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RISO - Di.Pro.Ve

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<strong>RISO</strong><br />

Nutrizione e concimazione


Fertilizzazione<br />

La concimazione organica, sotto forma di<br />

letamazione e/o di sovescio, è stata in passato la<br />

principale forma di fertilizzazione della risaia,<br />

soprattutto nei terreni poveri di sostanza organica.<br />

La scomparsa degli allevamenti zootecnici dalle zone<br />

risicole ha fatto venir meno la disponibilità di letame,<br />

pertanto la fertilizzazione è basata prevalentemente<br />

sull'impiego dei concimi minerali e sulla<br />

reintegrazione nel terreno di tutti i residui colturali.<br />

La concimazione minerale è quindi la base<br />

indispensabile per assicurare le massime rese.


La concimazione deve rispondere alle esigenze della<br />

coltura in modo da:<br />

- garantire le caratteristiche quanti-qualitative della<br />

produzione;<br />

- mantenere un’elevata fertilità del terreno;<br />

- ridurre o annullare le perdite in modo da migliorare<br />

l’efficienza d’uso di fertilizzanti;<br />

- eliminare inquinamenti ambientali e maggiori costi.


• AZOTO: nelle fasi giovanili viene assorbito in forma<br />

ammoniacale e dalla differenziazione della pannocchia<br />

anche in forma nitrica.<br />

Favorisce l’accestimento, il n° di semi della pannocchia,<br />

l’altezza della pianta, il peso dei semi ed il contenuto<br />

proteico.<br />

Un eccesso aumenta il rischio di allettamento, di sterilità<br />

fiorale, la sensibilità alle basse temperature ed in generale<br />

verso tutti i patogeni, in particolare al brusone.<br />

La forma del concime azotato utilizzato per la risaia ha<br />

grandissima importanza. L’azoto sotto forma nitrica o nitroammoniacale<br />

è da escludere, perché troppo solubile,<br />

dilavabile e soggetto a denitrificarsi negli strati<br />

sottosuperficiali del suolo che si trovano allo stato ridotto.<br />

L’urea è il concime azotato ideale per la risaia.


FOSFORO: favorisce la radicazione delle plantule,<br />

l’allungamento delle radici e l’accestimento.<br />

La carenza diminuisce la resistenza ai freddi tardivi e<br />

provoca un anormale ingrossamento delle cariossidi.<br />

Nel periodo riproduttivo favorisce la maturazione,<br />

specialmente in condizioni di temperature subottimale.


POTASSIO: massimo assorbimento dall’accestimento<br />

alla botticella. Favorisce l’accestimento, le dimensioni del<br />

seme, la resistenza alle malattie, al freddo e<br />

all’allettamento, importante per la biosintesi ed il trasporto<br />

degli zuccheri, migliora la resa alla lavorazione industriale.<br />

La carenza provoca ridotto accrescimento, decolorazione<br />

dei bordi fogliari, senescenza precoce, facile allettamento.


Asportazioni<br />

12-28


Concimazione<br />

Le condizioni di anaerobiosi rallentano la degradazione della s.o.<br />

regimando il flusso del N e aumentando la disponibilità del P.<br />

Interramento della paglia trinciata come unico apporto di s.o.,<br />

oppure ricorso a concimi organici o a sovescio (colza, trifoglio<br />

incarnato)<br />

• CONCIMAZIONE FOSFATICA<br />

Solo se necessaria (Fosforo assimilabile < a 15 ppm) e nei<br />

terreni torbosi e organici (70-80 kg/ha da distribuire in presemina).<br />

<strong>Ve</strong>ngono utilizzati fosfati naturali, scorie Thomas,<br />

fosfato biammonico. Effetto favorevole sullo sviluppo di alghe.<br />

• CONCIMAZIONE POTASSICA<br />

Pratica comune, ne bastano 40-70 kg/ha. È consigliabile<br />

frazionare con il 60% in pre-semina ed il restante ad inizio<br />

levata. Normalmente si usa solfato potassico o cloruro potassico<br />

(meno costoso)


Concimazione azotata<br />

Le dosi di azoto variano molto, secondo la varietà, la natura del<br />

terreno, la coltura precedente, etc.<br />

CONCIMAZIONE AZOTATA (omessa nei terreni organici e torbosi<br />

del delta Po)<br />

100-150 kg/ha di N;<br />

60-70% pre-semina<br />

40-30% in copertura, fine accestimento-inizio levata<br />

in caso di scarso investimento intervenire alla 5° foglia per stimolare<br />

l’accestimento<br />

Con la semina in asciutto frazionare in parti uguali: alla semina o<br />

sommersione, fine accestimento, differenziazione pannocchia.


