L'Anima e il suo Destino di Vito Mancuso - panasur
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DAVID HABOBA<br />
L’anima e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> destino<br />
<strong>Vito</strong> <strong>Mancuso</strong><br />
(italiano)<br />
[ R I A S S U N T O ]<br />
2006
1 – Teologia <strong>di</strong> fronte alla coscienza laica<br />
L’anima e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> destino<br />
<strong>Vito</strong> <strong>Mancuso</strong><br />
Teologia morale cattolica: “L’essere umano deve sempre obbe<strong>di</strong>re al giu<strong>di</strong>zio certo della propria coscienza”.<br />
Le affermazioni specifiche della teologia non devono essere incompatib<strong>il</strong>i con la scienza, perché <strong>il</strong> mondo è<br />
uno solo com’è fatto lo sappiamo grazie alla scienza.<br />
Credente o non credente, se ciascuno è onesto con se stesso, deve riconoscere che <strong>di</strong> fronte alla domanda<br />
sulla vita dopo la morte gli compare solo un grande punto interrogativo. Ho detto mente, cioè pensiero<br />
guidato dalla ragione, non immaginazione, cioè pensiero in balìa degli appetiti, la quale invece è<br />
estremamente rapida nel produrre sentimenti rassicuranti per garantire che tutto, grosso modo,<br />
continuerà come prima, come una corsa che, una volta cambiati i cavalli prosegue con la stessa carrozza,<br />
sulla stressa strada, con gli stessi compagni. La realtà è un’altra, e se come sarà la vita futura è molto<br />
<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong>rlo, una cosa è sicura: ammesso che ci sarà, sarà <strong>di</strong>versa, decisamente <strong>di</strong>versa: Per gli uomini che<br />
sono morti sono pronte cose che essi non sperano né immaginano”, <strong>di</strong>ce un frammento <strong>di</strong> Eraclito. A<br />
motivo <strong>di</strong> tale inevitab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>versità, quando la mente pensa con rigore la morte e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> oltre, si ritrova<br />
davanti quasi solo domande.<br />
Non c’è alcun dubbio che gli essere umani, per cercare <strong>di</strong> sopravvivere, si siano immaginati, e continuano a<br />
immaginarsi, mon<strong>di</strong> e para<strong>di</strong>si nell’ald<strong>il</strong>à.<br />
Se all’origine della religione e della f<strong>il</strong>osofia c’è <strong>il</strong> desiderio (o la necessità) <strong>di</strong> vincere la morte, <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> non<br />
sapere nulla al riguardo attesta <strong>il</strong> fallimento della nostra religione e della nostra f<strong>il</strong>osofia. Il pensiero<br />
occidentale si ritrova come allo sbando, perché è evidente che, se non si conosce <strong>il</strong> destino che ci attende,<br />
nulla si sa con sicurezza e tutto appare incerto, soggettivo, tutto sembra risolversi in una questione <strong>di</strong> gusti.<br />
L’assenza della risposta sulla vita oltre la morte è <strong>il</strong> segno più evidente della crisi <strong>di</strong> occidente, perché<br />
quando non si conosce <strong>il</strong> mistero della morte non si sa neppure perché vivere e che <strong>di</strong>rezione dare alla vita.<br />
La nostra civ<strong>il</strong>tà cammina a tastoni. Chi non sa perché muore, non sa perché vive. Chi non sa che cosa è la<br />
morte, non sa che cosa è la vita. Chi ha paura della morte, ha paura della vita.<br />
Qualcuna tra i credenti ritiene che questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ignoranza sia un bene piuttosto che un male,<br />
perché mette a nudo la con<strong>di</strong>zione umana in quanto tale, definita dal non sapere e quin<strong>di</strong> chiamata a<br />
risolversi nella fede e nell’ascolto della rivelazione <strong>di</strong>vina depositata nella Bibbia.<br />
Io invece ritengo che l’ignoranza sia sempre e solo un male, che la luminosità del sapere sia sempre molto<br />
meglio dell’oscurità della fede, che la sicurezza e la fiducia nella vita siano l’atteggiamento sanno, maturo;<br />
mentre <strong>il</strong> senso permanente <strong>di</strong> timore, <strong>di</strong>sperazione, angoscia e cose del genere siano solo segno <strong>di</strong> una<br />
coscienza acerba o malata. Per questo penso altresì che in teologia non vi possa essere nulla <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>e<br />
senza un fondamento metafisico, e che la f<strong>il</strong>osofia con la sua luce sia quanto mai necessaria alla vita<br />
spirituale.<br />
Ogni in<strong>di</strong>viduo ospita in se stesso la voce che gli parla della razionalità del cosmo e della sensatezza della<br />
vita, e quella opposta che gli parla del nulla e dell’assurdo verso cui, più o meno stupidamente, tutti<br />
camminiamo.<br />
Per natura intendo <strong>il</strong> fondo primor<strong>di</strong>ale dell’essere, ciò che fa nascere e apparire le cose, sia quelle inanime<br />
come le pietre, sia quelle animate come la gattina dei miei figli o gli stessi miei figli, perché anch’essi sono<br />
natura.<br />
La natura è <strong>il</strong> luogo <strong>di</strong> nascita dell’essere, come in<strong>di</strong>ca già lo stesso termine latino natura, che viene dal<br />
verbo nascere e che contiene un potente rimando a un’azione inesausta, mai completata.<br />
E a questo mistero della nascita continua dell’essere che io intento rimandare me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong><br />
natura, del quale, per <strong>di</strong>stinguerlo dall’estrinseca accezione comune che pensa la natura come qualcosa al<br />
<strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> noi, come ambiente, io parlerò come natura-physis.<br />
Il termine natura designa l’energia in modo tale da portarci a concepirla come mai compiuta, e per questo<br />
sempre al lavoro. Energia, infatti è un termine greco che significa precisamente “al lavoro”, in “azione”, “in<br />
atto”. L’universo è sempre al lavoro. Il lavoro è <strong>il</strong> respiro del cosmo, e <strong>di</strong> noi in quanto coscienza <strong>di</strong> esso.
L’energia ha prodotto per prima cosa la materia, e la materia, <strong>il</strong> cui nome deriva proprio dal latino mater,<br />
ha prodotto noi me<strong>di</strong>ante un lunghissimo processo evolutivo. La materia è la madre degli elementi<br />
primor<strong>di</strong>ali alla base della vita, della nostra come <strong>di</strong> ogni cosa dotata <strong>di</strong> movimento proprio.<br />
L’evoluzione è un fatto, l’evoluzionismo è una teoria che interpreta questo fatto.<br />
L’astrofisica contemporanea insegna che l’universo da 13,7 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni e dominato dalla spinta<br />
all’espansione. Prima era un puntino dalle <strong>di</strong>mensioni così microscopiche da non poter essere pensato, poi<br />
ha iniziato la sua espansione giungendo a una grandezza così macroscopica da non poter essere a sua volta<br />
neppure pensata, per la quale non c’è neppure un numero da scrivere se non <strong>il</strong> simbolo <strong>di</strong> infinito, visto che<br />
è costantemente in aumento. Tale espansione dell’universo, <strong>di</strong>cono le scoperte dell’astrofisica più recenti,<br />
non dovrebbe fermarsi mai: l’ipotesi del Big Crunch sembra ormai tramontata. L’espansione costituisce<br />
probab<strong>il</strong>mente la legge fondamentale della natura.<br />
Le mutazioni avvengono, sono singoli fenomeni che si danno, e si danno per caso. Ricerche nel campo della<br />
microbiologia avrebbero ormai rivelato che le <strong>di</strong>namiche sottese all’evoluzione sono tre, e che <strong>di</strong> queste le<br />
mutazioni casuali, cioè <strong>il</strong> motore del darwinismo, sono la meno importante.<br />
Fin dall’antichità la mente umana ha visto questa legge superiore che opera nell’organizzazione del mondo<br />
e l’ha chiamata in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>: i Greci LOGOS, gli Ebrei HOHMA’, gli Egizi MAT, gli Indù DHAMMA, i Cinesi<br />
TAO, i Giapponesi SHINTO. Questa legge cosmica fondamentale è ciò che raccoglie i fenomeni <strong>di</strong>sparati,<br />
facendoli vivere se sono conformi alla sua logica, morire (me<strong>di</strong>ante la selezione naturale) se sono lo sono.<br />
Essa governa <strong>il</strong> mondo e anche la nostra mente, la quale, non essendo altro che un pezzo <strong>di</strong> mondo,<br />
riproduce la medesima logica tendente all’or<strong>di</strong>ne.<br />
La logica che muove la vita è la relazione or<strong>di</strong>nata.<br />
Secondo la prospettiva evoluzionistica la mia vita non avrebbe alcuna <strong>di</strong>rezione e finalità se non quella che<br />
io le vorrò dare.<br />
Le parole che l’umanità ha da sempre ritenuto più sacre, quali, or<strong>di</strong>ne, legge, fedeltà, famiglia, onore,<br />
giustizia, patria, pudore, ragione appaiono logore e v<strong>il</strong>ipese. Come uscirne? Purtroppo, la verità è che ogni<br />
popolo ha i politici, e le televisione, che si merita.<br />
Oggi è la scienza a farci conoscere che noi esseri umani veniamo dalla natura-physis che ci ha generati<br />
me<strong>di</strong>ante un lungo e sempre più complesso processo evolutivo, a partire dall’esplosione delle stelle <strong>di</strong> terza<br />
generazione da cui sono fuoriusciti gli elementi chimici, in primis <strong>il</strong> carbonio, alla base della vita. Noi siamo<br />
figli dell’universo, <strong>il</strong> quale in noi ottiene <strong>il</strong> prodotto più raffinato del <strong>suo</strong> lavoro, giunge al pensiero, alla<br />
coscienza <strong>di</strong> se stesso.<br />
L’amore è sempre forza, ma forza più intelligente, più or<strong>di</strong>nata e quin<strong>di</strong> più stab<strong>il</strong>e, per così <strong>di</strong>re, più forte.<br />
L’amore è la forza più intensa che c’è.<br />
Il bene è prima della bontà.<br />
Da nostra madre alle madri degli animali appare la logica che presiede l’organizzazione della materia<br />
vivente: l’essere come or<strong>di</strong>ne. Ed è questa definizione del bene: or<strong>di</strong>ne, relazione or<strong>di</strong>nata, per far sì che<br />
tutto dentro e fuori <strong>di</strong> noi si muova <strong>di</strong> un movimento rotatorio, <strong>il</strong> movimento che <strong>di</strong>ce l’armonia e che<br />
produce la sfera, la figura perfetta.<br />
Siccome nella sua danza alla ricerca dell’armonia la natura si muove secondo un movimento impersonale,<br />
talora in essa avvengono degli errori, alcuni con effetti devastanti. Ma attenzione: lo stesso movimento<br />
della natura alla ricerca <strong>di</strong> relazioni or<strong>di</strong>nate produce nella coscienza umana <strong>il</strong> desiderio, <strong>di</strong>rei quasi <strong>il</strong><br />
bisogno, <strong>di</strong> aiutare le vittime <strong>di</strong> queste casualità. Il bene, la volontà <strong>di</strong> fare <strong>il</strong> bene, non nasce dalla nostra<br />
buona volontà, ma molto più profondamente dal nostro essere natura-physis. Il fondamento dell’etica è<br />
fisico.<br />
Il destino <strong>di</strong> vita immortale della persona viene strappato alla religione e consegnato all’etica, la quale,<br />
però, a sua volta non si fonda su se stessa ma rimanda all’or<strong>di</strong>ne naturale, all’essere del mondo,<br />
spiegandosi come traduzione libera e consapevole della medesima logica alla base del cammino dell’essere,<br />
dagli informi gas primor<strong>di</strong>ali alla nostra formazione nel corpo <strong>di</strong> nostra madre.<br />
Benedetto XXVI: “solo se doman<strong>di</strong>amo o se con le nostre domande siamo ra<strong>di</strong>cali, così ra<strong>di</strong>cali come deve<br />
essere ra<strong>di</strong>cale la teologia, possiamo sperare <strong>di</strong> ottenere delle risposte”.<br />
Fare davvero <strong>il</strong> teo-logo, cioè uno che pensa Dio in modo Logico, <strong>il</strong> theos nella luce del Logos.<br />
Credo nella parresia, nella franchezza della comunicazione.
