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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 36 n.s. – Settembre-Dicembre 2007<br />
parola partecipavano a questa ambiguità. Nel<br />
mondo contadino non c’era posto per la ragione,<br />
per la religione e per la storia. Non<br />
c’era posto per la religione appunto perché<br />
tutto era partecipe alla divinità, perché tutto<br />
era regolarmente e simbolicamente divino, il<br />
cielo come gli animali, Cristo come la capra.<br />
Tutto era magia naturale anche le cerimonie<br />
della chiesa diventavano dei riti pagani 9.<br />
Dalla descrizione fatta dalla sorella Luisa<br />
prima e per la constatazione diretta dopo,<br />
Carlo Levi scopre nelle case-grotte dei Sassi<br />
di Matera la capitale dei contadini, il cuore<br />
nascosto della loro antica civiltà, tanto<br />
espressiva e toccante la sua dolente bellezza.<br />
Lì di fronte al monte pelato e brullo, su cui<br />
sono i villaggi trincerati di Murgia Timone,<br />
Murgecchia e Tirlecchia degli antichi agricoltori<br />
e pastori Neolitici 10, in fondo al quale<br />
scorre un torrentaccio, la Gravina, con poca<br />
acqua impaludata fra i sassi del greto, il burrone<br />
prende forma di due mezzi imbuti affiancati,<br />
separati da uno sperone e riuniti in<br />
basso in un apice comune, detti Sasso Caveoso<br />
e Sasso Barisano, che danno l’idea<br />
dell’inferno dantesco.<br />
Qui durante l’Età del Bronzo si andò sviluppando<br />
l’habitat rupestre legato in genere<br />
all’insicurezza sociale connessa al mondo<br />
contadino e alla sua economia. In questi immensi<br />
burroni di origine carsica dunque incominciò<br />
a vivere una popolazione che ricavava<br />
dal masso i propri ambienti, compresi il<br />
luogo di culto, la macina, la stalla e quant’altro<br />
permise la sopravvivenza in quegli antri in<br />
cui trovavano una loro collocazione sia l’esigenza<br />
del sacro che l’organizzazione sociale.<br />
Ancora negli anni Quaranta del secolo<br />
scorso una stretta mulattiera, che scendeva<br />
serpeggiando di girone in girone, passava<br />
davanti alle case che erano grotte scavate nel<br />
tufo o nella parete d’argilla indurita con sul<br />
davanti una facciata finta. Per l’inclinazione<br />
della costa, sorgevano in basso a filo del<br />
monte: in quello stretto spazio tra le facciate<br />
e il declivio passavano le strade che erano insieme<br />
pavimenti per quelli che uscivano dalle<br />
abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto.<br />
Le case non prendevano luce e aria se<br />
non dalla porta; alcune non avevano neppure<br />
quella: si entrava dall’alto attraverso una botola<br />
o una scaletta. Dentro quei buchi neri si<br />
vedevano i letti, le misere suppellettili, i cenci<br />
stesi. Sul pavimento vi erano sdraiati i cani,<br />
le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia<br />
aveva una sola di quelle grotte per tutta abitazione<br />
e ci dormivano tutti insieme, uomini,<br />
donne, bambini e bestie. In quelle condizioni<br />
vivevano nei Sassi circa ventimila persone.<br />
Di bambini ce n’erano una infinità nudi del<br />
tutto o coperti di stracci, molti dei quali con<br />
gli occhi socchiusi e le palpebre rosse e gonfie,<br />
erano affetti di tracoma. Altri bambini<br />
coi visini grinzosi come vecchi e sheletriti<br />
per la fame; i capelli pieni di pidocchi e di<br />
croste, con delle pance gonfie e la faccia<br />
gialla e patita per la malaria. In alcune grotte<br />
scure e puzzolenti si vedevano bambini<br />
sdraiati per terra, sotto delle coperte a brandelli,<br />
che battevano i denti per la febbre, altri<br />
si trascinavano a stento, ridotti pelle e ossa<br />
dalla dissenteria. Questi bimbi non chiedeva<br />
al passante l’elemosina ma solamente: ‘u<br />
chinì!, il chinino 11.<br />
Come ebbe a riferire alla RAI il prof.<br />
Giovanni Caserta, che aveva vissuto nei Sassi<br />
fino all’età di 18 anni, nell’insieme era<br />
uno spettacolo di miseria e di degradazione<br />
subumana.<br />
Le preghiere degli abitanti dei Sassi, innalzate<br />
per secoli in quelle povere centocinque<br />
chiese rupestri, per la gran parte affrescate<br />
con immagini bizantine, furono finalmente<br />
ascoltate quando, ironia della sorte,<br />
Carlo Levi, uomo non molto amato dalla<br />
Chiesa per via dei suoi ideali politici, provando<br />
compassione per quegli afflitti come il<br />
“buon samaritano” (Lc. 10, 25-37), mediante<br />
il suo “Cristo si è fermato a Eboli” denunciò<br />
al mondo le condizioni di vita di<br />
quella gente come la “vergogna nazionale<br />
italiana”. Soltanto allora le autorità centrali<br />
