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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1<br />

ANNO XXVII - NUMERO 36 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2007<br />

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936<br />

www.ilcalitrano.it<br />

ISSN 1720-5638


IN COPERTINA:<br />

Questo pioppo che verde e rigoglioso svetta solitario<br />

sulle rovine di Calitri, può essere preso ad<br />

emblema dello spirito battagliero dei cittadini che,<br />

contro ogni speranza, hanno saputo reagire fattivamente<br />

ed energicamente al disastro del terremoto.<br />

(Foto ing. Canio Lelio Toglia)<br />

NATALE 2007<br />

La Redazione è onorata<br />

di porgere gli auguri<br />

di “Buon Natale” a<br />

ciascuno di voi lettori,<br />

perché la pace e l’amore<br />

scendano in ogni cuore,<br />

in ogni famiglia, sul posto<br />

di lavoro, ovunque.<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

Essere Buoni Maestri<br />

di Raffaele Salvante 3<br />

La Ceramica di Vito Zabatta<br />

del Cronista 4<br />

Addio alla Scuola 4<br />

Lettera al direttore 5<br />

Le donne del mio paese<br />

di Maria Antonia Stanco 6<br />

Vinicio Capossela<br />

di Monica Tornillo e Enza Fiordelisi 7<br />

Presente e passato<br />

nei luoghi della memoria<br />

del Prof. Gerardo Melaccio 8<br />

Festival della Poesia del Sud<br />

di AA.VV. 9<br />

Columbus Day<br />

del Cronista 10<br />

L’Irpinia nel Settecento (II)<br />

del dottor Emilio Ricciardi 11<br />

Calitri e Bisaccia<br />

nella crisi del 1799 (II)<br />

di Annibale Cogliano 18<br />

Incontro con Carlo Levi<br />

ad Albano di Lucania<br />

di Damiano Pipino 21<br />

DIALETTO<br />

E CULTURA POPOLARE 23<br />

LA NOSTRA BIBLIOTECA 26<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 28<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO 30<br />

REQUIESCANT IN PACE 31<br />

ANCHE I BAMBINI DELLA ROMANIA<br />

ASPETTANO DA TE L’OFFERTA<br />

PER <strong>IL</strong> SANTO NATALE<br />

La Divina Provvidenza ha affidato centinaia di bambini rumeni alle<br />

cure amorevoli di suor Michela Martiniello e delle sue consorelle.<br />

Casa “Buna Vestire” (Annunciazione)<br />

Fundatia “Victorine Le Dieu”<br />

Calea Marasesti, 60<br />

601145 ONESTI (Bacau) - ROMANIA<br />

Tel. e Fax 0040-234-319887<br />

I versamenti si possono fare o tramite EUROGIRO, alla Posta,<br />

indirizzato a Suor Michela Martiniello all’indirizzo sopra citato<br />

oppure<br />

tramite BONIFICO BANCARIO al nr. del C/C<br />

qui di seguito riportato<br />

CONTO BANCARIO IBAN R068 RNCB 1410 0000 0064 0006<br />

E-mail: vicledieu@easynet.ro<br />

<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

ANNO XXVII - N. 36 n.s.<br />

Periodico quadrimestrale<br />

di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />

dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />

Fondato nel 1981<br />

Sito Internet:<br />

www.ilcalitrano.it<br />

E-mail:<br />

info@ilcalitrano.it<br />

Direttore<br />

Raffaella Salvante<br />

Direttore Responsabile<br />

A. Raffaele Salvante<br />

Segreteria<br />

Martina Salvante<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />

Tel. 055/78.39.36<br />

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in<br />

abbonamento postale 70% DCB Firenze 1<br />

C. C. P. n. 11384500<br />

La collaborazione è aperta a tutti,<br />

ma in nessun caso instaura un rapporto<br />

di lavoro ed è sempre da intendersi<br />

a titolo di volontariato.<br />

I lavori pubblicati riflettono il pensiero<br />

dei singoli autori, i quali se ne<br />

assumono le responsabilità di fronte alla<br />

legge.<br />

Il giornale viene diffuso gratuitamente.<br />

Attività editoriale di natura non<br />

commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />

del DPR 16.10.1972 n. 633<br />

e successive modificazioni.<br />

Le spese di stampa e postali sono<br />

coperte dalla solidarietà dei lettori.<br />

Stampa: Polistampa - Firenze<br />

Autorizzazione n. 2912 del<br />

13/2/1981<br />

del Tribunale di Firenze<br />

Il Foro competente per ogni controversia<br />

è quello di Firenze.<br />

Accrediti su c/c postale n. 11384500<br />

intestato a “<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>” - Firenze oppure<br />

c/c bancario 61943/00 intestato<br />

a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale<br />

della Cassa di Risparmio di Firenze Spa -<br />

Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI<br />

6160 - CAB 2800<br />

Chiuso in stampa il 10 novembre<br />

2007


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

EDUCARE AD AMARE È PARTE INTEGRANTE DI OGNI PERCORSO FORMATIVO<br />

ESSERE BUONI MAESTRI<br />

Tutti noi con i diversi ruoli e le differenti responsabilità nella società siamo educatori; ma saremo<br />

veramente tali, soltanto nella misura in cui sapremo impegnarci fattivamente per gli altri.<br />

eneralmente parlando, troppo spes-<br />

Gso avvertiamo i segni di una qualche<br />

fatica e di un po’ di timore, a volte<br />

anche di paura, di fronte ad un mondo<br />

che cambia vorticosamente e si presenta<br />

tanto diverso da quello di un tempo.<br />

Questi segni di incertezza e di preoccupazione<br />

emergono più facilmente ogni<br />

qualvolta si tratti di dare voce a sofferenze<br />

e a disagi, facendo prevalere,<br />

quasi sempre, le voci critiche che toccano<br />

le valutazioni collettive più che la<br />

coscienza del singolo e non si tratta,<br />

certamente, nè di disimpegno, nè di<br />

rassegnazione diffusa, nè di mancanza<br />

di buona volontà, ma soltanto di imperizia<br />

ad affrontare, in modo tutto nuovo<br />

e diverso, le novità che ci sommergono.<br />

Sicuramente è un processo forte e<br />

a volte molto doloroso come riaprire<br />

delle ferite è una operazione dolorosa,<br />

ma necessaria: bisogna pulirle, disinfettarle.<br />

È quasi una tendenza generale alla<br />

smobilitazione e al disimpegno, un ripiegamento<br />

introverso, incentrato sulla<br />

difesa dei “vantaggi acquisiti” che cerca<br />

di far gravare sugli altri il peso della<br />

crisi, facendo così incrinare “la solidarietà”,<br />

inquinando la “qualità umana”<br />

delle relazioni non costruendo la comunità,<br />

anzi rallentandola o addirittura<br />

minandola nelle sue fondamenta.<br />

Eppure bisogna avere il coraggio di<br />

fermarsi per guardare in faccia il perchè<br />

delle nostre fughe, del nostro alienamento<br />

nel fare, del nostro presuntuoso<br />

altruismo, così diverso e lontano dal<br />

“dono di sè”; la nostra incapacità ad<br />

immaginare una società nella quale prevalga<br />

la dimensione del “dono” rispetto<br />

a quella dello “scambio” mercificatorio,<br />

ne purtroppo rappresenta una novità<br />

il connubio dell’ignoranza con la<br />

malafede.<br />

Ecco, allora che affrontando, con<br />

verità e coraggio, le questioni che oggi<br />

interpellano il nostro vivere sociale,<br />

possiamo scoprire come ci appaia ricca,<br />

interessante e provocatoria la prospettiva<br />

del rapporto vicendevole tra comunità<br />

e persona.<br />

Infatti, il fraterno colloquio tra gli<br />

uomini è premessa, condizione e garan-<br />

zia per la realizzazione di ogni persona<br />

e per l’esistenza e lo sviluppo della comunità<br />

umana; certo mette in gioco in<br />

modo radicale tutta la nostra persona<br />

che deve vivere con “l’altro” una relazione<br />

che edifica la società ed innanzitutto<br />

noi stessi.<br />

Anche se, oggi, la categoria della<br />

fraternità appare parecchio sfocata e<br />

desueta, perchè non siamo pronti ad accettare<br />

il “conflitto”, la fatica di vivere<br />

“con” gli altri e, di più, la fatica di vivere<br />

“per” gli altri, protesi alla costruzione<br />

della vera città, spinti dal desiderio,<br />

dalla costanza e dall’impegno di<br />

tutti i cittadini di essere comunità,<br />

Non possiamo costruire una vera<br />

comunità se diventa espressione solo di<br />

una elite, di un gruppo privilegiato che<br />

possiede i mezzi e si permette delle relazioni;<br />

non è comunità o città se gli<br />

altri sono esclusi e vivono gli uni accanto<br />

agli altri, accontentandosi, senza<br />

accorgersene, di non urtarsi reciprocamente;<br />

perchè così sperimentiamo soltanto<br />

l’incertezza della quotidianità,<br />

persino della sopravvivenza, il terrore<br />

dell’ignoto che spezza questa catena<br />

della fraternità e chi è in preda alla paura<br />

non riesce più ad annodarla.<br />

Una vera comunità, una città è veramente<br />

protettiva quando mette ciascuno<br />

di noi in condizioni di vivere le<br />

proprie responsabilità e di assumerne<br />

di collettive; per questi motivi è importante<br />

aiutare la fiducia e la speranza<br />

con concretezza e progettualità.<br />

Rimane perciò la questione di una<br />

società che deve superare le proprie<br />

paure e quelle dei suoi componenti, i<br />

quali devono alimentare la reciproca sicurezza<br />

attraverso relazioni personali<br />

che dicano fedeltà, amicizia, disponibilità<br />

all’altro, accoglienza, per crescere<br />

in modo più umano e più armonico.<br />

Purtroppo la gente si sente sempre<br />

meno interpretata, sempre meno rappresentata<br />

e si disaffeziona alla sua comunità<br />

o alla sua città, a causa del degrado<br />

diffuso del costume dell’intera<br />

convivenza civile, dell’uso del potere<br />

per tornaconti personali o di gruppo,<br />

della pesante e dilagante corruzione, il<br />

sistema politico fuso, l’economia grip-<br />

3<br />

pata; ne consegue che l’attuale situazione<br />

può facilmente indurre ad un atteggiamento<br />

di sfiducia, di disimpegno,<br />

di abbandono dell’impegno già iniziato<br />

o alla tentazione di agire secondo la<br />

mentalità comune, cioè senza preoccuparsi<br />

di rendere un servizio ed una testimonianza<br />

eticamente irreprensibili.<br />

Perciò tutti siamo chiamati ad apportare<br />

fattivamente quel contributo<br />

operoso e responsabile per far sì che<br />

ogni luogo di vita diventi davvero un<br />

luogo umano e umanizzante e che, la<br />

società sia una autentica e viva comunità<br />

di persone, tra le quali regni un fraterno<br />

colloquio, inteso come elevazione<br />

degli uomini, come crescita spirituale<br />

e morale, come ascensione dalla mediocrità<br />

e dalla fragilità, dalla paura e<br />

dall’incertezza.<br />

È, quindi, un diritto ed un dovere<br />

che riguarda ciascuno di noi che deve<br />

continuamente confrontarsi con la necessità<br />

di salvaguardare la bontà dei fini<br />

e la moralità dei mezzi, senza mai<br />

cedere a competizioni e personalismi,<br />

ma cementare una testimonianza unitaria,<br />

benchè differenziata nelle sensibilità<br />

e nelle forme.<br />

Una presa di coscienza, dunque, è<br />

necessaria, consapevoli che il mondo<br />

di domani dipende dall’educazione di<br />

oggi, che illumini il senso e il valore<br />

della vita, amplia gli orizzonti della ragione<br />

e consolida i fondamenti della<br />

morale umana.<br />

Bisogna tendere a diffondere lo spirito<br />

fraterno con la parola, l’azione, l’esempio,<br />

perchè più intenso è l’amore<br />

fraterno, maggiore è la credibilità del<br />

messaggio predicato con l’operosità<br />

della vita; perchè ad esempio non cerchiamo,<br />

insieme a tante buone anime,<br />

di coordinare dei gruppi di volontari<br />

che si adoperino fraternamente a supporto<br />

delle persone anziane e di ammalati?<br />

Una cosa sono le chiacchiere, altro<br />

è mettere concretamente in campo<br />

buone azioni.<br />

Conoscete il nostro numero di telefono<br />

e la nostra E-mail, contattateci.<br />

Raffaele Salvante


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

LA CERAMICA DI VITO ZABATTA<br />

Ovvero<br />

L’Arte del Lucignolo o Tecnica del Colombino<br />

Arte del “Lucignolo” o Tecnica del<br />

L’ “Colombino” è il modo più antico di<br />

fare ceramica che l’uomo ha utilizzato<br />

per procurarsi gli utensili, oggi li chiameremmo<br />

casalinghi, di cui necessitava<br />

per la vita quotidiana. Quando ancora<br />

non esisteva la ruota e quindi il tornio,<br />

l’uomo per costruirsi un contenitore, un<br />

vaso o un’anfora per la conservazione e<br />

il trasporto dei prodotti, utilizzava la tecnica<br />

del sovrapporre anelli di argilla, legandoli<br />

tra loro, facendo pressione col<br />

pollice e l’indice e lisciandoli, sia all’interno<br />

che all’esterno, in modo da rendere<br />

solido il loro legamento.<br />

Oggi chi pratica questa tecnica unisce<br />

i vari anelli solo all’interno, lasciando,<br />

così, la caratteristica impronta del<br />

pollice, ottenuta in seguito alla pressione<br />

esercitata.<br />

Vito Zabatta è nato ad Aquilonia<br />

(AV) nel 1947 ma vive e lavora a Calitri<br />

L’ADDIO ALLA SCUOLA<br />

coniugi Prof. Di Milia Giuseppe Antonio e Viscione Nicoli-<br />

Ina, entrambi docenti di economia aziendale presso l’I.T.C.<br />

“A.M. Maffucci” di Calitri dal primo settembre 2007 hanno lasciato<br />

l’insegnamento e sono andati in pensione. La loro opera<br />

di educatori si perde nella notte dei tempi, infatti il Di Milia<br />

ha iniziato l’attività di docente il 01/12/1966 mentre la signora<br />

Viscione ha iniziato il lungo percorso in data 1/11/1968.<br />

Essi hanno diplomato circa mille ragionieri, i quali sono<br />

diventati validi professionisti e ottimi cittadini. Essi lasciano la<br />

4<br />

dal 1950; ha frequentato il locale Istituto<br />

Statale d’Arte “S.Scoca” diplomandosi<br />

dopo aver seguito il Corso di Ceramica.<br />

Esegue i suoi lavori con la tecnica del<br />

“lucignolo”, utilizzata anche per i personaggi<br />

del presepe; ha partecipato al<br />

XXIII Concorso Internazionale Ceramica<br />

d’Arte di Faenza; ha esposto un presepe<br />

in ceramica, composto da trenta<br />

pezzi (h 20-40cm) presso il Borgo Castello<br />

di Calitri negli anni 2002 e 2003<br />

nonchè alla Fiera Interregionale di Calitri<br />

nell’anno 2003; nel 2006 ha tenuto una<br />

Mostra Personale presso la Chiesa dell’Annunziata<br />

e quest’anno presso i locali<br />

della Casa dell’Eca.<br />

Nel 2004 ha esposto le sue opere nel<br />

Castello ducale di Bisaccia; ha partecipato<br />

alla 1° e 3° edizione della Mostra<br />

Nazionale “CeramicArte” di Calitri dove<br />

ha conseguito il 2° premio.<br />

il Cronista<br />

scuola con un velo di tristezza, ma anche con la gioia di aver<br />

formato il carattere e preparato culturalmente tanti giovani.<br />

Riportiamo qui di seguito il giudizio dato dalla classe V A anno<br />

scolastico 2006-2007 cioè gli ultimi alunni diplomati dai<br />

coniugi Di Milia.<br />

Un ringraziamento tutto particolare per il vostro fattivo<br />

impegno nella scuola da parte della ragioniera Valentina<br />

e della Redazione


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

LETTERA AL DIRETTORE<br />

ent.mo direttore,<br />

Ganzitutto complimenti per il giornale<br />

che raggiunge, in ogni dove, tutti i calitrani,<br />

e che, ad oggi, è l’unico legame<br />

che ancora ci lega e non ci fa sentire del<br />

tutto abbandonati; scusami se ricorro al<br />

mezzo della lettera, ma intento parlare<br />

come mero lettore e concittadino; anch’io<br />

come te sono uno straniero in patria in<br />

quanto vengo a Calitri soltanto per un<br />

breve periodo e neanche tutti gli anni;<br />

l’attaccamento al paese che mi ha dato i<br />

natali e alla sua gente è sempre stato molto<br />

forte, ma avendo una famiglia, non<br />

sempre sono libero di fare le scelte che<br />

mi piacerebbe fare; per cui appena posso<br />

ritorno volentieri e con tanta gioia, ma<br />

resto continuamente deluso per l’approssimazione<br />

con la quale si affrontano i<br />

problemi che sono la vita del paese; perchè<br />

spesso non si tratta di mancanza<br />

di risorse, ma di cultura di governo. In<br />

sintesi vorrei fare osservare: da quasi due<br />

anni non solo sono fermi i lavori di scavo<br />

archeologico iniziati dietro l’Istituto Tecnico,<br />

dove sono venute alla luce una ventina<br />

di tombe, ma gli ” interessanti e numerosi<br />

reperti” sono stati portati via ad<br />

Avellino o Salerno, perchè non erano custoditi<br />

in un locale sicuro, munito di allarme<br />

(per un antifurto non ci vogliono<br />

milioni!…). Inoltre l’abbandono dei lavori<br />

senza alcuna copertura, con la pioggia<br />

sta rovinando tutto. E pensare che in<br />

alcuni paesi della nostra Italia si inventano<br />

scavi per attirare il turismo e studiosi.<br />

Al Museo al Castello, sono stati perpetrati<br />

uno o due furti, sembra su commissione,<br />

perchè i reperti asportati sono<br />

di una certa specie. Come mai non si è<br />

pensato ancora di mettere un antifurto?<br />

Al museo della Ceramica presso la<br />

Scuola d’Arte “Salvatore Scoca”, manca<br />

lo spazio per l’esposizione dell’abbondante<br />

materiale, mentre c’è un intero<br />

piano vuoto, che una volta pulito e rimesso<br />

a nuovo potrebbe benissimo servire<br />

alla bisogna. È un ricco patrimonio<br />

culturale che non deve assolutamente andare<br />

disperso.<br />

La Fiera Interregionale non mi sembra<br />

che sia portata avanti con il giusto<br />

entusiasmo, per cui sta calando vertiginosamente<br />

di interesse, mentre altre<br />

Fiere in Provincia ci contendono il primato;<br />

si stanno spendendo centinaia di<br />

milioni per un progetto su cui nessuno è<br />

esattamente informato e non si cerca di<br />

ovviare con degli ascensori l’accesso al<br />

primo piano; un disabile, persone anziane,<br />

ma anche donne con i bambini<br />

in carrozzina devono salire ben 30 scalini<br />

per accedere al piano alto della Fiera,<br />

e dire che siamo ormai alla 27ma<br />

edizione!<br />

Dopo ben 27 anni la ricostruzione del<br />

dopo terremoto ancora non è compiuta e<br />

famiglie che hanno anche una lettera di<br />

assegnazione di fondi, scritta del sindaco<br />

nel lontanissimo 1991… aspettano ancora…<br />

fino a quando? Senza dire che<br />

nella parte vecchia del paese ci sono case<br />

ristrutturate che sono disabitate perchè<br />

non ci vive più nessuno, ma hanno preso<br />

i soldi per ristrutturare. Non è un controsenso?<br />

La strada che doveva evitare l’attraversamento<br />

del paese e che è costata “un<br />

miliardo a km”. come mai non viene<br />

aperta al traffico?<br />

Ho personalmente assistito per giorni<br />

e settimane ad un continuo girovagare di<br />

gruppi di cani per le strade principali del<br />

paese, senza che un operatore ecologico,<br />

una guardia o chi per esso prendesse<br />

una qualsiasi iniziativa.<br />

Non sono sicuro, ma mi è stato riferito<br />

che la Comunità Montana, non so<br />

per quale ragione si è trovata a gestire<br />

una cinquantina di operai che non essendo<br />

coperti da opportuna assicurazione,<br />

non possono svolgere alcun lavoro per<br />

un conflitto di competenze fra Istituzioni!<br />

Ti risulta?<br />

Al museo di Borgo Castello ho visto<br />

qualche sparuto libro, come le memorie<br />

di Crocco, ma nessun libro di quelli che<br />

tu hai stampato, e che potrebbero benissimo<br />

servire come migliore conoscenza<br />

del paese. Come è possibile?<br />

In fine per ultimo, ma non per importanza,<br />

la sempiterna questione politica,<br />

vera e deplorevole ipoteca sulle fortune<br />

o sfortune dei vari piccoli paesi. Un<br />

compaesano e padre di famiglia appena<br />

il figlio ha conseguito la laurea, si è premurato<br />

di cercare una occupazione e su<br />

consiglio di amici si è recato in un paese<br />

vicino dove il referente del boss politico<br />

locale gestisce un settore di attività; è<br />

rientrato in paese senza avanzare alcuna<br />

richiesta perchè ha detto che c’era più<br />

gente nella sala d’attesa di questo politico<br />

che a San Giovanni Rotondo ai tempi<br />

di Padre Pio!<br />

Questa, purtroppo, è ancora la miserevole<br />

situazione politica del nostro amato<br />

Mezzogiorno!<br />

Augurandoti buon lavoro e auspicando<br />

sempre nuovi successi al giornale ti<br />

invio distinti saluti.<br />

Lettera firmata<br />

Bed & Breakfast - <strong>IL</strong> BORGO DEGLI ANGELI<br />

Il nostro Bed & Breakfast, immerso nel cuore verde<br />

dell’Alta Irpinia, in Campania, è un’oasi di relax ed<br />

è ideale punto di partenza per escursioni su un territorio<br />

dove è possibile ritrovare i sapori e i ritmi di un<br />

tempo lontani dalla frenesia quotidiana.<br />

Our Bed & Breakfast, absorbed in the green heart<br />

of the Alta Irpinia, in Campania, it is an oasis of relax<br />

and it is an ideal point to departure for excursions on<br />

a territory where is possible to find tastes and rhythms<br />

of the past away from the daily frenzy.<br />

S.S. 399, n. 29 - CALITRI (AV)<br />

Tel. 0827 34297 - Cell. 347 8480627 - 329 6448677<br />

www.ilborgodegliangeli.it<br />

5


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

LE DONNE DEL MIO PAESE<br />

i piace iniziare con i versi del nostro<br />

Cconterraneo Pasquale Stiso, che benchè<br />

attualmente cambiati in meglio, ci<br />

hanno fatto riflettere sul fatto che in ogni<br />

caso noi siamo il prodotto del passato.<br />

LE DONNE DEL MIO PAESE<br />

Le donne del mio paese voi non le conoscete<br />

A trent’anni sono già vecchie e il loro volto<br />

è duro<br />

Come la terra che lavorano.<br />

Non c’è sorriso sulla bocca amare<br />

Delle donne del mio paese<br />

Di domenica quando vanno in Chiesa non<br />

vanno per incontrarsi con Dio<br />

Ma per godere di un’ora di riposo<br />

E non c’è sorriso nemmeno quando nasce<br />

un bambino<br />

Allora suona la campana a morte perché<br />

non c’è pane per un’altra bocca<br />

Ma c’è pure un giorno in cui sorridono<br />

Le donne del mio paese<br />

Di luglio quando tutto è mietuto il grano e<br />

gli uomini<br />

Cantano la sera sotto gli olmi ai margini<br />

dei campi.<br />

Il contesto in cui viviamo, e vivono<br />

molte donne dell’Irpinia, essendo alquanto<br />

simile ci accomuna in una grande famiglia.<br />

Le donne della nostra terra sono forti<br />

per forza di cose hanno un potenziale<br />

enorme che non sempre mettono a frutto<br />

per formazione e cultura, in alcuni casi, il<br />

punto di arrivo è sposarsi, cosa certamente<br />

molto nobile, non trovo proprio corretta<br />

se si arriva a dire: così ho realizzato il<br />

90% del mio IO e delle aspettative della<br />

famiglia, senza tenere nel dovuto conto il<br />

contesto di un rapporto tra uomo / donna<br />

ed eventuali figli, si ha sempre bisogno<br />

di una continua crescita e di essere pronte<br />

a scommettere su di un nuovo punto di<br />

arrivo insieme alla famiglia, agli amici.<br />

Le donne della nostra terra sono intelligenti<br />

e colte, molte svolgono un lavoro<br />

di rilievo,ma manca loro uno sprone<br />

ad aprirsi a nuovi orizzonti, Infatti, se<br />

guardiamo in giro vediamo donne che<br />

vanno al mercato (per alcune, purtroppo,<br />

unico modo per uscire di casa) si lamentano,<br />

non hanno dove andare, mancando<br />

precisi punti di riferimento come un cinema,<br />

un circolo che le invoglierebbe a tirar<br />

fuori il loro potenziale per migliorare loro<br />

stesse e il rapporto con chi vive loro ac-<br />

canto e nello stesso colmare carenze strutturali<br />

Questa nostra idea nasce dal constatare<br />

che noi stessa e molte altre, piene di vitalità<br />

intelligenza che possono dare moltissimo<br />

a loro stesse e agli altri, anzicchè<br />

accettare acriticamente una esistenza piatta<br />

soltanto perché non si sa come realizzarsi<br />

al di fuori della porta di casa o del<br />

lavoro.<br />

Di norma ci sono dei gruppi che prestano<br />

la loro opera in Chiesa attraversa la<br />

Caritas, gruppi di preghiera o associazioni,<br />

donne impegnate nel sociale volte all’aiuto<br />

al prossimo, anche noi vi partecipiamo<br />

con grande soddisfazione ma, la<br />

nostra idea ci spinge verso la creazione<br />

di una specie di associazione che possa<br />

aggregare donne che non hanno mai avuto<br />

esperienze nell’entrare in un gruppo,<br />

che possano all’interno dello stesso espandere<br />

le loro idee, anche il solo fatto di vedersi<br />

per parlare, confrontarsi esprimersi<br />

al di fuori del contesto familiare e dei pettegolezzi<br />

del vicinato, come dire mettere a<br />

frutto se stesse, come una sorta di aiuto<br />

reciproco che funga da stimolo o a volte<br />

anche da valvola di sfogo; accettate tutte<br />

senza distinzioni, preferendo coloro che<br />

non hanno esperienza in tal senso, per addivenire<br />

con la partecipazione e il consenso<br />

di tutte a stilare – eventualmente –<br />

qualcosa di più concreto.. Alcune le ritroviamo<br />

in alcuni gruppi gia esistenti, ben<br />

lieti che vi siano tali espressioni positive,<br />

ma bisogna stimolare coloro le quali non<br />

sanno come uscire dal loro isolamento,<br />

tal volta anche morale, vuoi per paura di<br />

essere denigrate o sentirsi inadeguate per<br />

livello culturale o altro o semplicemente<br />

non riescono ad uscire allo scoperto per<br />

Dal 1° settembre 2007 l’Istituto di Istruzione<br />

Superiore “A.M. Maffucci” di Calitri ha<br />

un nuovo preside, il prof. Gerardo Vespucci.<br />

Prima come insegnante presso il Liceo<br />

Scientifico di Caposele, e poi come collaboratore<br />

del dirigente scolastico dell’Istituto<br />

“De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi,<br />

il prof. Vespucci ha maturato una solida<br />

esperienza che gli permetterà di gestire al<br />

meglio l’ importante Istituto calitrano; con<br />

entusiasmo e competenza è di nuovo a Calitri,<br />

che aveva lasciato nei primi anni Settanta<br />

come studente, avendo conseguito la licenza<br />

di maturità presso il Liceo; oggi ci ritorna,<br />

questa volta come Dirigente. Al nuovo<br />

Preside i migliori auguri di buon lavoro.<br />

6<br />

non essere chiacchierate sotto l’arco di<br />

Pignone. Dobbiamo formarci perciò un<br />

punto di riferimento e di coagulo al di<br />

fuori della famiglia e del lavoro: per crescere,<br />

migliorare, crearsi un posto dove<br />

esprimere noi stesse, liberare la creatività,<br />

quante volte avremmo voluto uscire di casa<br />

in quelle fredde giornate invernali e<br />

non fare sempre le solite cose?<br />

Un modo può essere quello di fare<br />

delle gite, visitare mostre, andare a convegni,<br />

o semplicemente fare una scampagnata,<br />

leggere poesie, alcune possano aver<br />

voglia di imparare delle cose … come vera<br />

e propria parola d’ordine dobbiamo<br />

aiutarci, nella piena reciprocità Non abbiamo<br />

stimoli in un paese che ormai sembra<br />

spopolarsi, allora creiamoli, siamo<br />

donne culturalmente e intellettualmente<br />

in grado di farcela, come una sorta di imprenditrici<br />

di noi stesse, nel nostro caso<br />

l’impresa non avrà capitale sociale in euro,<br />

ma in termini di Voglia di fare, rompere<br />

gli schemi, evolversi, di crescere anche<br />

culturalmente, uscire dai luoghi comuni,<br />

produrre stimoli che facciano di<br />

noi: donne che ribaltano una situazione<br />

di stallo. Mentre gli uomini hanno i loro<br />

circoli le donne non riescono a trovare un<br />

punto di incontro e di ritrovo, chiediamoci<br />

perchè? Per riprendere i versi di Stiso,<br />

(cittadino Irpino), vorremmo sottolineare<br />

quanto sia cambiata la vita di una donna<br />

della nostra terra e quanto abbiamo a nostra<br />

disposizione che le nostre nonne non<br />

avevano. I cambiamenti non si raggiungono<br />

senza sforzi, senza caparbietà e scelte<br />

che spesso vanno controcorrente. Negli<br />

ultimi anni ci siamo trasformati in una<br />

specie di Martin Eden, il marinaio. Siamo<br />

qui a voler crescere con voi, culturalmente,<br />

mentalmente pronte a salpare con voi,<br />

nella speranza che molte sappiano raccogliere<br />

questa sfida…<br />

Maria Antonia Stanco<br />

P.S. - Per chi volesse contattarmi<br />

Orologio_1@yhaoo.it (orologio trattino<br />

quello basso uno chiocciola yahoo.it, chi<br />

volesse contattarmi in altro modo è facile<br />

rintracciarmi) sono ben accette le critiche,<br />

perché fanno crescere, suggerimenti perché<br />

vorrà dire che si accetta la sfida.<br />

Qualcuno diceva parlatene bene, parlatene<br />

male ma parlatene, significherà<br />

che il piccolo seme sta cercando di nascere.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