Effetti dell’N<br />

sulla<br />

produzione


<strong>RISO</strong><br />

Governo dell’acqua


Governo dell'acqua<br />

La conduzione dell'irrigazione in risaia è di grandissima importanza per<br />

assicurare alla coltura nelle sue varie fasi le migliori condizioni di<br />

temperatura, di disponibilità di elementi nutritivi, di controllo<br />

delle alghe e delle erbe infestanti o di certi parassiti, e di<br />

conseguenza richiede grande perizia in chi deve regolare i flussi di<br />

alimentazione e di scarico delle camere o dei bacini.<br />

È importante intervenire, con innalzamenti della sommersione, per<br />

ridurre danni da abbassamenti termici durante la germinazione<br />

e la differenziazione del polline (8 gg prima della fioritura) e<br />

temporanei prosciugamenti (asciutte) per lo svolgimento di pratiche<br />

colturali.<br />

Una asciutta finale troppo anticipata può favorire un accestimento<br />

ritardato, tale pratica è tuttavia utile in caso di forte allettamento o<br />

forte attacco di brusone.


Governo dell'acqua – Sistema vercellese


Governo dell'acqua – Sistema vercellese<br />

La tecnica prevede le seguenti manovre.<br />

1) Sommersione con 20-30 mm d'acqua per fare il livellamento (indicativamente<br />

ai primi di aprile).<br />

2) Aumento della lama d'acqua a 55 mm (massimo 70-80) per fare la semina e<br />

suo mantenimento per i 15-20 giorni successivi (germinazione); data indicativa:<br />

10-30 aprile.<br />

3) Breve asciutta o abbassamento del livello per favorire il radicamento delle<br />

plantule<br />

4) Aumento della lama d'acqua a 120-130 mm per 10 giorni, in modo da<br />

sommergere completamente le plantule per fare il trattamento contro i giavoni<br />

(primi di maggio).<br />

5) Riduzione della lama d'acqua a 80-100 mm per 30-35 giorni (cioè fin verso la<br />

metà di giugno).<br />

6*) Asciutta di 2-3 giorni per fare il diserbo contro ciperacee, alismatacee e altre<br />

specie non graminacee.<br />

7) Sommersione con 80-100 mm d'acqua per due settimane.<br />

8*) Asciutta di una settimana per fare la concimazione in copertura all'inizio<br />

della levata (ultimi giorni di giugno).<br />

9) Sommersione con 80-100 mm d'acqua fin verso la fine di agosto, stadio di<br />

maturazione lattea.<br />

10) Sospensione dell'irrigazione in modo che le risaie siano agibili in settembre<br />

