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L’EUCARISTIA CULMINE DELLA INIZIAZIONE CRISTIANA<br />

E FONTE DI OGNI ATTIVITA’ PASTORALE<br />

<strong>Brescia</strong>, 4 settembre 2006<br />

don Pierpaolo Caspani<br />

Nello svolgere <strong>il</strong> tema che mi è affidato, rivolgo la mia attenzione <strong>in</strong> particolare ai sacramenti<br />

dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana (d’ora <strong>in</strong> poi: IC): battesimo, confermazione/cresima ed eucaristia 1 .<br />

Le riflessioni che propongo priv<strong>il</strong>egiano qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista della teologia sacramentaria<br />

e, pertanto, avrebbero bisogno <strong>di</strong> essere <strong>in</strong>tegrate sul versante catechetico e pastorale: ciò<br />

spiega perché la seconda parte del titolo (l’eucaristia come fonte <strong>di</strong> ogni attività pastorale) sarà<br />

forse un po’ sacrificata. Credo però che <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> chiarire <strong>in</strong> partenza <strong>il</strong> taglio del <strong>di</strong>scorso<br />

possa renderne più sopportab<strong>il</strong>i gli <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>i limiti. Proce<strong>di</strong>amo anzitutto ricostruendo alcune<br />

l<strong>in</strong>ee <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo storico dell’IC <strong>in</strong> Occidente (I.), per presentare poi alcune riflessioni <strong>di</strong> carattere<br />

teologico-sistematico (II.) e concludere valutando alcune possib<strong>il</strong>i ricadute sul piano<br />

pratico-pastorale (III.).<br />

I. LINEE DI SVILUPPO STORICO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA IN OCCIDENTE<br />

1. La prassi dei primi secoli<br />

Nei primi secoli del cristianesimo (le testimonianze sono relative soprattutto ai secoli III-V), i<br />

can<strong>di</strong>dati al battesimo erano <strong>in</strong> maggioranza adulti, che venivano battezzati dopo aver compiuto<br />

un camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> preparazione, detto catecumenato. Di solito <strong>il</strong> battesimo aveva luogo nel<br />

corso della Veglia pasquale, <strong>in</strong> una celebrazione presieduta dal vescovo, coa<strong>di</strong>uvato da presbiteri<br />

e <strong>di</strong>aconi e attorniato da tutta la comunità cristiana. La celebrazione era piuttosto complessa,<br />

ma al suo <strong>in</strong>terno erano riconoscib<strong>il</strong>i tre momenti-chiave: <strong>il</strong> gesto battesimale <strong>in</strong> senso<br />

stretto, una serie <strong>di</strong> riti postbattesimali (imposizione delle mani, unzione, segno <strong>di</strong> croce sulla<br />

fronte, <strong>in</strong> un ord<strong>in</strong>e e con un’importanza che variava da Chiesa a Chiesa), quella che noi<br />

chiameremmo la «liturgia eucaristica», cui i neobattezzati partecipavano per la prima volta,<br />

accostandosi alla comunione, qualunque fosse la loro età. Il vertice <strong>di</strong> questa celebrazione è<br />

chiaramente rappresentato dall’eucaristia, la cui presenza nell’ambito dell’IC è attestata <strong>in</strong><br />

maniera cont<strong>in</strong>ua e generale, al punto che qualche stu<strong>di</strong>oso si domanda se non siamo <strong>di</strong> fronte<br />

ad una prassi <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e apostolica 2 . Significativa l’affermazione <strong>di</strong> Teodoro <strong>di</strong> Mopsuestia,<br />

secondo <strong>il</strong> quale l’eucaristia è <strong>il</strong> cibo appropriato alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita generata dal battesimo:<br />

per suo mezzo siamo «nutriti dalla stessa sorgente da cui siamo nati»: la morte <strong>di</strong> Cristo,<br />

1<br />

Introduciamo anche un cenno alla questione della presenza della penitenza sacramentale nell’it<strong>in</strong>erario<br />

dell’ICFR.<br />

2<br />

È Saxer a porre la domanda, senza però proporre una risposta: V. SAXER, Les rites de l’<strong>in</strong>itiation chrétienne du<br />

II au VI siècle. Esquisse historique et signification d’après leurs pr<strong>in</strong>cipaux témo<strong>in</strong>s (= Centro Italiano <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

sull’Alto Me<strong>di</strong>oevo 7), Spoleto 1988, 423. Altri storici sono <strong>in</strong>vece più cauti: «L’Eucaristia era con<strong>di</strong>visa solo tra<br />

i battezzati, ma non c’è alcuna documentazione che la comunione fosse <strong>in</strong>clusa nei rituali battesimali della<br />

Chiesa apostolica»: P. TURNER, Ages of Initiation. The First Two Christian M<strong>il</strong>lennia. With CD-ROM of Source<br />

Excerpts, The Liturgical Press, Collegev<strong>il</strong>le (M<strong>in</strong>nesota) 2000, 2.<br />

1


dalla quale «abbiamo ricevuto una nascita sacramentale» ed ora «riceviamo <strong>il</strong> cibo del sacramento<br />

d’immortalità» 3 .<br />

Consideriamo ora <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi i fenomeni che hanno <strong>in</strong>trodotto significativi mutamenti <strong>in</strong> questa<br />

struttura <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione 4 .<br />

2. Il battesimo dei bamb<strong>in</strong>i <strong>di</strong>venta la prassi generale<br />

Se nei primi secoli la maggior parte dei can<strong>di</strong>dati al battesimo erano adulti, è molto probab<strong>il</strong>e<br />

che, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, costoro si facessero battezzare <strong>in</strong>sieme ai loro figli, anche neonati. Anche i<br />

neonati, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, erano battezzati (cresimati ed «eucaristizzati») <strong>in</strong>sieme con i loro famigliari<br />

che si convertivano. Con la <strong>di</strong>ffusione del cristianesimo si <strong>di</strong>ffonde pure l’uso <strong>di</strong> far battezzare<br />

i figli che nascono all’<strong>in</strong>terno delle famiglie cristiane: attorno al sec. VI, questa è ormai la<br />

prassi generale, sia <strong>in</strong> Oriente che <strong>in</strong> Occidente. Anche quando <strong>il</strong> battesimo degli <strong>in</strong>fanti <strong>di</strong>venta<br />

la prassi generale, le Chiese d’Oriente cont<strong>in</strong>uano a battezzare, cresimare e comunicare<br />

sia gli adulti (sempre più rari) che gli <strong>in</strong>fanti; <strong>in</strong> Oriente questo è l’uso <strong>in</strong> vigore ancora oggi.<br />

Le Chiese dell’Occidente, <strong>in</strong>vece, si sono comportate <strong>di</strong>versamente.<br />

3. La separazione della confermazione dal battesimo<br />

In Occidente, <strong>il</strong> <strong>di</strong>stacco della confermazione dal battesimo (i primi segni si registrano nel IV<br />

secolo <strong>in</strong> Gallia) è dovuto sostanzialmente alla scelta <strong>di</strong> riservare al vescovo i riti che si collocano<br />

tra battesimo ed eucaristia. Quando, soprattutto nelle campagne, <strong>il</strong> vescovo non può essere<br />

presente alla celebrazione battesimale, <strong>il</strong> prete battezza <strong>il</strong> can<strong>di</strong>dato e gli dà la comunione<br />

eucaristica, anche se si tratta <strong>di</strong> un <strong>in</strong>fante; <strong>il</strong> battezzato sarà confermato successivamente,<br />

quando <strong>il</strong> vescovo verrà a visitare le comunità cristiane rurali. Quando però <strong>il</strong> vescovo è presente<br />

alla celebrazione battesimale, <strong>il</strong> neofita viene subito confermato e poi riceve l’eucaristia;<br />

almeno idealmente, <strong>in</strong>fatti, l’unità dei tre sacramenti dell’IC è mantenuta f<strong>in</strong>o ai secoli<br />

XII/XIII. In questo periodo, un po’ sulla scia <strong>di</strong> quanto avviene per la comunione (cf <strong>il</strong> paragrafo<br />

seguente), l’età della confermazione viene quasi ovunque spostata attorno ai sette anni.<br />

In ogni caso, <strong>di</strong> fatto, un bamb<strong>in</strong>o (o un ragazzo) riceve la cresima quando ha modo <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrare<br />

<strong>il</strong> vescovo, <strong>il</strong> che <strong>di</strong> solito avviene <strong>in</strong> occasione della visita pastorale.<br />

4. L’eucaristia separata dal battesimo e preceduta dalla confessione<br />

La prassi antica – La tra<strong>di</strong>zione più antica, comune a tutta la Chiesa, riteneva che ogni battezzato,<br />

a partire dal momento <strong>in</strong> cui aveva ricevuto <strong>il</strong> battesimo, potesse ricevere la confermazione<br />

e l’eucaristia nel corso della stessa celebrazione 5 . Anche se la cresima è rimandata perché<br />

non c’è <strong>il</strong> vescovo, <strong>il</strong> neobattezzato, benché <strong>in</strong>fante, riceve comunque la comunione eucaristica;<br />

se la sua con<strong>di</strong>zione gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> comunicarsi sotto la specie del pane, <strong>il</strong> sacerdote<br />

provvederà alla comunione con la sola specie del v<strong>in</strong>o. Alcune testimonianze – non molto<br />

numerose, ma significative – fanno presumere che la comunione venisse data agli <strong>in</strong>fanti non<br />

3 TEODORO DI MOPSUESTIA, Hom. XV,6.<br />

4 Cf P. CASPANI, «Alle orig<strong>in</strong>i della prassi attuale», Rivista <strong>di</strong> Pastorale Liturgica 231 (2002/2) 3-11.<br />

5 Cf A. VALSECCHI, «La storia della comunione ai fanciulli», <strong>in</strong> M. COLOMBO (ed.), L’Eucaristia ai fanciulli.<br />

Stu<strong>di</strong>o storico, giuri<strong>di</strong>co, pedagogico, pastorale e ascetico, Ancora, M<strong>il</strong>ano 1958, 15-69. B. KLEINHEYER, Sakramentliche<br />

Feiern I. Die Feiern der E<strong>in</strong>gliederung <strong>in</strong> <strong>di</strong>e Kirche (= Gottes<strong>di</strong>enst der Kirche. Handbuch der Liturgiewissenschaft<br />

7,1), Pustet, Regensburg 1989, 237-245.<br />

2


solo <strong>in</strong> occasione del loro battesimo, ma anche ogni volta che essi partecipavano alla celebrazione<br />

eucaristica; anch’essi, <strong>in</strong>oltre, potevano sempre riceverla come viatico.<br />

Le motivazioni teologiche <strong>di</strong> questa prassi sono riconducib<strong>il</strong>i alla necessità della comunione eucaristica<br />

<strong>in</strong> vista della salvezza eterna; questa posizione è fatta valere soprattutto da Agost<strong>in</strong>o,<br />

sulla base del riferimento a Gv 6,53. Nel sec. IX com<strong>in</strong>cia a prof<strong>il</strong>arsi un orientamento <strong>di</strong>verso,<br />

sostenuto <strong>in</strong> particolare da Floro <strong>di</strong> Lione (+ 860): nella sua raccolta dei commenti <strong>di</strong> Agost<strong>in</strong>o<br />

alle lettere <strong>di</strong> Paolo, Floro riporta l’op<strong>in</strong>ione secondo cui chi è <strong>di</strong>ventato membro del corpo <strong>di</strong><br />

Cristo grazie al battesimo, anche se muore senza aver ricevuto <strong>il</strong> corpo e sangue <strong>di</strong> Cristo, non<br />

sarà escluso dalla comunione eterna con Lui. Questa affermazione non è certamente <strong>di</strong> Agost<strong>in</strong>o,<br />

ma viene erroneamente attribuita a lui e, come tale, sarà accolta nelle Summae canonistiche<br />

e teologiche del periodo scolastico. L’esistenza, nel IX sec., <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito attorno alla salvezza<br />

eterna dei battezzati che muoiono senza la comunione rivela che, <strong>in</strong> alcuni casi, <strong>il</strong> battesimo non<br />

è imme<strong>di</strong>atamente seguito dall’eucaristia. Presumib<strong>il</strong>mente ciò avviene quando <strong>il</strong> battesimo è<br />

amm<strong>in</strong>istrato (anche da un laico) <strong>in</strong> situazioni <strong>di</strong> emergenza, nelle quali non sempre è possib<strong>il</strong>e<br />

avere a <strong>di</strong>sposizione le specie eucaristiche 6 . È proprio a partire da questo periodo che l’uso <strong>di</strong><br />

dare la comunione ai neofiti conosce un progressivo decl<strong>in</strong>o.<br />

Il Conc<strong>il</strong>io Lateranense IV (1215) – L’abbandono della comunione agli <strong>in</strong>fanti si percepisce<br />

soprattutto nel passaggio dal XII al XIII secolo: <strong>in</strong> effetti, negli anni che precedono e seguono<br />