erata ricca di emozioni, quella vis-<br />

Ssuta il 15 agosto a Calitri, con la<br />

presenza del cantautore Vinicio Capossela,<br />

premiato con la cittadinanza onoraria<br />

dal Sindaco di Calitri dott. Giuseppe<br />

Di Milia e dall’assessore Canio<br />

Cestone, e con una scultura in legno<br />

realizzata per l’evento dal prof. Luigi<br />

Di Guglielmo come simbolo di “curiosità<br />

e diffidenza” dei calitrani nei confronti<br />

del “forestiero”.<br />

Poteva essere un incontro tra pochi<br />

amici, ma grazie all’aiuto di alcuni ragazzi<br />

e al desiderio di coinvolgere tutti<br />

i cittadini nell’unicità dell’evento, si sono<br />

superate le difficoltà logistiche per<br />

la riuscita della serata, che ha visto la<br />

partecipazione di circa 2000 persone,<br />

trepidanti dell’attesa. La piazza era gremita<br />

di gente, che acclamava con applausi<br />

ed ovazioni il cantautore, che in<br />

verità, era il più emozionato di tutti, la<br />

sua gioia traspariva in ogni suo gesto<br />

ed ogni suo movimento.<br />

La serata ha visto per cominciare<br />

l’esecuzione da parte della ormai consolidata,<br />

“Banda della Posta”, di brani<br />

musicali per liscio anni ’50; infatti la<br />

VINICIO CAPOSSELA<br />

Cittadino onorario di Calitri<br />

Calitri 15.08.07 – Vinicio Capossela e la Banda della Posta.<br />

piccola orchestrina calitrana era solita<br />

allietare i tanti “sposalizi” che si susseguivano<br />

nel “tempio pagano” dei matrimoni:<br />

la casa dell’Eca. Capossela ha<br />

poi spaziato con brani vecchi e nuovi<br />

Calitri 15.08.07.Staff organizzativo.In alto a sinistra: Giuseppe Maffucci, Luca Di Maio, Michele<br />

Maffucci, Andrea Zabatta, Leo Coppola, Giuseppe D’Emila, Monica Tornillo, Franco Fiordellisi, seduti<br />

da sinistra: Aurelio Lucadamo, Giuseppe Fiordellisi, Giovanni Cicoira, Mariateresa Di Maio, Emanuela<br />

Di Guglielmo, Giuseppe Di Guglielmo.<br />

7<br />

del suo repertorio e con canzoni riarrangiate<br />

della tradizione popolare calitrana,<br />

senza mai annoiare. È stato un<br />

vero successo, accompagnato da una<br />

grande ovazione popolare; lui che sul<br />

palco sia di un piccolo paese, che di<br />

un grande città si muove con la stessa<br />

disinvoltura di un leone nell’arena,<br />

scruta, cattura, incita, si dà fino allo<br />

stremo, tra il tripudio degli applausi,<br />

di quanti scettici e non sono accorsi<br />

per vederlo.<br />

Lo spettacolo che si è protratto per<br />

quasi tre ore, si è concluso con la partecipazione<br />

della Banda Musicale Città<br />

di Calitri, che ha eseguito, dapprima alcuni<br />

brani del suo repertorio, e per finire<br />

il famoso brano del Maestro Capossela<br />

“L’inno di gioia – Uomo vivo”,<br />

ispirato alla resurrezione del Cristo di<br />

Scicli.<br />

Siamo ammirati del nostro concittadino<br />

Vinicio Capossela, conosciuto<br />

in tutto il mondo grazie alla sua musica<br />

e alla sua arte, e siamo onorati e riconoscenti<br />

del lavoro di ricerca che fa<br />

sulle tradizioni popolari della nostra<br />

terra.<br />

Finalmente ha ottenuto dal suo paese<br />

di origine, Calitri, il riconoscimento<br />

che tutti gli dovevano, per la sua “mostruosità”<br />

artistica.<br />

Monica Tornillo - Enza Fiordellisi


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

PRESENTE E PASSATO<br />

NEI LUOGHI DELLA MEMORIA<br />

o vivo nel passato. Riprendo tutto<br />

«I quello che m’è capitato e l’aggiusto.<br />

Così da lontano, non fa male, quasi quasi<br />

ci si cascherebbe. Tutta la nostra storia è<br />

abbastanza bella. Vi dò un colpo di pollice<br />

e diventa una sequenza di momenti perfetti.<br />

Allora chiudo gli occhi e cerco di immaginare<br />

che vivo ancora dentro».<br />

«LA NAUSEA» di J. P. Sartre<br />

Vivere il presente che gira vorticosamente<br />

è quasi impossibile alla mia età. Mi<br />

sento un trapassato mal tollerato, che non<br />

ha più nulla da fare e da dire. So di appartenere<br />

ad un’altra epoca, e mi devo mettere<br />

da parte; oppure rifugiarmi in un po’ di<br />

passato e vivere in esso attraverso i ricordi.<br />

A me piace rifugiarmi nel passato perché<br />

mi appartiene più del presente. Nei giorni<br />

in cui mi afferra l’angoscia dell’emarginazione<br />

o mi assale l’onda di un vissuto<br />

che non posso dimenticare, fuggo dalla<br />

realtà che mi respinge e mi fingo in quella<br />

viva e operante che mi aprì alla vita più di<br />

mezzo secolo fa.<br />

In una società come quella attuale,<br />

posseduta dalla frenesia; in un’epoca esagitata,<br />

in cui tutto scorre e si dilegua in un<br />

attimo; in cui volere ed ottenere, usare e<br />

dissipare costituiscono due istanti ravvicinati<br />

dell’era del consumismo, non mi rimane<br />

che fuggire lontano sulle ali della<br />

memoria che vuole ricordare. E siccome<br />

in mezzo alla gente che si muove intorno a<br />

me cammino come un cane bastonato, mi<br />

sento a mio agio solo nella parte del paese<br />

annientata dalla violenza dell’ultimo terremoto.<br />

Qui mi basta una piccola spinta all’indietro<br />

e mi ritrovo nel passato che mi<br />

ebbe giovane, pieno di vigore, di sogni e<br />

di caparbietà. Mi metto a scavare dentro di<br />

me e tutto mi ritorna in mente, pezzo per<br />

pezzo, con il suo vero significato.<br />

I luoghi che mi accolgono appartengono<br />

al paese vecchio, a quella Calitri dove<br />

le persone che ci abitavano sono scomparse<br />

per sempre. Insieme ad esse è stata<br />

cancellata la vita di un popolo, la sua identità,<br />

la sua storia e la sua autenticità. Di lui<br />

rimangono solo i pochi elementi naturali<br />

che lo sostenevano; forse nemmeno loro<br />

da quando anch’essi non sono più quelli di<br />

una volta: la terra, il sole, il caldo, il freddo,<br />

l’aria, la pioggia, le pietre, i sapori e gli<br />

odori; probabilmente il nulla.<br />

Assalito dall’ondata dei ricordi, nel<br />

cuore prima, nella mente poi, si scatena il<br />

finimondo. Si dilegua il presente, irrompe<br />

il passato senza annunciarsi. In un attimo il<br />

mondo che è stato spiazza il mondo che è.<br />

La forza della memoria riporta in vita<br />

quello che non c’è più, sostituisce quello<br />

che c’è. Decenni di un’epoca superata si<br />

sovrappongono al presente con le medesime<br />

caratteristiche di allora. Ma la realtà<br />

oggettiva si rifiuta di scomparire e rimane<br />

lì con ostinazione. Selciati rimossi, vicoli<br />

interi sprofondati nel silenzio di un passato<br />

annullato e di un presente senza significato;<br />

rovine sparse ovunque, cumuli di calcinacci<br />

sotto macchie di muschio e di erbacce<br />

tormentate da una nube di insetti;<br />

rottami domestici disseminati nei vani abbandonati.<br />

Ad osservarli con attenzione,<br />

danno l’impressione che fissino verso l’alto<br />

i tetti crollati, i muri sventrati e le grondaie<br />

sospese nel vuoto. Quasi impercorribili,<br />

talune ostruite da macerie confuse con<br />

la sporcizia, come sorprese di vedere ancora<br />

qualche anima viva, le stradine interne<br />

della parte alta dell’ex abitato mi accolgono<br />

e mi guardano con stupore. Fissano<br />

con sospetto il passante occasionale<br />

che cammina lento, guarda e parla con sé<br />

stesso mentre indica con la mano una porta<br />

sfondata, una finestra spalancata o un<br />

balcone cadente, che gli ricordano qualcosa.<br />

Nei quartieri interamente sfigurati<br />

dal disordine delle rovine non ho difficoltà<br />

a raccapezzarmi. Mi sono talmente familiari<br />

che, al posto di quello che è rimasto,<br />

mi par di vedere tutto quello che c’era<br />

molti anni fa.<br />

Mentre scorro lo scenario tra il sorriso<br />

e il pianto, però, ho la sensazione di respirare<br />

un’aria diversa da quella a cui ero abituato<br />

quando ci venivo da ragazzo. Mi sa di<br />

odori acri di muffa e di marcescenze di erbe<br />

e di relitti in disfacimento. Tra il ronzìo<br />

di mosche, mosconi e insetti, in alto, a ridosso<br />

dei tetti delle case disabitate, il singulto<br />

di una civetta infastidita riecheggia<br />

nella fetta di cielo attraversato a volo. Sempre<br />

nell’aria, qua e là, qualche rondine nostalgicamente<br />

ostinata, taglia lo spazio con<br />

voli radenti la gronda e garrisce in direzione<br />

del nido della sua covata. Non si odono<br />

voci umane, né il raglio dell’asino che viene<br />

caricato prima di partire per il campo,<br />

né il latrato del cane che fa festa o il canto<br />

del gallo che saluta l’alba che spunta.<br />

Tutto sembra cuocere sotto il sole di<br />

luglio, ma non c’è più nessuno. I muri cadenti<br />

delle vecchie abitazioni e i vicoli sono<br />

invasi da ciuffi di erbe, ortiche e parietaria,<br />

attraversati da fruscìi di lucertole e di<br />

8<br />

topi, strepiti di grilli e rumori assordanti di<br />

calabroni. In questa densa calura d’estate,<br />

non capisco perché, mi prende un senso di<br />

rabbia e di ribellione che non mi so spiegare.<br />

Perché tutto questo? Perché tanta rassegnazione<br />

e tanta indifferenza? Dov’è finita<br />

l’indole calitrana della tenacia e della<br />

fierezza di sempre? A queste domande non<br />

ci sono risposte. Forse sono cambiati i<br />

tempi e sono mutati i calitrani. L’unica<br />

spiegazione possibile è questa.<br />

Assorto nell’ossessione della domanda<br />

che non trova riscontro, cerco di placare il<br />

mio stato interiore provando a chiedere a<br />

me stesso chi sia diventato; perché stia qui<br />

a tormentarmi; perché non mi lasci andare<br />

e me ne torni nel mondo dove si vive lontano<br />

dai rimproveri della coscienza e dagli<br />

affetti infranti; dove tutto quello che accade<br />

è lecito per il fatto stesso che accade,<br />

bene o male che sia; perché mi ostino a rimanere<br />

attaccato a quella parte del mio<br />

paese che non esiste più.<br />

Con questo stato d’animo percorro e<br />

ripercorro le stradine ammutolite, rasento<br />

le pareti delle case immerse nel silenzio<br />

della fine, passo sotto i ballatoi degli ingressi,<br />

oso entrare in qualche ambiente a<br />

piano di strada, mi affaccio a qualche balcone<br />

senza imposte e guardo in basso.<br />

Lontano dal mondo dei rumori, mi metto a<br />

pensare e a ricordare. Il cielo è carico di<br />

luce solare; l’aria è ferma, il paesaggio<br />

che si staglia all’orizzonte limpido. Non so<br />

come, né perché, tutto d’un tratto mi ritrovo<br />

nel mondo appena descritto, ma di<br />

tutt’altro aspetto, trasfigurato e vivo, così<br />

com’era oltre mezzo secolo fa. Porte, finestre<br />

e balconi aperti; un gran vociare nei<br />

pianterreni, e tanta animazione; un gatto<br />

mi taglia la strada come una freccia; galline<br />

che razzolano, un gallo che salta sulla<br />

gallina e una chioccia seguita da una rumorosa<br />

schiera di pulcini; qualche maialino<br />

che grugnisce mentre svuota un trògolo<br />

di pastone; un asino che batte il piede ferrato<br />

sul selciato e fustiga con la coda i<br />

tafàni che gli succhiano il sangue; ragazzi<br />

e ragazze, uomini e donne, anziani e anziane,<br />

tutti intenti nelle occupazioni quotidiane.<br />

Davanti ai miei occhi si ricompone<br />

tutto il mondo calitrano di una volta. Ogni<br />

casa, ogni angolo di strada, ogni dissesto<br />

tellurico si risanano e tornano ad emettere<br />

il canto gioioso della vita che scorre semplice,<br />

serena e sempre uguale.<br />

Gerardo Melaccio<br />

continua nel prossimo numero


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

FESTIVAL DELLA POESIA DEL SUD…<br />

E PER <strong>IL</strong> SUD<br />

e classi quinte del Liceo Scientifico del-<br />

Ll’Istituto “Maffucci” di Calitri con entusiasmo<br />

hanno preso attivamente parte all’incontro<br />

del 13 ottobre 2007 all’interno del<br />

“Festival della poesia del Sud… e per il<br />

Sud” a Nusco. Accompagnati e guidati dai<br />

loro insegnanti Castellano Tania, Galgano<br />

Rosa e Nannariello Alfonso, hanno esposto i<br />

risultati di questa iniziativa che li ha coinvolti<br />

direttamente, attraverso l’interessante corso<br />

del prof. Paolo Saggese, “Incontri con la<br />

poesia”. Sottolineando l’importanza del legame<br />

tra cultura, scuola e territorio, visti i felicissimi<br />

effetti che tali iniziative provocano<br />

nell’animo dei nostri giovani studenti, è senza<br />

dubbio doveroso presentare le loro osservazioni<br />

nella veste di lettera alle redazioni<br />

delle testate giornalistiche locali, e la loro<br />

diretta produzione poetica.<br />

“Spett.le redazione,<br />

noi alunni della VA del Liceo Scientifico di<br />

Calitri (AV), abbiamo deciso di aderire con<br />

tutti i mezzi e le forze a nostra disposizione<br />

all’iniziativa nata da un’idea del prof. Paolo<br />

Saggese e giunta quest’anno alla sua terza<br />

edizione, ovvero “Il Festival della Poesia del<br />

Sud…e per il Sud”. Anche noi dunque ci<br />

sentiamo in qualche modo coinvolti nell’evento<br />

culturale, pronti a collaborare per sottolineare<br />

l’importanza della poesia. La nostra<br />

poesia. La poesia del Sud.<br />

Da tempo lasciata esclusa dai testi di letteratura<br />

italiana, ignorata dai più prestigiosi<br />

giornali nazionali dove vengono menzionati<br />

sempre e solo gli illustri letterati del Centro e<br />

Nord Italia. Stimolati da tutto questo, ci siamo<br />

armati di diverse antologie con l’obiettivo<br />

di realizzare una statistica dei poeti meridionali<br />

esaminati in quei testi. Abbiamo allora<br />

riscontrato che solo il 20% circa di tutti<br />

i letterati italiani studiati in quelle pagine sono<br />

originari del Sud. Di questa percentuale<br />

una buona parte sono poeti che nonostante<br />

siano nati nel Meridione, in seguito al loro<br />

trasferimento, hanno completato la loro formazione<br />

artistica e spirituale al Nord.<br />

Ci chiediamo dunque: perché la poesia<br />

meridionale non è oggetto di studio scolastico?<br />

Si tratta di razzismo culturale o sono<br />

scarsi i mezzi economici e di propaganda?<br />

Noi crediamo vere entrambe le ipotesi. Bisogna<br />

ammettere che il Sud è stato in un<br />

certo qual modo emarginato e disprezzato<br />

in molti campi, ritenuto analfabeta o comunque<br />

di capacità inferiori.<br />

Il Meridione è stato spesso soggetto a<br />

situazioni storiche sfavorevoli, come ad<br />

esempio i saccheggiamenti garibaldini, il brigantaggio,<br />

il mancato sviluppo industriale<br />

ed economico, l’arretratezza del settore primario<br />

e delle tecniche di coltivazione, l’inefficienza<br />

dei mezzi di comunicazione. Gli<br />

effetti negativi di queste difficoltà si sono<br />

manifestati particolarmente nel campo culturale,<br />

dove si è verificata una palese diminuzione<br />

della produzione letteraria.<br />

Ancora una volta il problema di fondo va<br />

ricercato nel cosiddetto “divario” Nord-Sud.<br />

Basti pensare che le più importanti case<br />

editrici presenti in Italia sono settentrionali.<br />

È facile capire allora come tutta l’attenzione<br />

sia rivolta agli autori del Nord: mentre gli<br />

scrittori meridionali incontrano serie difficoltà<br />

nella pubblicazione delle loro opere.<br />

In questa battaglia culturale vogliamo<br />

dunque affermare con forza il “nostro” valore<br />

artistico. Vogliamo ricordare a voi che esistono<br />

poeti ignorati del Sud la cui poesia rimane<br />

legata al ricordo della propria terra,<br />

della propria famiglia, dei propri affetti. A<br />

questa sentita nostalgia subentra tuttavia la<br />

consapevolezza della miseria della propria<br />

comunità e la speranza di un futuro che possa<br />

essere migliore della presente condizione.<br />

Sono questi i temi che emergono dai loro<br />

versi, parole che descrivono la dura realtà<br />

del Meridione, sentimenti che sono il ritratto<br />

di uno scenario incompreso, argomenti universalmente<br />

validi che, a nostro parere, dovrebbero<br />

essere divulgati e resi noti a tutti.<br />

Preghiamo, dunque, voi direttori di sostenere<br />

questa iniziativa, affinché la poesia<br />

del Mezzogiorno non resti confinata ad una<br />

conoscenza locale, “nei cassetti personali”.<br />

Costantino Lucani, Enrica Logrippo<br />

Selena Ziccardi, Pasquale Calabrese<br />

I.S.S. “A.M. Maffucci” – Calitri<br />

Liceo Scientifico<br />

Classe V^ A<br />

UN PATRIMONIO DA RIVELARE<br />

L’irrefrenabile desiderio di ascoltare i<br />

sospiri dell’animo, l’esplosione delle frustrazioni,<br />

le emozioni che diventano colori,<br />

odori, profumi…La mente dell’uomo ha l’esigenza<br />

di nutrirsi della cultura pura, di trovare<br />

conforto nella manifestazione più autentica<br />

e armoniosa dell’intelligenza. Parlo<br />

della poesia, lo strumento “divino” che lega<br />

la mente con infiniti fili invisibili ai nostri<br />

più reconditi sogni, alle speranze, alle passioni…Nessuna<br />

espressione della personalità,<br />

della coscienza, dell’umanità in genere<br />

ha un carattere tanto universale.<br />

Riesce allora difficile comprendere da<br />

dove derivi “L’ostracismo culturale” che non<br />

permette ai poeti meridionali contemporanei<br />

di essere parte integrante delle antologie<br />

varie, che invece riservano ampi capitoli e<br />

approfondimenti ai poeti settentrionali, soprattutto<br />

lombardo-veneti.<br />

Sarebbe banale fare un discorso di superiorità<br />

se non vengono opportunamente con-<br />

9<br />

sultati lavori di collocazione storico-letteraria<br />

di ambito regionale né le varie riviste letterarie<br />

che promuovono i tanti poeti emergenti.<br />

Bisogna certamente riconoscere che al<br />

Nord e al Centro coesistono riviste, editori,<br />

attenzione critica, festival, premi e rassegne<br />

varie che donano visibilità editoriale e promozionale,<br />

ma si deve altresì ammettere che<br />

noi oggi pur vivendo in democrazia constatiamo<br />

che coloro che detengono il grande<br />

“potere” della promozione culturale (mi riferisco<br />

ai direttori di case editrici e giornali)<br />

alimentano una sorta di invisibile “dittatura<br />

culturale” filtrando qualsiasi voce per produrre<br />

una cultura spesso all’insegna del solo<br />

profitto e del messaggio pubblicitario.<br />

Il collettivo misconoscimento da parte<br />

della cultura letteraria militante nei confronti<br />

della produzione poetica nel Mezzogiorno<br />

resta un dato di fatto. È per questo che sono<br />

felicissimo di manifestazioni come il festival<br />

della poesia di Nusco perché sono convinto<br />

che qualcosa si possa e si debba fare. Bisogna<br />

lavorare insieme con convinzione, in<br />

perfetta armonia, uscendo dalla solitudine e<br />

arrivando al dialogo, che in sostanza poi è il<br />

senso della manifestazione. Appunto, il dialogo<br />

è fondamentale, il confronto di opinioni,<br />

di giudizi, del pensiero. Questa è la nostra<br />

ricchezza: la consapevolezza che il nostro<br />

dimenticato e vituperato Sud possa contare<br />

su persone decise a far rivalutare tutto il suo<br />

potenziale.<br />

Angelo Fratianni<br />

Istituto “A.M. Maffucci” Calitri<br />

Classe V^ A Liceo Scientifico<br />

DIASPORA<br />

Terra, mia terra,<br />

amata, bruciata, assalita,<br />

uccisa, affamata.<br />

Terra di miele sgorgante<br />

da occhi innocenti,<br />

di frutti pendenti<br />

da rami sapienti.<br />

Ricordi terra?<br />

Uomini staccati,<br />

strozzati, ammassati su treni infelici,<br />

consegnati a nebbie feroci.<br />

Riprendici ora terra,<br />

ora che siamo nudi e freddi,<br />

cingici all’abbraccio dei miseri,<br />

succhia dai nostri cuori<br />

il seme della poesia,<br />

consegnalo alle radici<br />

dell’albero della vita.<br />

Selena Ziccardi<br />

V^ A Liceo Scientifico<br />

dell’I.I.S. “Maffucci” di Calitri


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

COLUMBUS DAY<br />

PARADE, NEW YORK - Ottobre 2007<br />

na sequenza di sontuose cerimonie<br />

Uanche quest´anno, hanno celebrato<br />

la tradizione italiana,, la cultura e la conquista<br />

degli italo americani negli Stati<br />

uniti sotto la guida, attenta e scrupolosa<br />

del Presidente irpino Louis Tallarini originario<br />

dell´Alta Irpinia. Lo contraddistingue<br />

un costante impegno e una vita<br />

spesa con passione e gioia, per la causa<br />

italo-americana. Questo è il Columbus<br />

Day, la passione di Tallarini. Per questa<br />

importante e complessa manifestazione,<br />

lavorano per un anno intero moltissimi<br />

collaboratori e associazioni di volontariato.<br />

Con soddisfazione e orgoglio come<br />

calitano, ribadisco che, anche una nostra<br />

concittadina, la dott.ssa Marianna Toglia<br />

impiegata a tempo pieno<br />

presso la Foundation è, tra la<br />

squadra di collaboratori che<br />

attivamente ha contribuito al<br />

grande successo dei festeggiamenti<br />

lavorando come<br />

braccio destro del Chairman<br />

for the Italian Cav. Giuliana<br />

Ridolfi Cardillo.<br />

Il Columbus Day, riconosciuto<br />

come festa nazionale<br />

dal Presidente degli Stati Uniti<br />

D´America, e soprattutto la<br />

parata, onora i sacrifici degli<br />

immigrati italiani per costruire<br />

l’America e celebra la vibrante<br />

e colorita tradizione<br />

della Comuità Italo Americana,<br />

la musica, il folklore, le<br />

conquiste.<br />

La dott.ssa Marianna Toglia con il sindaco di New York Michael<br />

Bloomberg.<br />

Una descrizione del Columbus<br />

Day Parade New York 2007, è reperibile<br />

presso il sito del Columbus<br />

Citizens Foundation all’indirizzo:<br />

http://www.columbuscitizensfd.org/<br />

pages/mainframeset.html.<br />

A description of the Columbus<br />

Day parade 2007 can be found on<br />

the website of the Columbus Citizens<br />

Foundation at http://www.columbuscitizensfd.org/pages/mainframeset.html.<br />

La signora cav. Giuliana Ridolfi Cardillo chairman for Italian Affairs e<br />

la dottoressa Marianna Toglia.<br />

10<br />

series of great events celebrated<br />

Athis year Italian tradition, culture<br />

and the achievements of Italian-Americans<br />

in the US. The celebrations were<br />

lead by Columbus Citizens Foundation<br />

President Louis Tallarini, who originally<br />

hails from Irpinia. Mr Tallarini<br />

has devoted much of his life to the<br />

cause of promoting Italian-American<br />

culture, with passion and admirable enthusiasm.<br />

A whole year of preparations precedes<br />

Columbus Day, with the involvement<br />

of many individuals and volunteer<br />

organisations. It is with pride that<br />

I mention that a daughter of Calitri,<br />

Marianna Toglia, full-time employee<br />

of the Columbus Citizens<br />

Foundation, is among the<br />

people that this year helped<br />

to make of the Day an outstanding<br />

success. She has<br />

worked as assistant to<br />

Columbus Day Chairwoman<br />

Cav. Giuliana Ridolfi<br />

Cardillo.<br />

Columbus Day was<br />

recognised as a national day<br />

by the US President. The parade<br />

remembers and honours<br />

the sacrifices made by Italian<br />

immigrants in building America,<br />

as well as celebrating the<br />

colourful and vibrant tradi-<br />

tion, music, folklore and<br />

achievements of the Italian-<br />

American community.<br />

Il Console Italiano a New York Francesco Maria Talò, la signora cav.<br />

Giuliana Ridolfi Cardillo e Louis Tallarini.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