per le macchine da raccolta.<br />

* a volte vengono riunite


Governo dell'acqua – Sistema ferrarese<br />

Nelle terre torbose del ferrarese il governo dell'acqua è un<br />

po' diverso.<br />

La lama d'acqua è sempre molto più alta: 20-25 cm<br />

È poi praticata un'asciutta più lunga di radicamento verso<br />

la metà di giugno per favorire lo sviluppo dell'apparato<br />

radicale, mentre non sempre si pratica l'asciutta di<br />

inizio levata, la quale sarebbe controproducente<br />

favorendo un eccessivo rilascio di azoto da parte del<br />

terreno che è molto ricco di sostanza organica.<br />

Semina Raccolta


GOVERNO DELLE ACQUE (attuale)<br />

L’immissione dell’acqua nelle camere avviene da qualche giorno a un<br />

mese (nel caso della lotta al riso crodo con erbicidi antigerminello)<br />

prima della semina.<br />

Attualmente si ha un intervallo di 4-7 gg tra la sommersione e la<br />

semina per favorire la l’azione di erbicidi a base di oxadiazon, contro<br />

le Heteranthera.<br />

La riduzione dell’intervallo sommersione-semina limita al minimo il<br />

problema delle alghe, la competizione delle malerbe acquatiche e gli<br />

effetti dell’intorbidamento dell’acqua provocati da vermi e crostacei.<br />

Quando il riso ha sviluppato una piumetta di 2-2,5 cm (8-10 gg dalla<br />

semina di aprile, 5-7 dalla semina in maggio) si procede all’asciutta<br />

di radicamento. Oltre all’effetto affrancamento piante, ha pure<br />

effetto di controllo alle alghe e di eliminare eventuali fermentazioni o<br />

fenomeni di tossicità da erbicidi pre-semina.<br />

Durata massima una settimana al fine di non favorire la germinazione<br />

di giavoni e del crodo e non creare indurimento del terreno


Nella fase colturale successiva il livello dell’acqua segue<br />

progressivamente la crescita della coltura sino alla<br />

seconda asciutta programmata per l’esecuzione dei<br />

trattamenti erbicidi, a cui segue, solitamente, la<br />

concimazione azotata di copertura.<br />

La durata di tale asciutta è legata alla strategia di diserbo,<br />

da pochi giorni a due settimane.<br />

La concimazione azotata viene fatta prima della<br />

sommersione, normalmente dopo 5-7 gg dal diserbo.<br />

Nella fase di accestimento il livello dell’acqua viene<br />

mantenuto sui 5-10 cm. Livelli bassi favoriscono<br />

l’accestimento e l’irrobustimento dei culmi.<br />

Con il sopraggiungere del caldo risulta utile fare un riciclo<br />

delle acque, allo scopo di favorire una maggiore<br />

ossigenazione e di allontanare composti tossici<br />

provenienti da metabolismo anaerobico della risaia.


All’inizio della fase di levata in molte situazioni colturali è vantaggioso<br />

ricorrere ad una terza asciutta.<br />

Tale pratica è legata alla funzione di eliminazione di composti ridotti, di<br />

impedire la formazione di accestimenti tardivi e migliorare la<br />

resistenza all’allettamento, favorendo una ripresa della crescita<br />

dell’apparato radicale e la lignificazione dei culmi.<br />

La durata varia dai 10-15 gg in funzione del clima e del terreno. Ridotto<br />

rischio di nascita di nuove infestanti.<br />

La nuova sommersione ha lo scopo di prevenire danni da<br />

abbassamenti termici durante la fase di maturazione del polline.<br />

La gestione si conclude con l’asciutta pre-raccolta, generalmente allo<br />

stadio di maturazione cerosa.<br />

Asciutte anticipate provocano calo produttivo e abbassamento della<br />

resa in riso lavorato.


Governo delle acque - Semina in asciutto<br />

VANTAGGI<br />

Minore uso di acqua<br />

Riduzione sviluppo di alghe<br />

Riduzione allettamento<br />

Minor perdita di s.o.<br />

Riduzione costi di produzione


Governo delle acque - Semina in asciutto<br />

Con il metodo della semina interrata a file, il ciclo<br />

colturale viene allungato di qualche giorno,<br />

specialmente per le semine precoci (sconsigliate perché<br />

favoriscono le infestanti).<br />

Si utilizzano varietà a ciclo medio o medio-precoce.<br />

Maggiore sviluppo di riso crodo per nascita anche dei<br />

semi interrati in profondità.<br />

Alla sommersione almeno un terzo della pianta deve essere<br />

sommerso per favorire il superamento della fase critica<br />

di transizione dall’asciutto al sommerso.<br />

Modifiche alla concimazione. <strong>Di</strong>stribuire circa il 20% di<br />

N in più rispetto alla semina in sommersione (attenzione<br />

a varietà alte e suscettibili al brusone).


Irrigazione turnata<br />

La tradizionale coltivazione per sommersione potrebbe diventare,<br />

in un futuro con sempre meno acqua, difficilmente sostenibile.<br />

La tecnica prevede:<br />

- semina a file su terreno asciutto<br />

- apporti idrici attraverso sommersione o aspersione in<br />

funzione dell’evapotraspirazione<br />

- fase critica: tra la formazione dell’abbozzo<br />

panicolare e la fioritura.<br />

Ricorrere a varietà resistenti allo stress idrico e al brusone.<br />

Adeguare la somministrazione dei fertilizzanti (concimi a lento<br />

effetto o di matrice organica, in presemina e frazionamento<br />

durante la coltura: accestimento e formazione pannocchia)<br />

Contenimento infestanti da asciutto, come giavoni ed alcune<br />

dicotiledoni. <strong>Di</strong>serbi fin dai primi stadi di sviluppo della<br />

coltura.


<strong>RISO</strong><br />

Semina


SEMINA<br />

Scelta delle varietà<br />

La scelta delle varietà da seminare è subordinata alle condizioni<br />

climatiche, alla temperatura dell'acqua, alla precessione<br />

colturale.<br />

La scelta delle varietà da seminare si orienta di solito su tipi di riso<br />

che differiscono tra loro per la durata del ciclo di sviluppo, per<br />

la tecnica colturale e soprattutto per le caratteristiche<br />

mercantili del prodotto.<br />

Varietà precoci per praticare la falsa semina.<br />

Varietà di tipo lungo B richieste dal mercato del Nord<br />

Europa.<br />

Varietà di tipo lungo A per la parboilizzazione.<br />

Varietà precoci sono da preferire quando si debba liberare presto il<br />

terreno per la successiva semina del frumento, quando occorra<br />

distribuire nel tempo i lavori e quando le acque siano fredde.


