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Relazione - Parco Nazionale dell'Aspromonte

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Ente <strong>Parco</strong> <strong>Nazionale</strong> dell’Aspromonte - Ufficio di Piano<br />

La catena dell’Aspromonte, che continua a nord-est, oltre il Passo della Lìmina, nella catena delle Serre, è<br />

un evidente elemento morfostrutturale sollevato di oltre 1200 metri in circa 1-1,2 milioni di anni. Esso è<br />

tuttora in sollevamento.Il nucleo principale è fiancheggiato a sud-est (versante jonico) ed a nord-ovest<br />

(versante tirrenico) da aree a minore sollevamento. Il versante jonico presenta una maggiore complicatezza<br />

strutturale, dovuta alle fasi tettoniche antiche di sovrascorrimento delle varie unità cristalline poi<br />

trasportate orogenicamente, durante la fasi iniziali e parossistiche del Corrugamento Alpino, nella<br />

posizione attuale, dove sono giunte dislocate da grandi faglie con forte componente di trascorrenza. Nello<br />

stesso periodo era avvenuto il sovrascorrimento delle grandi falde ad argille policrome scagliose che si<br />

trovano solo sul versante jonico. Su di queste sono state depositate unità sedimentarie terrigene ed<br />

evaporitiche che sono ancora state coinvolte dalle fasi deformative tardive in regime di compressione, cui è<br />

seguita la generale fase a carattere essenzialmente distensivo che è quella ancora in atto.Sulle aree a<br />

maggiore sollevamento, o meglio, sui fianchi scoscesi di queste aree, sono attivi con forte intensità<br />

fenomeni di smantellamento, la cui aggressività è maggiore proprio in corrispondenza dei versanti<br />

principali (o di primo ordine considerando che la Calabria è una penisola quindi il suo rilievo rispetto al<br />

mare è quello assoluto) sia jonico sia tirrenico, a causa sia della maggiore acclività di queste zone<br />

(massimo gradiente fra i blocchi più sollevati e quelli meno sollevati) sia della maggiore energia delle<br />

precipitazioni.<br />

E da rilevare in via preliminare che, sebbene l’osservazione della Carta Geomorfologica suggerisca una<br />

maggiore frequenza e magnitudo dei fenomeni di smantellamento sul versante jonico rispetto a quello<br />

tirrenico, ciò non è vero per i fenomeni di scorrimento-colata rapidi innescati in occasione dei maggiori<br />

eventi alluvionali, la cui distribuzione dipende solo dalla dislocazione dell’areale di maggiore intensità e<br />

altezza di pioggia del singolo evento.Si osservi, infatti, la distribuzione di tali fenomeni. Essi sono<br />

egualmente frequenti sui due versanti, negli areali in cui si trovano, sebbene l’areale jonico sia maggiore di<br />

quello tirrenico. La loro distribuzione, rilevata essenzialmente tramite le foto aeree del 1955, riflette<br />

l’areale della meteora principale degli eventi alluvionali del 1951 e del 1953. La condizione attuale non<br />

appare più come mostrato sulla carta, perché la quasi totalità di questi fenomeni è stata ricolonizzata dalla<br />

vegetazione. Ma si è ritenuto importante segnalarne la presenza (indubbia) in quanto essi marcano un’area<br />

particolarmente suscettibile, per condizioni geologiche, podologiche e geomorfologiche, a tali fenomeni.<br />

Per quanto intense possano esse le manifestazioni climatiche, non hanno effetti sui Piani, data la bassa<br />

pendenza di queste aree.<br />

La massima erosione “in grande”, includendo in questa anche i fenomeni franosi, non corrisponde pertanto<br />

con le zone di massima precipitazione che corrisponde invece proprio con la zona dei Piani e del rilievo, in<br />

gran parte addolcito, del Montalto, ma corrisponde con una più o meno larga fascia che circonda i Piani e il<br />

Montalto da tutti i lati (salvo da nord-est, dove troviamo le Serre) e comprende i tratti intermedi delle<br />

fiumare, fino alla zona a minore acclività dove, sebbene esistano rocce più erodibili e più propense al<br />

franamento (soprattutto quelle del Complesso Caotico della Argille Varicolori Scagliose), le minori<br />

precipitazioni e la minore acclività riducono l’efficienza degli agenti erosivi.<br />

Chiameremo questa fascia (<strong>Relazione</strong> del Piano Stralcio), “Zona di massima erosione” dell’Aspromonte.<br />

Lo smantellamento, tuttavia, procede a gran ritmo, con tassi di erosione (includendo in questo tutti i<br />

processi di smantellamento) che superano gli 0,8mm/a nella zona di massima erosione, in un periodo di<br />

riferimento di 1milione di anni (Hibbeken & Schleyer, 1991).<br />

Un importante, ulteriore agente dell’erosione è l’Uomo.<br />

L’argomento è rilevante, e la conclusione dello studio geomorfologico conferma quanto illustrato nella<br />

<strong>Relazione</strong> del Piano Stralcio (1) , che qui pertanto si riprendono con gli opportuni adeguamenti:<br />

riguardo agli effetti erosivi, le azioni antropiche sono di diversi tipi;<br />

riguardo ai modi possono essere dirette o indirette; riguardo ai tempi, immediate e differite.<br />

Azioni dirette osservate sono:<br />

gli scavi per prelievo di materiale;<br />

le arature di vario “peso”;<br />

i rimodellamenti a vari fini.<br />

Tra le azioni indirette, la più eclatante è quella che vediamo oggi nell’erosione delle coste, dovute<br />

essenzialmente agli effetti, positivi (nell’immediato) per le aree montane, delle sistemazioni idrauliche e<br />

idraulico-forestali, le quali, avendo con successo grandemente ridotto l’erosione e intrappolato il detrito<br />

negli alvei montani, hanno ridotto notevolmente l’apporto di materiale alle zone costiere, con l’effetto che<br />

il moto ondoso e le correnti trattive stanno rapidamente erodendo le spiagge.<br />

<strong>Relazione</strong> Piano del <strong>Parco</strong> – gennaio 2007 Pagina 65

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