<br />
o vivo nel passato. Riprendo tutto<br />
«I quello che m’è capitato e l’aggiusto.<br />
Così da lontano, non fa male, quasi quasi<br />
ci si cascherebbe. Tutta la nostra storia è<br />
abbastanza bella. Vi dò un colpo di pollice<br />
e diventa una sequenza di momenti perfetti.<br />
Allora chiudo gli occhi e cerco di immaginare<br />
che vivo ancora dentro».<br />
«LA NAUSEA» di J. P. Sartre<br />
Vivere il presente che gira vorticosamente<br />
è quasi impossibile alla mia età. Mi<br />
sento un trapassato mal tollerato, che non<br />
ha più nulla da fare e da dire. So di appartenere<br />
ad un’altra epoca, e mi devo mettere<br />
da parte; oppure rifugiarmi in un po’ di<br />
passato e vivere in esso attraverso i ricordi.<br />
A me piace rifugiarmi nel passato perché<br />
mi appartiene più del presente. Nei giorni<br />
in cui mi afferra l’angoscia dell’emarginazione<br />
o mi assale l’onda di un vissuto<br />
che non posso dimenticare, fuggo dalla<br />
realtà che mi respinge e mi fingo in quella<br />
viva e operante che mi aprì alla vita più di<br />
mezzo secolo fa.<br />
In una società come quella attuale,<br />
posseduta dalla frenesia; in un’epoca esagitata,<br />
in cui tutto scorre e si dilegua in un<br />
attimo; in cui volere ed ottenere, usare e<br />
dissipare costituiscono due istanti ravvicinati<br />
dell’era del consumismo, non mi rimane<br />
che fuggire lontano sulle ali della<br />
memoria che vuole ricordare. E siccome<br />
in mezzo alla gente che si muove intorno a<br />
me cammino come un cane bastonato, mi<br />
sento a mio agio solo nella parte del paese<br />
annientata dalla violenza dell’ultimo terremoto.<br />
Qui mi basta una piccola spinta all’indietro<br />
e mi ritrovo nel passato che mi<br />
ebbe giovane, pieno di vigore, di sogni e<br />
di caparbietà. Mi metto a scavare dentro di<br />
me e tutto mi ritorna in mente, pezzo per<br />
pezzo, con il suo vero significato.<br />
I luoghi che mi accolgono appartengono<br />
al paese vecchio, a quella Calitri dove<br />
le persone che ci abitavano sono scomparse<br />
per sempre. Insieme ad esse è stata<br />
cancellata la vita di un popolo, la sua identità,<br />
la sua storia e la sua autenticità. Di lui<br />
rimangono solo i pochi elementi naturali<br />
che lo sostenevano; forse nemmeno loro<br />
da quando anch’essi non sono più quelli di<br />
una volta: la terra, il sole, il caldo, il freddo,<br />
l’aria, la pioggia, le pietre, i sapori e gli<br />
odori; probabilmente il nulla.<br />
Assalito dall’ondata dei ricordi, nel<br />
cuore prima, nella mente poi, si scatena il<br />
finimondo. Si dilegua il presente, irrompe<br />
il passato senza annunciarsi. In un attimo il<br />
mondo che è stato spiazza il mondo che è.<br />
La forza della memoria riporta in vita<br />
quello che non c’è più, sostituisce quello<br />
che c’è. Decenni di un’epoca superata si<br />
sovrappongono al presente con le medesime<br />
caratteristiche di allora. Ma la realtà<br />
oggettiva si rifiuta di scomparire e rimane<br />
lì con ostinazione. Selciati rimossi, vicoli<br />
interi sprofondati nel silenzio di un passato<br />
annullato e di un presente senza significato;<br />
rovine sparse ovunque, cumuli di calcinacci<br />
sotto macchie di muschio e di erbacce<br />
tormentate da una nube di insetti;<br />
rottami domestici disseminati nei vani abbandonati.<br />
Ad osservarli con attenzione,<br />
danno l’impressione che fissino verso l’alto<br />
i tetti crollati, i muri sventrati e le grondaie<br />
sospese nel vuoto. Quasi impercorribili,<br />
talune ostruite da macerie confuse con<br />
la sporcizia, come sorprese di vedere ancora<br />
qualche anima viva, le stradine interne<br />
della parte alta dell’ex abitato mi accolgono<br />
e mi guardano con stupore. Fissano<br />
con sospetto il passante occasionale<br />
che cammina lento, guarda e parla con sé<br />
stesso mentre indica con la mano una porta<br />
sfondata, una finestra spalancata o un<br />
balcone cadente, che gli ricordano qualcosa.<br />
Nei quartieri interamente sfigurati<br />
dal disordine delle rovine non ho difficoltà<br />
a raccapezzarmi. Mi sono talmente familiari<br />
che, al posto di quello che è rimasto,<br />
mi par di vedere tutto quello che c’era<br />
molti anni fa.<br />
Mentre scorro lo scenario tra il sorriso<br />
e il pianto, però, ho la sensazione di respirare<br />
un’aria diversa da quella a cui ero abituato<br />
quando ci venivo da ragazzo. Mi sa di<br />
odori acri di muffa e di marcescenze di erbe<br />
e di relitti in disfacimento. Tra il ronzìo<br />
di mosche, mosconi e insetti, in alto, a ridosso<br />
dei tetti delle case disabitate, il singulto<br />
di una civetta infastidita riecheggia<br />
nella fetta di cielo attraversato a volo. Sempre<br />
nell’aria, qua e là, qualche rondine nostalgicamente<br />
ostinata, taglia lo spazio con<br />
voli radenti la gronda e garrisce in direzione<br />
del nido della sua covata. Non si odono<br />
voci umane, né il raglio dell’asino che viene<br />
caricato prima di partire per il campo,<br />
né il latrato del cane che fa festa o il canto<br />
del gallo che saluta l’alba che spunta.<br />
Tutto sembra cuocere sotto il sole di<br />
luglio, ma non c’è più nessuno. I muri cadenti<br />
delle vecchie abitazioni e i vicoli sono<br />
invasi da ciuffi di erbe, ortiche e parietaria,<br />
attraversati da fruscìi di lucertole e di<br />
8<br />
topi, strepiti di grilli e rumori assordanti di<br />
calabroni. In questa densa calura d’estate,<br />
non capisco perché, mi prende un senso di<br />
rabbia e di ribellione che non mi so spiegare.<br />
Perché tutto questo? Perché tanta rassegnazione<br />
e tanta indifferenza? Dov’è finita<br />
l’indole calitrana della tenacia e della<br />
fierezza di sempre? A queste domande non<br />
ci sono risposte. Forse sono cambiati i<br />
tempi e sono mutati i calitrani. L’unica<br />
spiegazione possibile è questa.<br />
Assorto nell’ossessione della domanda<br />
che non trova riscontro, cerco di placare il<br />
mio stato interiore provando a chiedere a<br />
me stesso chi sia diventato; perché stia qui<br />
a tormentarmi; perché non mi lasci andare<br />
e me ne torni nel mondo dove si vive lontano<br />
dai rimproveri della coscienza e dagli<br />
affetti infranti; dove tutto quello che accade<br />
è lecito per il fatto stesso che accade,<br />
bene o male che sia; perché mi ostino a rimanere<br />
attaccato a quella parte del mio<br />
paese che non esiste più.<br />
Con questo stato d’animo percorro e<br />
ripercorro le stradine ammutolite, rasento<br />
le pareti delle case immerse nel silenzio<br />
della fine, passo sotto i ballatoi degli ingressi,<br />
oso entrare in qualche ambiente a<br />
piano di strada, mi affaccio a qualche balcone<br />
senza imposte e guardo in basso.<br />
Lontano dal mondo dei rumori, mi metto a<br />
pensare e a ricordare. Il cielo è carico di<br />
luce solare; l’aria è ferma, il paesaggio<br />
che si staglia all’orizzonte limpido. Non so<br />
come, né perché, tutto d’un tratto mi ritrovo<br />
nel mondo appena descritto, ma di<br />
tutt’altro aspetto, trasfigurato e vivo, così<br />
com’era oltre mezzo secolo fa. Porte, finestre<br />
e balconi aperti; un gran vociare nei<br />
pianterreni, e tanta animazione; un gatto<br />
mi taglia la strada come una freccia; galline<br />
che razzolano, un gallo che salta sulla<br />
gallina e una chioccia seguita da una rumorosa<br />
schiera di pulcini; qualche maialino<br />
che grugnisce mentre svuota un trògolo<br />
di pastone; un asino che batte il piede ferrato<br />
sul selciato e fustiga con la coda i<br />
tafàni che gli succhiano il sangue; ragazzi<br />
e ragazze, uomini e donne, anziani e anziane,<br />
tutti intenti nelle occupazioni quotidiane.<br />
Davanti ai miei occhi si ricompone<br />
tutto il mondo calitrano di una volta. Ogni<br />
casa, ogni angolo di strada, ogni dissesto<br />
tellurico si risanano e tornano ad emettere<br />
il canto gioioso della vita che scorre semplice,<br />
serena e sempre uguale.<br />
Gerardo Melaccio<br />
continua nel prossimo numero
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
FESTIVAL DELLA POESIA DEL SUD…<br />
E PER <strong>IL</strong> SUD<br />
e classi quinte del Liceo Scientifico del-<br />
Ll’Istituto “Maffucci” di Calitri con entusiasmo<br />
hanno preso attivamente parte all’incontro<br />
del 13 ottobre 2007 all’interno del<br />
“Festival della poesia del Sud… e per il<br />
Sud” a Nusco. Accompagnati e guidati dai<br />
loro insegnanti Castellano Tania, Galgano<br />
Rosa e Nannariello Alfonso, hanno esposto i<br />
risultati di questa iniziativa che li ha coinvolti<br />
direttamente, attraverso l’interessante corso<br />
del prof. Paolo Saggese, “Incontri con la<br />
poesia”. Sottolineando l’importanza del legame<br />
tra cultura, scuola e territorio, visti i felicissimi<br />
effetti che tali iniziative provocano<br />
nell’animo dei nostri giovani studenti, è senza<br />
dubbio doveroso presentare le loro osservazioni<br />
nella veste di lettera alle redazioni<br />
delle testate giornalistiche locali, e la loro<br />
diretta produzione poetica.<br />
“Spett.le redazione,<br />
noi alunni della VA del Liceo Scientifico di<br />
Calitri (AV), abbiamo deciso di aderire con<br />
tutti i mezzi e le forze a nostra disposizione<br />
all’iniziativa nata da un’idea del prof. Paolo<br />
Saggese e giunta quest’anno alla sua terza<br />
edizione, ovvero “Il Festival della Poesia del<br />
Sud…e per il Sud”. Anche noi dunque ci<br />
sentiamo in qualche modo coinvolti nell’evento<br />
culturale, pronti a collaborare per sottolineare<br />
l’importanza della poesia. La nostra<br />
poesia. La poesia del Sud.<br />
Da tempo lasciata esclusa dai testi di letteratura<br />
italiana, ignorata dai più prestigiosi<br />
giornali nazionali dove vengono menzionati<br />
sempre e solo gli illustri letterati del Centro e<br />
Nord Italia. Stimolati da tutto questo, ci siamo<br />
armati di diverse antologie con l’obiettivo<br />
di realizzare una statistica dei poeti meridionali<br />
esaminati in quei testi. Abbiamo allora<br />
riscontrato che solo il 20% circa di tutti<br />
i letterati italiani studiati in quelle pagine sono<br />
originari del Sud. Di questa percentuale<br />
una buona parte sono poeti che nonostante<br />
siano nati nel Meridione, in seguito al loro<br />
trasferimento, hanno completato la loro formazione<br />
artistica e spirituale al Nord.<br />
Ci chiediamo dunque: perché la poesia<br />
meridionale non è oggetto di studio scolastico?<br />
Si tratta di razzismo culturale o sono<br />
scarsi i mezzi economici e di propaganda?<br />
Noi crediamo vere entrambe le ipotesi. Bisogna<br />
ammettere che il Sud è stato in un<br />
certo qual modo emarginato e disprezzato<br />
in molti campi, ritenuto analfabeta o comunque<br />
di capacità inferiori.<br />
Il Meridione è stato spesso soggetto a<br />
situazioni storiche sfavorevoli, come ad<br />
esempio i saccheggiamenti garibaldini, il brigantaggio,<br />
il mancato sviluppo industriale<br />
ed economico, l’arretratezza del settore primario<br />
e delle tecniche di coltivazione, l’inefficienza<br />
dei mezzi di comunicazione. Gli<br />
effetti negativi di queste difficoltà si sono<br />
manifestati particolarmente nel campo culturale,<br />
dove si è verificata una palese diminuzione<br />
della produzione letteraria.<br />
Ancora una volta il problema di fondo va<br />
ricercato nel cosiddetto “divario” Nord-Sud.<br />
Basti pensare che le più importanti case<br />
editrici presenti in Italia sono settentrionali.<br />
È facile capire allora come tutta l’attenzione<br />
sia rivolta agli autori del Nord: mentre gli<br />
scrittori meridionali incontrano serie difficoltà<br />
nella pubblicazione delle loro opere.<br />
In questa battaglia culturale vogliamo<br />
dunque affermare con forza il “nostro” valore<br />
artistico. Vogliamo ricordare a voi che esistono<br />
poeti ignorati del Sud la cui poesia rimane<br />
legata al ricordo della propria terra,<br />
della propria famiglia, dei propri affetti. A<br />
questa sentita nostalgia subentra tuttavia la<br />
consapevolezza della miseria della propria<br />
comunità e la speranza di un futuro che possa<br />
essere migliore della presente condizione.<br />
Sono questi i temi che emergono dai loro<br />
versi, parole che descrivono la dura realtà<br />
del Meridione, sentimenti che sono il ritratto<br />
di uno scenario incompreso, argomenti universalmente<br />
validi che, a nostro parere, dovrebbero<br />
essere divulgati e resi noti a tutti.<br />
Preghiamo, dunque, voi direttori di sostenere<br />
questa iniziativa, affinché la poesia<br />
del Mezzogiorno non resti confinata ad una<br />
conoscenza locale, “nei cassetti personali”.<br />
Costantino Lucani, Enrica Logrippo<br />
Selena Ziccardi, Pasquale Calabrese<br />
I.S.S. “A.M. Maffucci” – Calitri<br />
Liceo Scientifico<br />
Classe V^ A<br />
UN PATRIMONIO DA RIVELARE<br />
L’irrefrenabile desiderio di ascoltare i<br />
sospiri dell’animo, l’esplosione delle frustrazioni,<br />
le emozioni che diventano colori,<br />
odori, profumi…La mente dell’uomo ha l’esigenza<br />
di nutrirsi della cultura pura, di trovare<br />
conforto nella manifestazione più autentica<br />
e armoniosa dell’intelligenza. Parlo<br />
della poesia, lo strumento “divino” che lega<br />
la mente con infiniti fili invisibili ai nostri<br />
più reconditi sogni, alle speranze, alle passioni…Nessuna<br />
espressione della personalità,<br />
della coscienza, dell’umanità in genere<br />
ha un carattere tanto universale.<br />
Riesce allora difficile comprendere da<br />
dove derivi “L’ostracismo culturale” che non<br />
permette ai poeti meridionali contemporanei<br />
di essere parte integrante delle antologie<br />
varie, che invece riservano ampi capitoli e<br />
approfondimenti ai poeti settentrionali, soprattutto<br />
lombardo-veneti.<br />
Sarebbe banale fare un discorso di superiorità<br />
se non vengono opportunamente con-<br />
9<br />
sultati lavori di collocazione storico-letteraria<br />
di ambito regionale né le varie riviste letterarie<br />
che promuovono i tanti poeti emergenti.<br />
Bisogna certamente riconoscere che al<br />
Nord e al Centro coesistono riviste, editori,<br />
attenzione critica, festival, premi e rassegne<br />
varie che donano visibilità editoriale e promozionale,<br />
ma si deve altresì ammettere che<br />
noi oggi pur vivendo in democrazia constatiamo<br />
che coloro che detengono il grande<br />
“potere” della promozione culturale (mi riferisco<br />
ai direttori di case editrici e giornali)<br />
alimentano una sorta di invisibile “dittatura<br />
culturale” filtrando qualsiasi voce per produrre<br />
una cultura spesso all’insegna del solo<br />
profitto e del messaggio pubblicitario.<br />
Il collettivo misconoscimento da parte<br />
della cultura letteraria militante nei confronti<br />
della produzione poetica nel Mezzogiorno<br />
resta un dato di fatto. È per questo che sono<br />
felicissimo di manifestazioni come il festival<br />
della poesia di Nusco perché sono convinto<br />
che qualcosa si possa e si debba fare. Bisogna<br />
lavorare insieme con convinzione, in<br />
perfetta armonia, uscendo dalla solitudine e<br />
arrivando al dialogo, che in sostanza poi è il<br />
senso della manifestazione. Appunto, il dialogo<br />
è fondamentale, il confronto di opinioni,<br />
di giudizi, del pensiero. Questa è la nostra<br />
ricchezza: la consapevolezza che il nostro<br />
dimenticato e vituperato Sud possa contare<br />
su persone decise a far rivalutare tutto il suo<br />
potenziale.<br />
Angelo Fratianni<br />
Istituto “A.M. Maffucci” Calitri<br />
Classe V^ A Liceo Scientifico<br />
DIASPORA<br />
Terra, mia terra,<br />
amata, bruciata, assalita,<br />
uccisa, affamata.<br />
Terra di miele sgorgante<br />
da occhi innocenti,<br />
di frutti pendenti<br />
da rami sapienti.<br />
Ricordi terra?<br />
Uomini staccati,<br />
strozzati, ammassati su treni infelici,<br />
consegnati a nebbie feroci.<br />
Riprendici ora terra,<br />
ora che siamo nudi e freddi,<br />
cingici all’abbraccio dei miseri,<br />
succhia dai nostri cuori<br />
il seme della poesia,<br />
consegnalo alle radici<br />
dell’albero della vita.<br />
Selena Ziccardi<br />
V^ A Liceo Scientifico<br />
dell’I.I.S. “Maffucci” di Calitri
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
COLUMBUS DAY<br />
PARADE, NEW YORK - Ottobre 2007<br />
na sequenza di sontuose cerimonie<br />
Uanche quest´anno, hanno celebrato<br />
la tradizione italiana,, la cultura e la conquista<br />
degli italo americani negli Stati<br />
uniti sotto la guida, attenta e scrupolosa<br />
del Presidente irpino Louis Tallarini originario<br />
dell´Alta Irpinia. Lo contraddistingue<br />
un costante impegno e una vita<br />
spesa con passione e gioia, per la causa<br />
italo-americana. Questo è il Columbus<br />
Day, la passione di Tallarini. Per questa<br />
importante e complessa manifestazione,<br />
lavorano per un anno intero moltissimi<br />
collaboratori e associazioni di volontariato.<br />
Con soddisfazione e orgoglio come<br />
calitano, ribadisco che, anche una nostra<br />
concittadina, la dott.ssa Marianna Toglia<br />
impiegata a tempo pieno<br />
presso la Foundation è, tra la<br />
squadra di collaboratori che<br />
attivamente ha contribuito al<br />
grande successo dei festeggiamenti<br />
lavorando come<br />
braccio destro del Chairman<br />
for the Italian Cav. Giuliana<br />
Ridolfi Cardillo.<br />
Il Columbus Day, riconosciuto<br />
come festa nazionale<br />
dal Presidente degli Stati Uniti<br />
D´America, e soprattutto la<br />
parata, onora i sacrifici degli<br />
immigrati italiani per costruire<br />
l’America e celebra la vibrante<br />
e colorita tradizione<br />
della Comuità Italo Americana,<br />
la musica, il folklore, le<br />
conquiste.<br />
La dott.ssa Marianna Toglia con il sindaco di New York Michael<br />
Bloomberg.<br />
Una descrizione del Columbus<br />
Day Parade New York 2007, è reperibile<br />
presso il sito del Columbus<br />
Citizens Foundation all’indirizzo:<br />
http://www.columbuscitizensfd.org/<br />
pages/mainframeset.html.<br />
A description of the Columbus<br />
Day parade 2007 can be found on<br />
the website of the Columbus Citizens<br />
Foundation at http://www.columbuscitizensfd.org/pages/mainframeset.html.<br />
La signora cav. Giuliana Ridolfi Cardillo chairman for Italian Affairs e<br />
la dottoressa Marianna Toglia.<br />
10<br />
series of great events celebrated<br />
Athis year Italian tradition, culture<br />
and the achievements of Italian-Americans<br />
in the US. The celebrations were<br />
lead by Columbus Citizens Foundation<br />
President Louis Tallarini, who originally<br />
hails from Irpinia. Mr Tallarini<br />
has devoted much of his life to the<br />
cause of promoting Italian-American<br />
culture, with passion and admirable enthusiasm.<br />
A whole year of preparations precedes<br />
Columbus Day, with the involvement<br />
of many individuals and volunteer<br />
organisations. It is with pride that<br />
I mention that a daughter of Calitri,<br />
Marianna Toglia, full-time employee<br />
of the Columbus Citizens<br />
Foundation, is among the<br />
people that this year helped<br />
to make of the Day an outstanding<br />
success. She has<br />
worked as assistant to<br />
Columbus Day Chairwoman<br />
Cav. Giuliana Ridolfi<br />
Cardillo.<br />
Columbus Day was<br />
recognised as a national day<br />
by the US President. The parade<br />
remembers and honours<br />
the sacrifices made by Italian<br />
immigrants in building America,<br />
as well as celebrating the<br />
colourful and vibrant tradi-<br />
tion, music, folklore and<br />
achievements of the Italian-<br />
American community.<br />
Il Console Italiano a New York Francesco Maria Talò, la signora cav.<br />
Giuliana Ridolfi Cardillo e Louis Tallarini.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
a seconda parte della Descrizione set-<br />
L tecentesca del Principato Ultra tratta,<br />
come si è detto, di alcune città e terre della<br />
provincia1. Qui di seguito si riportano le<br />
pagine che si riferiscono a due importanti<br />
città irpine: quella di Montefusco, capoluogo<br />
della provincia, e quella di Ariano,<br />
una delle città più antiche e più ricche del<br />
Principato.<br />
La descrizione di Montefusco è soprattutto<br />
una lunga dissertazione sulla storia<br />
della città e della sua istituzione principale,<br />
la Regia Udienza, ma non mancano<br />
notizie sul centro abitato, sui suoi casali<br />
e sul territorio circostante, oltre alle<br />
informazioni sulla vita economica, sociale<br />
e religiosa del paese, con l’elenco delle<br />
“famiglie più ragguardevoli”.<br />
Il manoscritto fu compilato pochi anni<br />
dopo il sisma del 1732, uno dei più rovinosi<br />
per la provincia irpina, e gran parte<br />
dei centri urbani descritti mostravano ancora<br />
le ferite del terremoto. Così, a proposito<br />
dell’antico castello di Montefusco,<br />
nel XVII secolo sede del Tribunale dell’Udienza<br />
e delle “orride, e malaggevoli”<br />
carceri della provincia, l’autore ricorda la<br />
ricostruzione dell’edificio promossa da<br />
Carlo di Borbone, che aveva voluto prigioni<br />
più umane, con celle “ampie, agiate,<br />
e di assai buona forma”, ben diverse da<br />
quelle dei tempi passati, “che sovventi<br />
volte […] riuscivano di sepolcro ai poveri<br />
imprigionati”.<br />
Nelle pagine dedicate ad Ariano l’autore<br />
evidenzia lo stretto rapporto tra la<br />
città e i terremoti che nel corso dei secoli<br />
l’avevano più volte rasa al suolo; all’epoca<br />
della descrizione molti cittadini arianesi<br />
vivevano ancora nelle baracche approntate<br />
dopo il sisma, anche se l’economia<br />
della città, grazie anche agli aiuti concessi<br />