a seconda parte della Descrizione set-<br />

L tecentesca del Principato Ultra tratta,<br />

come si è detto, di alcune città e terre della<br />

provincia1. Qui di seguito si riportano le<br />

pagine che si riferiscono a due importanti<br />

città irpine: quella di Montefusco, capoluogo<br />

della provincia, e quella di Ariano,<br />

una delle città più antiche e più ricche del<br />

Principato.<br />

La descrizione di Montefusco è soprattutto<br />

una lunga dissertazione sulla storia<br />

della città e della sua istituzione principale,<br />

la Regia Udienza, ma non mancano<br />

notizie sul centro abitato, sui suoi casali<br />

e sul territorio circostante, oltre alle<br />

informazioni sulla vita economica, sociale<br />

e religiosa del paese, con l’elenco delle<br />

“famiglie più ragguardevoli”.<br />

Il manoscritto fu compilato pochi anni<br />

dopo il sisma del 1732, uno dei più rovinosi<br />

per la provincia irpina, e gran parte<br />

dei centri urbani descritti mostravano ancora<br />

le ferite del terremoto. Così, a proposito<br />

dell’antico castello di Montefusco,<br />

nel XVII secolo sede del Tribunale dell’Udienza<br />

e delle “orride, e malaggevoli”<br />

carceri della provincia, l’autore ricorda la<br />

ricostruzione dell’edificio promossa da<br />

Carlo di Borbone, che aveva voluto prigioni<br />

più umane, con celle “ampie, agiate,<br />

e di assai buona forma”, ben diverse da<br />

quelle dei tempi passati, “che sovventi<br />

volte […] riuscivano di sepolcro ai poveri<br />

imprigionati”.<br />

Nelle pagine dedicate ad Ariano l’autore<br />

evidenzia lo stretto rapporto tra la<br />

città e i terremoti che nel corso dei secoli<br />

l’avevano più volte rasa al suolo; all’epoca<br />

della descrizione molti cittadini arianesi<br />

vivevano ancora nelle baracche approntate<br />

dopo il sisma, anche se l’economia<br />

della città, grazie anche agli aiuti concessi<br />

dal sovrano, cominciava lentamente a<br />

risollevarsi. Per quanto riguarda la storia<br />

sociale del paese, la trattazione di Ariano<br />

è conclusa da un elenco di famiglie insolitamente<br />

lungo; il contenzioso sorto tra<br />

gli arianesi per stabilire quali fossero le<br />

casate più antiche e illustri del paese aveva<br />

suggerito all’autore, ignaro “de’ loro<br />

archivi, e delle loro antiche particulari memorie”,<br />

di mantenersi prudentemente al<br />

di fuori della questione, citando come “raguardevoli”<br />

tutti i nuclei familiari che<br />

avessero una discreta rendita economica,<br />

sebbene in molti casi essa fosse di gran<br />

EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDI<br />

L’IRPINIA NEL SETTECENTO (II)<br />

lunga inferiore a quella di altre famiglie<br />

della provincia.<br />

Si è cercato, compatibilmente con le<br />

esigenze tipografiche, di rendere le pagine<br />

come appaiono sul manoscritto; l’apparato<br />

critico originario è stato riportato<br />

tra parentesi e in corsivo, senza sciogliere<br />

le abbreviazioni usate dall’autore; nello<br />

stesso modo e con lo stesso carattere sono<br />

state riportate le glosse a margine di alcune<br />

pagine.<br />

* * *<br />

Capo II - Divisamento particulare<br />

della città, e di talune terre più cospicue<br />

della provincia di Principato Ultra<br />

Egli si è ragionevole cosa, e doverosa, perché<br />

dovemo di tutte le città, e delle terre della<br />

provinzia, spezialmente delle più cospicue, qui<br />

brevemente ragionare, tralasciando l’ordine alfabetico,<br />

prender principio, ed incominciamento<br />

dal capo, e metropoli della provinzia,<br />

cioè da Montefusco, che città dee riputarsi,<br />

ancora che piccol paese si fosse, e stasse di<br />

senza del vescovo, per la cui fisa residenza in<br />

talun luogo, avviene in questo nostro Regno di<br />

Napoli, secondo scrive Luca di Penna (a), che<br />

ricevesse, e portasse cotal luogo lo specioso<br />

nome di città. Imperocché, senza recar qui altro<br />

argomento, bastevol cosa si è a dire, che residendo<br />

in Montefusco il Regio Tribunale dell’<br />

Audienza, viene ella per tale occasione capo, e<br />

madre degli altri luoghi della provinzia costituita,<br />

come ogni altro esempio tralasciando,<br />

per tale la riconobbe la città di Napoli, alloracchè<br />

nel felice ingresso del re nostro signore,<br />

che Iddio guardi, e delle sue vittoriose armi<br />

in esso Regno, trovandosi egli giunto in Aversa,<br />

mandò la città di Napoli lettera a Montefusco,<br />

siccome ad altre metropoli delle provinzie,<br />

perché lo riconoscesse signore del Regno, e<br />

che in suo nome a tutte le altre città, e terre<br />

della provinzia avesse lo stesso similmente fatto<br />

fare, come diggià subitamente si fece. Essendo<br />

adunque Montefusco metropoli, e capo<br />

della provinzia ragionevolmente il titol di città<br />

le compete (a); onde città in molti dispacci, e<br />

moderni, ed antichi dei passati viceré del Regno<br />

diretti per diverse faccende al Tribunal<br />

della Udienza viene Montefusco denominata.<br />

La città adunque di Montefusco circa gli<br />

anni di Cristo 780 i Longobardi sopra un<br />

monte fondarono, senza sapersi, se non vo-<br />

11<br />

gliamo con taluni scrittori favoleggiare, perché<br />

l’aggiunto di Fusco, o eglino, od altri l’apponessero.<br />

Ella ne’ tempi andati più stesa si era di<br />

quello che oggidì la vedemo, e forte luogo, e<br />

fornito riputato, sicché ed il re Tancredi nell’anno<br />

1193 ritornando di Puglia qui dimorovvi<br />

(Anonym Cassinen in Chronic), ed il re<br />

Ruggiero, da poi che per consiglio del cardinal<br />

Crescenzi rettore beneventano depredò la città<br />

di Benevento, portossi, e colla molta gente fatta<br />

prigioniera, in Montefusco si trattenne (Falco<br />

in Chronic); d’onde partitosi poi, perché i<br />

beneventani affrenati rimanessero, vi lasciò un<br />

contestabile, cioè uno di quei contestabili, che<br />

minori chiamavansi, la dicui podestà a quella<br />

de’ governadori d’oggidì de’ luoghi di questo<br />

nostro Regno si era uguale, a differenza del<br />

maestro, o del magno contestabile, l’autorità<br />

del quale di gran lunga più stesa si era, e grandissimamente<br />

da quella de’ minori contestabili<br />

differiva.<br />

Ma piucche ogni altro il re Ferdinando I<br />

d’Aragona, alloracché i Franzesi nelle possessioni<br />

di questo suo regno lo molestavano,<br />

ritiratosi come in luogo forte e sicuro, in Montefusco,<br />

vi fece in essa città durevol permanenza.<br />

E qui soggiornando ristorò la dilui collegial<br />

chiesa, intitolata S. Giovanni del Baglio,<br />

e vi affisse le sue armi, le quali presentemente<br />

ancor vi si vedono; della qual chiesa,<br />

poicche di regia collazione, non riputo fuor<br />

di proposito recarne qui con brevità particulare<br />

ragguaglio.<br />

La chiesa di S. Giovanni del Baglio, o sia<br />

del Vaglio, situata in Montefusco, non vi è<br />

dubbio veruno che sia di regia collazione si<br />

fosse, e pleno iure alla maestà dei serenissimi<br />

re di questo Regno spettasse: imperciocché<br />

quantunque della dilei regal fondazione nessuna<br />

contezza oggidì si tenesse, essendosi, o a<br />

cagione dell’antichità, o per le guerre, ed altre<br />

calamità nel Regno accadute, le necessarie<br />

scritture disperse, pure da quelle, che trovansi<br />

presentemente nell’archivio di essa chiesa, ed<br />

altrove registrate, si legge, ed osserva, che il re<br />

Carlo I d’Angiò nell’anno 1270, e Carlo II<br />

nell’anno 1291, e 1290; il re Roberto negli anni<br />

1310, 1333, e 1339, e la regina Giovanna I<br />

co’ loro regali collazioni varie persone delle<br />

cappellanie di essa chiesa investirono; come<br />

si legge ancora, che nell’anno 1390 il re Ladislao<br />

fece della mentovata chiesa concessione al<br />

monistero de pp. Benedittini di Monte Vergine<br />

della città di Avellino; il che fu cagione, che<br />

anni appresso, cioè nell’1392, il clero di essa


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

chiesa di S. Giovanni supplicasse il sommo<br />

pontefice, allora Bonifazio IX, perché la sottraesse<br />

dalla servitù, dell’iuspadronato da re<br />

Ladislao conceduto al mentovato monistero,<br />

e che medesimamente la erigesse in collegiata<br />

colla fondazione di dodici calonici, tra’ quali<br />

tre dignità vi fossero, l’una di priore, e l’altre<br />

due di primicerio, e sagrista, la quali da quinquennio<br />

in quinquennio si dovessero dal Capitolo<br />

di essi calonici eliggere, ed indi dall’Ordinario<br />

del luogo confirmare; il che dappertutto<br />

gli fu dal papa con sua bolla, data da Peruggia<br />

nel medesimo anno 1392, benignamente<br />

conceduto. Venuto poi, come sopra dicemmo,<br />

Ferdinando I d’Aragona in Montefusco,<br />

con suo real diplome, qui spedito nell’anno<br />

1460 a 10 aprile, a suppliche de’ calonici annessò<br />

alla collegiata chiesa di S. Giovanni del<br />

Baglio il benefizio di S. Maria del Bosco del<br />

Covante di suo iuspadronato con tutte le rendite;<br />

qual unione fu di poi nell’anno 1483 approvata,<br />

e confirmata dal pontefice Sisto IV,<br />

che nella sua bolla appella l’una, e l’altra chiesa<br />

regia, e di regio padronato.<br />

Cedette nello stesso tempo Ferdinando in<br />

favor de’ calonici il suo ius nominandi in caso<br />

di ogni vacanza; gli dichiarò suoi domestici, e<br />

regi cappellani, con tutte quelle prerogative,<br />

onori, ed esenzioni, che i cappellani della Real<br />

Cappella godono, e gli assegnò per loro giudice<br />

competente il regio cappellano maggiore. I<br />

calonici goderono per lo spazio di sopra ducent’anni<br />

la libera facultà di provedere i calonicati<br />

in caso di vacanza di ciascun di essiloro,<br />

non ostante le opposizione assai volte fattegli<br />

dalla Curia beneventana; ma a tempo dell’arcivescovo<br />

di Benevento per nome Foppa, postagli<br />

nuovamente in contrasto, avvenne, che il<br />

papa, innanzi a cui la quistione fu dedotta, riconosciuta<br />

la diloro causa, stabilì che solamente<br />

colla sua dataria tenesse il Collegio in<br />

tale elezione l’alternativa, come diggià per soli<br />

quattro mesi dell’anno anche oggidì trovasi il<br />

Collegio nella possessione di formarla, facendola<br />

per gli restanti altri otto mesi la dataria di<br />

Roma. E questo si è quanto abbiamo potuto da<br />

valevoli scritture raccogliere, ed indi brievemente<br />

notiziare di questa collegial chiesa di<br />

regale collazione.<br />

Ritornando ora alla munificenza dello re<br />

Ferdinando I alla città di Montefusco, trovamo<br />

che non solamente d’uno territorio feudale per<br />

nome detto il Covante le fé donazione, del<br />

quale poi essa città ne fu in parte dei vicini<br />

confinanti spogliata, ed in parte ne fece altrui<br />

vendita, ma molti speziali privilegi le concesse,<br />

ne’ quali vi fu quello, per cui sono i di lei cittadini,<br />

e tutti gli abitanti dei di lei casali, e territorio,<br />

franci, ed immuni da qualunque pagamento<br />

di gabella, passo, scafa, e di ogn’altra<br />

consimil esazione per tutto il nostro Regno,<br />

qual privilegio confirmato dappoi dallo stesso<br />

Ferdinando, e da’ di lui successori Alfonso II,<br />

e Ferdinando II si mantiene ancora oggidì in<br />

vigore, ed osservanza (è da leggersi sopra tut-<br />

to ciò Eliseo Danza nella sua Cronologia di<br />

Montefusco).<br />

Concedé Ferdinando I medesimamente alla<br />

città di Montefusco il privilegio di poter tre<br />

fiere, o sian mercati, in ciascun’anno celebrare,<br />

cioè uno nel mese di maggio, e gli altri due<br />

nell’agosto, in qual tempo cessando al governador<br />

del luogo la sua ordinaria giurisdizione,<br />

all’Università, che se ne trova anche di presente<br />

in possesso, si divolve, e per tutta la durata<br />

di esse fiere dal dilei magistrato, cioè dal<br />

sindaco, si esercita. Così come molti altri privilegi,<br />

e da Ferdinando, e da altri re vennero<br />

alla città di Montefusco conceduti, i quali perché<br />

non rassembriamo assai lunghi, e più del<br />

bisogno minuti, stimamo a bene di tralasciare<br />

di qui riferire, potendosi leggere nella Cronologia<br />

di Montefusco dal dottor Eliseo Danza di<br />

lei cittadino compilata.<br />

In questa città, che da sé sola fa il numero<br />

di mille ed ottocento anime, ed unitamente<br />

con suoi casali di S. Paolina, S. Nazaro, S.<br />

Angelo e S. Pietro Indelicato quello di seimila<br />

anime, perfettissimo, e sottil aere vi si gode, e<br />

nulla vi manca, che al necessario vitto sembra<br />

bisognevole; mentre, oltracche il di lei territorio,<br />

e grani, ed ogni altra sorte di vittovaglie, e<br />

vini, che in taluni siti nascono squisitissimi, e<br />

frutta produce, fassi quivi in ciascun sabbato<br />

della semmana un abondevol mercato, ove da<br />

convicini casali, e terre concorrono i di loro<br />

abitanti a vendervi varie spezie di robbe, spezialmente<br />

commestibili.<br />

Vi sono ancora in essa città molti buoni<br />

edifizi, come, oltre alla di sopra riferita chiesa<br />

collegiale, due conventi de’ frati, uno de’ Cappuccini,<br />

e l’altro de’ PP. Minori Conventuali,<br />

ed un munistero di religiose donne dell’Ordine<br />

di S. Domenico sottoposto per lo spirituale alla<br />

giurisdizione dell’arcivescovo di Benevento,<br />

ma in quanto al temporale, godendo della real<br />

protezione, governasi per gli suoi laici fondatori,<br />

che sono delle famiglie Agiutorio, Giordano,<br />

Cutillo, e Reggina, le di cui armi veggonsi<br />

insieme con una iscrizione affisse sopra<br />

la porta di esso munistero. Ma soprattutto osservasi<br />

il famoso palaggio presidale, abitazione<br />

di essi presidi pro tempore della Provinzia, essendovi<br />

di dentro il Tribunale dell’Udienza, e<br />

di sotto, le carceri della medesima, che per lo<br />

passato orride, e malaggevoli assai, e per la di<br />

loro strettezza, e per la malvaggia condizione,<br />

e natura del luogo, in cui trovansi situate, di<br />

modo che sovventi volte ne’ calorosi tempi<br />

riuscivano di sepolcro ai poveri imprigionati, al<br />

presente si veggono ampie, agiate, e di assai<br />

buona forma, mercé l’ammirabil clemenza, e<br />

la real munificenza del nostro sempre invitto<br />

glorioso monarca, che le ha fatto in cotal guisa<br />

restaurare col danaio del suo Real Erario; così<br />

come ha fatto collo stesso dar riparo alle stanze<br />

del Tribunale, ed alla dilui cappella, all’intutto<br />

rovinata per lo terremoto dell’anno 1732.<br />

Vien regolata la gente di Montefusco intorno<br />

allo spirituale dall’arcivescovo di Bene-<br />

12<br />

vento, ordinario del luogo, ed in quanto al temporale,<br />

per ciò che contiene interesse dell’Università,<br />

governasi da un sindaco, e quattro<br />

eletti, poicche per quello che alla giustizia si<br />

appartiene, oltre del Tribunale, che qui vi risiede,<br />

vi è il governadore destinato in ciascun<br />

anno dall’util padrone di questa città, che l’amministra.<br />

Ella la città di Montefusco, sebbene una<br />

volta fuori d’ogni baronal signoria, e per molto<br />

tempo, si fosse veduta, pure passata di poi in<br />

dominio di particulari signori, e baroni del Regno,<br />

trovasi oggidì posseduta dal Monte della<br />

Misericordia della città di Napoli, al quale pervenne<br />

dal principe di Piombino Ludovisio, ultimo<br />

possessore, fruttandole annualmente insieme<br />

con suoi casali, e passo di Venticano la<br />

somma di docati 4.800.<br />

Le famiglie più ragguardevoli di Montefusco,<br />

e le loro annue entrate sono le seguenti.<br />

Agiutorio ann. entrate ducati 1.200<br />

Martini ann. entrate ducati 800<br />

Casazza 1.500 Mattioli 200<br />

Cotillo 800 Pennella 400<br />

Giordano 1.200 Reggina 600<br />

Ariano, che in cima di un monte trovasi<br />

nella parte boreale della provinzia situata, gli<br />

antichi, e latini scrittori Equus Tuticus appellarono,<br />

secondocche presso Cicerone ad Attico<br />

leggemo, e Filippo Cluverio nella sua dotta<br />

Geografia ci avvisa. Ella fu chiamata anche<br />

per gli antichi Ara Iani per lo famoso tempio,<br />

che in quel luogo a Giano era posto (Volaterano;<br />

Alberti), dal che derivare la presente di lei<br />

denominazione molti argomentano. Ebbe questa<br />

città, se è da credere a Servio, da Diomede<br />

re degli Etoli la sua origine, e fondazione; ma<br />

Gianvincenzo Ciarlante, scrittore del secol passato,<br />

nelle memorie del Sannio, per una antica<br />

iscrizione trovata in essa città, non meno, che<br />

quattrocent’anni prima di Diomede, edificata<br />

la dimostra.<br />

Sperimentò assai volte questa città, che<br />

per lo sito, e per l’inclinazione de’ propri abitanti<br />

forte, ed invitta ne’ passati tempi riputavasi,<br />

tutto ciò, che sogliono i crudeli effetti di<br />

guerra partorire, come accadde allorache i Sanniti<br />

vigorosamente risospingendo in queste<br />

parti la nemica forza delle armi romane, ella,<br />

che mostrossi a’ Romani amica, e corrispondente,<br />

videsi suo mal grado da Sanniti distrutta;<br />

così come altre volte sotto de re Normanni<br />

di esserle infelicemente avvenuto i scrittori divisano;<br />

ed a tempo dell’imperador Carlo V allorache<br />

trovavasi la città di Napoli coll’assedio<br />

postole da Franzesi, e dalle nimiche armi collegate,<br />

ricevé la misera città di Ariano, un impensato,<br />

assai spaventoso e dannevole sacco<br />

(Gregorio Rosso nella Storia di Napoli; Ciarlante,<br />

memor. del Sannio).<br />

Ma non dissugual strazio, anzi maggiore<br />

di quello di guerra, ferono della disaventurata<br />

città di Ariano in diversi tempi i terremoti; im-


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

perciocché negli anni di nostra ricuperata salvezza<br />

988 quasi che tutta da così orribil flagello<br />

fu guastata; e negli anni 1456 al mese di<br />

decembre colla morte di quasi 2.000 de’ suoi<br />

cittadini videsi per lo terremoto all’intutto distrutta;<br />

come di esserle medesimamente accaduto<br />

altre molte volte sappiamo, ad a’ tempi<br />

nostri, le presenti di lei rovine ce lo dimostrano;<br />

imperoché nell’anno 1732 a 29 novembre<br />

cotanto orribilmente venne dal terremoto percossa,<br />

che quasi tutti i migliori antichi edifizi a<br />

terra caddero, e si formarono quasi che tutti i<br />

cittadini per necessaria, e sicura loro abitazione,<br />

talune casuccie di legno, che baracche<br />

chiamansi, ove di presente ancora vi soggiornano.<br />

Sebbene per tale accaduta disgrazia, perché<br />

si potesse questa città dalle rovine sottrarre,<br />

nelle quali giace ancora miseramente, la<br />

clemenza, la pietà, l’amore, e la munificenza<br />

dell’ammirabil nostro re, e signore prendendo<br />

de’ di lei patiti danni paterna compassione, ha<br />

reso i suoi cittadini d’ogni pagamento liberi, e<br />

franchi quando che di prima per tassa viveano.<br />

Ma non ostante il dannagio che per lo descritto<br />

terremoto i luoghi religiosi medesimamente<br />

soffrirono, osservansi oggidì in Ariano<br />

cinque munisteri di frati, ed uno di monache,<br />

quali si vanno di giorno in giorno di loro danno<br />

rifacendo.<br />

Ella questa città, in cui oggidì si annoverano<br />

settemila, e quarantott’anime, per quanto<br />

all’amministrazione delle rendite universali,<br />

ed al cittadinesco regolamento appartiene, da<br />

un sindaco, e quattro eletti, che ognanno dal<br />

commune di quella gente vengono in general<br />

parlamento determinati, si governa, governandosi,<br />

per ciò che importa giustizia da un governadore<br />

destinato in ciascun anno, ed ivi<br />

messo da S. M., qual governadore perché per<br />

lo passato, e sin oggi, si è stato sempre dottor<br />

di legge, ave perciò anche le parti di giudice<br />

sostenuto: onde è stato sempre riputato, e denominato<br />

il governo di Ariano, come quello<br />

di Foggia, di Lagonigro, e d’Aierola, e Praiano,<br />

uno de’ quattro governi de’ dottori.<br />

Vi è ancora nella città di Ariano il giudice<br />

della Bagliva, che nelle cause solamente civili,<br />

ed a sé pertinenti, esercita giurisdizion separata<br />

da quella del governador del luogo, e tal<br />

giudicato della città, come baronessa, per privilegio<br />

si eligge. Sicome si eligge da lei in ciascun<br />

anno il camerlengo, quale in tempo della<br />

festività di S. Oto, di lei protettore, che sotto li<br />

23 marzo si celebra, esercita, e tiene per otto<br />

giorni e nelle cause civili, e criminali piena<br />

giurisdizione.<br />

E questo in quanto al governo temporale<br />

di Ariano, governandosi per lo spirituale dal<br />

vescovo di essa città, il quale si è di nomina regia<br />

per concordato tra papa Clemente VII nell’anno<br />

1532, e l’imperador Carlo V tenuto, cui<br />

ventitré altre chiese del Regno furono parimente<br />

in quel tempo concordate (Summont.<br />

Istor di Nap. lib. 7 pag. 66). Dalle rendite di<br />

questo vescovado, come d’ogni altro della provinzia<br />

altrove in disparte parleremo.<br />

Rimane l’annoverar qui le famiglie più raguardevoli<br />

di Ariano, e di annoverare le diloro<br />

annali entrate. Ed in quanto alle famiglie non<br />

ritrovandosi né in Ariano né in altre città della<br />

provinzia separazion alcuna di nobili, e plebei,<br />

quantunque forte contesa, e di grande impegno,<br />

anche inanzi a tribunali superiori, come<br />

nel passato Collateral Consiglio, vi è stata, e<br />

dura ancora tra gli arianesi, de’ quali altri intendono<br />

come antichi, e nobili cittadini doversi<br />

cotal separazion tra essiloro, e la gente bassa,<br />

e plebeia formare, ed altri per parte del comune<br />

a tal separazione vi si oppongono, perciò<br />

noi senza entrar in cotal quistione, niente prattici<br />

de’ loro archivi, e delle loro antiche particulari<br />

memorie inconsapevoli, di quelle famiglie<br />

faremo qui catalogo, le quali oggidì in<br />

Ariano con maggior lustro, che le altre si man-<br />

13<br />

tengono. Per quello poi che alle loro entrate si<br />

appartiene, elleno di assai piccol somma si sono,<br />

impercioché possedendosi da persone ecclesiastiche,<br />

e da luoghi pii la maggior parte<br />

de’ terreni di Ariano, che consistono in seminatori,<br />

vigne di viti, e pochissimi uliveti, la<br />

picciol porzione, che a’ secolari rimane, poco<br />

medesimamante ad essiloro rende; quindi<br />

piucche per lo fruttato de propri terreni vivono<br />

gli arianesi per industria, le quali in tenere, e<br />

vendere animali pecorini, vaccini, e giumentini<br />

si raggirano. E questo si è quanto possiamo<br />

della città di Ariano brevemente ragguagliare,<br />

annotando qui di sotto le famiglie più raguardevoli,<br />

colle loro annuali entrate.<br />

NOTA<br />

1 Cfr. E. RICCIARDI, L’Irpinia nel ’700, in<br />

“Il Calitrano”, n.s., 34 (2007).<br />

Ansani ann. rendit. 400 Luparella ann. rendit. 200<br />

Auriliis 200 Leone 400<br />

Berardi 330 Mazza 300<br />

Bello 200 Miranda 200<br />

Capone 200 Passaro d’Ascanio 500<br />

Cacabo 200 Passaro di Graziano 200<br />

Cutillo 200 Pirellis di Flavio 200<br />

Errico di Paolo 300 Pirellis di Giuseppe 200<br />

Errico di Andrea 200 Panaro 200<br />

Formoso 200 Piano 700<br />

Forte 500 Vitale 200<br />

Gambacorta 250 Vitolo 400<br />

Intonti 700<br />

LAUREA<br />

Nato a Roma il 4 Giugno 1982 da Berardino e da Caterina Tisei<br />

Gianluca CODELLA<br />

si è brillantemente laureato con 110 e lode il 30 maggio 2007 in Ingegneria Elettronica<br />

presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” discutendo la tesi:<br />

