Qui - Lions Palermo dei Vespri
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Moda<br />
LA STORIA DEI GUANTI: IL 1200<br />
La leggenda ha attribuito a Carlo Magno, fondatore<br />
del Sacro Romano Impero, l’abbigliamento che veniva<br />
indossato dai suoi tardi successori nella cerimonia<br />
dell’incoronazione ed oggi custodito nel Tesoro<br />
di Vienna. Solo verso la fine del 1700 le vesti stesse hanno rivelato,<br />
a un attento esame, la loro provenienza siciliana, la data<br />
in cui erano state lavorate, e persino i nomi <strong>dei</strong> Sovrani normanni<br />
per i quali erano state tessute e ricamate. Questi indumenti<br />
emigrarono da <strong>Palermo</strong> con la sposa dell’imperatore<br />
Enrico VI, la regina Costanza, la “gran Costanza” dantesca,<br />
erede del trono e delle ricchezze di Sicilia. Tra questi indumenti<br />
figurano un paio di guanti usati da Federico II per la<br />
sua incoronazione a re di Sicilia. Sono realizzati in tessuto di<br />
seta rossa splendidamente ornata di scudetti con figure a<br />
smalto e motivi ricamati di perle, rubini e zaffiri. Dalla parte<br />
che copriva il palmo della mano il ricamo in oro rappresenta<br />
un’aquila circondata da fregi ornamentali (1220). A parte la<br />
regalità <strong>dei</strong> guanti sopra descritti, altre tipologie completavano<br />
Nel Trecento il dono di guanti aveva una significazione<br />
simbolica nella stipulazione <strong>dei</strong> contratti di vendita o di<br />
concessione temporanea di terreni: n’abbiamo diretta<br />
testimonianza in Sicilia da un documento nel quale la<br />
Regina Bianca di Navarra dà atto di aver ricevuto da un tal Antonio<br />
Cortella, familiari et fideli nostro uno paru di guanti di saactu,<br />
ossia di pelle, in relazione alla perpetua concessione di un<br />
terreno di proprietà reale (1).<br />
Nel Trecento i guanti erano di uso non generale, ma limitato a<br />
certe categorie di persone. Il De Mussis, nella sua descrizione pur<br />
così particolareggiata dell’abbigliamento, non li nomina, mentre<br />
il Sacchetti li ricorda incidentalmente, lamentando che gli uomini<br />
mettano “in un guanto più panno che in un cappuccio, dando al<br />
polso un braccio di panno). Forse allude al guanto <strong>dei</strong> falconieri.<br />
Folgore da San Gimignano raccomanda appunto ai giovani che<br />
vanno a caccia col falcone, di provvedersi di guanti. Per i falconieri<br />
i guanti erano di camoscio mentre i guanti di lana erano disprezzati.<br />
Allora i guanti si vendevano per dozzine o mezze dozzine.<br />
Come già in passato i guanti sono indicati nei documenti del<br />
tempo anche con i termini di ciroteche e di mofete, particolarmente<br />
nell’uso ecclesiastico. Quale insegna della loro autorità portavano<br />
i guanti i giudici, i medici (e forse tutti gli addottorati), gli<br />
alti ecclesiastici e i capi di stato, come il Doge. Il guanto nel 1300<br />
non ha perso dunque il suo valore simbolico: lo si da ancora in<br />
pegno per un obbligo assunto, e lo statuto bergamasco del ‘353<br />
sancisce l’antico uso del regalo di un paio di guanti di camoscio a<br />
chi conduce a cavallo la sposa alle nozze. I guanti potevano raggiungere<br />
un valore elevato, per i preziosi ornamenti: ricami, cordoncini<br />
d’oro, fiocchi, bottoni e persino placche smaltate con<br />
immagini di santi applicate sulla parte che copriva il dorso della<br />
mano. I guanti italiani erano esportati e apprezzati oltralpe, seb-<br />
di Rafffaello Piraino<br />
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il vestire. Erano di uso signorile e ricchi di significati cavallereschi,<br />
come appare poeticamente dai versi di Gianni di Lapo,<br />
dove la sfida fatale della morte alla vita è rappresentata con vivace<br />
immediatezza<br />
O morte, fiume di lacrime e pianto<br />
Perché di tanto arbitrio hai preso manto<br />
E contro tutti ha’ preso il Guanto?<br />
Mentre nelle tombe reali palermitane si sono visti guanti di<br />
seta ricamati, nell’uso pare si inclinasse al guanto di pelle<br />
con manopola leggermente appuntita da un lato. La pelle<br />
<strong>dei</strong> guanti era quasi sempre bianca. I falconieri ne portavano<br />
però uno solo, di cuoio marrone con alta manopola<br />
finita spesso sulla punta con una pallina: questo guanto<br />
aveva lo scopo pratico di evitare che il falco, tenuto in<br />
pugno, offendesse la mano con i suoi artigli.<br />
LA STORIA DEI GUANTI: IL 1300<br />
di Rafffaello Piraino<br />
bene in Spagna e Francia vi fossero corporazioni di guantai i cui<br />
prodotti erano pure molto pregiati. La pelle di lepre e di cervo, il<br />
cuoio, le fodere di pellicce di vaio erano usate specialmente per i<br />
falconieri o per proteggersi dal freddo, come la lana; ma esistevano<br />
leggeri guanti di tela.<br />
Anche per le donne i guanti sono un complemento prezioso e raffinato<br />
della loro eleganza. Ne abbiamo testimonianza in due sonetti<br />
del Petrarca: il poeta si gloria infatti di aver rapito il<br />
Candido leggiadretto e caro guanto<br />
Della sua donna<br />
che copria netto avorio e fresche rose<br />
E si duole di averlo dovuto rendere. Dai suoi versi veniamo pure<br />
informati che il guanto destinato a coprire le dita “schiette e<br />
soave” di Laura era adorno<br />
d’un bell’aurato e serico trapunto.<br />
I guanti più eleganti erano dunque bianchi e ricamati in seta e in<br />
oro. A Venezia si usavano sia i guanti di seta, sia quelli di pelle di<br />
camoscio; e i guanti veneziani erano così rinomati che dalle altre<br />
città se ne faceva ricerca.. Nel trecento il dono di guanti aveva ancora<br />
una significazione simbolica nella stipulazione <strong>dei</strong> contratti di<br />
vendita o di concessione temporanea di terreni: ne abbiamo diretta<br />
testimonianza in Sicilia da un documento nel quale la Regina<br />
Bianca di Navarra dà atto di aver ricevuto da un tal “Antonio Cortella<br />
familiari et fideli nostro uno paru di guanti di soactu”(ossia di<br />
pelle) in relazione alla perpetua concessione di un terreno di proprietà<br />
reale. Come si è visto per gli uomini, i guanti avevano in<br />
molti casi un significato onorifico; molto strane paiono dunque<br />
quelle disposizioni che a Firenze, nel 1388, imponevano alle meretrici<br />
di uscire di casa con le mani sempre inguantate, e a Modena<br />
di averne un paio per ciascuna.