<strong>il</strong> 1200, <strong>di</strong>versi decreti vietano <strong>di</strong> dare la comunione ai bamb<strong>in</strong>i piccoli. L’elemento che fa da<br />

catalizzatore <strong>di</strong> questa evoluzione è <strong>il</strong> cap. 21 del Conc<strong>il</strong>io Lateranense IV (1215 – DH 812):<br />

reagendo alla progressiva <strong>di</strong>saffezione nei confronti della comunione eucaristica, <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io<br />

prescrive che ogni fedele, «giunto all’età della <strong>di</strong>screzione», confessi i propri peccati una volta<br />

l’anno al suo sacerdote e si accosti reverenter alla comunione eucaristica almeno a Pasqua.<br />

Per sé, la comunione prima dell’età della <strong>di</strong>screzione non è proibita; tuttavia, poiché l’obbligo<br />

<strong>di</strong> comunicarsi vale a partire da quell’età, <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente si fa capire che, per quanti non l’hanno<br />

raggiunta, l’obbligo non sussiste. In tal modo è sancito <strong>il</strong> <strong>di</strong>stacco dell’eucaristia dal battesimo:<br />

<strong>il</strong> neonato, <strong>in</strong>fatti, è battezzato nei primi giorni <strong>di</strong> vita, ma si accosta all’eucaristia a partire<br />

dall’età della <strong>di</strong>screzione. Inoltre, raccomandando che la comunione venga ricevuta «con<br />

riverenza», <strong>il</strong> Lateranense IV sp<strong>in</strong>ge a considerare l’atteggiamento devoto come requisito necessario<br />

per potersi accostare alla mensa eucaristica. Coerente con questa <strong>in</strong><strong>di</strong>cazione è la<br />

prassi <strong>di</strong> far precedere alla prima comunione la prima confessione: per sé <strong>il</strong> conc<strong>il</strong>io non affronta<br />

<strong>di</strong>rettamente <strong>il</strong> problema; tuttavia, <strong>il</strong> modo <strong>in</strong> cui è formulato <strong>il</strong> precetto lascia <strong>in</strong>tendere<br />

che prima ci si accosta alla confessione, poi alla comunione. A partire dal Lateranense IV,<br />

questa sarà la prassi seguita <strong>in</strong> tutta la Chiesa occidentale 7 .<br />

I motivi della svolta – Non è semplice ricostruire con precisione i motivi <strong>di</strong> questa svolta, legata<br />

ad una complessiva evoluzione della sensib<strong>il</strong>ità nei confronti dell’eucaristia 8 : a partire<br />

dai secc. VIII-IX, essa è sempre più <strong>di</strong>ffusamente vista come mysterium tremendum, che su-<br />

6 Che la morte <strong>di</strong> un battezzato senza la comunione rappresenti una questione r<strong>il</strong>evante è documentato dall’<strong>in</strong>vito<br />

ricorrente nella legislazione canonica del periodo a far sì che le specie eucaristiche siano reperib<strong>il</strong>i anche <strong>in</strong><br />

situazioni <strong>di</strong> emergenza.<br />

7 «È <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e precisare, prima del IV conc<strong>il</strong>io lateranense e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> prima del XIII secolo, quale prassi fosse<br />

seguita quanto alla sequenza prima confessione-prima comunione. Si può tuttavia presumere che per tutto <strong>il</strong><br />

tempo <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o riceveva la comunione prima <strong>di</strong> aver raggiunto l’età della ragione, egli lo facesse senza<br />

ricorrere alla penitenza sacramentale»: C. BLANCHETTE, Pénitence et eucharistie. Dossier d’une question controversée,<br />

Bellarm<strong>in</strong> – Cerf, Montréal – Paris 1989, 89-90: cit. <strong>in</strong> R. TONONI, «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana e <strong>il</strong><br />

sacramento della riconc<strong>il</strong>iazione. Una collocazione problematica», <strong>in</strong> Iniziazione cristiana (= Quaderni Teologici<br />

del Sem<strong>in</strong>ario <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> 12), Morcelliana, <strong>Brescia</strong> 2002, 147-176: 164, n. 49.<br />

8 N. LEMAITRE, «Avant la communion solennelle», <strong>in</strong> J. DELUMEAU (éd.), La première Communion. Quatre<br />

siècles d’histoire, Desclée de Brouwer, Paris 1987, 15-32, 19-21.<br />

3


scita un timore reverenziale esagerato, dal quale deriva un senso <strong>di</strong> <strong>in</strong>degnità nei confronti<br />

della comunione eucaristica, cui i fedeli si accostano sempre più raramente. Evidentemente<br />

questa situazione si riflette anche sulla prassi eucaristica dei bamb<strong>in</strong>i: la comunione nel corso<br />

dell’<strong>in</strong>fanzia <strong>di</strong>venta sempre meno frequente, mentre la comunione battesimale tende a scomparire<br />

9 . Su questo sfondo complessivo, due fattori (che peraltro riguardano solo l’Occidente)<br />

sono decisivi per comprendere l’abbandono della comunione agli <strong>in</strong>fanti: anzitutto la scomparsa<br />

della comunione dei laici al calice, che rende «tecnicamente» impossib<strong>il</strong>e la comunione<br />

dei neonati; <strong>in</strong> secondo luogo, l’accresciuto senso del rispetto necessario per accostarsi alle<br />

specie eucaristiche, con la richiesta che chi accede alla comunione manifesti qualche sia pur<br />

piccolo segno <strong>di</strong> devozione e con la preoccupazione <strong>di</strong> evitare ogni possib<strong>il</strong>e irriverenza nei<br />

confronti delle specie eucaristiche: evidentemente, nel caso <strong>di</strong> un neonato, nessuna <strong>di</strong> queste<br />

esigenze può essere sod<strong>di</strong>sfatta. Si <strong>in</strong>tuiscono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> i fattori che, <strong>in</strong>teragendo fra loro, hanno<br />

fatto sì che la recezione dell’eucaristia fosse rimandata all’età della <strong>di</strong>screzione.<br />

L’età della <strong>di</strong>screzione – Non precisando quale sia l’età della <strong>di</strong>screzione, <strong>il</strong> Lateranense IV<br />

lascia aperta la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> <strong>in</strong>terpretazioni <strong>di</strong>verse: le norme ecclesiastiche, come pure le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni<br />

dei canonisti e dei teologi, osc<strong>il</strong>lano tra i sette e i quattor<strong>di</strong>ci anni, variando secondo<br />

i tempi e i luoghi 10 . L’età della <strong>di</strong>screzione viene generalmente identificata con quella <strong>in</strong> cui<br />

un soggetto <strong>di</strong>venta capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere <strong>il</strong> bene dal male e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, com<strong>in</strong>cia ad essere <strong>in</strong><br />

grado <strong>di</strong> peccare anche mortalmente; <strong>in</strong> genere si ritiene che ciò avvenga attorno ai sette anni.<br />

Abbastanza presto com<strong>in</strong>cia ad <strong>in</strong>trodursi un criterio ulteriore, legato alla capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere<br />

<strong>il</strong> pane eucaristico dal pane comune. Così, mentre l’obbligo <strong>di</strong> confessarsi annualmente<br />

com<strong>in</strong>cia attorno ai sette anni, l’età compresa tra i <strong>di</strong>eci e i do<strong>di</strong>ci anni è quella <strong>in</strong><strong>di</strong>cata con<br />

maggiore frequenza per la prima comunione, anche se non manca chi la riceve a partire dai<br />

sette anni. All’<strong>in</strong>domani del Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong> Trento 11 , i S<strong>in</strong>o<strong>di</strong> locali generalmente fissano l’età<br />

della prima comunione tra i <strong>di</strong>eci e i quattor<strong>di</strong>ci anni; nei secoli successivi la situazione non<br />

cambia sostanzialmente. Queste norme trovano riscontro nelle dottr<strong>in</strong>e dei canonisti e dei teologi.<br />

Le feste della prima comunione – Tra la f<strong>in</strong>e del 1500 e l’<strong>in</strong>izio del 1600, <strong>in</strong> Francia, si com<strong>in</strong>ciano<br />

ad organizzare le «feste della prima comunione»: i fanciulli tra i do<strong>di</strong>ci ed i quattor<strong>di</strong>ci<br />

anni ricevono tutti <strong>in</strong>sieme la prima comunione con un rituale solenne: processione <strong>in</strong><br />

Chiesa, abbigliamento apposito, canti, immag<strong>in</strong>i-ricordo, menù per <strong>il</strong> pranzo… Si tratta <strong>di</strong> un<br />

vero e proprio avvenimento nella vita <strong>di</strong> una parrocchia e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> paese. Un avvenimento<br />

preparato <strong>in</strong>tensamente dalla catechesi, preceduto da un ritiro e dalla confessione generale.<br />

L’uso si <strong>di</strong>ffonde anche <strong>in</strong> Belgio e Germania e non manca <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare anche altri<br />

paesi. In Italia e Spagna, però, l’età della prima comunione rimane un po’ più bassa rispetto ai<br />

paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Il contesto <strong>in</strong> cui si sv<strong>il</strong>uppa e si <strong>di</strong>ffonde la prima<br />

comunione è caratterizzato da una visione fortemente devozionale, <strong>in</strong><strong>di</strong>vidualista ed <strong>in</strong>timista<br />

della comunione, considerata essenzialmente come la visita <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> Gesù, che «viene<br />

9 La cosa non stupisce: «poiché sovente i bamb<strong>in</strong>i venivano battezzati quando ne capitava l’occasione, non era<br />

sempre possib<strong>il</strong>e o fac<strong>il</strong>e comunicarli (con la specie del v<strong>in</strong>o), e del resto le <strong>di</strong>sposizioni <strong>in</strong> materia – riguardando<br />

per sé <strong>il</strong> solo Battesimo solenne <strong>di</strong> Pasqua o <strong>di</strong> Pentecoste – potevano fac<strong>il</strong>mente essere eluse e cadere <strong>in</strong> desuetud<strong>in</strong>e»:<br />

A. VALSECCHI, «La storia della comunione ai fanciulli», 36.<br />

10 Cf A. VALSECCHI, «La storia della comunione ai fanciulli», 38-47.<br />

11 Il Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong> Trento, nella sessione XIII dell’11 ottobre 1551, ripropone l’<strong>in</strong>segnamento del Lateranense IV<br />

(DH 1659), ma non precisa quale sia l’età della <strong>di</strong>screzione. Nelle <strong>di</strong>scussioni precedenti la sessione XXI (16<br />

luglio 1562), affiora la questione sull’età precisa <strong>in</strong> cui ammettere i fanciulli alla comunione, ma <strong>il</strong> testo f<strong>in</strong>ale<br />

approvato dai Padri non conserva traccia degli <strong>in</strong>terventi <strong>in</strong> proposito (DH 1730): A. VALSECCHI, «La storia della<br />

comunione ai fanciulli», 47-51.<br />

4


nel cuore» del s<strong>in</strong>golo fedele. In questo contesto, non solo si presc<strong>in</strong>de dalla stretta relazione<br />

dell’eucaristia con gli altri due sacramenti dell’IC, ma la comunione eucaristica è considerata<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente dalla stessa celebrazione della messa 12 .<br />

5. Sv<strong>il</strong>uppi nel XX secolo<br />

5.1. Le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> Pio X sulla comunione a sette anni – Nel 1910, con <strong>il</strong> decreto Quam<br />

s<strong>in</strong>gulari, Pio X chiarisce che «l’età della <strong>di</strong>screzione, tanto per la confessione quanto per la<br />

comunione, è quella <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o com<strong>in</strong>cia a ragionare, cioè verso <strong>il</strong> settimo anno, o più<br />

tar<strong>di</strong> o anche prima»; a partire da questa età, pertanto, «<strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia l’obbligo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare ad<br />

ambedue i precetti della confessione e della comunione» 13 . Al bamb<strong>in</strong>o che per la prima volta<br />

si accosta all’eucaristia non è richiesta una conoscenza completa e dettagliata della dottr<strong>in</strong>a<br />

cristiana; è sufficiente che, proporzionatamente all’età, sia <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> comprendere i fondamentali<br />

misteri della fede e sappia <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere <strong>il</strong> pane eucaristico da quello ord<strong>in</strong>ario; tuttavia,<br />

dopo aver ricevuto la prima comunione, <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o è tenuto a cont<strong>in</strong>uare ad apprendere gradualmente<br />

tutto <strong>il</strong> catechismo. L’<strong>in</strong>tervento <strong>di</strong> Pio X si <strong>in</strong>serisce <strong>in</strong> tutta un’azione pastorale,<br />

volta ad avvic<strong>in</strong>are i fedeli all’eucaristia, reagendo alla visione ispirata dai giansenisti, secondo<br />

cui la comunione sarebbe «un premio e non un rime<strong>di</strong>o alla frag<strong>il</strong>ità umana» 14 . Mentre<br />

vanno riconosciuti gli <strong>in</strong>dubbi meriti <strong>di</strong> un’azione <strong>di</strong> questo genere, non si possono tacere i<br />

due fondamentali limiti <strong>di</strong> cui <strong>il</strong> decreto soffre. Anzitutto esso risente della prospettiva ere<strong>di</strong>tata<br />

dal Me<strong>di</strong>oevo, che vede nella comunione eucaristica sostanzialmente un reme<strong>di</strong>um peccati:<br />