(Alcide Da Gasperi, capo del Governo, ed<br />
Emilio Colombo, ministro del Tesoro) provvidero<br />
a risolvere il caso con apposite leggi,<br />
che portarono al trasferimento in massa degli<br />
abitanti dei Sassi ai nuovi rioni e borghi rurali<br />
appositamente edificati.<br />
Al tempo d’oggi lo scenario irreale e<br />
fuori del tempo dei Sassi di Matera è uno<br />
dei set cinematografici privilegiati per i film<br />
su Gesù, come La passione di Cristo (2003)<br />
di Mel Gibson.<br />
* * *<br />
Nel febbraio del 1965, quale brigadiere<br />
dei Carabinieri, fui mandato a comandate la<br />
Stazione di Albano di Lucania (Pz), un centro<br />
a circa mille metri s.l.m. Il clima abbastanza<br />
fresco con un’aria pura e trasparente,<br />
tipici dell’alta montagna. Come i comuni limitrofi<br />
di Trivigno, Castelmezzano, Pietrapertosa<br />
e Campomaggiore era collegato al<br />
capoluogo da una franosa strada provinciale<br />
che si allacciava all’Appia 7; la superstrada<br />
Basentana non era stata ancora costruita.<br />
Mi resi subito conto che il paese era in<br />
cattive condizioni, la caserma era situata nel<br />
palazzo baronale fatiscente, costruito l’anno<br />
in cui era stata scoperta l’America, 1492. La<br />
popolazione presente era costituita da donne,<br />
vecchi e bambini, giacché quasi tutti gli uomini<br />
erano da diversi anni a lavorare in Germania,<br />
in Inghilterra e in Australia. Anche<br />
qui la gente parlava di miseria per la mancanza<br />
di lavoro, facendomi venire alla mente<br />
i contadini di Aliano, dei quali avevo appreso<br />
leggendo il “Cristo si è fermato a Eboli” di<br />
Levi che, in seguito, tornai a leggere. Col<br />
22<br />
passare del tempo mi resi conto degli usi e<br />
costumi e delle varie credenze non molto diverse<br />
degli altri centri della Lucania. Era comunque<br />
una comunità di buona gente, dedita<br />
ad ogni tipo di lavoro e timorata di Dio. Anche<br />
qui vi era un confinato, successivamente<br />
ne arrivarono altri due (G. Giammona e C.<br />
Ciaramitaro), non erano dei reazionari politici<br />
ma volgari e pericolosi delinquenti siciliani.<br />
La sola grande assente era la malaria!<br />
Dopo un paio d’anni, man mano che gli<br />
uomini tornavano dall’estero con del danaro<br />
messo da parte, ebbe inizio la trasformazione<br />
del centro abitato in quanto si ristrutturavano<br />
le vecchie abitazioni e se ne costruivano altre,<br />
le stalle le trasformavano in garage per<br />
mettervi l’auto oppure il “tre ruote” (motofurgone),<br />
che sostituivano le vecchie “vetture”<br />
(cavalli, asini e muli), l’amministrazione<br />
comunale provvedeva a lastricare le strade,<br />
mentre io facevo costruire una nuova caserma<br />
dell’Arma.<br />
Un tardo pomeriggio di una domenica<br />
primaverile dell’anno 1970 notai nella piazza<br />
antistante la caserma un certo movimento di<br />
persone. Chiesi a qualcuno cosa stesse accadendo<br />
e mi fu risposto: “C’è Carlo Levi”.<br />
Uscii per salutarlo ma intanto, mi dissero,<br />
era partito per Campomaggiore. Presi l’auto<br />
e lo raggiunsi a circa metà strada, dove si<br />
era fermato coi suoi amici per ammirare le<br />
guglie spettacolari delle Dolomiti Lucane.<br />
Ero in divisa da brigadiere, mi fermai ad una<br />
ventina di metri e, sceso dall’auto, mi stavo<br />
avvicinando a piedi quando ebbi l’impressione<br />
che Carlo Levi mi guardava impensierito,<br />
forse gli ricordavo quel brigadiere arrogante<br />
dai capelli neri impomatati di Aliano,<br />
che lo sorvegliava assiduamente 12.<br />
Appena fui vicino gli dissi di essere un<br />
suo ammiratore, quale uomo di cultura, e<br />
che desideravo salutarlo di persona. Egli sorridente<br />
mi prese le mani fra le sue e stringendomele<br />
rispose dicendo: “Lei mi commuove<br />
e mi fa felice oltremodo!”<br />
NOTE<br />
Damiano Pipino<br />
1 Sassiweb. it – Carlo Levi, la Lucania e Matera –<br />
Nota biografica; GEV (Grande Enciclopedia Vallardi),<br />
volume IX, p. 43.<br />
2 Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, ed. Einaudi,<br />
Torino, 1969 – ottava edizione, p. 3.<br />
3 Città e Paesi d’Italia, ed. Istituto Geografico De<br />
Agostini, Novara, 1968, volume V, p. 233<br />
4 Carlo Levi, op. cit., pp. 6, 7, 106.<br />
5 Ibidem, pp. 136, 157.<br />
6 Ibidem, pp. 25, 32, 42.<br />
7 Ibidem, pp. 67, 68.<br />
8 Ibidem, p. 125.<br />
9 Ibidem, p. 102.<br />
10 Radmilli Antonio Mario, Popoli e civiltà dell’Italia<br />
antica, ed. Biblioteca di Storia Patria, Roma, 1974,<br />
volume I, pp. 305 – 330.<br />
11 Carlo Levi. Op. cit., pp. 72-77.<br />
12 Ibidem, p. 16.