dal sovrano, cominciava lentamente a<br />
risollevarsi. Per quanto riguarda la storia<br />
sociale del paese, la trattazione di Ariano<br />
è conclusa da un elenco di famiglie insolitamente<br />
lungo; il contenzioso sorto tra<br />
gli arianesi per stabilire quali fossero le<br />
casate più antiche e illustri del paese aveva<br />
suggerito all’autore, ignaro “de’ loro<br />
archivi, e delle loro antiche particulari memorie”,<br />
di mantenersi prudentemente al<br />
di fuori della questione, citando come “raguardevoli”<br />
tutti i nuclei familiari che<br />
avessero una discreta rendita economica,<br />
sebbene in molti casi essa fosse di gran<br />
EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDI<br />
L’IRPINIA NEL SETTECENTO (II)<br />
lunga inferiore a quella di altre famiglie<br />
della provincia.<br />
Si è cercato, compatibilmente con le<br />
esigenze tipografiche, di rendere le pagine<br />
come appaiono sul manoscritto; l’apparato<br />
critico originario è stato riportato<br />
tra parentesi e in corsivo, senza sciogliere<br />
le abbreviazioni usate dall’autore; nello<br />
stesso modo e con lo stesso carattere sono<br />
state riportate le glosse a margine di alcune<br />
pagine.<br />
* * *<br />
Capo II - Divisamento particulare<br />
della città, e di talune terre più cospicue<br />
della provincia di Principato Ultra<br />
Egli si è ragionevole cosa, e doverosa, perché<br />
dovemo di tutte le città, e delle terre della<br />
provinzia, spezialmente delle più cospicue, qui<br />
brevemente ragionare, tralasciando l’ordine alfabetico,<br />
prender principio, ed incominciamento<br />
dal capo, e metropoli della provinzia,<br />
cioè da Montefusco, che città dee riputarsi,<br />
ancora che piccol paese si fosse, e stasse di<br />
senza del vescovo, per la cui fisa residenza in<br />
talun luogo, avviene in questo nostro Regno di<br />
Napoli, secondo scrive Luca di Penna (a), che<br />
ricevesse, e portasse cotal luogo lo specioso<br />
nome di città. Imperocché, senza recar qui altro<br />
argomento, bastevol cosa si è a dire, che residendo<br />
in Montefusco il Regio Tribunale dell’<br />
Audienza, viene ella per tale occasione capo, e<br />
madre degli altri luoghi della provinzia costituita,<br />
come ogni altro esempio tralasciando,<br />
per tale la riconobbe la città di Napoli, alloracchè<br />
nel felice ingresso del re nostro signore,<br />
che Iddio guardi, e delle sue vittoriose armi<br />
in esso Regno, trovandosi egli giunto in Aversa,<br />
mandò la città di Napoli lettera a Montefusco,<br />
siccome ad altre metropoli delle provinzie,<br />
perché lo riconoscesse signore del Regno, e<br />
che in suo nome a tutte le altre città, e terre<br />
della provinzia avesse lo stesso similmente fatto<br />
fare, come diggià subitamente si fece. Essendo<br />
adunque Montefusco metropoli, e capo<br />
della provinzia ragionevolmente il titol di città<br />
le compete (a); onde città in molti dispacci, e<br />
moderni, ed antichi dei passati viceré del Regno<br />
diretti per diverse faccende al Tribunal<br />
della Udienza viene Montefusco denominata.<br />
La città adunque di Montefusco circa gli<br />
anni di Cristo 780 i Longobardi sopra un<br />
monte fondarono, senza sapersi, se non vo-<br />
11<br />
gliamo con taluni scrittori favoleggiare, perché<br />
l’aggiunto di Fusco, o eglino, od altri l’apponessero.<br />
Ella ne’ tempi andati più stesa si era di<br />
quello che oggidì la vedemo, e forte luogo, e<br />
fornito riputato, sicché ed il re Tancredi nell’anno<br />
1193 ritornando di Puglia qui dimorovvi<br />
(Anonym Cassinen in Chronic), ed il re<br />
Ruggiero, da poi che per consiglio del cardinal<br />
Crescenzi rettore beneventano depredò la città<br />
di Benevento, portossi, e colla molta gente fatta<br />
prigioniera, in Montefusco si trattenne (Falco<br />
in Chronic); d’onde partitosi poi, perché i<br />
beneventani affrenati rimanessero, vi lasciò un<br />
contestabile, cioè uno di quei contestabili, che<br />
minori chiamavansi, la dicui podestà a quella<br />
de’ governadori d’oggidì de’ luoghi di questo<br />
nostro Regno si era uguale, a differenza del<br />
maestro, o del magno contestabile, l’autorità<br />
del quale di gran lunga più stesa si era, e grandissimamente<br />
da quella de’ minori contestabili<br />
differiva.<br />
Ma piucche ogni altro il re Ferdinando I<br />
d’Aragona, alloracché i Franzesi nelle possessioni<br />
di questo suo regno lo molestavano,<br />
ritiratosi come in luogo forte e sicuro, in Montefusco,<br />
vi fece in essa città durevol permanenza.<br />
E qui soggiornando ristorò la dilui collegial<br />
chiesa, intitolata S. Giovanni del Baglio,<br />
e vi affisse le sue armi, le quali presentemente<br />
ancor vi si vedono; della qual chiesa,<br />
poicche di regia collazione, non riputo fuor<br />
di proposito recarne qui con brevità particulare<br />
ragguaglio.<br />
La chiesa di S. Giovanni del Baglio, o sia<br />
del Vaglio, situata in Montefusco, non vi è<br />
dubbio veruno che sia di regia collazione si<br />
fosse, e pleno iure alla maestà dei serenissimi<br />
re di questo Regno spettasse: imperciocché<br />
quantunque della dilei regal fondazione nessuna<br />
contezza oggidì si tenesse, essendosi, o a<br />
cagione dell’antichità, o per le guerre, ed altre<br />
calamità nel Regno accadute, le necessarie<br />
scritture disperse, pure da quelle, che trovansi<br />
presentemente nell’archivio di essa chiesa, ed<br />
altrove registrate, si legge, ed osserva, che il re<br />
Carlo I d’Angiò nell’anno 1270, e Carlo II<br />
nell’anno 1291, e 1290; il re Roberto negli anni<br />
1310, 1333, e 1339, e la regina Giovanna I<br />
co’ loro regali collazioni varie persone delle<br />
cappellanie di essa chiesa investirono; come<br />
si legge ancora, che nell’anno 1390 il re Ladislao<br />
fece della mentovata chiesa concessione al<br />
monistero de pp. Benedittini di Monte Vergine<br />
della città di Avellino; il che fu cagione, che<br />
anni appresso, cioè nell’1392, il clero di essa
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
chiesa di S. Giovanni supplicasse il sommo<br />
pontefice, allora Bonifazio IX, perché la sottraesse<br />
dalla servitù, dell’iuspadronato da re<br />
Ladislao conceduto al mentovato monistero,<br />
e che medesimamente la erigesse in collegiata<br />
colla fondazione di dodici calonici, tra’ quali<br />
tre dignità vi fossero, l’una di priore, e l’altre<br />
due di primicerio, e sagrista, la quali da quinquennio<br />
in quinquennio si dovessero dal Capitolo<br />
di essi calonici eliggere, ed indi dall’Ordinario<br />
del luogo confirmare; il che dappertutto<br />
gli fu dal papa con sua bolla, data da Peruggia<br />
nel medesimo anno 1392, benignamente<br />
conceduto. Venuto poi, come sopra dicemmo,<br />
Ferdinando I d’Aragona in Montefusco,<br />
con suo real diplome, qui spedito nell’anno<br />
1460 a 10 aprile, a suppliche de’ calonici annessò<br />
alla collegiata chiesa di S. Giovanni del<br />
Baglio il benefizio di S. Maria del Bosco del<br />
Covante di suo iuspadronato con tutte le rendite;<br />
qual unione fu di poi nell’anno 1483 approvata,<br />
e confirmata dal pontefice Sisto IV,<br />
che nella sua bolla appella l’una, e l’altra chiesa<br />
regia, e di regio padronato.<br />
Cedette nello stesso tempo Ferdinando in<br />
favor de’ calonici il suo ius nominandi in caso<br />
di ogni vacanza; gli dichiarò suoi domestici, e<br />
regi cappellani, con tutte quelle prerogative,<br />
onori, ed esenzioni, che i cappellani della Real<br />
Cappella godono, e gli assegnò per loro giudice<br />
competente il regio cappellano maggiore. I<br />
calonici goderono per lo spazio di sopra ducent’anni<br />
la libera facultà di provedere i calonicati<br />
in caso di vacanza di ciascun di essiloro,<br />
non ostante le opposizione assai volte fattegli<br />
dalla Curia beneventana; ma a tempo dell’arcivescovo<br />
di Benevento per nome Foppa, postagli<br />
nuovamente in contrasto, avvenne, che il<br />
papa, innanzi a cui la quistione fu dedotta, riconosciuta<br />
la diloro causa, stabilì che solamente<br />
colla sua dataria tenesse il Collegio in<br />
tale elezione l’alternativa, come diggià per soli<br />
quattro mesi dell’anno anche oggidì trovasi il<br />
Collegio nella possessione di formarla, facendola<br />
per gli restanti altri otto mesi la dataria di<br />
Roma. E questo si è quanto abbiamo potuto da<br />
valevoli scritture raccogliere, ed indi brievemente<br />
notiziare di questa collegial chiesa di<br />
regale collazione.<br />
Ritornando ora alla munificenza dello re<br />
Ferdinando I alla città di Montefusco, trovamo<br />
che non solamente d’uno territorio feudale per<br />
nome detto il Covante le fé donazione, del<br />
quale poi essa città ne fu in parte dei vicini<br />
confinanti spogliata, ed in parte ne fece altrui<br />
vendita, ma molti speziali privilegi le concesse,<br />
ne’ quali vi fu quello, per cui sono i di lei cittadini,<br />
e tutti gli abitanti dei di lei casali, e territorio,<br />
franci, ed immuni da qualunque pagamento<br />
di gabella, passo, scafa, e di ogn’altra<br />
consimil esazione per tutto il nostro Regno,<br />
qual privilegio confirmato dappoi dallo stesso<br />
Ferdinando, e da’ di lui successori Alfonso II,<br />
e Ferdinando II si mantiene ancora oggidì in<br />
vigore, ed osservanza (è da leggersi sopra tut-<br />
to ciò Eliseo Danza nella sua Cronologia di<br />
Montefusco).<br />
Concedé Ferdinando I medesimamente alla<br />
città di Montefusco il privilegio di poter tre<br />
fiere, o sian mercati, in ciascun’anno celebrare,<br />
cioè uno nel mese di maggio, e gli altri due<br />
nell’agosto, in qual tempo cessando al governador<br />
del luogo la sua ordinaria giurisdizione,<br />
all’Università, che se ne trova anche di presente<br />
in possesso, si divolve, e per tutta la durata<br />
di esse fiere dal dilei magistrato, cioè dal<br />
sindaco, si esercita. Così come molti altri privilegi,<br />
e da Ferdinando, e da altri re vennero<br />
alla città di Montefusco conceduti, i quali perché<br />
non rassembriamo assai lunghi, e più del<br />
bisogno minuti, stimamo a bene di tralasciare<br />
di qui riferire, potendosi leggere nella Cronologia<br />
di Montefusco dal dottor Eliseo Danza di<br />
lei cittadino compilata.<br />
In questa città, che da sé sola fa il numero<br />
di mille ed ottocento anime, ed unitamente<br />
con suoi casali di S. Paolina, S. Nazaro, S.<br />
Angelo e S. Pietro Indelicato quello di seimila<br />
anime, perfettissimo, e sottil aere vi si gode, e<br />
nulla vi manca, che al necessario vitto sembra<br />
bisognevole; mentre, oltracche il di lei territorio,<br />
e grani, ed ogni altra sorte di vittovaglie, e<br />
vini, che in taluni siti nascono squisitissimi, e<br />
frutta produce, fassi quivi in ciascun sabbato<br />
della semmana un abondevol mercato, ove da<br />
convicini casali, e terre concorrono i di loro<br />
abitanti a vendervi varie spezie di robbe, spezialmente<br />
commestibili.<br />
Vi sono ancora in essa città molti buoni<br />
edifizi, come, oltre alla di sopra riferita chiesa<br />
collegiale, due conventi de’ frati, uno de’ Cappuccini,<br />
e l’altro de’ PP. Minori Conventuali,<br />
ed un munistero di religiose donne dell’Ordine<br />
di S. Domenico sottoposto per lo spirituale alla<br />
giurisdizione dell’arcivescovo di Benevento,<br />
ma in quanto al temporale, godendo della real<br />
protezione, governasi per gli suoi laici fondatori,<br />
che sono delle famiglie Agiutorio, Giordano,<br />
Cutillo, e Reggina, le di cui armi veggonsi<br />
insieme con una iscrizione affisse sopra<br />
la porta di esso munistero. Ma soprattutto osservasi<br />
il famoso palaggio presidale, abitazione<br />
di essi presidi pro tempore della Provinzia, essendovi<br />
di dentro il Tribunale dell’Udienza, e<br />
di sotto, le carceri della medesima, che per lo<br />
passato orride, e malaggevoli assai, e per la di<br />
loro strettezza, e per la malvaggia condizione,<br />
e natura del luogo, in cui trovansi situate, di<br />
modo che sovventi volte ne’ calorosi tempi<br />
riuscivano di sepolcro ai poveri imprigionati, al<br />
presente si veggono ampie, agiate, e di assai<br />
buona forma, mercé l’ammirabil clemenza, e<br />
la real munificenza del nostro sempre invitto<br />
glorioso monarca, che le ha fatto in cotal guisa<br />
restaurare col danaio del suo Real Erario; così<br />
come ha fatto collo stesso dar riparo alle stanze<br />
del Tribunale, ed alla dilui cappella, all’intutto<br />
rovinata per lo terremoto dell’anno 1732.<br />
Vien regolata la gente di Montefusco intorno<br />
allo spirituale dall’arcivescovo di Bene-<br />
12<br />
vento, ordinario del luogo, ed in quanto al temporale,<br />
per ciò che contiene interesse dell’Università,<br />
governasi da un sindaco, e quattro<br />
eletti, poicche per quello che alla giustizia si<br />
appartiene, oltre del Tribunale, che qui vi risiede,<br />
vi è il governadore destinato in ciascun<br />
anno dall’util padrone di questa città, che l’amministra.<br />
Ella la città di Montefusco, sebbene una<br />
volta fuori d’ogni baronal signoria, e per molto<br />
tempo, si fosse veduta, pure passata di poi in<br />
dominio di particulari signori, e baroni del Regno,<br />
trovasi oggidì posseduta dal Monte della<br />
Misericordia della città di Napoli, al quale pervenne<br />
dal principe di Piombino Ludovisio, ultimo<br />
possessore, fruttandole annualmente insieme<br />
con suoi casali, e passo di Venticano la<br />
somma di docati 4.800.<br />
Le famiglie più ragguardevoli di Montefusco,<br />
e le loro annue entrate sono le seguenti.<br />
Agiutorio ann. entrate ducati 1.200<br />
Martini ann. entrate ducati 800<br />
Casazza 1.500 Mattioli 200<br />
Cotillo 800 Pennella 400<br />
Giordano 1.200 Reggina 600<br />
Ariano, che in cima di un monte trovasi<br />
nella parte boreale della provinzia situata, gli<br />
antichi, e latini scrittori Equus Tuticus appellarono,<br />
secondocche presso Cicerone ad Attico<br />
leggemo, e Filippo Cluverio nella sua dotta<br />
Geografia ci avvisa. Ella fu chiamata anche<br />
per gli antichi Ara Iani per lo famoso tempio,<br />
che in quel luogo a Giano era posto (Volaterano;<br />
Alberti), dal che derivare la presente di lei<br />
denominazione molti argomentano. Ebbe questa<br />
città, se è da credere a Servio, da Diomede<br />
re degli Etoli la sua origine, e fondazione; ma<br />
Gianvincenzo Ciarlante, scrittore del secol passato,<br />
nelle memorie del Sannio, per una antica<br />
iscrizione trovata in essa città, non meno, che<br />
quattrocent’anni prima di Diomede, edificata<br />
la dimostra.<br />
Sperimentò assai volte questa città, che<br />
per lo sito, e per l’inclinazione de’ propri abitanti<br />
forte, ed invitta ne’ passati tempi riputavasi,<br />
tutto ciò, che sogliono i crudeli effetti di<br />
guerra partorire, come accadde allorache i Sanniti<br />
vigorosamente risospingendo in queste<br />
parti la nemica forza delle armi romane, ella,<br />
che mostrossi a’ Romani amica, e corrispondente,<br />
videsi suo mal grado da Sanniti distrutta;<br />
così come altre volte sotto de re Normanni<br />
di esserle infelicemente avvenuto i scrittori divisano;<br />
ed a tempo dell’imperador Carlo V allorache<br />
trovavasi la città di Napoli coll’assedio<br />
postole da Franzesi, e dalle nimiche armi collegate,<br />
ricevé la misera città di Ariano, un impensato,<br />
assai spaventoso e dannevole sacco<br />
(Gregorio Rosso nella Storia di Napoli; Ciarlante,<br />
memor. del Sannio).<br />
Ma non dissugual strazio, anzi maggiore<br />
di quello di guerra, ferono della disaventurata<br />
città di Ariano in diversi tempi i terremoti; im-
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
perciocché negli anni di nostra ricuperata salvezza<br />
988 quasi che tutta da così orribil flagello<br />
fu guastata; e negli anni 1456 al mese di<br />
decembre colla morte di quasi 2.000 de’ suoi<br />
cittadini videsi per lo terremoto all’intutto distrutta;<br />
come di esserle medesimamente accaduto<br />
altre molte volte sappiamo, ad a’ tempi<br />
nostri, le presenti di lei rovine ce lo dimostrano;<br />
imperoché nell’anno 1732 a 29 novembre<br />
cotanto orribilmente venne dal terremoto percossa,<br />
che quasi tutti i migliori antichi edifizi a<br />
terra caddero, e si formarono quasi che tutti i<br />
cittadini per necessaria, e sicura loro abitazione,<br />
talune casuccie di legno, che baracche<br />
chiamansi, ove di presente ancora vi soggiornano.<br />
Sebbene per tale accaduta disgrazia, perché<br />
si potesse questa città dalle rovine sottrarre,<br />
nelle quali giace ancora miseramente, la<br />
clemenza, la pietà, l’amore, e la munificenza<br />
dell’ammirabil nostro re, e signore prendendo<br />
de’ di lei patiti danni paterna compassione, ha<br />
reso i suoi cittadini d’ogni pagamento liberi, e<br />
franchi quando che di prima per tassa viveano.<br />
Ma non ostante il dannagio che per lo descritto<br />
terremoto i luoghi religiosi medesimamente<br />
soffrirono, osservansi oggidì in Ariano<br />
cinque munisteri di frati, ed uno di monache,<br />
quali si vanno di giorno in giorno di loro danno<br />
rifacendo.<br />
Ella questa città, in cui oggidì si annoverano<br />
settemila, e quarantott’anime, per quanto<br />
all’amministrazione delle rendite universali,<br />
ed al cittadinesco regolamento appartiene, da<br />
un sindaco, e quattro eletti, che ognanno dal<br />
commune di quella gente vengono in general<br />
parlamento determinati, si governa, governandosi,<br />
per ciò che importa giustizia da un governadore<br />
destinato in ciascun anno, ed ivi<br />
messo da S. M., qual governadore perché per<br />
lo passato, e sin oggi, si è stato sempre dottor<br />
di legge, ave perciò anche le parti di giudice<br />
sostenuto: onde è stato sempre riputato, e denominato<br />
il governo di Ariano, come quello<br />
di Foggia, di Lagonigro, e d’Aierola, e Praiano,<br />
uno de’ quattro governi de’ dottori.<br />
Vi è ancora nella città di Ariano il giudice<br />
della Bagliva, che nelle cause solamente civili,<br />
ed a sé pertinenti, esercita giurisdizion separata<br />
da quella del governador del luogo, e tal<br />
giudicato della città, come baronessa, per privilegio<br />
si eligge. Sicome si eligge da lei in ciascun<br />
anno il camerlengo, quale in tempo della<br />
festività di S. Oto, di lei protettore, che sotto li<br />
23 marzo si celebra, esercita, e tiene per otto<br />
giorni e nelle cause civili, e criminali piena<br />
giurisdizione.<br />
E questo in quanto al governo temporale<br />
di Ariano, governandosi per lo spirituale dal<br />
vescovo di essa città, il quale si è di nomina regia<br />
per concordato tra papa Clemente VII nell’anno<br />
1532, e l’imperador Carlo V tenuto, cui<br />
ventitré altre chiese del Regno furono parimente<br />
in quel tempo concordate (Summont.<br />
Istor di Nap. lib. 7 pag. 66). Dalle rendite di<br />
questo vescovado, come d’ogni altro della provinzia<br />
altrove in disparte parleremo.<br />
Rimane l’annoverar qui le famiglie più raguardevoli<br />
di Ariano, e di annoverare le diloro<br />
annali entrate. Ed in quanto alle famiglie non<br />
ritrovandosi né in Ariano né in altre città della<br />
provinzia separazion alcuna di nobili, e plebei,<br />
quantunque forte contesa, e di grande impegno,<br />
anche inanzi a tribunali superiori, come<br />
nel passato Collateral Consiglio, vi è stata, e<br />
dura ancora tra gli arianesi, de’ quali altri intendono<br />
come antichi, e nobili cittadini doversi<br />
cotal separazion tra essiloro, e la gente bassa,<br />
e plebeia formare, ed altri per parte del comune<br />
a tal separazione vi si oppongono, perciò<br />
noi senza entrar in cotal quistione, niente prattici<br />
de’ loro archivi, e delle loro antiche particulari<br />
memorie inconsapevoli, di quelle famiglie<br />
faremo qui catalogo, le quali oggidì in<br />
Ariano con maggior lustro, che le altre si man-<br />
13<br />
tengono. Per quello poi che alle loro entrate si<br />
appartiene, elleno di assai piccol somma si sono,<br />
impercioché possedendosi da persone ecclesiastiche,<br />
e da luoghi pii la maggior parte<br />
de’ terreni di Ariano, che consistono in seminatori,<br />
vigne di viti, e pochissimi uliveti, la<br />
picciol porzione, che a’ secolari rimane, poco<br />
medesimamante ad essiloro rende; quindi<br />
piucche per lo fruttato de propri terreni vivono<br />
gli arianesi per industria, le quali in tenere, e<br />
vendere animali pecorini, vaccini, e giumentini<br />
si raggirano. E questo si è quanto possiamo<br />
della città di Ariano brevemente ragguagliare,<br />
annotando qui di sotto le famiglie più raguardevoli,<br />
colle loro annuali entrate.<br />
NOTA<br />
1 Cfr. E. RICCIARDI, L’Irpinia nel ’700, in<br />
“Il Calitrano”, n.s., 34 (2007).<br />
Ansani ann. rendit. 400 Luparella ann. rendit. 200<br />
Auriliis 200 Leone 400<br />
Berardi 330 Mazza 300<br />
Bello 200 Miranda 200<br />
Capone 200 Passaro d’Ascanio 500<br />
Cacabo 200 Passaro di Graziano 200<br />
Cutillo 200 Pirellis di Flavio 200<br />
Errico di Paolo 300 Pirellis di Giuseppe 200<br />
Errico di Andrea 200 Panaro 200<br />
Formoso 200 Piano 700<br />
Forte 500 Vitale 200<br />
Gambacorta 250 Vitolo 400<br />
Intonti 700<br />
LAUREA<br />
Nato a Roma il 4 Giugno 1982 da Berardino e da Caterina Tisei<br />
Gianluca CODELLA<br />
si è brillantemente laureato con 110 e lode il 30 maggio 2007 in Ingegneria Elettronica<br />
presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” discutendo la tesi:<br />
“Progetto ed implementazione di un protocollo di trsmissione per sensori video su rete wireless”<br />
relatore il chiar.mo prof. Mauro Olivieri.<br />
Al neo ingegnere da mamma e papà gli auguri più affettuosi per uno splendido avvenire.<br />
Auguri dalla Redazione.