<strong>in</strong> effetti, <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> accostarsi alla comunione viene fatto co<strong>in</strong>cidere con l’età <strong>in</strong> cui un<br />

fanciullo, com<strong>in</strong>ciando ad essere <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> peccare, può perdere la grazia battesimale. In secondo<br />

luogo, la questione della prima comunione è affrontata senza che venga rivisto<br />

l’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> quella che noi chiamiamo l’IC dei fanciulli: «riportare la prima eucaristia ad<br />

un’età precoce senza <strong>in</strong>terrogarsi sulla confermazione significa entrare <strong>in</strong> una situazione <strong>in</strong>stab<strong>il</strong>e,<br />

almeno nei paesi <strong>in</strong> cui la confermazione viene celebrata all’<strong>in</strong>izio dell’adolescenza»<br />

15 . Neppure la questione del rapporto con la prima confessione è trattata con<br />

ampiezza; <strong>in</strong> proposito, <strong>il</strong> <strong>documento</strong> si limita a denunciare <strong>il</strong> fatto che la proibizione della<br />

confessione sacramentale per i bamb<strong>in</strong>i non ancora ammessi alla comunione eucaristica rischia<br />

<strong>di</strong> lasciarli <strong>in</strong> balia del peccato mortale 16 .<br />

5.2. Sv<strong>il</strong>uppi relativi alla confermazione – Limitandoci a registrare la prassi italiana all’<strong>in</strong>izio<br />

del XX secolo, r<strong>il</strong>eviamo che normalmente essa rispetta l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione del CJC del 1917,<br />

che domanda la confermazione attorno ai sette anni: l’estensione limitata delle <strong>di</strong>ocesi e<br />

l’elevato numero <strong>di</strong> vescovi ne consentono <strong>in</strong> generale la collocazione <strong>in</strong> un momento <strong>di</strong> poco<br />

anteriore alla prima comunione 17 . Negli anni imme<strong>di</strong>atamente precedenti <strong>il</strong> Vaticano II, però,<br />

12<br />

S. SIRBONI, «Festa della prima comunione o prima partecipazione all’eucaristia?», Rivista <strong>di</strong> Pastorale Liturgica<br />

231 (2002/2) 25-31: 28-29.<br />

13<br />

Acta Apostolicae Se<strong>di</strong>s 2 (1910) 577-583, 582. Cf A. VALSECCHI, «La storia della comunione ai fanciulli», 59-<br />

63; A. HAQUIN, «Les décrets eucharistiques de Pie X», La Maison-Dieu 203 (1995) 61-82.<br />

14<br />

Acta Apostolicae Se<strong>di</strong>s 2 (1910), 579. Dove si era <strong>di</strong>ffuso <strong>il</strong> giansenismo (<strong>in</strong> Francia soprattutto), «si giunse a<br />

procast<strong>in</strong>are la Comunione f<strong>in</strong>o ai 19-20 anni: pers<strong>in</strong>o a 27-28 anni molti non venivano stimati ancora pronti per<br />

accedere all’Eucaristia, ed altri, già comunicati, dovevano attendere qualche anno prima <strong>di</strong> farlo nuovamente»:<br />

A. VALSECCHI, «La storia della comunione ai fanciulli», 55. Nella stessa l<strong>in</strong>ea antigiansenista va letto <strong>il</strong> decreto<br />

Sacra Trident<strong>in</strong>a Synodus (20 <strong>di</strong>cembre 1905), che <strong>in</strong>coraggia la comunione frequente e quoti<strong>di</strong>ana dei fedeli:<br />

Acta Sanctae Se<strong>di</strong>s, 38 (1905) 400-406.<br />

15<br />

A. HAQUIN, «Les décrets eucharistiques», 77.<br />

16<br />

Acta Apostolicae Se<strong>di</strong>s 2 (1910), 579.<br />

17<br />

Cf G. RIGGIO, «L’età della Confermazione <strong>in</strong> Italia. Stu<strong>di</strong>o storico», Rivista Liturgica 59 (1972) 402-414.<br />

5


i vescovi italiani propongono <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanziare più nettamente la celebrazione dei due sacramenti,<br />

rimandando la confermazione ad un’età più avanzata: <strong>in</strong> tal modo, <strong>di</strong>venterebbe possib<strong>il</strong>e assicurare<br />

una più compiuta educazione cristiana dei can<strong>di</strong>dati. La richiesta <strong>di</strong> una più accurata<br />

preparazione si collega generalmente ad una considerazione della confermazione come «sacramento<br />

della m<strong>il</strong>izia cristiana», che rende «perfetto cristiano» colui che la riceve e che,<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, comporta da parte del soggetto una particolare assunzione <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità. La questione<br />

dell’età della confermazione accompagna anche <strong>il</strong> lungo e sofferto iter della riforma<br />

dell’Ordo: mentre <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o specificamente <strong>in</strong>caricato <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re <strong>il</strong> problema si<br />

mostra piuttosto contrario all’<strong>in</strong>nalzamento dell’età rispetto ai sette anni, Paolo VI chiede a C.<br />

Vagagg<strong>in</strong>i <strong>di</strong> stendere l’abbozzo <strong>di</strong> un motu proprio, nel quale la confermazione sia considerata<br />

«sacramento dell’adolescenza», da conferirsi preferib<strong>il</strong>mente quando <strong>il</strong> ragazzo ha term<strong>in</strong>ato<br />

la «scuola dell’obbligo». La posizione contraria del Sant’Uffizio sp<strong>in</strong>ge a lasciar cadere<br />

l’idea <strong>di</strong> un <strong>documento</strong> pontificio sull’età della confermazione, per riconoscere <strong>in</strong>vece alle<br />

conferenze episcopali la facoltà <strong>di</strong> «stab<strong>il</strong>ire un’età più matura» rispetto ai sette anni, se ritengono<br />

che ciò favorisca «una congrua preparazione» alla recezione del sacramento (Ordo Confiramtionis<br />

– Praenotanda, n° 11). La CEI, da parte sua, ha deliberato che «l’età da richiedere<br />

per <strong>il</strong> conferimento della cresima è quella dei 12 anni circa» (decreto del 23.12.1983) 18 . Poiché<br />

all’<strong>in</strong>nalzamento dell’età della confermazione non si collega alcuna decisione relativa ad<br />

un’eventuale mo<strong>di</strong>fica dell’età della prima comunione, è evidente – anche se generalmente<br />

non viene esplicitato – che la confermazione debba essere ord<strong>in</strong>ariamente posticipata rispetto<br />

alla prima comunione.<br />

5.3. I <strong>di</strong>battiti attorno alla sequenza prima confessione-prima comunione – All’<strong>in</strong>izio degli<br />

anni ’70, <strong>in</strong> alcune <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Germania, Olanda, Canada e Stati Uniti, si concede <strong>il</strong> permesso<br />

<strong>di</strong> posticipare la prima confessione dei fanciulli un anno o due dopo la prima comunione, celebrata<br />

verso i 7/8 anni. A favore <strong>di</strong> questa <strong>in</strong>novazione vengono portate motivazioni <strong>di</strong> carattere<br />

teologico e pedagogico. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o teologico, si ritiene più logico fare <strong>in</strong> modo che<br />

un fanciullo si accosti al sacramento della penitenza, dopo aver completato l’IC, attraverso la<br />

partecipazione alla mensa eucaristica. Infatti, come può essere sacramentalmente riaccolto<br />

nella Chiesa con la penitenza colui che, non avendo ancora ricevuto l’eucaristia, non è stato<br />

ancora pienamente accolto nella Chiesa? Dal punto <strong>di</strong> vista pedagogico, si sostiene che nel<br />

corso della maturazione spirituale <strong>di</strong> un fanciullo, la capacità <strong>di</strong> ricevere l’eucaristia si presenta<br />

prima della capacità <strong>di</strong> compiere <strong>il</strong> peccato mortale; <strong>di</strong> conseguenza, <strong>in</strong> un fanciullo <strong>di</strong> 7/8<br />

anni, non è necessario che <strong>il</strong> sacramento della penitenza preceda la recezione dell’eucaristia,<br />

perché <strong>il</strong> fanciullo <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente viene a trovarsi <strong>in</strong> quella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccato grave consapevole,<br />

che rende strettamente obbligatorio <strong>il</strong> ricorso alla confessione prima dell’eucaristia.<br />

Sempre dal punto <strong>di</strong> vista pedagogico, la nuova prassi avrebbe altri due vantaggi: evita i<br />

traumi psicologici che possono provenire da un uso troppo anticipato ed affrettato della confessione;<br />

favorisce una migliore preparazione catechetica al sacramento della penitenza.<br />

Nel 1973 la S. Sede chiede <strong>di</strong> concludere gli esperimenti avviati e nel 1977 <strong>di</strong>chiara <strong>il</strong>lecita<br />

l’ammissione dei fanciulli alla comunione senza previa ammissione alla confessione. Il testo<br />

che maggiormente aiuta a comprendere <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> tali norme è la lettera che J. Ratz<strong>in</strong>ger, allora<br />

arcivescovo <strong>di</strong> München e Freis<strong>in</strong>g, scrive alla sua <strong>di</strong>ocesi nel novembre del 1977, proprio<br />

per spiegare <strong>il</strong> senso delle <strong>di</strong>rettive venute da Roma. Anche nello scritto <strong>di</strong> Ratz<strong>in</strong>ger<br />

18 Un <strong>in</strong>quadramento <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sposizione si trova <strong>in</strong> A. LAMERI, «Il sacramento della confermazione. Evoluzione<br />

storica della prassi sacramentale dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana e criteri teologico-pastorali circa la scelta dell’età<br />

del conferimento», Rivista Liturgica 91/1 (2004) 83-105: 98-100.<br />

6


possiamo <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere alcune osservazioni <strong>di</strong> tipo teologico ed altre <strong>di</strong> tipo pedagogico. Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista teologico, «la preparazione alla comunione <strong>in</strong>clude per natura sua la preparazione<br />

alla confessione (già nella sua piena forma sacramentale) e <strong>in</strong> ogni caso senza <strong>di</strong> essa si<br />

perderebbe una sua <strong>di</strong>mensione essenziale» 19 . La stessa struttura della Messa, che prevede<br />

momenti quali l’atto penitenziale e la richiesta <strong>di</strong> perdono prima della comunione, mostra che<br />

«l’eucaristia non è pensab<strong>il</strong>e senza la componente della conversione, della confessione e del<br />

perdono» 20 ; <strong>in</strong> questa l<strong>in</strong>ea, la confessione personale sacramentale contribuisce a dare verità<br />

alle <strong>in</strong>vocazioni <strong>di</strong> perdono proposte dalla liturgia eucaristica. Dal punto <strong>di</strong> vista pedagogico,<br />

Ratz<strong>in</strong>ger ritiene che una preparazione adeguata alla confessione possa contribuire positivamente<br />

alla maturazione organica e serena del fanciullo. Queste osservazioni non sono però <strong>in</strong><br />

grado <strong>di</strong> sciogliere tutte le perplessità, soprattutto sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o teologico 21 .<br />

5.4. La pubblicazione ed <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo dell’OICA – In tema <strong>di</strong> IC, <strong>il</strong> fatto più significativo del<br />

sec. XX è stato certamente la promulgazione dell’Ordo Initiationis Christianae Adultorum<br />

(1972 – traduzione italiana 1978), con le due fondamentali acquisizioni che esso comporta: la<br />

riscoperta dell’unità dei sacramenti dell’IC e la re<strong>in</strong>troduzione del catecumenato. Queste due<br />

acquisizioni sono <strong>il</strong> frutto della convergenza <strong>di</strong> due fattori: lo stu<strong>di</strong>o della tra<strong>di</strong>zione liturgicopastorale<br />

della Chiesa antica e la necessità <strong>di</strong> rispondere ad esigenze pastorali attuali: la presenza<br />

cioè <strong>di</strong> adulti che chiedono <strong>il</strong> battesimo <strong>in</strong> contesti che – anche <strong>in</strong> Europa – sono sempre<br />

più secolarizzati. Il r<strong>il</strong>ievo dell’OICA va al <strong>di</strong> là del suo ut<strong>il</strong>izzo effettivo e si colloca sia a livello<br />

teologico che a livello pastorale. A livello teologico, a partire dagli anni ’70, è ricorrente<br />

l’affermazione secondo cui quella proposta dall’OICA è la figura “normale”/normativa del<br />

battesimo: ciò significa che, per comprendere adeguatamente <strong>il</strong> senso teologico del battesimo,<br />

bisogna assumere come riferimento <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> una persona adulta, che viene battezzzata sulla<br />

base <strong>di</strong> un atto <strong>di</strong> fede personale, dopo avere compiuto l’iter catecumenale. Nella figura <strong>di</strong> IC<br />

che la Chiesa propone <strong>in</strong> questo caso, <strong>in</strong>fatti, è possib<strong>il</strong>e cogliere nel modo più nitido gli elementi<br />

che strutturano l’IC. In maniera analogica e con i dovuti adattamenti, questi elementi<br />

strutturanti si possono ritrovare poi nel battesimo dei bamb<strong>in</strong>i. In questo quadro, la proposta<br />

della celebrazione unitaria <strong>di</strong> battesimo, cresima ed eucaristia ha contribuito a <strong>di</strong>ffondere la<br />

conv<strong>in</strong>zione secondo cui lo sguardo a questi sacramenti nella loro globalità ed ai rapporti che<br />

li legano l’uno all’altro debba precedere l’analisi specifica <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> essi e ne favorisca<br />

una più adeguata comprensione. È <strong>in</strong> questa l<strong>in</strong>ea che si colloca la riflessione teologicosistematica<br />

che segue.<br />

19<br />

J. RATZINGER, Prima comunione e prima confessione dei fanciulli, LDC, Leumann (To) 1978, 6.<br />

20<br />

J. RATZINGER, Prima comunione, 8.<br />

21<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista teologico, la questione è stata riproposta tra gli altri da R. Tononi, secondo <strong>il</strong> quale la prassi<br />

consueta (prima confessione e prima comunione) «contrad<strong>di</strong>ce <strong>il</strong> pieno senso teologico del sacramento della<br />

riconc<strong>il</strong>iazione, <strong>in</strong> quanto impone la necessità della celebrazione sacramentale della penitenza a chi non è ancora<br />

pienamente cristiano»: R. TONONI, «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana»: 176. «Infatti, se <strong>il</strong> sacramento della penitenza è <strong>il</strong><br />

sacramento del perdono per chi è già <strong>di</strong>ventato cristiano, la logica esige <strong>di</strong> riconoscere che esso è pienamente<br />

sensato solo quando viene dato a un fedele che è pienamente cristiano, cioè che è già completamente <strong>in</strong>serito nel<br />

mistero <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa attraverso la ricezione <strong>di</strong> tutti i sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana»: R. TONONI,<br />

