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inventario dell'archivio salghetti-drioli - Direzione generale per gli ...

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Ecco come l’architetto Salghetti relazionò alla giunta municipale l’attività da lui svolta,<br />

come capo dell’ufficio tecnico, dall’11 lu<strong>gli</strong>o 1944 al 27 lu<strong>gli</strong>o 1945:<br />

“Il sottoscritto, il giorno 11 lu<strong>gli</strong>o 1944, dietro invito di alcuni membri del Comitato di<br />

Liberazione Nazionale di Volterra, assunse l’incarico di condurre l’ufficio tecnico comunale in<br />

assenza del titolare, ing. A. Nannipieri.<br />

Tale incarico <strong>gli</strong> venne affidato con il compito di provvedere alle gravi e urgenti o<strong>per</strong>e di<br />

risanamento <strong>per</strong> i danni subiti dalla città e frazioni in seguito al passaggio della guerra. Le o<strong>per</strong>e<br />

relative allo sgombero delle macerie, al riattivamento dell’acquedotto e al puntellamento di edifici<br />

<strong>per</strong>icolanti vennero risolte nel corso di poche settimane, eliminando così <strong>per</strong> la popolazione<br />

ulteriori <strong>per</strong>icoli che potevano derivare da franamenti e più ancora dal diffondersi di malattie<br />

infettive.<br />

Susseguentemente vennero iniziati i lavori di ricostruzione dei ponti stradali interrotti, dopo<br />

la costruzione del secondo di essi, <strong>per</strong> essere stato trasferito al Genio Civile di Pisa il compito della<br />

loro esecuzione. Si provvide nel contempo alla ricostruzione di edifici pubblici e privati seguendo<br />

nell’ordine il concetto di effettuare <strong>per</strong> prime quelle riparazioni che, con il minor impiego di mano<br />

d’o<strong>per</strong>a e di materiali, comportavano il risanamento di un maggior numero di ambienti abitabili.<br />

Tale iniziativa si imponeva poiché, alla mancata evacuazione della città al passaggio della guerra<br />

[…], si aggiunse l’apporto dei numerosissimi sfollati rifugiatisi in Volterra dalle vicine città; ne<br />

conseguì che il numero de<strong>gli</strong> ambienti civili, già insufficiente in condizioni normali, si rese del tutto<br />

inadeguato in seguito alla diminuita abitabilità de<strong>gli</strong> edifici danneggiati dalla guerra; di qui la<br />

indilazionabile necessità di provvedere al loro risanamento <strong>per</strong> dare alloggio ai sinistrati.<br />

La medesima situazione si rifletteva in modo talvolta ancora più acuto nelle frazioni, prima<br />

fra tutte Saline, dove, <strong>per</strong>altro, l’o<strong>per</strong>a di ricostruzione si svolse con la massima celerità. Questo fu<br />

reso possibile, in confronto a altre frazioni, <strong>per</strong> l’avere Saline una fabbrica di laterizi, alla cui<br />

messa in efficienza l’ufficio tecnico comunale partecipò attivamente.<br />

Nelle frazioni di Mazzolla e Villamagna, duramente colpite, le o<strong>per</strong>e più urgenti di sgombro<br />

delle macerie e di puntellamento de<strong>gli</strong> edifici <strong>per</strong>icolanti vennero rapidamente eseguite, mentre le<br />

tedesco, poche decine di uomini, si sarebbe ritirato all’arrivo dei reparti alleati o avrebbe opposto resistenza<br />

combattendo <strong>per</strong> le vie o le piazze della città? Improvviso e inammissibile giunse l’ordine del comando tedesco:<br />

demolire la porta all’Arco poiché attraverso di essa si raggiungeva il centro della città defilati da tiro dei pezzi leggeri di<br />

cui disponevano i reparti tedeschi. La gente a Volterra, ragazzi e ragazze e pochi anziani, generosi e fantasiosi,<br />

proposero la sola soluzione accettabile <strong>per</strong> entrambi le parti: divellere le pietre del selciato della via di Porta all’Arco e<br />

con quelle occludere completamente il varco della porta all’Arco dalle tre teste misteriose. Il comando tedesco si<br />

dichiarò incredulo sulla possibilità di realizzare un simile lavoro, ma in definitiva acconsentì che il lavoro si svolgesse<br />

con inizio immediato e venisse ultimato al mattino successivo. Si organizzò un “passamano” prelevando le pietre dalla<br />

parte più alta della strada fino alla porta. Il lavoro si andava realizzando in tempi anche più brevi di quanto era stato<br />

previsto. Nel primo pomeriggio vennero ad avvertirci che si era sviluppato un incendio nel sottotetto del Palazzo della<br />

Dogana contermine al Palazzo Inghirami. La situazione si presentò subito grave: i due edifici, il Palazzo della Dogana e<br />

il Palazzo Inghirami, erano separati da un angusto e profondo corridoio sul cui fondo era un pozzo. L’incendio<br />

progrediva, si formò subito una catena di volenterosi che issavano secchi d’acqua dal pozzo fino al sottotetto. Lavoro<br />

durissimo, <strong>per</strong>icoloso e con risultati molto limitati. Capii o intuii che era imminente un disastro. Dissi a Paolo<br />

Inghirami, che era con me, che così non si sarebbe risolto niente, che occorrevano, e subito, de<strong>gli</strong> estintori a schiuma e<br />

dove potevamo trovarli. Paolo disse all’ospedale e subito a corsa insieme <strong>per</strong> raggiungere l’ospedale e così i mezzi che<br />

soli potevano farci s<strong>per</strong>are di evitare un’esplosione delle munizioni compresse dal tetto in fiamme. In meno di due<br />

minuti eravamo davanti alle vetrate di ingresso dell’ospedale. In quello stesso momento udimmo una violenta<br />

deflagrazione: l’esplosione si era verificata nel Palazzo della Dogana e le macerie incandescenti avevano del tutto<br />

invaso il corridoio del pozzo Inghirami e quei coraggiosi che vi si trovarono incontrarono una terribile morte o subito o<br />

dopo qualche giorno <strong>per</strong> le grandi ustioni. Giorno di grande dolore. Per meno di un minuto Paolo Inghirami ed io si era<br />

stati risparmiati”. Sulla detta esplosione si veda anche la relazione, inviata, il 21 lu<strong>gli</strong>o 1945, all’Intendenza di Finanza<br />

e, <strong>per</strong> conoscenza, all’Ufficio del Genio Civile di Pisa, in allegato al “Pro-memoria <strong>per</strong> il sig. dr. Giuseppe Guccione,<br />

ispettore”, conservata in Carteggio n. 625 e trascritta alla nota 21.<br />

19 A questo proposito si veda anche l’attestato rilasciato dal comune di Volterra e conservato in Diplomi e attestati n.<br />

679.<br />

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