“Progetto ed implementazione di un protocollo di trsmissione per sensori video su rete wireless”<br />

relatore il chiar.mo prof. Mauro Olivieri.<br />

Al neo ingegnere da mamma e papà gli auguri più affettuosi per uno splendido avvenire.<br />

Auguri dalla Redazione.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

Calitri, 27 marzo 2007, si festeggia il compleanno del piccolo Giuseppe Pio, da sinistra<br />

Francesco Cialeo, Daniela Cialeo, Carmine Flammia con in braccio il piccolo festeggiato e<br />

Antonietta Coppola.<br />

Calitri 17 luglio 2007, il 50° anniversario di matrimonio di Lucia Zabatta e<br />

Antonio Iannece, qui ripresi con tutta la famiglia, da sinistra: signora Rosa Errico<br />

col marito Carmine Iannece, la signora Elvira Capraro di Aquilonia col<br />

marito Aldo Iannece – i festeggiati – Franco Acquaviva di Conza della Campania<br />

e la moglie Michelina Iannece, Donato Iannece con la moglie Giovanna<br />

De Lorenzo di Monteverde. Auguri dalla Redazione.<br />

Calitri 1930/31 festa in casa di Michele Maffucci (riav’lon’) via Casaleni, 14, da<br />

sinistra seduti: don Michele Cherubino Rigillo (27.07.1876 † 11.05.1956),<br />

Vincenza Maffucci in Ferri, sorella di Emilio Maffucci, Michele Ferri classe<br />

1917, i nonni Gaetana Cestone (mamma tana) e Michele Maffucci (riav’lon’)<br />

con i due nipoti Michele classe 1926 ed Eduardo classe 1927; in piedi:<br />

Emilio Maffucci (riav’l’), Maria Cerreta (benfigliuol’) moglie di Emilio con in<br />

braccio il figlio Gaetano, classe 1929, Gaetanina Ferri (cat’nazz’), Graziella<br />

Ferri in Maffucci, suor Anna Apostolina e Alfonsina Ferri.<br />

14<br />

Garbate (Lecco) 02.settembre 2006, matrimonio<br />

di Antonella Zabatta (candasul’) e<br />

Domenico Di Napoli (paparul’). Con gli auguri<br />

della Redazione.<br />

Calitri 4 marzo 2007, 50° anniversario di matrimonio di Vito Cicoira e<br />

Marianna Nicolais, qui con ifigli Mario e Franco.Auguri dalla Redazione.<br />

Calitri 2 settembre 2007, 70° compleanno della signora Filomena Di<br />

Donato e il 40° della figlia Rosa Cialeo. Sinceri auguri da tutti i familiari<br />

e dalla Redazione.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Calitri 4 agosto 2007, al ristorante “Tre<br />

Rose” si è festeggiato il 50° di matrimonio<br />

dei coniugi Ascanio Manzoli e Flavia Borea.<br />

Auguri dalla Redazione.<br />

Belgio 30 giugno 2007, gli sposi Ellen Canon Charpenter e Tony Scoca<br />

(sargend’) insieme agli zii Angelo Giarla (fradiavolo), e Ida Mignone<br />

(piatt’ piatt’). Con gli auguri della Redazione.<br />

Poggibonsi, 24 marzo 2007, sessantesimo compleanno di Michele<br />

Zarrilli (paulucc’), da sinistra: la nuora Angela Cavallaro, il figlio Luciano<br />

con la piccola Giulia in braccio – il festeggiato con il nipote<br />

Alessio – la moglie Vincenza De Nicola (cordalenda), l’altro figlio Antonio<br />

con la moglie Elena. Auguri dalla Redazione.<br />

Calitri 28 aprile 2007, il matrimonio di Angelomaria Maffucci e Jessica Di Cosmo, circondati<br />

da amici e parenti. Auguri dalla Redazione.<br />

15<br />

Belgio 30 giugno 2007, quattro generazioni: Antonio Mignone (piatt’<br />

Piatt’), la figlia Ida, la nipote Sonia Giarla e due pronipoti Annina e Tiziano<br />

Cianci.<br />

Calitri 2 luglio 1981, la statua della Madonna della Grazia, con i segni evidenti<br />

del terremoto nell’ultima cerimonia davanti alla sua casa crollata; da sinistra:<br />

Angela Zabatta (mastors’), Francesca Gautieri (la Francia), Gaetanina Cianci,<br />

Lucia Nivone, Giovanna Caputo (starsaiola), Vincenza Cialeo, Caterina Antolino<br />

(paracarrozz’), Antonietta Di Maio (lanciacesta), Gaetana Di Muro<br />

(pueta), Maria Famiglietti, Lucia Di Milia (zi scisch’), Francesca Di Maio, Antonietta<br />

Cianci (ramacurt), Antonio Cianci (scardalan’), Vincenzo Cianci (scardalan’),<br />

Maria Cialeo, Enzo Cianci (ordinato sacerdote quest’anno), Vito Di<br />

Milia (spaccac’pogghj), Giuditta Forgione, Maddalena Caputo.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

Argentina 12 maggio 2007, Michelina Lucadamo (faizz’) festeggia i<br />

suoi 80 anni, circondata dall’affetto delle figlie Romina e Giulia a sinistra<br />

e Vincenza e Lina a destra. Auguri dalla Redazione.<br />

Calitri 04.08.2007, 50° anno di matrimonio fra Vincenzo Gautieri e<br />

Lucia Di Roma, da sinistra: Maria Gautieri – i festeggiati – Angela<br />

Gautieri e Giuseppe Gautieri (dietro), Patrizia Gautieri e Franco<br />

Gautieri. Auguri dalla Redazione.<br />

Mariano Comense, 10 agosto 2007, i coniugi<br />

Donato Maffucci (patr’nett’) e Giovanna<br />

Araneo festeggiano i loro 35 anni di matrimonio.<br />

Auguri dalla Redazione.<br />

Mariano Comense, agosto 2007 Antonio Maffucci<br />

(patr’nett’) e la signora Cristina Licata festeggiano<br />

i loro 11 anni di matrimonio, con i figli<br />

Aurora e Donato. Auguri dalla Redazione.<br />

16<br />

Argentina 12 maggio 2007, Michelina Lucadamo (faizz’) festeggiata<br />

dalla famiglia e dai paesani nel suo ottantesimo anniversario.<br />

Calitri 04.08.2007, foto di gruppo fra figli, nuore, generi, nipoti, fratelli, sorelle e<br />

cognati per il 50° di matrimonio di Vincenzo Gautieri e Lucia Di Roma, prima<br />

fila da sinistra: Leonardo Gautieri, Nardina Gautieri, Patrizia Gautieri, Giuseppe<br />

Gautieri, Franco Gautieri; seconda fila: Maria Gautieri, Angela Caputo,<br />

Canio Galgano – i festeggiati – Rosa Di Roma, Lucia Gautieri; terza fila: Canio<br />

Fatone, Costanza Gautieri, Pasquale Falcone, Alfonso Tanga, Vincenzo Caputo,<br />

Michelina Leone, Miriam Falcone con la piccola Alessia, Antonella Gautieri,<br />

Luciana Gautieri, Angela Gautieri, Carmela Alberti, Giuseppe Rainone; quarta<br />

fila: Francesco Gautieri, Michele Cicoira, Valerio Rauso, Giusy Giannetta, Gaetano<br />

Tanga, Vincenzo Gautieri, Michele Tanga e Gennaro Gautieri.<br />

Mariano Comense agosto 2007, il piccolo Lorenzo<br />

di anni tre figlio di Rosi Ciurleo e Michele<br />

Maffucci (patr’nett’).


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Auguri per i suoi 80 anni, portati alla grande, a Lucia Del Re<br />

(figlia r’ gimì e vedova r’ lucc’ r’ Scimmrott’) dalla figlia Rosella e i<br />

nipoti Riccardo e Serena, nonché dal genero Michele, che così<br />

vogliono dimostrarle il loro affetto: “hai solo e sempre pensato<br />

a noi, cercando in qualche modo di colmare quella lontananza<br />

che tanto ti è pesata, ma i tuoi sorrisi, le tue parole, il<br />

saper confrontarci sono immagini emozionanti, che nessuna distanza<br />

potrà mai attenuare. La tua forza grintosa nell’affrontare<br />

qualsiasi ostacolo, senza lamentarti mai, sono per noi modello<br />

di vita. Sei grande… Davvero! Questa sorpresa inaspettata<br />

sul giornale del tuo Calitri (del nostro Calitri) è l’espressione<br />

di quello che proviamo per te. Ti voglio bene mamma.<br />

Ti vogliamo bene nonna! Auguri dalla Redazione.<br />

Stresa 2006, “Ballo delle debuttanti” c’è la calitrana Francesca Cianci<br />

la 9° da sinistra e in prima fila Leone Michele (pista), Maria Dragone<br />

e Alberto Faraboni alpino.<br />

Calitri 4 novembre 2007, con la partecipazione delle autorità civili e<br />

militari si è svolta davanti al monumento ai caduti la cerimonia in<br />

onore dei combattenti di tutte le guerre.<br />

Poggibonsi, 30 gennaio 2007, sessantesimo compleanno di Lorenzo Bavosa, i primi due accoccolati: Antonio<br />

Galgano (cappegghia) e Donatina Vallario (pahanes’); in piedi prima fila da sinistra: Rosa Bavosa<br />

(u’scitt’), sorella di Lorenzo, Alisia moglie di Lorenzo, Lorenzo Bavosa (u’ scitt’), il festeggiato, Maria<br />

Grazia Nicolais (mo’-mor’) si vede solo la testa, Anna Bavosa, sorella di Lorenzo, Claudia, moglie di Vincenzo<br />

Nicolais, Giacinta Zarrilli (tacch’), Gerardina, con occhiali, amica dei Bavosa, Antonella cognata di<br />

Lorenzo, Rodolfo Corroppoli cognato di Lorenzo, Tozzi, si vede solo la testa, marito di Antonietta, Raffaele<br />

genero di Lorenzo; seconda fila: Sonia Bavosa figlia di Lorenzo, Vincenza De Nicola (cordalenda),<br />

Maria Apa, si vede appena il viso, amica di famiglia, Michele Zarrilli (paulucc’) con occhiali e baffi, Amerigo<br />

Molinario, Elena nuora di Michele Zarrilli, Antonietta,davanti ad Elena, si vede solo la testa, Angelo Bavosa,<br />

figlio di Lorenzo,Antonietta Lorenzo, nipote di Lorenzo, Vincenzo Nicolais, figlio di Anna Bavosa,<br />

Alfonso, con baffi, amico di famiglia, Francesca Molinari, si vede la fronte con gli occhi, Michele Gautieri,<br />

col pellicciotto,Canio Germano, si intravede appena. Auguri dalla Redazione.<br />

17<br />

Calitri 28.12.2005, 50° anniversario di matrimonio fra Antonia Maffucci<br />

e Antonio Buldo, da sinistra i figli Giovanni, Maria – i festeggiati –<br />

Vito e Gaetana. Auguri dalla Redazione.<br />

Stati Uniti, Maryland 2007, da sinistra in piedi: Mario Toglia, Marianna Cestone<br />

con la figlia Bernadette e il marito Leonardo Cestone; seduti: Stephen<br />

Toglia figlio di Mario, Mark Di Napoli e la mamma Antonietta Cerreta.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

i fa intravedere un quadro idilliaco fra<br />

Sbaroni e popolazione lontanissimo<br />

dalla realtà7, e un quadro arcadico di<br />

un’età dell’oro all’interno di ciascuna comunità<br />

e fra le terre vicine per i pascoli,<br />

boschi e terre soggette ad uso promiscuo,<br />

che neanche un poeta si sarebbe sognato<br />

di comporre8. Il tutto seguito dalle istruzioni<br />

ai governatori e deputati eletti per<br />

raccogliere le domande di censuazione<br />

dei demani feudali e universali, o dei terreni<br />

che si volessero chiudere, per valutare<br />

eventuali ricorsi, alla condizione più<br />

volte ribadita che “qualora venga approvato<br />

da S. M., verranno alla ripartizione<br />

delle Terre, ovvero all’affrancazione delle<br />

servitù domandate, e ne stipuleranno<br />

gl’istromenti, con apporvi tutti gli patti<br />

enfiteutici, e stipulati gl’istromenti medesimi,<br />

se ne rimetterà parimenti copia in<br />

forma valida a S. M. per mezzo del Consiglio<br />

delle Finanze, da impartirvisi il Sovrano<br />

Assenso.”<br />

La crisi del 1799 sarà, più che un tentativo<br />

di rivoluzione politica, una guerra<br />

civile che nasce dall’incapacità, o, meglio,<br />

dall’impossibilità dei gruppi dirigenti<br />

di fare i conti con nodi strutturali<br />

antichi e con i recenti e profondi mutamenti<br />

della seconda metà del Settecento<br />

soprattutto.<br />

Le comunità prescelte appartengono<br />

al Principato Ultra orientale, territorio<br />

caratterizzato da un’agricoltura di sussistenza<br />

ed autoconsumo, caratterizzata<br />

dalle colture cerealicolo-pastorale e silvo-pastorale<br />

che si sviluppano intorno e<br />

sui grandi demani feudali ed universali.<br />

La città di Bisaccia 9 è quella che più<br />

contiene in modo paradigmatico i nodi<br />

irrisolti del conflitto, oggetto della nostra<br />

indagine. Il 1799 è l’esplosione selvaggia<br />

di tutte le tensioni secolari accumulate:<br />

l’assetto proprietario sperequato,<br />

la gestione privatistica delle difese<br />

universali (Malandrino, Vallafiumata, Toro)<br />

alcune delle quali possedute dalla<br />

masseria armentizia di jus patronato dell’Università<br />

(Cappella di S. Antonio 10),<br />

la chiusura agli usi civici della grande<br />

difesa regia ad uso pascolativo del Formicoso<br />

11, la rapacità della mensa vescovile<br />

e di quella capitolare, la deflagra-<br />

ANNIBALE COGLIANO<br />

Calitri e Bisaccia nella crisi del 1799 (II)<br />

Fra fedeltà ai Borboni e adesione alla Repubblica: l’impotenza riformatrice<br />