Lo devo fare, perché voglio servire la verità, Simone We<strong>il</strong> <strong>di</strong>ceva: “bisogna ripensare daccapo la nozione <strong>di</strong><br />
fede”.<br />
Espongo alcune idee che sono in <strong>di</strong>saccordo con la dottrina cattolica ma che a mio avviso esprimono più<br />
adeguatamente <strong>il</strong> senso ultimo del Cristianesimo:<br />
1) La creazione dell’anima umana da parte <strong>di</strong> Dio senza nessun concorso dei genitori.<br />
2) Il peccato originale.<br />
3) La resurrezione della carne.<br />
4) La dannazione eterna nell’inferno.<br />
Queste quattro questioni dottrinali <strong>di</strong>stanziano <strong>il</strong> mio pensiero dall’ortodossia cattolica. Insegna Platone<br />
che “la confutazione è la più grande e la più potente delle purificazioni”.<br />
Proprio l’esercizio onesto e <strong>di</strong>sinteressato del Logos porta a constatare che ciò che stab<strong>il</strong>isce la chiesa,<br />
anche ai più alti livelli, non è sempre la verità.<br />
E <strong>il</strong> movimento dello Spirito che conduce verso la verità tutta intera.<br />
L’amore per la verità deve essere superiore a ogni cosa, anche al rispetto formale per la dottrina<br />
consolidata della chiesa.<br />
Con <strong>il</strong> termine latino novissimi si intendono in teologia le realtà ultime cui non seguirà più nulla, <strong>il</strong><br />
compimento definitivo dell’essere.<br />
I novissimi, infatti, non si sa <strong>di</strong> preciso neppure quanti siano. Il compen<strong>di</strong>o del catechismo del 2005 <strong>di</strong>ce che<br />
sono quattro: morte, giu<strong>di</strong>zio, inferno, para<strong>di</strong>so. No si capisce, però, perché dall’elenco manchi <strong>il</strong><br />
purgatorio, che pure è un dogma <strong>di</strong> fede.<br />
Io mi chiedo se non si debba aggiungere almeno in via ipotetica anche <strong>il</strong> limbo. Ne viene che, rispetto al<br />
catechismo, i novissimi potrebbero risultare <strong>il</strong> triplo, configurati più o meno così: morte, giu<strong>di</strong>zio<br />
particolare, limbo, inferno, purgatorio, para<strong>di</strong>so, comunità pellegrinante dei beati, parusia, risurrezione dei<br />
morti, giu<strong>di</strong>zio universale, fine del mondo, palingenesi (cieli e terra nuovi).<br />
Tommaso d’Aquino <strong>di</strong>ce: “gli angeli sono purissime sostanze spirituali, e le sostanze spirituali, com’è ovvio,<br />
non mangiano e non devono.<br />
La nostra situazione è caratterizzata dal fatto che non sappiamo nulla sulla vita oltre la morte,<br />
semplicemente la cre<strong>di</strong>amo o non la cre<strong>di</strong>amo.<br />
Il cielo è sempre stato una delle metafore priv<strong>il</strong>egiate per parlare del <strong>di</strong>vino. Oggi, però, si sa che quel cielo<br />
composto <strong>di</strong> un quinto elemento speciale non esiste, si sa che non c’è nessun etere, e quin<strong>di</strong> nessun<br />
firmamento, nessun luogo fermo dove poggiare con sicurezza i pie<strong>di</strong> del corpo umano risorto.<br />
Il car<strong>di</strong>nale Cam<strong>il</strong>lo Ruini ha <strong>di</strong>chiarato che l’escatologia cristiana non può “rimanere agganciata a schemi<br />
cosmologici ormai da gran tempo superati”.<br />
Ci troviamo <strong>di</strong> fronte a una nebbia concettuale. Si legge nell’e<strong>di</strong>zione della Torah: “non presente nella<br />
Bibbia in sé, ma <strong>di</strong> centrale importanza nella tra<strong>di</strong>zione successiva, è la visione greca che gli essere umani<br />
sono un composto <strong>di</strong> due sostanze – un corpo materiale e un’anima spirituale – e che l’elemento che non<br />
muore è l’anima. Essa lascia <strong>il</strong> corpo alla morte e gode <strong>di</strong> vita eterna con <strong>di</strong>o.<br />
Tra le due dottrine gemelle della risurrezione corporea e dell’immortalità spirituale, la f<strong>il</strong>osofia ebraica<br />
me<strong>di</strong>evale (particolarmente nel pensiero <strong>di</strong> Maimonide) e la mistica ebraica, chiaramente preferiscono la<br />
seconda. La gran parte dei pensatori ebrei moderni concordano con questa pred<strong>il</strong>ezione”.<br />
Che Gesù sia risorto, del resto, è un’affermazione su cui c’è ben poco da <strong>di</strong>re, solo prendere o lasciare.<br />
Io mi chiedo, però, come sia possib<strong>il</strong>e allora parlare <strong>di</strong> Dio come Logos, visto questa sua impenetrab<strong>il</strong>ità:<br />
non si può <strong>di</strong>re che una volta è Logos, e un’altra non lo è. Se poi aggiungiamo <strong>il</strong> fatto che oggi, su sei m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> uomini, più <strong>di</strong> due terzi non sono cristiani e quin<strong>di</strong> non accettano la risurrezione <strong>di</strong> Gesù quale soluzione<br />
al problema della morte, la necessità <strong>di</strong> un’altra via si impone.<br />
L’obbiettivo <strong>di</strong> questo libro consiste nel mostrare che <strong>il</strong> legame <strong>di</strong> Dio con l’umanità è basato su una realtà<br />
molto più solida che non singoli eventi storici, siano pure gli eventi della morte e della resurrezione <strong>di</strong> Gesù.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un legame ontologico, concernente sia <strong>il</strong> corpo sia l’anima, l’intero della nostra realtà, e che per<br />
questo è qualcosa <strong>di</strong> semplicemente in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>e.<br />
Il cielo vive dentro <strong>di</strong> noi, sono gli spazi limpi<strong>di</strong> della nostra anima.
Il cielo traduce <strong>il</strong> desiderio dell’anima umana <strong>di</strong> voler essere or<strong>di</strong>nata, pura, senza veli, così come i pitagorici<br />
pensavano fossero gli astri. E se l’anima vuole essere così, è perché già, almeno in parte, lo è.<br />
Ma, come ognuno si rende conto da sé, tutta la partita si gioca sul concetto dell’anima, in particolare <strong>di</strong><br />
anima spirituale.<br />
La vita eterna è <strong>il</strong> tema principale della teologia. L’eternità non è dopo, è ora ed è qui. Se non fosse ora e<br />
qui, l’eternità non sarebbe tale, sarebbe solo tempo prolungato.<br />
La vita eterna è l’argomento più decisivo tra quelli che portano gli uomini a credere in Dio. E per questo che<br />
avverto l’esigenza <strong>di</strong> un’impostazione nuova della teologia, che chiamo TEOLOGIA UNIVERSALE. Con<br />
teologia universale intendo un <strong>di</strong>scorso su Dio e la nostra reale relazione con lui quin<strong>di</strong> vera e propria<br />
teologia, ma tale da essere condotta a partire dai dati della ragione. La ragione, ovviamente, non è da<br />
intendersi nel senso ristretto del razionalismo positivista secondo cui è vero solo ciò che può<br />
materialmente verificarsi, col risultato che appare vero solo ciò che afferma la scienza e la conseguente<br />
riduzione del concetto <strong>di</strong> verità a quello, in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e ma più ristretto, <strong>di</strong> esattezza. Ragione è da<br />
intendersi nel più ampio senso speculativo <strong>di</strong> intelletto + coscienza morale, ciò che Kant definiva “ragione<br />
pratica”, secondo cui è vero anche ciò che non si può <strong>di</strong>rettamente verificare ma che per la sua intrinseca<br />
nob<strong>il</strong>tà, per la sua intrinseca bellezza morale, per la sua intrinseca capacità <strong>di</strong> produrre <strong>il</strong> bene, muove e<br />
riempie le nostre vite, e <strong>di</strong> cui Hegel parlava col nome <strong>di</strong> “spirito”. Verità come esattezza + sapienza. Verità<br />
alla quale si giunge con un lavoro con solo intellettuale, ma anche morale. E’ come saggio <strong>di</strong> teologia<br />
universale che intendo costruire <strong>il</strong> mio <strong>di</strong>scorso sull’anima e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> destino.<br />
2 – Esistenza dell’anima<br />
Io penso che <strong>di</strong>etro al termine anima, la cui etimologia deriva da anemos cioè vento, vi sia la percezione<br />
della particolare complessità del fenomeno umano, ciò che Plotino coglieva col <strong>di</strong>re che “certamente<br />
l’uomo non è un essere semplice”. La categoria <strong>di</strong> anima esprime <strong>il</strong> pensiero della specifica <strong>di</strong>fferenza<br />
dell’uomo rispetto al mondo, ovvero <strong>il</strong> pensiero della libertà, perché solo l’uomo, in tutto <strong>il</strong> mondo<br />
conosciuto, può toccare la libertà.<br />
Affermare l’anima significa sostenere che, per quanto legato al corpo, l’uomo è in grado, se lo vuole, <strong>di</strong><br />
trascendere le sue necessità e <strong>di</strong> vincerle. Noi siamo più del mondo, noi siamo liberi.<br />
Uomo – Mondo = x. L’anima è <strong>il</strong> termine che più spesso è stato e viene ancora ut<strong>il</strong>izzato per esprimere<br />
questa x, l’incognita che scaturisce sottraendo all’uomo tutto quanto proviene dalla materia-mater.<br />
Il lavoro della natura-physis non è riducib<strong>il</strong>e alla sola materia, in quanto può produrre un livello superiore <strong>di</strong><br />
essere, lo spirito, definib<strong>il</strong>e come la vita dell’energia a prescindere della materia, e quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong><br />
sussistere anche dopo la <strong>di</strong>ssoluzione della materia del nostro corpo.<br />
Io ritengo che guardare all’anima come a una cosa, come a una sostanza separata dal resto del corpo, sia<br />
insostenib<strong>il</strong>e alla luce <strong>di</strong> una corretta visione dell’essere.<br />
Io ritengo, come già alcuni teologi del passato tra cui Antonio Rosmini, che i genitori abbiano molto a che<br />
fare con la generazione dell’anima spirituale dei loro figli. L’anima spirituale è da pensarsi non come una<br />
sostanza separata che proviene dall’esterno ma come una peculiare configurazione dell’unica energia che ci<br />
costituisce.<br />
Antichi Egizi conoscevano cinque termini per parlare della <strong>di</strong>mensione interiore dell’uomo, <strong>il</strong> ba (anima), lo<br />
akh (lo spirito), <strong>il</strong> ka (la potenza vitale), <strong>il</strong> nome, l’ombra.<br />
L’essere è uno e unico per ogni fenomeno pensab<strong>il</strong>e, per le stelle, <strong>il</strong> mare, gli alberi, le gazzelle, gli uomini, e<br />
questo essere uno e unico si chiama energia. A questo livello non vi è nessuna <strong>di</strong>fferenza dell’uomo rispetto<br />
al mondo. La <strong>di</strong>fferenza sorge quando si comincia a considerare la concreta configurazione con cui l’energia<br />
si presenta come materia.<br />
L’anima, si spiega come <strong>il</strong> surplus <strong>di</strong> energia rispetto alla configurazione materiale del corpo. Se qui sulla<br />
Terra, e chissà in quale altra fucina cosmica nello spazio, è potuta scaturire la vita, lo si deve allo scarto tra<br />
calore prodotto dal movimento atomico e la configurazione materiale a cui tale movimento dà origine.<br />
Questo scarto, questo avanzo, questo surplus <strong>di</strong> energia, è <strong>il</strong> segreto della vita: è l’anima.<br />
Di essa si sono <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong>versi livelli, <strong>di</strong> cui i primi due sono l’anima vegetativa e l’anima sensitiva.<br />
Le piante, in quanto esseri viventi, sono per ciò stesso dotate <strong>di</strong> un’anima, l’anima vegetativa.
