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L'Anima e il suo Destino di Vito Mancuso - panasur

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Lo devo fare, perché voglio servire la verità, Simone We<strong>il</strong> <strong>di</strong>ceva: “bisogna ripensare daccapo la nozione <strong>di</strong><br />

fede”.<br />

Espongo alcune idee che sono in <strong>di</strong>saccordo con la dottrina cattolica ma che a mio avviso esprimono più<br />

adeguatamente <strong>il</strong> senso ultimo del Cristianesimo:<br />

1) La creazione dell’anima umana da parte <strong>di</strong> Dio senza nessun concorso dei genitori.<br />

2) Il peccato originale.<br />

3) La resurrezione della carne.<br />

4) La dannazione eterna nell’inferno.<br />

Queste quattro questioni dottrinali <strong>di</strong>stanziano <strong>il</strong> mio pensiero dall’ortodossia cattolica. Insegna Platone<br />

che “la confutazione è la più grande e la più potente delle purificazioni”.<br />

Proprio l’esercizio onesto e <strong>di</strong>sinteressato del Logos porta a constatare che ciò che stab<strong>il</strong>isce la chiesa,<br />

anche ai più alti livelli, non è sempre la verità.<br />

E <strong>il</strong> movimento dello Spirito che conduce verso la verità tutta intera.<br />

L’amore per la verità deve essere superiore a ogni cosa, anche al rispetto formale per la dottrina<br />

consolidata della chiesa.<br />

Con <strong>il</strong> termine latino novissimi si intendono in teologia le realtà ultime cui non seguirà più nulla, <strong>il</strong><br />

compimento definitivo dell’essere.<br />

I novissimi, infatti, non si sa <strong>di</strong> preciso neppure quanti siano. Il compen<strong>di</strong>o del catechismo del 2005 <strong>di</strong>ce che<br />

sono quattro: morte, giu<strong>di</strong>zio, inferno, para<strong>di</strong>so. No si capisce, però, perché dall’elenco manchi <strong>il</strong><br />

purgatorio, che pure è un dogma <strong>di</strong> fede.<br />

Io mi chiedo se non si debba aggiungere almeno in via ipotetica anche <strong>il</strong> limbo. Ne viene che, rispetto al<br />

catechismo, i novissimi potrebbero risultare <strong>il</strong> triplo, configurati più o meno così: morte, giu<strong>di</strong>zio<br />

particolare, limbo, inferno, purgatorio, para<strong>di</strong>so, comunità pellegrinante dei beati, parusia, risurrezione dei<br />

morti, giu<strong>di</strong>zio universale, fine del mondo, palingenesi (cieli e terra nuovi).<br />

Tommaso d’Aquino <strong>di</strong>ce: “gli angeli sono purissime sostanze spirituali, e le sostanze spirituali, com’è ovvio,<br />

non mangiano e non devono.<br />

La nostra situazione è caratterizzata dal fatto che non sappiamo nulla sulla vita oltre la morte,<br />

semplicemente la cre<strong>di</strong>amo o non la cre<strong>di</strong>amo.<br />

Il cielo è sempre stato una delle metafore priv<strong>il</strong>egiate per parlare del <strong>di</strong>vino. Oggi, però, si sa che quel cielo<br />

composto <strong>di</strong> un quinto elemento speciale non esiste, si sa che non c’è nessun etere, e quin<strong>di</strong> nessun<br />

firmamento, nessun luogo fermo dove poggiare con sicurezza i pie<strong>di</strong> del corpo umano risorto.<br />

Il car<strong>di</strong>nale Cam<strong>il</strong>lo Ruini ha <strong>di</strong>chiarato che l’escatologia cristiana non può “rimanere agganciata a schemi<br />

cosmologici ormai da gran tempo superati”.<br />

Ci troviamo <strong>di</strong> fronte a una nebbia concettuale. Si legge nell’e<strong>di</strong>zione della Torah: “non presente nella<br />

Bibbia in sé, ma <strong>di</strong> centrale importanza nella tra<strong>di</strong>zione successiva, è la visione greca che gli essere umani<br />

sono un composto <strong>di</strong> due sostanze – un corpo materiale e un’anima spirituale – e che l’elemento che non<br />

muore è l’anima. Essa lascia <strong>il</strong> corpo alla morte e gode <strong>di</strong> vita eterna con <strong>di</strong>o.<br />

Tra le due dottrine gemelle della risurrezione corporea e dell’immortalità spirituale, la f<strong>il</strong>osofia ebraica<br />

me<strong>di</strong>evale (particolarmente nel pensiero <strong>di</strong> Maimonide) e la mistica ebraica, chiaramente preferiscono la<br />

seconda. La gran parte dei pensatori ebrei moderni concordano con questa pred<strong>il</strong>ezione”.<br />

Che Gesù sia risorto, del resto, è un’affermazione su cui c’è ben poco da <strong>di</strong>re, solo prendere o lasciare.<br />

Io mi chiedo, però, come sia possib<strong>il</strong>e allora parlare <strong>di</strong> Dio come Logos, visto questa sua impenetrab<strong>il</strong>ità:<br />

non si può <strong>di</strong>re che una volta è Logos, e un’altra non lo è. Se poi aggiungiamo <strong>il</strong> fatto che oggi, su sei m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> uomini, più <strong>di</strong> due terzi non sono cristiani e quin<strong>di</strong> non accettano la risurrezione <strong>di</strong> Gesù quale soluzione<br />

al problema della morte, la necessità <strong>di</strong> un’altra via si impone.<br />

L’obbiettivo <strong>di</strong> questo libro consiste nel mostrare che <strong>il</strong> legame <strong>di</strong> Dio con l’umanità è basato su una realtà<br />

molto più solida che non singoli eventi storici, siano pure gli eventi della morte e della resurrezione <strong>di</strong> Gesù.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un legame ontologico, concernente sia <strong>il</strong> corpo sia l’anima, l’intero della nostra realtà, e che per<br />

questo è qualcosa <strong>di</strong> semplicemente in<strong>di</strong>struttib<strong>il</strong>e.<br />

Il cielo vive dentro <strong>di</strong> noi, sono gli spazi limpi<strong>di</strong> della nostra anima.

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