«L’<strong>in</strong>iziazione cristiana», 170.<br />

7


II. RIFLESSIONE TEOLOGICO-SISTEMATICA<br />

1. L’“architettura” globale dei sacramenti d’<strong>in</strong>iziazione<br />

Nel presentare i sacramenti dell’IC, è necessario anzitutto <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>are la logica che li collega.<br />

Tale logica fa perno non tanto sul sacramento che cronologicamente «apre la serie», cioè <strong>il</strong><br />

battesimo, quanto piuttosto su quello che rappresenta <strong>il</strong> punto d’arrivo dell’IC, cioè l’eucaristia.<br />

Seguendo la proposta <strong>di</strong> A. Caprioli, possiamo <strong>in</strong><strong>di</strong>care l’<strong>in</strong>serimento pieno e def<strong>in</strong>itivo<br />

nella Chiesa come la f<strong>in</strong>alità dell’IC; <strong>di</strong> conseguenza, dal punto <strong>di</strong> vista sacramentale, tale f<strong>in</strong>alità<br />

può <strong>di</strong>rsi raggiunta quando <strong>il</strong> credente viene <strong>in</strong>trodotto all’eucaristia, <strong>il</strong> sacramento che<br />

«e<strong>di</strong>fica la Chiesa nella sua fase storica e terrena» 22 . L’eucaristia appare dunque come <strong>il</strong><br />

«term<strong>in</strong>e» cui l’IC è orientata, la realtà <strong>in</strong> cui essa «sfocia»: <strong>in</strong> sostanza, «si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

pienamente le membra del corpo ecclesiale <strong>di</strong> Cristo partecipando al suo corpo eucaristico» 23 .<br />

La collocazione dell’eucaristia come «term<strong>in</strong>e» dell’<strong>in</strong>iziazione <strong>in</strong>troduce una sorta <strong>di</strong> «asimmetria»<br />

tra l’eucaristia stessa e gli altri due sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione. Una asimmetria che<br />

trova riscontro <strong>in</strong> un dato <strong>di</strong> imme<strong>di</strong>ata ed <strong>in</strong>controvertib<strong>il</strong>e evidenza: battesimo e confermazione<br />

sono gesti irripetib<strong>il</strong>i, che segnano una volta per sempre chi li riceve; l’eucaristia, <strong>in</strong>vece,<br />

viene regolarmente ripetuta e scan<strong>di</strong>sce <strong>il</strong> ritmo della vita delle comunità cristiane. Tale<br />

asimmetria che può essere rigorosamente espressa <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i:<br />

Battesimo e confermazione sarebbero solo sacramenti <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione o aggregazione<br />

alla comunità ecclesiale, non [propriamente] <strong>di</strong> costituzione della comunità ecclesiale<br />

[…]. Sacramento <strong>di</strong> costituzione della Chiesa <strong>in</strong> quanto tale sarebbe piuttosto<br />

l’eucaristia […]; battesimo e confermazione <strong>in</strong>vece aggregherebbero nuovi fedeli alla<br />

Chiesa già costituita dall’eucaristia e come tale già celebrante l’eucaristia […]. In<br />

questo senso si dovrebbe parlare <strong>di</strong> battesimo e confermazione come sacramenti <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>iziazione all’eucaristia 24 .<br />

In quanto «sacramenti <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione all’eucaristia», battesimo e confermazione – considerati<br />

anzitutto nella loro reciproca connessione – hanno lo scopo <strong>di</strong> far partecipare <strong>il</strong> credente alla<br />

mensa eucaristica, realizzando quella «r<strong>in</strong>ascita dall’acqua e dallo Spirito» che è presupposto<br />

necessario <strong>di</strong> tale partecipazione. Di questa r<strong>in</strong>ascita, ciascuno dei due sacramenti esplicita un<br />

aspetto: <strong>il</strong> battesimo si presenta soprattutto come momento <strong>di</strong> svolta esistenziale, che segna <strong>il</strong><br />

passaggio da un’esistenza <strong>di</strong> peccato alla realizzazione <strong>di</strong> una vita nuova (<strong>il</strong> che implica già<br />

l’azione dello Spirito); la confermazione, da parte sua, appare orientata proprio allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

positivo della vita nuova, me<strong>di</strong>ante la comunicazione del dono dello Spirito. Cerchiamo ora <strong>di</strong><br />

svolgere queste affermazioni, qui del<strong>in</strong>eate <strong>in</strong> maniera molto s<strong>in</strong>tetica.<br />

22<br />

A. CAPRIOLI, Vi laverò con acqua pura. Catechesi sui sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana, Ancora, M<strong>il</strong>ano<br />

1981, 29.<br />

23<br />

L.-M. CHAUVET, «I sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana», <strong>in</strong> Assemblea Santa. Manuale <strong>di</strong> liturgia pastorale,<br />

EDB, Bologna 1990, 207-224: 208. È quanto si ricava da Presbyterorum Ord<strong>in</strong>is 5: «Fideles, iam sacro baptismate<br />

et confirmatione signati, plene per receptionem Eucharistiae Corpori Christi <strong>in</strong>seruntur». È l’eucaristia che<br />

attua pienamente l’<strong>in</strong>corporazione alla Chiesa, cui l’<strong>in</strong>corporazione battesimale è strutturalmente orientata: cf P.<br />

CASPANI, La pert<strong>in</strong>enza teologica della nozione <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione cristiana, Glossa, M<strong>il</strong>ano 1999, 816-817.<br />

24<br />

A. CAPRIOLI, «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana: aspetti generali, battesimo e confermazione», <strong>in</strong> Celebrare <strong>il</strong> mistero <strong>di</strong><br />

Cristo. Manuale <strong>di</strong> liturgia a cura dell’Associazione Professori <strong>di</strong> Liturgia, 2. La celebrazione dei sacramenti,<br />

CLV - E<strong>di</strong>zioni Liturgiche, Roma 1996, 53-124: 96. «L’Eucaristia è al vertice dei sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione,<br />

ma non si identifica con quelli né <strong>in</strong> essi si appiattisce; non può essere equiparata a quelli: l’Eucaristia è al<br />

term<strong>in</strong>e dell’<strong>in</strong>iziazione, […] quella realtà <strong>in</strong> cui sfocia l’<strong>in</strong>iziazione»: G. MAZZANTI, I sacramenti simbolo e<br />

teologia, 2. Eucaristia, Battesimo e Confermazione, EDB, Bologna 1998, 260.<br />

8


2. L’eucaristia pr<strong>in</strong>ceps analogatum dei sacramenti e sacramento che «fa la Chiesa»<br />

Nell’eucaristia la realtà del sacramento si realizza pienamente, perché l’eucaristia è per eccellenza<br />

<strong>il</strong> sacramento della Pasqua <strong>di</strong> Cristo; è quanto la scolastica <strong>in</strong>tendeva affermare, parlando<br />

dell’eucaristia come pr<strong>in</strong>ceps analogatum <strong>in</strong> rapporto agli altri sacramenti: <strong>in</strong> essa la realtà<br />

del sacramento trova compiuta attuazione, mentre negli altri sacramenti si dà <strong>in</strong> maniera analogica,<br />

come per partecipazione 25 .<br />

L’em<strong>in</strong>enza dell’eucaristia nell’ord<strong>in</strong>e sacramentale è un dato che la tra<strong>di</strong>zione teologica non ha<br />

mai messo <strong>in</strong> <strong>di</strong>scussione. A questo proposito, Tommaso def<strong>in</strong>isce l’eucaristia f<strong>in</strong>is et consummatio<br />

omnium sacramentorum (Summa Theologiae, III, q. 63, a. 3): <strong>in</strong> quanto è f<strong>in</strong>is, tutti i sacramenti<br />

tendono ad essa, come verso ciò per cui sono fatti; <strong>in</strong> quanto è consummatio, <strong>in</strong> essa<br />

tutti i sacramenti trovano <strong>il</strong> loro pieno compimento. Questo ruolo centrale dell’eucaristia le deriva<br />

dal fatto che <strong>in</strong> essa «è contenuto tutto <strong>il</strong> mistero della nostra salvezza» (q. 83, a. 4). In questa<br />

prospettiva, i sette sacramenti non si configurano come «entità» autonome e fra loro irrelate,<br />

bensì come esplicitazioni <strong>di</strong>verse dell’unico mistero, «onde concentriche, scaturenti da un unico<br />

punto d<strong>in</strong>amico, che è l’eucaristia» 26 . Il Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong> Trento, da parte sua, esprime la «pr<strong>in</strong>cipalità»<br />

dell’eucaristia, affermando che, mentre gli altri sacramenti contengono l’efficacia santificatrice,<br />

nell’eucaristia è presente substantialiter «lo stesso autore della santità», dal quale proviene<br />

ogni efficacia santificatrice (DH 1636, 1639).<br />

Nella prospettiva della teologia eucaristica contemporanea, <strong>in</strong>fluenzata dalla riflessione <strong>di</strong> O.<br />

Casel, l’affermazione del primato dell’eucaristia può essere riespressa <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i: quella<br />

presenza dell’evento pasquale, cui tutti i sacramenti si riferiscono, trova nell’eucaristia una<br />

realizzazione <strong>in</strong>superab<strong>il</strong>e. Grazie alla transustanziazione del pane e del v<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>fatti, la partecipazione<br />

all’evento salvifico assume ad<strong>di</strong>rittura la forma dell’<strong>in</strong>contro sacramentale con <strong>il</strong><br />

corpo e <strong>il</strong> sangue del Signore, che solo nelle specie eucaristiche sono «contenuti» <strong>in</strong> forma<br />

permanente e sostanziale. In nessun altro sacramento, al <strong>di</strong> fuori dell’eucaristia, la presenza<br />

della Pasqua si dà <strong>in</strong> un modo così «<strong>in</strong>tenso» da toccare la realtà profonda degli elementi sacramentali,<br />

che – <strong>in</strong> questo caso e solo <strong>in</strong> questo – <strong>di</strong>ventano vere realiter et substantialiter <strong>il</strong><br />

corpo dato e <strong>il</strong> sangue versato del Signore. A questo aspetto fondamentale, va aggiunto un dato<br />

ulteriore. Mentre gli altri sacramenti fanno memoria della Pasqua <strong>in</strong> riferimento <strong>di</strong>retto a<br />

specifiche situazioni del s<strong>in</strong>golo cristiano (<strong>il</strong> cristiano peccatore, <strong>il</strong> cristiano malato…), l’eucaristia,<br />

tanto nel suo modo <strong>di</strong> realizzarsi quanto nelle sua oggettiva dest<strong>in</strong>azione, è più chiaramente<br />

f<strong>in</strong>alizzata alla comunione ecclesiale. Certo tutti i sacramenti «fanno la Chiesa», ma<br />

questa f<strong>in</strong>alità acquista particolare risalto nel caso dell’eucaristia, proprio perché essa ripropone<br />

la memoria della Pasqua <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i generali e globali, senza particolari riferimenti a situazioni<br />

specifiche dell’esistenza cristiana.<br />

In questa l<strong>in</strong>ea, ci proponiamo <strong>di</strong> svolgere la tesi seguente: la f<strong>in</strong>alità propria dell’eucaristia,<br />

la sua ragion d’essere, è la comunione degli uom<strong>in</strong>i con <strong>il</strong> sacrificio <strong>di</strong> Gesù Cristo. In altri<br />

25 «Questo carattere primario dell’eucaristia comporta che gli altri sacramenti trov<strong>in</strong>o <strong>il</strong> loro senso ultimo proprio<br />