alle radici di risposte politiche antitetiche<br />

zione dello scontro in seno al capitolo<br />

cattedrale, lo spettacolare incremento demografico<br />

che procede ininterrotto per<br />

tutto il secolo (la città e la diocesi di S.<br />

Angelo-Bisaccia vede triplicare in cento<br />

anni la sua popolazione 12), non sorretto<br />

da una contestuale e proporzionata disponibilità<br />

di risorse nella seconda metà<br />

del Settecento.<br />

Nelle passate vicende del regno, e<br />

propriamente fin dal mese di gennaio<br />

1799, alcuni galeoti, sotto finto zelo<br />

di realismo, incominciarono a saccheggiare<br />

alcune case di Bisaccia,<br />

commettendo mille eccessi 13, con tenere<br />

un pubblico postribolo nel palazzo<br />

ducale di quelle donne che meglio<br />

loro piacevano, per cui la popolazione<br />

tutta fu costretta ad emigrare<br />

da detta città per mettere in salvo la<br />

propria vita. A dì 11 aprile di detto<br />

anno, li Francesi ed altri de’paesi vicini<br />

assalirono e saccheggiarono la<br />

detta città per tre continui giorni, e<br />

dopo tal disastro i supplicanti furono<br />

eletti dal popolo per salvare la città<br />

dai galeoti, che fuggiti coll’arrivo dei<br />

Francesi minacciavano invaderla di<br />

nuovo, per cui furono necessitati armare<br />

gente per custodia a grana 25 il<br />

giorno; ed infatti se non ci fosse stata<br />

tal gente, avrebbero i galeoti fatto un<br />

general massacro nella notte de’18<br />

aprile, in cui fu assalita la città per<br />

ogni parte. Di più il Commissario residente<br />

in Grottaminarda fece ordine<br />

che vi fossero apparecchiate le razioni<br />

di carne, pane, vino ed altro per il<br />

passaggio di 3000 francesi che dovevano<br />

andare in Venosa; e per evitare<br />

un secondo saccheggio, furono approntate<br />

le dette razioni, delle quali<br />

poi se ne appropriarono con la violenza<br />

i galeoti ed il popolo, perché i<br />

Francesi dovettero retrocedere. Per la<br />

spesa di pane, vino, acqua e per il<br />

mantenimento della gente armata furono<br />

spesi ducati 511, i quali furono<br />

presi dal fitto di una difesa della Università,<br />

nominata Forleto 14,<br />

così ricostruiranno quel periodo, qualche<br />

anno dopo, nel marzo del 1803, gli eredi<br />

dei protagonisti repubblicani sopravvissuti.<br />

Uno di essi, colui per il quale l’atto<br />

notarile è rogato nella terra di Castel Baronia,<br />

Michele Rago, per sfuggire alla<br />

morte ha dovuto cercare accoglienza in<br />

18<br />

Puglia dopo la regalizzazione. Fra gli<br />

estensori, vi sono due sacerdoti, uno dei<br />

quali, Antonio Michele Vitale, è fratello<br />

di Salvatore, protagonista assoluto repubblicano<br />

della cittadina, eliminato nella<br />

fase repressiva post ’99. L’altro sacerdote,<br />

Agostino Santoro, che è stato presidente<br />

della municipalità, in un tentativo<br />

di accreditare qualche suo merito, ha dichiarato<br />

che egli ha evitato una strage,<br />

limitando il sacco alla città, contrattandone<br />

la durata con i comandanti francesi<br />

ad una sola ora, e riuscendo a far sospendere<br />

il ferro e il fuoco 15.<br />

La fazione vincente invece sostiene<br />

ben altro e chiede per quei ducati, pietra<br />

dello scandalo, ancora nel 1803, il risarcimento:<br />

i ducati versati sarebbero stati<br />

spesi, non per salvare la città, ma per<br />

ordine di don Salvatore Vitale, Commissario<br />

del cantone, e destinati invece al<br />

sostentamento delle truppe francesi 16 e<br />

per i repubblicani di altri paesi, da lui<br />

chiamati, che hanno partecipato alla democratizzazione<br />

e al saccheggio di Bisaccia.<br />

Cosa è accaduto in realtà? Bisaccia<br />

ha resistito (“fece petto”) per tre mesi alla<br />

democratizzazione. Solo l’11 aprile,<br />

quando la forza unita di un distaccamento<br />

di truppa francese e dei repubblicani di<br />

Frigento, Nusco, Castel Baronia, Grottaminarda,<br />

Vallata, Lacedonia, Rocchetta<br />

(massimamente questi due ultime), ha<br />

dato l’assalto all’Università, saccheggiandola,<br />

allora si è piantato l’albero della<br />

libertà, dichiarando Bisaccia Capocantone<br />

del dipartimento di Foggia.<br />

Il saccheggio, prima operato dalla<br />

truppa francese, poi dai repubblicani locali<br />

e dei dintorni 17 è durato due giorni. I<br />

danni apportati ammonterebbero a 70<br />

mila ducati. Quattro le fucilazioni eseguite:<br />

un cittadino di Fontanarosa, e Angelo<br />

Maria Fierro, Donato Maglio e Antonio<br />

Casarella di Bisaccia, che sotto il<br />

pretesto di realismo avevano saccheggiato<br />

numerose case ricche del paese, fra le<br />

quali quella di Annibale Tartaglia e sua<br />

moglie, uccisi e bruciati.<br />

Quali i nodi strutturali e di lungo periodo<br />

di tale esplosione di violenza? Il<br />

primo dissodamento ela prima ripartizione<br />

di difese demaniali sono dell’anno


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

1762 e riguardano le difese di Spinete e<br />

Scarvarata (“li terzi”), che costituiscono<br />

buona parte del demanio universale Cerrello<br />

18 (i demani sono al confine non definito<br />

con i possedimenti del barone, già<br />

ridotti a coltura). La ripartizione delle<br />

quote avviene non per sorteggio, ma su<br />

richiesta di volontari 19 e con l’impegno<br />

dell’estaglio di 8 carlini a tomolo. Gli<br />

uomini chiave, che guidano e assistono il<br />

parlamento del 5 dicembre 1762, tenuto<br />

nel palazzo vescovile, sono tutti appartenenti<br />

alla famiglia Santoro: il sindaco,<br />

Pasquale, il luogotenente dottor Domenico<br />

Antonio, un eletto, il notaio Michele.<br />

È la stessa che sarà aggredita a livello di<br />

massa e alla quale apparterrà il presidente<br />

della municipalità nel 1799, Agostino<br />

Santoro. Ma già prima del 1762, in forma<br />

del tutto anarchica, molti territori demaniali<br />

sono stati privatizzati, ridotti a<br />

coltura, migliorati, alienati o trasmessi<br />

in eredità e per dote matrimoniale, restando<br />

sempre impregiudicato l’estaglio<br />

da versare all’Università dall’ultimo possessore<br />

20. Dopo il 1762 e la crisi agraria<br />

del 1764, altre difese (Cerrello, Lozzano,<br />

Macchiaetella) sono state ripartite più o<br />

meno allo stesso modo.<br />

Altra conflitto che accompagna la<br />

città da un trentennio è la formazione<br />

della tassa annuale inter cives (detto anche<br />

il catastuolo) 21. Nel 1773 (sindaco<br />

il magnifico Ciriaco Camarca) il catastuolo<br />

si forma solo in virtù dell’intervento<br />

della Regia Camera della Sommaria<br />

e di un subalterno dell’udienza provinciale.<br />

Le istruzioni della Sommaria,<br />

a seguito di ricorsi di alcuni cittadini sono<br />

tassative: portare solo le spese ammesse<br />

nello stato discusso, ed eccedere<br />

solo per quelle strettamente necessarie.<br />

Nonostante però l’intervento delle autorità<br />

centrali e provinciali, il catastuolo è<br />

egualmente messo in discussione. Alla<br />

formazione delle once imponibili concorrono<br />

varie voci (testatico, attività lavorativa<br />

– l’industria –, animali con fida<br />

sui demani, censi, beni fondi, il centemolo)<br />

ma è la voce animali e demani su<br />

cui si appunta lo scontro. Gli armenti sono<br />

un possesso diffuso e cospicuo per<br />

oltre 20.000 capi censiti: pecore, giumente,<br />

bovi aratori, bovi semplici, maiali,<br />

somari. Non c’è famiglia che non abbia<br />

il suo piccolo gregge di pecore e ciavarre.<br />

Fra le famiglie di medi e grandi<br />

massari compaiono tutti gli attori principali<br />

del 1799: il magnifico Antonio Rago<br />

(con 36 vacche e 400 pecore con pascolo<br />

transumante), il magnifico Alessandro<br />

Vitale (con 85 vacche, 10 giumente, 12<br />

bovi, pecore con pascolo transumante<br />

150), Annibale Cela (giumente, mule,<br />

pecore, cavalli), Nunziante Cela (il mag-<br />

giore possidente) il magnifico Ciriaco<br />

Rago (2000 pecore a pascolo transumante,<br />

70 vacche, mule, cavalli, giumente,<br />

scrofe, bovi 12, terreni vari), ed altri 22.<br />

Ma la tassa inter cives non tiene conto<br />

della reale distribuzione di ricchezza: su<br />

715 fuochi reali le once dei terreni privatizzati,<br />

chiamati ancora demani, ascendono<br />

a circa 570, un imponibile esiguo a<br />

fronte delle once dei beni (7728, di cui<br />

poco meno di mille dei forestieri) e delle<br />

industrie (11947). Il disavanzo fra l’introito<br />

ordinario per once dei beni, fitti di<br />

demani, ecc., che è di 1653 ducati, e l’esito<br />

totale che ascende a 2089 ducati è<br />

coperto dal testatico per 715 unità contributive<br />

(407 i fuochi fiscali nel 1737,<br />

secondo il regio Fisco). Irrilevante la bonatenenza<br />

del principe di San Nicandro<br />

per il Formicoso, 200 ducati, del capitolo<br />

e della mensa vescovile, che assommati<br />

danno 19 ducati. Il grosso (e ben al di<br />

sotto del valore) è dato dal fitto per le<br />

difese pascolative (Oscata e Macchitella<br />

al magnifico Antonio Rago, per 300 ducati;<br />

il Toro e altre difese pascolative autunnali,<br />

primaverili per 900 ducati a vari<br />

galantuomini e massari (fra i quali il dottore<br />

in legge Antonio Cela, Ciriaco Rago<br />

per la difesa del Toro e lo stesso Antonio<br />

Rago). Degli esiti totali, solo 523 vanno<br />

per spese comunitarie. Il rimanente è dato<br />

dall’ingente somma dei fiscalari e<br />

strumentari dei quali è creditore il barone<br />

(950 ducati), e per la Regia Corte.<br />

Le elezioni per i nuovi amministratori,<br />

malgrado l’intervento del prosegretario<br />

dell’udienza provinciale, si chiudono<br />

aumentando ulteriormente la conflittualità<br />

nella cittadina 23: la Regia Camera<br />

della Sommaria è chiamata a pronunciarsi<br />

sugli esiti del parlamento del 15<br />

agosto. Secondo un ricorso presentato<br />

dalla fazione perdente, il parlamento è<br />

nullo per le modalità di svolgimento: le<br />

votazioni sono state effettuate per voti<br />

palesi e non segreti; la proposta dei nuovi<br />

amministratori non è stata effettuata a<br />

norma delle leggi vigenti dagli amministratori<br />

uscenti, ma dal notaio Francesco<br />

Solazzo, inquisito dalla Regia Dogana di<br />

foggia e condannato all’esilio; vi sono<br />

state pressioni e minacce. Nullo per l’ineleggibilità<br />

degli eletti: Pasquale Santoro,<br />

sindaco, perché debitore verso l’Università<br />

e perché già sindaco nel 1769<br />

(termine decorso ancora insufficiente per<br />

essere rieletto rispetto ai cinque prescritti);<br />

Alessandro Vitale, capoeletto, perché<br />

fittuario della difesa universale Costa dei<br />

porci; Pasquale Mitrione, eletto, perché<br />

creditore dell’Università.<br />

Nello stesso anno lo scontro è ravvivato<br />

dalla scelta dei quattro medici con-<br />

19<br />

dottati dall’Università: il parlamento cittadino<br />

prima assegna una provvisione di<br />

40 ducati ciascuno, e poi revoca il provvedimento<br />

privilegiando un parente degli<br />

amministratori in carica.<br />

Nel luglio del 1785 si ripete di nuovo<br />

la resistenza fiscale del 1773. Protagonista<br />

stavolta è Nunziante Cela, con le stesse<br />

pretestuose motivazioni: le spese vanno<br />

oltre lo stato discusso approvato nel<br />

1742 per oltre 600 ducati e oltre quelle<br />

strettamente indispensabili che si potrebbero<br />

ammettere in eccedenza. Sindaco è<br />

Michele Abbate, che sarà il riferimento<br />

del Visitatore economico nella fase successiva<br />

alla regalizzazione. Malgrado l’elezione<br />

all’unanimità (circa 270 vocali)<br />

dei deputati alla formazione del catastuolo,<br />

il sindaco e il capoeletto contestano<br />

l’esito, accusando gli eletti di complicità<br />

e parentela stretta dei renitenti ai<br />

pesi fiscali (Antonio Cela è fratello del<br />

sacerdote Nunziante Cela e cugino di primo<br />

grado di Donato Brunetti) e di aver<br />

prodotto un parlamento “tumultuante”,<br />

alla testa del quale vi è stato il vicario<br />

capitolare don Michele Vitale, spalleggiato<br />

da molti sacerdoti e canonici. Di lì<br />

a qualche mese, gli eletti saranno tutti<br />

dimissionari, con la esplicita motivazione<br />

della resistenza incontrata dagli amministratori<br />

in carica.<br />

Stessa farsa il 16 ottobre dello stesso<br />

anno: nuova fissazione del parlamento<br />

cittadino per la formazione del catastuolo<br />

e nuova elezione in persone del tutto<br />

nuove ed ugualmente elette all’unanimità,<br />

più o meno dallo stesso numero di<br />

persone dell’agosto, con nuova opposizione<br />

del sindaco, il quale denuncia di<br />

parzialità il subalterno incaricato, che<br />

non si è neanche servito di alcun amministratore.<br />

Causa ed effetto insieme dell’ingovernabilità<br />

dell’Università è il prosieguo<br />

della vicenda negli anni successivi:<br />

denunce civili e penali incrociate per<br />

presunte malversazioni o per spese eccedenti,<br />

per affitti per le difese non corrisposti.<br />

In questo clima di anarchia istituzionale<br />

neanche l’estaglio per l’affitto delle<br />

difese è certo 24. In un gioco in cui è difficile<br />

distinguere l’attore e il convenuto,<br />

la verità dalla simulazione, spesso gli<br />

amministratori in carica denunciano gli<br />

archivisti mastrodatti della corte locale e<br />

i governatori locali per la manomissione<br />

del “libro magistrale” dei contratti stipulati<br />

con gli affittatori; i fittuari, a loro<br />

volta, denunciano i compassatori scelti<br />

dagli amministratori per misurazioni alterate<br />

che li penalizzano.<br />

Né l’ancoraggio istituzionale offerto<br />

dalla legge Palmieri del 1792 ancora lo<br />

scontro decennale a delle regole. Quali


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

terre destinare alla coltura e quali al pascolo<br />

dei circa 800 moggi? Chi penalizzare<br />

a fronte della domanda crescente e<br />

ineludibile di messa a coltura? Come ripartire<br />

i pesi fiscali? Una relazione del<br />

governatore locale 25, Francesco Saverio<br />

Boccuti, nel novembre 1796, denuncia<br />

la malversazione del pubblico peculio<br />

dell’Università e il deserto istituzionale<br />

nel governo cittadino: dal 1° settembre<br />

del 1796 l’Università si trova priva di<br />

amministratori,<br />

motivo per cui la medesima languisce<br />

per la deficienza de’ medici condottati<br />

e gli infermi poveri muoiono a<br />

guisa de’ bruti; languisce perché i<br />

venditori di ogni genere di commestibile<br />

vendono a loro capriccio; languisce<br />

perché i poveri stanno soggetti<br />

a violenze ed oppressioni per lo<br />

passaggio delle truppe, per la prestazione<br />

gratuita, non meno del di loro<br />

personale, che de’ loro animali; e finalmente<br />

languisce perché si vedono<br />

deteriorati e devastati i fonti, le strade,<br />

scomposto l’orologio, senza esser<br />

persona alcuna che abbia la cura<br />

di farle accomodare.” Non vi sono<br />

forze sufficienti neanche per tenere<br />

la corrispondenza normale con la Regia<br />

udienza. Nessuno ha voluto accettare<br />

la carica di sindaco, perché<br />

non vi è introito: “non perché la rendita<br />

effettivamente venisse a mancare,<br />

ma perché i paesani de’ fondi della<br />

cennata Università non intendono pagare<br />

quel piccolo peso, che ciascuno<br />

a misura, del fondo suddetto dovrebbe<br />

somministrare, o vogliono pagare<br />

a loro talento.” “i prepotenti poi, sentendosela<br />

con i deputati del catasto<br />

de’ passati anni, esentavano la maggior<br />

parte de’ loro armenti, e per supplire<br />

poi l’introito che mancava, per<br />

covrire gli esiti, caricavano i pochi<br />

effetti de’ poveri, e da ciò ne avvenne<br />

che scovertasi tal cabbala da’ medesimi<br />

poveri, non vollero, come con<br />

ragione non vogliono venire ad un tale<br />

pagamento; motivo per il che da<br />

due anni a questa parte non si è formato<br />

catasto, perché sarebbe stato lo<br />

stesso che non esigere le partite in esso<br />

annotate; come non si sono esatte<br />

quelle dell’amministrazione tenuta da<br />

Pasquale Mitrione, e quelle dell’amministrazione<br />

tenuta dal dottor Salvatore<br />

Bucci, non ostante la venuta<br />

fatta qui del subalterno della Regia<br />

Udienza provinciale don Pasquale<br />

Spina, con provisione di V. S. Ill.ma<br />

incaricato.” Ad aggravare lo stato di<br />

difficoltà finanziarie si aggiungono i<br />

continui passaggi e pernotti delle<br />

squadre provinciali, delle milizie, dei<br />

regi corrieri, che “chiedono alloggi,<br />

letti, legna, pagamenti ed altro […]<br />

Un tentativo di nuova elezione dei<br />

governanti fallisce, per eccezioni di nullità<br />

prodotte (relazione del governatore<br />

del marzo 1797). Il Sacro Regio Consiglio,<br />

di fronte alla bancarotta finanziaria<br />

e politica, è costretto a rimettere in carica<br />

gli amministratori del 1790, che agli inizi<br />

del marzo 1797 prendono il possesso.<br />

La questione più spinosa è data dall’affitto<br />

delle difese demaniali ad uso di<br />

pascolo di Costa de’ porci e Forleto: Giuseppe<br />

Capaldo e Donato d’Arminio si<br />

sono rifiutati di convalidare il contratto<br />

stipulato con l’Università per 1000 ducati<br />

da pagare l’8 maggio (la gara di appalto<br />

dell’anno precedente era stata aggiudicata<br />

da Antonio e Michele Rago, e<br />

Giuseppe Capaldo, con 1000 ducati annui,<br />

per un triennio). La corte si rivela<br />

impotente a costringere gli affittuari a<br />

versare l’estaglio pattuito.<br />

NOTE<br />

7 “Ne’demani feudali si potrà valutare l’uso civico<br />

e compensarsi con una porzione delle terre<br />

del demanio medesimo, che sarà d’intera proprietà<br />

delle Università, e nella valutazione dovrà essere<br />

intesa persona che faccia le parti del barone, e non<br />

avrà effetto senza il sovrano assenso, come sarà<br />

appresso indicato” (capo XI). “Qualora la divisione<br />

dell’intero demanio feudale riuscisse difficile o dispendioso,<br />

e dagl’interessati si volesse eseguire la<br />

censuazione in modo più facile, in questo caso potrà<br />

soltanto il barone far uso della quarta parte del<br />

demanio suddetto per uso de’suoi animali e coltura,<br />

e l’altre tre parti si dovranno censuare colle regole<br />

di sopra prescritte per le diverse qualità dei terreni,<br />

corrispondendosi alle Università quanto se gli deve<br />

in compenso dell’uso civico, da essere valutato sopra<br />

l’intera estensione del demanio, per quanto ne<br />

sarà reso proprietario concorrendo il barone per la<br />

sua parte nella scelta degli esperti” (capo XII).<br />

8 “Per quei terreni di proprietà de’ cittadini,<br />

ma soggetti all’uso del pascolo comune, quando<br />

non siano coltivati, se ne potrà affrancare la servitù,<br />

pagandone corresponsione all’Università, o al barone,<br />

o a colui cui si appartenga la fida, da essere<br />

valutata, per poterli chiudere, e con maggior diligenza<br />

coltivare” (capo XIII). “Tutte le promiscuità<br />

di pascolo e legnare saranno abolite tra le Università,<br />

riguardo a’ terreni censiti, ed i controventori<br />

soggetti alle pene delle leggi imposte, per i dannificanti;<br />

e nel caso che il territorio fosse comune tra<br />

più Università, si dia luogo a concorrere alla censuazione<br />

alli naturali di esse colla dovuta proporzione”<br />

(capo XIV).<br />

9 Per le note che seguono cfr. ASNA, Pandetta<br />

Negri, b. 249, e b. 244, sub voce.<br />

10 La masseria armentizia ha una sua rilevanza<br />

economica nel peso del bilancio e della vita dell’Università<br />

di prim’ordine, che può essere espresso<br />

da alcuni dati: 500 ducati annui nelle casse comunali,<br />

poco meno di 2000 pecore a fine Settecento<br />

che vanno a svernare nella posta di Ficora, locazione<br />

di Orta, per un pascolo di 8 carri e 18 catene<br />

(212 ettari circa) con una fida di 480 ducati. ASFG,<br />

Tavoliere, b. 44, fasc.lo 906 e b. 101, fasc.lo 519.<br />

11 Oltre alla Pandetta Negri cit. dell’ASNA,<br />

cfr. ASFG, Dogana, Serie II, Processi civili, bb.<br />

865 (17633), a. 1793, b. 865 (17633), a. 1793 b.<br />

887, fasc.lo 18132, a. 1795 (18130).<br />

12 Per i dati relativi a Bisaccia abbiamo tenuto<br />

conto dei fondi oggetto di studio del presente lavoro,<br />

che registrano un incremento di popolazione<br />

ancora maggiore di quelli dati dagli studi più generali.<br />

Per lo sviluppo della popolazione nella zona,<br />

cfr. F. Barra, “Tra accumulazione borghese e latifondo<br />

contadino: la disgregazione dei patrimoni<br />

20<br />

feudali”, in A.A.V.V., (a c. di Annibale Cogliano),<br />

Proprietà borghese e latifondo contadino in Irpinia<br />

nell’800, Ed. Quaderni Irpini, Gesualdo (AV),<br />

1989. e per una valutazione più generale rispetto al<br />

regno, cfr. P. Villani, Mezzogiorno fra riforme e rivoluzione,<br />

Laterza 1977, pp. 40 e segg.; G. M. Galanti,<br />

Della descrizione geografica e politica delle<br />

Sicilie, a cura di F. Assante e D. Demarco, ESI,<br />

Napoli, 1969, parte II, cap. III; A. Filangieri, Territorio<br />

e popolazione nell’Italia Meridionale, cap.<br />

V della parte III e appendice.<br />

13 “Arcangelo M. Greco, guidando dei popolani<br />

armati assale la casa di don Annibale Tartaglia, e<br />

la saccheggia con un danno di più che 8000 ducati:<br />

incendia anche la cappella di M. SS. Dei Sette dolori”<br />

[sarà condannato poi con più sentenze nel<br />

1800, 1801, 1803, tentando inutilmente di sottrarsi<br />

al giudizio con lo scudo giurisdizionale del foro<br />

militare, spacciandosi per aiutante delle milizie provinciali],<br />

in ASNA, Udienza Generale di Guerra e<br />

Casa Reale, 1322, fasc.lo 69t, riportato da F. Scandone,<br />

“Cronache del Giacobinismo Irpino”, in Atti<br />

della Società Storica del Sannio, 1926, fasc.lo I, p.<br />

30.<br />

E per dare una ulteriore idea del clima bisaccese:<br />

Raffaele Vitale, dopo la regalizzazione, sarà<br />

detenuto nel carcere di Ariano, non per reità di stato,<br />

ma “per sottrarlo al furore dei ladri, che volevano<br />

assassinarlo, non avendo egli voluto dar loro ottocento<br />

ducati” (cfr. ASNA, Rei di Stato, b. 127).<br />

Per lo scontro di fazione e gli strascichi giudiziari<br />

che continueranno per tutti i primi anni dell’800,<br />

cfr. F. Scandone, Cronache…, cit., sub voce.<br />

14 ASNA, Pandetta Negri, b. 244.<br />

15 Cfr. ASAV, Protocolli notarili di S. Angelo,<br />

b. 446, atto del 20 agosto 1799 e appendice documentaria,<br />

infra, sub voce.<br />

16 Ancora 285 ducati sono spesi nel giugno<br />

1799 per la presenza e l’alloggiamento di truppe di<br />

passaggio.<br />

17 Un attestato notarile dell’agosto denuncia<br />

– probabilmente gonfiata – la seguente presenza:<br />

Francesco Ebreo di Nusco, don Gennaro Testa di<br />

Frigento, Giannetti Teodoro di Lacedonia, Vito Capaldo<br />

di Rocchetta; Nicolandrea Verdoscia di Castel<br />

Baronia; di Bisaccia: Michele Cafazzo, Amato,<br />

Ciriaco e Nicola, fratelli di Santoro, Vito Lucariello,<br />

Angelo e Gaetano fratelli di Vitale; Teodoro<br />

Giannetti, Francesco Saverio Giannetti, Nicola di<br />

Cosimo di Lacedonia.<br />

18 ASNA, Pandetta Negri, b. 101, 106, 108,<br />

109; numerosi i fascicoli, non sempre ordinati cronologicamente<br />

o numerati.<br />

19 Non sorprenda l’espressione “volontari”:<br />

non tutti hanno interesse a coltivare la terra e non<br />

esiste una cultura della quotizzazione equa e dalle<br />

procedure certe e imparziali.<br />

20 Cfr. ASNA, Pandetta Negri b. 101 cit., attestazione<br />

di un ottuagenario resa davanti ad un subalterno<br />

dell’udienza.<br />

21 Ibidem, bb. 103 e 106, passim.<br />

22 Il magnifico Carmine Monte, don Colantonio<br />

Bucci, il magnifico Domenico Robucerio, il<br />

magnifico Donato d’Arminio, don Francesco Solazzo,<br />

don Giacomandrea Ferrarelli (capitali fondamentalmente),<br />

il magnifico Giulio Brunatti, il<br />

magnifico Giovanni Vitale, il signor canonico Giuseppe<br />

Tartaglia, don Giuseppe Maria e don Rocco<br />

Freda, la famiglia La Tessa, Nicola Solazzo, il magnifico<br />

Nicola d’Albuzio, il dottor Pasquale Campanelli,<br />

il magnifico Sebastiano Ciani, il magnifico<br />

Vito Nicolais, il notaio Vespasiano Santoro, mastro<br />

Vincenzo Melchionna. Molte le dichiarazioni<br />

dei beni “a metà”, esprimenti un contratto a soccida.<br />

Molti anche i forestieri, luoghi pii e privati bonatenneti<br />

(compare anche un altro protagonista del<br />

1799, il dottor Nicola Serio di S. Angelo per i luoghi<br />

pii forestieri).<br />

23 Cfr. ASNA, Regia Camera della Sommaria,<br />

Pandetta Nuova IV, b. 73.<br />

24 Cfr. ASFG, Dogana, Serie II, processi civili,<br />

b. 529 (fasc.lo 11180), e b. 531, fasc.lo 11204.<br />

25 Cfr. ASNA, Pandetta Negri, b. 101.<br />

continua nel prossimo numero


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

INCONTRO CON CARLO LEVI<br />

ad Albano di Lucania<br />

arlo Levi nasce a Torino il 29 novembre<br />

C1902. Intorno al 1922 si lega d’amicizia<br />

con Antonio Gramsci e Pietro Gobetti che lo<br />

invitano a collaborare alla rivista “Rivoluzione<br />

liberale”. Nel 1924 si laurea in medicina<br />

e vi mantiene uno studio fino al 1927,<br />

ma la professione preferita è stata, invece,<br />

la pittura con la quale ebbe un notevole successo<br />

a Genova, Milano, Londra, alla Biennale<br />

di Venezia e a Parigi; la coerenza delle<br />

sue idee lo porta a dare un peso politico alla<br />

pittura, da lui considerata come espressione<br />

di libertà. In quegli anni appare inserito nell’ambiente<br />

culturale torinese; oltre a Gramsci<br />

e Gobetti frequenta Cesare Pavese, Giacomo<br />

Noventa, Luigi Einaudi e più tardi Edoardo<br />

Persico, Lionello Venturi e Luigi Spazzapan.<br />

Nel 1931 si unisce al movimento antifascista<br />

“Giustizia e Libertà”, fondato tre anni prima<br />

da Carlo Rosselli. Nel 1934 venne arrestato<br />

per attività antifascista l’anno dopo, dimesso<br />

dal carcere Regina Coeli, fu mandato al confino<br />

di tre anni in Lucania e nel 1936, nell’euforia<br />

fascista per la conquista etiopica,<br />

veniva graziato. Ma subito riprendeva il lavoro<br />

politico ed emigrava in Francia. Rientrava<br />

in Italia nel 1943, per prendere parte alla<br />

Resistenza; qui fu arrestato per la seconda<br />

volta. Nel 1944 condirigeva “La Nazione del<br />

popolo” di Firenze e l’anno dopo a Roma<br />

era direttore del giornale del partito d’azione<br />

“Italia libera”. Nel 1963 e nel 1968 eletto al<br />

Senato come indipendente nelle liste comuniste.<br />

Muore a Roma nel gennaio 1975. Per<br />

sua volontà, viene sepolto ad Aliano (Mt),<br />

dove aveva ritrovato gli autentici valori umani<br />

che lo avevano sorretto e confortato nei<br />

momenti più drammatici della sua vita e negli<br />

anni più bui della storia italiana1. L’esperienza fatta durante il confino gli<br />