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
Calitri, 27 marzo 2007, si festeggia il compleanno del piccolo Giuseppe Pio, da sinistra<br />
Francesco Cialeo, Daniela Cialeo, Carmine Flammia con in braccio il piccolo festeggiato e<br />
Antonietta Coppola.<br />
Calitri 17 luglio 2007, il 50° anniversario di matrimonio di Lucia Zabatta e<br />
Antonio Iannece, qui ripresi con tutta la famiglia, da sinistra: signora Rosa Errico<br />
col marito Carmine Iannece, la signora Elvira Capraro di Aquilonia col<br />
marito Aldo Iannece – i festeggiati – Franco Acquaviva di Conza della Campania<br />
e la moglie Michelina Iannece, Donato Iannece con la moglie Giovanna<br />
De Lorenzo di Monteverde. Auguri dalla Redazione.<br />
Calitri 1930/31 festa in casa di Michele Maffucci (riav’lon’) via Casaleni, 14, da<br />
sinistra seduti: don Michele Cherubino Rigillo (27.07.1876 † 11.05.1956),<br />
Vincenza Maffucci in Ferri, sorella di Emilio Maffucci, Michele Ferri classe<br />
1917, i nonni Gaetana Cestone (mamma tana) e Michele Maffucci (riav’lon’)<br />
con i due nipoti Michele classe 1926 ed Eduardo classe 1927; in piedi:<br />
Emilio Maffucci (riav’l’), Maria Cerreta (benfigliuol’) moglie di Emilio con in<br />
braccio il figlio Gaetano, classe 1929, Gaetanina Ferri (cat’nazz’), Graziella<br />
Ferri in Maffucci, suor Anna Apostolina e Alfonsina Ferri.<br />
14<br />
Garbate (Lecco) 02.settembre 2006, matrimonio<br />
di Antonella Zabatta (candasul’) e<br />
Domenico Di Napoli (paparul’). Con gli auguri<br />
della Redazione.<br />
Calitri 4 marzo 2007, 50° anniversario di matrimonio di Vito Cicoira e<br />
Marianna Nicolais, qui con ifigli Mario e Franco.Auguri dalla Redazione.<br />
Calitri 2 settembre 2007, 70° compleanno della signora Filomena Di<br />
Donato e il 40° della figlia Rosa Cialeo. Sinceri auguri da tutti i familiari<br />
e dalla Redazione.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
Calitri 4 agosto 2007, al ristorante “Tre<br />
Rose” si è festeggiato il 50° di matrimonio<br />
dei coniugi Ascanio Manzoli e Flavia Borea.<br />
Auguri dalla Redazione.<br />
Belgio 30 giugno 2007, gli sposi Ellen Canon Charpenter e Tony Scoca<br />
(sargend’) insieme agli zii Angelo Giarla (fradiavolo), e Ida Mignone<br />
(piatt’ piatt’). Con gli auguri della Redazione.<br />
Poggibonsi, 24 marzo 2007, sessantesimo compleanno di Michele<br />
Zarrilli (paulucc’), da sinistra: la nuora Angela Cavallaro, il figlio Luciano<br />
con la piccola Giulia in braccio – il festeggiato con il nipote<br />
Alessio – la moglie Vincenza De Nicola (cordalenda), l’altro figlio Antonio<br />
con la moglie Elena. Auguri dalla Redazione.<br />
Calitri 28 aprile 2007, il matrimonio di Angelomaria Maffucci e Jessica Di Cosmo, circondati<br />
da amici e parenti. Auguri dalla Redazione.<br />
15<br />
Belgio 30 giugno 2007, quattro generazioni: Antonio Mignone (piatt’<br />
Piatt’), la figlia Ida, la nipote Sonia Giarla e due pronipoti Annina e Tiziano<br />
Cianci.<br />
Calitri 2 luglio 1981, la statua della Madonna della Grazia, con i segni evidenti<br />
del terremoto nell’ultima cerimonia davanti alla sua casa crollata; da sinistra:<br />
Angela Zabatta (mastors’), Francesca Gautieri (la Francia), Gaetanina Cianci,<br />
Lucia Nivone, Giovanna Caputo (starsaiola), Vincenza Cialeo, Caterina Antolino<br />
(paracarrozz’), Antonietta Di Maio (lanciacesta), Gaetana Di Muro<br />
(pueta), Maria Famiglietti, Lucia Di Milia (zi scisch’), Francesca Di Maio, Antonietta<br />
Cianci (ramacurt), Antonio Cianci (scardalan’), Vincenzo Cianci (scardalan’),<br />
Maria Cialeo, Enzo Cianci (ordinato sacerdote quest’anno), Vito Di<br />
Milia (spaccac’pogghj), Giuditta Forgione, Maddalena Caputo.
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
Argentina 12 maggio 2007, Michelina Lucadamo (faizz’) festeggia i<br />
suoi 80 anni, circondata dall’affetto delle figlie Romina e Giulia a sinistra<br />
e Vincenza e Lina a destra. Auguri dalla Redazione.<br />
Calitri 04.08.2007, 50° anno di matrimonio fra Vincenzo Gautieri e<br />
Lucia Di Roma, da sinistra: Maria Gautieri – i festeggiati – Angela<br />
Gautieri e Giuseppe Gautieri (dietro), Patrizia Gautieri e Franco<br />
Gautieri. Auguri dalla Redazione.<br />
Mariano Comense, 10 agosto 2007, i coniugi<br />
Donato Maffucci (patr’nett’) e Giovanna<br />
Araneo festeggiano i loro 35 anni di matrimonio.<br />
Auguri dalla Redazione.<br />
Mariano Comense, agosto 2007 Antonio Maffucci<br />
(patr’nett’) e la signora Cristina Licata festeggiano<br />
i loro 11 anni di matrimonio, con i figli<br />
Aurora e Donato. Auguri dalla Redazione.<br />
16<br />
Argentina 12 maggio 2007, Michelina Lucadamo (faizz’) festeggiata<br />
dalla famiglia e dai paesani nel suo ottantesimo anniversario.<br />
Calitri 04.08.2007, foto di gruppo fra figli, nuore, generi, nipoti, fratelli, sorelle e<br />
cognati per il 50° di matrimonio di Vincenzo Gautieri e Lucia Di Roma, prima<br />
fila da sinistra: Leonardo Gautieri, Nardina Gautieri, Patrizia Gautieri, Giuseppe<br />
Gautieri, Franco Gautieri; seconda fila: Maria Gautieri, Angela Caputo,<br />
Canio Galgano – i festeggiati – Rosa Di Roma, Lucia Gautieri; terza fila: Canio<br />
Fatone, Costanza Gautieri, Pasquale Falcone, Alfonso Tanga, Vincenzo Caputo,<br />
Michelina Leone, Miriam Falcone con la piccola Alessia, Antonella Gautieri,<br />
Luciana Gautieri, Angela Gautieri, Carmela Alberti, Giuseppe Rainone; quarta<br />
fila: Francesco Gautieri, Michele Cicoira, Valerio Rauso, Giusy Giannetta, Gaetano<br />
Tanga, Vincenzo Gautieri, Michele Tanga e Gennaro Gautieri.<br />
Mariano Comense agosto 2007, il piccolo Lorenzo<br />
di anni tre figlio di Rosi Ciurleo e Michele<br />
Maffucci (patr’nett’).
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
Auguri per i suoi 80 anni, portati alla grande, a Lucia Del Re<br />
(figlia r’ gimì e vedova r’ lucc’ r’ Scimmrott’) dalla figlia Rosella e i<br />
nipoti Riccardo e Serena, nonché dal genero Michele, che così<br />
vogliono dimostrarle il loro affetto: “hai solo e sempre pensato<br />
a noi, cercando in qualche modo di colmare quella lontananza<br />
che tanto ti è pesata, ma i tuoi sorrisi, le tue parole, il<br />
saper confrontarci sono immagini emozionanti, che nessuna distanza<br />
potrà mai attenuare. La tua forza grintosa nell’affrontare<br />
qualsiasi ostacolo, senza lamentarti mai, sono per noi modello<br />
di vita. Sei grande… Davvero! Questa sorpresa inaspettata<br />
sul giornale del tuo Calitri (del nostro Calitri) è l’espressione<br />
di quello che proviamo per te. Ti voglio bene mamma.<br />
Ti vogliamo bene nonna! Auguri dalla Redazione.<br />
Stresa 2006, “Ballo delle debuttanti” c’è la calitrana Francesca Cianci<br />
la 9° da sinistra e in prima fila Leone Michele (pista), Maria Dragone<br />
e Alberto Faraboni alpino.<br />
Calitri 4 novembre 2007, con la partecipazione delle autorità civili e<br />
militari si è svolta davanti al monumento ai caduti la cerimonia in<br />
onore dei combattenti di tutte le guerre.<br />
Poggibonsi, 30 gennaio 2007, sessantesimo compleanno di Lorenzo Bavosa, i primi due accoccolati: Antonio<br />
Galgano (cappegghia) e Donatina Vallario (pahanes’); in piedi prima fila da sinistra: Rosa Bavosa<br />
(u’scitt’), sorella di Lorenzo, Alisia moglie di Lorenzo, Lorenzo Bavosa (u’ scitt’), il festeggiato, Maria<br />
Grazia Nicolais (mo’-mor’) si vede solo la testa, Anna Bavosa, sorella di Lorenzo, Claudia, moglie di Vincenzo<br />
Nicolais, Giacinta Zarrilli (tacch’), Gerardina, con occhiali, amica dei Bavosa, Antonella cognata di<br />
Lorenzo, Rodolfo Corroppoli cognato di Lorenzo, Tozzi, si vede solo la testa, marito di Antonietta, Raffaele<br />
genero di Lorenzo; seconda fila: Sonia Bavosa figlia di Lorenzo, Vincenza De Nicola (cordalenda),<br />
Maria Apa, si vede appena il viso, amica di famiglia, Michele Zarrilli (paulucc’) con occhiali e baffi, Amerigo<br />
Molinario, Elena nuora di Michele Zarrilli, Antonietta,davanti ad Elena, si vede solo la testa, Angelo Bavosa,<br />
figlio di Lorenzo,Antonietta Lorenzo, nipote di Lorenzo, Vincenzo Nicolais, figlio di Anna Bavosa,<br />
Alfonso, con baffi, amico di famiglia, Francesca Molinari, si vede la fronte con gli occhi, Michele Gautieri,<br />
col pellicciotto,Canio Germano, si intravede appena. Auguri dalla Redazione.<br />
17<br />
Calitri 28.12.2005, 50° anniversario di matrimonio fra Antonia Maffucci<br />
e Antonio Buldo, da sinistra i figli Giovanni, Maria – i festeggiati –<br />
Vito e Gaetana. Auguri dalla Redazione.<br />
Stati Uniti, Maryland 2007, da sinistra in piedi: Mario Toglia, Marianna Cestone<br />
con la figlia Bernadette e il marito Leonardo Cestone; seduti: Stephen<br />
Toglia figlio di Mario, Mark Di Napoli e la mamma Antonietta Cerreta.
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
i fa intravedere un quadro idilliaco fra<br />
Sbaroni e popolazione lontanissimo<br />
dalla realtà7, e un quadro arcadico di<br />
un’età dell’oro all’interno di ciascuna comunità<br />
e fra le terre vicine per i pascoli,<br />
boschi e terre soggette ad uso promiscuo,<br />
che neanche un poeta si sarebbe sognato<br />
di comporre8. Il tutto seguito dalle istruzioni<br />
ai governatori e deputati eletti per<br />
raccogliere le domande di censuazione<br />
dei demani feudali e universali, o dei terreni<br />
che si volessero chiudere, per valutare<br />
eventuali ricorsi, alla condizione più<br />
volte ribadita che “qualora venga approvato<br />
da S. M., verranno alla ripartizione<br />
delle Terre, ovvero all’affrancazione delle<br />
servitù domandate, e ne stipuleranno<br />
gl’istromenti, con apporvi tutti gli patti<br />
enfiteutici, e stipulati gl’istromenti medesimi,<br />
se ne rimetterà parimenti copia in<br />
forma valida a S. M. per mezzo del Consiglio<br />
delle Finanze, da impartirvisi il Sovrano<br />
Assenso.”<br />
La crisi del 1799 sarà, più che un tentativo<br />
di rivoluzione politica, una guerra<br />
civile che nasce dall’incapacità, o, meglio,<br />
dall’impossibilità dei gruppi dirigenti<br />
di fare i conti con nodi strutturali<br />
antichi e con i recenti e profondi mutamenti<br />
della seconda metà del Settecento<br />
soprattutto.<br />
Le comunità prescelte appartengono<br />
al Principato Ultra orientale, territorio<br />
caratterizzato da un’agricoltura di sussistenza<br />
ed autoconsumo, caratterizzata<br />
dalle colture cerealicolo-pastorale e silvo-pastorale<br />
che si sviluppano intorno e<br />
sui grandi demani feudali ed universali.<br />
La città di Bisaccia 9 è quella che più<br />
contiene in modo paradigmatico i nodi<br />
irrisolti del conflitto, oggetto della nostra<br />
indagine. Il 1799 è l’esplosione selvaggia<br />
di tutte le tensioni secolari accumulate:<br />
l’assetto proprietario sperequato,<br />
la gestione privatistica delle difese<br />
universali (Malandrino, Vallafiumata, Toro)<br />
alcune delle quali possedute dalla<br />
masseria armentizia di jus patronato dell’Università<br />
(Cappella di S. Antonio 10),<br />
la chiusura agli usi civici della grande<br />
difesa regia ad uso pascolativo del Formicoso<br />
11, la rapacità della mensa vescovile<br />
e di quella capitolare, la deflagra-<br />
ANNIBALE COGLIANO<br />
Calitri e Bisaccia nella crisi del 1799 (II)<br />
Fra fedeltà ai Borboni e adesione alla Repubblica: l’impotenza riformatrice<br />
alle radici di risposte politiche antitetiche<br />
zione dello scontro in seno al capitolo<br />
cattedrale, lo spettacolare incremento demografico<br />
che procede ininterrotto per<br />
tutto il secolo (la città e la diocesi di S.<br />
Angelo-Bisaccia vede triplicare in cento<br />
anni la sua popolazione 12), non sorretto<br />
da una contestuale e proporzionata disponibilità<br />
di risorse nella seconda metà<br />
del Settecento.<br />
Nelle passate vicende del regno, e<br />
propriamente fin dal mese di gennaio<br />
1799, alcuni galeoti, sotto finto zelo<br />
di realismo, incominciarono a saccheggiare<br />
alcune case di Bisaccia,<br />
commettendo mille eccessi 13, con tenere<br />
un pubblico postribolo nel palazzo<br />
ducale di quelle donne che meglio<br />
loro piacevano, per cui la popolazione<br />
tutta fu costretta ad emigrare<br />
da detta città per mettere in salvo la<br />
propria vita. A dì 11 aprile di detto<br />
anno, li Francesi ed altri de’paesi vicini<br />
assalirono e saccheggiarono la<br />
detta città per tre continui giorni, e<br />
dopo tal disastro i supplicanti furono<br />
eletti dal popolo per salvare la città<br />
dai galeoti, che fuggiti coll’arrivo dei<br />
Francesi minacciavano invaderla di<br />
nuovo, per cui furono necessitati armare<br />
gente per custodia a grana 25 il<br />
giorno; ed infatti se non ci fosse stata<br />
tal gente, avrebbero i galeoti fatto un<br />
general massacro nella notte de’18<br />
aprile, in cui fu assalita la città per<br />
ogni parte. Di più il Commissario residente<br />
in Grottaminarda fece ordine<br />
che vi fossero apparecchiate le razioni<br />
di carne, pane, vino ed altro per il<br />
passaggio di 3000 francesi che dovevano<br />
andare in Venosa; e per evitare<br />
un secondo saccheggio, furono approntate<br />
le dette razioni, delle quali<br />
poi se ne appropriarono con la violenza<br />
i galeoti ed il popolo, perché i<br />
Francesi dovettero retrocedere. Per la<br />
spesa di pane, vino, acqua e per il<br />
mantenimento della gente armata furono<br />
spesi ducati 511, i quali furono<br />
presi dal fitto di una difesa della Università,<br />
nominata Forleto 14,<br />
così ricostruiranno quel periodo, qualche<br />
anno dopo, nel marzo del 1803, gli eredi<br />
dei protagonisti repubblicani sopravvissuti.<br />
Uno di essi, colui per il quale l’atto<br />
notarile è rogato nella terra di Castel Baronia,<br />
Michele Rago, per sfuggire alla<br />
morte ha dovuto cercare accoglienza in<br />
18<br />
Puglia dopo la regalizzazione. Fra gli<br />
estensori, vi sono due sacerdoti, uno dei<br />
quali, Antonio Michele Vitale, è fratello<br />
di Salvatore, protagonista assoluto repubblicano<br />
della cittadina, eliminato nella<br />
fase repressiva post ’99. L’altro sacerdote,<br />
Agostino Santoro, che è stato presidente<br />
della municipalità, in un tentativo<br />
di accreditare qualche suo merito, ha dichiarato<br />
che egli ha evitato una strage,<br />
limitando il sacco alla città, contrattandone<br />
la durata con i comandanti francesi<br />
ad una sola ora, e riuscendo a far sospendere<br />
il ferro e il fuoco 15.<br />
La fazione vincente invece sostiene<br />
ben altro e chiede per quei ducati, pietra<br />
dello scandalo, ancora nel 1803, il risarcimento:<br />
i ducati versati sarebbero stati<br />
spesi, non per salvare la città, ma per<br />
ordine di don Salvatore Vitale, Commissario<br />
del cantone, e destinati invece al<br />
sostentamento delle truppe francesi 16 e<br />
per i repubblicani di altri paesi, da lui<br />
chiamati, che hanno partecipato alla democratizzazione<br />
e al saccheggio di Bisaccia.<br />
Cosa è accaduto in realtà? Bisaccia<br />
ha resistito (“fece petto”) per tre mesi alla<br />
democratizzazione. Solo l’11 aprile,<br />
quando la forza unita di un distaccamento<br />
di truppa francese e dei repubblicani di<br />
Frigento, Nusco, Castel Baronia, Grottaminarda,<br />
Vallata, Lacedonia, Rocchetta<br />
(massimamente questi due ultime), ha<br />
dato l’assalto all’Università, saccheggiandola,<br />
allora si è piantato l’albero della<br />
libertà, dichiarando Bisaccia Capocantone<br />
del dipartimento di Foggia.<br />
Il saccheggio, prima operato dalla<br />
truppa francese, poi dai repubblicani locali<br />
e dei dintorni 17 è durato due giorni. I<br />
danni apportati ammonterebbero a 70<br />
mila ducati. Quattro le fucilazioni eseguite:<br />
un cittadino di Fontanarosa, e Angelo<br />
Maria Fierro, Donato Maglio e Antonio<br />
Casarella di Bisaccia, che sotto il<br />
pretesto di realismo avevano saccheggiato<br />
numerose case ricche del paese, fra le<br />
quali quella di Annibale Tartaglia e sua<br />
moglie, uccisi e bruciati.<br />
Quali i nodi strutturali e di lungo periodo<br />
di tale esplosione di violenza? Il<br />
primo dissodamento ela prima ripartizione<br />
di difese demaniali sono dell’anno
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
1762 e riguardano le difese di Spinete e<br />
Scarvarata (“li terzi”), che costituiscono<br />
buona parte del demanio universale Cerrello<br />
18 (i demani sono al confine non definito<br />
con i possedimenti del barone, già<br />
ridotti a coltura). La ripartizione delle<br />
quote avviene non per sorteggio, ma su<br />
richiesta di volontari 19 e con l’impegno<br />
dell’estaglio di 8 carlini a tomolo. Gli<br />
uomini chiave, che guidano e assistono il<br />
parlamento del 5 dicembre 1762, tenuto<br />
nel palazzo vescovile, sono tutti appartenenti<br />
alla famiglia Santoro: il sindaco,<br />
Pasquale, il luogotenente dottor Domenico<br />
Antonio, un eletto, il notaio Michele.<br />
È la stessa che sarà aggredita a livello di<br />
massa e alla quale apparterrà il presidente<br />
della municipalità nel 1799, Agostino<br />
Santoro. Ma già prima del 1762, in forma<br />
del tutto anarchica, molti territori demaniali<br />
sono stati privatizzati, ridotti a<br />
coltura, migliorati, alienati o trasmessi<br />
in eredità e per dote matrimoniale, restando<br />
sempre impregiudicato l’estaglio<br />
da versare all’Università dall’ultimo possessore<br />
20. Dopo il 1762 e la crisi agraria<br />
del 1764, altre difese (Cerrello, Lozzano,<br />
Macchiaetella) sono state ripartite più o<br />
meno allo stesso modo.<br />
Altra conflitto che accompagna la<br />
città da un trentennio è la formazione<br />
della tassa annuale inter cives (detto anche<br />
il catastuolo) 21. Nel 1773 (sindaco<br />
il magnifico Ciriaco Camarca) il catastuolo<br />
si forma solo in virtù dell’intervento<br />
della Regia Camera della Sommaria<br />
e di un subalterno dell’udienza provinciale.<br />
Le istruzioni della Sommaria,<br />
a seguito di ricorsi di alcuni cittadini sono<br />
tassative: portare solo le spese ammesse<br />
nello stato discusso, ed eccedere<br />
solo per quelle strettamente necessarie.<br />
Nonostante però l’intervento delle autorità<br />
centrali e provinciali, il catastuolo è<br />
egualmente messo in discussione. Alla<br />
formazione delle once imponibili concorrono<br />
