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Il piccolo principe di Antoine de Saint Exupéry - panasur

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<strong>Il</strong> <strong>piccolo</strong> Principe<br />

<strong>Antoine</strong> <strong>de</strong> <strong>Saint</strong>-<strong>Exupéry</strong> – 1943<br />

<strong>Il</strong> misterioso linguaggio <strong>di</strong> chi sa che “si ve<strong>de</strong> bene solo col cuore”.<br />

<strong>Antoine</strong> <strong>de</strong> <strong>Saint</strong>-<strong>Exupéry</strong> nasce nell’anno 1900 a Lione, in una famiglia <strong>de</strong>ll’aristocrazia francese <strong>di</strong><br />

provincia.<br />

<strong>Il</strong> giovane si interessa <strong>di</strong> meccanica e <strong>di</strong> filosofia, ama la poesia e <strong>di</strong>segna mo<strong>de</strong>llini <strong>di</strong> aerei, frequenta gli<br />

ambienti letterari <strong>de</strong>lla capitale. Inizia a frequentare la facoltà <strong>di</strong> Architettura.<br />

Viene assunto come pilota sulle linee postali che uniscono la Francia meri<strong>di</strong>onale all’Africa. Vola<br />

regolarmente e gli capita <strong>di</strong> fare atterraggi <strong>di</strong> fortuna in pieno <strong>de</strong>serto. E, <strong>di</strong> notte, continua a scrivere.<br />

Nel 1935, mentre tenta <strong>di</strong> battere il record <strong>di</strong> volo Paris – Saigon, è costretto a un atterraggio <strong>di</strong> fortuna nel<br />

<strong>de</strong>serto <strong>di</strong> Libia, dal quale si salva per miracolo.<br />

Alla fine <strong>de</strong>l luglio <strong>de</strong>l 1944, <strong>Saint</strong>-<strong>Exupéry</strong> parte per una missione <strong>di</strong> volo da cui non farà più ritorno.<br />

La felicità <strong>de</strong>ll’uomo non sta nella libertà, ma nell’accettazione <strong>di</strong> un dovere …<br />

A sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera <strong>di</strong> pittore. <strong>Il</strong> fallimento <strong>de</strong>l<br />

mio <strong>di</strong>segno numero uno e <strong>de</strong>l mio <strong>di</strong>segno numero due mi aveva <strong>di</strong>sanimato. I gran<strong>di</strong> non capiscono mai<br />

niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. Allora imparai a pilotare gli aeroplani.<br />

Quando ne incontravo uno che mi sembrava <strong>di</strong> mente aperta, tentavo l’esperimento <strong>de</strong>l mio <strong>di</strong>segno<br />

numero uno. Cercavo <strong>di</strong> capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse mi<br />

rispon<strong>de</strong>va: “E’ un cappello”.<br />

E allora non parlavo <strong>di</strong> boa. Gli parlavo <strong>di</strong> bridge, <strong>di</strong> golf, <strong>di</strong> politica, <strong>di</strong> cravatte. E lui era tutto sod<strong>di</strong>sfatto.<br />

Così ho trascorso la mia vita solo, senza nessuno cui poter parlare, fino a sei anni fa quando ebbi un<br />

inci<strong>de</strong>nte col mio aeroplano, nel <strong>de</strong>serto <strong>de</strong>l Sahara.<br />

“Mi <strong>di</strong>segni, per favore, una pecora?”<br />

Rifeci il <strong>di</strong>segno una terza volta, ma fu rifiutato come i tre prece<strong>de</strong>nti.<br />

Buttai giù un quarto <strong>di</strong>segno. “Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta <strong>de</strong>ntro”.<br />

“Questo è proprio quello che volevo”.<br />

E fu così che feci la conoscenza <strong>de</strong>l <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong>.<br />

Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano …<br />

Se voi <strong>di</strong>te ai gran<strong>di</strong>:<br />

“Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con <strong>de</strong>i gerani alle finestre, e <strong>de</strong>i colombi sul tetto”, loro non<br />

arrivano a immaginarsela. Bisogna <strong>di</strong>re: “Ho visto una casa da 200.000 lire”, e allora esclamano: “Com’è<br />

bella!”<br />

<strong>Il</strong> pianeta da dove veniva è l’asteroi<strong>de</strong> B 612<br />