ispirerà il racconto memoriale e saggio sociologico<br />

insieme “Cristo si è fermato a<br />

Eboli”, che scrisse tra il Natale 1943 e mese<br />

di luglio 1944, il cui tema è costituito dall’affascinante<br />

scoperta dell’esistenza di una<br />

civiltà contadina essenzialmente autonoma,<br />

che vorrebbe e dovrebbe organizzarsi come<br />

tale, soffocata invece da una civiltà statolatrica<br />

e teocratica (Stato e Chiesa). Il libro<br />

pubblicato, dopo la liberazione, a cura di<br />

Giulio Einaudi editore nel 1945 e tradotto<br />

in molte lingue, riscontrava subito il favore<br />

della critica e del pubblico in Italia e all’estero,<br />

tanto da diventare un classico della letteratura<br />

italiana.<br />

Per il titolo del libro Carlo Levi si rifece<br />

alla frase proverbiale sentita tante volte ripetere<br />

nelle bocche dei contadini di Aliano:<br />

“Noi, dicevano, non siamo cristiani! Cristo<br />

si è fermato a Eboli”, che è nulla più che<br />

l’espressione di uno sconsolato complesso<br />

di inferiorità, in quanto non erano considerati<br />

come cristiani ma come bestie, che dovevano<br />

subire il mondo dei cristiani 2.<br />

Il confino di Levi ebbe inizio a Grassano<br />

e poco dopo trasferito ad Aliano (Mt), un<br />

centro dell’Appennino lucano sullo spartiacque<br />

tra il fiume Agri e il suo affluente Sauro,<br />

con la frazione Alianello sulla sponda sinistra<br />

dell’Agri 3.<br />

La prima cosa che lo colpì giungendo ad<br />

Aliano fu il paese posto su una specie di sella<br />

irregolare in mezzo a profondi burroni. Da<br />

ogni parte non c’erano che precipizi di argilla<br />

bianca, su cui le case stavano come librate<br />

nell’aria; e d’ognintorno altra argilla, senza<br />

alberi e senza erba, scavata dalle acque in<br />

buche, coni, piagge di aspetto maligno, come<br />

un paesaggio lunare. Le case tutte uguali fatte<br />

di una sola stanza che serviva da cucina,<br />

camera da letto e anche da stalla per le piccole<br />

bestie. Prendeva luce dalla porta, i muri<br />

ed il soffitto erano affumicati dal camino su<br />

cui si faceva da mangiare con pochi stecchi.<br />

Il letto era enorme su cui dormiva tutta la famiglia,<br />

i bambini piccoli lattanti erano tenuti<br />

in piccole ceste appese al soffitto con delle<br />

corde penzolanti, poco più in alto del letto 4.<br />

Ben presto fu chiamato per un moribondo<br />

ed ebbe così modo di apprendere che la<br />

malaria perniciosa era di casa. La malaria<br />

era un flagello peggiore di quello che si potesse<br />

pensare: colpiva tutti e mai curata du-<br />

21<br />

rante la vita. Pertanto il lavoro ne era impedito,<br />

la razza indebolita e fiaccata, i poveri risparmi<br />

andavano in fumo, ne derivavano la<br />

miseria più nera, la schiavitù senza speranza.<br />

La malaria nasceva dalle argille disboscate,<br />

dai fiumi abbandonati, da un’agricoltura senza<br />

risorse, che generava a sua volta la miseria<br />

in un circolo mortale 5.<br />

Col passare dei giorni si rese conto che<br />

un altro male era costituito dalla classe dirigente<br />

locale che teneva in mano tutti, con la<br />

minaccia o la speranza, imponendo gravose<br />

tasse ai contadini. Più grave era quella sulle<br />

capre, del valore all’incirca della bestia, per<br />

cui erano costretti ad ucciderle e restare senza<br />

latte per i bambini e senza formaggio. Per<br />

riscuotere le tasse arrivava puntualmente<br />

l’ufficiale esattoriale, il quale diceva che ad<br />

Aliano il suo lavoro andava male. Aggiungeva<br />

che i contadini non pagavano le tasse, si<br />

veniva per pignorare e non si trovava nulla,<br />

mobili non ne avevano. A volte si doveva<br />

accontentare di una capra, qualche piccione,<br />

una bottiglia d’olio oppure un po’ di farina.<br />

I contadini erano pieni di debiti, avevano<br />

la malaria e non avevano da mangiare 6.<br />

I signori erano tutti iscritti al Partito, anche<br />

quei pochi che la pensavano diversamente,<br />

soltanto perché il Partito era il Governo,<br />

era lo Stato, era il Potere, ed essi si<br />

sentivano naturalmente partecipi di questo<br />

potere. I contadini, per la ragione opposta,<br />

non erano iscritti. Lo Stato per essi erano<br />

quelli di Roma che non volevano farli vivere<br />

da cristiani, perciò erano soliti dire: C’è la<br />

grandine, le frane, la siccità, la malaria, e<br />

c’è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono<br />

sempre stati e ci saranno sempre. Ci fanno<br />

ammazzare le capre, ci portano via i mobili<br />

di casa e ci mandano a fare la guerra. Per<br />

essi lo Stato era più lontano del cielo e più<br />

maligno, perché stava sempre dall’altra parte.<br />

La sola possibile difesa era la rassegnazione<br />

senza speranza di paradiso, che curvava<br />

le loro schiene sotto i mali della natura 7.<br />

Queste terre, dopo il brigantaggio, avevano<br />

ritrovato una loro funebre pace. In qualche<br />

paese, i contadini che non potevano trovare<br />

nessuna espressione nello Stato, e nessuna<br />

difesa nelle leggi, si levavano per la<br />

morte, bruciavano il municipio o la caserma<br />

dei carabinieri, uccidevano i signori e poi<br />

partivano rassegnati per le prigioni 8.<br />

Per quello stato di cose per i contadini<br />

tutto aveva un doppio senso. La donna-vacca,<br />

l’uomo-lupo, la capra-diavolo non erano<br />

che immagini particolarmente fissate e rilevanti,<br />

ogni persona, animale, albero, oggetto,


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

parola partecipavano a questa ambiguità. Nel<br />

mondo contadino non c’era posto per la ragione,<br />

per la religione e per la storia. Non<br />

c’era posto per la religione appunto perché<br />

tutto era partecipe alla divinità, perché tutto<br />

era regolarmente e simbolicamente divino, il<br />

cielo come gli animali, Cristo come la capra.<br />

Tutto era magia naturale anche le cerimonie<br />

della chiesa diventavano dei riti pagani 9.<br />

Dalla descrizione fatta dalla sorella Luisa<br />

prima e per la constatazione diretta dopo,<br />

Carlo Levi scopre nelle case-grotte dei Sassi<br />

di Matera la capitale dei contadini, il cuore<br />

nascosto della loro antica civiltà, tanto<br />

espressiva e toccante la sua dolente bellezza.<br />

Lì di fronte al monte pelato e brullo, su cui<br />

sono i villaggi trincerati di Murgia Timone,<br />

Murgecchia e Tirlecchia degli antichi agricoltori<br />

e pastori Neolitici 10, in fondo al quale<br />

scorre un torrentaccio, la Gravina, con poca<br />

acqua impaludata fra i sassi del greto, il burrone<br />

prende forma di due mezzi imbuti affiancati,<br />

separati da uno sperone e riuniti in<br />

basso in un apice comune, detti Sasso Caveoso<br />

e Sasso Barisano, che danno l’idea<br />

dell’inferno dantesco.<br />

Qui durante l’Età del Bronzo si andò sviluppando<br />

l’habitat rupestre legato in genere<br />

all’insicurezza sociale connessa al mondo<br />

contadino e alla sua economia. In questi immensi<br />

burroni di origine carsica dunque incominciò<br />

a vivere una popolazione che ricavava<br />

dal masso i propri ambienti, compresi il<br />

luogo di culto, la macina, la stalla e quant’altro<br />

permise la sopravvivenza in quegli antri in<br />

cui trovavano una loro collocazione sia l’esigenza<br />

del sacro che l’organizzazione sociale.<br />

Ancora negli anni Quaranta del secolo<br />

scorso una stretta mulattiera, che scendeva<br />

serpeggiando di girone in girone, passava<br />

davanti alle case che erano grotte scavate nel<br />

tufo o nella parete d’argilla indurita con sul<br />

davanti una facciata finta. Per l’inclinazione<br />

della costa, sorgevano in basso a filo del<br />

monte: in quello stretto spazio tra le facciate<br />

e il declivio passavano le strade che erano insieme<br />

pavimenti per quelli che uscivano dalle<br />

abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto.<br />

Le case non prendevano luce e aria se<br />

non dalla porta; alcune non avevano neppure<br />

quella: si entrava dall’alto attraverso una botola<br />

o una scaletta. Dentro quei buchi neri si<br />

vedevano i letti, le misere suppellettili, i cenci<br />

stesi. Sul pavimento vi erano sdraiati i cani,<br />

le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia<br />

aveva una sola di quelle grotte per tutta abitazione<br />

e ci dormivano tutti insieme, uomini,<br />

donne, bambini e bestie. In quelle condizioni<br />

vivevano nei Sassi circa ventimila persone.<br />

Di bambini ce n’erano una infinità nudi del<br />

tutto o coperti di stracci, molti dei quali con<br />

gli occhi socchiusi e le palpebre rosse e gonfie,<br />

erano affetti di tracoma. Altri bambini<br />

coi visini grinzosi come vecchi e sheletriti<br />

per la fame; i capelli pieni di pidocchi e di<br />

croste, con delle pance gonfie e la faccia<br />

gialla e patita per la malaria. In alcune grotte<br />

scure e puzzolenti si vedevano bambini<br />

sdraiati per terra, sotto delle coperte a brandelli,<br />

che battevano i denti per la febbre, altri<br />

si trascinavano a stento, ridotti pelle e ossa<br />

dalla dissenteria. Questi bimbi non chiedeva<br />

al passante l’elemosina ma solamente: ‘u<br />

chinì!, il chinino 11.<br />

Come ebbe a riferire alla RAI il prof.<br />

Giovanni Caserta, che aveva vissuto nei Sassi<br />

fino all’età di 18 anni, nell’insieme era<br />

uno spettacolo di miseria e di degradazione<br />

subumana.<br />

Le preghiere degli abitanti dei Sassi, innalzate<br />

per secoli in quelle povere centocinque<br />

chiese rupestri, per la gran parte affrescate<br />

con immagini bizantine, furono finalmente<br />

ascoltate quando, ironia della sorte,<br />

Carlo Levi, uomo non molto amato dalla<br />

Chiesa per via dei suoi ideali politici, provando<br />

compassione per quegli afflitti come il<br />

“buon samaritano” (Lc. 10, 25-37), mediante<br />

il suo “Cristo si è fermato a Eboli” denunciò<br />

al mondo le condizioni di vita di<br />

quella gente come la “vergogna nazionale<br />

italiana”. Soltanto allora le autorità centrali<br />

(Alcide Da Gasperi, capo del Governo, ed<br />

Emilio Colombo, ministro del Tesoro) provvidero<br />

a risolvere il caso con apposite leggi,<br />

che portarono al trasferimento in massa degli<br />

abitanti dei Sassi ai nuovi rioni e borghi rurali<br />

appositamente edificati.<br />

Al tempo d’oggi lo scenario irreale e<br />

fuori del tempo dei Sassi di Matera è uno<br />

dei set cinematografici privilegiati per i film<br />

su Gesù, come La passione di Cristo (2003)<br />

di Mel Gibson.<br />

* * *<br />

Nel febbraio del 1965, quale brigadiere<br />

dei Carabinieri, fui mandato a comandate la<br />

Stazione di Albano di Lucania (Pz), un centro<br />

a circa mille metri s.l.m. Il clima abbastanza<br />

fresco con un’aria pura e trasparente,<br />

tipici dell’alta montagna. Come i comuni limitrofi<br />

di Trivigno, Castelmezzano, Pietrapertosa<br />

e Campomaggiore era collegato al<br />

capoluogo da una franosa strada provinciale<br />

che si allacciava all’Appia 7; la superstrada<br />

Basentana non era stata ancora costruita.<br />

Mi resi subito conto che il paese era in<br />

cattive condizioni, la caserma era situata nel<br />

palazzo baronale fatiscente, costruito l’anno<br />

in cui era stata scoperta l’America, 1492. La<br />

popolazione presente era costituita da donne,<br />

vecchi e bambini, giacché quasi tutti gli uomini<br />

erano da diversi anni a lavorare in Germania,<br />

in Inghilterra e in Australia. Anche<br />

qui la gente parlava di miseria per la mancanza<br />

di lavoro, facendomi venire alla mente<br />

i contadini di Aliano, dei quali avevo appreso<br />

leggendo il “Cristo si è fermato a Eboli” di<br />

Levi che, in seguito, tornai a leggere. Col<br />

22<br />

passare del tempo mi resi conto degli usi e<br />

costumi e delle varie credenze non molto diverse<br />

degli altri centri della Lucania. Era comunque<br />

una comunità di buona gente, dedita<br />

ad ogni tipo di lavoro e timorata di Dio. Anche<br />

qui vi era un confinato, successivamente<br />

ne arrivarono altri due (G. Giammona e C.<br />

Ciaramitaro), non erano dei reazionari politici<br />

ma volgari e pericolosi delinquenti siciliani.<br />

La sola grande assente era la malaria!<br />

Dopo un paio d’anni, man mano che gli<br />

uomini tornavano dall’estero con del danaro<br />

messo da parte, ebbe inizio la trasformazione<br />

del centro abitato in quanto si ristrutturavano<br />

le vecchie abitazioni e se ne costruivano altre,<br />

le stalle le trasformavano in garage per<br />

mettervi l’auto oppure il “tre ruote” (motofurgone),<br />

che sostituivano le vecchie “vetture”<br />

(cavalli, asini e muli), l’amministrazione<br />

comunale provvedeva a lastricare le strade,<br />

mentre io facevo costruire una nuova caserma<br />

dell’Arma.<br />

Un tardo pomeriggio di una domenica<br />

primaverile dell’anno 1970 notai nella piazza<br />

antistante la caserma un certo movimento di<br />

persone. Chiesi a qualcuno cosa stesse accadendo<br />

e mi fu risposto: “C’è Carlo Levi”.<br />

Uscii per salutarlo ma intanto, mi dissero,<br />

era partito per Campomaggiore. Presi l’auto<br />

e lo raggiunsi a circa metà strada, dove si<br />

era fermato coi suoi amici per ammirare le<br />

guglie spettacolari delle Dolomiti Lucane.<br />

Ero in divisa da brigadiere, mi fermai ad una<br />

ventina di metri e, sceso dall’auto, mi stavo<br />

avvicinando a piedi quando ebbi l’impressione<br />

che Carlo Levi mi guardava impensierito,<br />

forse gli ricordavo quel brigadiere arrogante<br />

dai capelli neri impomatati di Aliano,<br />

che lo sorvegliava assiduamente 12.<br />

Appena fui vicino gli dissi di essere un<br />

suo ammiratore, quale uomo di cultura, e<br />

che desideravo salutarlo di persona. Egli sorridente<br />

mi prese le mani fra le sue e stringendomele<br />

rispose dicendo: “Lei mi commuove<br />

e mi fa felice oltremodo!”<br />

NOTE<br />

Damiano Pipino<br />

1 Sassiweb. it – Carlo Levi, la Lucania e Matera –<br />

Nota biografica; GEV (Grande Enciclopedia Vallardi),<br />

volume IX, p. 43.<br />

2 Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, ed. Einaudi,<br />

Torino, 1969 – ottava edizione, p. 3.<br />

3 Città e Paesi d’Italia, ed. Istituto Geografico De<br />

Agostini, Novara, 1968, volume V, p. 233<br />

4 Carlo Levi, op. cit., pp. 6, 7, 106.<br />

5 Ibidem, pp. 136, 157.<br />

6 Ibidem, pp. 25, 32, 42.<br />

7 Ibidem, pp. 67, 68.<br />

8 Ibidem, p. 125.<br />

9 Ibidem, p. 102.<br />

10 Radmilli Antonio Mario, Popoli e civiltà dell’Italia<br />

antica, ed. Biblioteca di Storia Patria, Roma, 1974,<br />

volume I, pp. 305 – 330.<br />

11 Carlo Levi. Op. cit., pp. 72-77.<br />

12 Ibidem, p. 16.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

N<br />

DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />

NG’ERAN’ NA VOTA<br />

I FR’GGIAR’<br />

da la stagion’ pur’ li vuov’ avienna ess’ f’rrat’, si nò quann’<br />

camm’navan’ s’ cuns’mava l’ogna e s’azz’ppavan’.<br />

P’ f’rrà li vuov’ lu mastr’ e lu r’scibb’l’ avienna scì for’ a la massaria,<br />

la matina vietta, cu r’ frisch’, s’ m’ttienn nda na cascetta tutt’ li stigl’ r’ la<br />

f’rratura, li fierr’ r’ tott’ r’ m’sur’, li chiuov’ cchiù picc’ninn, la pastora,<br />

na zoca fatta cu la canapa p’ n’ escoriare l’animal’ a lu punt’ chi s’attaccava,<br />

la naschetta e s’ scìa for’.<br />

Quann’ s’arr’vava s’ m’ttienn’ tutt’ li stigl’ ngimma a na chianca s’<br />

p’gliava lu vov’ chi s’avìa f’rrà; li vuov’ n’ nn’eran’ abituat’ a ess’ f’rrat’,<br />

s’avìa prima pr’parà: s’attaccava la pastora a lu cuogghj’ r’ lu vov’, l’atu<br />

cap’ s’ facìa passà ra miezz’ a li pier’ r’ nant’, s’ facìa r’manè la zoca lenta,<br />

nu chiacch’ s’attaccava a lu per’ r’ nn’ret’, un’ t’rava lu cap’ r’ la zoca<br />

e n’aut’ t’nìa lu per’ auzat’, si lu vov’ n’ stìa ferm’ s’ m’ttìa la naschetta a<br />

lu nas’ e un’ la t’nìa stretta e s’accumm’nzava a f’rrà.<br />

Lu r’scibb’l’ avia stà semp’ cu l’uocchj’ e r’aurecchj’ app’zzat’<br />

quann’ abb’s’gnava nu fier’ a lu mastr’, avìa ess’ pront’ a p’ lu rà n’<br />

savìa perd’ tiemp’ s’ nò l’animal’ s’ stancava; quann’ s’eran’ f’rrat’ li pier’<br />

r’ nn’ret’ s’ m’ttìa la pastora a lu per’ r’ n’ant’ e s’attaccava a lu cuogghj’,<br />

un’ mant’nìa lu per’ auzat’ e s’ f’rravan’ li pier’ r’ nant’, quas’ semp’ passava<br />

totta la sc’rnata, la patrona cucìa li maccarun’ cu la carna r’ lu hagghiucc’,<br />

quann’ s’era f’rnut’ r’ f’rrà lu r’scibb’l’ arr’nava tutt’ li stigl’, r’<br />

m’ttìa nda la cascetta, lu patron’ ropp’ chi avìa pahat’ rialava a lu star’ ni<br />

hagghiucc’ e a lu r’scibb’l’ roj ov’, m’ttienn’ la cascetta ngimma a la ciuccia,<br />

lu mastr’ a cavagghj’, lu r’scibb’l’ a l’apper’ e s’ r’travan’ a Calitr’.<br />

Quann’ s’arr’vava lu r’scibb’l’ m’ttìa a post’ li stigl’ si ancora era juorn’<br />

arr’s’riava n’ picca la forgia, r’mpia lu car’vun’ e quann’ s’era scurat’ s’ r’trava<br />

a la casa.<br />

Lu mes’ r’abril’ e uttobr’ s’ car’savan’ li ciucc’ e li mul’, la r’men’ca<br />

lu mastr’ f’rrava, lu r’scibb’l’ car’sava, quann’ l’animal’ n’ s’ v’lìa stà s’<br />

m’ttìa lu “tuorc’ muss’”: nu miezz’ astil’ r’ zappa cu nu p’rtus’ a nu lat’<br />

intr’ passava na z’culegghia fatta a chiacch’, s’ nf’nnìa nda l’acqua accussì<br />

s’ ncurdava e allazzava megl’, s’ m’ttìa lu muss’ r’ cimma int’ a lu<br />

chiacch’, s’agg’rava lu man’ch’ fin’ a chi n’ str’ngìa buon’ (era una vera<br />

tortura per l’animale).<br />

Quann’ lu mastr’ avìa f’rnut’ r’ f’rrà e n’ ng’eran’ at’ animal’, lu mastr’<br />

f’rnìa r’ car’sa e lu r’scibb’l’ arr’s’riava la forgia: m’ttìa a post’ tutt’ li<br />

stigl’, scupava nterra, cangiava l’acqua a lu p’lon’, scìa a g’ttà, a lu<br />

m’nn’zzar’, r’ sf’rrusc’n’ e li pil’ car’sat’, quann’ avìa f’rnut’ r’arr’c’ttà s’<br />

r’trava a la casa; na vota arr’vat’ a casa s’avìa lavà, m’ttìa nu par’ r’ s’cchiett’<br />

r’acqua nda na callara r’ rama rossa s’ nzap’nava buon buon, s’ m’nava<br />

n’atu s’cchiett’ r’acqua ncuogghj’, s’ sciacquava, par’ ca t’niemm’ lu<br />

bagn’ cu la doccia cum’ lu t’nim’ mo’, un’ chi s’ v’lìa fa lu bagn’ mrgl’<br />

sc’a a la chiatra r’ lu Vruogn’ sott’ a lu pont’ r’ fierr’ a l’Ofat’.<br />

Tutt’ quest’ lu r’scibb’l’ r’avìa fa p’ s’ mparà u m’stier’, sìavìa<br />

arr’bbà cu l’uocchj’, n’ nn’era ca lu mastr’ a la fin’ r’ lu mes’ t’ pahava,<br />

na f’ssaria a r’ fiest’ sul’ p’ gì a lu cinama, n’ nn’era cum’ mò si n’ m’<br />

pah’ n’ ng’ vengh’. Cu la ndustrializzazion’ r’ l’agricolyura tott’ r’ cos’ n’<br />

s’ fann’ cchiù, e cum’ so’ sparut’ tanta m’stier’ pur lu f’rgiar eia sparut’,<br />

ng’eia r’mast’ sul’ mast’ Fonz’ r benfigliuol’ chi ten’ cchiù r’ uttant’ann’<br />

“cient’ e bbuon’” l’aurij chi pozza cambà nat’ cient’ann’ semp’ cu bona<br />

saluta. Tutt’ quegghj ca agg’ scritt’ m’hav’ aitat’ zi Fonz’ cu la soia<br />

esperienza r’ tant’ann’ r’ lavoro.<br />

VINCENZO METALLO<br />

23<br />

N<br />

C’ERANO UNA VOLTA<br />

I FABBRI FERRAI<br />

ella stagione anche i buoi dovevano essere ferrati, altrimenti quando<br />

camminavano si consumaVa l’ugna e si azzoppavano. Per ferrare<br />

i buoi il mastro e il discepolo dovevano andare in campagna alla<br />

masseria, la mattina presto, con il fresco, mettevano in una cassetta tutti<br />

i ferri del mestiere, i ferri di tutte le misure, i chiodi più piccoli, la pastora,<br />

cioè una corda fatta di canapa che non feriva l’animale, la naschetta<br />

e si andava in campagna. Appena arrivati si mettevano tutti i ferri<br />

su una tavola, si prendeva il bue che si doveva ferrare, i buoi non erano<br />

abituati ad essere ferrati e perciò si doveva prima preparare: si legava<br />

la pastora al collo del bue e l’altro capo della fune si faceva passare in<br />

mezzo ai piedi davanti e si lasciava la corda molto lenta, si legava al<br />

piede di dietro, uno tirava il capo della fune ed un altro teneva alzato il<br />

piede del bue, se l’animale non stava fermo si metteva la naschetta al<br />

naso ed uno la teneva stretta e si cominciava a ferrare, il discepolo doveva<br />

stare sempre con gli occhi e le orecchie attente quando bisognava<br />

un ferro al mastro, doveva essere pronto nel porgerlo perchè non si doveva<br />

perdere tempo, altrimenti l’animale si stancava; quando si erano<br />

ferrati i piedi di dietro, si metteva la pastora al piede davanti e la si legava<br />

al collo, uno manteneva il piede alzato e si ferravano i piedi davanti,<br />

quasi sempre trascorreva tutta la giornata, mentre la padrona<br />

cucinava i maccheroni col galletto.<br />

Quando si era finito di ferrare il discepolo raccoglieva tutti gli arnesi<br />

e li metteva in cassetta, il padrone dopo aver pagato, regalava al<br />

mastro un galletto e al discepolo due uova; mettevano la cassetta sull’asino<br />

e il mastro a cavallo e il discepolo a piedi ritornavano a Calitri.<br />

Appena arrivati il discepolo metteva a posto gli arnesi e se era ancora<br />

giorno spazzava un po’ la forgia, spaccava i carboni e quando scuriva si<br />

ritirava a casa. Nei mesi di aprile e ottobre si tosavano gli asini e i muli,<br />

la domenica il mastro ferrava e il discepolo tosava, quando l’animale<br />

non stava fermo si metteva il “torcimuso”, un mezzo manico di zappa<br />

con un buco a fianco dentro passava un funicella fatta a cappio la<br />

corda veniva bagnata nell’acqua per diventare più rigida, si metteva il<br />

labbro superiore dentro il cappio si girava il legno fino a farlo stringere<br />

bene (era una vera tortura per l’animale).<br />

Quando il mastro aveva finito di ferrare e c’erano altri animali, il<br />

mastro terminava di tosare e il discepolo puliva la forgia; metteva a posto<br />