varie voci (testatico, attività lavorativa<br />
– l’industria –, animali con fida<br />
sui demani, censi, beni fondi, il centemolo)<br />
ma è la voce animali e demani su<br />
cui si appunta lo scontro. Gli armenti sono<br />
un possesso diffuso e cospicuo per<br />
oltre 20.000 capi censiti: pecore, giumente,<br />
bovi aratori, bovi semplici, maiali,<br />
somari. Non c’è famiglia che non abbia<br />
il suo piccolo gregge di pecore e ciavarre.<br />
Fra le famiglie di medi e grandi<br />
massari compaiono tutti gli attori principali<br />
del 1799: il magnifico Antonio Rago<br />
(con 36 vacche e 400 pecore con pascolo<br />
transumante), il magnifico Alessandro<br />
Vitale (con 85 vacche, 10 giumente, 12<br />
bovi, pecore con pascolo transumante<br />
150), Annibale Cela (giumente, mule,<br />
pecore, cavalli), Nunziante Cela (il mag-<br />
giore possidente) il magnifico Ciriaco<br />
Rago (2000 pecore a pascolo transumante,<br />
70 vacche, mule, cavalli, giumente,<br />
scrofe, bovi 12, terreni vari), ed altri 22.<br />
Ma la tassa inter cives non tiene conto<br />
della reale distribuzione di ricchezza: su<br />
715 fuochi reali le once dei terreni privatizzati,<br />
chiamati ancora demani, ascendono<br />
a circa 570, un imponibile esiguo a<br />
fronte delle once dei beni (7728, di cui<br />
poco meno di mille dei forestieri) e delle<br />
industrie (11947). Il disavanzo fra l’introito<br />
ordinario per once dei beni, fitti di<br />
demani, ecc., che è di 1653 ducati, e l’esito<br />
totale che ascende a 2089 ducati è<br />
coperto dal testatico per 715 unità contributive<br />
(407 i fuochi fiscali nel 1737,<br />
secondo il regio Fisco). Irrilevante la bonatenenza<br />
del principe di San Nicandro<br />
per il Formicoso, 200 ducati, del capitolo<br />
e della mensa vescovile, che assommati<br />
danno 19 ducati. Il grosso (e ben al di<br />
sotto del valore) è dato dal fitto per le<br />
difese pascolative (Oscata e Macchitella<br />
al magnifico Antonio Rago, per 300 ducati;<br />
il Toro e altre difese pascolative autunnali,<br />
primaverili per 900 ducati a vari<br />
galantuomini e massari (fra i quali il dottore<br />
in legge Antonio Cela, Ciriaco Rago<br />
per la difesa del Toro e lo stesso Antonio<br />
Rago). Degli esiti totali, solo 523 vanno<br />
per spese comunitarie. Il rimanente è dato<br />
dall’ingente somma dei fiscalari e<br />
strumentari dei quali è creditore il barone<br />
(950 ducati), e per la Regia Corte.<br />
Le elezioni per i nuovi amministratori,<br />
malgrado l’intervento del prosegretario<br />
dell’udienza provinciale, si chiudono<br />
aumentando ulteriormente la conflittualità<br />
nella cittadina 23: la Regia Camera<br />
della Sommaria è chiamata a pronunciarsi<br />
sugli esiti del parlamento del 15<br />
agosto. Secondo un ricorso presentato<br />
dalla fazione perdente, il parlamento è<br />
nullo per le modalità di svolgimento: le<br />
votazioni sono state effettuate per voti<br />
palesi e non segreti; la proposta dei nuovi<br />
amministratori non è stata effettuata a<br />
norma delle leggi vigenti dagli amministratori<br />
uscenti, ma dal notaio Francesco<br />
Solazzo, inquisito dalla Regia Dogana di<br />
foggia e condannato all’esilio; vi sono<br />
state pressioni e minacce. Nullo per l’ineleggibilità<br />
degli eletti: Pasquale Santoro,<br />
sindaco, perché debitore verso l’Università<br />
e perché già sindaco nel 1769<br />
(termine decorso ancora insufficiente per<br />
essere rieletto rispetto ai cinque prescritti);<br />
Alessandro Vitale, capoeletto, perché<br />
fittuario della difesa universale Costa dei<br />
porci; Pasquale Mitrione, eletto, perché<br />
creditore dell’Università.<br />
Nello stesso anno lo scontro è ravvivato<br />
dalla scelta dei quattro medici con-<br />
19<br />
dottati dall’Università: il parlamento cittadino<br />
prima assegna una provvisione di<br />
40 ducati ciascuno, e poi revoca il provvedimento<br />
privilegiando un parente degli<br />
amministratori in carica.<br />
Nel luglio del 1785 si ripete di nuovo<br />
la resistenza fiscale del 1773. Protagonista<br />
stavolta è Nunziante Cela, con le stesse<br />
pretestuose motivazioni: le spese vanno<br />
oltre lo stato discusso approvato nel<br />
1742 per oltre 600 ducati e oltre quelle<br />
strettamente indispensabili che si potrebbero<br />
ammettere in eccedenza. Sindaco è<br />
Michele Abbate, che sarà il riferimento<br />
del Visitatore economico nella fase successiva<br />
alla regalizzazione. Malgrado l’elezione<br />
all’unanimità (circa 270 vocali)<br />
dei deputati alla formazione del catastuolo,<br />
il sindaco e il capoeletto contestano<br />
l’esito, accusando gli eletti di complicità<br />
e parentela stretta dei renitenti ai<br />
pesi fiscali (Antonio Cela è fratello del<br />
sacerdote Nunziante Cela e cugino di primo<br />
grado di Donato Brunetti) e di aver<br />
prodotto un parlamento “tumultuante”,<br />
alla testa del quale vi è stato il vicario<br />
capitolare don Michele Vitale, spalleggiato<br />
da molti sacerdoti e canonici. Di lì<br />
a qualche mese, gli eletti saranno tutti<br />
dimissionari, con la esplicita motivazione<br />
della resistenza incontrata dagli amministratori<br />
in carica.<br />
Stessa farsa il 16 ottobre dello stesso<br />
anno: nuova fissazione del parlamento<br />
cittadino per la formazione del catastuolo<br />
e nuova elezione in persone del tutto<br />
nuove ed ugualmente elette all’unanimità,<br />
più o meno dallo stesso numero di<br />
persone dell’agosto, con nuova opposizione<br />
del sindaco, il quale denuncia di<br />
parzialità il subalterno incaricato, che<br />
non si è neanche servito di alcun amministratore.<br />
Causa ed effetto insieme dell’ingovernabilità<br />
dell’Università è il prosieguo<br />
della vicenda negli anni successivi:<br />
denunce civili e penali incrociate per<br />
presunte malversazioni o per spese eccedenti,<br />
per affitti per le difese non corrisposti.<br />
In questo clima di anarchia istituzionale<br />
neanche l’estaglio per l’affitto delle<br />
difese è certo 24. In un gioco in cui è difficile<br />
distinguere l’attore e il convenuto,<br />
la verità dalla simulazione, spesso gli<br />
amministratori in carica denunciano gli<br />
archivisti mastrodatti della corte locale e<br />
i governatori locali per la manomissione<br />
del “libro magistrale” dei contratti stipulati<br />
con gli affittatori; i fittuari, a loro<br />
volta, denunciano i compassatori scelti<br />
dagli amministratori per misurazioni alterate<br />
che li penalizzano.<br />
Né l’ancoraggio istituzionale offerto<br />
dalla legge Palmieri del 1792 ancora lo<br />
scontro decennale a delle regole. Quali
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
terre destinare alla coltura e quali al pascolo<br />
dei circa 800 moggi? Chi penalizzare<br />
a fronte della domanda crescente e<br />
ineludibile di messa a coltura? Come ripartire<br />
i pesi fiscali? Una relazione del<br />
governatore locale 25, Francesco Saverio<br />
Boccuti, nel novembre 1796, denuncia<br />
la malversazione del pubblico peculio<br />
dell’Università e il deserto istituzionale<br />
nel governo cittadino: dal 1° settembre<br />
del 1796 l’Università si trova priva di<br />
amministratori,<br />
motivo per cui la medesima languisce<br />
per la deficienza de’ medici condottati<br />
e gli infermi poveri muoiono a<br />
guisa de’ bruti; languisce perché i<br />
venditori di ogni genere di commestibile<br />
vendono a loro capriccio; languisce<br />
perché i poveri stanno soggetti<br />
a violenze ed oppressioni per lo<br />
passaggio delle truppe, per la prestazione<br />
gratuita, non meno del di loro<br />
personale, che de’ loro animali; e finalmente<br />
languisce perché si vedono<br />
deteriorati e devastati i fonti, le strade,<br />
scomposto l’orologio, senza esser<br />
persona alcuna che abbia la cura<br />
di farle accomodare.” Non vi sono<br />
forze sufficienti neanche per tenere<br />
la corrispondenza normale con la Regia<br />
udienza. Nessuno ha voluto accettare<br />
la carica di sindaco, perché<br />
non vi è introito: “non perché la rendita<br />
effettivamente venisse a mancare,<br />
ma perché i paesani de’ fondi della<br />
cennata Università non intendono pagare<br />
quel piccolo peso, che ciascuno<br />
a misura, del fondo suddetto dovrebbe<br />
somministrare, o vogliono pagare<br />
a loro talento.” “i prepotenti poi, sentendosela<br />
con i deputati del catasto<br />
de’ passati anni, esentavano la maggior<br />
parte de’ loro armenti, e per supplire<br />
poi l’introito che mancava, per<br />
covrire gli esiti, caricavano i pochi<br />
effetti de’ poveri, e da ciò ne avvenne<br />
che scovertasi tal cabbala da’ medesimi<br />
poveri, non vollero, come con<br />
ragione non vogliono venire ad un tale<br />
pagamento; motivo per il che da<br />
due anni a questa parte non si è formato<br />
catasto, perché sarebbe stato lo<br />
stesso che non esigere le partite in esso<br />
annotate; come non si sono esatte<br />
quelle dell’amministrazione tenuta da<br />
Pasquale Mitrione, e quelle dell’amministrazione<br />
tenuta dal dottor Salvatore<br />
Bucci, non ostante la venuta<br />
fatta qui del subalterno della Regia<br />
Udienza provinciale don Pasquale<br />
Spina, con provisione di V. S. Ill.ma<br />
incaricato.” Ad aggravare lo stato di<br />
difficoltà finanziarie si aggiungono i<br />
continui passaggi e pernotti delle<br />
squadre provinciali, delle milizie, dei<br />
regi corrieri, che “chiedono alloggi,<br />
letti, legna, pagamenti ed altro […]<br />
Un tentativo di nuova elezione dei<br />
governanti fallisce, per eccezioni di nullità<br />
prodotte (relazione del governatore<br />
del marzo 1797). Il Sacro Regio Consiglio,<br />
di fronte alla bancarotta finanziaria<br />
e politica, è costretto a rimettere in carica<br />
gli amministratori del 1790, che agli inizi<br />
del marzo 1797 prendono il possesso.<br />
La questione più spinosa è data dall’affitto<br />
delle difese demaniali ad uso di<br />
pascolo di Costa de’ porci e Forleto: Giuseppe<br />
Capaldo e Donato d’Arminio si<br />
sono rifiutati di convalidare il contratto<br />
stipulato con l’Università per 1000 ducati<br />
da pagare l’8 maggio (la gara di appalto<br />
dell’anno precedente era stata aggiudicata<br />
da Antonio e Michele Rago, e<br />
Giuseppe Capaldo, con 1000 ducati annui,<br />
per un triennio). La corte si rivela<br />
impotente a costringere gli affittuari a<br />
versare l’estaglio pattuito.<br />
NOTE<br />
7 “Ne’demani feudali si potrà valutare l’uso civico<br />
e compensarsi con una porzione delle terre<br />
del demanio medesimo, che sarà d’intera proprietà<br />
delle Università, e nella valutazione dovrà essere<br />
intesa persona che faccia le parti del barone, e non<br />
avrà effetto senza il sovrano assenso, come sarà<br />
appresso indicato” (capo XI). “Qualora la divisione<br />
dell’intero demanio feudale riuscisse difficile o dispendioso,<br />
e dagl’interessati si volesse eseguire la<br />
censuazione in modo più facile, in questo caso potrà<br />
soltanto il barone far uso della quarta parte del<br />
demanio suddetto per uso de’suoi animali e coltura,<br />
e l’altre tre parti si dovranno censuare colle regole<br />
di sopra prescritte per le diverse qualità dei terreni,<br />
corrispondendosi alle Università quanto se gli deve<br />
in compenso dell’uso civico, da essere valutato sopra<br />
l’intera estensione del demanio, per quanto ne<br />
sarà reso proprietario concorrendo il barone per la<br />
sua parte nella scelta degli esperti” (capo XII).<br />
8 “Per quei terreni di proprietà de’ cittadini,<br />
ma soggetti all’uso del pascolo comune, quando<br />
non siano coltivati, se ne potrà affrancare la servitù,<br />
pagandone corresponsione all’Università, o al barone,<br />
o a colui cui si appartenga la fida, da essere<br />
valutata, per poterli chiudere, e con maggior diligenza<br />
coltivare” (capo XIII). “Tutte le promiscuità<br />
di pascolo e legnare saranno abolite tra le Università,<br />
riguardo a’ terreni censiti, ed i controventori<br />
soggetti alle pene delle leggi imposte, per i dannificanti;<br />
e nel caso che il territorio fosse comune tra<br />
più Università, si dia luogo a concorrere alla censuazione<br />
alli naturali di esse colla dovuta proporzione”<br />
(capo XIV).<br />
9 Per le note che seguono cfr. ASNA, Pandetta<br />
Negri, b. 249, e b. 244, sub voce.<br />
10 La masseria armentizia ha una sua rilevanza<br />
economica nel peso del bilancio e della vita dell’Università<br />
di prim’ordine, che può essere espresso<br />
da alcuni dati: 500 ducati annui nelle casse comunali,<br />
poco meno di 2000 pecore a fine Settecento<br />
che vanno a svernare nella posta di Ficora, locazione<br />
di Orta, per un pascolo di 8 carri e 18 catene<br />
(212 ettari circa) con una fida di 480 ducati. ASFG,<br />
Tavoliere, b. 44, fasc.lo 906 e b. 101, fasc.lo 519.<br />
11 Oltre alla Pandetta Negri cit. dell’ASNA,<br />
cfr. ASFG, Dogana, Serie II, Processi civili, bb.<br />
865 (17633), a. 1793, b. 865 (17633), a. 1793 b.<br />
887, fasc.lo 18132, a. 1795 (18130).<br />
12 Per i dati relativi a Bisaccia abbiamo tenuto<br />
conto dei fondi oggetto di studio del presente lavoro,<br />
che registrano un incremento di popolazione<br />
ancora maggiore di quelli dati dagli studi più generali.<br />
Per lo sviluppo della popolazione nella zona,<br />
cfr. F. Barra, “Tra accumulazione borghese e latifondo<br />
contadino: la disgregazione dei patrimoni<br />
20<br />
feudali”, in A.A.V.V., (a c. di Annibale Cogliano),<br />
Proprietà borghese e latifondo contadino in Irpinia<br />
nell’800, Ed. Quaderni Irpini, Gesualdo (AV),<br />
1989. e per una valutazione più generale rispetto al<br />
regno, cfr. P. Villani, Mezzogiorno fra riforme e rivoluzione,<br />
Laterza 1977, pp. 40 e segg.; G. M. Galanti,<br />
Della descrizione geografica e politica delle<br />
Sicilie, a cura di F. Assante e D. Demarco, ESI,<br />
Napoli, 1969, parte II, cap. III; A. Filangieri, Territorio<br />
e popolazione nell’Italia Meridionale, cap.<br />
V della parte III e appendice.<br />
13 “Arcangelo M. Greco, guidando dei popolani<br />
armati assale la casa di don Annibale Tartaglia, e<br />
la saccheggia con un danno di più che 8000 ducati:<br />
incendia anche la cappella di M. SS. Dei Sette dolori”<br />
[sarà condannato poi con più sentenze nel<br />
1800, 1801, 1803, tentando inutilmente di sottrarsi<br />
al giudizio con lo scudo giurisdizionale del foro<br />
militare, spacciandosi per aiutante delle milizie provinciali],<br />
in ASNA, Udienza Generale di Guerra e<br />
Casa Reale, 1322, fasc.lo 69t, riportato da F. Scandone,<br />
“Cronache del Giacobinismo Irpino”, in Atti<br />
della Società Storica del Sannio, 1926, fasc.lo I, p.<br />
30.<br />
E per dare una ulteriore idea del clima bisaccese:<br />
Raffaele Vitale, dopo la regalizzazione, sarà<br />
detenuto nel carcere di Ariano, non per reità di stato,<br />
ma “per sottrarlo al furore dei ladri, che volevano<br />
assassinarlo, non avendo egli voluto dar loro ottocento<br />
ducati” (cfr. ASNA, Rei di Stato, b. 127).<br />
Per lo scontro di fazione e gli strascichi giudiziari<br />
che continueranno per tutti i primi anni dell’800,<br />
cfr. F. Scandone, Cronache…, cit., sub voce.<br />
14 ASNA, Pandetta Negri, b. 244.<br />
15 Cfr. ASAV, Protocolli notarili di S. Angelo,<br />
b. 446, atto del 20 agosto 1799 e appendice documentaria,<br />
infra, sub voce.<br />
16 Ancora 285 ducati sono spesi nel giugno<br />
1799 per la presenza e l’alloggiamento di truppe di<br />
passaggio.<br />
17 Un attestato notarile dell’agosto denuncia<br />
– probabilmente gonfiata – la seguente presenza:<br />
Francesco Ebreo di Nusco, don Gennaro Testa di<br />
Frigento, Giannetti Teodoro di Lacedonia, Vito Capaldo<br />
di Rocchetta; Nicolandrea Verdoscia di Castel<br />
Baronia; di Bisaccia: Michele Cafazzo, Amato,<br />
Ciriaco e Nicola, fratelli di Santoro, Vito Lucariello,<br />
Angelo e Gaetano fratelli di Vitale; Teodoro<br />
Giannetti, Francesco Saverio Giannetti, Nicola di<br />
Cosimo di Lacedonia.<br />
18 ASNA, Pandetta Negri, b. 101, 106, 108,<br />
109; numerosi i fascicoli, non sempre ordinati cronologicamente<br />
o numerati.<br />
19 Non sorprenda l’espressione “volontari”:<br />
non tutti hanno interesse a coltivare la terra e non<br />
esiste una cultura della quotizzazione equa e dalle<br />
procedure certe e imparziali.<br />
20 Cfr. ASNA, Pandetta Negri b. 101 cit., attestazione<br />
di un ottuagenario resa davanti ad un subalterno<br />
dell’udienza.<br />
21 Ibidem, bb. 103 e 106, passim.<br />
22 Il magnifico Carmine Monte, don Colantonio<br />
Bucci, il magnifico Domenico Robucerio, il<br />
magnifico Donato d’Arminio, don Francesco Solazzo,<br />
don Giacomandrea Ferrarelli (capitali fondamentalmente),<br />
il magnifico Giulio Brunatti, il<br />
magnifico Giovanni Vitale, il signor canonico Giuseppe<br />
Tartaglia, don Giuseppe Maria e don Rocco<br />
Freda, la famiglia La Tessa, Nicola Solazzo, il magnifico<br />
Nicola d’Albuzio, il dottor Pasquale Campanelli,<br />
il magnifico Sebastiano Ciani, il magnifico<br />
Vito Nicolais, il notaio Vespasiano Santoro, mastro<br />
Vincenzo Melchionna. Molte le dichiarazioni<br />
dei beni “a metà”, esprimenti un contratto a soccida.<br />
Molti anche i forestieri, luoghi pii e privati bonatenneti<br />
(compare anche un altro protagonista del<br />
1799, il dottor Nicola Serio di S. Angelo per i luoghi<br />
pii forestieri).<br />
23 Cfr. ASNA, Regia Camera della Sommaria,<br />
Pandetta Nuova IV, b. 73.<br />
24 Cfr. ASFG, Dogana, Serie II, processi civili,<br />
b. 529 (fasc.lo 11180), e b. 531, fasc.lo 11204.<br />
25 Cfr. ASNA, Pandetta Negri, b. 101.<br />
continua nel prossimo numero
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
INCONTRO CON CARLO LEVI<br />
ad Albano di Lucania<br />
arlo Levi nasce a Torino il 29 novembre<br />
C1902. Intorno al 1922 si lega d’amicizia<br />
con Antonio Gramsci e Pietro Gobetti che lo<br />
invitano a collaborare alla rivista “Rivoluzione<br />
liberale”. Nel 1924 si laurea in medicina<br />
e vi mantiene uno studio fino al 1927,<br />
ma la professione preferita è stata, invece,<br />
la pittura con la quale ebbe un notevole successo<br />
a Genova, Milano, Londra, alla Biennale<br />
