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minicaseifici mozzarelle fresche

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TECNICA<br />

BOVINI<br />

Le <strong>mozzarelle</strong> <strong>fresche</strong><br />

ideali per i <strong>minicaseifici</strong><br />

È un formaggio a pasta<br />

filata gradito da parte<br />

dei consumatori<br />

per la sua versatilità<br />

in cucina.<br />

Pur richiedendo<br />

attenzione e una certa<br />

preparazione tecnica<br />

può essere ottenuto<br />

artigianalmente,<br />

una occasione<br />

per integrare il reddito<br />

aziendale<br />

di<br />

OTTAVIOSALVADORIDELPRATO<br />

Uno dei più antichi<br />

formaggi italiani, la<br />

mozzarella, nonostante<br />

i suoi molti secoli di<br />

età rimane, ancora oggi, il<br />

prodotto caseario con la<br />

maggiore crescita di mercato.<br />

Le statistiche ci dicono,<br />

infatti, che il suo consumo,<br />

già rilevante perché copre<br />

quasi il 20 % del latte trasformato<br />

nel nostro Paese, è in<br />

180•<br />

IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

l Mozzarella artigianale : dimensioni di taglio dei pezzi di cagliata per la filatura<br />

( foto F. Crippa, per gentile concessione )<br />

crescita costante di circa il 5<br />

% all’anno. La ragione è<br />

semplice: la mozzarella è un<br />

formaggio modernissimo.<br />

Non ha crosta e si consuma<br />

tutto, è quindi economicamente<br />

moderno; ha una versatilità<br />

culinaria superiore a<br />

qualsiasi altro formaggio, e<br />

quindi va bene da mangiare<br />

e per cucinare; è fresca, mor­<br />

bida, umida, dietetica e dolce,<br />

capace quindi di soddisfare<br />

qualsiasi palato, giovane<br />

e vecchio; è infine un<br />

prodotto di alta resa economica<br />

per il caseificio.<br />

Allora se la mozzarella è<br />

un prodotto vincente per i<br />

<strong>minicaseifici</strong>, perché non tutti<br />

la fanno? Perché la mozzarella<br />

non è poi così facile da<br />

IL PRODOTTO, IN POCHE PAROLE<br />

La mozzarella appartiene alla categoria dei<br />

formaggi a “pasta filata”, il cui nome deriva<br />

dalla caratteristica, unica, di una lavorazione<br />

particolare, appunto la “filatura”, che si realizza<br />

manualmente o meccanicamente sulla cagliata<br />

acidificata ottenuta coagulando il latte.<br />

La filatura consiste essenzialmente nello stirare<br />

la pasta di cagliata, ammorbidita per<br />

immersione in acqua calda, fino a che questa<br />

si trasforma in una treccia di pasta plastica e<br />

fabbricare artigianalmente.<br />

Non è neanche troppo difficile<br />

da fare e, con un minimo<br />

di buona volontà e un po’ di<br />

aiuto tecnico, che è quello<br />

che vogliamo dare in questo<br />

articolo, può diventare alla<br />

portata di tutti. Descriviamo<br />

allora come si può fabbricare<br />

della buona mozzarella in un<br />

<strong>minicaseifici</strong>o aziendale par­<br />

formabile, dalla quale si possono staccare dei<br />

pezzi tondeggianti che, una volta “mozzati”<br />

e cioè staccati per torsione dalla treccia, si<br />

lasciano consolidare raffreddandoli in acqua<br />

e diventano appunto “<strong>mozzarelle</strong>”.<br />

Perché questo si verifichi però è necessario<br />

che la cagliata e la pasta acidifichino in<br />

modo adeguato e qui, oltre che nella manualità,<br />

sta il trucco della buona produzione<br />

di mozzarella.l


ACIDIFICAZIONE<br />

CON MICRORGANISMI<br />

Per ottenere l’acidificazione della cagliata che permette la<br />