Anche gli animali hanno un’anima. Negare che abbiano un’anima significa negare che siano vivi. In loro<br />
rispetto alle piante vi è un livello superiore dell’anima, l’anima sensitiva, che contiene in sé le proprietà<br />
dell’anima vegetativa ma le supera. Le anime degli animali si <strong>di</strong>spongono gerarchicamente. Man mano che<br />
si sale nella scala evolutiva gli animali presentano un’anima più raffinata, più ricca, più sensib<strong>il</strong>e. Aumenta <strong>il</strong><br />
grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza della materia.<br />
La teoria oggi dominante tra i biologi sostiene che <strong>di</strong>scen<strong>di</strong>amo tutti, tutti noi viventi, piante comprese, da<br />
un progenitore comune, un “minuscolo microbio” vissuto quattro m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni fa.<br />
L’anima vegetativa negli uomini appare me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> controllo del sistema respiratorio, <strong>di</strong> quello <strong>di</strong>rigente e<br />
<strong>di</strong> tutti gli altri meccanismi inconsapevoli che governano la nostra fisiologia.<br />
L’anima sensitiva negli uomini si chiama carattere, temperamento, psiche.<br />
Ma in noi c’è anche qualcosa <strong>di</strong> più, qualcosa <strong>di</strong> superiore rispetto a questi primi livelli dell’essere.<br />
In noi vive la luce dell’intelletto. Noi rappresentiamo <strong>il</strong> livello superiore della struttura, <strong>il</strong> livello superiore<br />
dell’essere che <strong>di</strong>viene consapevolezza, viene espressa col termine mente, dentro cui sono racchiusi altri<br />
termini quali intelligenza, intelletto, coscienza, autoconoscenza, ragione. Livello espresso me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong><br />
termine <strong>di</strong> anima razionale.<br />
L’anima razionale viene formata e modellata per lo più dalla famiglia d’origine, la quale, però a sua volta<br />
risente della particolare cultura nella quale è inserita, della città e della nazione da cui viene. All’interno <strong>di</strong><br />
una nazione esistono poi <strong>di</strong>fferenti caratteri regionali, e questi sono a loro volta <strong>di</strong>versi da città a città.<br />
Tutte le componenti constribuiscono a formare quel livello <strong>di</strong> energia consapevole che chiamiamo anima<br />
razionale.<br />
La mente produce a sua volta un grado superiore <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne, caratterizzato da una sempre maggiore<br />
informazione e libertà, che si manifesta come creatività in forma <strong>di</strong> scienza, arte, musica, pensiero. Lo<br />
spirito è l’emozione dell’intelligenza che si trasferisce in <strong>suo</strong>no e produce la musica immortale dei concerti<br />
<strong>di</strong> Mozart; lo spirito è l’emozione dell’intelligenza che si trasferisce in colore e produce i cieli stellati e i<br />
campi maturi <strong>di</strong> Van Gogh; lo spirito è l’emozione dell’intelligenza per l’or<strong>di</strong>ne e la simmetria del mondo<br />
che si trasferisce in ricerca scientifica e che fece parlare Einstein <strong>di</strong> “ammirazione estasiata delle leggi della<br />
natura”; lo spirito è l’emozione dell’intelligenza per la nob<strong>il</strong>tà della legge morale che si trasferisce in<br />
f<strong>il</strong>osofia e produce la perfetta giustizia dell’imperativo categorico kantiano; lo spirito è l’emozione<br />
dell’intelligenza per <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> fratellanza e <strong>di</strong> unità del genere umano che si trasferisce nella ragione e dà la<br />
formula universale della regola d’oro; lo spirito è l’emozione dell’intelligenza <strong>di</strong> fronte alla bellezza e<br />
l’armonia dell’essere, l’emozione <strong>di</strong> vederla, <strong>di</strong> esserne parte e <strong>di</strong> poterla riprodurre me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> proprio<br />
lavoro.<br />
Questo lavoro, che costituisce la <strong>di</strong>fferenza tra composizione del mondo (mente razionale) e creazione <strong>di</strong><br />
qualcosa che nel mondo prima non c’era, è stato visto dagli uomini già molti secoli fa ed espresso me<strong>di</strong>ante<br />
<strong>il</strong> termine spirito, la punta dell’anima.<br />
Lo spirito richiede la salute fisica e <strong>il</strong> lavoro a pieno regime dell’intelligenza e della volontà, è intelligenza<br />
che vuole ed è volontà che pensa, <strong>di</strong> questa totale consacrazione dell’uomo a qualcosa <strong>di</strong> più grande <strong>di</strong> sé,<br />
la tra<strong>di</strong>zione spirituale parla in termini <strong>di</strong> cuore. Cuore è <strong>il</strong> termine che esprime al meglio la totale<br />
de<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> sé da parte dell’uomo alla <strong>di</strong>mensione dello spirito. E <strong>il</strong> cuore è l’organo spirituale per<br />
eccellenza.<br />
Proprio perché l’essere è relazione, è così importante l’amore. Tutto infatti si gioca sull’amore. L’uomo<br />
legandosi a una donna, e la donna legandosi a un uomo, in de<strong>di</strong>zione totale e sfidando lo scorrere del<br />
tempo col voler sussistere per sempre nel loro legame, creano qualcosa <strong>di</strong> nuovo, una molecola spirituale,<br />
così come l’idrogeno e l’ossigeno creano qualcosa <strong>di</strong> nuovo, la molecola dell’acqua.<br />
Le relazioni hanno prodotto legami, e i legami hanno prodotto sostanze.<br />
Il grande insegnamento del giovane Agostino rivive nei secoli me<strong>di</strong>evali con Ugo <strong>di</strong> San Vittore:”salire a Dio<br />
significa entrare in se stesso, non solo per penetrarvi, ma per trascenderlo nel proprio intimo. Chi<br />
intimamente penetra in se stesso e, attraversandosi, si eleva al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> sé medesimo, costui veramente<br />
sale a Dio”.<br />
Il precetto delfico, “conosci te stesso”, è decisivo. Esso riguarda la conoscenza della sapienza che ci ha<br />
creati e che abita dentro <strong>di</strong> noi come forma del nostro corpo e luce della nostra mente. Per <strong>il</strong> cristianesimo<br />
<strong>il</strong> nostro compito consiste nel modellare la nostra libertà su <strong>di</strong> essa, compiendo, ognuno nel <strong>suo</strong> piccolo, <strong>il</strong><br />
senso dell’essere.
3 – Origine dell’anima<br />
Dividendo le teorie secondo le quali l’anima viene dall’alto, cioè da Dio, da quelle secondo le quali viene dal<br />
basso, cioè dal mondo; io mi colloco tra coloro che appartengono al secondo campo, sostenendo che<br />
l’anima, anche nella sua <strong>di</strong>mensione spirituale, viene dal mondo, cioè solo in<strong>di</strong>rettamente da Dio, e che<br />
però conduce, se attuata in tutte le sue potenzialità, <strong>di</strong>rettamente a Dio.<br />
L’origine dell’anima spirituale <strong>di</strong>rettamente da Dio è stata pensata in molti mo<strong>di</strong> lungo la storia. Le anime<br />
poi congiungono ai corpi ognuna nel tempo prefissato secondo un destino che a nessuno è dato conoscere,<br />
come paracadutisti su un aereo ai quali verrà detto <strong>di</strong> buttarsi ma senza che sappiano quando, dove e<br />
perché. E’ stata l’opinione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> pensatori.<br />
Vi sono stati coloro che hanno pensato l’origine delle anime come emanazione della stessa sostanza <strong>di</strong>vina,<br />
ritenendo che Dio non crei le anime dal nulla come se fossero pietre, ma le tragga da se stesso, le modelli<br />
con la stessa pasta <strong>di</strong> cui è fatto lui, sicché l’anima è un frammento <strong>di</strong> Dio.<br />
Vi sono stati infine coloro che hanno pensato che l’anima venga creata <strong>di</strong>rettamente da Dio a partire dal<br />
nulla, o nell’istante stesso del concepimento del corpo (posizione o<strong>di</strong>erna della chiesa cattolica) o poco<br />
tempo dopo (posizione <strong>di</strong> Tommaso d’Aquino, dell’ebraismo ortodosso e dell’islam, che pongono la<br />
creazione e l’infusione dell’anima spirituale quaranta giorni dopo <strong>il</strong> concepimento, seguendo una tra<strong>di</strong>zione<br />
che risale almeno a Pitagora, secondo cui “l’embrione prende forma in quaranta giorni”). Tale posizione,<br />
detta tecnicamente creazionismo, è la tesi ufficialmente assunta dalla Chiesa cattolica fin dall’inizio del<br />
quinto secolo.<br />
Io con<strong>di</strong>vido <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista secondo cui l’anima nasce insieme al corpo con l’esclusione <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong><br />
preesistenza. Non ritengo invece razionalmente sostenib<strong>il</strong>e l’interpretazione della nascita dell’anima come<br />
<strong>di</strong>retta creazione da parte <strong>di</strong> Dio senza alcun concorso dei genitori.<br />
Non ho dubbi che tutti i tentativi <strong>di</strong> provare che è possib<strong>il</strong>e ricordare qualcosa delle vite precedenti, che<br />
basta concentrarsi per vedere affiorare la reminiscenza <strong>di</strong> quando eravamo qualcun altro, sono solo<br />
<strong>il</strong>lusioni. La realtà è che la storia della coscienza, con tutte le esperienze fatte e le persone amate, se si<br />
rinasce nuovamente nel tempo, viene azzerata.<br />
Questa prospettiva pensa <strong>il</strong> tempo come una ruota, come una giostra che eternamente ritorna, senza<br />
costruire nulla <strong>di</strong> nuovo. La legge dell’universo, però, in<strong>di</strong>ca un’altra logica manifesta <strong>di</strong> essere in<strong>di</strong>rizzata a<br />
una crescita continua dell’informazione.<br />
Scrive Tommaso d’Aquino “bisogna senza dubbio confessare che le anime non sonno create prima dei<br />
corpi, ma vengono create nello stesso tempo in cui vengono infuse nei corpi”.<br />
Ognuno si presenta nel mondo con la sua irrepetib<strong>il</strong>e singolarità, non è funzionale a nulla, sta per se stesso,<br />
non recita una parte scritta da altri.<br />
Per esprimere questa singolarità assoluta la dottrina cattolica è giunta ad affermare che ogni anima che<br />
viene al mondo nasce nello stesso momento in cui nasce <strong>il</strong> corpo, aggiungendo che la sua nascita avviene<br />
tramite una <strong>di</strong>retta creazione da parte <strong>di</strong> Dio senza alcun concorso dei genitori. Come ho già scritto, penso<br />
che sia assolutamente da sostenere la prima parte dell’affermazione.<br />
Io sostengo che l’anima è creata da Dio, ma col concorso dei genitori, esattamente come <strong>il</strong> corpo, e questo<br />
per <strong>il</strong> semplice motivo che l’anima e <strong>il</strong> corpo sono la medesima cosa, energia.<br />
Io ritengo, esattamente come la musica o la pittura o <strong>il</strong> Bud<strong>di</strong>smo sono altamente spirituali senza per<br />
questo essere creati <strong>di</strong>rettamente da Dio.<br />
Per avere una reale esperienza spirituale non è necessario superare la materia, uscire dal mondo, andare in<br />
chiesa, isolarsi in un monastero. Può avvenire davanti a un <strong>di</strong>pinto, o ascoltando la musica, o camminando<br />
la mattina presto sulla spiaggia del mare. Può avvenire leggendo la lettera <strong>di</strong> un amico, o sentendo sulla<br />
pelle <strong>il</strong> calore del sole, guardando una foto dei figli lontani, o stringendo la mano mentre dorme alla donna<br />
cui si è legata per sempre la vita. Può avvenire così, e in m<strong>il</strong>le altri mo<strong>di</strong>, questa commozione per lo Spirito<br />
santo della vita che si chiama esperienza spirituale. L’unica cosa veramente in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />
interiore, la vittoria sull’immaginazione sempre confusamente al lavoro dentro <strong>di</strong> noi.<br />
Certo che l’anima è creata da Dio, ma allo stesso modo del corpo e <strong>di</strong> ogni altro oggetto del mondo, cioè<br />
in<strong>di</strong>rettamente, con la me<strong>di</strong>azione dell’impersonale sapienza or<strong>di</strong>natrice che nel <strong>suo</strong> caso si estrinseca<br />
attraverso i corpi dei genitori.<br />
La verità è che non c’è nessuna azione <strong>di</strong>vina che prescinda dal mondo e dalle sue regole. Nessuna.
