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Relazione - Parco Nazionale dell'Aspromonte

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Ente <strong>Parco</strong> <strong>Nazionale</strong> dell’Aspromonte - Ufficio di Piano<br />

Frantoio 7<br />

Geometra 7<br />

Ingegnere 3<br />

Macello Polistena<br />

Notaio Polistena<br />

Prodotti per agricoltori Polistena<br />

Veterinario Polistena<br />

Prodotti tipici<br />

Tipologia Chi produce e con che modalità<br />

Capicolli e salumi In tutte le macellerie artigianali<br />

Olio Di oliva di ottima qualità<br />

Liquori ed essenze Sono presenti numerose ditte<br />

Cesti di castagno Attività artigianale<br />

Patrimonio beni architettonici ed artistici<br />

Prende il nome dall’antica colonia Locrese dei Morgeti insediatisi sul territorio in epoca pre-cristiana. Nel<br />

986 il monastero basiliano titolato a S. Giorgio è oggetto di ripetute incursioni musulmane e in<br />

riconoscenza per la prodigiosa salvezza si antepose il nome del santo titolare del monastero alla città, fino<br />

ad allora chiamata Morgeto. In periodo normanno si ha notizia del centro attraverso una bolla papale di<br />

Innocenzio III che enumera i casali e i benefici posseduti dal monastero dell’Odigitria, beni riconfermati<br />

nel 1130 dal re Ruggero II.<br />

Nel 1265 S. Giorgio Morgeto è annoverata fra le terre di Carlo I d’Angiò, con i casali di Melicucco e<br />

Polistena. Diviene quindi, nel 1314, feudo di Palamede De Riso, cui segue nel 1315 Blasco De Luna; nel<br />

1317 è feudo di Ricario Di Stella cui succede il fratello Ingerano, vescovo di Capua e Gran Cancelliere del<br />

Regno. Sotto questa signoria (1324) si definiscono i limiti territoriali della baronia di S. Giorgio che si<br />

estende per tre miglia oltre il fiume Vacale, nei pressi dell’attuale Cittanova, fino a S. Fili, comprendendo<br />

le città di Galatro, Anoja e Cinquefrondi, denominate anche in anni successivi all’eversione della feudalità<br />

i paesi della baronia.<br />

Nel 1337 la città passa sotto la dominazione di Arnaldo di Villanova, Vicesiniscalco, cui segue Tommaso<br />

Mosella, Maestro Razionale della Gran Corte. Il 13 agosto 1351 la regina Giovanna assegna il feudo ad<br />

Antonio Caracciolo, la cui famiglia ne terrà il dominio fino al 1450.<br />

Nella seconda metà del XII secolo i conti Giovanni e Maria Caracciolo edificano la chiesa<br />

dell’Annunziata, che una bolla del 23 aprile 1393 dichiara patronato della stessa famiglia, e nel 1444<br />

Giovanbattista Caracciolo concede ai padri domenicani, la stessa chiesa per la fondazione di un monastero<br />

(la bolla pontificia di Sisto IV necessaria all’apertura è datata 1473). Questo convento, dichiarato casa di<br />

studio per discipline teologiche e filosofiche, svolse un importantissimo ruolo culturale accogliendo fra i<br />

suoi studiosi Tommaso Campanella.<br />

Al dominio di Marino Correale seguì Jacopo de Milà, capostipite del casato dei Milano Franco D’Aragona<br />

baroni e marchesi di S. Giorgio, che perde il feudo in favore di Consalvo de Cordova; a questi succederà la<br />

figlia Elvira e il nipote Fernando, duca di Sessa. Nel 1560 vinta la causa contro i De Cordova il feudo di S.<br />

Giorgio torna in mano a Baldassarre Milano. Inizia il dominio della famiglia che, fino all’eversione della<br />

feudalità, legherà il proprio nome alle vicende storiche di questo territorio.<br />

Sotto il dominio dei Milano la città si accresce notevolmente, Pacichelli descrive alla fine del XVII secolo<br />

una città variamente articolata sulla morfologia del colle, attraverso l’indicazione degli edifici più<br />

importanti, tra cui il Castello e il palazzo Marchesale, la bellissima fontana, il convento dei Domenicani e<br />

la chiesa Madre, dove ..il territorio è abbondante di olive, e l’habitanti con l’industria della seta<br />

soccorrono al loro bisognevole. (…) in quella terra sogliono li Marchesi padroni, habitarvi in tempo<br />

d’està mercè l’aere salutifero ch’ivi si respira..<br />

Il terremoto, con le scosse del 7 febbraio e 28 marzo 1783 colpirà l’abitato di S. Giorgio, che rileverà<br />

enormi danni con il dimezzamento della popolazione e la distruzione di gran parte del patrimonio<br />

architettonico fra cui il castello, fondato in epoca bizantina, il convento domenicano, e gran parte degli<br />

edifici sacri, compresa la chiesa dell’Annunziata. La ricostruzione non restituirà l’antica facies storica e<br />

molti edifici sacri non saranno riedificati; il XIX secolo rappresenta l’era della decadenza per la città che<br />

<strong>Relazione</strong> Piano del <strong>Parco</strong> – gennaio 2007 Pagina 381

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