filatura della pasta, tradizionalmente si ricorreva alla microflora<br />

naturale del latte, la quale, nella pasta lasciata a<br />

riposo a temperatura ambiente dopo la coagulazione, acidificava<br />

naturalmente fino a rendere la pasta filabile. Questo<br />

richiedeva, anche nei climi caldi del nostro mezzogiorno, ore e<br />

a volte giorni, rendendo la fabbricazione di questo formaggio<br />

incerta e aleatoria. In tempi più recenti, per facilitare il processo,<br />

si aggiungevano al latte delle colture di fermenti lattici<br />

acidificanti (composte da ceppi di Streptococcus thermophilis).<br />

Anche questo però, pur garantendo una buona acidificazione<br />

e permettendo quindi la diffusione industriale della<br />

fabbricazione di mozzarella, richiedeva tempi abbastanza lunghi<br />

: da 3 a 4 o più ore di attesa della pasta per raggiungere<br />

l’acidità necessaria ad essere filata. l<br />

tendo da latte di vacca o, se<br />

disponibile, ovviamente anche<br />

da quello di bufala.<br />

Cominciamo dal principio.<br />

Il latte per mozzarella<br />

deve essere intero, di giusta<br />

acidità, può essere crudo o<br />

pastorizzato, ma, primo trucco,<br />

deve essere latte refrigerato,<br />

e cioè raffreddato dopo<br />

la mungitura o la pastorizzazione,<br />

vedremo poi perché.<br />

La coagulazione può avvenire<br />

in qualsiasi caldaia o recipiente,<br />

perché la cagliata non<br />

richiede nessuna cottura, e le<br />

attrezzature di base sono<br />

quelle normali per qualsiasi<br />

formaggio: frangicagliata a<br />

lira, rotella, spannarole, sec­<br />

chi, ecc., senza bisogno di<br />

stampi perché la mozzarella<br />

non richiede stampi, che invece<br />

sono sostituiti da recipienti<br />

di buona capacità (anche<br />

in plastica) per la flilatura,<br />

l’acqua calda e l’acqua<br />

TECNICA<br />

BOVINI<br />

l Mozzarella artigianale : aggiunta l’acqua calda, si inizia la filatura<br />

aiutandosi con un bastone ( Foto F. Crippa, per gentile concessione)<br />

fredda in cui mettere le <strong>mozzarelle</strong><br />

appena fatte.<br />

Per la loro conservazione<br />

fino alla vendita è però indispensabile<br />

una cella refrigerata<br />

o un frigorifero. Il latte refrigerato<br />

si mette in caldaia,<br />

• IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

181


TECNICA<br />

BOVINI<br />

l Mozzarella artigianale : per la filatura vera e propria della pasta si<br />

agisce con le mani, stirando la pasta sull’asse di legno fino a che<br />

diventa setosa (foto F. Crippa).<br />

freddo, nella quantità voluta e<br />

lo si scala fino a ca. 15 °C. A<br />

questo punto entra in gioco il<br />

trucco dell’acidulante.<br />

ACIDIFICARE<br />

LA CAGLIATA<br />

Da alcuni anni, si fa ricorso<br />

182•<br />

IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

per l’acidificazione all’uso di<br />

acido citrico, che ha risolto il<br />

problema del tempo di attesa,<br />

permettendo di ottenere<br />

una pasta che, una volta uscita<br />

dalla caldaia di coagulazione,<br />

è pronta immediatamente<br />

per la filatura. Il pro­<br />

l Mozzarella artigianale: quando la pasta fila, si forma un cordone<br />

dall’estremità del quale, con le dita, si “mozza” la mozzarella<br />

(foto F. Crippa, per gentile concessione).<br />

dotto che si ottiene è dolce,<br />

abbastanza serbevole e uniforme,<br />

ed è genuino quanto<br />

l’altro essendo l’acido citrico<br />

un prodotto assolutamente<br />

naturale (è l’acido dei limoni<br />

e delle arance) facile da trovare<br />