Dico comunque fin d’ora che ritengo razionalmente impossib<strong>il</strong>e sostenere che l’anima sia immortale perché<br />
viene <strong>di</strong>rettamente da Dio, visto che nulla viene <strong>di</strong>rettamente da Dio, ma tutto viene in<strong>di</strong>rettamente da Dio<br />
tramite la me<strong>di</strong>azione del mondo.<br />
Io penso che è dal mondo e dalla sua sapienza che provengono sia la spiritualità dell’anima sia la sua<br />
immortalità, senza alcun bisogno <strong>di</strong> chiamare in causa ulteriori e continui interventi <strong>di</strong>retti da parte <strong>di</strong> Dio,<br />
non perché Dio non debba o non voglia intervenire, ma perché lo fa già, oggi come <strong>il</strong> primo giorno della<br />
storia dell’universo, me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> sempre rinnovato atto creativo.<br />
Sarebbe meglio parlare <strong>di</strong> questa teoria come generazionismo, nel senso che l’anima è generata insieme al<br />
corpo dal padre e dalla madre, dai genitori, che proprio per questo si chiamano così, perché generano. E la<br />
cosa è evidente, perché anima e corpo all’inizio non si <strong>di</strong>stinguono, sono la medesima energia primor<strong>di</strong>ale,<br />
materia mater, natura naturans.<br />
Coloro che hanno sostenuto che l’anima dei figli viene generata dai genitori si <strong>di</strong>vidono a loro volta tra chi<br />
pensa la generazione dell’anima in termini corporei e chi in termini spirituali.<br />
Il più insigne rappresentante della prima corrente è Tertulliano, <strong>il</strong> quale pensa l’anima come corpo<br />
materiale concepito per mezzo del seme corporeo, come sua derivazione materiale:l’origine dell’anima è lo<br />
sperma paterno.<br />
L’altra posizione è quella alla quale aderisco. Essa afferma che la sostanza spirituale dell’anima deriva<br />
dall’anima e dal corpo dei genitori nello stesso momento della generazione del corpo.<br />
In che modo l’anima viene al mondo? Me<strong>di</strong>ante la generazione umana, la stessa che dà origine al corpo.<br />
Come sono all’origine del corpo, allo stesso modo i genitori sono all’origine dell’anima. La nostra<br />
<strong>di</strong>mensione psichica <strong>di</strong>pende ra<strong>di</strong>calmente, così come la <strong>di</strong>mensione fisica, da chi ci ha dato la vita.<br />
Se l’anima spirituale viene dall’essere del mondo, <strong>il</strong> corpo e l’anima sono la medesima sostanza: <strong>il</strong> corpo è<br />
energia sotto forma <strong>di</strong> materia, l’anima è energia allo stato libero. Educata rettamente, essa da sensib<strong>il</strong>e<br />
<strong>di</strong>viene razionale, poi spirituale, infine, attratta dalla grazia me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> fascino dell’Idea del bene, <strong>di</strong>viene<br />
spirituale in modo tale da volere sempre e solo <strong>il</strong> bene e la giustizia. Come Dio.<br />
Dio non infonde <strong>di</strong>rettamente l’anima. Chi pensa così, chi pensa che Dio infonda <strong>di</strong>rettamente l’anima<br />
spirituale e immortale al primo istante del concepimento umano, pensa l’anima come una sostanza<br />
separata, e si fa sostenitore <strong>di</strong> una teoria concepib<strong>il</strong>e solo al prezzo <strong>di</strong> ipotizzare un continuo via vai <strong>di</strong><br />
anime che ogni secondo scendono dal cielo.<br />
Ma se non <strong>di</strong>scende <strong>di</strong>rettamente da Dio, non per questo l’anima spirituale non esiste. Esiste, e se ne può<br />
pensare l’origine a partire dal basso, cioè dall’analisi dell’esistenza naturale nella sua concretezza.<br />
Un essere umano nasce e nascendo, per <strong>il</strong> fatto stesso <strong>di</strong> essere vivo, ha l’anima come principio <strong>di</strong> vita,<br />
l’anima vegetativa come le piante che controlla le funzioni vitali come per esempio, <strong>il</strong> battito del cuore, <strong>il</strong><br />
metabolismo, la respirazione. Dopo alcuni giorni si sv<strong>il</strong>uppa in lui, in associazione alla nascita dei primi<br />
elementi del sistema nervoso, la base biologica per l’anima sensitiva, la stessa degli animali che controlla<br />
altre funzioni come l’appetito o a partire dell’adolescenza, l’impulso all’accoppiamento. Quando si entra in<br />
contatto con la cultura me<strong>di</strong>ante la famiglia, la scuola e la società, l’energia attinge <strong>il</strong> livello superiore della<br />
razionalità e, solo a questo punto, si può parlare <strong>di</strong> anima razionale. Molti essere umani si trovano a questo<br />
livello, più su della vita vegetale e animale, ma senza essere giunti al superiore livello della vita spirituale. La<br />
loro ragione è al servizio delle passioni e degli istinti. Schiavi del proprio Io animale e dei <strong>suo</strong>i appetiti. C’è<br />
anche una modalità <strong>di</strong> vivere la religione che si trova questo livello, senza alcun contatto con la <strong>di</strong>mensione<br />
spirituale.<br />
Ma esiste un livello superiore, quello dello spirito, della libertà creativa. Si attinge questo livello entrando<br />
nella vita della cultura non più esteriormente, ma partecipandone interiormente. La cultura non è più<br />
eru<strong>di</strong>zione e prestigio, neppure estetismo, la cultura ora <strong>di</strong>viene bisogno intimo dell’anima, vive della<br />
solitu<strong>di</strong>ne, del colloquio personale coi gran<strong>di</strong>. Si <strong>di</strong>venta contemporanei degli scrittori, dei f<strong>il</strong>osofi, dei<br />
pittori, dei musicisti, si incontrano ogni giorno le loro anime. Si vive con loro e <strong>di</strong> loro. I loro pensieri, ora<br />
sotto forma <strong>di</strong> musica, ora <strong>di</strong> colore, ora <strong>di</strong> scrittura, sono anche i nostri, <strong>di</strong>ventano la luce della nostra<br />
energia vitale. Danno forma, or<strong>di</strong>ne, armonia alla nostra vita <strong>di</strong> ogni giorno. Si entra nella comunione<br />
eterna degli spiriti. Quando l’anima giunge a questo livello, conosce la vita spirituale, <strong>di</strong>viene anima<br />
spirituale.<br />
La grande musica, la grande pittura, la grande letteratura, la grande f<strong>il</strong>osofia non passano mai, perché sono<br />
una traccia reale dell’eterno, che i migliori <strong>di</strong> noi hanno saputo restituirci, mentre la cultura legata alla
moda e alla tendenza, nel giro <strong>di</strong> poco tempo è <strong>di</strong>menticata per sempre. E per questo stesso motivo la vera<br />
cultura è anche universale e parla a tutti, tocca <strong>il</strong> cuore <strong>di</strong> tutti. Diceva Mozart “ Tutto è già stato composto,<br />
ma non ancora trascritto”.<br />
Così può avvenire, anzi avviene <strong>di</strong> frequente, che un uomo semplice sia più ricco <strong>di</strong> spirito e <strong>di</strong> sapienza<br />
rispetto a un dotto professore universitario. La sapienza spirituale è la coscienza acquistata e praticata della<br />
vita come equ<strong>il</strong>ibrio e come relazioni buone, durevoli, affidab<strong>il</strong>i, proprio come un paio <strong>di</strong> scarpe <strong>di</strong> ottima<br />
qualità con quali puoi camminare per anni, sicuro che non ti tra<strong>di</strong>ranno mai.<br />
Più sale <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne dell’energia che si esprime come anima, più sale <strong>il</strong> livello raggiunto dell’anima.<br />
L’ultimo livello è lo spirito. Il vertice dello spirito è <strong>il</strong> livello della spiritualità volta al bene, è la santità.<br />
L’anima perfettamente or<strong>di</strong>nata e <strong>di</strong>sciplinata entra nello spirito santo, è spirito santo. L’uomo <strong>di</strong>vinizzato è<br />
l’uomo perfettamente realizzato, che vive la pienezza del <strong>suo</strong> essere uomo.<br />
Il f<strong>il</strong>osofo confuciano Meng-Tzu (Mencio), vissuto nel III secolo a.c. scrive “Colui che va in fondo al proprio<br />
cuore, conosce la sua natura, e conoscendo la sua natura, conosce <strong>il</strong> cielo”. Commento <strong>di</strong> Chu Hsi, un<br />
pensatore neoconfuciano morto nel 1200: “Il cuore è l’intelligenza spirituale, con la quale l’uomo contiene<br />
tutti i principi ed è in corrispondenza con tutte le cose. E’ per natura che <strong>il</strong> cuore contiene i principi ed <strong>il</strong><br />
Cielo la fonte dei principi”.<br />
Metrodoro, <strong>di</strong>scepolo e amico <strong>di</strong> Epicureo, contemporaneo <strong>di</strong> Mencio: “Ricordati che, benché tu sia<br />
mortale e abbia una vita limitata, tuttavia ti sei elevato, con la contemplazione della natura, fino all’infinità<br />
del tempo e dello spazio e hai visto tutto <strong>il</strong> passato e tutto <strong>il</strong> futuro.<br />
E’ una tale festa raggiungere la pienezza dell’essere, della vita buona e bella (la vita, infatti, è bella solo se è<br />
anche buona), che per poterla esprimere gli uomini hanno sentito <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> una categoria ontologica<br />
speciale e hanno parlato <strong>di</strong> <strong>di</strong>vino.<br />
Pienezza della vita = <strong>di</strong>vino.<br />
Il livello più alto, più informato, più complesso dell’energia, si chiama spirito.<br />
