L'Anima e il suo Destino di Vito Mancuso - panasur
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L’immortalità <strong>di</strong> cui vado alla ricerca non è metaforica, concerne <strong>il</strong> mio Io e scaturisce dal mio stesso essere.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista teoretico, mi chiedo se <strong>il</strong> pensiero dell’immortalità dell’anima sia degno <strong>di</strong> un intelletto<br />
consapevole del mondo e delle leggi che in esso regolano la vita. Dal punto <strong>di</strong> vista morale, mi chiedo se sia<br />
degno <strong>di</strong> un uomo maturo o non sia un trucco dell’immaginazione per superare in qualche maniera la paura<br />
del nulla e della morte. Dal punto <strong>di</strong> vista spirituale mi chiedo se sia degno <strong>di</strong> una coscienza che abbia<br />
un’adeguata percezione della sua pochezza <strong>di</strong> fronte all’immensità <strong>di</strong>vina.<br />
Io penso che la legittimità <strong>di</strong> affermare una vita oltre la morte sia data dalle quattro <strong>di</strong>scontinuità che<br />
definiscono <strong>il</strong> cammino compiuto dall’essere-energia a partire dal momento dell’inizio della sua<br />
espansione:<br />
- <strong>il</strong> passaggio dal minuscolo puntino cosmico all’origine del big bang alla vastità dell’essere;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dalla materia inerte alla vita;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dalla vita naturale all’intelligenza;<br />
- <strong>il</strong> passaggio dall’intelligenza autoreferenziale alla morale e alla spirituale.<br />
La mentalità del miracolo (e dello straor<strong>di</strong>nario) fa molto male all’autentica spiritualità. C’è bisogno, al<br />
contrario, <strong>di</strong> guardare al mondo per quello che è, alla sua struttura stupefacente che la scienza<br />
contemporanea ci aiuta sempre meglio a conoscere.<br />
Tra le quattro <strong>di</strong>scontinuità mi soffermo dapprima sul secondo passaggio, la comparsa della vita. La realtà è<br />
quella che onestamente riconosce Daniel Altschuler, che pure pone ancora <strong>il</strong> caso alla base dell’evoluzione:<br />
“con ogni probab<strong>il</strong>ità, c’è qualcosa che ancora ci sfugge e che quando lo scopriremo, ci mostrerà chela vita<br />
non è <strong>il</strong> prodotto <strong>di</strong> eventi casuali, ma <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> leggi naturali”.<br />
Soffermiamoci sul terzo passaggio, la comparsa della vita intelligente. Io vedo solo tre possib<strong>il</strong>i risposte: <strong>il</strong><br />
caso, <strong>il</strong> miracolo, la necessità intrinseca. Io sostengo che vi è una finalità intrinseca nella natura. E’ questo<br />
telos intrinseco all’essere del mondo che rende la natura orientata a un or<strong>di</strong>ne e a un’informazione sempre<br />
maggiori.<br />
Prendo atto che siamo su un pianeta che vaga in una zona periferica <strong>di</strong> una qualunque galassia tra i cento<br />
m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> altre galassie dell’universo: prendo atto che all’interno <strong>di</strong> questa galassia <strong>il</strong> nostro sistema solare<br />
è microscopico; che <strong>il</strong> nostro pianeta rispetto al sistema solare è a sua volta microscopico; che la nostra<br />
specie è l’ultimo brevissimo episo<strong>di</strong>o della lunga storia della vita sulla Terra.<br />
Se usciamo dalla logica quantitativa, ed entriamo in quella qualitativa, possiamo comprendere <strong>di</strong> valere<br />
molto <strong>di</strong> più, ontologicamente parlando, <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> sterminate galassie là in alto. Consideriamo le<br />
meraviglie dell’anatomia umana, la complessità incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e della mano o dell’orecchio, la forza degli organi<br />
sessuali, la potenza del cervello generatore della mente, e più ancora come questi organi e molti altri<br />
lavorino insieme a costituire l’or<strong>di</strong>ne stupefacente dell’organismo. Ora pensiamo ai gas primor<strong>di</strong>ali<br />
dell’idrogeno e dell’elio scaturiti inizialmente dal big bang, e consideriamo che <strong>il</strong> nostro corpo, la<br />
complessità che lo abita e lo fa vivere sono venuti da lì.<br />
Se invece si pensa che <strong>il</strong> mondo abbia una sua logica intrinseca <strong>di</strong> tipo impersonale (che io definisco<br />
Principio Or<strong>di</strong>natore) la quale procede in avanti senza curarsi dei singoli, e che <strong>il</strong> motivo <strong>di</strong> ciò sta nel fatto<br />
che <strong>il</strong> Dio personale ha voluto così, quale unica con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la nascita della libertà, allora<br />
la coscienza, per lo meno la mia, <strong>di</strong>viene in grado <strong>di</strong> accettare <strong>il</strong> mondo e la sua logica, una logica<br />
impersonale, cieca, ma comunque positiva e finalizzata alla vita, e alla vita personale. E’ grazie a essa che<br />
noi siamo qui.<br />
Se l’anima sopravvivrà è solo così che va concepita, come puro pensiero.<br />
Ancora oggi l’enigma dell’origine della vita e quello dell’intelligenza restano intatti. Forse un giorno li si<br />
svelerà, e sarà un giorno <strong>di</strong> festa per ogni uomo che ama la verità.<br />
Spinosa: “la mente umana non può essere assolutamente <strong>di</strong>strutta insieme al corpo, ma <strong>di</strong> essa rimane<br />
qualcosa che è eterno”.<br />
Io penso che non sia irragionevole ipotizzare che dalla logica or<strong>di</strong>natrice alla base del processo cosmico si<br />
possa produrre (anzi, si sia già prodotto) un ulteriore livello <strong>di</strong> vita, una quinta <strong>di</strong>scontinuità. Il logos che è<br />
all’inizio <strong>di</strong> tutto è anche alla fine <strong>di</strong> tutto.<br />
Vedere Dio continuamente all’opera è segno <strong>di</strong> immaturità, così come i primitivi, molti m<strong>il</strong>lenni fa,<br />
credevano che gli spiriti fossero sotto ogni sasso.<br />
Che Dio esiste, infatti, è del tutto evidente, ammesso che si comprenda che cosa è in gioco quando si parla<br />
<strong>di</strong> Dio. Dire Dio equivale a <strong>di</strong>re “signore”, “sovrano”, oggi si usa “presidente”.