ed economico.<br />

In questo caso la tecnica<br />

diventa la seguente : al latte<br />

refrigerato in caldaia che ha<br />

raggiunto i 15­20°C (non prima<br />

ne dopo) si aggiunge un<br />

quantitativo di acido citrico<br />

in polvere (acido citrico monoidrato,<br />

acquistabile dai


fornitori di caglio o da qualunque<br />

farmacista) pari a circa<br />

1,20 grammi x litro di latte<br />

(cioè 120 grammi per hl, cinque<br />

grammi meno se il latte è<br />

molto acido, cinque grammi<br />

di più se il latte è poco acido)<br />

sciolti in 1 litro d’acqua mescolando<br />

molto bene. Se si<br />

aggiunge l’acido direttamente<br />

al latte caldo a temperatura<br />

di coagulazione, questo<br />

comincia fioccare e la coagulazione<br />

è perduta. A questo<br />

l Mozzarella artigianale pronta da raffreddare nell’acqua fredda<br />

(foto F. Crippa, per gentile concessione)<br />

punto, si ricomincia a scaldare<br />

il latte fino a portarlo a<br />

temperatura di coagulazione<br />

(ca. 35 – 38 °C). Se si vogliono<br />

fare le cose proprio per bene<br />

e produrre <strong>mozzarelle</strong> di<br />

lunga durata e profumate, al<br />

latte possono essere aggiunte,<br />

dopo l’acido citrico, anche<br />

delle colture lattiche aroma­<br />

TECNICA<br />

BOVINI<br />

tizzanti, liofilizzate in polvere,<br />

ma nel <strong>minicaseifici</strong>o che<br />

venda le sue <strong>mozzarelle</strong> ogni<br />

giorno, questo è abbastanza<br />

inutile (tabella 1).<br />

PREPARARE<br />

LA FILATURA<br />

Se poi, per piccole produzioni,<br />

anziché all’acido citrico in<br />

CONTROLLARE SE FILA<br />

Quando la cagliata è stata estratta dalla caldaia e depositata<br />

intera su un tavolo può essere necessario controllare<br />

l’acidità della pasta che, se l’aggiunta di acido è stata<br />

corretta, deve avere un pH di 5,80 ­ 5,90, o, se non si dispone di<br />

un pHmetro e si controlla l’acidità del siero che scola dalla<br />

pasta, questa deve essere compresa tra 6,5 e 8,0 °SH/50.<br />

Per sapere comunque se la pasta “fila”, al di là di ogni controllo<br />

acidometrico, si può fare la prova della filatura, prendendo un<br />

pezzettino di pasta, macinandolo in una ciotola, aggiungendo<br />

acqua calda, mescolandolo e, quando forma una pasta filosa,<br />

prendendolo con l’indice e medio delle mani (attenzione perché<br />

scotta) e stirandolo con l’apertura delle braccia: se si<br />

stende formando un cordone coerente, con facilità, è pronta;<br />

se non si stira o oppone troppa resistenza, o lasciata penzolare<br />

si ritira come un elastico, non è abbastanza acida, meglio<br />

aspettare; se si rompe in pezzi durante la stiratura, è passata (<br />

troppo acida ) e non si potrà più filare. l<br />

• IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

183


TECNICA<br />

BOVINI<br />

polvere, si vuole fare ricorso<br />

al succo di limone vero e proprio,<br />

ricordando che un limone<br />

contiene nel suo succo<br />

circa il 5 ­10 % di acido citrico,<br />

si può ricorrere al succo<br />

di 1 – 1,5 kg di limoni per<br />

ettolitro di latte, aggiungendo<br />

il succo, filtrato, sempre a<br />

freddo come detto. Attenzione<br />

però, usando limoni veri,<br />

la mozzarella sa di limone, il<br />

che non è gradito a tutti.<br />

Il latte, una volta aggiunto<br />

l’acido citrico, si scalda alla<br />

temperatura normale di<br />

coagulazione (35­ 37 °C) e si<br />

coagula con del normale caglio<br />

liquido di vitello o vitellone<br />

a titolo standard (1 :<br />