In base alla precocità le varietà italiane sono distinte come segue:<br />

Molto Precoci: 140 gg (durata ciclo)<br />

Precoci: 141-150 gg<br />

Medie: 151-160 gg<br />

<strong>Di</strong> stagione: 161-170 gg<br />

Tardive: 171-175 gg<br />

In passato esistevano anche varietà precocissime (125 giorni),<br />

utilizzate per la coltura intercalare trapiantata, oggi scomparsa.<br />

C'è una relazione lineare che lega la produttività alla lunghezza<br />

del periodo vegetativo.


Principali varietà (www.enterisi.it)


Varietà maggiormente coltivate


SEMINA<br />

Epoca<br />

La stagione di semina del riso varia a seconda della<br />

temperatura dell'acqua, della coltura precedente,<br />

della precocità della varietà, etc.<br />

In genere è compresa tra la metà di aprile e la metà di<br />

maggio, ma con varietà molto precoci ci si può<br />

spingere fino alla fine di maggio.<br />

Con falsa semina: 2°-3° decade di maggio, per lotta al<br />

“riso crodo”<br />

Per avere un'emergenza soddisfacente occorre che la<br />

temperatura raggiunga i 12-14 °C.


SEMINA<br />

Modalità<br />

La quantità di risone che comunemente si usa va<br />

dai 150 ai 220 kg per ha e talvolta anche di<br />

più; l'obiettivo è di realizzare un investimento<br />

di 250-300 piante/m 2 , pari a 350-450<br />

pannocchie/m 2<br />

Dose di semina: vedi tabella


Quantità seme


SEMINA<br />

Modalità<br />

La semina in sommersione viene preceduta da due<br />

operazioni preparatorie della semente; l'ammollamento<br />

e la disinfezione.<br />

L'ammollamento consiste nell'immersione in acqua per<br />

almeno 24 ore dei sacchi contenenti la semente, onde<br />

facilitare l'affondamento delle cariossidi al momento<br />

della semina e inoltre anticipare la germinazione e la<br />

nascita del riso.<br />

La semina segue immediatamente il passaggio dello<br />

spianone, di modo che la copertura del seme avviene<br />

per il depositarsi della torbida sollevata da questo.<br />

<strong>Di</strong>sinfezione: concia del seme (ditiocarbammati, iprodione)


Il sistema più usato è la semina a spaglio fatta a<br />

macchina; ora si vanno pure diffondendo le<br />

semine a righe, con seminatrici di tipo<br />

universale, appositamente adattate con<br />

profondità di semina: max 2 cm<br />

distanza file: 15-30 cm<br />

Semina in risaia asciutta.<br />

Una tecnica di semina che tende ad estendersi,<br />

perché può ridurre i consumi idrici. La semina si<br />

attua con seminatrici a fila e la sommersione si<br />

attua dopo 30 giorni circa, a riso già nato e con<br />

3-4 foglie.


Trapianto<br />

Il riso, oltre che direttamente in posto, può essere<br />

seminato in semenzaio (1/10-1/20 della superficie<br />

da coltivare) per essere poi trapiantato (alto 15 cm,<br />

disponendo 18-20 ciuffi, di 3-6 piante, per m 2 ).<br />

Il trapianto in Italia è completamente scomparso; si<br />

praticava estesamente in passato per guadagnare<br />

tempo e poter fare il riso come coltura intercalare<br />

dopo frumento o dopo il primo taglio di un prato.<br />

Questo sistema è ancora molto seguito ai tropici<br />

perché fa guadagnare tempo, consentendo fino a<br />

2-3 raccolti all'anno, e fa risparmiare semente.


<strong>RISO</strong><br />

Lotta alle malerbe


INFESTANTI<br />

La risaia sommersa è un agroecosistema del tutto particolare nel<br />

quale la vegetazione infestante che vi si insedia ha caratteristiche<br />

altrettanto particolari, adattate all’habitat della risaia.<br />

La flora infestante delle risaie è caratteristica per avere come habitat<br />

ambienti palustri o comunque saturi d'acqua, per cui comprende<br />

specie diverse da quelle che si trovano negli agroecosistemi di<br />

terraferma:<br />

alghe,<br />

piante acquatiche vere e proprie (eterantera),<br />

piante palustri (ciperacee, butomacee, alismatacee);<br />

piante tolleranti gli ambienti umidi (tra le graminacee i giavoni<br />

e il riso selvatico),<br />

e con l’innovazione della tecnica colturale piante infestanti tipiche<br />

di colture asciutte.<br />

Danni produttivi fino all’80%.