In questa prospettiva l’origine dell’anima spirituale va posta in stretta unione con <strong>il</strong> corpo e quin<strong>di</strong> con i<br />
genitori, sia nella generazione fisica sia nella generazione spirituale <strong>di</strong> cui essi sono chiamati a prendersi<br />
ininterrottamente cura. L’anima <strong>di</strong>venta spirituale solo a contatto con lo spirito, vale a <strong>di</strong>re solo a contatto<br />
con la piena umanità, perché è l’uomo lo strumento dello spirito, anche dello spirito santo.<br />
Rapporto tra Dio e <strong>il</strong> mondo: io non ritengo <strong>di</strong>retto ma sempre me<strong>di</strong>ato della Sapienza.<br />
Tutto ciò che vive è animato, ha un’anima: le piante hanno <strong>il</strong> primo livello, gli animali <strong>il</strong> primo e <strong>il</strong> secondo,<br />
gli essere umani una varietà che sod<strong>di</strong>sfa tutti i gusti. I molteplici livelli <strong>di</strong>pendono sia dalla quantità sia<br />
dall’or<strong>di</strong>ne dell’energia. Un elefante ha una quantità maggiore <strong>di</strong> energia rispetto all’uomo, ma l’energia<br />
dell’uomo è superiore, cioè produce più lavoro, grazie al <strong>suo</strong> essere più or<strong>di</strong>nata. La capacità <strong>di</strong> produrre<br />
lavoro, come è noto, è la definizione <strong>di</strong> energia.<br />
Ho affermato che Dio non infonde l’anima, ciò che Dio crea, e crea da sempre, è l’energia e le leggi che ne<br />
regolano <strong>il</strong> <strong>di</strong>namismo. Dio vuole una vita cosciente e libera <strong>di</strong> fronte a sé.<br />
Il perfetto or<strong>di</strong>ne che la sua energia ha assunto fa aderire l’uomo alla pienezza dell’essere, l’essere della<br />
libertà compiuta come bene e come giustizia.<br />
Più c’è or<strong>di</strong>ne, più sale la qualità dell’anima. La quantità e la qualità <strong>di</strong> energia or<strong>di</strong>nata produce <strong>di</strong>versi<br />
livelli ontologici dell’anima. Ho mostrato che se ne possano dare cinque: anima vegetativa, anima sensitiva,<br />
anima razionale, anima spirituale, anima spirituale unificata dal volere sempre e solo <strong>il</strong> bene e la giustizia.<br />
Essendo un essere vivente, è evidente che l’embrione ha l’anima. Non esiste nulla <strong>di</strong> vivo che non abbia<br />
l’anima, essendo l’anima esattamente ciò che <strong>di</strong>ce la presenza della vita, ma si tratta del primo elementare<br />
livello dell’anima, l’anima vegetativa: non si tratta ancora né dell’anima sensitiva, che invece si deve<br />
supporre nel feto per l’avvenuto sv<strong>il</strong>uppo del sistema nervoso, né dell’anima razionale, che matura come<br />
tale solo dopo la nascita e con l’educazione.<br />
Occorre precisare che non ci sono <strong>di</strong>verse anime, ma <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> della medesima anima, della medesima<br />
energia che trascende l’espressione corporea.<br />
E’ per questo che sia l’aborto sia la soppressione <strong>di</strong> embrioni umani precedentemente creati sono<br />
eticamente condannab<strong>il</strong>i.<br />
4 – Immortalità dell’anima
L’immortalità <strong>di</strong> cui vado alla ricerca non è metaforica, concerne <strong>il</strong> mio Io e scaturisce dal mio stesso essere.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista teoretico, mi chiedo se <strong>il</strong> pensiero dell’immortalità dell’anima sia degno <strong>di</strong> un intelletto<br />
consapevole del mondo e delle leggi che in esso regolano la vita. Dal punto <strong>di</strong> vista morale, mi chiedo se sia<br />
degno <strong>di</strong> un uomo maturo o non sia un trucco dell’immaginazione per superare in qualche maniera la paura<br />
del nulla e della morte. Dal punto <strong>di</strong> vista spirituale mi chiedo se sia degno <strong>di</strong> una coscienza che abbia<br />
un’adeguata percezione della sua pochezza <strong>di</strong> fronte all’immensità <strong>di</strong>vina.<br />
Io penso che la legittimità <strong>di</strong> affermare una vita oltre la morte sia data dalle quattro <strong>di</strong>scontinuità che<br />
definiscono <strong>il</strong> cammino compiuto dall’essere-energia a partire dal momento dell’inizio della sua<br />
espansione:<br />
- <strong>il</strong> passaggio dal minuscolo puntino cosmico all’origine del big bang alla vastità dell’essere;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dalla materia inerte alla vita;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dalla vita naturale all’intelligenza;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dall’intelligenza autoreferenziale alla morale e alla spirituale.<br />
La mentalità del miracolo (e dello straor<strong>di</strong>nario) fa molto male all’autentica spiritualità. C’è bisogno, al<br />
contrario, <strong>di</strong> guardare al mondo per quello che è, alla sua struttura stupefacente che la scienza<br />
contemporanea ci aiuta sempre meglio a conoscere.<br />
Tra le quattro <strong>di</strong>scontinuità mi soffermo dapprima sul secondo passaggio, la comparsa della vita. La realtà è<br />
quella che onestamente riconosce Daniel Altschuler, che pure pone ancora <strong>il</strong> caso alla base dell’evoluzione:<br />
“con ogni probab<strong>il</strong>ità, c’è qualcosa che ancora ci sfugge e che quando lo scopriremo, ci mostrerà chela vita<br />
non è <strong>il</strong> prodotto <strong>di</strong> eventi casuali, ma <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> leggi naturali”.<br />
Soffermiamoci sul terzo passaggio, la comparsa della vita intelligente. Io vedo solo tre possib<strong>il</strong>i risposte: <strong>il</strong><br />
caso, <strong>il</strong> miracolo, la necessità intrinseca. Io sostengo che vi è una finalità intrinseca nella natura. E’ questo<br />
telos intrinseco all’essere del mondo che rende la natura orientata a un or<strong>di</strong>ne e a un’informazione sempre<br />
maggiori.<br />
Prendo atto che siamo su un pianeta che vaga in una zona periferica <strong>di</strong> una qualunque galassia tra i cento<br />
m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> altre galassie dell’universo: prendo atto che all’interno <strong>di</strong> questa galassia <strong>il</strong> nostro sistema solare<br />
è microscopico; che <strong>il</strong> nostro pianeta rispetto al sistema solare è a sua volta microscopico; che la nostra<br />
specie è l’ultimo brevissimo episo<strong>di</strong>o della lunga storia della vita sulla Terra.<br />
Se usciamo dalla logica quantitativa, ed entriamo in quella qualitativa, possiamo comprendere <strong>di</strong> valere<br />
molto <strong>di</strong> più, ontologicamente parlando, <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> sterminate galassie là in alto. Consideriamo le<br />
meraviglie dell’anatomia umana, la complessità incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e della mano o dell’orecchio, la forza degli organi<br />
sessuali, la potenza del cervello generatore della mente, e più ancora come questi organi e molti altri<br />
lavorino insieme a costituire l’or<strong>di</strong>ne stupefacente dell’organismo. Ora pensiamo ai gas primor<strong>di</strong>ali<br />
dell’idrogeno e dell’elio scaturiti inizialmente dal big bang, e consideriamo che <strong>il</strong> nostro corpo, la<br />
complessità che lo abita e lo fa vivere sono venuti da lì.<br />
Se invece si pensa che <strong>il</strong> mondo abbia una sua logica intrinseca <strong>di</strong> tipo impersonale (che io definisco<br />
Principio Or<strong>di</strong>natore) la quale procede in avanti senza curarsi dei singoli, e che <strong>il</strong> motivo <strong>di</strong> ciò sta nel fatto<br />
che <strong>il</strong> Dio personale ha voluto così, quale unica con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la nascita della libertà, allora<br />
la coscienza, per lo meno la mia, <strong>di</strong>viene in grado <strong>di</strong> accettare <strong>il</strong> mondo e la sua logica, una logica<br />
impersonale, cieca, ma comunque positiva e finalizzata alla vita, e alla vita personale. E’ grazie a essa che<br />
noi siamo qui.<br />
Se l’anima sopravvivrà è solo così che va concepita, come puro pensiero.<br />
Ancora oggi l’enigma dell’origine della vita e quello dell’intelligenza restano intatti. Forse un giorno li si<br />
svelerà, e sarà un giorno <strong>di</strong> festa per ogni uomo che ama la verità.<br />
Spinosa: “la mente umana non può essere assolutamente <strong>di</strong>strutta insieme al corpo, ma <strong>di</strong> essa rimane<br />
qualcosa che è eterno”.<br />
Io penso che non sia irragionevole ipotizzare che dalla logica or<strong>di</strong>natrice alla base del processo cosmico si<br />
possa produrre (anzi, si sia già prodotto) un ulteriore livello <strong>di</strong> vita, una quinta <strong>di</strong>scontinuità. Il logos che è<br />
all’inizio <strong>di</strong> tutto è anche alla fine <strong>di</strong> tutto.<br />
Vedere Dio continuamente all’opera è segno <strong>di</strong> immaturità, così come i primitivi, molti m<strong>il</strong>lenni fa,<br />
credevano che gli spiriti fossero sotto ogni sasso.<br />
Che Dio esiste, infatti, è del tutto evidente, ammesso che si comprenda che cosa è in gioco quando si parla<br />
<strong>di</strong> Dio. Dire Dio equivale a <strong>di</strong>re “signore”, “sovrano”, oggi si usa “presidente”.