10.000) aggiunto al latte in<br />

ragione di circa 20 – 25 ml per<br />

100 litri di latte. Dopo circa<br />

30 minuti dall’aggiunta del<br />

caglio, si taglia la cagliata in<br />

pezzi abbastanza grossi, del­<br />

184•<br />

IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

la dimensione di una noce o<br />

di un nocciola grossa. Terminata<br />

la rottura, dopo una<br />

blanda agitazione di non più<br />

di 5 ­ 10 minuti, si lascia depositare<br />

la cagliata e, quando<br />

comincia a legare, la si estrae<br />

dalla caldaia depositandola<br />

intera su un tavolo.<br />

Se l’acidità e la consistenza<br />

della pasta sono giuste, altrimenti<br />

si può aspettare un<br />

po’ di tempo tenendo la pasta<br />

al caldo per farla acidificare,<br />

con un coltello la si taglia<br />

in pezzettini delle dimensioni<br />

di circa ½ dito e la<br />

si mette in un recipiente (di<br />

plastica, metallo o legno).<br />

Sulla pasta macinata si versa<br />

allora dell’acqua calda, a ca.<br />

90 °C di temperatura, in misura<br />

tale (il doppio o tre volte<br />

il peso della pasta) da portare<br />

la massa cagliata + acqua a<br />

ca. 70°C di temperatura. Se la<br />

temperatura non è sufficiente,<br />

la pasta non fila, e quindi<br />

si aggiungerà più acqua, se la<br />

pasta è troppo calda (troppa<br />

acqua, o troppo calda) la pasta<br />

si scioglie, perde tutto il<br />

grasso e si rompe durante la<br />

filatura. Se si vogliono salare<br />

le <strong>mozzarelle</strong>, qui, insieme<br />

all’acqua, può essere aggiunto<br />

un po’ di sale (circa l’1 %)<br />

(foto 1 e 2) .<br />

LA FILATURA<br />

VERA E PROPRIA<br />

A questo punto comincia<br />

l’operazione di filatura vera<br />

e propria, che richiede una<br />

certa manualità, ma che tutti<br />

purché abbiano una minima<br />

resistenza al calore, possono<br />

imparare. Aiutandosi con un<br />

bastone di legno (anche un<br />

manico di scopa può andare<br />

bene) si mescola la pasta nell’acqua<br />

calda fino a che la<br />

massa diventa fibrosa, morbida<br />

e plastica (circa 3 – 5<br />

minuti ). Quindi, sempre con<br />

il bastone, si solleva una treccia<br />

di pasta che si accarezza<br />

con le mani tirandola verso il<br />

basso (foto 3) .<br />

Un po’ come si dovesse accarezzare<br />

i capelli di una bella<br />

donna, cui la pasta assomiglia<br />

per la sua consistenza setosa,<br />

ma con un po’ più di<br />

forza e di decisione. L’operazione<br />

non è difficile, ma il<br />

problema è la pasta, che è<br />

molto calda e scotta le mani.<br />

Può essere utile, come fanno<br />

molti artigiani casari, tenersi<br />

vicino un secchio d’acqua<br />

fredda nel quale raffreddare<br />

le mani quando il calore si fa<br />

insostenibile.<br />

Quando l’operazione di<br />

filatura ha prodotto una bella<br />

striscia di pasta, setosa, lucida<br />

e morbida, questa si sti­


• Schema generale di fabbricazione della mozzarella<br />

artigianale<br />

ra con le mani a formare un<br />

nastro che, sempre con le<br />

mani, si piega su se stesso in<br />

cima, formando un’ansa che<br />

si stinge tra pollice e indice<br />

per far sì che la sua superficie<br />

si tiri, a formare quasi una<br />

pelle. Quando si è formata<br />

con questo movimento una<br />

piccola boccia, con le due<br />

mani si stringe al collo e, girando<br />

le mani in senso inverso<br />

tra loro, la si “mozza”,<br />

staccandola dal cordone di<br />

pasta e formando una “mozzarella”<br />

(foto 4 e 5). Sembra<br />