di Venezia e a Parigi; la coerenza delle<br />
sue idee lo porta a dare un peso politico alla<br />
pittura, da lui considerata come espressione<br />
di libertà. In quegli anni appare inserito nell’ambiente<br />
culturale torinese; oltre a Gramsci<br />
e Gobetti frequenta Cesare Pavese, Giacomo<br />
Noventa, Luigi Einaudi e più tardi Edoardo<br />
Persico, Lionello Venturi e Luigi Spazzapan.<br />
Nel 1931 si unisce al movimento antifascista<br />
“Giustizia e Libertà”, fondato tre anni prima<br />
da Carlo Rosselli. Nel 1934 venne arrestato<br />
per attività antifascista l’anno dopo, dimesso<br />
dal carcere Regina Coeli, fu mandato al confino<br />
di tre anni in Lucania e nel 1936, nell’euforia<br />
fascista per la conquista etiopica,<br />
veniva graziato. Ma subito riprendeva il lavoro<br />
politico ed emigrava in Francia. Rientrava<br />
in Italia nel 1943, per prendere parte alla<br />
Resistenza; qui fu arrestato per la seconda<br />
volta. Nel 1944 condirigeva “La Nazione del<br />
popolo” di Firenze e l’anno dopo a Roma<br />
era direttore del giornale del partito d’azione<br />
“Italia libera”. Nel 1963 e nel 1968 eletto al<br />
Senato come indipendente nelle liste comuniste.<br />
Muore a Roma nel gennaio 1975. Per<br />
sua volontà, viene sepolto ad Aliano (Mt),<br />
dove aveva ritrovato gli autentici valori umani<br />
che lo avevano sorretto e confortato nei<br />
momenti più drammatici della sua vita e negli<br />
anni più bui della storia italiana1. L’esperienza fatta durante il confino gli<br />
ispirerà il racconto memoriale e saggio sociologico<br />
insieme “Cristo si è fermato a<br />
Eboli”, che scrisse tra il Natale 1943 e mese<br />
di luglio 1944, il cui tema è costituito dall’affascinante<br />
scoperta dell’esistenza di una<br />
civiltà contadina essenzialmente autonoma,<br />
che vorrebbe e dovrebbe organizzarsi come<br />
tale, soffocata invece da una civiltà statolatrica<br />
e teocratica (Stato e Chiesa). Il libro<br />
pubblicato, dopo la liberazione, a cura di<br />
Giulio Einaudi editore nel 1945 e tradotto<br />
in molte lingue, riscontrava subito il favore<br />
della critica e del pubblico in Italia e all’estero,<br />
tanto da diventare un classico della letteratura<br />
italiana.<br />
Per il titolo del libro Carlo Levi si rifece<br />
alla frase proverbiale sentita tante volte ripetere<br />
nelle bocche dei contadini di Aliano:<br />
“Noi, dicevano, non siamo cristiani! Cristo<br />
si è fermato a Eboli”, che è nulla più che<br />
l’espressione di uno sconsolato complesso<br />
di inferiorità, in quanto non erano considerati<br />
come cristiani ma come bestie, che dovevano<br />
subire il mondo dei cristiani 2.<br />
Il confino di Levi ebbe inizio a Grassano<br />
e poco dopo trasferito ad Aliano (Mt), un<br />
centro dell’Appennino lucano sullo spartiacque<br />
tra il fiume Agri e il suo affluente Sauro,<br />
con la frazione Alianello sulla sponda sinistra<br />
dell’Agri 3.<br />
La prima cosa che lo colpì giungendo ad<br />
Aliano fu il paese posto su una specie di sella<br />
irregolare in mezzo a profondi burroni. Da<br />
ogni parte non c’erano che precipizi di argilla<br />
bianca, su cui le case stavano come librate<br />
nell’aria; e d’ognintorno altra argilla, senza<br />
alberi e senza erba, scavata dalle acque in<br />
buche, coni, piagge di aspetto maligno, come<br />
un paesaggio lunare. Le case tutte uguali fatte<br />
di una sola stanza che serviva da cucina,<br />
camera da letto e anche da stalla per le piccole<br />
bestie. Prendeva luce dalla porta, i muri<br />
ed il soffitto erano affumicati dal camino su<br />
cui si faceva da mangiare con pochi stecchi.<br />
Il letto era enorme su cui dormiva tutta la famiglia,<br />
i bambini piccoli lattanti erano tenuti<br />
in piccole ceste appese al soffitto con delle<br />
corde penzolanti, poco più in alto del letto 4.<br />
Ben presto fu chiamato per un moribondo<br />
ed ebbe così modo di apprendere che la<br />
malaria perniciosa era di casa. La malaria<br />
era un flagello peggiore di quello che si potesse<br />
pensare: colpiva tutti e mai curata du-<br />
21<br />
rante la vita. Pertanto il lavoro ne era impedito,<br />
la razza indebolita e fiaccata, i poveri risparmi<br />
andavano in fumo, ne derivavano la<br />
miseria più nera, la schiavitù senza speranza.<br />
La malaria nasceva dalle argille disboscate,<br />
dai fiumi abbandonati, da un’agricoltura senza<br />
risorse, che generava a sua volta la miseria<br />
in un circolo mortale 5.<br />
Col passare dei giorni si rese conto che<br />
un altro male era costituito dalla classe dirigente<br />
locale che teneva in mano tutti, con la<br />
minaccia o la speranza, imponendo gravose<br />
tasse ai contadini. Più grave era quella sulle<br />
capre, del valore all’incirca della bestia, per<br />
cui erano costretti ad ucciderle e restare senza<br />
latte per i bambini e senza formaggio. Per<br />
riscuotere le tasse arrivava puntualmente<br />
l’ufficiale esattoriale, il quale diceva che ad<br />
Aliano il suo lavoro andava male. Aggiungeva<br />
che i contadini non pagavano le tasse, si<br />
veniva per pignorare e non si trovava nulla,<br />
mobili non ne avevano. A volte si doveva<br />
accontentare di una capra, qualche piccione,<br />
una bottiglia d’olio oppure un po’ di farina.<br />
I contadini erano pieni di debiti, avevano<br />
la malaria e non avevano da mangiare 6.<br />
I signori erano tutti iscritti al Partito, anche<br />
quei pochi che la pensavano diversamente,<br />
soltanto perché il Partito era il Governo,<br />
era lo Stato, era il Potere, ed essi si<br />
sentivano naturalmente partecipi di questo<br />
potere. I contadini, per la ragione opposta,<br />
non erano iscritti. Lo Stato per essi erano<br />
quelli di Roma che non volevano farli vivere<br />
da cristiani, perciò erano soliti dire: C’è la<br />
grandine, le frane, la siccità, la malaria, e<br />
c’è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono<br />
sempre stati e ci saranno sempre. Ci fanno<br />
ammazzare le capre, ci portano via i mobili<br />
di casa e ci mandano a fare la guerra. Per<br />
essi lo Stato era più lontano del cielo e più<br />
maligno, perché stava sempre dall’altra parte.<br />
La sola possibile difesa era la rassegnazione<br />
senza speranza di paradiso, che curvava<br />
le loro schiene sotto i mali della natura 7.<br />
Queste terre, dopo il brigantaggio, avevano<br />
ritrovato una loro funebre pace. In qualche<br />
paese, i contadini che non potevano trovare<br />
nessuna espressione nello Stato, e nessuna<br />
difesa nelle leggi, si levavano per la<br />
morte, bruciavano il municipio o la caserma<br />
dei carabinieri, uccidevano i signori e poi<br />
partivano rassegnati per le prigioni 8.<br />
Per quello stato di cose per i contadini<br />
tutto aveva un doppio senso. La donna-vacca,<br />
l’uomo-lupo, la capra-diavolo non erano<br />
che immagini particolarmente fissate e rilevanti,<br />
ogni persona, animale, albero, oggetto,
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
parola partecipavano a questa ambiguità. Nel<br />
mondo contadino non c’era posto per la ragione,<br />
per la religione e per la storia. Non<br />
c’era posto per la religione appunto perché<br />
tutto era partecipe alla divinità, perché tutto<br />
era regolarmente e simbolicamente divino, il<br />
cielo come gli animali, Cristo come la capra.<br />
Tutto era magia naturale anche le cerimonie<br />
della chiesa diventavano dei riti pagani 9.<br />
Dalla descrizione fatta dalla sorella Luisa<br />
prima e per la constatazione diretta dopo,<br />
Carlo Levi scopre nelle case-grotte dei Sassi<br />
di Matera la capitale dei contadini, il cuore<br />
nascosto della loro antica civiltà, tanto<br />
espressiva e toccante la sua dolente bellezza.<br />
Lì di fronte al monte pelato e brullo, su cui<br />
sono i villaggi trincerati di Murgia Timone,<br />
Murgecchia e Tirlecchia degli antichi agricoltori<br />
e pastori Neolitici 10, in fondo al quale<br />
scorre un torrentaccio, la Gravina, con poca<br />
acqua impaludata fra i sassi del greto, il burrone<br />
prende forma di due mezzi imbuti affiancati,<br />
separati da uno sperone e riuniti in<br />
basso in un apice comune, detti Sasso Caveoso<br />
e Sasso Barisano, che danno l’idea<br />
dell’inferno dantesco.<br />
Qui durante l’Età del Bronzo si andò sviluppando<br />
l’habitat rupestre legato in genere<br />
all’insicurezza sociale connessa al mondo<br />
contadino e alla sua economia. In questi immensi<br />
burroni di origine carsica dunque incominciò<br />
a vivere una popolazione che ricavava<br />
dal masso i propri ambienti, compresi il<br />
luogo di culto, la macina, la stalla e quant’altro<br />
permise la sopravvivenza in quegli antri in<br />
cui trovavano una loro collocazione sia l’esigenza<br />
del sacro che l’organizzazione sociale.<br />
Ancora negli anni Quaranta del secolo<br />
scorso una stretta mulattiera, che scendeva<br />
serpeggiando di girone in girone, passava<br />
davanti alle case che erano grotte scavate nel<br />
tufo o nella parete d’argilla indurita con sul<br />
davanti una facciata finta. Per l’inclinazione<br />
della costa, sorgevano in basso a filo del<br />
monte: in quello stretto spazio tra le facciate<br />
e il declivio passavano le strade che erano insieme<br />
pavimenti per quelli che uscivano dalle<br />
abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto.<br />
Le case non prendevano luce e aria se<br />
non dalla porta; alcune non avevano neppure<br />
quella: si entrava dall’alto attraverso una botola<br />
o una scaletta. Dentro quei buchi neri si<br />
vedevano i letti, le misere suppellettili, i cenci<br />
stesi. Sul pavimento vi erano sdraiati i cani,<br />
le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia<br />
aveva una sola di quelle grotte per tutta abitazione<br />
e ci dormivano tutti insieme, uomini,<br />
donne, bambini e bestie. In quelle condizioni<br />
vivevano nei Sassi circa ventimila persone.<br />
Di bambini ce n’erano una infinità nudi del<br />
tutto o coperti di stracci, molti dei quali con<br />
gli occhi socchiusi e le palpebre rosse e gonfie,<br />
erano affetti di tracoma. Altri bambini<br />
coi visini grinzosi come vecchi e sheletriti<br />
per la fame; i capelli pieni di pidocchi e di<br />
croste, con delle pance gonfie e la faccia<br />
gialla e patita per la malaria. In alcune grotte<br />
scure e puzzolenti si vedevano bambini<br />
sdraiati per terra, sotto delle coperte a brandelli,<br />
che battevano i denti per la febbre, altri<br />
si trascinavano a stento, ridotti pelle e ossa<br />
dalla dissenteria. Questi bimbi non chiedeva<br />
al passante l’elemosina ma solamente: ‘u<br />
chinì!, il chinino 11.<br />
Come ebbe a riferire alla RAI il prof.<br />
Giovanni Caserta, che aveva vissuto nei Sassi<br />
fino all’età di 18 anni, nell’insieme era<br />
uno spettacolo di miseria e di degradazione<br />
subumana.<br />
Le preghiere degli abitanti dei Sassi, innalzate<br />
per secoli in quelle povere centocinque<br />
chiese rupestri, per la gran parte affrescate<br />
con immagini bizantine, furono finalmente<br />
ascoltate quando, ironia della sorte,<br />
Carlo Levi, uomo non molto amato dalla<br />
Chiesa per via dei suoi ideali politici, provando<br />
compassione per quegli afflitti come il<br />
“buon samaritano” (Lc. 10, 25-37), mediante<br />
il suo “Cristo si è fermato a Eboli” denunciò<br />
al mondo le condizioni di vita di<br />
quella gente come la “vergogna nazionale<br />
italiana”. Soltanto allora le autorità centrali<br />
(Alcide Da Gasperi, capo del Governo, ed<br />
Emilio Colombo, ministro del Tesoro) provvidero<br />
a risolvere il caso con apposite leggi,<br />
che portarono al trasferimento in massa degli<br />
abitanti dei Sassi ai nuovi rioni e borghi rurali<br />
appositamente edificati.<br />
Al tempo d’oggi lo scenario irreale e<br />
fuori del tempo dei Sassi di Matera è uno<br />
dei set cinematografici privilegiati per i film<br />
su Gesù, come La passione di Cristo (2003)<br />
di Mel Gibson.<br />
* * *<br />
Nel febbraio del 1965, quale brigadiere<br />
dei Carabinieri, fui mandato a comandate la<br />
Stazione di Albano di Lucania (Pz), un centro<br />
a circa mille metri s.l.m. Il clima abbastanza<br />
fresco con un’aria pura e trasparente,<br />
tipici dell’alta montagna. Come i comuni limitrofi<br />
di Trivigno, Castelmezzano, Pietrapertosa<br />
e Campomaggiore era collegato al<br />
capoluogo da una franosa strada provinciale<br />
che si allacciava all’Appia 7; la superstrada<br />
Basentana non era stata ancora costruita.<br />
Mi resi subito conto che il paese era in<br />
cattive condizioni, la caserma era situata nel<br />
palazzo baronale fatiscente, costruito l’anno<br />
in cui era stata scoperta l’America, 1492. La<br />
popolazione presente era costituita da donne,<br />
vecchi e bambini, giacché quasi tutti gli uomini<br />
erano da diversi anni a lavorare in Germania,<br />
in Inghilterra e in Australia. Anche<br />
qui la gente parlava di miseria per la mancanza<br />
di lavoro, facendomi venire alla mente<br />
i contadini di Aliano, dei quali avevo appreso<br />
leggendo il “Cristo si è fermato a Eboli” di<br />
Levi che, in seguito, tornai a leggere. Col<br />
22<br />
passare del tempo mi resi conto degli usi e<br />
costumi e delle varie credenze non molto diverse<br />
degli altri centri della Lucania. Era comunque<br />
una comunità di buona gente, dedita<br />
ad ogni tipo di lavoro e timorata di Dio. Anche<br />
qui vi era un confinato, successivamente<br />
ne arrivarono altri due (G. Giammona e C.<br />
Ciaramitaro), non erano dei reazionari politici<br />
ma volgari e pericolosi delinquenti siciliani.<br />
La sola grande assente era la malaria!<br />
Dopo un paio d’anni, man mano che gli<br />
uomini tornavano dall’estero con del danaro<br />
messo da parte, ebbe inizio la trasformazione<br />
del centro abitato in quanto si ristrutturavano<br />
le vecchie abitazioni e se ne costruivano altre,<br />
le stalle le trasformavano in garage per<br />
mettervi l’auto oppure il “tre ruote” (motofurgone),<br />
che sostituivano le vecchie “vetture”<br />
(cavalli, asini e muli), l’amministrazione<br />
comunale provvedeva a lastricare le strade,<br />
mentre io facevo costruire una nuova caserma<br />
dell’Arma.<br />
Un tardo pomeriggio di una domenica<br />
primaverile dell’anno 1970 notai nella piazza<br />
antistante la caserma un certo movimento di<br />
persone. Chiesi a qualcuno cosa stesse accadendo<br />
e mi fu risposto: “C’è Carlo Levi”.<br />
Uscii per salutarlo ma intanto, mi dissero,<br />
era partito per Campomaggiore. Presi l’auto<br />
e lo raggiunsi a circa metà strada, dove si<br />
era fermato coi suoi amici per ammirare le<br />
guglie spettacolari delle Dolomiti Lucane.<br />
Ero in divisa da brigadiere, mi fermai ad una<br />
ventina di metri e, sceso dall’auto, mi stavo<br />
avvicinando a piedi quando ebbi l’impressione<br />
che Carlo Levi mi guardava impensierito,<br />
forse gli ricordavo quel brigadiere arrogante<br />
dai capelli neri impomatati di Aliano,<br />
che lo sorvegliava assiduamente 12.<br />
Appena fui vicino gli dissi di essere un<br />
suo ammiratore, quale uomo di cultura, e<br />
che desideravo salutarlo di persona. Egli sorridente<br />
mi prese le mani fra le sue e stringendomele<br />
rispose dicendo: “Lei mi commuove<br />
e mi fa felice oltremodo!”<br />
NOTE<br />
Damiano Pipino<br />
1 Sassiweb. it – Carlo Levi, la Lucania e Matera –<br />
Nota biografica; GEV (Grande Enciclopedia Vallardi),<br />
volume IX, p. 43.<br />
2 Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, ed. Einaudi,<br />
Torino, 1969 – ottava edizione, p. 3.<br />
3 Città e Paesi d’Italia, ed. Istituto Geografico De<br />
Agostini, Novara, 1968, volume V, p. 233<br />
4 Carlo Levi, op. cit., pp. 6, 7, 106.<br />
5 Ibidem, pp. 136, 157.<br />
6 Ibidem, pp. 25, 32, 42.<br />
7 Ibidem, pp. 67, 68.<br />
8 Ibidem, p. 125.<br />
9 Ibidem, p. 102.<br />
10 Radmilli Antonio Mario, Popoli e civiltà dell’Italia<br />
antica, ed. Biblioteca di Storia Patria, Roma, 1974,<br />
volume I, pp. 305 – 330.<br />
11 Carlo Levi. Op. cit., pp. 72-77.<br />
12 Ibidem, p. 16.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
N<br />
DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />
NG’ERAN’ NA VOTA<br />
I FR’GGIAR’<br />
da la stagion’ pur’ li vuov’ avienna ess’ f’rrat’, si nò quann’<br />
camm’navan’ s’ cuns’mava l’ogna e s’azz’ppavan’.<br />
P’ f’rrà li vuov’ lu mastr’ e lu r’scibb’l’ avienna scì for’ a la massaria,<br />
la matina vietta, cu r’ frisch’, s’ m’ttienn nda na cascetta tutt’ li stigl’ r’ la<br />
f’rratura, li fierr’ r’ tott’ r’ m’sur’, li chiuov’ cchiù picc’ninn, la pastora,<br />
na zoca fatta cu la canapa p’ n’ escoriare l’animal’ a lu punt’ chi s’attaccava,<br />
la naschetta e s’ scìa for’.<br />
Quann’ s’arr’vava s’ m’ttienn’ tutt’ li stigl’ ngimma a na chianca s’<br />
p’gliava lu vov’ chi s’avìa f’rrà; li vuov’ n’ nn’eran’ abituat’ a ess’ f’rrat’,<br />
s’avìa prima pr’parà: s’attaccava la pastora a lu cuogghj’ r’ lu vov’, l’atu<br />
cap’ s’ facìa passà ra miezz’ a li pier’ r’ nant’, s’ facìa r’manè la zoca lenta,<br />
nu chiacch’ s’attaccava a lu per’ r’ nn’ret’, un’ t’rava lu cap’ r’ la zoca<br />
e n’aut’ t’nìa lu per’ auzat’, si lu vov’ n’ stìa ferm’ s’ m’ttìa la naschetta a<br />
lu nas’ e un’ la t’nìa stretta e s’accumm’nzava a f’rrà.<br />
Lu r’scibb’l’ avia stà semp’ cu l’uocchj’ e r’aurecchj’ app’zzat’<br />
quann’ abb’s’gnava nu fier’ a lu mastr’, avìa ess’ pront’ a p’ lu rà n’<br />
savìa perd’ tiemp’ s’ nò l’animal’ s’ stancava; quann’ s’eran’ f’rrat’ li pier’<br />
r’ nn’ret’ s’ m’ttìa la pastora a lu per’ r’ n’ant’ e s’attaccava a lu cuogghj’,<br />
un’ mant’nìa lu per’ auzat’ e s’ f’rravan’ li pier’ r’ nant’, quas’ semp’ passava<br />
totta la sc’rnata, la patrona cucìa li maccarun’ cu la carna r’ lu hagghiucc’,<br />
quann’ s’era f’rnut’ r’ f’rrà lu r’scibb’l’ arr’nava tutt’ li stigl’, r’<br />
m’ttìa nda la cascetta, lu patron’ ropp’ chi avìa pahat’ rialava a lu star’ ni<br />
hagghiucc’ e a lu r’scibb’l’ roj ov’, m’ttienn’ la cascetta ngimma a la ciuccia,<br />
lu mastr’ a cavagghj’, lu r’scibb’l’ a l’apper’ e s’ r’travan’ a Calitr’.<br />
Quann’ s’arr’vava lu r’scibb’l’ m’ttìa a post’ li stigl’ si ancora era juorn’<br />
