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Relazione - Parco Nazionale dell'Aspromonte

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Ente <strong>Parco</strong> <strong>Nazionale</strong> dell’Aspromonte - Ufficio di Piano<br />

Anche l’analisi grafica delle curve di Lorenz stimate per i redditi e per i consumi pro capite mostra una<br />

disuguaglianza sensibilmente maggiore per i primi rispetto ai secondi. Nei grafici che seguono, infatti, la<br />

distribuzione cumulata delle serie crescenti dei redditi (curva di Lorenz) è evidentemente più distante dalla<br />

funzione di equidistribuzione<br />

(raggio a 45° uscente<br />

dall’origine) rispetto al<br />

medesimo plot relativo alla serie<br />

cumulata dei consumi (ordinati<br />

secondo ordine crescente)<br />

Se si dovesse comunque<br />

utilizzare il lavoro di stima<br />

effettuato per valutare l’effetto<br />

moltiplicativo degli interventi di<br />

spesa aggiuntiva previsti dal<br />

Piano, si dovrebbe partire dal<br />

valore della propensione<br />

marginale al consumo (0,4849)<br />

1800000000<br />

1600000000<br />

1400000000<br />

1200000000<br />

1000000000<br />

800000000<br />

600000000<br />

400000000<br />

200000000<br />

0<br />

1<br />

22<br />

curva di Lorenz dei redditi pro capite<br />

ottenendo un valore “di base” determinato dalla formula: m = 1/(1 – c’), che corrisponde a: 1/0,5151. Il<br />

moltiplicatore sarebbe dunque pari a: 1,94. Lo stesso rapporto, ottenuto in base al valore della propensione<br />

media al consumo sarebbe pari a 5,56.<br />

E’ ragionevole assumere un valore intermedio tra i due, che contempli anche gli elementi di indebolimento<br />

del moltiplicatore collegati al deflusso di risorse che caratterizza i rapporti interno-esterno del <strong>Parco</strong>.<br />

Dall’analisi quantitativa ed econometrica del consumo delle famiglie del <strong>Parco</strong> emerge un interessante<br />

quadro che conferma l’originalità e l’omogeneità sociale della comunità del <strong>Parco</strong>. Collegando le<br />

conclusioni appena tratte con le risultanze dall’indagine presso i comuni e le famiglie residenti, risulta un<br />

contesto simile a quello delle “società tradizionali” descritto nel modello di sviluppo duale di Arthur<br />

Lewis, caratterizzato dalla presenza di una “famiglia estesa” che include nell’unità di produzione-consumo<br />

gli individui appartenenti a più nuclei familiari “ristretti”. Si riscontra infatti un elevato grado di impiego<br />

del fattore lavoro, con una produttività marginale molto bassa, giustificata probabilmente dall’esigenza<br />

sociale della condivisione (dei prodotti, dei fattori, dei tempi). Il basso livello della ragione di scambio<br />

della produzione agricola sul mercato locale (relativamente agli altri beni e servizi ivi acquisibili) dà conto<br />

di una razionalità economica implicita nell’elevata propensione al dono in alternativa alla valorizzazione di<br />

mercato del prodotto. E’ più “razionale” condividere il frutto della propria produzione con le famiglie<br />

vicine o con i parenti anziché portare sul mercato e vendere la produzione per due ragioni: in primo luogo,<br />

gran parte di questa produzione non ha un grado di visibilità “ufficiale” – viene realizzata a metà via tra<br />

l’hobby ed il sommerso – e la sua “emersione” e regolarizzazione imporrebbe dei costi e dei vincoli<br />

probabilmente eccessivi rispetto al suo possibile rendimento; la seconda ragione di “razionalità” del dono è<br />

che, comunque, l’incremento di costo e la bassa remuneratività della “mercatizzazione” di questa<br />

produzione non consentirebbero di riacquistare lo stesso bene ad un prezzo equivalente, mentre lo<br />

scambio in termini di dono fa confidare “razionalmente” sulla possibilità di essere oggetto di una<br />

reciprocità che, in caso di bisogno, coprirebbe con una restituzione a valore integrale di quanto<br />

originariamente ceduto.<br />

Ne consegue l’evidenza di un equilibrio efficiente raggiunto nel sistema della condivisione, più che nella<br />

competizione (di prezzo) sul mercato, pur nella limitatezza delle risorse disponibili e della loro<br />

produttività.<br />

Va comunque rilevato che, pur in presenza dei meccanismi di autoproduzione e redistribuzione interna, le<br />

condizioni distributive evidenziano una certa sperequazione: l’indice di Gini (calcolato come media<br />

“pesata” degli scarti dalla retta di equidistribuzione nella curva di Lorenz sopra riportata18) è pari a 0,53 in<br />

relazione ai redditi pro-capite ed a 0,47 in relazione ai consumi pro-capite. Ne emerge un quadro in cui<br />

l’azione redistributiva legata alla pratica del “dono” mitiga, ma non modifica significativamente un assetto<br />

comunque caratterizzato da un elevato grado di iniquità distributiva.<br />

18 In particolare, l’indice è calcolato gli scarti relativi della distribuzione cumulata effettiva (la curva di Lorenz) dalla ipotetica retta<br />

di equidistribuzione. Il valor massimo teorico di questi scarti è pari ad uno – nel caso di valore zero per l’osservazione<br />

considerata, mentre nel caso di coincidenza tra l’osservazione e la situazione di equidistribuzione fa assumere valore zero allo<br />

scarto relativo; ne consegue che la somma degli scarti relativi assume un valore massimo pari ad n-1 (n = numero delle<br />

osservazioni) nel caso di totale concentrazione ed un valore pari a zero nel caso di perfetta equidistribuzione.<br />

<strong>Relazione</strong> Piano del <strong>Parco</strong> – gennaio 2007 Pagina 232<br />

43<br />

64<br />

85<br />

106<br />

127<br />

148<br />

169<br />

190<br />

211<br />

232<br />

equidistribuzione<br />

distribuzione effettiva

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