C’erano <strong>de</strong>i terribili semi sul pianeta <strong>de</strong>l <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong>: erano i semi <strong>de</strong>i baobab.<br />

Sul tuo <strong>piccolo</strong> pianeta ti bastava spostare la tua se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le<br />

volte che lo volevi … “Un giorno ho visto il sole tramontare 43 volte”.<br />

“<strong>Il</strong> fiore che tu ami non è in pericolo … Disegnerò una museruola per la tua pecora … e una corazza per il tuo<br />

fiore … Io … “<br />

“Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle”<br />

<strong>Il</strong> <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong> si trovava nella regione <strong>de</strong>gli asteroi<strong>di</strong> 325, 326, 327, 329, 330. Cominciò a visitarli per<br />

cercare un’occupazione e per istruirsi.


<strong>Il</strong> primo asteroi<strong>de</strong> era abitato da un re.<br />

“Se or<strong>di</strong>nasse a un generale <strong>di</strong> volare da un fiore all’altro come una farfalla, o <strong>di</strong> scrivere una trage<strong>di</strong>a, o <strong>di</strong><br />

trasformarsi in un uccello marino: e se il generale non eseguisse l’or<strong>di</strong>ne ricevuto, chi avrebbe torto, lui o<br />

io?”<br />

“Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare” continuò il re. “L’autorità riposa, prima<br />

<strong>di</strong> tutto , sulla ragione”.<br />

Sono ben strani i gran<strong>di</strong>.<br />

<strong>Il</strong> secondo pianeta era abitato da un vanitoso.<br />

Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono <strong>de</strong>gli ammiratori.<br />

Ammirare vuol <strong>di</strong>re riconoscere che io sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente <strong>di</strong><br />

tutto il pianeta.<br />

Ammirami lo stesso!<br />

Ti ammiro.<br />

Decisamente i gran<strong>di</strong> sono ben bizzarri, <strong>di</strong>ceva durante il suo viaggio.<br />

<strong>Il</strong> pianeta appresso era abitato da un ubriacone.<br />

“Che cosa fai?”<br />

“Bevo”<br />

“Perché bevi?”<br />

“Per <strong>di</strong>menticare”<br />

“Per <strong>di</strong>menticare che cosa?”<br />

Per <strong>di</strong>menticare che ho vergogna”<br />

“Vergogna <strong>di</strong> che?”<br />

“Vergogna <strong>di</strong> bere”<br />

I gran<strong>di</strong> sono molto, molto bizzarri, si <strong>di</strong>sse durante il viaggio.<br />

<strong>Il</strong> quarto pianeta era abitato da un uomo d’affari.<br />

“E che te ne fai <strong>di</strong> queste stelle?”<br />

“Niente, le possiedo”<br />

“E a che ti serve posse<strong>de</strong>re le stelle?”<br />

“Mi serve a essere ricco”<br />

“E a che ti serve essere ricco?”<br />

A comperare altre stelle, se qualcuno ne trova”<br />

Decisamente i gran<strong>di</strong> sono proprio straor<strong>di</strong>nari, si <strong>di</strong>sse semplicemente durante il viaggio.<br />

<strong>Il</strong> quinto pianeta vi era appena il posto per sistemare un lampione e l’uomo che l’accen<strong>de</strong>va.<br />

“Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione?”<br />

“E’ la consegna”, rispose il lampionaio.<br />

“E a<strong>de</strong>sso perché lo riaccen<strong>di</strong>?”<br />

“E’ la consegna”<br />

<strong>Il</strong> pianeta <strong>di</strong> anno in anno ha girato sempre più in fretta. Ora che fa un giro al minuto, non ho più un<br />

secondo <strong>di</strong> riposo.<br />

<strong>Il</strong> sesto pianeta era <strong>di</strong>eci volte più gran<strong>de</strong>. Era abitato da un vecchio si signore che scriveva <strong>de</strong>gli enormi<br />

libri.<br />

“Sono un geografo”.<br />

“E’ un sapiente che sa dove si trovano i mari, i fiumi, le città, le montagne e i <strong>de</strong>serti”.<br />