arr’s’riava n’ picca la forgia, r’mpia lu car’vun’ e quann’ s’era scurat’ s’ r’trava<br />
a la casa.<br />
Lu mes’ r’abril’ e uttobr’ s’ car’savan’ li ciucc’ e li mul’, la r’men’ca<br />
lu mastr’ f’rrava, lu r’scibb’l’ car’sava, quann’ l’animal’ n’ s’ v’lìa stà s’<br />
m’ttìa lu “tuorc’ muss’”: nu miezz’ astil’ r’ zappa cu nu p’rtus’ a nu lat’<br />
intr’ passava na z’culegghia fatta a chiacch’, s’ nf’nnìa nda l’acqua accussì<br />
s’ ncurdava e allazzava megl’, s’ m’ttìa lu muss’ r’ cimma int’ a lu<br />
chiacch’, s’agg’rava lu man’ch’ fin’ a chi n’ str’ngìa buon’ (era una vera<br />
tortura per l’animale).<br />
Quann’ lu mastr’ avìa f’rnut’ r’ f’rrà e n’ ng’eran’ at’ animal’, lu mastr’<br />
f’rnìa r’ car’sa e lu r’scibb’l’ arr’s’riava la forgia: m’ttìa a post’ tutt’ li<br />
stigl’, scupava nterra, cangiava l’acqua a lu p’lon’, scìa a g’ttà, a lu<br />
m’nn’zzar’, r’ sf’rrusc’n’ e li pil’ car’sat’, quann’ avìa f’rnut’ r’arr’c’ttà s’<br />
r’trava a la casa; na vota arr’vat’ a casa s’avìa lavà, m’ttìa nu par’ r’ s’cchiett’<br />
r’acqua nda na callara r’ rama rossa s’ nzap’nava buon buon, s’ m’nava<br />
n’atu s’cchiett’ r’acqua ncuogghj’, s’ sciacquava, par’ ca t’niemm’ lu<br />
bagn’ cu la doccia cum’ lu t’nim’ mo’, un’ chi s’ v’lìa fa lu bagn’ mrgl’<br />
sc’a a la chiatra r’ lu Vruogn’ sott’ a lu pont’ r’ fierr’ a l’Ofat’.<br />
Tutt’ quest’ lu r’scibb’l’ r’avìa fa p’ s’ mparà u m’stier’, sìavìa<br />
arr’bbà cu l’uocchj’, n’ nn’era ca lu mastr’ a la fin’ r’ lu mes’ t’ pahava,<br />
na f’ssaria a r’ fiest’ sul’ p’ gì a lu cinama, n’ nn’era cum’ mò si n’ m’<br />
pah’ n’ ng’ vengh’. Cu la ndustrializzazion’ r’ l’agricolyura tott’ r’ cos’ n’<br />
s’ fann’ cchiù, e cum’ so’ sparut’ tanta m’stier’ pur lu f’rgiar eia sparut’,<br />
ng’eia r’mast’ sul’ mast’ Fonz’ r benfigliuol’ chi ten’ cchiù r’ uttant’ann’<br />
“cient’ e bbuon’” l’aurij chi pozza cambà nat’ cient’ann’ semp’ cu bona<br />
saluta. Tutt’ quegghj ca agg’ scritt’ m’hav’ aitat’ zi Fonz’ cu la soia<br />
esperienza r’ tant’ann’ r’ lavoro.<br />
VINCENZO METALLO<br />
23<br />
N<br />
C’ERANO UNA VOLTA<br />
I FABBRI FERRAI<br />
ella stagione anche i buoi dovevano essere ferrati, altrimenti quando<br />
camminavano si consumaVa l’ugna e si azzoppavano. Per ferrare<br />
i buoi il mastro e il discepolo dovevano andare in campagna alla<br />
masseria, la mattina presto, con il fresco, mettevano in una cassetta tutti<br />
i ferri del mestiere, i ferri di tutte le misure, i chiodi più piccoli, la pastora,<br />
cioè una corda fatta di canapa che non feriva l’animale, la naschetta<br />
e si andava in campagna. Appena arrivati si mettevano tutti i ferri<br />
su una tavola, si prendeva il bue che si doveva ferrare, i buoi non erano<br />
abituati ad essere ferrati e perciò si doveva prima preparare: si legava<br />
la pastora al collo del bue e l’altro capo della fune si faceva passare in<br />
mezzo ai piedi davanti e si lasciava la corda molto lenta, si legava al<br />
piede di dietro, uno tirava il capo della fune ed un altro teneva alzato il<br />
piede del bue, se l’animale non stava fermo si metteva la naschetta al<br />
naso ed uno la teneva stretta e si cominciava a ferrare, il discepolo doveva<br />
stare sempre con gli occhi e le orecchie attente quando bisognava<br />
un ferro al mastro, doveva essere pronto nel porgerlo perchè non si doveva<br />
perdere tempo, altrimenti l’animale si stancava; quando si erano<br />
ferrati i piedi di dietro, si metteva la pastora al piede davanti e la si legava<br />
al collo, uno manteneva il piede alzato e si ferravano i piedi davanti,<br />
quasi sempre trascorreva tutta la giornata, mentre la padrona<br />
cucinava i maccheroni col galletto.<br />
Quando si era finito di ferrare il discepolo raccoglieva tutti gli arnesi<br />
e li metteva in cassetta, il padrone dopo aver pagato, regalava al<br />
mastro un galletto e al discepolo due uova; mettevano la cassetta sull’asino<br />
e il mastro a cavallo e il discepolo a piedi ritornavano a Calitri.<br />
Appena arrivati il discepolo metteva a posto gli arnesi e se era ancora<br />
giorno spazzava un po’ la forgia, spaccava i carboni e quando scuriva si<br />
ritirava a casa. Nei mesi di aprile e ottobre si tosavano gli asini e i muli,<br />
la domenica il mastro ferrava e il discepolo tosava, quando l’animale<br />
non stava fermo si metteva il “torcimuso”, un mezzo manico di zappa<br />
con un buco a fianco dentro passava un funicella fatta a cappio la<br />
corda veniva bagnata nell’acqua per diventare più rigida, si metteva il<br />
labbro superiore dentro il cappio si girava il legno fino a farlo stringere<br />
bene (era una vera tortura per l’animale).<br />
Quando il mastro aveva finito di ferrare e c’erano altri animali, il<br />
mastro terminava di tosare e il discepolo puliva la forgia; metteva a posto<br />
i ferri, spazzava per terra, cambiava l’acqua nel pilone, andava a buttare<br />
all’immondezzaio i rimasugli di ferro e i peli tosati, quando aveva<br />
terminato di pulire si ritirava a casa sua, dove doveva lavarsi metteva un<br />
paio di secchi d’acqua in una caldaia di rame rosso e si puliva per bene,<br />
non è che c’era il bagno con la doccia come oggi, ma chi voleva farsi il<br />
bagno andava all’Ofanto sotto il ponte di ferro.<br />
Tutto questo il discepolo doveva fare per imparare il mestiere, che<br />
doveva rubare con gli occhi, perchè il mastro alla fine del mese non ti<br />
pagava, una sciocchezza alle feste soltanto per andare al cinema, non<br />
era come ora:”se non mi paghi non ci vengo”.<br />
Con l’indutrializzazione dell’agricoltura tutte queste cose non si<br />
fanno più, come sono spariti tanti mestieri anche il fabbro ferraio sta<br />
sparendo, oggi è rimasto solo mast Fonz’ r’ benfigliuol’, che ha più di<br />
ottant’anni “cento e buoni” gli auguro che possa campare altri cento anni<br />
sempre con buona salute, lo ringrazio per la collaborazione che mi ha<br />
offerto, altrimenti non avrei potuto scrivere tutto questo.<br />
da n. 35 continua - 6
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
na piccola storia del mio paese chiamato CALITRI che<br />
Ustà sulla collina; 40 anni fa era bell’ a l’uocchj mij, lu v’ria<br />
accussì, ngimma a lu afij r’ la Cascina, r’ cas’, un’ v’cin’<br />
alaut’, e tutt’ li cristian’ nmiezz’ a la via, chi s’ ncundravan’ a<br />
prima matina, e s’ r’cienn’ tutt’ ndov’ s’avienna abbià, cu li<br />
ciucc’, cu li mul’, li tascappan’ appis’, cu n’ picca r’ pan’ e f’rmagg’,<br />
na nzalata r’ pr’mmarol’ ndo l’uort’ s’ la scienn’ a fa.<br />
Na b’tt’gliegghj r’uogl’, sal’ e acit’ e s’ mangiava tutt’<br />
sap’rit’ pur’ cu r’ f’rmich’.<br />
La sera quann’ s’ r’travan’ nata vota scundravan’, tutt’<br />
nmezza a la via, cum’ era sciuta la sc’rnata.<br />
R’ criatur’ a giuquà a s’tt’mana e a mazza e piuz’, tutt’ allehr’<br />
a pazzià; nuj chi ierm’ cchiù gruoss’, ropp’ fatt’ li scritt’<br />
a l’acqua aviemma scì, la s’rola aviemma enghj, a scappà ca<br />
chi cchiù l’anghia prima, si no n’ p’tiemm scì a giuquà; lu r’spiett’<br />
r’ li viecchj aviemma t’nè, bongiorn’ a tutt’ quanda<br />
aviemma ric’, li cingul’ e r’ lahan’ n’aviemma mbarà a fasi nò<br />
n’ n’ p’tiemm’ mmar’tà.<br />
Ma ierm’ cuntend’ lu stess’, stiemm’ semb’ allehr’, a<br />
cantà e a pazzià.<br />
Calitr’ eia bell’ p’ quest’, ca t’ canusc’ cu tutt’ quanta,<br />
ognun’ ten’ ra ric’, r’ chiacchiar’ stann’ a picca, un’ ric’ e<br />
n’aut’ cunferma, che paies’ eia quist’, eia megl’ ndo la città,<br />
n’ t’ canosc’ n’sciun’ e puoi fa quegghj chi vuoj.<br />
La città eia bella sì, ma eia fredda intr’ e for’, senza an’ma<br />
e senza cor’.<br />
Quann’ vien’ p’ Santa Lucia, vir’ Calitr’ cum’ nu presepij,<br />
bell’ tutt’ illuminat’, pur ca lu t’rramot’ hav’ lassat’ lu segn’,<br />
r’ cas’ so’ mezz’ distrutt’, li cristian’ so’ ammangat’ e chi<br />
emigrat’, ma semb’ a Calitr’ hanna t’rnà; r’ cannazz’ sul’ a<br />
Calitr’ r’ sapim’ fa !<br />
R’ sauzicchj n’ r’ mirian’ tutt’ quanda, ca s’ vol’n’mbarà,<br />
ma n’ ng’ riesc’n’. n’g’eia niend’ a ra fa. Ij rich’ semb’ ca era<br />
megl’ prima, quann’ stiemm’ pesc’, ierm’ verd’ e giuv’n’,<br />
mo’ cchiù sciam nnand’ e pesc’ n’ tr’vam’, cu li figl’, li n’put’,<br />
po l’Eur’ n’hav’ aggiustat’, ma basta a saluta e nu par’ r’<br />
scarp’ nov’ e p’tim’ agg’rà tutt’ lu munn’; a saluta eia ammangata,<br />
i sold’ pur, p’ quess’ a Calitr’ hamma stà!<br />
Ma pur’ ca so’ passat’ l’ann’, al mio paese mi voglio dedicà,<br />
col cuore e con la mente quel poco che posso fà. I restauri<br />
p’ Calitr’, li stanno a fà sindaco, architetti, geometri e<br />
mastr’ s’ rann’ a ra fà, per non far morire questo paese tutti le<br />
maniche ci dobbiamo rimboccare.<br />
So’ v’nut’ tanda stranier’, Russi, Inglesi, Americani, ndo<br />
la staggion’ s’ ven’n’ a r’fr’sckà e a cunz’là e nuj ramma<br />
trattà buon’ n’ r’amma fa scappà.<br />
Ci sarebbe tanto da dire, c’è una vita di tutti da scoprire;<br />
io mi diverto così a pensare le cose vissute e quelle da vivere;<br />
anche se la mia vita è un romanzo, dedicato più agli altri,<br />
adesso mi dedico un po’ a me, un po’ con la fantasia che<br />
non guasta.<br />
Ij non sono nè ragioniera, nè laureata, inzomma a la scola<br />
n’ nzo riusciuta, con la fantasia la poetessa v’lia fa.<br />
E menu mal’ ca la cap’, n’ l’agg’ fatta mai patisc’, mo’<br />
buon’ o brutt’ m’avita cumbiatisc’, vi voglio bene e vi voglio<br />
amà, la poetessa da strapazz’ eccola qua, prima era bbona e<br />
mo so’ assuta paccia.<br />
CALITRI<br />
Il mio paese<br />
24<br />
U<br />
na piccola storia del mio paese chiamato Calitri che sta<br />
sulla collina; 40 anni fa era bello ai miei occhi, lo vedevo<br />
così: sul parapetto alla Cascina, le case una vicina all’altra, e<br />
tutte le persone in mezzo alla strada, si incontravano a prima<br />
mattina, e si raccontavano tutto, dove dovevano andare, con<br />
gli asini, o con i muli, i tascapani appesi, con un po’ di pane e<br />
formaggio, una insalata di pomodori raccoglievano nell’orto.Una<br />
bottiglietta d’olio, sale ed aceto e si mangiava, tutto<br />
era saporito, anche con le formiche.<br />
La sera al rientro si incontravano di nuovo, tutti in mezzo<br />
alla strada a raccontare come era andata la giornata. I bambini<br />
a giocare alla settimana o a mazza e piuzo, tutti allegri a<br />
giocare; noi che eravamo più grandi, dopo fatto i compiti<br />
per la scuola, dovevamo andare all’acqua per riempire la<br />
giara e facevamo le corse a chi la riempiva prima, altrimenti<br />
non c’era tempo per giocare; il rispetto per gli anziani dovevamo<br />
avere, buongiorno a tutti dovevamo dire, i cingul’ e<br />
r’ lahan’ dovevamo imparare a fare, altrimenti non potevamo<br />
maritarci.<br />
Ma eravamo contenti ugualmente, eravamo sempre allegri,<br />
a cantare e a giocare.<br />
Calitri è bello per questo, perché ci si conosce con tutti,<br />
ognuno ha da raccontare, le chiacchiare stanno a basso prezzo,<br />
uno dice e l’altro da il mangime agli animali, che paese è<br />
questo? È meglio la città, non ti conosce nessuno e puoi fare<br />
quello che vuoi. La città è bella sì, ma è fredda dentro e fuori,<br />
senza un’anima e senza cuore. Quando vieni da Santa Lucia,<br />
vedi Calitri come un presepio, tutto bello illuminato, anche se<br />
il terremoto ha lasciato il segno, le case sono distrutte per<br />
metà, le persone sono diminuite e alcuni sono emigrati, ma<br />
sempre a Calitri devono ritornare; le cannazze soltanto a Calitri<br />
le sappiamo fare.<br />
Le salsicce ce le invidiano tutti, e vogliono imparare a<br />
farle, ma non c’è niente da fare. Io dico sempre che era meglio<br />
prima, quando stavamo peggio, eravamo verdi e giovani,<br />
ora più si va avanti e peggio ci ritroviamo, con i figli, i nipoti,<br />
poi l’euro ci ha fatto peggiorare, ma basta la salute e un paio<br />
di scarpe nuove per girare il mondo; la salute è venuta meno,<br />
i soldi pure, perciò a Calitri dobbiamo restare!. Ma anche se<br />
sono passati gli anni, al mio paese mi voglio dedicare, col<br />
cuore e con la mente quel poco che posso fare. I restauri per<br />
Calitri, li stanno facendo il Sindaco, architetti, geometri e<br />
mastri si danno da fare, per non far morire questo paese tutti<br />
ci dobbiamo rimboccare le maniche.<br />
Sono venuti tanti stranieri, Russi, Inglesi, Americani, nella<br />
stagione si vengono a rinfrescare e a consolare e noi li dobbiamo<br />
trattare bene, non li dobbiamo far fuggire. Ci sarebbe<br />
tanto da dire, c’è una vita di tutti da scoprire; io mi diverto<br />
così a pensare le cose vissute e quelle da vivere; anche se la<br />
mia vita è un romanzo, dedicato più agli altri, adesso mi dedico<br />
un po’ a me, con la fantasia che non guasta mai.Non<br />
sono nè ragioniera nè laureata, perché a scuola non ho sfondato,<br />
con la fantasia volevo fare la poetessa. E meno male che<br />
la testa, non l’ha fatta mai patire, ora bello o brutto mi dovete<br />
compiatire, ero buona e sono uscita pazza.<br />
Graziella Caruso
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
LU R’TRATT’ <strong>IL</strong> RITRATTO<br />
o ssemb’ hij, p’rm’ttit’ chi m’ pr’sent’; r’ngraziann’ Ddij<br />
Spur’ auann’ so’ arr’vata a Calitr’.<br />
Probbia accussì, “ogn’ ann’ ammanca ruj” (ric’ lu pr’verbbj)<br />
e mmò ss’ condan’ ‘ngimma r’ mman’: r’ fforz’ ammancan’<br />
e ssi n’ v’rim’ n’ann’, n’nn’ v’rim’ l’aut’.<br />
‘Nda lu casc’tiegghj r’ la cascia, a la casa r’ mamma (bbanarma),<br />
‘nda n’ picca r’ carta cu lu spah’ attaccat’, nu mazz’tiegghj<br />
r’ r’tratt’ ngiallut’ agg’ acchiat’.<br />
M’agg’ puost’ l’acchial’ e tutt’ ‘n fila ‘ngimma la bb’ff’ttegghia<br />
r’agg’ parat’ e, a un’ a un’, ra lu prim’ a l’ut’m’ r’agg’<br />
tar’m’ndut’.<br />
N’ ‘ng’ pozz’ crer’! Hij t’nija ‘na chioma r’ capigghj luongh’,<br />
ricc’ e bbiond’, chiena r’ vita, r’ amor’, r’ sp’ranza, v’lija<br />
cambià lu munn’ cu cchì m’ stija attuorn’. Mo m’ vesc’ ‘nda lu<br />
sp’cchial’: acciesss’ mij! ‘Nderna e ‘sterna cum’ m’ so’ trasf’rmata!<br />
Sti picca capigghj ‘ncap’ so gghianch’sciat’, la pegghia<br />
arr’chjpp’liata.<br />
La mend’ accummenza a ann’v’là, la vista a accurcià, r’aurecchj<br />
a ffr’sc’kà, li riend’ a zz’culà e ccagn’lià; lu cor’ a scurà<br />
e palp’tà, li rin’ a ncurvà, r’ mman’ a nf’r’m’cà, r’ ccoss’ a<br />
nnanch’ià, r’ gg’nocchj a scun’cchià, li pier’ a cciamp’cà e<br />
ss’rr’tà.<br />
Sti mal’ chi agg’ elencat’ so ttutt’ sign’ r’ v’cchiaia, ma attenzion’:<br />
“l’ascegghia eia rotta ma la vozza eia sana” (ric’ lu<br />
pr’verbij), pur’ la lenga p’ pparlà eia ancora bbona!<br />
La nott’, po’, gghioss’ so nu t’r’miend’: ammiend’ chi m’<br />
porta n’apa suonn’ accummenzan’ a c’glià e m’ fann’ r’v’glià.<br />
M’ vot’ e m’ ss’bbot’ e n’ ‘mpozz’ acchià la p’s’z’ion’ p’<br />
m’ addorm’ n’ata vota.<br />
Ggies’ Crist’ mij, sti r’lur’ fammigghj s’pp’rtà, s’ no na<br />
mort’ r’ subb’t’ famm’ fa.<br />
R’sacc’ ca a dic’ accussì fazz’ p’ccat’ m’rtal’, ma tengh’<br />
paura r’ ttutt’ sti mal’; però, p’ p’tè hor nu iuorn lu paravis’, s’<br />
adda avè pac’ienzia (fin’ a cchi s’ pot’) e acc’ttà la sofferenza.<br />
E accussì s’ccer’ tott’ r’ nuott’, m’ vot’ a nu lat’ a l’aut’ cu<br />
la spena r’ m’ appapagnà, ma fac’ subb’t’ iuorn e m’ aggia<br />
auzà:‘ngrun’guliann’ e zz’pp’cann’ m’ mett’ ‘m’v’mend’ e,<br />
chian’ chian’, m’ pr’par’ a affr’ndan’ la sc’rnata.<br />
S’sp’rann’ nn’anz’ vach’ (fors’ iuorn’, mis’ o ann’ n’ns’<br />
sap’) fin’ a quann’ lu S’gnor vita m’ raj.<br />
Eccuc’ lu r’tratt’ cum era e ccum’ so hij, so’ figlia a mmamma<br />
e tata e figlia a Ddij!<br />
Milano 31 maggio 2007, auguri al piccolo Dylan Gautieri per il suo primo<br />
compleanno dai genitori, nonni, bisnonni e zii in particolare dallo zio Gaetano.<br />
Auguri alla famiglia da parte della Redazione.<br />
25<br />
ono sempre io, permettete che mi presento; ringraziando<br />
SDio pure quest’anno sono arrivata a Calitri.<br />
Proprio così, “ogni anno diminuiscono due” (dice il proverbio)<br />
e adesso cominciano a contarsi sulle mani: le forze<br />
mancano e se ci si vede un anno non ci si vede l’altro.<br />
Nel cassettino della “cascia”, a casa di mia madre (buon’anima),<br />
in un po’ di carta con lo spago attaccato, un mazzettino<br />
di ritratti ingialliti ho trovato.<br />
Mi sono messa gli occhiali e tutti in riga su un tavolinetto<br />
li ho disposti e, ad uno ad uno, dal primo all’ultimo li ho<br />
guardati.<br />
Non ci posso credere! Io avevo una chioma di capelli lunghi,<br />
ricci e biondi, ero piena di vita, d’amore, di speranza, volevo<br />
cambiare il mondo con chi mi stava attorno. Adesso mi<br />
guardo allo specchio: Gesù mio! Internamente ed esternamente<br />
come mi sono trasformata! Questi pochi capelli in testa<br />
sono imbiancati, la pelle è aggrinzita. La mente incomincia ad<br />
annuvolarsi, la vista ad accorciarsi, le orecchie a fischiare, i<br />
denti a dondolare e a cadere; il cuore ad intristirsi e a palpitare,<br />
la schiena a curvarsi, le mani ad informicolarsi, le anche<br />
ad ancheggiare, le ginocchia a sconocchiare, i piedi ad inciampare<br />
e a stortarsi.<br />
Questi mali che ho elencato sono tutti segnali di vecchiaia,<br />
ma attenzione: “l’ascella è rotta ma la gola è sana”<br />
(come dice il proverbio), anche la lingua per parlare è ancora<br />
buona!<br />
La notte, poi, le ossa sono un tormento: appena mi addormento<br />
incominciano a farmi male e mi fanno risvegliare. Mi<br />
volto e mi rivolto e non trovo la posizione per addormentarmi<br />
un’altra volta.<br />
Gesù mio, questi dolori fammi sopportare, altrimenti una<br />
morte rapida fammi fare. Lo so che a dire così faccio peccato<br />
mortale, ma ho paura di tutti questi mali; però, per godere un<br />
giorno il paradiso, si deve aver pazienza (fino a che si può) ed<br />
accettare la sofferenza.<br />
E così succede tutte le notti, mi volto da un lato all’altro<br />
con la speranza di addormentarmi, ma diventa subito giorno e<br />
devo alzarmi: mormorando e zoppicando mi metto in movimento<br />
e, piano piano, mi preparo ad affrontare la giornata.<br />
Sospirando innanzi vado (forse giorni, mesi o anni non si sa)<br />
fino a quando il Signore vita mi darà.<br />
Ecco il ritratto com’ero e come sono io, sono figlia a mia<br />
madre e a mio padre e figlia a Dio!<br />
New York 1 marzo 2007, da sinistra Peggy Raso, Eleanor Egger,<br />
Francine Mucci, AnnMichelle Pinto, in piedi Maura Mandrano.