Alghe<br />

Le infestazioni di alghe sono dannose specialmente durante il primo sviluppo del<br />

riso per il feltro che esse formano con l'intreccio dei loro filamenti sul fondo della<br />

risaia o in superficie.<br />

Le alghe prevalenti nelle risaie sono quelle verdi (Chlorophyceae) e quelle azzurre<br />

(Cyanophyceae); in passato le prime erano prevalenti ma facilmente controllabili,<br />

mentre attualmente stanno aumentando le seconde.<br />

Le alghe verdi formano un feltro galleggiante che ostacola l'emergenza dall'acqua delle<br />

piantine di riso, le cui foglie restano invischiate nel feltro algale, trovando difficoltà<br />

ad uscire alla luce*.<br />

Le alghe azzurre formano il loro feltro prima sul fondo, dove le plantule di riso stanno<br />

compiendo il loro primo sviluppo, per poi sollevarsi diventando galleggianti: in<br />

questo modo le plantule di riso vengono sradicate e portate in superficie dove tra<br />

l'altro le aspetta il rischio di essere spinte alla deriva dal vento e dal moto ondoso,<br />

finendo ammassate nella parte sottovento del campo**.<br />

*concia seme (mancozeb), uso di carbammati o sali di Cu, riducendo l’altezza<br />

dell’acqua di sommersione<br />

**asciutta e basso livello dell’acqua


Piante acquatiche<br />

Eterantera (Heteranthera limosa, H. reniformis, H.<br />

rotundifolia)<br />

È un'infestante nuova, introdotta dall'America centrale alcuni<br />

anni fa e che infesta ormai la quasi totalità delle risaie italiane.<br />

In diffusione.


Piante palustri<br />

• Ciperacee: Scirpus<br />

maritimus, S.<br />

mucronatus, Cypersus<br />

esculentus (molto<br />

diffuse nel vercellese)<br />

• Alismatacee: Alisma<br />

plantago-aquatica<br />

• Butomacee: Butumus<br />

umbellulatus (difficile<br />

da controllare)


FLORA INFESTANTE EMERGENTE<br />

Cyperus esculentus (bagiggi)<br />

specie perenne tipica delle<br />

semine in asciutto, si<br />

riproduce per mezzo di un<br />

numero elevatissimo di<br />

tubercoli, lotta con<br />

sulfoniluree eventualmente<br />

miscelate con propanile<br />

Cyperus serotinus (zigolo<br />

tardivo)<br />

specie perenne tipica di risaia<br />

sommersa, ma anche in<br />

asciutto, si riproduce per<br />

rizomi, taglia elevata (120-<br />

130 cm), lotta con<br />

azimsulfuron


Commelina communis (erba<br />

miseria) (fam. Commelinacee)<br />

specie annuale, si riproduce per<br />

seme, si sviluppa su terreno non<br />

sommerso ma poi sopporta livelli<br />

di acqua non troppo elevati,<br />

molta diffusa sugli argini, lotta<br />

con bispiribac-sodium<br />

Murdannia keisak (fam.<br />

Commelinacee)<br />

specie annuale, si riproduce per<br />

seme, si sviluppa su terreno<br />

sommerso, diffusa sugli argini,<br />

nelle imboccature e capezzagne,<br />

lotta con bispiribac-sodium


• Echinocloa spp.<br />

• Leptocloa spp.<br />

• Leersia oryzoides<br />

• Sorghum halepense<br />

Graminacee<br />

• Panicum dicothomiflorum<br />

• Riso crodo


Giavoni<br />

I giavoni comprendono parecchie specie graminacee del<br />

genere Echinochloa e sono le infestanti del riso più<br />

frequenti e invadenti, contro le quali è quasi sempre<br />

necessario intervenire perché bastano pochissime piante<br />

per m 2 (6-7) per causare perdite di produzione gravissime.<br />

• Giavone peloso: E. phyllopogon (in espansione)<br />

• Giavone meridionale: E. colonum<br />

• Giavone comune: E. crus-galli (il più diffuso, presente in ca 190.000<br />

ha)<br />

• Giavone pendulo: E. crus-pavonis<br />

• Giavone cinese: E. erecta (in espansione)<br />

• Giavone maggiore: E. oryzoides (diffuso in <strong>Ve</strong>neto e Emilia R.)