<strong>in</strong> rapporto all’eucaristia. In altri term<strong>in</strong>i: la parola “sacramento” è una parola analogica, <strong>il</strong> vuol <strong>di</strong>re che si<br />

applica a ciascun sacramento <strong>in</strong> modo identico e <strong>di</strong>verso, non trovando la sua piena realizzazione che nell’eucaristia»:<br />

G. LAFONT, «Presentazione», <strong>in</strong> A. GRILLO - M. PERRONI - P. R. TRAGAN (edd.), Corso <strong>di</strong> teologia sacramentaria,<br />

1. Meto<strong>di</strong> e prospettive, <strong>Brescia</strong>, Quer<strong>in</strong>iana, 2000, 7-20: 16. Questa prospettiva è sv<strong>il</strong>uppata da A.<br />

GRILLO, «L’eucaristia al centro del settenario sacramentale. Decl<strong>in</strong>o e ripresa <strong>di</strong> un assioma sistematico», <strong>in</strong><br />

Corso <strong>di</strong> teologia sacramentaria, 2. I sacramenti della salvezza, <strong>Brescia</strong>, Quer<strong>in</strong>iana, 2000, 65-92.<br />

26 J.M.R. TILLARD, «Le “votum Eucharistiae”: l’Eucharistie dans le rencontre des chrétiens», <strong>in</strong> Miscellanea<br />

liturgica <strong>in</strong> onore <strong>di</strong> Sua Em<strong>in</strong>enza <strong>il</strong> Card<strong>in</strong>ale Giacomo Lercaro, Desclée & Co., Roma 1967, II, 143-194: 156.<br />

9


term<strong>in</strong>i: la f<strong>in</strong>alità dell’eucaristia è l’esserci della Chiesa, def<strong>in</strong>ib<strong>il</strong>e come l’umanità associata<br />

al sacrificio <strong>di</strong> Cristo.<br />

Quando parliamo <strong>di</strong> «sacrificio <strong>di</strong> Cristo», ci riferiamo non solo alla passione e alla croce, bensì<br />

all’unità salvifica del mistero pasquale, nel suo duplice aspetto <strong>di</strong> morte e risurrezione; nell’eucaristia<br />

<strong>il</strong> Signore risorto – <strong>in</strong> virtù dello Spirito –ci rende partecipi della sua autodonazione, ci<br />

pone <strong>in</strong> comunione con sé, nell’atto del suo consegnarsi sulla croce; la comunione con la croce<br />

<strong>di</strong> Cristo è, <strong>in</strong>fatti, per noi passaggio obbligato e con<strong>di</strong>zione impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>b<strong>il</strong>e per partecipare alla<br />

sua risurrezione gloriosa.<br />

Sulla scia della riflessione <strong>di</strong> Casel, la teologia contemporanea riconosce nella celebrazione<br />

eucaristica la presenza reale sacramentale del sacrificio <strong>di</strong> Cristo: l’eucaristia celebra, ripropone,<br />

rende sacramentalmente presente <strong>il</strong> sacrificio della croce 27 . Questa acquisizione fondamentale<br />

permette <strong>di</strong> r<strong>il</strong>eggere <strong>in</strong> maniera unitaria <strong>il</strong> tema degli effetti/f<strong>in</strong>alità dell’eucaristia,<br />

che la teologia dei manuali aveva trattato <strong>in</strong> due capitoli <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ti ed irrelati: uno relativo agli<br />

effetti della comunione eucaristica, l’altro relativo agli effetti del sacrificio della messa. Se <strong>il</strong><br />

«contenuto» della celebrazione eucaristica/messa è <strong>il</strong> sacrificio <strong>di</strong> Cristo, reso presente <strong>in</strong> maniera<br />

sacramentale, l’effetto della celebrazione è precisamente la partecipazione sacramentale<br />

al sacrificio <strong>di</strong> Cristo, che si realizza <strong>in</strong> pienezza per quanti si accostano alla comunione sacramentale.<br />

SC 55 designa come «più perfetta» (perfectior) la partecipazione alla messa comprensiva della<br />

comunione; con ciò non si vuole <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uare l’idea che la comunione eucaristica sia un «<strong>di</strong> più»,<br />

che si aggiunge estr<strong>in</strong>secamente ad una partecipazione già <strong>in</strong> se stessa perfetta; si vuole <strong>in</strong>vece<br />

affermare che la partecipazione alla Messa trova <strong>il</strong> suo naturale e logico sbocco nella comunione<br />

sacramentale.<br />

Da un lato, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, la partecipazione piena e reale al sacrificio <strong>di</strong> Cristo si attua me<strong>di</strong>ante la<br />

comunione sacramentale; dall’altro, la comunione sacramentale con Cristo implica/comporta<br />

la comunione col suo sacrificio: andare alla comunione significa qu<strong>in</strong><strong>di</strong> lasciarsi co<strong>in</strong>volgerenel<br />

sacrificio <strong>di</strong> Cristo. La comunione eucaristica (a partire dalla «prima comunione») non va<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> pensata anzitutto come l’esperienza <strong>di</strong> una visita <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale del Signore, quanto piuttosto<br />

come la partecipazione al sacrificio <strong>di</strong> Cristo e la con<strong>di</strong>visione della sua de<strong>di</strong>zione. In<br />

quanto l’eucaristia ci <strong>in</strong>corpora a Cristo e ci rende partecipi del suo sacrificio, essa genera la<br />

Chiesa, <strong>in</strong>tesa come <strong>il</strong> popolo <strong>di</strong> coloro che, partecipando al sacrificio <strong>di</strong> Cristo, sono sollecitati<br />

a vivere la sua stessa carità. Incorporazione a Cristo e costituzione della Chiesa non sono<br />

due azioni giustapposte o successive; <strong>in</strong> realtà, proprio mentre ci pone <strong>in</strong> comunione con Cristo,<br />

l’eucaristia realizza la comunione tra tutti coloro che vivono la medesima relazione con<br />

Lui, rendendoci <strong>in</strong> Lui «un solo corpo e un solo spirito».<br />

Per esprimere l’<strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca relazione esistente fra la Chiesa e l’eucaristia, si usa spesso ripetere<br />

l’affermazione <strong>di</strong> De Lubac, secondo cui tra la Chiesa e l’eucaristia esiste una «reciproca causalità»:<br />

«È la Chiesa che fa l’eucaristia, ma è anche l’eucaristia che fa la Chiesa» 28 . Va precisato<br />

che la reciprocità fra le due azioni è «asimmetrica»: la «causalità» dell’eucaristia nei confronti<br />

della Chiesa non può essere messa sullo stesso piano della causalità che la Chiesa esercita nei<br />

27 Mi riferisco <strong>in</strong> particolare alla riflessione sv<strong>il</strong>uppata da G. Colombo (1923-2005) e che si ritrova nei saggi<br />

pubblicati <strong>in</strong> G. COLOMBO, Teologia sacramentaria (= Quaestio 6), Glossa, M<strong>il</strong>ano 1997.<br />

28 H. DE LUBAC, Me<strong>di</strong>tazione sulla Chiesa, Jaca Book, M<strong>il</strong>ano 1979, 82.<br />

10


confronti dell’eucaristia 29 . Certamente la Chiesa fa l’eucaristia, poiché non c’è eucaristia senza<br />

l’azione dei <strong>di</strong>scepoli che, <strong>in</strong> obbe<strong>di</strong>enza al comando <strong>di</strong> Cristo, ne celebrano la memoria. Più<br />

profondamente, però, è l’eucaristia che fa la Chiesa: è Gesù Cristo che, col suo sacrificio reso<br />

presente nell’eucaristia, fa la Chiesa. Il gesto celebrativo con cui la Chiesa fa l’eucaristia, <strong>in</strong><br />

fondo, è un fare spazio all’azione <strong>di</strong> Colui che, operando nell’azione della Chiesa, associa gli<br />

uom<strong>in</strong>i al suo sacrificio, e<strong>di</strong>ficando così la Chiesa stessa. La Chiesa, dunque, fa l’eucaristia (la<br />

celebra) per essere fatta dall’eucaristia, per ritrovare cont<strong>in</strong>uamente se stessa, nella sua realtà <strong>di</strong><br />

popolo che ha la propria orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Gesù Cristo e vive animato dalla carità <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

Rispolverando <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio scolastico, potremmo <strong>di</strong>re che l’eucaristia fa la Chiesa, perché ne<br />

costituisce la causa efficiente e formale: è ciò che ontologicamente fa essere la Chiesa (causa<br />

efficiente), dandole forma e struttura (causa formale), la forma e la struttura della de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

Cristo 30 . In questa l<strong>in</strong>ea, Presbyterorum Ord<strong>in</strong>is 5 estende anche all’apostolato le affermazioni<br />

<strong>di</strong> Tommaso sull’ord<strong>in</strong>amento <strong>di</strong> tutti i sacramenti all’eucaristia: «Tutti i sacramenti,<br />

come pure tutti i m<strong>in</strong>isteri ecclesiastici e le opere <strong>di</strong> apostolato, sono strettamente uniti (cohaerent)<br />

alla sacra eucaristia e ad essa sono ord<strong>in</strong>ati» 31 . In altri term<strong>in</strong>i, ogni azione pastorale –<br />

<strong>in</strong> quanto tende all’e<strong>di</strong>ficazione della Chiesa – è autentica nella misura <strong>in</strong> cui è coerente con la<br />

logica <strong>in</strong>scritta nell’eucaristia e trova <strong>in</strong> essa <strong>il</strong> proprio pr<strong>in</strong>cipio ispiratore. Un pr<strong>in</strong>cipio che<br />

evidentemente determ<strong>in</strong>a <strong>il</strong> f<strong>in</strong>e dell’azione pastorale: realizzare la conformità dei credenti a<br />

Gesù Cristo nel donare <strong>il</strong> proprio corpo e sangue – cioè la propria vita. Il problema fondamentale,<br />

qui, è fare <strong>in</strong> modo che la conformità ontologica a Cristo operata dal sacramento trovi effettiva<br />

espressione sia nel modo <strong>di</strong> attuare la celebrazione, sia oltre la celebrazione, traducendosi<br />

nella pratica personale e comunitaria della carità come scelta ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong> vita e «segno <strong>di</strong>st<strong>in</strong>tivo»<br />

dell’esistenza cristiana 32 . Perseguendo questa f<strong>in</strong>alità, la Chiesa adempie la propria<br />

missione <strong>di</strong> annunciare Gesù Cristo: dove l’annuncio <strong>di</strong> Cristo non si riduce ad una comunicazione<br />

verbale su <strong>di</strong> Lui, ma si esprime nell’esistenza umana vissuta secondo Gesù Cristo. A<br />

questo proposito risultano pert<strong>in</strong>enti alcune osservazioni <strong>di</strong> don P<strong>in</strong>o Colombo:<br />

La qualifica <strong>di</strong> «corpo <strong>di</strong> Cristo» [riferita alla Chiesa] è sempre da comprendere più<br />

come un comandamento o una vocazione a <strong>di</strong>ventare <strong>il</strong> «corpo <strong>di</strong> Cristo» che non<br />

come <strong>il</strong> riconoscimento <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione acquisita. La con<strong>di</strong>zione è acquisita solo<br />

quando lo Spirito <strong>di</strong> Gesù Cristo [quello Spirito che <strong>in</strong> ogni celebrazione <strong>in</strong>vochiamo<br />

<strong>in</strong> pienezza su coloro che si comunicano] s’impossessa realmente del nostro spirito,<br />

lo purifica dall’amore egoistico <strong>di</strong> sé e lo trasforma ispirandogli <strong>il</strong> vero amore,<br />

l’amore per gli altri, pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> nuovi rapporti: <strong>di</strong> servizio, <strong>in</strong>vece che <strong>di</strong> sfruttamento,<br />

<strong>di</strong> pace <strong>in</strong>vece che d’<strong>in</strong>imicizia, <strong>di</strong> fiducia <strong>in</strong>vece che <strong>di</strong> sospetto 33 .<br />

La necessità <strong>di</strong> ripetere regolarmente la celebrazione eucaristica è dunque legata alla necessità<br />

che la comunità cristiana – ed <strong>in</strong> essa <strong>il</strong> s<strong>in</strong>golo credente – si lasci cont<strong>in</strong>uamente riplasmare<br />

dallo Spirito per rispondere alla sua vocazione a <strong>di</strong>ventare «<strong>il</strong> corpo <strong>di</strong> Cristo».<br />

29 «È anzitutto l’eucaristia che fa la Chiesa. Si può veramente <strong>di</strong>re che fra la Chiesa e l’eucaristia c’è una<br />

“causalità reciproca”? Non lo pensiamo. La formula non è reversib<strong>il</strong>e»: H. BLOCK, «L’eucharistie fait-elle<br />

toujours l’Église?», La Maison-Dieu 223 (2000/3) 73-92: 84 [trad. nostra].<br />

30 Per uno sv<strong>il</strong>uppo del tema, cf D. AMATO, «Eucaristia e forma ecclesiae», Odegitria 11 (2004) 29-70.<br />