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
LA NOSTRA OSTRA<br />
BIBLIOTEC<br />
BIBLIOTECA<br />
Il Cantare Italiano fra Folklore e Letteratura - Atti del Convegno<br />
internazionale di Zurigo (Landesmuseum 23-25 giugno<br />
2005) - a cura di Michelangelo Picone e Luisa Rubini –<br />
Leo S. Olschki Editore – Firenze 2007.<br />
uesto volume intende fare il punto sugli studi relativi al<br />
Qcantare italiano: un genere posto al confine fra letteratura e<br />
folklore, fra oralità e scrittura. Nei 25 saggi qui raccolti il lettore<br />
troverà un’ampia e approfondita trattazione delle principali<br />
problematiche collegate con la formazione e diffusione di questo<br />
genere narrativo nell’Italia fra Tre e Cinquecento, con escursioni<br />
fino al Novecento. Vengono in particolare focalizzate le<br />
questioni afferenti alla performance canterina, ai rapporti con i<br />
generi affini (come la sacra rappresentazione e il poema cavalleresco),<br />
alle fonti letterarie o folkloristiche, e alla circolazione<br />
orale o a stampa dei testi.<br />
The studies herein tackle the critical problems presented by<br />
the Italian cantare, a narrative genre situated between oral<br />
and written poetry. The twenty-five incisive essays treat a<br />
broad range of topics from the development and diffusion of the<br />
cantare in Italy in the fourteenth and sixteenth centuries to its<br />
survival in modern culture. More particularly, the focus is on<br />
questions such as the performance of the cantare, its ties with<br />
similar genres (namely liturgical drama and the chivalric epic),<br />
its literary and folkloric sources, anditscirculation in both oral<br />
and printed forms.<br />
L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo –<br />
Diciottesimo volume – Edizioni Grapponi – Torrette (AV)<br />
2007 – Fuori Commercio.<br />
chiaro che di tutte le 18 interessantissime schede preparate<br />
Èdall’ottimo don Pasquale, ci interessa in modo tutto particolare<br />
la terza riguardante la cosidetta “Pace” di Calitri, che in<br />
parole povere in origine era una tavoletta sacra con immagini,<br />
in prevalenza, della morte e passione di Cristo che si dava a baciare<br />
ai fedeli prima della comunione.<br />
Col tempo e con l’avvicendarsi degli stili, questa tavoletta<br />
divenne un vero e proprio pezzo d’arte, come appunto la “Pace<br />
di Calitri” che un tempo in dotazione alla chiesa collegiata<br />
parrocchiale “San Canio” di Calitri, si trova attualmente nel<br />
museo diocesano di Nusco, con una scheda - proposta da Concetta<br />
Zarrilli – che recita:”Interamente sbalzata, racchiusa da<br />
una cornice decorata con ampie gonfie volute poggianti su<br />
due piedistalli di base (su quelli di destra si trovano i punzoni e<br />
la prova d’argento), la scena centrale rappresenta la Pietà,<br />
con la Madonna Addolorata che sorregge in braccio il corpo<br />
morto di Cristo, sapientemente articolato per sfruttare al massimo<br />
lo spazio disponibile dellì’ovale, mentre dietro i due personaggi<br />
campeggia la croce, e ai lati uno speculare paesaggio<br />
roccioso scon scarni e piccoli alberi”.<br />
Inoltre sono ben visibili i segni a zig-zag della prova per<br />
coppellazione della qualità dell’argento e la data di esecuzione<br />
che si ricava chiaramente dal punzone che riporta (N) AP089 P<br />
e cioè fatta nel 1689 da uno sconosciuto argentiere napoletano.<br />
26<br />
Rinnoviamo ancora una volta la nostra ammirazione e la<br />
nostra gratitudine per don Pasquale, per il lavoro che sta svolgendo<br />
sull’Arte sacra dell’Alta Irpinia, con lo svelarci gli immensi<br />
e sconosciuti tesori artistici della nostra terra.<br />
Terra Aletrina Vol. I° di Canio Vallario “Bellino” – Stampato<br />
in proprio 2007<br />
accolta di circa 100 canti scritti per la maggior parte in dia-<br />
Rletto calitrano, l’autore appartiene a quella schiera di cultori<br />
degli studi locali cui va il merito di aver consegnato alla memoria<br />
e agli studi una ricca documentazione relativa al dialetto<br />
e alla cultura tradizionale.<br />
Una pubblicazione stampata al computer (una volta si diceva<br />
ciclostilata) che si divide in due piani diversi a cui fanno<br />
riscontro due soluzioni linguistiche diverse, una prima parte (da<br />
pagina 1 a 40) in dialetto calitrano, una seconda parte (da pagina<br />
41 a 100) in lingua italiana<br />
Si tratta di una pubblicazione stampata in proprio, che si rivela<br />
un prezioso strumento per attestare una parlata, purtroppo<br />
in regresso, soprattutto nella sua varietà più conservativa di un<br />
prezioso repertorio di voci e locuzioni.<br />
È un lavoro di grande interesse, teso non solo a salvare una<br />
parlata dialettale che va estinguendosi, ma ancor di più ad offrire<br />
un valido e qualificato apporto agli studi di dialettologia<br />
italiana.<br />
Il corpo e il sangue. La Passio di san Canio e le altre legendae<br />
di Alfonso Nannariello – Delta 3 Edizioni – Grattaminarda<br />
settembre 2007-10-25<br />
autore esamina e mette a confronto le diverse Passiones su<br />
L’ San Canio, spiegando, con competenza, la discontinuità fra<br />
le due passio principali la A e la P, professando un’aderenza costante<br />
alle fonti e alle risorse metodologiche più avanzate.<br />
Va subito precisato che date le peculiari caratteristiche dell’opera,<br />
è richiesta anche una specifica impostazione dei problemi<br />
per indicare e spiegare, oltre al sistema delle “fonti” e il<br />
reciproco adattamento, il tutto svolto con un esame acuto ed attento,<br />
degno per i risultati conseguiti e per la dimostrazione di<br />
una ricerca esemplare, condotta con tutti i crismi della preparazione<br />
meticolosa.<br />
Dopo una notevole introduzione storica, tutto il lavoro è<br />
condotto sulla scorta di farsi intendere dai non specialisti, seguendo<br />
quindi un criterio che pone al centro del suo discorso la<br />
situazione storica legata ai testi presi in esame.<br />
Un merito non trascurabile di questo volume viene dall’accurata<br />
e suggestiva ricerca, utilizzando con intelligenza il vasto<br />
materiale raccolto in una esposizione chiara ed ordinata.<br />
Il Monaco di macchia con prefazione di Angelo Maria Miscitelli<br />
di Orazio Tanelli – Edizioni Il Ponte Italo-Americano,<br />
Verona, New York USA 2007.<br />
n’acquisizione poetica, questa di Tanelli, che si dibatte con-<br />
Utinuamente tra gli stati psichici individuali e le istanze storiche<br />
collettive. Lavorando sui reperti del proprio territorio, il<br />
poeta costruisce aloni e cieli mitici sotto i quali si riflettono e rivivono<br />
le primavere, i colori e i suoni di un mondo proiettato in<br />
dolenti lontananze di memorie.<br />
Trame favolose e aspetti viventi della sua regione nativa<br />
sono riassunti e resi dentro le vicende storiche americane.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
La sostanza come la scrittura oscilla lungo la linea di incontro<br />
tra il mondo borghese del presente e il mondo agreste del passato.<br />
Nel paesaggio sconfinato della memoria, battuto dai venti<br />
della fantasia, il poeta fa cadere il presente reale e si traspone in<br />
un presente favoloso: egli diviene, sotto l’azione trafiguratrice<br />
dell’emozione, il giovinetto di un tempo e rivive le stagioni dei<br />
sentieri odorosi di vigneti e spiganardi; spezza così le catene<br />
che lo limitano e vincolano e si oggettiva in un ritmo tornante di<br />
fascinose immagini; rivede i casolari investiti dal potente sole di<br />
luglio; risente la menta tra le dita che solletica i sensi di una<br />
giovinezza sepolta nel sangue e adesso riscavata, ripotata alla luce<br />
dalla magica ala della poesia; e riascolta il canto dell’allodola<br />
in teneri mattini, aperta ai venti carichi degli aromi della rosa canina<br />
e del rosmarino.<br />
Vincenzo Rossi<br />
Cucina Pajsana di Pasquale Tornatore – Grafiche Finiguerra<br />
– Lavello (PZ)2007<br />
he senso ha un libro di ricette “della nonna” nella società at-<br />
Ctuale? Ricette di un mondo di poveri alla spasmodica ricerca<br />
di calorie a buon mercato per far fronte a lavori fisici duri ed<br />
estenuanti; ricette della fame mai sazia in una società che segnala<br />
l’obesità come preoccupante minaccia alla sua efficienza?<br />
Società in cui il continuo e nevrotico ingurgitare cibo viene<br />
aleternato ad altrettanto nevrotici sensi di colpa, corse al dietologo,<br />
bilance di precisione, controllo di calorie, proteine, grassi?<br />
A chi può servire un libro di ricette basato esclusivamente<br />
su materie prime reperibili sul posto, nonchè nell’inventiva,<br />
sulla straordinaria capacità manipolativa delle vecchie massaie<br />
che nei crocchi, filando la lana, ai lavatoi, nelle file alle fontane<br />
ad attingere acqua si scambiavano tecniche culinarie, nuovi<br />
accostamenti per rendere più vario il desco altrimenti monotono<br />
per giorni, mesi, anni?<br />
È bene precisare a questo punto che qui non si ha alcuna intenzione<br />
di tessere un panegirico di un passato che è stato, per<br />
molti, un passato di stenti.<br />
Un cibo salutare non può che essere genuino. La genuinità è<br />
il primo requisito del cibo. Il secondo è il sapore. Un buon sa-<br />
Calitri 14 gennaio 1968, eccezionale nevicata nel<br />
piazzale di fronte all’attuale Bar Tiffany, da sinistra:<br />
prof. Maurizio Rondinini, Giovanni Toglia (cappiegghj)<br />
e Donato Zarrilli (zd). Questa foto è stata<br />
voluta da tutti gli amici del professore, per<br />
testimoniare che gli sono sempre vicini.<br />
Francesco Caruso (tecula) nato il 09.09.1941,<br />
ha imparato a suonare il quattro bassi all’età<br />
di 60 anni.<br />
27<br />
pore è gradito al palato; la cucina della “nonna” risponde ad<br />
ambedue i requisiti. È allora meritorio il recupero della cultura<br />
alimentare del nostro passato ed è qui il senso del volume di<br />
Pasquale Tornatore, il senso della certosina raccolta frutto di interviste,<br />
negli anni, alle massaie protagoniste della storia della<br />
cucina povera.<br />
(Dalla prefazione di Enzo Nesta)<br />
San Mango sul Calore (Avellino) – Il Feudo – Le Chiese –<br />
Le Attività – Il Linguaggio – DEP Editori – Bracigliano<br />
(SA) – giugno 2007<br />
ravamo già in stampa quando ci è arrivato questo volume del<br />
Echiarissimo prof. Luigi Di Blasi, che affettuosamente sollecitato<br />
da vecchi amici è addivenuto alla decisione si raccogliere<br />
in un unico volume alcuni suoi scritti sul suo paese natio che<br />
è San Mango sul Calore con lo scopo di offrire alle future generazioni<br />
una visione unitaria delle vicende storiche, dei luoghi,<br />
delle attività, delle poche personalità di rilievo che hanno onorato<br />
il patrio suol.<br />
Il professore si è cimentato in questo arduo compito pur<br />
consapevole che ricercare precise fonti storiche dei piccoli Comuni<br />
è impresa ardua, trovarle è pressochè impossibile; gli atti<br />
ufficiali dei Comuni, in genere, sono andati perduti o, al<br />
massimo, risalgono a qualche secolo addietro; le lapidi, che pure<br />
dovevano essere state apposte qua e là sulle Chiese e su altri<br />
edifici, sono scomparse, per terremoti o per crolli dovuti a vetustà,<br />
o furono asportate dalla leggerezza di coloro che, indiscriminatamente,<br />
operano restauri. Restano, talvolta,gli atti<br />
parrocchiali, che riportano date di battesimo e di morte in arido<br />
e monotono elenco.<br />
Il testo inizia con le notizie storiche sul Comune di S. Mango<br />
sul Calore con interessanti capitoli sul castello, le chiese,<br />
l’attività amministrativa, le attività della popolazione, l’emigrazione<br />
ed una completa bibliografia, informazioni sull’Apprezzo<br />
del 1698, il terremoto, il dialetto, concludendo con la<br />
proposta di intitolazione di due piazze.<br />
Il tutto in una prosa dotta, chiara e scorrevole che è un vero<br />
piacere.<br />
Salerno 28 novembre 1954, tre liceali calitrani,<br />
Giuseppe Armiento, Vito Cicoira e<br />
Raffaele Marra, a spasso per la citta.
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
DA CALITRI<br />
S O L I D A R I E T À C O L G I O R N A L E<br />
Euro 5: Tornillo Giovanna, Panelli Peppino<br />
Euro 8: Metallo Rocco<br />
Euro 10: Codella Valentina, Cerreta Teresa, Rainone Giuseppe e Gautieri<br />
Lucia, Zarrilli Francesco via Verdi 35, Di Maio Vincenzo, Ungherese<br />
Lucia, Galgano Pasquale via F. De Sanctis 12, Di Maio Elisabetta, Cestone<br />
Franchino, Zabatta Rosina ved. Galgano, Cerreta Alfonso, Zabatta<br />
Domenico, Tancredi Giuseppe, Paolantonio Paolo, Maffucci Vincenzo<br />
Nicola Via F. Tedesco 66, Di Cairano Gaetano, D’Alò Antonio, Di Milia<br />
Pompeo, Fatone Maria Concetta, Santoro Angiolina, Germano Michelantonio,<br />
Gautieri Canio, Rossi Serafino, Cubelli Alessandro, Zampaglione<br />
Donato, Margotta Michele Paludi di Pittoli, Maffucci Angelo Contrada<br />
Marano, Cubelli Giovanni Vanga del Fico, Maffucci Vincenzo Via Macello,<br />
Stanco Giovanna, Cestone Giuseppe Via L. Codella 1, Tuozzolo<br />
Donato, Leone Giuseppe, Nicolais Toglia Gaetanina, Russo Pietro, Di Milia<br />
Antonio Via Gagliano, De Luca Maria, Fastiggi Giuseppe, Stanco Antonietta,<br />
Di Maio Maria Vincenza, Russo Canio, Arci Michele, Fastiggi Lucietta,<br />
Rosania Luigi, Di Cecca Maria Concetta Corso Garibaldi 4, Della<br />
Valva Vincenzo, De Vito Antonietta Via Macello 38, Di Milia Raffaele, Fastiggi<br />
Maria Francesca, Margotta Di Maio Maria Francesca Via Largo<br />
Croce 2, Cerreta Antonio, Polestra Vincenzo Via F. Tedesco 161, Caruso<br />
Girolamo, Nicolais Lucrezia Antonia, Di Carlo Vincenzo, Maffucci Canio<br />
Via G. Marconi 6, Cubelli Donato Via Sottomacello 8, Toglia Vincenza, Panelli<br />
Armando, Coppola Vincenzo, Cianci Antonio, Petito Maria, Briuolo<br />
Rocco, Iannece Antonio, Cicoira Franco, Cesta Alessandro, Rubino Michele<br />
Via Gagliano 16, Vallario Vincenzo, Di Milia Michele, De Nicola Michele,<br />
Di Roma Giuseppe, Zarrilli Giuseppe, Gervasi Benedetta, Cestone<br />
Assunta, Maffucci Vincenzo Via Pittoli 105, Margotta Angela Piazza<br />
Michelangelo 1, De Nicola Lucia ved. Cianci, Tornillo Giuseppe Nicola,<br />
Zabatta Vincenzo,Galgano Giovanni, Zarrilli Giovanni, Di Muro Giuseppina,<br />
Fierravanti Pasquale, Metallo Giovanni Via L. Maffucci 30, Fiordellisi<br />
Antonio, Iannece Aldo, Panniello Carmine, Borea Giovanni, Girardi<br />
Graziella, Di Maio Vito Nicola, Caputo Pietro, Armiento Rocco, Panniello<br />
Anna, Margotta Concetta, Cesta Alessandro, Vallario Canio Antonio,<br />
Tancredi Filomena, Luongo Donata<br />
Euro 15: Rauso Fabrizio e Maria Teresa, Bovio Cosimo, Quaranta Vincenzo,<br />
Zarrilli Vincenzo via Pittoli 128, Maffucci<br />
Vincenzo Via Cerrata 2, Zabatta Rocco, Di Na-<br />
poli Canio Via Gagliano 1, Nannariello Alfonso,<br />
Lettieri Canio via Sotto le Ripe 25, Calà Pasquale,<br />
Di Guglielmo Michele ed Angela, Martiniello<br />
Michele, Iannolillo Giovanni, Senerchia Nicola,<br />
Sperduto Angelomaria, Di Cairano Canio,<br />
Fasano Giovanni, Cubelli Umberto, Cubelli Vincenzo<br />
via Sottomacello 8, Sicuranza Giovanni,<br />
Fiordellisi Michelantonio, Mastrullo Giuseppe,<br />
Acocella Antonietta, Nicolais Vincenzo Contrada<br />
Luzzano, Fasulo Sergio, Simone Mario, Del<br />
Cogliano Luciano Via Pittoli 113, Del Re Mario,<br />
Bozza Antonio, Merola Giuseppina Via C. Frucci<br />
24, Caruso Rosina Via Sotto Le Ripe 19, D’Ascoli<br />
Valentino, Caputo Vittorio, Colucci Giu-<br />
HAI FATTO<br />
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Pochissimi lettori avranno<br />
osservato che questi ultimi<br />
numeri del giornale sono di ben<br />
32 pagine anzichè 24, grazie<br />
all’abbondante materiale che ci<br />
inviate; ma Vi pregheremmo<br />
di riflettere sul fatto che<br />
aumentano anche i costi.<br />
28<br />
seppe, Tuozzolo Rosa Maria e Raffaele, Nivone Giuseppe, Strollo Maria,<br />
Di Roma Antonio, Zarrilli Michele Via Stanco 46, Circolo 78 Via De<br />
Sanctis, Scoca Vincenzo, Contino Lucia, Lucrezia Luigina, Briuolo Angela,<br />
Armiento Elisa, Gervasi Rosa, Capossela Roberto, Tateo Angelo,<br />
Margotta Antonio Via Fontana 103, Zarrilli Salvatore, Russo Vito Corso<br />
Matteotti 6, TUTTO MUSICA di Cestone, Rabasca Michele, Codella<br />
Giuseppe Via Torre 11<br />
Euro 20: Borea Ines, Fatone Canio, Zarrilli Vittorio e Michelina, Di Luzio<br />
Antonio, Nicolais Cristina, Maffucci Eduardo, Di Carlo Felicetta, Zabatta<br />
Lucia, Zarrilli Giuseppe via Sottomacello 12, Di Muro Leonardo,<br />
Gautieri Vincenzo, Acocella Attilio, Panniello Giovanni, Di Cosmo Angelo,<br />
Paolantonio Vito, Rubino Maria Antonia ved. Zabatta, Borea Antonio,<br />
Maffucci Angelomaria, Zabatta Vittorio, Di Maio Vincenzo via<br />
Circonvallazione, Cubelli Vincenzo via M.A.Cicoira 25, Melaccio Gerardo,<br />
Cerreta Francesco, Cubelli Canio via G. Tozzoli 25, Rubino Antonietta,<br />
Nivone Michele, Salvante Michele, Buono Filomena, Vallario<br />
Berardino, Di Maio Maria Concetta via I° Castello 7, Gautieri Cantore<br />
Vincenza, Codella Vito, Armiento Assunta via III Circonvallazione 2,<br />
Di Maio Giovanna, Codella Vito, Maffucci Franco, PRISMA di Fiordellisi<br />
Giuseppina, Russo Donato, Armiento Maria Giuseppa, Gautieri Donato,<br />
Metallo Colomba, Pasticceria Zabatta, Di Roma Canio, Caputo<br />
Giuseppe, Nesta Vincenzo, Tornillo Rosa, Gallucci Vincenza e Cestone<br />
Francesco Contrada Sambuco, Di Guglielmo Francesco, Rainone Francesco,<br />
Lampariello Serafina, Cianci Giuseppe, Zabatta Michele, Cestone<br />
Canio, Sacino Francesco, Delli Liuni Antonia, Zabatta Vito Via Picasso<br />
13, Cianci Maria Antonia, Bar Germano, Di Cairano Giuseppe ed<br />
Enza, Di Salvo Michele Scalo Ferroviario, Di Milia Giovanni, Galgano<br />
Donato, Nigro Vito, Fastiggi Giuseppe, Metallo Giovanni Paludi di Pittoli,<br />
Veneziano Rocco, Zarrilli Canio Via Libertà, Scoca/Capossela Rosa, Di<br />
Roma Giovanni ed Anastasia, Stanco Maria Antonia, Balascio Gerardo,<br />
Gautieri Pasquale e Giovanna, Gervasi Giovanni, Gervasi Lucia, Cianci<br />
Gaetano, Mucci Gaetano “Fiori”, Giarla Angelo, Cerreta Giovanni,<br />
Maffucci Michele Corso Garibaldi 162, Roina Nino, Di Milia Pasquale,<br />
Tateo Domenico, Cialeo Rosa, Zarrilli Canio e Zoia, FERCAL di Martiniello<br />