La vita <strong>di</strong> ogni uomo <strong>di</strong>pende da una serie <strong>di</strong> cose a lui esterne, a partire dalla data e dal luogo <strong>di</strong> nascita,<br />
dal corpo e dal carattere che si è ritrovato. Da m<strong>il</strong>le coincidenze e imprevisti che non si saprà mai se sono<br />
solo casi o destini fissati da sempre. Anche la fine della sua vita perlopiù non <strong>di</strong>pende da lui: come e quando<br />
morirà viene deciso altrove.<br />
C’è una signoria sopra ogni uomo, che egli lo voglia o no, che ne sia consapevole oppure non.<br />
Il problema vero non è se esista o non esista, <strong>il</strong> problema vero è la sua identità, cioè quale sia <strong>il</strong> volto <strong>di</strong><br />
questa realtà ultima da cui la mia vita comunque <strong>di</strong>pende e verso la quale cammina.<br />
Che quin<strong>di</strong> vi sia un principio alla cui logica <strong>il</strong> mondo risponde, la ragione lo può vedere da sé. E chiamo<br />
questo principio Dio, cioè signore, in quanto esso è la necessità che stab<strong>il</strong>isce la signoria alla quale siamo<br />
stati assoggettati nascendo. Io ritengo più ragionevole ammettere l’esistenza <strong>di</strong> un unico principio<br />
or<strong>di</strong>natore, immanente a questo cosmo e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinto dal Dio personale trascendente, che coincide con<br />
l’armonia <strong>di</strong> cui parlava Pitagora, col Logos <strong>di</strong> Eraclito, con l’Hokmà della letteratura sapienziale biblica e le<br />
<strong>di</strong>eci sefirot della Qabbalah, con ciò che gli antichi Egizi chiamavano Maat, i saggi della Cina Tao, i saggi del<br />
Giappone Shinto, l’Induismo e <strong>il</strong> Bud<strong>di</strong>smo Dramma. C’è un principio or<strong>di</strong>natore immanente all’essere, è <strong>il</strong><br />
volto con cui l’eterno si rende presente nel tempo.<br />
Secondo Einstein possiamo esprimere la situazione con un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa,<br />
la religione senza la fede è cieca.<br />
Ritengo sia ragionevole sostenere che la quinta <strong>di</strong>scontinuità all’interno del processo evolutivo dell’energia<br />
cosmica possa condurre a una vita oltre la morte <strong>di</strong> tipo personale.<br />
Ho detto che l’anima accede al livello della spiritualità e <strong>di</strong>viene anima spirituale se e quando entra in<br />
contatto con la <strong>di</strong>mensione spirituale, <strong>il</strong> che può avvenire sia tramite la <strong>di</strong>mensione sociologica del mondo<br />
naturale, sia tramite la <strong>di</strong>mensione culturale del mondo spirituale, si tramite entrambe.<br />
Ho aggiunto che è razionalmente sostenib<strong>il</strong>e l’ipotesi che l’anima che ha raggiunto <strong>il</strong> livello dello spirito non<br />
muoia col venire meno del corpo ma prosegua la sua esistenza personale.<br />
Il caso esiste, e può fare male. Il mondo però, non è in balìa del caso. Il mondo non è governato da una<br />
provvidenza personale, ma è governato.<br />
Che ne sarà <strong>di</strong> tutti gli esseri umani che non hanno potuto raggiungere, a causa della cecità della naturaphysis,<br />
<strong>il</strong> livello <strong>di</strong> anima spirituale? Pretendo che anche per loro, sopratutto per loro, vi sia un futuro <strong>di</strong> vita<br />
personale. Ma esiste un argomento su cui basare la mia pretesa? Io ne ho trovate due. Si tratta <strong>di</strong> un tema<br />
talmente complesso.<br />
Ci sono genitori(ma anche nonni fratelli amici) che prendono la loro anima, la spezzano e nutrono i figli. Io<br />
penso che questo movimento spirituale possa generare lo spirito in chi lo riceve.<br />
Io mi chiedo se non sia possib<strong>il</strong>e ipotizzare una simbiogenesi anche riguardo all’anima spirituale. Si tratta<br />
della capacità umana <strong>di</strong> generare lo spirito.<br />
L’amore degli uomini ha la capacità <strong>di</strong> generare lo spirito.<br />
Mente <strong>il</strong> primo argomento è <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>namico, questo secondo è <strong>di</strong> tipo statico.<br />
Ogni uomo, per <strong>il</strong> fatto stesso <strong>di</strong> essere Uomo, è destinato all’immortalità. Ognuno, a prescindere dalle sue<br />
qualità.<br />
Il lavoro dell’anima, come ogni altro lavoro, attende <strong>di</strong> essere pagato. Se l’anima spirituale compie <strong>il</strong><br />
medesimo lavoro del Principio Or<strong>di</strong>natore <strong>il</strong> cui prodotto è la vita, vivrà. E’ ciò che le religioni, ciascuna a<br />
<strong>suo</strong> modo, chiamano vita eterna o Para<strong>di</strong>so. Se l’anima spirituale volutamente non compie <strong>il</strong> medesimo<br />
lavoro del Principio Or<strong>di</strong>natore, avrà un destino opposto all’or<strong>di</strong>ne che essa ha rifiutato. E’ ciò che le<br />
religioni, ciascuna a su o modo, chiamano Inferno e che si può pensare come punizione eterna (dannazione)<br />
o come punizione temporanea (apocatastasi) o come <strong>di</strong>struzione definitiva dell’anima personale<br />
(annich<strong>il</strong>azione). Se l’anima spirituale compie solo in maniera imperfetta e saltuaria <strong>il</strong> lavoro del Principio<br />
Or<strong>di</strong>natore, necessiterà <strong>di</strong> un’ulteriore purificazione. E’ <strong>il</strong> purgatorio, l’esigenza concettuale del quale viene<br />
sod<strong>di</strong>sfatta da molte religioni e sistemi f<strong>il</strong>osofici me<strong>di</strong>ante la dottrina della reincarnazione.<br />
Se voglio pensare l’eterno correttamente, devo pensare che <strong>il</strong> tempo sia già ora contenuto nell’eterno.<br />
L’eterno non è una cosa che viene dopo, alla fine; ma è la realtà che è da sempre, anche adesso. Anzi, è<br />
solo adesso. L’eternità è la ra<strong>di</strong>ce del tempo, ciò da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. Noi <strong>di</strong>ciamo che<br />
<strong>il</strong> tempo passa: in realtà, ciò che passa siamo noi, perché si consumano i legami che tengono insieme<br />
l’energia <strong>di</strong> cui siamo fatti. Il tempo misura questo nostro passare, questo nostro <strong>di</strong>venire, e in questo<br />
senso non è una grandezza assoluta che esiste in sé da sempre, ma è una grandezza relativa, relativa alle
cose <strong>di</strong> cui misura lo scorrere, e infatti per la misurazione del tempo è sempre necessario un punto <strong>di</strong><br />
riferimento che viene arbitrariamente posto come tempo zero, proprio come nella misurazione dello spazio<br />
abbiamo bisogno <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> riferimento, solidale con un qualche corpo, per esempio la Terra, o <strong>il</strong> Sole,<br />
ecc.<br />
Per giungere alla vera gioia, alla permanente e in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>e gioia <strong>di</strong> vivere, si deve superare se stessi. Per<br />
questo gli autentici maestri dello spirito sono nella gioia e nella pace, e <strong>il</strong> loro volto esprime quiete e dà<br />
serenità. E questo è ciò <strong>di</strong> cui gli uomini hanno bisogno: gioia, pace, quiete, serenità.<br />
Lo scopo della vita è la nascita alla gioia dell’essere, che è la porta dell’eternità, perché chi la vive entra<br />
nell’eternità, dove, una volta entrati, non si esce più. L’anima è giunta a casa.<br />
5 – Salvezza dell’anima<br />
Il <strong>di</strong>scorso sull’anima e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> destino ha condotto al risultato che l’energia costitutiva <strong>di</strong> ogni uomo può<br />
configurarsi fino a raggiungere lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> anima spirituale.<br />
Dobbiamo essere salvati dal peccato.<br />
Le religioni per le quali la salvezza si dà come adesione alla logica che guida <strong>il</strong> mondo, l’Induismo e <strong>il</strong><br />
Confucianesimo, <strong>il</strong> Giainismo e <strong>il</strong> Taoismo, in<strong>di</strong>viduano <strong>il</strong> loro senso nel far conoscere <strong>il</strong> mondo nella sua<br />
verità; la religione è conoscenza. Le religioni per le quali la salvezza si dà come obbe<strong>di</strong>enza alla legge <strong>di</strong>vina,<br />
Ebraismo e Islam, pensano l’uomo come capace <strong>di</strong> adempiere da sé quella legge; la religione è osservanza.<br />
Le religioni per le quali la salvezza si dà come redenzione operata da Dio e ricevuta dall’uomo senza alcun<br />
merito, Cristianesimo, pensano <strong>il</strong> mondo come qualcosa da cui essere strappati e ritengono l’uomo<br />
incapace <strong>di</strong> liberarsi da sé: la religione è grazia.<br />
Nel primo caso, la figura teologica decisiva sarà un maestro (Buddha, Confucio), nel secondo, un legislatore<br />
e un profeta (Mosè, Muhammad), nel terzo un redentore (Cristo). Più <strong>di</strong>minuisce <strong>il</strong> valore salvifico del<br />
mondo, più sale <strong>il</strong> carattere <strong>di</strong>vino del me<strong>di</strong>atore della salvezza: Buddha e Confucio sono solo uomini e la<br />
loro sapienza è del tutto umana; Mosè e Muhammad sono solo uomini ma parlano in nome <strong>di</strong> Dio; Cristo è<br />
egli stesso Dio.<br />
Il fatto è che sulla questione fondamentale della vita umana, cioè <strong>il</strong> <strong>suo</strong> destino eterno, nella dottrina<br />
cristiana non c’è la chiarezza auspicab<strong>il</strong>e.<br />
Quando si pensa veramente la vita, appare necessariamente la contrad<strong>di</strong>zione.<br />
Il peccato originale è un’offesa alla creazione, un insulto alla vita, uno sfregio all’innocenza e alla bontà<br />
della natura, alla sua origine <strong>di</strong>vina.<br />
Ciò che la teologia chiama peccato originale è lo scacco dentro cui e racchiusa la con<strong>di</strong>zione umana, è<br />
l’amarezza della con<strong>di</strong>zione umana, le sue sete inappagata <strong>di</strong> giustizia, <strong>il</strong> compimento che essa postula e la<br />
necessità <strong>di</strong> essere salvata, perché senza una forza più grande che l’attrae come dall’alto l’uomo non esce<br />
da questo labirinto contrad<strong>di</strong>ttorio che è la vita. Questa forza che attrae verso l’alto è <strong>il</strong> fascino che l’Idea<br />
del bene genera dentro <strong>di</strong> noi, e se lo genera è perché noi veniamo da lì essendo <strong>il</strong> bene nient’altro che<br />
or<strong>di</strong>ne, ed essendo anche noi nient’altro che or<strong>di</strong>ne,un insieme or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> relazioni, e per<br />
questo sentiamo che aderire al bene che è or<strong>di</strong>ne significa tornare a casa, che aderire al Principio<br />
Or<strong>di</strong>natore significa pienamente noi stessi.<br />
L’errore della concezione teologica tra<strong>di</strong>zionale sul peccato originale sta nel chiamarlo peccato. Non vi è<br />
nessun peccato, non abbiamo nessuna colpa che preesiste sulle nostre vite in<strong>di</strong>pendentemente da noi. E’ la<br />
vita che è fatta così, la biologia ce lo mostra nel modo più chiaro. Non c’è alcun peccato, c’è la con<strong>di</strong>zione<br />
umana, che vive <strong>di</strong> una libertà necessitata, imperfetta, corrotta, e che per questo ha bisogno <strong>di</strong> essere<br />
<strong>di</strong>sciplinata, educata, salvata, perché se non viene <strong>di</strong>sciplinata questa nostra libertà può avere un’oscura<br />
forza <strong>di</strong>struttiva e farci precipitare nei vortici del nulla.<br />
Né <strong>il</strong> sabato né la domenica, né <strong>il</strong> Tempio <strong>di</strong> Gerusalemme, né la Bas<strong>il</strong>ica <strong>di</strong> San Pietro, né la circoncisione né<br />
<strong>il</strong> battesimo, né l’appartenenza a Israele né quella alla Chiesa “nuovo Israele”, né <strong>il</strong> Talmud né <strong>il</strong> Messale<br />
salvano gli uomini. Ciò che li salva è l’ingresso nella <strong>di</strong>mensione dello spirito e della verità.<br />
La Bibbia Ebraica <strong>di</strong>ce “lo spirito dell’uomo è una fiaccola del Signore”, nell’attuale catechismo <strong>di</strong>ce “la<br />