31 La nota 15 <strong>di</strong> Presbyterorum Ord<strong>in</strong>is riporta l’affermazione <strong>di</strong> Tommaso, secondo cui l’eucaristia è «quasi<br />

consummatio spiritualis vitae et omnium sacramentorum f<strong>in</strong>is» (Summa Theologiae, III, q. 63, a. 3; cf III, q. 65,<br />

a. 3).<br />

32 Cf T. CITRINI, «L’Eucaristia epifania della Chiesa», <strong>in</strong> Eucaristia genesi della comunità. Celebrazione domenicale<br />

e camm<strong>in</strong>o della Chiesa, Ancora, M<strong>il</strong>ano 1999, 7-23, 11-19.<br />

33 G. COLOMBO, L’ord<strong>in</strong>e cristiano, Glossa, M<strong>il</strong>ano 1993, 60.<br />

11


In coerenza con l’architettura dei sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione del<strong>in</strong>eata all’<strong>in</strong>izio, a questo<br />

punto cerchiamo <strong>di</strong> r<strong>il</strong>eggere <strong>il</strong> senso del battesimo e della confermazione nella loro comune<br />

f<strong>in</strong>alità <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre alla comunione eucaristica, ma – più ra<strong>di</strong>calmente – alla celebrazione<br />

eucaristica.<br />

3. Il battesimo, «porta» dell’eucaristia<br />

Anzitutto <strong>il</strong> battesimo non va semplicemente giustapposto all’eucaristia, ma va ripensato nella<br />

sua funzione <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre all’eucaristia, <strong>di</strong> cui costituisce <strong>il</strong> necessario «portale d’accesso»<br />

34 . La necessità <strong>di</strong> essere battezzati per poter accedere alla mensa eucaristica (e, per sé, alla<br />

stessa celebrazione eucaristica) è un dato costante nella tra<strong>di</strong>zione cristiana, che può essere<br />

giustificato anzitutto dal punto <strong>di</strong> vista ecclesiologico: per poter celebrare l’eucaristia – e, a<br />

maggior ragione, per potervi partecipare nel modo più pieno grazie alla comunione sacramentale<br />

– occorre essere aggregati «alla Chiesa già costituita dall’eucaristia e come tale già celebrante<br />

l’eucaristia» 35 . In una prospettiva <strong>di</strong> antropologia teologica, la necessità del battesimo<br />

<strong>in</strong> vista dell’eucaristia si chiarisce osservando che l’uomo non può entrare <strong>in</strong> relazione all’evento<br />

nel quale si dà sacramentalmente la Pasqua <strong>di</strong> Cristo, se non perché Cristo stesso gli dà<br />

<strong>di</strong> accedervi; l’uomo non può accedere all’eucaristia senza esservi <strong>in</strong>iziato me<strong>di</strong>ante un atto<br />

nel quale – attraverso l’azione rituale della Chiesa – è Cristo stesso che lo <strong>in</strong>troduce nella ripresentazione<br />

sacramentale della sua Pasqua. Ciò rivela l’uomo come colui che – da sé – non<br />

può <strong>di</strong>sporre del rapporto a quell’evento nel quale pure sta <strong>il</strong> senso della sua esistenza; <strong>il</strong> rapporto<br />

dell’uomo all’evento della Pasqua – sacramentalmente me<strong>di</strong>ato nell’eucaristia – non è<br />

possib<strong>il</strong>e se non grazie ad un atto <strong>di</strong> Gesù Cristo, che, nella forza dello Spirito, una volta per<br />

sempre ed <strong>in</strong> maniera irreversib<strong>il</strong>e, ab<strong>il</strong>ita l’uomo ad entrare <strong>in</strong> tale rapporto: questo atto è,<br />

appunto, <strong>il</strong> battesimo.<br />

4. La collocazione ed <strong>il</strong> senso della confermazione<br />

Quanto alla confermazione, teologi, storici e liturgisti sono concor<strong>di</strong> nel ritenere che la sua<br />

collocazione all’<strong>in</strong>terno dei sacramenti dell’IC sia quella più adeguata per ritrovare <strong>il</strong> senso<br />

proprio <strong>di</strong> questo sacramento. Ciò implica anzitutto che si rifletta sul suo rapporto col battesimo:<br />

anche quando la confermazione è legittimamente celebrata con un rito <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to dal battesimo,<br />

<strong>il</strong> suo senso può essere colto, mettendo <strong>in</strong> luce più ciò che la raccorda al battesimo che<br />

ciò che da esso la <strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue. Su questo sfondo, molti Autori ricercano <strong>il</strong> significato specifico<br />

della confermazione, riferendosi al legame tra questo sacramento e lo Spirito santo. Quanto al<br />

modo <strong>in</strong> cui tale rapporto viene determ<strong>in</strong>ato, si possono fondamentalmente <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere due l<strong>in</strong>ee<br />

36 . Un primo orientamento accomuna quegli Autori che, pur riconoscendo lo stretto rapporto<br />

tra battesimo e confermazione, si preoccupano comunque <strong>di</strong> cercare nella confermazione<br />

effetti <strong>di</strong>versi rispetto a quelli del battesimo. Se dunque nel battesimo lo Spirito santo fa ri-<br />

34 «Nella sacramentalità cristiana <strong>il</strong> battesimo e l’Eucaristia non si collocano <strong>in</strong> giustapposizione, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> non<br />

suggeriscono due simbolismi <strong>di</strong>versi; ma collocandosi secondo <strong>il</strong> rapporto della f<strong>in</strong>alità rispettiva, nel senso che<br />

<strong>il</strong> battesimo è f<strong>in</strong>alizzato all’Eucaristia, esprimono oggettivamente un unico simbolismo, precisamente quello<br />

def<strong>in</strong>ito dall’Eucaristia, che coerentemente esercita sul battesimo un’azione <strong>di</strong> appropriazione, specificandone <strong>il</strong><br />

senso». G. COLOMBO, «Problematica della “celebrazione dell’Eucaristia”», <strong>in</strong> Celebrare l’Eucaristia. Significato<br />

e problemi della <strong>di</strong>mensione rituale, LDC, Leumann (Tor<strong>in</strong>o) 1983, 7-26: 24.<br />

35 A. CAPRIOLI, «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana», 96.<br />

36 Cf A. CECCHINATO, Celebrare la confermazione. Rassegna critica dell’attuale <strong>di</strong>battito teologico sul sacramento,<br />

Padova, Messaggero – Abbazia <strong>di</strong> Santa Giust<strong>in</strong>a 1987, 42-46.<br />

12


nascere alla vita cristiana, nella confermazione ci sarebbe «una nuova effusione dello Spirito<br />

Santo che, perfezionando i doni del battesimo e/o portandone <strong>di</strong> nuovi, qualifica la vita del<br />

s<strong>in</strong>golo cristiano rendendolo membro attivo nella Chiesa» 37 , corresponsab<strong>il</strong>e della sua missione<br />

nel mondo 38 .<br />

Un secondo orientamento, <strong>in</strong>vece, idealmente raggruppa quegli Autori che relativizzano la<br />

questione del proprium della confermazione, per valorizzarne <strong>il</strong> legame col battesimo sullo<br />

sfondo dell’unità dell’economia salvifica 39 . In quest’ottica, la relazione tra battesimo e confermazione<br />

viene letta alla luce dell’unità articolata del mistero pasquale-pentecostale. «La<br />

pentecoste […] non è un evento isolato e a sé stante, accaduto cronologicamente dopo la pasqua,<br />

ma è esattamente <strong>il</strong> compiersi della pasqua» 40 , che rivela e costituisce <strong>il</strong> Signore morto<br />

e risorto come colui che fa dono del suo Spirito. Analogamente la confermazione rappresenta<br />

<strong>il</strong> complemento <strong>di</strong> un processo che, avviatosi con la r<strong>in</strong>ascita battesimale, è dest<strong>in</strong>ato a sfociare<br />

nella partecipazione alla mensa eucaristica. In questo quadro,<br />

ciò che la confermazione conferisce è <strong>il</strong> dono dello Spirito, o meglio, lo Spirito come<br />

dono che sig<strong>il</strong>la la novità <strong>di</strong> vita <strong>in</strong>augurata nel battesimo. Tale dono non si aggiunge<br />

né si somma semplicemente a quello del battesimo, ma si compone armonicamente<br />

con esso. La sua <strong>di</strong>st<strong>in</strong>zione può sussistere proprio perché è <strong>in</strong><strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

suo rimando all’unica realtà battesimale dentro <strong>il</strong> processo <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione 41 .<br />

In s<strong>in</strong>tesi, la confermazione costituirebbe l’esplicitazione della <strong>di</strong>mensione pneumatologica<br />

dell’IC; essa cioè mostrerebbe che la r<strong>in</strong>ascita battesimale non è completa senza un rito che<br />

esplicitamente esprima e realizzi l’effusione dello Spirito. Il riferimento allo Spirito, dunque,<br />

non è da riconoscere «<strong>in</strong> esclusiva» alla confermazione. In essa, <strong>in</strong>vece, tale riferimento acquista<br />

r<strong>il</strong>ievo primario: come una melo<strong>di</strong>a che già risuona nella liturgia del battesimo, ma che<br />

nella confermazione viene ripresa e svolta come «tema» dom<strong>in</strong>ante della s<strong>in</strong>fonia 42 .<br />

37 A. CECCHINATO, Celebrare la confermazione, 46.<br />

38 Limitandoci agli Autori italiani, ricor<strong>di</strong>amo A. CAPRIOLI, «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana»; G. MAZZANTI, I sacramenti<br />

simbolo e teologia, 2. In questa l<strong>in</strong>ea, è collocab<strong>il</strong>e anche la posizione che fa riferimento alla confermazione<br />

come «sacramento delle vocazioni cristiane», che specifica a livello personale la generale chiamata<br />

battesimale alla f<strong>il</strong>iazione <strong>di</strong>v<strong>in</strong>a, come pure quella che vede nella confermazione la fonte del sacerdozio regale<br />

dei fedeli: <strong>il</strong> primo orientamento si ritrova <strong>in</strong> E. RUFFINI, Il Battesimo nello Spirito, Marietti, Tor<strong>in</strong>o 1975; V.<br />

CROCE, Cristo nel tempo della Chiesa, Elle<strong>di</strong>ci, Leumann (Tor<strong>in</strong>o) 1992, 127-156; C. ROCCHETTA, I sacramenti<br />

della fede, 2. Sacramentaria biblica speciale, EDB, Bologna 1997, 59-88; <strong>il</strong> secondo orientamento è sostenuto<br />

da A. NOCENT, «La confirmation. Questions posées aux théologiens et aux pasteurs», Gregorianum 72 (1991)<br />

689-704; A. ELBERTI, «Accipe signaculum doni Spiritus Sancti. La confermazione: fonte del sacerdozio regale<br />

dei fedeli?», Gregorianum 72 (1991) 491-513; A. ELBERTI, La Confermazione nella tra<strong>di</strong>zione della Chiesa<br />

lat<strong>in</strong>a, San Paolo, C<strong>in</strong>isello Balsamo (M<strong>il</strong>ano) 2003.<br />

39 Particolarmente rigoroso <strong>in</strong> questa l<strong>in</strong>ea è L. GIRARDI, «Battesimo e confermazione», <strong>in</strong> Corso <strong>di</strong> teologia<br />

sacramentaria, 2. I sacramenti della salvezza, Quer<strong>in</strong>iana, <strong>Brescia</strong> 2000, 95-187. Posizioni analoghe, sia pure<br />

con sottol<strong>in</strong>eature ed accenti <strong>di</strong>versi, si trovano <strong>in</strong> S. REGLI, «Il sacramento della confermazione e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

cristiano», <strong>in</strong> Mysterium Salutis, vol. V/1, <strong>Brescia</strong>, Quer<strong>in</strong>iana 1978, 349-410: 389; P. CODA, Uno <strong>in</strong> Cristo<br />

Gesù. Il battesimo come evento tr<strong>in</strong>itario, Città Nuova, Roma 1996, 128-129; R. FALSINI, «Cresima e <strong>in</strong>iziazione<br />

cristiana: l’attuale <strong>di</strong>battito nella chiesa cattolica», Stu<strong>di</strong> Ecumenici 13 (1995) 73-90; P. DE CLERCK,<br />

«L’<strong>in</strong>itiation et l’ordre des sacrements», Catéchèse 147 (1997) 33-42; G. GÄDE, Battesimo e confermazione.<br />

Teologia dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana, Facoltà Teologica <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia – E<strong>di</strong>zioni Lussografica, Palermo – Caltanissetta<br />

2002.<br />

40 L. GIRARDI, «Battesimo e confermazione», 178.<br />

41 L. GIRARDI, «Battesimo e confermazione», 181.<br />

42 Il paragone <strong>di</strong> tipo musicale è ripreso da S. REGLI, «Il sacramento della confermazione», 389.<br />

13


III. POSSIBILI RICADUTE SUL PIANO PRATICO-PASTORALE<br />

1. Evidenziare <strong>il</strong> carattere ecclesiale della «prima partecipazione all’eucaristia»<br />

In primo luogo, occorre mostrare che anche la «prima comunione» si <strong>in</strong>scrive all’<strong>in</strong>terno della<br />

f<strong>in</strong>alità propria dell’eucaristia che consiste nell’e<strong>di</strong>ficazione della Chiesa. Accostarsi alla<br />

mensa eucaristica, <strong>in</strong>fatti, non significa semplicemente «ricevere Gesù» (benché questa affermazione<br />

conservi una qualche pert<strong>in</strong>enza), bensì <strong>di</strong>ventare compiutamente parte del corpo<br />

