Untitled - tex willer - the unofficial site
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Ma non è solo questo. Naturalmente il personaggio è<br />
molto di più, avverte l'autore. Kit fa il suo esordio in<br />
compagnia di Tex a pagina 16, in un Canyon delle Galiuro<br />
Mountains in Arizona, subito dopo la breve scena<br />
introduttiva che illustra l'adunanza degli ultimi<br />
"Innocenti" al Trading Post di Cyrus Skinner. In rapida<br />
successione, nei dialoghi che padre e figlio si scambiano,<br />
Mauro Boselli insiste con una caratterizzazione del<br />
personaggio che lo delinea molto prossimo alla figura<br />
dello "zio" Kit ( Carson ), riprendendone oltre la<br />
pigrizia, anche il sano appetito e un certo gusto per le<br />
comodità. Ma le continue lamentele del giovane “...e la<br />
chiami passeggiatina? Questi stivali non sono fatti per<br />
una marcia di venti miglia! E neanche i miei piedi, se è<br />
per questo!” servono anche all'autore per mostrare come<br />
la coerenza non sia uno dei pregi maggiori del<br />
personaggio. Nell'hotel a Tucson, davanti alla prospettiva<br />
di una tinozza piena di schiuma e di una bella<br />
birra gelata, l'altruismo e la capacità di rinunciare a certe<br />
agiatezze pur di fare la cosa giusta vengono perentoriamente<br />
alla ribalta non appena egli viene a sapere<br />
che l'altra sera il vecchio pard Carson è rimasto<br />
coinvolto nella sparatoria con Freddie Dobbs: “...ah, no!<br />
vengo anch'io ( dallo sceriffo, ndr ) ! Se lo zio Kit è nei<br />
guai, voglio essere il primo a saperlo!”. La tiritera è<br />
ripresa anche in un’altra storia, nelle pagine iniziali de<br />
“La grande invasione”, quando Kit si lamenta per il<br />
vento insopportabile. In “Colorado Belle”, invece, il<br />
ragazzo si addormenta nel soffice e accogliente letto di<br />
Alice Morrow, preferendolo all’inospitale stalla della<br />
ghost town di Yellow Sky. Ma nella stessa storia, allorché<br />
Tex si interroga sul bisogno di distrazioni del figlio e<br />
sul fatto che lo trascini sempre in imprese rischiose, la<br />
risposta è ancora una volta capace di fugare tutti i dubbi<br />
del lettore: “...che cosa dici pa’? ...Questa è la vita che<br />
fa per me …e non la cambierei con nessun’altra!”. Così<br />
un insolitamente caustico Carson, ne “I sette assassini”,<br />
lo descriverà come un giovane rampollo ansioso di<br />
cacciarsi nei guai.<br />
Un altro aspetto che emerge dalla lettura delle prime<br />
pagine de “Il passato di Carson” e sul quale Boselli<br />
insisterà anche in storie successive è uno dei tratti che<br />
maggiormente dovrebbero servire a differenziarlo dalla<br />
titanica figura paterna: Kit Willer è un meticcio e il<br />
sangue navajo ereditato dalla madre Lilyth gli garantisce<br />
un insieme di qualità che spaziano da un'eccezionale<br />
resistenza fisica alla fatica alla capacità di muoversi<br />
silenzioso e invisibile tra le fila di agguerriti avversari.<br />
Nel momento dello scontro finale, quando Tex incontra<br />
Carson a Bannock facendolo partecipe delle sue preoccupazioni<br />
paterne, il Vecchio Cammello è pronto a<br />
ribadire che non è ancora nato nessuno capace di farla in<br />
barba al ragazzo! Lo stesso Tex è d'altronde il primo a<br />
sapere di poter fare affidamento sul figlio. Se Kit è<br />
infatti l'impaziente ascoltatore delle ruberie degli<br />
Innocenti e il malinconico sognatore del presunto<br />
intreccio amoroso che vedeva coinvolti lo "zio" Kit e la<br />
cantante Lena Parker, l'orgoglio e la determinatezza, la<br />
tenacità e l'ostinatezza, non sono quelli di un ragazzo<br />
timido e mite, ma sottintendono una volontà ferrea, una<br />
personalità forte e coraggiosa, sprezzante del pericolo,<br />
che nel nido di vipere di Bannock, dimostra di trovarsi<br />
straordinariamente a suo agio. Nella storia degli irlandesi<br />
intitolata “Gli invincibili”, Carson insisterà per ben<br />
due volte sulle qualità del figlioccio: la prima volta con<br />
Moran mettendo in evidenza il fatto che con Tiger,<br />
essendo i due dei navajos, conoscono mille trucchi e la<br />
seconda con Gunn, tra le montagne della Sierra Madre,<br />
nel momento in cui infuria la battaglia: “…il mio<br />
figlioccio Kit ha una vista d’aquila”. Non a caso, in quel<br />
frangente, il ruolo di Piccolo Falco consisterà nel<br />
localizzare le forze amiche e nemiche all’interno del fortilizio<br />
di Carrasco. Ne “I sette assassini”, Mauro Boselli<br />
ritornerà sul tema quando, lanciatosi all’inseguimento di<br />
Bronco Lane, Kit cavalcherà come un vero navajo senza<br />
servirsi della sella. Ne “I Lupi Rossi” a dimostrazione di<br />
quanta importanza rivesta per l’autore la caratterizzazione<br />
razziale del ragazzo e di Tiger ( a loro è<br />
affidata la funzione di angeli custodi ), Boselli insisterà<br />
sul fatto che i due sono stati in sella tutto il giorno,<br />
motivo per il quale il grido appassionato di Kit non potrà<br />
che essere: “…stai parlando con due navajos! Possiamo<br />
stare svegli per una settimana!”. Nella storia “Vendetta<br />
per Montales” Carson rivolgendosi all'amico messicano,<br />
che ha appena salvato sul ciglio di un dirupo, ancora una<br />
volta riaffermerà: “..abbiamo un angelo custode con la<br />
vista lunga”. Nel Texone “Patagonia” l’origine meticcia<br />
ha invece una leggera connotazione negativa, almeno<br />
nella scena con il tenente Belmonte del quale Boselli<br />
finisce per rilevare tutto l’imbarazzo.<br />
Ci sono ancora due temi minori ne "Il passato di Carson"<br />
che è opportuno esporre. Kit Willer, a differenza del<br />
padre, non è infallibile e il cadere prigioniero degli<br />
avversari, sarà una costante durevole. Il primo è dunque<br />
illustrato dall'immagine raffigurata nella pagina successiva,<br />
che vede un cappio stringersi minaccioso<br />
intorno al collo del ragazzo. E' forse la prima volta nella<br />
serie che un'impiccagione vede partecipe involontario