salvezza si trova nella verità”.<br />
Ciò che salva è <strong>il</strong> bene, la giustizia interiore, la purezza del cuore, che sono la realizzazione pratica ed<br />
esistenziale dello spirito e della verità. L’uomo giusto è colui chi compie <strong>il</strong> bene per amore del bene, anzi
colui che, ancora prima <strong>di</strong> compierlo, vive nel bene. Il bene non è qualcosa da fare, ma è una modalità <strong>di</strong><br />
essere. E’ or<strong>di</strong>ne, in quanto adeguazione <strong>di</strong> sé alla verità.<br />
Ciò che salva è la coscienza pura e la vita buona che ne consegue, è l’adesione incon<strong>di</strong>zionata dell’anima al<br />
bene, alla verità, alla giustizia.<br />
Il vero scontro fu, anzi è, tra due spiritualità: tra quella che lega la salvezza all’osservanza religiosa e quella<br />
che invece la lega alla vita concreta.<br />
L’equazione teologica fondamentale è la seguente: creazione = redenzione, nel senso che già la creazione<br />
dell’uomo contiene la possib<strong>il</strong>ità che la sua anima <strong>di</strong>venga immortale se aderisce all’or<strong>di</strong>ne fondamentale<br />
del mondo che è simmetria e giustizia.<br />
Il bene non viene creato dal nulla da chi lo pone; ma, trovandosi già iscritto nella logica dell’essere, consiste<br />
nell’adeguazione del soggetto alla logica oggettiva dell’essere. Si compie un atto <strong>di</strong> bene nella misura in cui<br />
serve la logica oggettiva dell’essere. Il bene per una pianta è la luce e l’acqua, e se io voglio farle del bene<br />
devo esporla alla luce e versarle dell’acqua esattamente nella misura da essa richiesta, né <strong>di</strong> più né <strong>di</strong><br />
meno. Non devo inventare nulla, devo capire e obbe<strong>di</strong>re. Lo stesso vale con gli animali. Lo stesso vale con<br />
gli esseri umani con cui vengo a contatto. Lo stesso vale con la mia famiglia. Lo stesso vale con Dio. C’è una<br />
logica delle cose che a me compete solo capire e servire. Attenzione e um<strong>il</strong>tà: due concetti dal valore<br />
spirituale immenso.<br />
L’amore è autentico solo se serve l’essere, altrimenti è un’<strong>il</strong>lusione soggettiva, un capriccio, una forma <strong>di</strong><br />
egoismo, come l’amore <strong>di</strong> certi genitori che proiettano se stessi nella vita dei figli.<br />
Io penso che la resurrezione della carne del corpo umano <strong>di</strong> Gesù possa essere vista, in quanto perfezione<br />
del microcosmo, come simbolo reale <strong>di</strong> un destino <strong>di</strong> eternità che riguarda anche <strong>il</strong> mondo. E’ come una<br />
prefigurazione della salvezza del mondo materiale, non nella sua materia spaziale che nell’eternità senza<br />
tempo e senza spazio non potrà sussistere, ma nelle sue idee. In che modo, Dio solo lo sa.<br />
Lo spirito è fuori del tempo e dello spazio.<br />
Per la mentalità comune le idee sono invenzioni della mente. Se però si riflette adeguatamente sul concetto<br />
<strong>di</strong> eternità, si comprende che l’Idea è l’unico vero essere. L’Idea non è da nessuna parte nel nostro mondo<br />
materiale, ma senza <strong>di</strong> essa <strong>il</strong> mondo materiale non sarebbe mai sorto. L’Idea è l’or<strong>di</strong>ne che ha portato<br />
all’esistenza, e ancora mantiene all’esistenza, <strong>il</strong> mondo materiale. Se <strong>il</strong> mondo materiale è energia, l’Idea la<br />
si deve pensare come ciò che dà forma a tale energia, secondo una pre<strong>di</strong>sposizione sempre più or<strong>di</strong>nata.<br />
Tale forma è la logica (è <strong>il</strong> Logos) che lega insieme le onde particelle subnucleari e le fa <strong>di</strong>ventare atomi: che<br />
lega insieme gli atomi e li fa <strong>di</strong>ventare molecole, e così via, sempre più su, verso livelli sempre più or<strong>di</strong>nati<br />
<strong>di</strong> essere, fino allo splendore della mente e ancor più dello spirito, <strong>il</strong> quale, in quanto energia attualizzata<br />
come forma sussistente a prescindere dalla materia, costituisce <strong>il</strong> vertice del cammino dell’essere.<br />
L’Idea è l’essere più concreto e reale che esiste, ciò che ci ha condotto all’esistenza e che ci mantiene in<br />
essa. Ed è in questa <strong>di</strong>mensione ontologica fondamentale, origine e fine dell’energia, che in questo<br />
momento, un momento che dura sempre, c’è <strong>il</strong> Cristo risorto, cioè l’Idea sussistente <strong>di</strong> Uomo in cui <strong>il</strong> Primo<br />
Principio ci ha pensati e ci penserà sempre.<br />
6 – Morte e Giu<strong>di</strong>zio<br />
La fine della vita rimane un evento naturale, conforme alla logica dell’essere del mondo che si esprime<br />
come <strong>di</strong>venire. Di questa logica la morte non è una corruzione o un tra<strong>di</strong>mento, ma una normale<br />
espressione. Della fine della vita naturale non si può parlare come male.<br />
La morte terrena gioca un ruolo tanto essenziale nello sv<strong>il</strong>uppo della vita che non può non provenire<br />
necessariamente dall’or<strong>di</strong>ne dell’essere, cioè da Dio, e quin<strong>di</strong> risultare funzionale al bene.<br />
Oggi è noto che la vita nell’Universo è arrivata ben prima della comparsa dell’uomo, esiste da circa 4.000<br />
m<strong>il</strong>ioni mentre l’inizio della specie Homo sapiens, alla quale presumib<strong>il</strong>mente Adamo apparteneva, risale a<br />
160.000 anni fa. Da 4.000 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni c’è la vita, ma non c’è mai stata senza morte, essendo fin dall’inizio<br />
la morte <strong>di</strong> alcuni la con<strong>di</strong>zione per la vita <strong>di</strong> altri (la catena alimentare). La morte, quin<strong>di</strong>, c’è ben prima <strong>di</strong><br />
Adamo e del <strong>suo</strong> presunto peccato. La morte ha iniziato a esistere nel momento stesso in cui è esistita la<br />
vita. Accettare la vita significa, perciò, accettare che sia intrinsecamente mortale.
Di chi la morte è l’ultimo nemico? Lo è dell’uomo non educato spiritualmente. La morte è sentita come<br />
nemico dall’uomo fermo allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> anima sensitiva, per <strong>il</strong> quale è così connaturato questo sentimento <strong>di</strong><br />
orrore verso la morte da essere quasi impossib<strong>il</strong>e strapparlo.<br />
Quando un uomo vince la morte in sé, quando vive dentro <strong>di</strong> sé con riconoscenza e gratitu<strong>di</strong>ne verso la vita<br />
anche la sua morte e quella dei propri cari, allora è <strong>di</strong>vino.<br />
La soluzione sta nell’imparare a morire.<br />
La Katha Upanishad fa <strong>di</strong>re a Yama, <strong>il</strong> Dio della morte, che l’uomo “quando ha percepito ciò che è senza<br />
<strong>suo</strong>no, senza tatto, senza forma, imperituro, senza sapore, eterno, senza odore, senza principio né fine, che<br />
sta l <strong>di</strong> là del grande Atman, che è duraturo, è liberato dalle fauci della morte”: <strong>il</strong> timore della morte è vinto<br />
dalla coscienza del vero essere.<br />
Così si legge nel Tao Tè Ching, attribuito tra<strong>di</strong>zionalmente a Lao-tzu: “Gli esseri fioriscono e ognuno torna<br />
alla propria ra<strong>di</strong>ce. Tornare alla propria ra<strong>di</strong>ce si chiama la tranqu<strong>il</strong>lità; ciò vuol <strong>di</strong>re deporre <strong>il</strong> proprio<br />
compito. Colui che conosce questa legge costante si chiama <strong>il</strong>luminato”. Per Platone lo scopo <strong>di</strong> tutta la<br />
f<strong>il</strong>osofia è imparare a morire.<br />
Per Epicureo “la morte è senza rischio”<br />
Lo stoico Marco Aurelio raccomandava a se stesso <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sprezzare la morte, ma abb<strong>il</strong>a cara perché<br />
anch’essa è una delle cose volute dalla natura.<br />
Montagne scrive che “la me<strong>di</strong>tazione della morte è me<strong>di</strong>tazione della libertà”.<br />
Spinosa: “L’uomo libero a nessuna cosa pensa meno che alla morte: e la sua saggezza è una me<strong>di</strong>tazione<br />
della vita, non della morte”.<br />
Hegel: “L’immane potenza del negativo è l’energia del pensare … anzi lo spirito è questa forza solo perché<br />
sa guardare in faccia <strong>il</strong> negativo e soffermarsi presso <strong>di</strong> lui”.<br />
Wittgenstein: “Il timore della morte è <strong>il</strong> miglior segno <strong>di</strong> una vita falsa, cioè cattiva”.<br />
Le più insigne dottrine spirituali dell’umanità, sia religiose sia f<strong>il</strong>osofiche, insegnano ad accettare la morte.<br />
Non si tratta <strong>di</strong> amare la morte più della vita, ma si tratta <strong>di</strong> comprenderla, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rispettarla, come<br />
parte fondamentale della vita, come matura accettazione della vita in tutte le sue <strong>di</strong>mensioni, fine<br />
compresa. Accettare la morte significa accettare la vita fino in fondo, <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sì al mondo e alla sua logica,<br />
conc<strong>il</strong>iarsi totalmente con la realtà. La realtà è unitaria, non c’è la vita da una parte e la morte dall’altra.<br />
Nella morte <strong>il</strong> tempo si spegne nell’eterno e l’eterno prende possesso del morente. Imparare a morire e<br />
l’unico momento in cui si incontra veramente Dio, in cui lo si vede e lo si sente, è la morte.<br />
Imparare a morire non è una cosa riservata all’ultimo giorno, è esercizio quoti<strong>di</strong>ano. Imparare a morire<br />
significa spegnere l’immaginazione che in noi sempre si muove, producendo rappresentazioni, desideri,<br />
false speranze, anche <strong>di</strong> tipo religioso. Questo equivale alla più alta purificazione del desiderio, ed è la più<br />
totale adesione all’essere.<br />
L’unica possib<strong>il</strong>ità data all’uomo <strong>di</strong> uscire dallo spazio e dal tempo è <strong>di</strong> scendere nella profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> se<br />
stesso, attingendovi l’autentica <strong>di</strong>mensione spirituale. Questa è la sede della vita felice. E se è vero, come è<br />
vero, che “<strong>il</strong> pensiero fa la grandezza dell’uomo”, appare decisivo giungere ad avere sal<strong>di</strong> principi, veri e<br />
propri dogmi, in or<strong>di</strong>ne al bene, e rimanervi fedeli. Questo è <strong>il</strong> criterio in base al quale la nostra anima verrà<br />
pesata e sottoposta a giu<strong>di</strong>zio. Ci fa <strong>il</strong> bene genera <strong>il</strong> bene, anzitutto dentro <strong>di</strong> sé. La vita eterna spetta a chi<br />
la possiede già adesso. L’eterno non è <strong>il</strong> futuro, ma è <strong>il</strong> presente, la <strong>di</strong>mensione più vera del tempo. Chi, nel<br />
tempo che gli è stato dato, ha raggiunto la forma sovra naturale dell’essere, quando muore nel corpo vi<br />
permane con l’anima. La sua anima spirituale continua a vivere nella <strong>di</strong>mensione beata della vita<br />
dell’intelligenza del cuore già dove era entrata, in quella <strong>di</strong>mensione che Aristotele <strong>di</strong>ce “immortale ed<br />
eterno” solitamente tradotto con “intelletto attivo”.<br />
7 – Para<strong>di</strong>so<br />
Che cosa succede a un uomo giusto quando muore? Succede che la sua vita fisica termina, la sua avita<br />
spirituale no. Se in uomo che muore non c’è nulla <strong>di</strong> autenticamente spirituale, nulla potrà rimanere <strong>di</strong> lui.<br />
Se in un uomo che muore esiste un’autentica <strong>di</strong>mensione spirituale (e non c’è nulla <strong>di</strong> più spirituale della<br />
giustizia, nel senso forte, morale e prima ancora ontologico, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne) questa <strong>di</strong>mensione proseguirà la sua<br />
esistenza. Esattamente nella medesima <strong>di</strong>mensione dell’essere in cui già si trova, lo spirito. Occorre saper<br />
pensare l’essere come spirito per pensare adeguatamente <strong>il</strong> Para<strong>di</strong>so.