<strong>di</strong> Cristo che è la Chiesa, attraverso la comunione al suo corpo eucaristico. In questo senso la<br />

term<strong>in</strong>ologia stessa andrebbe rivista, prendendo ispirazione dal RICA, che volutamente evita<br />

l’espressione «prima comunione» e parla <strong>di</strong> «prima partecipazione all’eucaristia» (RICA, n°<br />

36). Il fatto stesso che nel Messale romano non esista un rito particolare per la messa <strong>di</strong> prima<br />

comunione suggerisce che <strong>il</strong> contesto adeguato per la prima partecipazione all’eucaristia è la<br />

normale assemblea eucaristica domenicale.<br />

Proprio per questo non è <strong>il</strong> caso «<strong>di</strong> stravolgere questo contesto allestendo un ‘altare’ <strong>di</strong>verso<br />

nella navata centrale, sim<strong>il</strong>e a un tavolo <strong>di</strong> nozze, per mimare <strong>in</strong> qualche modo l’ultima cena!»<br />

43 . La mensa dove l’IC trova compimento dev’essere la stessa alla quale ogni domenica<br />

l’«<strong>in</strong>iziato» alimenterà la relazione con Cristo e con la Chiesa cui è stato <strong>in</strong>trodotto. Ancora più<br />

improvvide risultano alcune soluzioni escogitate da pastori e catechisti, con l’<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> sottrarre<br />

la celebrazione ad un clima <strong>di</strong> «festaiola banalità»; mi riferisco all’<strong>in</strong>serimento della prima comunione<br />

nella messa <strong>in</strong> coena Dom<strong>in</strong>i e, ancor più, all’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> una duplice celebrazione:<br />

«la prima a porte chiuse (!), <strong>in</strong> un giorno feriale […], riservata ai fanciulli e ai loro genitori. La<br />

‘seconda’ (?) prima comunione nella domenica successiva, secondo la ‘tra<strong>di</strong>zione’» 44 . Più sensata<br />

pare <strong>in</strong>vece l’ammissione dei neo-comunican<strong>di</strong> all’eucaristia <strong>in</strong> piccoli gruppi, nel contesto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse messe domenicali.<br />

2. Riprist<strong>in</strong>are l’ord<strong>in</strong>e teologico dei sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana<br />

Rispetto al <strong>di</strong>scorso teolgogico-sacramentale svolto, la prassi correntemente messa <strong>in</strong> atto per<br />

fanciulli e ragazzi suscita due questioni. Quella più ra<strong>di</strong>cale è legata al fatto che i tre sacramenti<br />

dell’IC vengono celebrati <strong>in</strong> tempi separati. La nostra corsa nella storia ci ha mostrato –<br />

almeno <strong>in</strong> parte – le ragioni <strong>di</strong> questa separazione, che – va ricordato – riguarda solo la Chiesa<br />

occidentale. In proposito, va detto chiaramente che, dal punto <strong>di</strong> vista strettamente teologico,<br />

la celebrazione unitaria dei sacramenti dell’IC non rappresenterebbe un problema, neppure nel<br />

caso dei neonati: è ciò che <strong>di</strong>mostra la prassi ancora oggi <strong>in</strong> atto nelle Chiese Orientali, prassi<br />

che l’Occidente ha def<strong>in</strong>itivamente abbandonato solo nel XII/XIII secolo. Nell’attuale contesto<br />

ecclesiale, però, non mi sembra opportuno proporre una celebrazione unitaria <strong>di</strong> battesimo,<br />

cresima ed eucaristia anche per gli <strong>in</strong>fanti 45 . Tra l’altro, la <strong>di</strong>stanza cronologica <strong>di</strong> cresima ed<br />

eucaristia rispetto al battesimo offre l’opportunità aff<strong>in</strong>ché, nell’IC <strong>di</strong> quanti sono stati battezzati<br />

da <strong>in</strong>fanti, si <strong>di</strong>a spazio ad un certo camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> adesione personale alla fede. Senza dunque<br />

ri<strong>di</strong>scutere la separazione cronologica fra i tre sacramenti, bisogna comunque riconoscere<br />

che <strong>il</strong> ritrovato legame teologico tra battesimo, confermazione ed eucaristia fa percepire <strong>in</strong><br />

43 S. SIRBONI, «Festa della prima comunione», 30.<br />

44 S. SIRBONI, «Festa della prima comunione», 26-27.<br />

45 La proposta è avanzata, ad esempio, da P. TURNER, Ages of Initiation, 63-64. Essa però richiederebbe la<br />

mo<strong>di</strong>fica dell’attuale normativa canonica, a proposito della quale cf G. TREVISAN (ed.), Quando si <strong>di</strong>venta cristiani.<br />

I sacramenti dell'<strong>in</strong>iziazione: <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni canoniche e pastorali, Ancora, M<strong>il</strong>ano 2003.<br />

14


maniera più stridente una sorta <strong>di</strong> «schizofrenia» della pastorale corrente: da un lato, <strong>in</strong>fatti, <strong>il</strong><br />

battesimo degli <strong>in</strong>fanti viene fondamentalmente dato a tutti coloro che lo chiedono, senza particolari<br />

con<strong>di</strong>zioni; d’altro lato, poi, si tende a far confluire sulla confermazione tutto l’<strong>in</strong>sieme<br />

<strong>di</strong> valori legati ad una scelta <strong>di</strong> fede libera, personale e consapevole, enfatizzando la presentazione<br />

della cresima come sacramento della «maturità», del «cristiano adulto», della<br />

«conferma personale della fede»… Mi parrebbe opportuno qu<strong>in</strong><strong>di</strong> riequ<strong>il</strong>ibrare un po’ la situazione,<br />

<strong>in</strong>vestendo <strong>di</strong> più sulla pastorale del battesimo dei bamb<strong>in</strong>i, dato che <strong>il</strong> battesimo costituisce<br />

<strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio della vita cristiana e, pertanto, <strong>il</strong> modo <strong>in</strong> cui esso viene celebrato non<br />

può non con<strong>di</strong>zionare tutto ciò che viene <strong>in</strong> seguito.<br />

La seconda questione è legata al fatto che, <strong>in</strong> concreto, <strong>il</strong> sacramento posto al term<strong>in</strong>e dell’it<strong>in</strong>erario<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione è la cresima, non l’eucaristia: ciò obiettivamente <strong>in</strong>troduce un elemento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo, che rende poco percepib<strong>il</strong>e la logica <strong>in</strong>terna dei sacramenti <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione:<br />

Anche solo da un punto <strong>di</strong> vista psicologico, collocare la comunione al term<strong>in</strong>e del<br />

processo <strong>in</strong>iziatico permette al s<strong>in</strong>golo fedele <strong>di</strong> cont<strong>in</strong>uare l’esperienza del primo<br />

<strong>in</strong>contro con Cristo. La cresima, poiché non reiterab<strong>il</strong>e, dà più <strong>il</strong> senso della conclusione<br />

<strong>di</strong> un percorso 46 .<br />

A questo proposito la Nota Pastorale 2006-2007 – Iniziazione cristiana ed Eucaristia – afferma:<br />

Per esprimere maggiormente questo <strong>in</strong>timo rapporto tra i sacramenti dell’IC e la f<strong>in</strong>alizzazione<br />

dei primi due all’Eucaristia, la CEI ha dato la possib<strong>il</strong>ità – che la nostra<br />

<strong>Diocesi</strong> ha fatto propria – <strong>di</strong> riprist<strong>in</strong>are, anche per l’ICFR, l’ord<strong>in</strong>e più antico, e teologicamente<br />

più corretto, dei tre sacramenti e <strong>di</strong> unire nella medesima celebrazione <strong>il</strong><br />

dono della Cresima e dell’Eucaristia 47 .<br />

In effetti, per completare sacramentalmente l’IC <strong>di</strong> chi ha ricevuto <strong>il</strong> battesimo da <strong>in</strong>fante, la<br />

celebrazione unitaria <strong>di</strong> cresima ed eucaristia sembra – al momento – la soluzione più capace<br />

<strong>di</strong> comporre <strong>in</strong>sieme le <strong>di</strong>verse esigenze <strong>in</strong> gioco. Se la proposta <strong>di</strong> celebrare <strong>in</strong>sieme cresima<br />

ed eucaristia suscita qualche perplessità, perplessità ancora maggiori suscita <strong>il</strong> fatto che un<br />

cresimato non venga ammesso alla comunione eucaristica nel corso della messa durante la<br />

quale ha ricevuto la confermazione 48 .<br />

46 F. MARINI, «Il problema dell’età della cresima», <strong>in</strong> Iniziazione cristiana, Morcelliana, <strong>Brescia</strong> 2002, 199-220:<br />

219. Analoga osservazione è stata avanzata dall’Arcivescovo <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano: «Un’altra <strong>in</strong>iziativa è quella <strong>di</strong> riprendere<br />

e attuare, nella <strong>in</strong>iziazione cristiana, la successione teologica dei sacramenti Battesimo-Cresima-Eucaristia e<br />

<strong>di</strong> proporre un camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> fede nel quale nel quale la Cresima “conferma” <strong>il</strong> Battesimo e l’Eucaristia costituisce<br />

<strong>il</strong> vero “compimento” dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana. Oggi, la Cresima, sacramento non reiterab<strong>il</strong>e, provoca <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente<br />

l’impressione che <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> fede si concluda con la sua celebrazione. Mentre, con l’Eucaristia, che è<br />

<strong>il</strong> sacramento più reiterab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> tutti, <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o sfocia sulla vita cristiana»: D. TETTAMANZI, Mi sarete testimoni.<br />

Il volto missionario della Chiesa <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano. Percorso pastorale <strong>di</strong>ocesano per <strong>il</strong> triennio 2003-2006, ITL,<br />

M<strong>il</strong>ano 2003, n° 64.<br />

47 G. SANGUINETI, Iniziazione cristiana ed Eucaristia. Nota Pastorale. Anno 2006-2007, 7. Il testo cui si fa<br />

riferimento è <strong>il</strong> n° 54 della Nota del Consiglio Permanente della CEI sull’IC <strong>di</strong> fanciulli e ragazzi dai 7 ai 14 anni<br />

(1999): «Intorno agli un<strong>di</strong>ci anni, possib<strong>il</strong>mente nella veglia pasquale, i [ragazzi] catecumeni celebrano i tre<br />

sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana, mentre i coetanei già battezzati celebrano la Confermazione e la prima<br />

Eucaristia (RICA, 310)»: «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana, 2. Orientamenti per l’<strong>in</strong>iziazione cristiana dei fanciulli e dei<br />

ragazzi dai 7 ai 14 anni», Il Regno Documenti 44 (1999) 437-445. Le tre note della CEI de<strong>di</strong>cate all’IC nel 1997,<br />

1999 e 2003 sono raccolte nel volume UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE - SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATE-<br />

CUMENATO (ed.), L’<strong>in</strong>iziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana. 1 -<br />

Catecumenato degli adulti. 2 – Catecumenato dei fanciulli e dei ragazzi. 3 - It<strong>in</strong>erari per <strong>il</strong> risveglio della fede<br />

cristiana, Elle<strong>di</strong>ci, Leumann (Tor<strong>in</strong>o) 2004.<br />

48 A meno <strong>di</strong> non prevedere la celebrazione della confermazione senza la messa, secondo le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni del cap.<br />

II del Rito della Confermazione. Una scelta del genere, per quanto legittima, stride con ciò che afferma <strong>il</strong> n° 13<br />

dei Praenotanda: «La Confermazione si conferisce normalmente durante la Messa, perché risalti meglio l’<strong>in</strong>timo<br />

15


3. La questione dell’età<br />

La questione dell’età <strong>in</strong> cui completare sacramentalmente l’IC è certamente più <strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>e, <strong>in</strong><br />

quanto gli elementi che <strong>in</strong> essa entrano <strong>in</strong> gioco sono prevalentemente <strong>di</strong> carattere pedagogico-pastorale.<br />

Il Piano <strong>di</strong> lavoro per l’ICFR (PLIC 2003) prevede la celebrazione unitaria <strong>di</strong><br />

cresima ed eucaristia dopo circa c<strong>in</strong>que anni <strong>di</strong> camm<strong>in</strong>o, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> per lo più verso gli 11/12 anni.<br />

Questa scelta – peraltro <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni della Nota del Consiglio permanente<br />

della CEI sull’IC <strong>di</strong> fanciulli e ragazzi 49 – risponde all’esigenza <strong>di</strong> recuperare <strong>in</strong> tutti gli it<strong>in</strong>erari<br />

<strong>di</strong> IC l’«ispirazione catecumenale» 50 . In concreto, si tratta <strong>di</strong> strutturare l’<strong>in</strong>iziazione come<br />

un camm<strong>in</strong>o progressivo <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> maturazione della fede, scan<strong>di</strong>to da tappe<br />

graduali e da verifiche, che comportano un <strong>di</strong>scernimento del camm<strong>in</strong>o del ragazzo; la celebrazione<br />

dell’eucaristia viene collocata al culm<strong>in</strong>e <strong>di</strong> questo it<strong>in</strong>erario che, evidentemente,<br />

presuppone una certa <strong>di</strong>stensione temporale. Non è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>in</strong>tuire la sensatezza <strong>di</strong> questa impostazione,<br />

a fronte <strong>di</strong> un contesto socio-culturale come quello <strong>in</strong> cui siamo <strong>in</strong>seriti.<br />

