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La bolla del Pesco, un vecchio problema tornato attuale

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Newsletter agronomica n.47, <strong>del</strong> 29 settembre 2006<br />

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<strong>La</strong> <strong>bolla</strong> <strong>del</strong> <strong>Pesco</strong>, <strong>un</strong> <strong>vecchio</strong> <strong>problema</strong> <strong>tornato</strong> <strong>attuale</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>bolla</strong> <strong>del</strong> pesco (Taphrina deformans) presenta <strong>un</strong> legame molto stretto con il pesco ed<br />

è diffusa ov<strong>un</strong>que è coltivata la drupacea, con <strong>un</strong>a pericolosità potenziale che si manifesta<br />

nel momento in cui i parametri climatici sono adatti. L'infezione <strong>del</strong>la <strong>bolla</strong> si manifesta fin<br />

dalle prime fasi vegetative <strong>del</strong> pesco, infatti T. deformans riprende l'attività precocemente<br />

a temperature di 7-8°C e risulta fovorita da primavere fredde, umide e piovose. Quando<br />

l'andamento climatico supera queste situazioni difficili (oppure quando non si verificano<br />

affatto) la pericolosità <strong>del</strong> patogeno diminuisce notevolmente. L'attività <strong>del</strong> f<strong>un</strong>go cessa e<br />

raggi<strong>un</strong>ge lo stato di quiescenza quando le temperature raggi<strong>un</strong>gono i 27-28°C; a questo<br />

p<strong>un</strong>to gli organi svernanti attendono la successiva fase favorevole.<br />

Le foglie colpite perdono la capacità fotosintetica e sono destinate in tempi più o meno<br />

brevi a cadere, determinando così fenomeni di filloptosi, che nei casi più gravi possono<br />

portare alla completa defogliazione con gravi conseguenze per lo sviluppo dei germogli,<br />

dei frutti, oltre ad <strong>un</strong>a perdita di produzione (minore pezzatura e minore allegagione)<br />

nell'anno in corso.<br />

I frutti colpiti risultano deformati e, quindi, inadatti alla commercializzazione.<br />

<strong>La</strong> presenza <strong>del</strong> patogeno è sottolineata dal vistosissimo sintomo sulle foglie: i lembi<br />

fogliari vanno incontro ad abnormi deformazioni che determinano il caratteristico aspetto<br />

bolloso, in particolare <strong>del</strong>la foglia, con alterazione anche <strong>del</strong>la colorazione, che assume<br />

toni rossastri. In seguito l'attacco si può spostare anche sui frutti dove, sull'epidermide,<br />

compaiono <strong>del</strong>le malformazioni che richiamano, seppur in maniera meno vistosa, i sintomi<br />

già descritti per le foglie. Nei casi più gravi l'attacco può interessare anche i germogli.<br />

<strong>La</strong> difesa da questa patologia è basata essenzialmente su trattamenti preventivi, in quanto<br />

al momento <strong>del</strong>la manifestazione <strong>del</strong>la sintomatologia è già tardi per intervenire non<br />

essendo disponibili prodotti ad attività curativa.<br />

Lo schema tradizionale di intervento per prevenire lo sviluppo <strong>del</strong>la malattia prevede due<br />

tipi di interventi: - aut<strong>un</strong>nali a completa defogliazione <strong>del</strong>le piante; - alla ripresa<br />

<strong>del</strong>l'attività vegetativa a fine inverno<br />

Gli interventi aut<strong>un</strong>nali hanno l'obiettivo di "coprire" le piante durante l'inverno con<br />

prodotti ad elevato potere sterilizzante come ad esempio i sali di rame o la poltiglia<br />

bordolese che in questa fase svolgono <strong>un</strong>a notevole azione preventiva anche in f<strong>un</strong>zione<br />

antibatterica. Inoltre intervenendo in questo periodo vi è anche la possibilità di abbassare


Newsletter agronomica n.47, <strong>del</strong> 29 settembre 2006<br />

il potenziale inoculo presente sulle piante, in quanto il patogeno sverna direttamente sul<br />

pesco.<br />

Il periodo più critico per la malattia è individuato dalla ripresa vegetativa vera e propria;<br />

con la fase di rottura gemme inizia il periodo di maggior suscettibilità <strong>del</strong> pesco, per cui<br />

qui è necessario intervenire per proteggere la giovane vegetazione in fase di sviluppo,<br />

completando la profilassi con <strong>un</strong> intervento a bottone rosa nel caso in cui si prol<strong>un</strong>ghino le<br />

condizioni climatiche di massima pericolosità <strong>del</strong>la malattia.<br />

I prodotti attorno a cui ruota, storicamente, l'organizzazione <strong>del</strong>la difesa dalla <strong>bolla</strong> sono<br />

essenzialmente quattro: ziram (es. Triscabol DG), dodina (es. Dodene L); dithianon (es.<br />

Delan WG), e difenoconazole (Score).<br />

Dalla prossima campagna verrà riproposto il captano (es. MAKE UP) per sfruttarne al<br />

meglio l’attività polivalente in quelle condizioni dove è necessario sì difendersi dalla <strong>bolla</strong>,<br />

ma è altrettanto importante mettere in pratica <strong>un</strong>’azione di controllo dei cancri rameali, e<br />

monilia.<br />

Iniziando la strategia in aut<strong>un</strong>no è bene considerare due diverse condizioni:<br />

a – in presenza di <strong>un</strong>a forte pressione <strong>del</strong>la malattia è bene intervenire due volte con<br />

dodina; b – in condizioni di ordinaria presenza si può efficacemente applicare<br />

<strong>un</strong>’alternanza di principi attivi a disposizione.<br />

Rimangono com<strong>un</strong>que fondamentali i rilievi in campo al fine di evidenziare i momenti di<br />

massima suscettibilità <strong>del</strong>la coltura, così da poter disporre <strong>del</strong>le informazioni necessarie<br />

per posizionare in maniera ottimale i trattamenti. Altrettanto importante è prevenire<br />

l’insediamento <strong>del</strong>la malattia e questo deve essere lo scopo <strong>del</strong>la strategia da applicare nel<br />

pescheto, perché, è bene in conclusione ricordarlo, per questa malattia non esiste alc<strong>un</strong>a<br />

possibilità eradicante accertata.<br />

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