Giavone peloso: E. phyllopogon


Lotta ai giavoni<br />

• OXADIAZON con trattamenti in pre-semina o in post<br />

emergenza. Controlla anche le eterantere<br />

• TIOCARBAMMATI, molinate in particolare, con piante di<br />

giavone alla 2-3 foglia, in risaia allagata. Molto inquinanti.<br />

• AZIMSULFURON in post-emergenza, Erbicida con ampio<br />

spettro di azione verso le infestanti a foglia larga. Fitotossico<br />

con interventi tardivi e con alte temperature.<br />

• PROPANILE, il più usato; assorbimento fogliare. Trattamento<br />

da 2-3 foglie all’accestimento, meglio quelli precoci.<br />

Solitamente due passaggi. Con distanza di 5-7 giorni, in<br />

asciutta.<br />

• QUINCLORAC è assorbito per via fogliare e radicale. <strong>Di</strong><br />

elevato costo.


Leptochloa fascicularis<br />

specie annuale, si riproduce<br />

per seme, taglia elevata,<br />

grande capacità di<br />

accestimento e velocità di<br />

sviluppo notevole, lotta in preemergenza<br />

in semina asciutta<br />

(cialofop butile) in post- in<br />

semina sommersa<br />

(tiobencarb)<br />

Leptochloa uninervia<br />

specie annuale, si riproduce<br />

per seme, simile alla<br />

precedente anche nella lotta


Leersia oryzoides (riso selvatico, perenne) si<br />

riproduce per via vegetativa, pianta molto vivace


Sorghum halepense Panicum dicothomiflorum


<strong>RISO</strong> CRODO<br />

Oryza sativa var. sylvatica


Riso crodo<br />

Il riso crodo è botanicamente classificato come la stessa specie del<br />

riso coltivato, del quale si considera una varietà botanica.<br />

Questa infestante, diffusa in buona parte di tutte le aree risicole<br />

mondiali, è conosciuta in Italia perlomeno dall'inizio del 1800.<br />

La sua presenza in Italia è però piuttosto limitata fino agli anni<br />

'80, durante i quali aumenta in modo drammatico a causa<br />

soprattutto della diffusione di varietà a granello lungo (tipo<br />

indica) nella cui semente sono presenti in abbondanza<br />

cariossidi della malerba.<br />

Il riso crodo manifesta una ampia variabilità di caratteristiche<br />

anatomiche, biologiche e fisiologiche. Tuttavia è difficilmente<br />

distinguibile dal riso coltivato almeno fino allo stadio di<br />

accestimento.<br />

Generalmente, le piante di riso crodo sono più vigorose, più<br />

sviluppate in altezza e presentano un maggior numero di<br />

culmi di accestimento, rispetto alle varietà coltivate.


Tra le caratteristiche più peculiari del riso crodo vi sono:<br />

- la colorazione del pericarpo (anche se vi sono numerosi<br />

biotipi a pericarpo bianco, in tutto simili al riso coltivato),<br />

- la capacità delle cariossidi di staccarsi dal rachide della<br />

pannocchia al raggiungimento della maturità (il fenomeno<br />

prende il nome di "crodatura").<br />

I danni dovuti alla presenza della malerba sono rappresentati dal<br />

calo di produzione (-20/60%) dovuto agli effetti competitivi e<br />

dai maggiori costi di lavorazione del riso. La parte di<br />

cariossidi della malerba che non è ancora caduta a terra al<br />

momento della trebbiatura del riso, infatti, viene raccolta col<br />

riso stesso, inquinando le partite commerciali. La presenza di<br />

tali cariossidi nel risone richiede una lavorazione più energica<br />

per eliminare il pericarpo colorato, che si traduce in un<br />

aumento dei tempi di lavorazione e della quantità degli scarti.<br />

La difficoltà maggiore nella gestione del riso crodo è<br />

rappresentata dal fatto che, fisiologicamente, è una pianta<br />

estremamente affine al riso coltivato.