i ferri, spazzava per terra, cambiava l’acqua nel pilone, andava a buttare<br />

all’immondezzaio i rimasugli di ferro e i peli tosati, quando aveva<br />

terminato di pulire si ritirava a casa sua, dove doveva lavarsi metteva un<br />

paio di secchi d’acqua in una caldaia di rame rosso e si puliva per bene,<br />

non è che c’era il bagno con la doccia come oggi, ma chi voleva farsi il<br />

bagno andava all’Ofanto sotto il ponte di ferro.<br />

Tutto questo il discepolo doveva fare per imparare il mestiere, che<br />

doveva rubare con gli occhi, perchè il mastro alla fine del mese non ti<br />

pagava, una sciocchezza alle feste soltanto per andare al cinema, non<br />

era come ora:”se non mi paghi non ci vengo”.<br />

Con l’indutrializzazione dell’agricoltura tutte queste cose non si<br />

fanno più, come sono spariti tanti mestieri anche il fabbro ferraio sta<br />

sparendo, oggi è rimasto solo mast Fonz’ r’ benfigliuol’, che ha più di<br />

ottant’anni “cento e buoni” gli auguro che possa campare altri cento anni<br />

sempre con buona salute, lo ringrazio per la collaborazione che mi ha<br />

offerto, altrimenti non avrei potuto scrivere tutto questo.<br />

da n. 35 continua - 6


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

na piccola storia del mio paese chiamato CALITRI che<br />

Ustà sulla collina; 40 anni fa era bell’ a l’uocchj mij, lu v’ria<br />

accussì, ngimma a lu afij r’ la Cascina, r’ cas’, un’ v’cin’<br />

alaut’, e tutt’ li cristian’ nmiezz’ a la via, chi s’ ncundravan’ a<br />

prima matina, e s’ r’cienn’ tutt’ ndov’ s’avienna abbià, cu li<br />

ciucc’, cu li mul’, li tascappan’ appis’, cu n’ picca r’ pan’ e f’rmagg’,<br />

na nzalata r’ pr’mmarol’ ndo l’uort’ s’ la scienn’ a fa.<br />

Na b’tt’gliegghj r’uogl’, sal’ e acit’ e s’ mangiava tutt’<br />

sap’rit’ pur’ cu r’ f’rmich’.<br />

La sera quann’ s’ r’travan’ nata vota scundravan’, tutt’<br />

nmezza a la via, cum’ era sciuta la sc’rnata.<br />

R’ criatur’ a giuquà a s’tt’mana e a mazza e piuz’, tutt’ allehr’<br />

a pazzià; nuj chi ierm’ cchiù gruoss’, ropp’ fatt’ li scritt’<br />

a l’acqua aviemma scì, la s’rola aviemma enghj, a scappà ca<br />

chi cchiù l’anghia prima, si no n’ p’tiemm scì a giuquà; lu r’spiett’<br />

r’ li viecchj aviemma t’nè, bongiorn’ a tutt’ quanda<br />

aviemma ric’, li cingul’ e r’ lahan’ n’aviemma mbarà a fasi nò<br />

n’ n’ p’tiemm’ mmar’tà.<br />

Ma ierm’ cuntend’ lu stess’, stiemm’ semb’ allehr’, a<br />

cantà e a pazzià.<br />

Calitr’ eia bell’ p’ quest’, ca t’ canusc’ cu tutt’ quanta,<br />

ognun’ ten’ ra ric’, r’ chiacchiar’ stann’ a picca, un’ ric’ e<br />

n’aut’ cunferma, che paies’ eia quist’, eia megl’ ndo la città,<br />

n’ t’ canosc’ n’sciun’ e puoi fa quegghj chi vuoj.<br />

La città eia bella sì, ma eia fredda intr’ e for’, senza an’ma<br />

e senza cor’.<br />

Quann’ vien’ p’ Santa Lucia, vir’ Calitr’ cum’ nu presepij,<br />

bell’ tutt’ illuminat’, pur ca lu t’rramot’ hav’ lassat’ lu segn’,<br />

r’ cas’ so’ mezz’ distrutt’, li cristian’ so’ ammangat’ e chi<br />

emigrat’, ma semb’ a Calitr’ hanna t’rnà; r’ cannazz’ sul’ a<br />

Calitr’ r’ sapim’ fa !<br />

R’ sauzicchj n’ r’ mirian’ tutt’ quanda, ca s’ vol’n’mbarà,<br />

ma n’ ng’ riesc’n’. n’g’eia niend’ a ra fa. Ij rich’ semb’ ca era<br />

megl’ prima, quann’ stiemm’ pesc’, ierm’ verd’ e giuv’n’,<br />

mo’ cchiù sciam nnand’ e pesc’ n’ tr’vam’, cu li figl’, li n’put’,<br />

po l’Eur’ n’hav’ aggiustat’, ma basta a saluta e nu par’ r’<br />

scarp’ nov’ e p’tim’ agg’rà tutt’ lu munn’; a saluta eia ammangata,<br />

i sold’ pur, p’ quess’ a Calitr’ hamma stà!<br />

Ma pur’ ca so’ passat’ l’ann’, al mio paese mi voglio dedicà,<br />

col cuore e con la mente quel poco che posso fà. I restauri<br />

p’ Calitr’, li stanno a fà sindaco, architetti, geometri e<br />

mastr’ s’ rann’ a ra fà, per non far morire questo paese tutti le<br />

maniche ci dobbiamo rimboccare.<br />

So’ v’nut’ tanda stranier’, Russi, Inglesi, Americani, ndo<br />

la staggion’ s’ ven’n’ a r’fr’sckà e a cunz’là e nuj ramma<br />

trattà buon’ n’ r’amma fa scappà.<br />

Ci sarebbe tanto da dire, c’è una vita di tutti da scoprire;<br />

io mi diverto così a pensare le cose vissute e quelle da vivere;<br />

anche se la mia vita è un romanzo, dedicato più agli altri,<br />

adesso mi dedico un po’ a me, un po’ con la fantasia che<br />

non guasta.<br />

Ij non sono nè ragioniera, nè laureata, inzomma a la scola<br />

n’ nzo riusciuta, con la fantasia la poetessa v’lia fa.<br />

E menu mal’ ca la cap’, n’ l’agg’ fatta mai patisc’, mo’<br />

buon’ o brutt’ m’avita cumbiatisc’, vi voglio bene e vi voglio<br />

amà, la poetessa da strapazz’ eccola qua, prima era bbona e<br />

mo so’ assuta paccia.<br />

CALITRI<br />

Il mio paese<br />

24<br />

U<br />

na piccola storia del mio paese chiamato Calitri che sta<br />

sulla collina; 40 anni fa era bello ai miei occhi, lo vedevo<br />

così: sul parapetto alla Cascina, le case una vicina all’altra, e<br />

tutte le persone in mezzo alla strada, si incontravano a prima<br />

mattina, e si raccontavano tutto, dove dovevano andare, con<br />

gli asini, o con i muli, i tascapani appesi, con un po’ di pane e<br />

formaggio, una insalata di pomodori raccoglievano nell’orto.Una<br />

bottiglietta d’olio, sale ed aceto e si mangiava, tutto<br />

era saporito, anche con le formiche.<br />

La sera al rientro si incontravano di nuovo, tutti in mezzo<br />

alla strada a raccontare come era andata la giornata. I bambini<br />

a giocare alla settimana o a mazza e piuzo, tutti allegri a<br />

giocare; noi che eravamo più grandi, dopo fatto i compiti<br />

per la scuola, dovevamo andare all’acqua per riempire la<br />

giara e facevamo le corse a chi la riempiva prima, altrimenti<br />

non c’era tempo per giocare; il rispetto per gli anziani dovevamo<br />

avere, buongiorno a tutti dovevamo dire, i cingul’ e<br />

r’ lahan’ dovevamo imparare a fare, altrimenti non potevamo<br />

maritarci.<br />

Ma eravamo contenti ugualmente, eravamo sempre allegri,<br />

a cantare e a giocare.<br />

Calitri è bello per questo, perché ci si conosce con tutti,<br />

ognuno ha da raccontare, le chiacchiare stanno a basso prezzo,<br />

uno dice e l’altro da il mangime agli animali, che paese è<br />

questo? È meglio la città, non ti conosce nessuno e puoi fare<br />

quello che vuoi. La città è bella sì, ma è fredda dentro e fuori,<br />

senza un’anima e senza cuore. Quando vieni da Santa Lucia,<br />

vedi Calitri come un presepio, tutto bello illuminato, anche se<br />

il terremoto ha lasciato il segno, le case sono distrutte per<br />

metà, le persone sono diminuite e alcuni sono emigrati, ma<br />

sempre a Calitri devono ritornare; le cannazze soltanto a Calitri<br />

le sappiamo fare.<br />

Le salsicce ce le invidiano tutti, e vogliono imparare a<br />

farle, ma non c’è niente da fare. Io dico sempre che era meglio<br />

prima, quando stavamo peggio, eravamo verdi e giovani,<br />

ora più si va avanti e peggio ci ritroviamo, con i figli, i nipoti,<br />

poi l’euro ci ha fatto peggiorare, ma basta la salute e un paio<br />

di scarpe nuove per girare il mondo; la salute è venuta meno,<br />

i soldi pure, perciò a Calitri dobbiamo restare!. Ma anche se<br />

sono passati gli anni, al mio paese mi voglio dedicare, col<br />

cuore e con la mente quel poco che posso fare. I restauri per<br />

Calitri, li stanno facendo il Sindaco, architetti, geometri e<br />

mastri si danno da fare, per non far morire questo paese tutti<br />

ci dobbiamo rimboccare le maniche.<br />

Sono venuti tanti stranieri, Russi, Inglesi, Americani, nella<br />

stagione si vengono a rinfrescare e a consolare e noi li dobbiamo<br />

trattare bene, non li dobbiamo far fuggire. Ci sarebbe<br />

tanto da dire, c’è una vita di tutti da scoprire; io mi diverto<br />

così a pensare le cose vissute e quelle da vivere; anche se la<br />

mia vita è un romanzo, dedicato più agli altri, adesso mi dedico<br />

un po’ a me, con la fantasia che non guasta mai.Non<br />

sono nè ragioniera nè laureata, perché a scuola non ho sfondato,<br />

con la fantasia volevo fare la poetessa. E meno male che<br />

la testa, non l’ha fatta mai patire, ora bello o brutto mi dovete<br />

compiatire, ero buona e sono uscita pazza.<br />

Graziella Caruso


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

LU R’TRATT’ <strong>IL</strong> RITRATTO<br />

o ssemb’ hij, p’rm’ttit’ chi m’ pr’sent’; r’ngraziann’ Ddij<br />

Spur’ auann’ so’ arr’vata a Calitr’.<br />

Probbia accussì, “ogn’ ann’ ammanca ruj” (ric’ lu pr’verbbj)<br />

e mmò ss’ condan’ ‘ngimma r’ mman’: r’ fforz’ ammancan’<br />

e ssi n’ v’rim’ n’ann’, n’nn’ v’rim’ l’aut’.<br />

‘Nda lu casc’tiegghj r’ la cascia, a la casa r’ mamma (bbanarma),<br />

‘nda n’ picca r’ carta cu lu spah’ attaccat’, nu mazz’tiegghj<br />

r’ r’tratt’ ngiallut’ agg’ acchiat’.<br />

M’agg’ puost’ l’acchial’ e tutt’ ‘n fila ‘ngimma la bb’ff’ttegghia<br />

r’agg’ parat’ e, a un’ a un’, ra lu prim’ a l’ut’m’ r’agg’<br />

tar’m’ndut’.<br />

N’ ‘ng’ pozz’ crer’! Hij t’nija ‘na chioma r’ capigghj luongh’,<br />

ricc’ e bbiond’, chiena r’ vita, r’ amor’, r’ sp’ranza, v’lija<br />

cambià lu munn’ cu cchì m’ stija attuorn’. Mo m’ vesc’ ‘nda lu<br />

sp’cchial’: acciesss’ mij! ‘Nderna e ‘sterna cum’ m’ so’ trasf’rmata!<br />

Sti picca capigghj ‘ncap’ so gghianch’sciat’, la pegghia<br />

arr’chjpp’liata.<br />

La mend’ accummenza a ann’v’là, la vista a accurcià, r’aurecchj<br />

a ffr’sc’kà, li riend’ a zz’culà e ccagn’lià; lu cor’ a scurà<br />

e palp’tà, li rin’ a ncurvà, r’ mman’ a nf’r’m’cà, r’ ccoss’ a<br />

nnanch’ià, r’ gg’nocchj a scun’cchià, li pier’ a cciamp’cà e<br />

ss’rr’tà.<br />

Sti mal’ chi agg’ elencat’ so ttutt’ sign’ r’ v’cchiaia, ma attenzion’:<br />

“l’ascegghia eia rotta ma la vozza eia sana” (ric’ lu<br />

pr’verbij), pur’ la lenga p’ pparlà eia ancora bbona!<br />

La nott’, po’, gghioss’ so nu t’r’miend’: ammiend’ chi m’<br />

porta n’apa suonn’ accummenzan’ a c’glià e m’ fann’ r’v’glià.<br />

M’ vot’ e m’ ss’bbot’ e n’ ‘mpozz’ acchià la p’s’z’ion’ p’<br />

m’ addorm’ n’ata vota.<br />

Ggies’ Crist’ mij, sti r’lur’ fammigghj s’pp’rtà, s’ no na<br />

mort’ r’ subb’t’ famm’ fa.<br />

R’sacc’ ca a dic’ accussì fazz’ p’ccat’ m’rtal’, ma tengh’<br />

paura r’ ttutt’ sti mal’; però, p’ p’tè hor nu iuorn lu paravis’, s’<br />

adda avè pac’ienzia (fin’ a cchi s’ pot’) e acc’ttà la sofferenza.<br />

E accussì s’ccer’ tott’ r’ nuott’, m’ vot’ a nu lat’ a l’aut’ cu<br />

la spena r’ m’ appapagnà, ma fac’ subb’t’ iuorn e m’ aggia<br />

auzà:‘ngrun’guliann’ e zz’pp’cann’ m’ mett’ ‘m’v’mend’ e,<br />

chian’ chian’, m’ pr’par’ a affr’ndan’ la sc’rnata.<br />

S’sp’rann’ nn’anz’ vach’ (fors’ iuorn’, mis’ o ann’ n’ns’<br />

sap’) fin’ a quann’ lu S’gnor vita m’ raj.<br />

Eccuc’ lu r’tratt’ cum era e ccum’ so hij, so’ figlia a mmamma<br />

e tata e figlia a Ddij!<br />

Milano 31 maggio 2007, auguri al piccolo Dylan Gautieri per il suo primo<br />

compleanno dai genitori, nonni, bisnonni e zii in particolare dallo zio Gaetano.<br />

Auguri alla famiglia da parte della Redazione.<br />

25<br />

ono sempre io, permettete che mi presento; ringraziando<br />

SDio pure quest’anno sono arrivata a Calitri.<br />

Proprio così, “ogni anno diminuiscono due” (dice il proverbio)<br />

e adesso cominciano a contarsi sulle mani: le forze<br />

mancano e se ci si vede un anno non ci si vede l’altro.<br />

Nel cassettino della “cascia”, a casa di mia madre (buon’anima),<br />

in un po’ di carta con lo spago attaccato, un mazzettino<br />

di ritratti ingialliti ho trovato.<br />

Mi sono messa gli occhiali e tutti in riga su un tavolinetto<br />

li ho disposti e, ad uno ad uno, dal primo all’ultimo li ho<br />

guardati.<br />

Non ci posso credere! Io avevo una chioma di capelli lunghi,<br />

ricci e biondi, ero piena di vita, d’amore, di speranza, volevo<br />

cambiare il mondo con chi mi stava attorno. Adesso mi<br />

guardo allo specchio: Gesù mio! Internamente ed esternamente<br />

come mi sono trasformata! Questi pochi capelli in testa<br />

sono imbiancati, la pelle è aggrinzita. La mente incomincia ad<br />

annuvolarsi, la vista ad accorciarsi, le orecchie a fischiare, i<br />

denti a dondolare e a cadere; il cuore ad intristirsi e a palpitare,<br />

la schiena a curvarsi, le mani ad informicolarsi, le anche<br />

ad ancheggiare, le ginocchia a sconocchiare, i piedi ad inciampare<br />

e a stortarsi.<br />

Questi mali che ho elencato sono tutti segnali di vecchiaia,<br />

ma attenzione: “l’ascella è rotta ma la gola è sana”<br />

(come dice il proverbio), anche la lingua per parlare è ancora<br />

buona!<br />

La notte, poi, le ossa sono un tormento: appena mi addormento<br />

incominciano a farmi male e mi fanno risvegliare. Mi<br />

volto e mi rivolto e non trovo la posizione per addormentarmi<br />

un’altra volta.<br />

Gesù mio, questi dolori fammi sopportare, altrimenti una<br />

morte rapida fammi fare. Lo so che a dire così faccio peccato<br />

mortale, ma ho paura di tutti questi mali; però, per godere un<br />

giorno il paradiso, si deve aver pazienza (fino a che si può) ed<br />

accettare la sofferenza.<br />

E così succede tutte le notti, mi volto da un lato all’altro<br />

con la speranza di addormentarmi, ma diventa subito giorno e<br />

devo alzarmi: mormorando e zoppicando mi metto in movimento<br />

e, piano piano, mi preparo ad affrontare la giornata.<br />

Sospirando innanzi vado (forse giorni, mesi o anni non si sa)<br />

fino a quando il Signore vita mi darà.<br />

Ecco il ritratto com’ero e come sono io, sono figlia a mia<br />

madre e a mio padre e figlia a Dio!<br />

New York 1 marzo 2007, da sinistra Peggy Raso, Eleanor Egger,<br />

Francine Mucci, AnnMichelle Pinto, in piedi Maura Mandrano.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

LA NOSTRA OSTRA<br />

BIBLIOTEC<br />

BIBLIOTECA<br />

Il Cantare Italiano fra Folklore e Letteratura - Atti del Convegno<br />

internazionale di Zurigo (Landesmuseum 23-25 giugno<br />

2005) - a cura di Michelangelo Picone e Luisa Rubini –<br />

Leo S. Olschki Editore – Firenze 2007.<br />

uesto volume intende fare il punto sugli studi relativi al<br />

Qcantare italiano: un genere posto al confine fra letteratura e<br />

folklore, fra oralità e scrittura. Nei 25 saggi qui raccolti il lettore<br />

troverà un’ampia e approfondita trattazione delle principali<br />

problematiche collegate con la formazione e diffusione di questo<br />

genere narrativo nell’Italia fra Tre e Cinquecento, con escursioni<br />

fino al Novecento. Vengono in particolare focalizzate le<br />

questioni afferenti alla performance canterina, ai rapporti con i<br />

generi affini (come la sacra rappresentazione e il poema cavalleresco),<br />

alle fonti letterarie o folkloristiche, e alla circolazione<br />

orale o a stampa dei testi.<br />

The studies herein tackle the critical problems presented by<br />

the Italian cantare, a narrative genre situated between oral<br />

and written poetry. The twenty-five incisive essays treat a<br />

broad range of topics from the development and diffusion of the<br />

cantare in Italy in the fourteenth and sixteenth centuries to its<br />

survival in modern culture. More particularly, the focus is on<br />

questions such as the performance of the cantare, its ties with<br />

similar genres (namely liturgical drama and the chivalric epic),<br />

its literary and folkloric sources, anditscirculation in both oral<br />

and printed forms.<br />

L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo –<br />

Diciottesimo volume – Edizioni Grapponi – Torrette (AV)<br />

2007 – Fuori Commercio.<br />

chiaro che di tutte le 18 interessantissime schede preparate<br />

Èdall’ottimo don Pasquale, ci interessa in modo tutto particolare<br />

la terza riguardante la cosidetta “Pace” di Calitri, che in<br />

parole povere in origine era una tavoletta sacra con immagini,<br />

in prevalenza, della morte e passione di Cristo che si dava a baciare<br />

ai fedeli prima della comunione.<br />

Col tempo e con l’avvicendarsi degli stili, questa tavoletta<br />

divenne un vero e proprio pezzo d’arte, come appunto la “Pace<br />

di Calitri” che un tempo in dotazione alla chiesa collegiata<br />

parrocchiale “San Canio” di Calitri, si trova attualmente nel<br />

museo diocesano di Nusco, con una scheda - proposta da Concetta<br />

Zarrilli – che recita:”Interamente sbalzata, racchiusa da<br />

una cornice decorata con ampie gonfie volute poggianti su<br />

due piedistalli di base (su quelli di destra si trovano i punzoni e<br />

la prova d’argento), la scena centrale rappresenta la Pietà,<br />

con la Madonna Addolorata che sorregge in braccio il corpo<br />

morto di Cristo, sapientemente articolato per sfruttare al massimo<br />

lo spazio disponibile dellì’ovale, mentre dietro i due personaggi<br />

campeggia la croce, e ai lati uno speculare paesaggio<br />

roccioso scon scarni e piccoli alberi”.<br />

Inoltre sono ben visibili i segni a zig-zag della prova per<br />

coppellazione della qualità dell’argento e la data di esecuzione<br />

che si ricava chiaramente dal punzone che riporta (N) AP089 P<br />

e cioè fatta nel 1689 da uno sconosciuto argentiere napoletano.<br />

26<br />

Rinnoviamo ancora una volta la nostra ammirazione e la<br />

nostra gratitudine per don Pasquale, per il lavoro che sta svolgendo<br />

sull’Arte sacra dell’Alta Irpinia, con lo svelarci gli immensi<br />

e sconosciuti tesori artistici della nostra terra.<br />

Terra Aletrina Vol. I° di Canio Vallario “Bellino” – Stampato<br />

in proprio 2007<br />

accolta di circa 100 canti scritti per la maggior parte in dia-<br />

Rletto calitrano, l’autore appartiene a quella schiera di cultori<br />

degli studi locali cui va il merito di aver consegnato alla memoria<br />

e agli studi una ricca documentazione relativa al dialetto<br />

e alla cultura tradizionale.<br />

Una pubblicazione stampata al computer (una volta si diceva<br />

ciclostilata) che si divide in due piani diversi a cui fanno<br />

riscontro due soluzioni linguistiche diverse, una prima parte (da<br />

pagina 1 a 40) in dialetto calitrano, una seconda parte (da pagina<br />

41 a 100) in lingua italiana<br />

Si tratta di una pubblicazione stampata in proprio, che si rivela<br />

un prezioso strumento per attestare una parlata, purtroppo<br />

in regresso, soprattutto nella sua varietà più conservativa di un<br />

prezioso repertorio di voci e locuzioni.<br />

È un lavoro di grande interesse, teso non solo a salvare una<br />

parlata dialettale che va estinguendosi, ma ancor di più ad offrire<br />

un valido e qualificato apporto agli studi di dialettologia<br />

italiana.<br />

Il corpo e il sangue. La Passio di san Canio e le altre legendae<br />

di Alfonso Nannariello – Delta 3 Edizioni – Grattaminarda<br />

settembre 2007-10-25<br />

autore esamina e mette a confronto le diverse Passiones su<br />

L’ San Canio, spiegando, con competenza, la discontinuità fra<br />

le due passio principali la A e la P, professando un’aderenza costante<br />

alle fonti e alle risorse metodologiche più avanzate.<br />

Va subito precisato che date le peculiari caratteristiche dell’opera,<br />

è richiesta anche una specifica impostazione dei problemi<br />

per indicare e spiegare, oltre al sistema delle “fonti” e il<br />

reciproco adattamento, il tutto svolto con un esame acuto ed attento,<br />

degno per i risultati conseguiti e per la dimostrazione di<br />

una ricerca esemplare, condotta con tutti i crismi della preparazione<br />

meticolosa.<br />

Dopo una notevole introduzione storica, tutto il lavoro è<br />

condotto sulla scorta di farsi intendere dai non specialisti, seguendo<br />

quindi un criterio che pone al centro del suo discorso la<br />

situazione storica legata ai testi presi in esame.<br />

Un merito non trascurabile di questo volume viene dall’accurata<br />

e suggestiva ricerca, utilizzando con intelligenza il vasto<br />

materiale raccolto in una esposizione chiara ed ordinata.<br />

Il Monaco di macchia con prefazione di Angelo Maria Miscitelli<br />

di Orazio Tanelli – Edizioni Il Ponte Italo-Americano,<br />

Verona, New York USA 2007.<br />

n’acquisizione poetica, questa di Tanelli, che si dibatte con-<br />

Utinuamente tra gli stati psichici individuali e le istanze storiche<br />

collettive. Lavorando sui reperti del proprio territorio, il<br />

poeta costruisce aloni e cieli mitici sotto i quali si riflettono e rivivono<br />

le primavere, i colori e i suoni di un mondo proiettato in<br />

dolenti lontananze di memorie.<br />

Trame favolose e aspetti viventi della sua regione nativa<br />

sono riassunti e resi dentro le vicende storiche americane.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

La sostanza come la scrittura oscilla lungo la linea di incontro<br />

tra il mondo borghese del presente e il mondo agreste del passato.<br />

Nel paesaggio sconfinato della memoria, battuto dai venti<br />

della fantasia, il poeta fa cadere il presente reale e si traspone in<br />

un presente favoloso: egli diviene, sotto l’azione trafiguratrice<br />

dell’emozione, il giovinetto di un tempo e rivive le stagioni dei<br />

sentieri odorosi di vigneti e spiganardi; spezza così le catene<br />

che lo limitano e vincolano e si oggettiva in un ritmo tornante di<br />

fascinose immagini; rivede i casolari investiti dal potente sole di<br />

luglio; risente la menta tra le dita che solletica i sensi di una<br />

giovinezza sepolta nel sangue e adesso riscavata, ripotata alla luce<br />

dalla magica ala della poesia; e riascolta il canto dell’allodola<br />

in teneri mattini, aperta ai venti carichi degli aromi della rosa canina<br />

e del rosmarino.<br />

Vincenzo Rossi<br />

Cucina Pajsana di Pasquale Tornatore – Grafiche Finiguerra<br />

– Lavello (PZ)2007<br />

he senso ha un libro di ricette “della nonna” nella società at-<br />

Ctuale? Ricette di un mondo di poveri alla spasmodica ricerca<br />

di calorie a buon mercato per far fronte a lavori fisici duri ed<br />

estenuanti; ricette della fame mai sazia in una società che segnala<br />

l’obesità come preoccupante minaccia alla sua efficienza?<br />

Società in cui il continuo e nevrotico ingurgitare cibo viene<br />

aleternato ad altrettanto nevrotici sensi di colpa, corse al dietologo,<br />

bilance di precisione, controllo di calorie, proteine, grassi?<br />

A chi può servire un libro di ricette basato esclusivamente<br />

su materie prime reperibili sul posto, nonchè nell’inventiva,<br />

sulla straordinaria capacità manipolativa delle vecchie massaie<br />

che nei crocchi, filando la lana, ai lavatoi, nelle file alle fontane<br />

ad attingere acqua si scambiavano tecniche culinarie, nuovi<br />

accostamenti per rendere più vario il desco altrimenti monotono<br />

per giorni, mesi, anni?<br />

È bene precisare a questo punto che qui non si ha alcuna intenzione<br />

di tessere un panegirico di un passato che è stato, per<br />

molti, un passato di stenti.<br />

Un cibo salutare non può che essere genuino. La genuinità è<br />

il primo requisito del cibo. Il secondo è il sapore. Un buon sa-<br />

Calitri 14 gennaio 1968, eccezionale nevicata nel<br />

piazzale di fronte all’attuale Bar Tiffany, da sinistra:<br />

prof. Maurizio Rondinini, Giovanni Toglia (cappiegghj)<br />

e Donato Zarrilli (zd). Questa foto è stata<br />

voluta da tutti gli amici del professore, per<br />

testimoniare che gli sono sempre vicini.<br />

Francesco Caruso (tecula) nato il 09.09.1941,<br />

ha imparato a suonare il quattro bassi all’età<br />

di 60 anni.<br />

27<br />

pore è gradito al palato; la cucina della “nonna” risponde ad<br />

ambedue i requisiti. È allora meritorio il recupero della cultura<br />

alimentare del nostro passato ed è qui il senso del volume di<br />

Pasquale Tornatore, il senso della certosina raccolta frutto di interviste,<br />

negli anni, alle massaie protagoniste della storia della<br />

cucina povera.<br />

(Dalla prefazione di Enzo Nesta)<br />

San Mango sul Calore (Avellino) – Il Feudo – Le Chiese –<br />

Le Attività – Il Linguaggio – DEP Editori – Bracigliano<br />

(SA) – giugno 2007<br />

ravamo già in stampa quando ci è arrivato questo volume del<br />

Echiarissimo prof. Luigi Di Blasi, che affettuosamente sollecitato<br />

da vecchi amici è addivenuto alla decisione si raccogliere<br />

in un unico volume alcuni suoi scritti sul suo paese natio che<br />

è San Mango sul Calore con lo scopo di offrire alle future generazioni<br />

una visione unitaria delle vicende storiche, dei luoghi,<br />

delle attività, delle poche personalità di rilievo che hanno onorato<br />

il patrio suol.<br />

Il professore si è cimentato in questo arduo compito pur<br />

consapevole che ricercare precise fonti storiche dei piccoli Comuni<br />

è impresa ardua, trovarle è pressochè impossibile; gli atti<br />

ufficiali dei Comuni, in genere, sono andati perduti o, al<br />

massimo, risalgono a qualche secolo addietro; le lapidi, che pure<br />

dovevano essere state apposte qua e là sulle Chiese e su altri<br />

edifici, sono scomparse, per terremoti o per crolli dovuti a vetustà,<br />

o furono asportate dalla leggerezza di coloro che, indiscriminatamente,<br />

operano restauri. Restano, talvolta,gli atti<br />

parrocchiali, che riportano date di battesimo e di morte in arido<br />

e monotono elenco.<br />

Il testo inizia con le notizie storiche sul Comune di S. Mango<br />

sul Calore con interessanti capitoli sul castello, le chiese,<br />

l’attività amministrativa, le attività della popolazione, l’emigrazione<br />

ed una completa bibliografia, informazioni sull’Apprezzo<br />

del 1698, il terremoto, il dialetto, concludendo con la<br />

proposta di intitolazione di due piazze.<br />

Il tutto in una prosa dotta, chiara e scorrevole che è un vero<br />

piacere.<br />

Salerno 28 novembre 1954, tre liceali calitrani,<br />

Giuseppe Armiento, Vito Cicoira e<br />

Raffaele Marra, a spasso per la citta.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

DA CALITRI<br />

S O L I D A R I E T À C O L G I O R N A L E<br />

Euro 5: Tornillo Giovanna, Panelli Peppino<br />

Euro 8: Metallo Rocco<br />

Euro 10: Codella Valentina, Cerreta Teresa, Rainone Giuseppe e Gautieri<br />

Lucia, Zarrilli Francesco via Verdi 35, Di Maio Vincenzo, Ungherese<br />

Lucia, Galgano Pasquale via F. De Sanctis 12, Di Maio Elisabetta, Cestone<br />

Franchino, Zabatta Rosina ved. Galgano, Cerreta Alfonso, Zabatta<br />

Domenico, Tancredi Giuseppe, Paolantonio Paolo, Maffucci Vincenzo<br />

Nicola Via F. Tedesco 66, Di Cairano Gaetano, D’Alò Antonio, Di Milia<br />

Pompeo, Fatone Maria Concetta, Santoro Angiolina, Germano Michelantonio,<br />

Gautieri Canio, Rossi Serafino, Cubelli Alessandro, Zampaglione<br />

Donato, Margotta Michele Paludi di Pittoli, Maffucci Angelo Contrada<br />

Marano, Cubelli Giovanni Vanga del Fico, Maffucci Vincenzo Via Macello,<br />

Stanco Giovanna, Cestone Giuseppe Via L. Codella 1, Tuozzolo<br />

Donato, Leone Giuseppe, Nicolais Toglia Gaetanina, Russo Pietro, Di Milia<br />

Antonio Via Gagliano, De Luca Maria, Fastiggi Giuseppe, Stanco Antonietta,<br />

Di Maio Maria Vincenza, Russo Canio, Arci Michele, Fastiggi Lucietta,<br />

Rosania Luigi, Di Cecca Maria Concetta Corso Garibaldi 4, Della<br />

Valva Vincenzo, De Vito Antonietta Via Macello 38, Di Milia Raffaele, Fastiggi<br />

Maria Francesca, Margotta Di Maio Maria Francesca Via Largo<br />

Croce 2, Cerreta Antonio, Polestra Vincenzo Via F. Tedesco 161, Caruso<br />

Girolamo, Nicolais Lucrezia Antonia, Di Carlo Vincenzo, Maffucci Canio<br />

Via G. Marconi 6, Cubelli Donato Via Sottomacello 8, Toglia Vincenza, Panelli<br />