“E’ molto bello il vostro pianeta. Ci sono <strong>de</strong>gli oceani?<br />

“Non lo posso sapere”<br />

E <strong>de</strong>lle montagne?”<br />

“Non lo posso sapere”


“E <strong>de</strong>lle città, <strong>de</strong>i fiumi e <strong>de</strong>i <strong>de</strong>serti?”<br />

“Neppure lo posso sapere”<br />

“Ma siete un geografo!”<br />

“Esatto” “Ma non sono un esploratore” il geografo è troppo importante per andare in giro. Ma riceve gli<br />

esploratori, li interroga e pren<strong>de</strong> <strong>de</strong>gli appunti sui loro ricor<strong>di</strong>.<br />

Quando la moralità <strong>de</strong>ll’esploratore sembra buona, si fa un’inchiesta sulla sua scoperta”<br />

“Che cosa mi consigliate <strong>di</strong> andare a visitare?”<br />

“<strong>Il</strong> pianeta Terra” gli rispose il geografo. “Ha una buona reputazione”<br />

<strong>Il</strong> settimo pianeta fu dunque la Terra.<br />

<strong>Il</strong> <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong>, arrivato sulla Terra, fu molto sorpreso <strong>di</strong> non ve<strong>de</strong>re nessuno. Un anello <strong>de</strong>l colore <strong>de</strong>lla<br />

luna si mosse nella sabbia.<br />

“Buona notte” <strong>di</strong>sse il serpente. “Qui è il <strong>de</strong>serto”<br />

Ma capitò che il <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong>, avendo camminato a lungo attraverso le sabbie, le rocce e le nevi,<br />

scoperse alla fine una strada.<br />

Era un giar<strong>di</strong>no fiorito <strong>di</strong> rose.<br />

“Mi cre<strong>de</strong>vo ricco <strong>di</strong> un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa.”<br />

“Tu, fino a ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno <strong>di</strong> te. E<br />

neppure tu hai bisogno <strong>di</strong> me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi<br />

addomestichi, noi avremo bisogno l’uno <strong>de</strong>ll’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al<br />

mondo”.<br />

“Non si conoscono che le cose che si addomesticano” <strong>di</strong>sse la volpe.<br />

“Ci vogliono i riti”<br />

“E’ quello che fa un giorno <strong>di</strong>verso dagli altri giorni, un’ora <strong>di</strong>versa dalle altre ore. C’è un rito, per esempio,<br />

presso i miei cacciatori. <strong>Il</strong> giovedì ballano con le ragazze <strong>de</strong>l villaggio. Allora il giovedì è un giorno<br />

meraviglioso! Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei<br />

mai vacanza.<br />

“Va’ a rive<strong>de</strong>re le rose. Capirai che la tua è unica al mondo”.<br />

“Un qualsiasi passante cre<strong>de</strong>rebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, è più importante <strong>di</strong> tutte voi, perché<br />

è lei che ho innaffiata”.<br />

“Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si ve<strong>de</strong> bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.<br />

“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.<br />

“Tu <strong>di</strong>vieni responsabile per sempre <strong>di</strong> quello che ha addomesticato. Tu sei responsabile <strong>de</strong>lla tua rosa … “<br />

“Non si è mai contenti dove si sta”, <strong>di</strong>sse il controllore.<br />

“Gli uomini non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano, e girano intorno a se stessi”<br />

“E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua”<br />

“Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore”.<br />

“Quello che è importante, non lo si ve<strong>de</strong> … “<br />

Ma so che è ritornato nel suo pianeta, perché al levar <strong>de</strong>l giorno non ho ritrovato il suo corpo.<br />

Per voi che pure volete bene al <strong>piccolo</strong> <strong>principe</strong> come per me, tutto cambia nell’universo se in qualche<br />

luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, si o no, mangiato una rosa.<br />

Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? E vedrete che tutto<br />

cambia …<br />

Ma i gran<strong>di</strong> non capiranno mai che questo abbia tanta importanza.

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