Caratteristiche biologiche del riso crodo<br />

Acquisizione della capacità germinativa dopo la fioritura e<br />

crodatura: i semi di riso crodo sono potenzialmente in grado di<br />

germinare già a nove giorni dopo la fioritura.<br />

Dormienza dei semi: a differenza della maggior parte dei risi<br />

coltivati della sottospecie japonica, i semi della sottospecie<br />

indica, delle altre specie spontanee e del riso crodo presentano<br />

comunemente un più o meno elevato grado di dormienza.<br />

Questo fenomeno si traduce in una scalarità delle emergenze,<br />

che permette al riso crodo con germinazione ritardata di sfuggire<br />

agli interventi di lotta chimica o meccanica. La forte pressione<br />

selettiva esercitata dagli interventi di lotta praticati per più anni,<br />

può favorire, inoltre, la selezione e la diffusione di tipi con<br />

emergenza tardiva.<br />

Longevità dei semi (persistenza della vitalità): secondo alcune<br />

sperimentazioni può arrivare fino a 12 anni.<br />

Capacità di emergenza: in alcuni ecotipi, è stata osservata solo una<br />

modesta riduzione della percentuale di emergenza fino a 25 cm di<br />

profondità.<br />

Taglia più elevata


Lotta al riso crodo<br />

Le strategie si basano sulla combinazione di tecniche colturali e<br />

di interventi chimici.<br />

• Lavorazioni del terreno<br />

In un programma di lotta integrata al riso crodo, la scelta del<br />

tipo di lavorazione va fatta in funzione della consistenza<br />

della banca semi (totale e alle diverse profondità) e degli<br />

altri mezzi di lotta che si vogliono adottare.<br />

Con l’aratura ordinaria, ad esempio, i semi delle infestanti<br />

vengono in genere ridistribuiti in modo omogeneo lungo<br />

tutto il profilo interessato, mentre con la minima<br />

lavorazione i semi rimangono concentrati nei primi 6-8<br />

centimetri.<br />

Le lavorazioni superficiali tendono a stimolare le emergenze,<br />

per cui bene si adattano all’adozione di tecniche come la<br />

falsa semina, finalizzate alla rapida riduzione della banca<br />

semi.


• Gestione dell’acqua<br />

La presenza di uno strato d’acqua sulla superficie del<br />

terreno ha in generale un’influenza notevole sulle<br />

emergenze e sullo sviluppo delle infestanti del riso.<br />

Similmente ad altre poacee infestanti come i giavoni<br />

(Echinochloa spp), il riso crodo viene favorito quando<br />

lo strato d’acqua è molto sottile.<br />

Nel caso della falsa semina, proprio per stimolare le<br />

emergenze, si tende ad inondare la risaia solo all’inizio<br />

del trattamento, lasciando poi che il livello si abbassi<br />

gradualmente per effetto della percolazione e<br />

dell’evaporazione.<br />

Nel caso di impiego di diserbanti antigerminativi di<br />

pre-semina, al contrario, viene mantenuto un livello<br />

d’acqua molto elevato, per contribuire a limitare il più<br />

possibile le emergenze


Falsa semina<br />

È la tecnica di lotta più diffusa nelle risaie italiane. Scopo della<br />

falsa semina è quello di indurre una emergenza abbondante e il<br />

più possibile uniforme della malerba prima della semina del<br />

riso<br />

Determina un drastico contenimento dell’infestazione nel corso<br />

della stagione in cui viene adottata; il suo impiego ripetuto<br />

negli anni consente una progressiva riduzione della banca semi.<br />

Alcuni fattori sono determinanti nella riuscita della<br />

tecnica:<br />

minima lavorazione<br />

gestione dell’acqua durante la falsa semina<br />

durata della falsa semina: normalmente è necessario<br />

attendere circa un mese.<br />

Al termine della falsa semina le plantule di crodo (3-4 foglie)<br />

vengono eliminate generalmente con un trattamento chimico.<br />

In alternativa al trattamento chimico, si può effettuare un<br />

trattamento meccanico, che normalmente presenta un’efficacia<br />

inferiore.