Canio, AUTOFFICINA di Zabatta Vito Antonio, Metallo Giovanni<br />
e Franca, Metallo Michele Piazza Michelangelo 4, Di Cecca Paola<br />
e Antonio, Buldo Giovanni, Galgano Vito e Benedetta, Iannella Rodolfo,<br />
Pasqualicchio Vincenzo, De Rosa Corrado, Maffucci Maria, PA-<br />
NETTERIA De Nicola Agnese Corso Garibaldi<br />
51, Fasano Giulia, Gallo Mario, Codella Lina,<br />
Contino Vito Antonio<br />
Euro 25: Di Napoli Antonietta, Zabatta Canio,<br />
Del Re Michele, Zarrilli Donato Corso Garibaldi<br />
132, Miranda Antonio Pasquale, Galgano<br />
Luigi, Di Cecca Angelomaria, Metallo Michele<br />
Via III° Circonvallazione, Polestra Giovanni<br />
Euro 30: Di Cairano Giuseppe, Savanella Concettina,<br />
Guglielmo Filomena, Galgano e Tornillo<br />
“Fiori”, Metallo Antonio c/o CISL, Cerreta Pietro,<br />
Di Cairano Francescantonio, Capossela Mario,<br />
Armiento Rocco, Lampariello Michele, Cicoira<br />
Osvaldo, Martiniello Vito Via VI° Pittoli 42,<br />
Russo Center auto e moto, Zabatta Franca,<br />
Zarrilli Michele Via Verdi 1,N.N., Galgano Gio-
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
vanni Via F. Tedesco 5, Maffucci Raffaele, Caputo Vitantonio, Lucadamo<br />
Codella Michelina<br />
Euro 35: Maffucci Canio Angelo Via Ferrovia 11<br />
Euro 40: De Rosa Eugenio<br />
Euro 50: Di Maio Luigi per Conto degli organizzatori della Festa<br />
dei Sessantenni, Fastiggi Giuseppe via Rinascimento 3, Suore di<br />
Gesù Redentore, Di Cairano Vittorio, Borea Ester in Lampariello, Rosania<br />
Gaetana via S. Canio 6, Russo Rocco, MIRA di Armiento Vincenzo,<br />
Di Napoli Giulio, Ricciardi Giuseppe, Di Milia Canio Maria, Galgano Giuseppe<br />
Via Pittoli 25/A, Gautieri Antonio, N.N., Campana Nino, Di Napoli<br />
Clorinda in Girardi, Lucev Donato<br />
Euro 70: Armiento Giuseppe<br />
Euro 100: Di Milia Giuseppe Antonio e Viscione Nicolina<br />
Euro 150: Di Cecca Graziella<br />
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />
Euro 5: Matto Alberigo (Altavilla Irpina), Di Maio Angelo (Arese), D’Onofrio<br />
Giuseppe (Castel di Stabia), Marra Sigismondo (Milano), D’Ascoli<br />
Francesco (Genova)<br />
Euro 8: Cerreta Giuseppe (Cambiano)<br />
Euro 9: Metallo Vincenzo (S.Giovanni V.no)<br />
Euro 10: Rabasca Canio ((Nova M.se) – Buglione Gerardo (Cantù), Nicolais<br />
Mariantonia (Succivo), Galgano Amedeo (Melfi), Metallo Vincenza<br />
(Roma), Germano Mario (Capriano di Briosco), Galgano Giuseppe<br />
(Riccione), Zola Mario (Mariano C.se), Cianci Michele (Mariano C.se),<br />
Della Badia Mariantonia (Montaione), Lampariello Di Carlo Francesca<br />
(Roma), Maffucci Vincenzo (Roma), Gautieri Giuseppe (Bologna), Di<br />
Napoli Alfonso (Bollate), Cianci Antonietta (Bollate), Briuolo Luigi (Alessandria),<br />
Di Maio Antonio (Rho), Abate Gaetano (Salerno), Capozi Bruno<br />
(Roma), De Luca Donato (Rapone), Russo Giovanna (Credaro), Di<br />
Milia Angela (Bologna), Di Lisi Giuseppe (Taranto), Stanco Giuseppina<br />
(Mercogliano), Zabatta Michelina (Reggio Emilia), Don Pasquale Rosamilia<br />
(Teora), Cantarella Francesco (Botticino Sera), Nannariello Giuseppe<br />
(Milazzo), Cestone Vito e Claudia (Buttapietra), Stanco Francesco<br />
(Barbaiana), Romano Sabato (Bellizzi), Senerchia Giuseppe (Firenze),<br />
Racioppi Agostino (Casterfiorentino)<br />
Euro 15: Di Cairano Michele (Novate M.se), Di Milia Michele (Castelfranco<br />
Veneto), Zarrilli Ivan (Limbiate), Zarrilli Giuseppe (Bollate), Ruggieri<br />
Angela (Giussano), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Metallo Maria<br />
Concetta (Rieti), Longhitano Giuseppe (Salerno), Russo Donato (Torino),<br />
Di Cecca Michele (Paola), Di Muro Pasquale e Mariantonia (Rignano<br />
sull’Arno), Gallucci Donato (Ancona), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi),<br />
Rainone Immacolata (Capoliveri), De Nora Bartolomeo (Verbania),<br />
Abate Giuseppina (Varapodio), De Nicola Rosa (Bollate)<br />
Euro 20: Iavazzo Cianci Annamaria (Napoli), Lastella Salvatore (Roma),<br />
Lantella Salvatore (Torino), Raho Alberto (S.Giorgio a Cremano), Rabasca/Corcione<br />
(Caserta), Acocella Anna Maria (Baronissi), Cubelli Vito<br />
(Foggia), Di Cosmo Angelina (Castiglione delle Stiviere), Fastiggi Michele<br />
(Salerno), Di Maio Vito (Montauro), Cignarella Rosario (S. Andrea di<br />
Conza), Maffucci Giovanni (Mariano C.se), Pignone Michele (Trani), Maffucci<br />
Eduardo (Torino), Scoca Angelo (San Severo), Di Maio Giuseppe<br />
(Besano), D’Ascoli Berardino (Genova), Di Maio Gaetano (Salerno),<br />
Maffucci Angelo Michele (Lissone), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Rauseo<br />
Maria Francesca (Bologna), Bavosa Anna (Poggibonsi), Gallucci Giuseppe<br />
(Paderno Dugnano), Ricigliano Peppino (Giussano), Di Napoli Domenico<br />
e Antonella (Lentate S.S.), Di Maio Maria (Poggibonsi), Ricciardi Nicolais<br />
Angelina (Roma), Metallo Mauro (Brescia), Polestra Pasqualino (Milano),<br />
Codella Vincenzo (Pescara), Cubelli Orazio (Portici), Cestone Canio<br />
(Roma), Russo Eleonora (Ventimiglia), Panella Mario (Nova M.se), Caru-<br />
29<br />
so Michele (Lomazzo), Piccininno Gino (Sesto S.Giovanni), Del Cogliano<br />
Berardino (Salerno), Vallario Giuseppe (Grugliasco), Rinaldi Canio (Lavena<br />
Ponte Tresa), Maffucci Pietro (Roma), Galgano Luciana (Roma), Maffucci<br />
Giuseppina (Roma), Tetta Antonio (Napoli), Leone Giovanni (Milano),<br />
Zarrilli Angela Gautieri (Senago), Melaccio Angela Gariella (Galatina)<br />
Euro 25: Metallo Vincenzo (Roma), Galgano Vincenzo (Como), Codella<br />
Michele (Roma), Vallario Giuseppe (Firenze), Gallicchio Mario (Milano),<br />
Rabasca Angelomaria (Cervinara), Cianci Michele (Firenze)<br />
Euro 26: Ardolino Giovanni (Salerno), Cecchetti Turiddo (Pistoia)<br />
Euro 30: Fierravanti Lucia (Olgiate C.sco), Di Cairano Paola (Cenate<br />
Sotto), Acocella Giovanni (Roma), Bozza Canio (Robecco sul Naviglio),<br />
Russo Roberta (Roma), Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Metallo<br />
Cesare (S.Giorgio a Cremano), Cianci Michele (Brescia), Acocella Giovanni<br />
(Avellino), Di Milia Maria Teresa (Castelfranco Veneto), Spatola Saverio<br />
(Brescia), Minichino Enza (Arese), Di Napoli Luigi (Roma), Zarrilli<br />
Michele (Corchiano), Grassi Celestino (Roma)<br />
Euro 35: Aristico Antonio (Siena)<br />
Euro 37: Codella Michele (Pavona di Albano)<br />
Euro 40: Manzoli Ascanio e Flavia (Genova). Donatiello Giuseppe<br />
(Napoli)<br />
Euro 50: Maffucci Donato (Mariano C.se), Galgano Anna (Milano),<br />
Zarrilli Michele (Poggibonsi), Frucci Angelo (Roma), Cioffari Raffaele<br />
(Milano), Ferrara Michelina (Torino),Cestone Mario (Brescia), Santeusanio<br />
Giovanni (Napoli), Caputo Antonio (Firenze), Tozzoli Maria (Napoli),<br />
Acocella Nicola (Roma), Don Lorenzo Sena (Fabriano), Di Cairano<br />
Giovanni (Siena), Di Cairano Tonino (Campobasso), Del Re Michele<br />
(Napoli), Zarrilli Leonardo (Termoli), Cubelli Giuseppina (Castelfranco<br />
Emilia), Bazzani Paolo (Barberino V.E.), Acocella Vincenzo e Nicola (Bologna),<br />
Nicolais Rocco e Angelina (Roma), Di Napoli Donato (Napoli),<br />
Galgano Antonio (Milano), Del Re Alfonso (Montebelluna), Nicolais<br />
Luigi (Como), Di Milia Michele (Pescara), Landi Lucia e Rocco (Grottaminarda),<br />
Messina Giuseppe (Roma), Di Muro Franca Maria (Bologna),<br />
Marrese Luigi (Abbiategrasso), Di Napoli Pasquale (Milano), Pastore<br />
Raffaele (Pomezia), De Nicola Michele (Poggibonsi),Maffucci Donato<br />
(Mariano C.se),<br />
Euro 60: Tornillo Angelomaria (Potenza)<br />
Euro 100: Cicoira Antonio (Roma)<br />
DALL’ESTERO<br />
BELGIO: Euro 50 Tartaglia Giuseppe, Euro 30 Rubino Vincenzo,<br />
Euro 20 Scoca Vittorio, Legnaro Aldo, Mignone Antonio, Patrissi Angelina,<br />
Euro 15 Di Carlo Felina, Euro 10 Rubino Donato, Maffucci Pietro,<br />
Galgano Antonio<br />
FRANCIA: Euro 20 Di Cairano Vincenzo<br />
GERMANIA: Euro 20 Bayer Flavia, Maffucci Canio, Nigro Giovanni,<br />
Briuolo Antonio, Strollo Giuseppe, Euro 10 Galgano Canio Vincenzo,<br />
Buck Giuseppina, Galgano Filomena Angelina<br />
SVEZIA: Euro 20 Armiento Michelangelo<br />
SVIZZERA: Euro 50 Di Maio Vito, Euro 20 Girardi Giuseppe, Caruso<br />
Vittorio, Cestone Vito e Vincenza, Euro 10 Tateo Angelo<br />
ARGENTINA: $ 150 Stanco-Frino Giuseppina, $ 30 Lucadamo-Codella<br />
Michelina, $20Codella Lina, Euro 15 Pennella Michele<br />
CANADA: $25Rabasca Pasquale<br />
STATI UNITI: $ 60 Maffucci Gaetano e Albina, Euro 30 Cianci Vincenzo,<br />
Metallo Vincenzo, Euro 25 Iannolillo Luigi, Schlappich Greg,<br />
Euro 10 Lucrezia Josephin, Casimiro Maria<br />
BRAS<strong>IL</strong>E: Euro 35 Aristico Senerchia Marianna<br />
VENEZUELA: Euro 100 Di Napoli Vito, Zazzarino Antonio, $60<br />
Simone Giovanni, Euro 20 Maffucci Berardino, Petito Antonio
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />
Rubrica a cura di Anna Rosania<br />
I dati, relativi al periodo dal 16 giugno 2007 al 25 ottobre 2007,<br />
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />
NATI<br />
Corazzelli Adriano di Francesco e di Capossela M. Antonietta 19.07.2007<br />
Cestone Antonella di Giuseppe e Cerreta Michelina 21.07.2007<br />
Di Cecca Angelo di Luigi e Fiordellisi Enza 25.07.2007<br />
Zarrilli Giacinta di Giuseppe e Tancredi Giuseppina 25.07.2007<br />
Zarrilli Vincenzo di Michele e di Cirminiello Patrizia 16.08.2007<br />
Margotta Vincenzo di Pietro e Tozzi Antonietta 20.08.2007<br />
Malanga Rosa di Luciano e Zarra Concetta 10.09.2007<br />
Polestra Giulia di Claudio e di Di Milia Ilenia 14.09.2007<br />
Ben Sellam Bouabid di Abdelilah e Hifdi Halima 22.09.2007<br />
Orefice Pasquale di Giuseppe e di Lipowiec Marta Justyna 24.09.2007<br />
Cestone Giusy di Luigi Antonio e Acocella Giovannina 19.10.2007<br />
MATRIMONI<br />
Rabasca Massimo e Tornillo Antonella 14.06.2007<br />
Rabasca Rosario e Tartaglia Caterina 16.06.2007<br />
Aristico Gaetano e Metallo Filomena 23.06.2007<br />
Di Cairano Vitale e Mauro M.Antonietta 23.06.2007<br />
Tornillo Franco e Giraulo Teresa Palmina 24.06.2007<br />
Oci Andrea e Zarrilli Lucia 30.06.2007<br />
Cubelli Daniele e Di Milia Tiziana 04.08.2007<br />
Margotta Giuseppe e Maggio Giacomina 13.08.2007<br />
Maffucci Luigi e Della Ratta Silvana 16.08.2007<br />
Capossela Roberto e Russo Rosa Maria 18.08.2007<br />
Traficante Giuseppe e Caputo Sonia 23.08.2007<br />
Ariozzi Davide e Zarrilli Francesca Maria 26.08.2007<br />
Cicoira Donato e Simone Giuseppina 27.08.2007<br />
Mentana Alberto Bruno Stefano e Del Guercio Antonella 30.08.2007<br />
Germano Michele e De Melo Silveira Denise 19.09.2007<br />
Pastore Francesco e Fedoseeva Yulia 22.09.2007<br />
Margotta Michele e Di Salvo Lucia 06.10.2007<br />
MORTI<br />
Vallario Luisa 12.01.1915 - † 14.06.2007<br />
Di Maio Giovanni 20.02.1926 - † 16.06.2007<br />
De Rosa Valentino Canio Giuseppe 05.09.1958 - † 23.07.2007<br />
Ricciardi Giuseppe 27.20.1926 - † 02.08.2007<br />
Cicoira Michelangelo 20.03.1954 - † 03.08.2007<br />
Di Cecca Teresa 20.09.1933 - † 09.08.2007<br />
Araneo Domenico 25.03.1910 - † 12.08.2007<br />
Stia Francesco Giuseppe 18.10.1927 - † 21.08.2007<br />
Rainone Assunta 13.08.1926 - † 21.08.2007<br />
Strollo Maria Rosa 07.04.1918 - † 22.08.2007<br />
Margotta Vincenzo 20.08.1907 - † 24.08.2007<br />
Galgano Domenico 20.07.1908 - † 28.08.2007<br />
Cestone Giovanna 24.09.1932 - † 01.09.2007<br />
Basile Giovannina 27.05.1918 - † 02.09.2007<br />
Della Badia Donato 24.04.1939 - † 04.09.2007<br />
Senerchia Lorenzo 25.05.1958 - † 05.09.2007<br />
Di Cecca Angelo 27.10.1926 - † 07.09.2007<br />
Zarrilli Canio 30.11.1926 - † 08.09.2007<br />
Di Guglielmo Michele 19.12.1910 - † 13.09.2007<br />
Metallo Luigi 11.09.1907 - † 14.09.2007<br />
Cestone Francesca 03.02.1916 - † 17.09.2007<br />
Tornillo Antonietta 13.03.1928 - † 22.09.2007<br />
Abate Maria Giuseppa 29.04.1915 - † 27.09.2007<br />
Maffucci Lucia 03.10.1922 - † 07.10.2007<br />
Tuozzolo Donato 03.09.1929 - † 12.10.2007<br />
Di Milia Linda 23.07.1913 - † 14.10.2007<br />
Patrissi Rosa 19.06.1936 - † 21.10.2007<br />
Nigro Michele 12.05.1927 - † 21.10.2007<br />
30<br />
Regina Agnolutto<br />
in Salvante<br />
20.09.1924 † 25.05.2007<br />
I figli, il genero i nipoti e i<br />
parenti tutti ne conservano<br />
gelosamente il ricordo.<br />
Lucia Tancredi<br />
03.04.1935 † 29.05.2007<br />
Sei nata come un fiore nel deserto,<br />
arso dal sole e stordito dalla tempesta di sabbia,<br />
ma sempre pronto a sbocciare al primo istante di quiete.<br />
Un fiore raro per la sua bellezza.<br />
Lo sappiamo mamma, che la tua vita<br />
è stato un continuo alternarsi di gioia e dolore,<br />
ma siamo sicuri che ora sei in pace<br />
e felice di abbracciare il tuo bellissimo fiore reciso.<br />
Noi non eravamo pronti, avevamo ancora bisogno di te.<br />
Ci mancheranno i tuoi occhi tristi<br />
e la tua risata coinvolgente.<br />
Ci manchi Mamma.<br />
Canio Rella<br />
06.09.1919 † 17.01.2002<br />
Dedico a te il mio respiro, i miei sogni, il mio silenzio…<br />
I turbamenti e i fremiti del cuore,<br />
dedico a te ogni lacrima e ogni sorriso…<br />
Dedico a te il mio cuore, pieno di emozione<br />
per l’ammirazione e il rispetto di un grande uomo<br />
che non dimenticheremo mai! Ti vogliamo tanto bene…<br />
Con affetto Mario, Giovanna e Michela.
N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />
REQUIESCANTIN PACE<br />
P. Antonino Mario Abate<br />
O.P.<br />
04.12.1921<br />
† Roma 28.10.1987<br />
A 20 anni dalla scomparsa<br />
i parenti, gli amici<br />
e i confratelli<br />
lo ricordano con l’amore<br />
e la stima di sempre.<br />
Aldo Di Maio<br />
20.08.1926 † 06.10.1946<br />
Dopo 61 anni dalla<br />
scomparsa lo ricordano<br />
con l’amore di sempre<br />
la sorella Maria Serafina,<br />
il cognato Donato<br />
Tuozzolo, i nipoti Paola,<br />
Aldo e Claudio e tutti<br />
coloro che lo conobbero<br />
e lo amarono.<br />
Giuseppe Ricciardi<br />
27.10.1926 † 02.08.2007<br />
Vivi nei nostri cuori<br />
con immutato affetto.<br />
Nicola Senerchia<br />
15.08.1934 †11.08.2004<br />
Questa è l’eredità<br />
dei servi del Signore,<br />
la vittoria che io<br />
loro assicuro.<br />
(Isaia 54,20)<br />
Pietro Maffucci<br />
14.02.1902 † 20.09.1969<br />
Il Signore esalta<br />
chi gli è fedele<br />
(Salmo 4)<br />
Giuseppina<br />
Del Cogliano<br />
13.12.1937 † 29.11.2006<br />
I cugini la ricordano<br />
con affetto,<br />
nel suo primo<br />
anniversario di morte.<br />
31<br />
Girolamo Caruso<br />
15.03.1931 † 07.07.2005<br />
I tuoi cari ti ricordano<br />
a quanti ti conobbero<br />
e ti vollero bene.<br />
Maria Concetta Maffucci Canio Fierravanti<br />
31.01.1913 28.01.1913<br />
† 18.12.2005 † 14.12.1966<br />
Per amore a Dio e alla famiglia,<br />
ci avete dato la vita, grazie.<br />
E con lo stesso amore, noi seguiamo il vostro esempio.<br />
Vi teniamo nel cuore; con tanto affett<br />
i vostri figli e le famiglie.<br />
Don Carmine Cicoira<br />
Canonico<br />
02.09.1917 † 01.10.1986<br />
Giusto è il Signore,<br />
e ama la giutizia,<br />
e i giusti vedranno<br />
il suo volto.<br />
(Salmo 11)<br />
Vincenzo Alfano<br />
21.05.1894 † 11.10.1963<br />
Dopo 44 anni il ricordo<br />
della tua gentilezza<br />
e della tua innata cortesia<br />
resta imperituro<br />
nei cuori di tutti.<br />
Francesca Cestone<br />
in Nicolais<br />
20.03.1914 † 14.11.2000<br />
I parenti tutti ti ricordano<br />
con l’amore di sempre.<br />
Vincenzo Scoca Concetta Rainone<br />
22.03.1913 08.10.1913<br />
† 10.03.1990 † 04.10.2004<br />
I vostri cari vi pensano sempre con amore<br />
e vi ricordano a coloro che vi conobbero<br />
e ne apprezzarono la vita.<br />
Canio Zarrilli<br />
06.04.1956 † 06.10.1978<br />
Non piangere papà<br />
non piangere mamma<br />
quella mattina l’Angelo<br />
mi ha messo le ali<br />
e mi ha insegnato a volare.<br />
Ho attraversato le strade<br />
stellate fino al Paradiso.<br />
Elvira Nannariello<br />
in Cerreta<br />
02.04.1921 † 30.12.2006<br />
Ci sazieremo, Signore,<br />
contemplando<br />
il tuo volto<br />
(Salmo 16)<br />
Michelangelo Cicoira<br />
06.09.1919 † 03.08.2007<br />
Voi che mi avete tanto<br />
amato non guardate<br />
la vita che lascio,<br />
ma quella che comincio.<br />
Giuseppe Papa<br />
11.10.1899<br />
† Roma 28.12.1960<br />
Maresciallo maggiore<br />
dei carabinieri<br />
il suo ricordo è sempre<br />
vivo nel cuore<br />
dei parenti, degli amici<br />
e di chi lo conobbe.
In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP<br />
per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />
Calitri 29 agosto 2007, “Festa dei settantenni”, il gruppo in fondo da sinistra: Giuseppe Longhitano di Salerno, Alfonsina Strazza moglie di Lorenzo Maffucci, Giuseppe Leone (scisc’l’)si vede appena,<br />
Lorenzo Maffucci (riav’l’), Giuseppe Maffucci (brazzap’rnacchj), Rocco Briuolo, Michele Di Milia; terzultima fila: Michelina Fierravanti, Raffaele Salvante (u’ bocc’) con occhiali scuri, Donato Zarrilli (hrazzina),<br />
Gaetano Cianci,Vitantonio Di Carlo, Maria Borea (patessa), Vincenzo Di Carlo (cap’janch’), Giovanni Fasano, Vittorio Cirminiello (vaccar’), Vittorio Di Cairano (pind’), Vito Codella (canzalon’), Canio Fatone,<br />
Francesco Rainone (man’ man’), Galgano Maria (zampaglion’), Donatino Acocella, Carmine Panniello; seconda fila: Angelomaria Tornillo (p’stier’), Vincenzo Gautieri (m’naciegghj’), Antonio Bozza (sauzicchj),<br />
Giovanni Di Cecca (scatozza/sciamiss’), Vittorio Toglia (tottacreta), Vito Russo (bellascrima) davanti a Gautieri, Vincenzo Di Maio (mangiaterra) con giacca e cravatta, Gaetano Cianci (scardalana); prima fila:<br />
Benedetto Di Milia (cuzzett’) con giacca e cravatta, Giuseppe Zarrilli (sciampagniegghj), Leonardo Stanco (a’ ualana), Canio Di Milia (cuzzett’), Vincenzo Zarrilli (an’ma fredda), Antonio Martiniello (lancier’)<br />
con giacca e cravatta, Costantina Di Maio (mangiaterra), Michelina Metallo (ndrand’la), Rosa Scoca (sargend’), Agnese Germano (sckattus’), Antonietta De Nicola (scangaregghia), Angelica Lettieri (m’nt’v’rdes’)<br />
con occhiali, Francesca Di Maio (tacch’), Lucia Delli Liuni (giacchetta), Vincenza Cerreta (can’ luongh’), Maria Teresa Di Maio (schiav’), Donatina Stanco (r’ss’legghia), Maria Cestone (a’ chiscia), Lucia Zabatta<br />
(mattaion’), Giovanna Cianci (napulitan’), Colomba Metallo (fis’ch’) e Gina Cestone. La festa si è conclusa all’una e mezza di notte con la partecipazione del cantautore Vinicio Capossela.