Tuttavia, alla scelta <strong>di</strong> celebrare la cresima/eucaristia attorno agli 11/12 anni vengono mosse<br />

obiezioni su due versanti opposti. Alcuni preti, catechisti e genitori (e, <strong>in</strong> qualche caso, i <strong>di</strong>retti<br />

<strong>in</strong>teressati, cioè i bamb<strong>in</strong>i) preferirebbero che la celebrazione fosse collocata <strong>in</strong> un’età più<br />

vic<strong>in</strong>a ai sette anni; attendere f<strong>in</strong>o ai do<strong>di</strong>ci anni, <strong>in</strong>fatti, significherebbe privare troppo a lungo<br />

i bamb<strong>in</strong>i della grazia che deriva dalla comunione eucaristica. A questo proposito, non bisogna<br />

<strong>di</strong>menticare che la grazia dei sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione non agisce solo alla f<strong>in</strong>e del<br />

camm<strong>in</strong>o; «anche l’it<strong>in</strong>erario che ad essi conduce partecipa <strong>di</strong> quella grazia preparandola, anticipandola,<br />

favorendola» 51 . Ritengo comunque che la preoccupazione <strong>di</strong> non ritardare troppo<br />

la conclusione sacramentale dell’IC abbia una sua pert<strong>in</strong>enza. Nella maggior parte dei casi,<br />

<strong>in</strong>fatti, l’IC riguarda ragazzi battezzati; è vero che spesso anch’essi e i loro genitori hanno bisogno<br />

<strong>di</strong> un camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> riscoperta della fede; d’altra parte, però, se esiste un collegamento tra<br />

i sacramenti dell’<strong>in</strong>iziazione cristiana, una volta che si è scelto <strong>di</strong> battezzare un neonato, i<br />

term<strong>in</strong>i per la celebrazione degli altri sacramenti non vanno troppo prolungati 52 . Questa osservazione,<br />

<strong>in</strong> qualche modo, entra <strong>in</strong> tensione con l’ispirazione catecumenale; ma si tratta <strong>di</strong><br />

una tensione che va mantenuta: ci ispiriamo all’it<strong>in</strong>erario catecumenale, ben sapendo però che<br />

abbiamo a che fare con ragazzi già battezzati, la cui con<strong>di</strong>zione può solo <strong>in</strong> maniera analogica<br />

essere qualificata come catecumenale. Tenendo conto <strong>di</strong> ciò, mi pare sensato che – <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea<br />

generale – chi è stato battezzato da neonato concluda sacramentalmente l’<strong>in</strong>iziazione nella<br />

fanciullezza, prima dell’<strong>in</strong>izio dell’età adolescenziale – <strong>in</strong> ogni caso, non oltre i 12 anni. I 12<br />

anni vanno cioè considerati come <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e oltre <strong>il</strong> quale non andare (se non <strong>in</strong> casi del tutto<br />

eccezionali); personalmente, però, non vedo negativamente la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> abbassare questo<br />

term<strong>in</strong>e, qualora ve ne siano le con<strong>di</strong>zioni. Del resto, proprio <strong>il</strong> richiamo ad un <strong>di</strong>scernimento<br />

nesso <strong>di</strong> questo sacramento con tutta l’<strong>in</strong>iziazione cristiana, che raggiunge <strong>il</strong> suo culm<strong>in</strong>e nella partecipazione<br />

conviviale al sacrificio del corpo e del sangue <strong>di</strong> Cristo».<br />

49<br />

Cf <strong>il</strong> già citato n° 54 della Nota del Consiglio Permanente della CEI sull’IC <strong>di</strong> fanciulli e ragazzi dai 7 ai 14<br />

anni.<br />

50<br />

L’affermazione più esplicita <strong>in</strong> proposito si trova nel n° 41 della prima Nota del Consiglio Permanente della<br />

CEI sull’IC (1997): «Il catecumenato degli adulti costituisce <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> ogni processo <strong>di</strong> <strong>in</strong>iziazione cristiana.<br />

Anche la prassi tra<strong>di</strong>zionale dell’<strong>in</strong>iziazione per coloro che hanno ricevuto <strong>il</strong> Battesimo da bamb<strong>in</strong>i va ripensata<br />

e r<strong>in</strong>novata alla luce del modello catecumenale»: «L’<strong>in</strong>iziazione cristiana, 1. Orientamenti per <strong>il</strong> catecumenato<br />

degli adulti», Il Regno Documenti 42 (1997) 343-359. Cosa si <strong>in</strong>tende per «ispirazione catecumenale» è chiarito<br />

dal n° 36 del PLIC 2003.<br />

51<br />

«L’<strong>in</strong>iziazione cristiana, 2», n° 22.<br />

52<br />

Cf F. MARINI, «Il problema dell’età della cresima», 218.<br />

16


che tenga conto della maturazione del ragazzo <strong>in</strong>troduce la possib<strong>il</strong>ità che un can<strong>di</strong>dato venga<br />

ammesso alla celebrazione sacramentale prima dei tempi generalmente fissati.<br />

Quanto detto risponde già <strong>in</strong> parte all’obiezione <strong>di</strong> quanti ritengono che <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o <strong>di</strong> ICFR<br />

dovrebbe essere prolungato f<strong>in</strong> verso i 18 anni, così da coprire <strong>il</strong> tempo dell’adolescenza, <strong>in</strong><br />

modo da avere più occasioni <strong>di</strong> contatto con ragazzi che, senza lo “stimolo” del sacramento,<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente cont<strong>in</strong>uerebbero a frequentare <strong>il</strong> catechismo. Un’impostazione <strong>di</strong> questo tipo mi<br />

pare tra<strong>di</strong>sca un modo <strong>di</strong> vedere <strong>il</strong> sacramento che lo riduce ad «occasione» per tener legati i<br />

ragazzi alla catechesi con una modalità che – sia pur velatamente – rischia <strong>di</strong> assumere la<br />

forma del ricatto.<br />

4. Per una prospettiva più ampia<br />

La questione dell’età <strong>in</strong> cui concludere sacramentalmente l’IC deve essere <strong>in</strong>quadrata <strong>in</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> considerazioni <strong>di</strong> più ampio respiro: ne propongo tre – più una che può servire come<br />

conclusione <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso.<br />

4.1. La celebrazione della cresima e la prima partecipazione all’eucaristia non segnano la<br />

f<strong>in</strong>e dell’attenzione educativa che la Chiesa rivolge a ragazzi, adolescenti e giovani. L’<strong>in</strong>troduzione<br />

<strong>di</strong> un tempo <strong>di</strong> mistagogia, successivo alla celebrazione sacramentale, ha proprio lo<br />

scopo <strong>di</strong> favorire la personale appropriazione del dono ricevuto nei sacramenti 53 . Una volta<br />

completata l’<strong>in</strong>iziazione sacramentale nell’età <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e, c’è dunque spazio per l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> it<strong>in</strong>erari educativi, attenti alle specifiche esigenze <strong>di</strong> adolescenti e giovani. La permanenza<br />

<strong>di</strong> costoro negli ambienti ecclesiali <strong>di</strong>penderà <strong>in</strong> parte dalla qualità delle proposte loro rivolte,<br />

<strong>in</strong> parte dal clima complessivo della comunità cristiana, ma anche da tutta una serie <strong>di</strong> fattori<br />

che non <strong>di</strong>pendono da noi: l’ambito fam<strong>il</strong>iare <strong>di</strong> provenienza, <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> educazione globale che<br />

i ragazzi stanno ricevendo, <strong>il</strong> contesto culturale generale, che certo non favorisce una vita cristiana<br />

coerente…<br />

4.2. La celebrazione unitaria <strong>di</strong> cresima ed eucaristia non è un’<strong>in</strong>iziativa isolata. Essa si<br />

colloca come compimento sacramentale <strong>di</strong> un it<strong>in</strong>erario costruito secondo un’ispirazione catecumenale.<br />

La celebrazione, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, ha luogo <strong>in</strong> un contesto che – se attivato <strong>in</strong> modo coerente<br />

– dovrebbe contribuire a ri<strong>di</strong>mensionare certe situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio che si riscontrano attualmente.<br />

4.3. Il Piano <strong>di</strong> Lavoro <strong>in</strong>vita ad «operare un più attento <strong>di</strong>scernimento circa <strong>il</strong> Battesimo<br />

dei bamb<strong>in</strong>i», <strong>in</strong> modo da garantire «che <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o che viene battezzato sia sostenuto da un<br />

contesto <strong>di</strong> fede» (n° 35). Più ra<strong>di</strong>calmente andrebbe chiarito che la pastorale dell’IC non com<strong>in</strong>cia<br />

quando un bamb<strong>in</strong>o raggiunge i 6 anni, ma quando i genitori <strong>di</strong> un bamb<strong>in</strong>o <strong>di</strong> poche<br />

settimane/mesi <strong>di</strong> vita chiedono <strong>il</strong> battesimo per <strong>il</strong> loro figlio. Non va <strong>di</strong>menticato <strong>in</strong>fatti che è<br />

<strong>il</strong> battesimo <strong>il</strong> primo sacramento dell’IC. In questa l<strong>in</strong>ea, una pastorale battesimale – vista<br />

come primo momento della pastorale dell’IC – potrebbe perseguire due obiettivi: <strong>il</strong> primo –<br />

che emerge con chiarezza dai documenti del Magistero – è quello <strong>di</strong> far sì che <strong>il</strong> battesimo <strong>di</strong><br />

un neonato sia accompagnato dalla fondata speranza che <strong>il</strong> bamb<strong>in</strong>o sarà educato nella fede; <strong>il</strong><br />

secondo – forse un po’ più ambizioso – è quello <strong>di</strong> fare <strong>in</strong> modo che <strong>il</strong> battesimo <strong>di</strong> un bamb<strong>in</strong>o<br />

sia accompagnato da una più precisa scelta <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> appartenenza ecclesiale da parte dei<br />

genitori. La realizzazione <strong>di</strong> questi obiettivi richiede <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento della comunità cristiana<br />

– soprattutto delle coppie e delle famiglie <strong>in</strong> essa attive – nel compito <strong>di</strong> accompagnare chi<br />

53 Il PLIC 2003 propone un tempo della mistagogia <strong>di</strong> circa un anno, con lo scopo <strong>di</strong> aiutare i ragazzi a «cogliere<br />

<strong>in</strong> profon<strong>di</strong>tà e a tradurre nella vita i sacramenti che hanno ricevuto» (n° 51).<br />

17


chiede <strong>il</strong> battesimo per i propri figli, sia nella fase che precede <strong>il</strong> battesimo, sia <strong>in</strong> quella che<br />

segue la celebrazione. Non si tratta <strong>di</strong> proporre lunghe serie <strong>di</strong> <strong>in</strong>contri, che risulterebbero<br />

sopportati prima del battesimo e <strong>di</strong>sertati dopo; si tratta <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> favorire occasioni ag<strong>il</strong>i <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>contro, <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> dar vita a relazioni non puramente formali con le famiglie dei battezzan<strong>di</strong>.<br />

In conclusione: vale la pena <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestire più <strong>di</strong> quanto non si faccia attualmente sulla pastorale<br />

battesimale, lasciando cadere l’<strong>il</strong>lusione che si possa recuperare <strong>in</strong> seguito quanto non si è<br />

fatto prima e dopo <strong>il</strong> battesimo.<br />

CONCLUSIONE<br />

La questione dell’ord<strong>in</strong>e dei sacramenti non è certo la chiave risolutiva <strong>di</strong> tutti i problemi legati<br />

all’IC; d’altra parte, però, se si riconosce <strong>il</strong> valore strutturante dei sacramenti nell’it<strong>in</strong>erario<br />

<strong>di</strong> IC, è sensato fare <strong>in</strong> modo che la logica che lega i sacramenti dell’IC traspaia con più<br />

evidenza nella concreta organizzazione dell’it<strong>in</strong>erario stesso. Più <strong>in</strong> generale, l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> nuovi it<strong>in</strong>erari <strong>di</strong> IC va <strong>in</strong>serita dentro un quoti<strong>di</strong>ano e paziente impegno <strong>di</strong> r<strong>in</strong>novamento<br />

del volto concreto delle nostre comunità. Si tratta <strong>di</strong> costruire <strong>in</strong> esse una rete <strong>di</strong> rapporti, segnata<br />

dalla novità del vangelo e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> accogliere effettivamente coloro che cont<strong>in</strong>uano<br />

a bussare alla nostra porta. A questo proposito, più che preoccuparci <strong>di</strong> restr<strong>in</strong>gere la<br />

porta d’accesso alla Chiesa, dovremmo preoccuparci <strong>di</strong> offrire a chi varca quella porta <strong>il</strong> volto<br />

concreto <strong>di</strong> una comunità che, e<strong>di</strong>ficata dall’eucaristia, cerca <strong>di</strong> vivere secondo Gesù Cristo.<br />

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