• Impiego di varietà precoci<br />

L’adozione della tecnica della falsa semina,<br />

ritardando di circa 30 giorni la semina rispetto<br />

all’epoca ordinaria, impone l’impiego di varietà<br />

precoci.<br />

In passato venivano impiegate varietà molto precoci<br />

(Titanio, Silla, Rosa Marchetti) che consentivano di<br />

limitare notevolmente la disseminazione<br />

dell’infestante, in quanto raccolte normalmente<br />

prima della crodatura della stessa. Queste cultivar<br />

sono state sostituite da altre molto più produttive e<br />

con migliori caratteristiche agronomiche (in<br />

particolare maggiore resistenza all’allettamento).<br />

Tra queste sono da ricordare le cv Loto, Cripto,<br />

Selenio e Savio


• Rotazione e avvicendamento<br />

Una delle principali ragioni della drammatica<br />

diffusione del riso crodo risiede nella quasi totale<br />

assenza di rotazioni che caratterizza le principali aree<br />

risicole italiane. In casi di infestazione particolarmente<br />

abbondante, il ricorso alla rotazione diventa l’unica<br />

strada percorribile.<br />

Le colture che più frequentemente sono inserite in<br />

rotazione a riso sono mais e soia. In queste colture, il<br />

riso crodo può essere controllato con diserbo chimico<br />

in pre- o post-emergenza, oppure con interventi<br />

meccanici.<br />

• Utilizzo di semente certificata


Mezzi chimici di lotta<br />

Nella lotta al riso crodo, a causa della elevata affinità tra<br />

infestante e coltura, è possibile effettuare trattamenti<br />

diserbanti quasi esclusivamente in pre-semina.<br />

I trattamenti eseguibili in pre-semina sono sostanzialmente<br />

di due tipi:<br />

pre-emergenza del riso crodo;<br />

post-emergenza del riso crodo (in abbinamento<br />

alla falsa semina).<br />

L’impiego di prodotti chimici dopo la semina del riso è<br />

limitata esclusivamente a trattamenti di soccorso con barra<br />

umettante.


• Pre-emergenza del riso crodo<br />

Sebbene sia nota l’efficacia di vari principi attivi nel controllo in pre-emergenza del<br />

riso crodo, in Italia il pretilachlor è il più usato. Il prodotto viene utilizzato con<br />

risaia sommersa (alto livello acqua) e il trattamento va eseguito almeno 25-30 giorni<br />

prima della semina, per evitare effetti fitotossici sulla coltura, alla dose di 2,5 kg/ha<br />

di formulato commerciale.<br />

• Post-emergenza del riso crodo<br />

Al termine delle falsa semina. Rispetto a tutti gli altri mezzi di lotta, questa tecnica<br />

fornisce generalmente i risultati migliori. I p.a. disponibili sono il dalapon,<br />

impiegato già da molti anni e il cycloxydim, autorizzato su riso in pre-semina dal<br />

1999.<br />

L’impiego di altri diserbanti a largo spettro, come ad esempio glifosate hanno<br />

mostrato livelli di efficacia piuttosto ridotti. Questo comportamento è probabilmente<br />

da porre in relazione alla limitata superficie di assorbimento delle plantule di riso<br />

crodo nel momento in cui si effettuano i trattamenti (stadio 2-3 foglie).<br />

Interventi di soccorso: per evitare arricchimento semi nel terreno, con barra falciante<br />

(due inteventi distanziati di 15 gg) o con barra umettante (Glifosate)


Lotta genetica<br />

Le biotecnologie sono state applicate ampiamente sul riso, in particolare per<br />

conferire tolleranza a condizioni climatiche avverse (es. siccità), insetti e resistenza<br />

ad erbicidi (Rathore et al., 1993).<br />

Le ricerche hanno riguardato soprattutto la trasformazione per la resistenza a<br />

glufosinate-ammonio, un diserbante a largo spettro normalmente non selettivo per il<br />

riso e potente inibitore della glutamina sintetasi. L’inibizione di questo enzima<br />

provoca un accumulo di ammoniaca, che determina la morte della pianta.<br />

La resistenza viene ottenuta attraverso l’introduzione nel genoma della pianta del<br />

gene bar di Streptomyces hygroscopicus.<br />

L’applicazione di questa tecnica ha già portato a delle applicazioni commerciali da<br />

parte della società che detiene il brevetto della molecola erbicida (Aventis),<br />

attraverso lo sviluppo di varietà caratterizzate dalla denominazione “Liberty-link”.<br />

La valutazione agronomica di varietà transgeniche è stata effettuata soprattutto negli<br />

USA. La possibilità di controllare efficacemente il riso crodo in varietà transgeniche<br />

è stata ampiamente dimostrata, ma presenta alcuni rischi potenziali, primo fra tutti il<br />

possibile passaggio del gene di resistenza dalla coltura al riso crodo.<br />

In situazioni di incrocio controllato fra varietà trasformato e riso crodo è stata di<br />

fatto osservata la comparsa di progenie resistente a glufosinate-ammonio, mentre<br />

resta da verificare la reale probabilità che questo fenomeno ha di verificarsi nelle<br />

comuni condizioni di campo.


<strong>Di</strong>ffusione della Varietà Libero Clearfield R in italia nel<br />

2007 (Totale ha coltivati in Italia 16.234)<br />

Lombardia<br />

8 899<br />

Fonte Ente Nazionale Risi<br />

193<br />

Altre regioni<br />

7 124<br />

Piemonte

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