difficile ma, anche qui tenendo<br />

conto che si lavora su una<br />

pasta calda, dopo avere provato,<br />

si impara facilmente.<br />

RAFFREDDARE<br />

LE MOZZARELLE<br />

Le <strong>mozzarelle</strong> sono pronte e<br />

vanno raffreddate immediatamente<br />

lasciandole cadere<br />

in un secchio o altro recipiente<br />

pieno di acqua fredda (in<br />

l Mozzarella artigianale: rotoli farciti di mozzarella<br />

(foto F. Crippa, per gentile concessione).<br />

alternativa acqua e sale, se i<br />

formaggi non si sono salati in<br />

filatura) a ca. 10 °C (acqua di<br />

pozzo) ricordando che è l’acqua<br />

che deve raffreddare le<br />

<strong>mozzarelle</strong>, e non queste riscaldare<br />

l’acqua: o si lascia<br />

l’acqua scorrere nel secchio,<br />

o si provvede un recipiente<br />

d’acqua molto grande e capiente<br />

.<br />

Una interessante alternativa<br />

da aggiungere alla produzione<br />

del <strong>minicaseifici</strong>o, è<br />

costituita dai “rotoli” di<br />

mozzarella ripieni. Quando<br />

la pasta fila, anziché farne<br />

un cordone, si pone su un<br />

tavolo scaldato con acqua<br />

calda e, con un matterello, la<br />

si tira a formare una larga<br />

focaccia dello spessore di ca.<br />

½ dito, poi su questa focaccia,<br />

dopo averla un po’ raffreddata,<br />

si appoggia la “focaccina”<br />

su una carta antiaderente<br />

(carta forno o carta<br />

oleata) e si pone su di esso<br />

uno strato di fette di prosciutto<br />

cotto e di insalata rucola<br />

(lavata in acqua clorinata<br />

e asciugata). Completata<br />

la farcitura, aiutandosi con<br />

la carta che mano a mano si<br />

toglie, si arrotola strettamente<br />

la focaccia di pasta<br />

con la sua farcia su se stessa,<br />

a formare dei rotoli (foto 6)<br />

da vendere a taglio e peso<br />

che, ai clienti dei <strong>minicaseifici</strong>,<br />

piacciono moltissimo.<br />

Una volta raffreddate nel­<br />

TECNICA<br />

BOVINI<br />

l’acqua (per 2 – 3 ore) le <strong>mozzarelle</strong><br />

possono esser vendute<br />

immediatamente, anzi,<br />

prima si consumano e più<br />

buone sono. Prenderle direttamente<br />

dal secchio di raffreddamento<br />

e confezionarle,<br />

appena fatte, di fronte al<br />

cliente, è il massimo.<br />

Se la vendita è procrastinata,<br />

è meglio tenere le <strong>mozzarelle</strong>,<br />

sempre a bagno nell’acqua<br />

fredda, in cella frigorifera<br />

in attesa della vendita. Se<br />

invece le <strong>mozzarelle</strong> debbono<br />

essere conservate più a<br />

lungo, è meglio sostituire<br />

l’acqua di raffreddamento<br />

con un “liquido di governo”,<br />

sempre a ca. 10°C è in cella,<br />

con una formula simile a<br />

quella suggerita nella tabella<br />

1. Se le <strong>mozzarelle</strong> fredde,<br />

appena fatte, messe su un<br />

piatto perdono rapidamente<br />

la forma sferica, appiattendosi,<br />

sono troppo umide e<br />

deboli: o il latte era povero, o<br />

si è tagliata la cagliata troppo<br />

grossa, con poco spurgo, o si<br />

è filata della pasta troppo acida,<br />

o, infine, si è usata troppa<br />

acqua e troppo calda in filatura.<br />

Se invece le Mozzarelle<br />

sono troppo dure e gommose,<br />

o si è tagliata la cagliata<br />

troppo piccola, asciugandola<br />

troppo, o la pasta non era<br />

sufficientemente acida alla<br />

filatura, o, per finire, si è filato<br />

male, con acqua troppo<br />

fredda. l<br />

• IZ•<br />

n. 18 / 2008•<br />

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