Armando, Coppola Vincenzo, Cianci Antonio, Petito Maria, Briuolo<br />

Rocco, Iannece Antonio, Cicoira Franco, Cesta Alessandro, Rubino Michele<br />

Via Gagliano 16, Vallario Vincenzo, Di Milia Michele, De Nicola Michele,<br />

Di Roma Giuseppe, Zarrilli Giuseppe, Gervasi Benedetta, Cestone<br />

Assunta, Maffucci Vincenzo Via Pittoli 105, Margotta Angela Piazza<br />

Michelangelo 1, De Nicola Lucia ved. Cianci, Tornillo Giuseppe Nicola,<br />

Zabatta Vincenzo,Galgano Giovanni, Zarrilli Giovanni, Di Muro Giuseppina,<br />

Fierravanti Pasquale, Metallo Giovanni Via L. Maffucci 30, Fiordellisi<br />

Antonio, Iannece Aldo, Panniello Carmine, Borea Giovanni, Girardi<br />

Graziella, Di Maio Vito Nicola, Caputo Pietro, Armiento Rocco, Panniello<br />

Anna, Margotta Concetta, Cesta Alessandro, Vallario Canio Antonio,<br />

Tancredi Filomena, Luongo Donata<br />

Euro 15: Rauso Fabrizio e Maria Teresa, Bovio Cosimo, Quaranta Vincenzo,<br />

Zarrilli Vincenzo via Pittoli 128, Maffucci<br />

Vincenzo Via Cerrata 2, Zabatta Rocco, Di Na-<br />

poli Canio Via Gagliano 1, Nannariello Alfonso,<br />

Lettieri Canio via Sotto le Ripe 25, Calà Pasquale,<br />

Di Guglielmo Michele ed Angela, Martiniello<br />

Michele, Iannolillo Giovanni, Senerchia Nicola,<br />

Sperduto Angelomaria, Di Cairano Canio,<br />

Fasano Giovanni, Cubelli Umberto, Cubelli Vincenzo<br />

via Sottomacello 8, Sicuranza Giovanni,<br />

Fiordellisi Michelantonio, Mastrullo Giuseppe,<br />

Acocella Antonietta, Nicolais Vincenzo Contrada<br />

Luzzano, Fasulo Sergio, Simone Mario, Del<br />

Cogliano Luciano Via Pittoli 113, Del Re Mario,<br />

Bozza Antonio, Merola Giuseppina Via C. Frucci<br />

24, Caruso Rosina Via Sotto Le Ripe 19, D’Ascoli<br />

Valentino, Caputo Vittorio, Colucci Giu-<br />

HAI FATTO<br />

LA TUA OFFERTA?<br />

Pochissimi lettori avranno<br />

osservato che questi ultimi<br />

numeri del giornale sono di ben<br />

32 pagine anzichè 24, grazie<br />

all’abbondante materiale che ci<br />

inviate; ma Vi pregheremmo<br />

di riflettere sul fatto che<br />

aumentano anche i costi.<br />

28<br />

seppe, Tuozzolo Rosa Maria e Raffaele, Nivone Giuseppe, Strollo Maria,<br />

Di Roma Antonio, Zarrilli Michele Via Stanco 46, Circolo 78 Via De<br />

Sanctis, Scoca Vincenzo, Contino Lucia, Lucrezia Luigina, Briuolo Angela,<br />

Armiento Elisa, Gervasi Rosa, Capossela Roberto, Tateo Angelo,<br />

Margotta Antonio Via Fontana 103, Zarrilli Salvatore, Russo Vito Corso<br />

Matteotti 6, TUTTO MUSICA di Cestone, Rabasca Michele, Codella<br />

Giuseppe Via Torre 11<br />

Euro 20: Borea Ines, Fatone Canio, Zarrilli Vittorio e Michelina, Di Luzio<br />

Antonio, Nicolais Cristina, Maffucci Eduardo, Di Carlo Felicetta, Zabatta<br />

Lucia, Zarrilli Giuseppe via Sottomacello 12, Di Muro Leonardo,<br />

Gautieri Vincenzo, Acocella Attilio, Panniello Giovanni, Di Cosmo Angelo,<br />

Paolantonio Vito, Rubino Maria Antonia ved. Zabatta, Borea Antonio,<br />

Maffucci Angelomaria, Zabatta Vittorio, Di Maio Vincenzo via<br />

Circonvallazione, Cubelli Vincenzo via M.A.Cicoira 25, Melaccio Gerardo,<br />

Cerreta Francesco, Cubelli Canio via G. Tozzoli 25, Rubino Antonietta,<br />

Nivone Michele, Salvante Michele, Buono Filomena, Vallario<br />

Berardino, Di Maio Maria Concetta via I° Castello 7, Gautieri Cantore<br />

Vincenza, Codella Vito, Armiento Assunta via III Circonvallazione 2,<br />

Di Maio Giovanna, Codella Vito, Maffucci Franco, PRISMA di Fiordellisi<br />

Giuseppina, Russo Donato, Armiento Maria Giuseppa, Gautieri Donato,<br />

Metallo Colomba, Pasticceria Zabatta, Di Roma Canio, Caputo<br />

Giuseppe, Nesta Vincenzo, Tornillo Rosa, Gallucci Vincenza e Cestone<br />

Francesco Contrada Sambuco, Di Guglielmo Francesco, Rainone Francesco,<br />

Lampariello Serafina, Cianci Giuseppe, Zabatta Michele, Cestone<br />

Canio, Sacino Francesco, Delli Liuni Antonia, Zabatta Vito Via Picasso<br />

13, Cianci Maria Antonia, Bar Germano, Di Cairano Giuseppe ed<br />

Enza, Di Salvo Michele Scalo Ferroviario, Di Milia Giovanni, Galgano<br />

Donato, Nigro Vito, Fastiggi Giuseppe, Metallo Giovanni Paludi di Pittoli,<br />

Veneziano Rocco, Zarrilli Canio Via Libertà, Scoca/Capossela Rosa, Di<br />

Roma Giovanni ed Anastasia, Stanco Maria Antonia, Balascio Gerardo,<br />

Gautieri Pasquale e Giovanna, Gervasi Giovanni, Gervasi Lucia, Cianci<br />

Gaetano, Mucci Gaetano “Fiori”, Giarla Angelo, Cerreta Giovanni,<br />

Maffucci Michele Corso Garibaldi 162, Roina Nino, Di Milia Pasquale,<br />

Tateo Domenico, Cialeo Rosa, Zarrilli Canio e Zoia, FERCAL di Martiniello<br />

Canio, AUTOFFICINA di Zabatta Vito Antonio, Metallo Giovanni<br />

e Franca, Metallo Michele Piazza Michelangelo 4, Di Cecca Paola<br />

e Antonio, Buldo Giovanni, Galgano Vito e Benedetta, Iannella Rodolfo,<br />

Pasqualicchio Vincenzo, De Rosa Corrado, Maffucci Maria, PA-<br />

NETTERIA De Nicola Agnese Corso Garibaldi<br />

51, Fasano Giulia, Gallo Mario, Codella Lina,<br />

Contino Vito Antonio<br />

Euro 25: Di Napoli Antonietta, Zabatta Canio,<br />

Del Re Michele, Zarrilli Donato Corso Garibaldi<br />

132, Miranda Antonio Pasquale, Galgano<br />

Luigi, Di Cecca Angelomaria, Metallo Michele<br />

Via III° Circonvallazione, Polestra Giovanni<br />

Euro 30: Di Cairano Giuseppe, Savanella Concettina,<br />

Guglielmo Filomena, Galgano e Tornillo<br />

“Fiori”, Metallo Antonio c/o CISL, Cerreta Pietro,<br />

Di Cairano Francescantonio, Capossela Mario,<br />

Armiento Rocco, Lampariello Michele, Cicoira<br />

Osvaldo, Martiniello Vito Via VI° Pittoli 42,<br />

Russo Center auto e moto, Zabatta Franca,<br />

Zarrilli Michele Via Verdi 1,N.N., Galgano Gio-


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

vanni Via F. Tedesco 5, Maffucci Raffaele, Caputo Vitantonio, Lucadamo<br />

Codella Michelina<br />

Euro 35: Maffucci Canio Angelo Via Ferrovia 11<br />

Euro 40: De Rosa Eugenio<br />

Euro 50: Di Maio Luigi per Conto degli organizzatori della Festa<br />

dei Sessantenni, Fastiggi Giuseppe via Rinascimento 3, Suore di<br />

Gesù Redentore, Di Cairano Vittorio, Borea Ester in Lampariello, Rosania<br />

Gaetana via S. Canio 6, Russo Rocco, MIRA di Armiento Vincenzo,<br />

Di Napoli Giulio, Ricciardi Giuseppe, Di Milia Canio Maria, Galgano Giuseppe<br />

Via Pittoli 25/A, Gautieri Antonio, N.N., Campana Nino, Di Napoli<br />

Clorinda in Girardi, Lucev Donato<br />

Euro 70: Armiento Giuseppe<br />

Euro 100: Di Milia Giuseppe Antonio e Viscione Nicolina<br />

Euro 150: Di Cecca Graziella<br />

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />

Euro 5: Matto Alberigo (Altavilla Irpina), Di Maio Angelo (Arese), D’Onofrio<br />

Giuseppe (Castel di Stabia), Marra Sigismondo (Milano), D’Ascoli<br />

Francesco (Genova)<br />

Euro 8: Cerreta Giuseppe (Cambiano)<br />

Euro 9: Metallo Vincenzo (S.Giovanni V.no)<br />

Euro 10: Rabasca Canio ((Nova M.se) – Buglione Gerardo (Cantù), Nicolais<br />

Mariantonia (Succivo), Galgano Amedeo (Melfi), Metallo Vincenza<br />

(Roma), Germano Mario (Capriano di Briosco), Galgano Giuseppe<br />

(Riccione), Zola Mario (Mariano C.se), Cianci Michele (Mariano C.se),<br />

Della Badia Mariantonia (Montaione), Lampariello Di Carlo Francesca<br />

(Roma), Maffucci Vincenzo (Roma), Gautieri Giuseppe (Bologna), Di<br />

Napoli Alfonso (Bollate), Cianci Antonietta (Bollate), Briuolo Luigi (Alessandria),<br />

Di Maio Antonio (Rho), Abate Gaetano (Salerno), Capozi Bruno<br />

(Roma), De Luca Donato (Rapone), Russo Giovanna (Credaro), Di<br />

Milia Angela (Bologna), Di Lisi Giuseppe (Taranto), Stanco Giuseppina<br />

(Mercogliano), Zabatta Michelina (Reggio Emilia), Don Pasquale Rosamilia<br />

(Teora), Cantarella Francesco (Botticino Sera), Nannariello Giuseppe<br />

(Milazzo), Cestone Vito e Claudia (Buttapietra), Stanco Francesco<br />

(Barbaiana), Romano Sabato (Bellizzi), Senerchia Giuseppe (Firenze),<br />

Racioppi Agostino (Casterfiorentino)<br />

Euro 15: Di Cairano Michele (Novate M.se), Di Milia Michele (Castelfranco<br />

Veneto), Zarrilli Ivan (Limbiate), Zarrilli Giuseppe (Bollate), Ruggieri<br />

Angela (Giussano), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Metallo Maria<br />

Concetta (Rieti), Longhitano Giuseppe (Salerno), Russo Donato (Torino),<br />

Di Cecca Michele (Paola), Di Muro Pasquale e Mariantonia (Rignano<br />

sull’Arno), Gallucci Donato (Ancona), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi),<br />

Rainone Immacolata (Capoliveri), De Nora Bartolomeo (Verbania),<br />

Abate Giuseppina (Varapodio), De Nicola Rosa (Bollate)<br />

Euro 20: Iavazzo Cianci Annamaria (Napoli), Lastella Salvatore (Roma),<br />

Lantella Salvatore (Torino), Raho Alberto (S.Giorgio a Cremano), Rabasca/Corcione<br />

(Caserta), Acocella Anna Maria (Baronissi), Cubelli Vito<br />

(Foggia), Di Cosmo Angelina (Castiglione delle Stiviere), Fastiggi Michele<br />

(Salerno), Di Maio Vito (Montauro), Cignarella Rosario (S. Andrea di<br />

Conza), Maffucci Giovanni (Mariano C.se), Pignone Michele (Trani), Maffucci<br />

Eduardo (Torino), Scoca Angelo (San Severo), Di Maio Giuseppe<br />

(Besano), D’Ascoli Berardino (Genova), Di Maio Gaetano (Salerno),<br />

Maffucci Angelo Michele (Lissone), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Rauseo<br />

Maria Francesca (Bologna), Bavosa Anna (Poggibonsi), Gallucci Giuseppe<br />

(Paderno Dugnano), Ricigliano Peppino (Giussano), Di Napoli Domenico<br />

e Antonella (Lentate S.S.), Di Maio Maria (Poggibonsi), Ricciardi Nicolais<br />

Angelina (Roma), Metallo Mauro (Brescia), Polestra Pasqualino (Milano),<br />

Codella Vincenzo (Pescara), Cubelli Orazio (Portici), Cestone Canio<br />

(Roma), Russo Eleonora (Ventimiglia), Panella Mario (Nova M.se), Caru-<br />

29<br />

so Michele (Lomazzo), Piccininno Gino (Sesto S.Giovanni), Del Cogliano<br />

Berardino (Salerno), Vallario Giuseppe (Grugliasco), Rinaldi Canio (Lavena<br />

Ponte Tresa), Maffucci Pietro (Roma), Galgano Luciana (Roma), Maffucci<br />

Giuseppina (Roma), Tetta Antonio (Napoli), Leone Giovanni (Milano),<br />

Zarrilli Angela Gautieri (Senago), Melaccio Angela Gariella (Galatina)<br />

Euro 25: Metallo Vincenzo (Roma), Galgano Vincenzo (Como), Codella<br />

Michele (Roma), Vallario Giuseppe (Firenze), Gallicchio Mario (Milano),<br />

Rabasca Angelomaria (Cervinara), Cianci Michele (Firenze)<br />

Euro 26: Ardolino Giovanni (Salerno), Cecchetti Turiddo (Pistoia)<br />

Euro 30: Fierravanti Lucia (Olgiate C.sco), Di Cairano Paola (Cenate<br />

Sotto), Acocella Giovanni (Roma), Bozza Canio (Robecco sul Naviglio),<br />

Russo Roberta (Roma), Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se), Metallo<br />

Cesare (S.Giorgio a Cremano), Cianci Michele (Brescia), Acocella Giovanni<br />

(Avellino), Di Milia Maria Teresa (Castelfranco Veneto), Spatola Saverio<br />

(Brescia), Minichino Enza (Arese), Di Napoli Luigi (Roma), Zarrilli<br />

Michele (Corchiano), Grassi Celestino (Roma)<br />

Euro 35: Aristico Antonio (Siena)<br />

Euro 37: Codella Michele (Pavona di Albano)<br />

Euro 40: Manzoli Ascanio e Flavia (Genova). Donatiello Giuseppe<br />

(Napoli)<br />

Euro 50: Maffucci Donato (Mariano C.se), Galgano Anna (Milano),<br />

Zarrilli Michele (Poggibonsi), Frucci Angelo (Roma), Cioffari Raffaele<br />

(Milano), Ferrara Michelina (Torino),Cestone Mario (Brescia), Santeusanio<br />

Giovanni (Napoli), Caputo Antonio (Firenze), Tozzoli Maria (Napoli),<br />

Acocella Nicola (Roma), Don Lorenzo Sena (Fabriano), Di Cairano<br />

Giovanni (Siena), Di Cairano Tonino (Campobasso), Del Re Michele<br />

(Napoli), Zarrilli Leonardo (Termoli), Cubelli Giuseppina (Castelfranco<br />

Emilia), Bazzani Paolo (Barberino V.E.), Acocella Vincenzo e Nicola (Bologna),<br />

Nicolais Rocco e Angelina (Roma), Di Napoli Donato (Napoli),<br />

Galgano Antonio (Milano), Del Re Alfonso (Montebelluna), Nicolais<br />

Luigi (Como), Di Milia Michele (Pescara), Landi Lucia e Rocco (Grottaminarda),<br />

Messina Giuseppe (Roma), Di Muro Franca Maria (Bologna),<br />

Marrese Luigi (Abbiategrasso), Di Napoli Pasquale (Milano), Pastore<br />

Raffaele (Pomezia), De Nicola Michele (Poggibonsi),Maffucci Donato<br />

(Mariano C.se),<br />

Euro 60: Tornillo Angelomaria (Potenza)<br />

Euro 100: Cicoira Antonio (Roma)<br />

DALL’ESTERO<br />

BELGIO: Euro 50 Tartaglia Giuseppe, Euro 30 Rubino Vincenzo,<br />

Euro 20 Scoca Vittorio, Legnaro Aldo, Mignone Antonio, Patrissi Angelina,<br />

Euro 15 Di Carlo Felina, Euro 10 Rubino Donato, Maffucci Pietro,<br />

Galgano Antonio<br />

FRANCIA: Euro 20 Di Cairano Vincenzo<br />

GERMANIA: Euro 20 Bayer Flavia, Maffucci Canio, Nigro Giovanni,<br />

Briuolo Antonio, Strollo Giuseppe, Euro 10 Galgano Canio Vincenzo,<br />

Buck Giuseppina, Galgano Filomena Angelina<br />

SVEZIA: Euro 20 Armiento Michelangelo<br />

SVIZZERA: Euro 50 Di Maio Vito, Euro 20 Girardi Giuseppe, Caruso<br />

Vittorio, Cestone Vito e Vincenza, Euro 10 Tateo Angelo<br />

ARGENTINA: $ 150 Stanco-Frino Giuseppina, $ 30 Lucadamo-Codella<br />

Michelina, $20Codella Lina, Euro 15 Pennella Michele<br />

CANADA: $25Rabasca Pasquale<br />

STATI UNITI: $ 60 Maffucci Gaetano e Albina, Euro 30 Cianci Vincenzo,<br />

Metallo Vincenzo, Euro 25 Iannolillo Luigi, Schlappich Greg,<br />

Euro 10 Lucrezia Josephin, Casimiro Maria<br />

BRAS<strong>IL</strong>E: Euro 35 Aristico Senerchia Marianna<br />

VENEZUELA: Euro 100 Di Napoli Vito, Zazzarino Antonio, $60<br />

Simone Giovanni, Euro 20 Maffucci Berardino, Petito Antonio


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />

Rubrica a cura di Anna Rosania<br />

I dati, relativi al periodo dal 16 giugno 2007 al 25 ottobre 2007,<br />

sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />

NATI<br />

Corazzelli Adriano di Francesco e di Capossela M. Antonietta 19.07.2007<br />

Cestone Antonella di Giuseppe e Cerreta Michelina 21.07.2007<br />

Di Cecca Angelo di Luigi e Fiordellisi Enza 25.07.2007<br />

Zarrilli Giacinta di Giuseppe e Tancredi Giuseppina 25.07.2007<br />

Zarrilli Vincenzo di Michele e di Cirminiello Patrizia 16.08.2007<br />

Margotta Vincenzo di Pietro e Tozzi Antonietta 20.08.2007<br />

Malanga Rosa di Luciano e Zarra Concetta 10.09.2007<br />

Polestra Giulia di Claudio e di Di Milia Ilenia 14.09.2007<br />

Ben Sellam Bouabid di Abdelilah e Hifdi Halima 22.09.2007<br />

Orefice Pasquale di Giuseppe e di Lipowiec Marta Justyna 24.09.2007<br />

Cestone Giusy di Luigi Antonio e Acocella Giovannina 19.10.2007<br />

MATRIMONI<br />

Rabasca Massimo e Tornillo Antonella 14.06.2007<br />

Rabasca Rosario e Tartaglia Caterina 16.06.2007<br />

Aristico Gaetano e Metallo Filomena 23.06.2007<br />

Di Cairano Vitale e Mauro M.Antonietta 23.06.2007<br />

Tornillo Franco e Giraulo Teresa Palmina 24.06.2007<br />

Oci Andrea e Zarrilli Lucia 30.06.2007<br />

Cubelli Daniele e Di Milia Tiziana 04.08.2007<br />

Margotta Giuseppe e Maggio Giacomina 13.08.2007<br />

Maffucci Luigi e Della Ratta Silvana 16.08.2007<br />

Capossela Roberto e Russo Rosa Maria 18.08.2007<br />

Traficante Giuseppe e Caputo Sonia 23.08.2007<br />

Ariozzi Davide e Zarrilli Francesca Maria 26.08.2007<br />

Cicoira Donato e Simone Giuseppina 27.08.2007<br />

Mentana Alberto Bruno Stefano e Del Guercio Antonella 30.08.2007<br />

Germano Michele e De Melo Silveira Denise 19.09.2007<br />

Pastore Francesco e Fedoseeva Yulia 22.09.2007<br />

Margotta Michele e Di Salvo Lucia 06.10.2007<br />

MORTI<br />

Vallario Luisa 12.01.1915 - † 14.06.2007<br />

Di Maio Giovanni 20.02.1926 - † 16.06.2007<br />

De Rosa Valentino Canio Giuseppe 05.09.1958 - † 23.07.2007<br />

Ricciardi Giuseppe 27.20.1926 - † 02.08.2007<br />

Cicoira Michelangelo 20.03.1954 - † 03.08.2007<br />

Di Cecca Teresa 20.09.1933 - † 09.08.2007<br />

Araneo Domenico 25.03.1910 - † 12.08.2007<br />

Stia Francesco Giuseppe 18.10.1927 - † 21.08.2007<br />

Rainone Assunta 13.08.1926 - † 21.08.2007<br />

Strollo Maria Rosa 07.04.1918 - † 22.08.2007<br />

Margotta Vincenzo 20.08.1907 - † 24.08.2007<br />

Galgano Domenico 20.07.1908 - † 28.08.2007<br />

Cestone Giovanna 24.09.1932 - † 01.09.2007<br />

Basile Giovannina 27.05.1918 - † 02.09.2007<br />

Della Badia Donato 24.04.1939 - † 04.09.2007<br />

Senerchia Lorenzo 25.05.1958 - † 05.09.2007<br />

Di Cecca Angelo 27.10.1926 - † 07.09.2007<br />

Zarrilli Canio 30.11.1926 - † 08.09.2007<br />

Di Guglielmo Michele 19.12.1910 - † 13.09.2007<br />

Metallo Luigi 11.09.1907 - † 14.09.2007<br />

Cestone Francesca 03.02.1916 - † 17.09.2007<br />

Tornillo Antonietta 13.03.1928 - † 22.09.2007<br />

Abate Maria Giuseppa 29.04.1915 - † 27.09.2007<br />

Maffucci Lucia 03.10.1922 - † 07.10.2007<br />

Tuozzolo Donato 03.09.1929 - † 12.10.2007<br />

Di Milia Linda 23.07.1913 - † 14.10.2007<br />

Patrissi Rosa 19.06.1936 - † 21.10.2007<br />

Nigro Michele 12.05.1927 - † 21.10.2007<br />

30<br />

Regina Agnolutto<br />

in Salvante<br />

20.09.1924 † 25.05.2007<br />

I figli, il genero i nipoti e i<br />

parenti tutti ne conservano<br />

gelosamente il ricordo.<br />

Lucia Tancredi<br />

03.04.1935 † 29.05.2007<br />

Sei nata come un fiore nel deserto,<br />

arso dal sole e stordito dalla tempesta di sabbia,<br />

ma sempre pronto a sbocciare al primo istante di quiete.<br />

Un fiore raro per la sua bellezza.<br />

Lo sappiamo mamma, che la tua vita<br />

è stato un continuo alternarsi di gioia e dolore,<br />

ma siamo sicuri che ora sei in pace<br />

e felice di abbracciare il tuo bellissimo fiore reciso.<br />

Noi non eravamo pronti, avevamo ancora bisogno di te.<br />

Ci mancheranno i tuoi occhi tristi<br />

e la tua risata coinvolgente.<br />

Ci manchi Mamma.<br />

Canio Rella<br />

06.09.1919 † 17.01.2002<br />

Dedico a te il mio respiro, i miei sogni, il mio silenzio…<br />

I turbamenti e i fremiti del cuore,<br />

dedico a te ogni lacrima e ogni sorriso…<br />

Dedico a te il mio cuore, pieno di emozione<br />

per l’ammirazione e il rispetto di un grande uomo<br />

che non dimenticheremo mai! Ti vogliamo tanto bene…<br />

Con affetto Mario, Giovanna e Michela.


N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

REQUIESCANTIN PACE<br />

P. Antonino Mario Abate<br />

O.P.<br />

04.12.1921<br />

† Roma 28.10.1987<br />

A 20 anni dalla scomparsa<br />

i parenti, gli amici<br />

e i confratelli<br />

lo ricordano con l’amore<br />

e la stima di sempre.<br />

Aldo Di Maio<br />

20.08.1926 † 06.10.1946<br />

Dopo 61 anni dalla<br />

scomparsa lo ricordano<br />

con l’amore di sempre<br />

la sorella Maria Serafina,<br />

il cognato Donato<br />

Tuozzolo, i nipoti Paola,<br />

Aldo e Claudio e tutti<br />

coloro che lo conobbero<br />

e lo amarono.<br />

Giuseppe Ricciardi<br />

27.10.1926 † 02.08.2007<br />

Vivi nei nostri cuori<br />

con immutato affetto.<br />

Nicola Senerchia<br />

15.08.1934 †11.08.2004<br />

Questa è l’eredità<br />

dei servi del Signore,<br />

la vittoria che io<br />

loro assicuro.<br />

(Isaia 54,20)<br />

Pietro Maffucci<br />

14.02.1902 † 20.09.1969<br />

Il Signore esalta<br />

chi gli è fedele<br />

(Salmo 4)<br />

Giuseppina<br />

Del Cogliano<br />

13.12.1937 † 29.11.2006<br />

I cugini la ricordano<br />

con affetto,<br />

nel suo primo<br />

anniversario di morte.<br />

31<br />

Girolamo Caruso<br />

15.03.1931 † 07.07.2005<br />

I tuoi cari ti ricordano<br />

a quanti ti conobbero<br />

e ti vollero bene.<br />

Maria Concetta Maffucci Canio Fierravanti<br />

31.01.1913 28.01.1913<br />

† 18.12.2005 † 14.12.1966<br />

Per amore a Dio e alla famiglia,<br />

ci avete dato la vita, grazie.<br />

E con lo stesso amore, noi seguiamo il vostro esempio.<br />

Vi teniamo nel cuore; con tanto affett<br />

i vostri figli e le famiglie.<br />

Don Carmine Cicoira<br />

Canonico<br />

02.09.1917 † 01.10.1986<br />

Giusto è il Signore,<br />

e ama la giutizia,<br />

e i giusti vedranno<br />

il suo volto.<br />

(Salmo 11)<br />

Vincenzo Alfano<br />

21.05.1894 † 11.10.1963<br />

Dopo 44 anni il ricordo<br />

della tua gentilezza<br />

e della tua innata cortesia<br />

resta imperituro<br />

nei cuori di tutti.<br />

Francesca Cestone<br />

in Nicolais<br />

20.03.1914 † 14.11.2000<br />

I parenti tutti ti ricordano<br />

con l’amore di sempre.<br />

Vincenzo Scoca Concetta Rainone<br />

22.03.1913 08.10.1913<br />

† 10.03.1990 † 04.10.2004<br />

I vostri cari vi pensano sempre con amore<br />

e vi ricordano a coloro che vi conobbero<br />

e ne apprezzarono la vita.<br />

Canio Zarrilli<br />

06.04.1956 † 06.10.1978<br />

Non piangere papà<br />

non piangere mamma<br />

quella mattina l’Angelo<br />

mi ha messo le ali<br />

e mi ha insegnato a volare.<br />

Ho attraversato le strade<br />

stellate fino al Paradiso.<br />

Elvira Nannariello<br />

in Cerreta<br />

02.04.1921 † 30.12.2006<br />

Ci sazieremo, Signore,<br />

contemplando<br />

il tuo volto<br />

(Salmo 16)<br />

Michelangelo Cicoira<br />

06.09.1919 † 03.08.2007<br />

Voi che mi avete tanto<br />

amato non guardate<br />

la vita che lascio,<br />

ma quella che comincio.<br />

Giuseppe Papa<br />

11.10.1899<br />

† Roma 28.12.1960<br />

Maresciallo maggiore<br />

dei carabinieri<br />

il suo ricordo è sempre<br />

vivo nel cuore<br />

dei parenti, degli amici<br />

e di chi lo conobbe.


In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP<br />

per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />

Calitri 29 agosto 2007, “Festa dei settantenni”, il gruppo in fondo da sinistra: Giuseppe Longhitano di Salerno, Alfonsina Strazza moglie di Lorenzo Maffucci, Giuseppe Leone (scisc’l’)si vede appena,<br />

Lorenzo Maffucci (riav’l’), Giuseppe Maffucci (brazzap’rnacchj), Rocco Briuolo, Michele Di Milia; terzultima fila: Michelina Fierravanti, Raffaele Salvante (u’ bocc’) con occhiali scuri, Donato Zarrilli (hrazzina),<br />

Gaetano Cianci,Vitantonio Di Carlo, Maria Borea (patessa), Vincenzo Di Carlo (cap’janch’), Giovanni Fasano, Vittorio Cirminiello (vaccar’), Vittorio Di Cairano (pind’), Vito Codella (canzalon’), Canio Fatone,<br />

Francesco Rainone (man’ man’), Galgano Maria (zampaglion’), Donatino Acocella, Carmine Panniello; seconda fila: Angelomaria Tornillo (p’stier’), Vincenzo Gautieri (m’naciegghj’), Antonio Bozza (sauzicchj),<br />

Giovanni Di Cecca (scatozza/sciamiss’), Vittorio Toglia (tottacreta), Vito Russo (bellascrima) davanti a Gautieri, Vincenzo Di Maio (mangiaterra) con giacca e cravatta, Gaetano Cianci (scardalana); prima fila:<br />

Benedetto Di Milia (cuzzett’) con giacca e cravatta, Giuseppe Zarrilli (sciampagniegghj), Leonardo Stanco (a’ ualana), Canio Di Milia (cuzzett’), Vincenzo Zarrilli (an’ma fredda), Antonio Martiniello (lancier’)<br />

con giacca e cravatta, Costantina Di Maio (mangiaterra), Michelina Metallo (ndrand’la), Rosa Scoca (sargend’), Agnese Germano (sckattus’), Antonietta De Nicola (scangaregghia), Angelica Lettieri (m’nt’v’rdes’)<br />

con occhiali, Francesca Di Maio (tacch’), Lucia Delli Liuni (giacchetta), Vincenza Cerreta (can’ luongh’), Maria Teresa Di Maio (schiav’), Donatina Stanco (r’ss’legghia), Maria Cestone (a’ chiscia), Lucia Zabatta<br />

(mattaion’), Giovanna Cianci (napulitan’), Colomba Metallo (fis’ch’) e Gina Cestone. La festa si è conclusa all’una e mezza di notte con la partecipazione del cantautore Vinicio Capossela.

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