Noi viviamo in base alle idee che abbiamo, tutto ciò che un uomo fa nella vita <strong>di</strong>pende dalle idee che ha.<br />
Ogni uomo è la traduzione concreta <strong>di</strong> un’idea.. Se penserà principalmente a viaggiare, la sua idea-guida<br />
sarà l’avventura. Se penserà principalmente ad arricchirsi, la sua idea-guida sarà la ricchezza. E così per <strong>il</strong><br />
sesso, <strong>il</strong> potere, la sapienza, la famiglia, <strong>il</strong> lavoro, l’onore, tutte idee ognuna delle quali è un grado <strong>di</strong><br />
dominare una vita. Se, come avviene spesso, un essere umano oggi vive per un’idea, domani per un’altra,<br />
siamo in presenza <strong>di</strong> un essere umano senza centro, senza intima consistenza, senza un sapore definito<br />
dell’Io. Quando non c’è più nessuna idea-guida per la quale vivere l’essere umani <strong>di</strong>viene preda della<br />
depressione, la sua energia implode tristemente dentro <strong>di</strong> lui e la vita risulta una prigione, un buio labirinto.<br />
Feuerbach <strong>di</strong>sse che l’uomo è ciò che mangia, e <strong>di</strong>sse qualcosa <strong>di</strong> vero. Più ra<strong>di</strong>calmente ancora però,<br />
l’uomo è ciò che pensa. La verità dell’essere è l’dea, ogni uomo è la sua idea.<br />
C’è una sola idea sussistente in sé e per sé, eterna, assoluta; è l’idea del bene. Il bene è essere or<strong>di</strong>nato.<br />
Concetti che appaiono <strong>di</strong>stinti a un livello inferiore del pensiero risultano unificati: essere, bene, verità,<br />
unità, bellezza risultano la stessa cosa. La coscienza umana ha intuito questa unificazione superiore e non<br />
ha saputo fare <strong>di</strong> meglio per esprimerla che coniare <strong>il</strong> termine Dio. Chi crede in Dio sostiene che la<br />
<strong>di</strong>mensione ultima dell’essere è questa <strong>di</strong>mensione profonda della realtà.<br />
Dio non ha una faccia, sì da poterlo vedere “faccia a faccia”, perché, come insegna San Tommaso d’Aquino,<br />
Deus non est corpus. Riportando la citazione <strong>di</strong> San Paolo sul vedere Dio faccia a faccia, Tommaso <strong>di</strong>ce che<br />
si tratta <strong>di</strong> “parole che non è lecito intendere materialmente così da immaginare una faccia corporea della<br />
<strong>di</strong>vinità, avendo noi <strong>di</strong>mostrato che Dio è incorporeo” . Non c’è nulla in Dio e nella sua <strong>di</strong>mensione da<br />
potersi vedere in senso fisico. Quando si tratta <strong>di</strong> Dio, occorre sempre pensare spiritualmente, perché “Dio<br />
è spirito”. E come <strong>di</strong> fronte alla musica, che si conosce veramente solo se la si ascolta con la pienezza<br />
dell’intelligenza e della volontà, fino a che essa prenda possesso <strong>di</strong> noi.<br />
La Luce è la sostanza <strong>di</strong>vina, la musica <strong>il</strong> linguaggio della sua personalità. Così le anime in Para<strong>di</strong>so sono<br />
come delle luminose note musicali, coscienti e felici <strong>di</strong> sé. L’inferno è solitu<strong>di</strong>ne, <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so è comunione,<br />
Dio stesso è comunione, è unione nella <strong>di</strong>stinzione.<br />
Pavel Florenskij, sacerdote ortodosso, matematico e f<strong>il</strong>osofo, ebbe modo <strong>di</strong> scrivere ripetutamente sul<br />
tema del rapporto tra <strong>il</strong> tempo e l’eternità. Tutto passa, ma tutto rimane. Questa è la mia sensazione più<br />
profonda: che niente si perde completamente, niente svanisce, ma si conserva in qualche modo e da<br />
qualche parte. Al passato non abbiamo detto ad<strong>di</strong>o per sempre, ma solo per breve tempo. Se uno guarda a<br />
sé dall’esterno, come a un elemento della vita del mondo, questa convinzione che niente si perde gli<br />
permette <strong>di</strong> lavorare tranqu<strong>il</strong>lamente. Il passato e <strong>il</strong> futuro, la creazione e <strong>il</strong> Para<strong>di</strong>so, sono qui.<br />
Ciò che realmente guida la lettura della Bibbia è la teologia che sta nella testa dell’interprete.<br />
Gesù ha insegnato a perdonare, fino a quando non si perdona, <strong>il</strong> male subito agisce in noi provocando<br />
malessere, desiderio <strong>di</strong> vendetta, collera, <strong>di</strong>sarmonia. La nostra energia interiore ne viene risucchiata,<br />
sporcata. Occorre perdonare anzitutto per <strong>il</strong> bene <strong>di</strong> se stessi, un perdono primariamente come oblio, come<br />
cessazione del rapporto, per evitare che <strong>il</strong> ricordo del male perpetuamente alimenti altro male.<br />
La posizione dell’eternità <strong>di</strong> qualcosa come l’Inferno, cioè dell’esatto contrario dell’or<strong>di</strong>ne, è<br />
semplicemente impossib<strong>il</strong>e, è contrad<strong>di</strong>ttoria. Nella <strong>di</strong>mensione dell’eternità, che è or<strong>di</strong>ne e perfetta<br />
armonia, l’inferno, che è <strong>il</strong> massimo del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e della <strong>di</strong>sarmonia, non può sussistere. Non può. Si tratta<br />
<strong>di</strong> una contrad<strong>di</strong>zione assoluta, come <strong>il</strong> ritenere che le tenebre esistano nella luce o <strong>il</strong> freddo nel caldo.<br />
Grazie a Von Balthasar ho scoperto con gioia che lo stesso Tommaso D’Aquino, quando riflette sull’eternità<br />
<strong>di</strong> Dio, esclude l’eternità dal concetto <strong>di</strong> Inferno: “Nell’Inferno non c’è vera eternità, ma piuttosto tempo”.<br />
Tommaso è uno dei più profon<strong>di</strong> pensatori della storia dell’umanità. Le sue pagine contengono molta Luce.<br />
C’è una sola vera realtà ultima, un solo novissimo, ed è la vita eterna nella <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> Dio, la vita<br />
<strong>di</strong>vinizzata.<br />
Florenskij segnala <strong>di</strong> essere entrati in stretto contatto con la verità, visto che la verità (che è l’intero della<br />
vita) si manifesta agli esseri umani in modo necessariamente antinomico.<br />
Ci si prepara alla morte ogni giorno, nella misura in cui ci si prepara a ospitare l’eterno, liberandosi dalle<br />
false suggestioni del tempo.<br />
Quando un uomo prega, compie l’atto più alto per <strong>il</strong> quale è venuto al mondo, perché <strong>il</strong> <strong>suo</strong> pensiero si<br />
unisce al Logos che l’ha pensato e formato me<strong>di</strong>ante l’evoluzione cosmica.
La letteratura sapienziale della Bibbia ebraica a mio avviso rappresenta <strong>il</strong> punto più alto <strong>di</strong> tutta la Bibbia in<br />
termini <strong>di</strong> maturità spirituale nel rapporto col mondo.<br />
Solo quando si comprende che Dio va pensato nella sua autentica <strong>di</strong>mensione, che è l’eternità, l’eterno<br />
presente, si avrà finalmente un rapporto maturo con <strong>il</strong> mondo e con la storia, e li si vedrà per quello che<br />
sono, non <strong>il</strong> regno <strong>di</strong> Dio realizzato, non <strong>il</strong> Para<strong>di</strong>so in Terra, non l’assenza del male, ma la creazione<br />
innocente, or<strong>di</strong>nata e bellissima, per quanto sempre imperfetta, dove la libertà umana è chiamata a<br />
maturare. E si ringrazierà la vita, e si loderà Dio, per questa terra, per questo mondo, per questa storia,<br />
dove c’è un’unica elezione <strong>di</strong>vina, quella dell’umanità nel <strong>suo</strong> insieme, senza <strong>di</strong>stinzione alcuna <strong>di</strong> razza,<br />
sesso o religione.<br />
Conclusioni<br />
L’energia informe a livello umano si chiama libertà, e <strong>il</strong> Principio Or<strong>di</strong>natore si chiama sapienza: l’intera<br />
vicenda umana consiste nell’or<strong>di</strong>namento della libertà informe secondo la forma <strong>di</strong>sciplinata e stab<strong>il</strong>e della<br />
sapienza. Questo vale tanto per l’umanità nel <strong>suo</strong> insieme quanto per <strong>il</strong> singolo.<br />
In questo senso <strong>il</strong> Principio Or<strong>di</strong>natore opera nella totalità della natura-physis, nell’intero della realtà: ogni<br />
realtà, nella misura in cui è or<strong>di</strong>nata, lo è alla luce e nello spirito del Logos.<br />
L’azione <strong>di</strong>vina coincide con ciò che la Bibbia nei <strong>suo</strong>i libri spiritualmente più maturi chiama “sapienza”, la<br />
quale, ben prima <strong>di</strong> essere una proprietà della mente umana, è la proprietà de la natura-physis.<br />
Il Principio Or<strong>di</strong>natore agisce in favore <strong>di</strong> tutte le cose. Esso è lo spirito che or<strong>di</strong>na <strong>il</strong> mondo.<br />
Se <strong>il</strong> quantum <strong>di</strong> energia supplementare che chiamiamo anima viene or<strong>di</strong>nato, genera gioia, quiete,<br />
serenità; se cade in balìa del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, genera nausea, rabbia, violenza, <strong>di</strong>sperazione.<br />
Non penso che <strong>il</strong> senso della libertà si risolva nell’essere a servizio della sola vita naturale, non penso che si<br />
viva solo per vivere e per generare a nostra volta altra vita. Io penso che <strong>il</strong> quantum <strong>di</strong> energia<br />
supplementare che si è stato dato, e in cui noi propriamente consistiamo, vada lavorato e or<strong>di</strong>nato secondo<br />
la medesima logica <strong>di</strong> incremento della complessità e dell’informazione all’opera nel cosmo.<br />
La <strong>di</strong>fferenza tra <strong>il</strong> totale dell’energia e l’energia che si <strong>di</strong>spone come corpo, questo surplus che viene<br />
in<strong>di</strong>cato col termine anima, richiede <strong>di</strong> essere lavorato. Lavorandolo introducendovi sempre più or<strong>di</strong>ne,<br />
<strong>di</strong>venta spirito. L’uomo spirituale è l’uomo giunto a padroneggiare veramente se stesso. L’uomo che ha<br />
trasformato la sua informe energia interiore dandole forma or<strong>di</strong>nata e razionale è venuto a capo <strong>di</strong> se<br />
stesso, è giunto a compiere l’antico comandamento delfico: “Conosci te stesso”. Un uomo così è l’uomo<br />
perfetto; l’uomo che <strong>il</strong> linguaggio religioso chiama santo, l’antica f<strong>il</strong>osofia greca sapiente, <strong>il</strong> pensiero indù<br />
guru.<br />
La legge fondamentale consegnatrice dal Principio Or<strong>di</strong>natore espressa così: riproduci dentro e attorno a te<br />
la legge che ti ha condotto a che ti mantiene all’esistenza. Questo è l’imperativo categorico della vita<br />
spirituale, da sempre presente all’umanità.<br />
Il mondo non è un <strong>di</strong>segno concluso, ma è un processo che si va ogni minuto costruendo.<br />
La con<strong>di</strong>zionale stessa dell’esserci del mondo è <strong>il</strong> <strong>suo</strong> ininterrotto lavorare, per <strong>il</strong> semplice motivo che <strong>il</strong><br />
mondo non è altro che energia, capacità <strong>di</strong> produrre lavoro, lavoro ininterrotto, senza alcuna cessazione.<br />
Il nostro mondo è evoluzione. Il mondo si va costruendo, e lo fa secondo una logica che non si prende cura<br />
dei singoli e che giunge anche a mo<strong>di</strong>ficare la natura. E’ la stessa natura che mo<strong>di</strong>fica se stessa. La logica<br />
naturale alla guida del mondo ha come fine la libertà, ma come strumento la necessità.<br />
Penso che l’esercizio della ragione sia l’unica con<strong>di</strong>zione perché <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso su Dio oggi possa sussistere<br />
legittimamente come <strong>di</strong>scorso sulla verità.<br />
E’ la verità la luce: e se noi siamo qui, se ha un senso <strong>il</strong> nostro essere qui sulla Terra, è per consegnarci alla<br />
verità, per servirla, ospitarla in noi e permettere <strong>di</strong> purificare la nostra interiorità.<br />
Amore significa or<strong>di</strong>ne, e or<strong>di</strong>ne significa forza. L’amore vero è forte, non teme, resiste. E’forte come la<br />
morte: ancora più forte della morte.<br />
Amare la vita. Alla fine tutto sta qui. Occorre mantenere in vita lo spirito dell’infanzia, la forza primigenia<br />
con cui la natura ci ha generato. Il messaggio da questo libro è che la vita non tra<strong>di</strong>sce, e a chi, a sua volta,<br />
non la tra<strong>di</strong>sce, essa dà in premio se stessa. Dice la sapienza <strong>di</strong> Israele: “Chi pratica la giustizia si procura la<br />
vita”. Basta solo essere giusti. Tutto qui, qualcosa <strong>di</strong> molto semplice, che ogni uomo vede da sé. Simplex<br />
sig<strong>il</strong>lum veri.