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tüRkIyE ON tHE ROAd - 1 a parte<br />
Stazione di Capodistria, 14 agosto 2008, ore<br />
12.30. Assieme alla mia compagna mi ritrovo<br />
seduto sull’orlo del marciapiede, all’ombra di<br />
un leccio, ad attendere la partenza del bus che<br />
ci porterà a Skopje, Macedonia. Gli autisti sono<br />
allegri e premurosi, il bus è mezzo vuoto ma<br />
si parte ugualmente in orario accompagnati<br />
da melodie islameggianti e attorniati da<br />
personaggi coi lineamenti tipicamente balcanici,<br />
ai quali si riesce a strappare qualche sorriso.<br />
All’alba del caro italianissimo ferragosto,<br />
all’uscita di una gola, ci troviamo in un<br />
gigantesco polje che sconfina verso il Kosovo e<br />
il Bulgaristan, solcato da un fiume e orlato da<br />
bassi rilievi in un mosaico di boschetti ripariali,<br />
prati da sfalcio e campi coltivati. Un’ora di attesa<br />
al confine, greggi di animali qua e là e donne<br />
Rom che elemosinano al “casello autostradale”.<br />
Sul bus si è via via creata una sorta di famiglia:<br />
tutti dialogano con tutti, offrono da mangiare<br />
e da bere, con sinceri sorrisi sulle onde di una<br />
musica turca. Dopo una breve tappa a Skopje,<br />
all’alba del nuovo giorno, varchiamo il confine<br />
turco e ci perdiamo con lo sguardo negli<br />
sterminati campi di girasole e di cereali mietuti<br />
come in un dipinto di Van Gogh, dalle forti e<br />
decise pennellate gialle, marroni e verdi. è la<br />
mia seconda volta ad Istanbul e ai miei occhi<br />
rimane sempre una metropoli incantevole: il<br />
Sultanahmet con il suo giardino lussureggiante,<br />
i tantissimi minareti che spuntano come funghi<br />
filiformi dall’infinità di edifici della città e la<br />
moltitudine di gruppi etnici che vi abitano (circa<br />
18 milioni di abitanti dichiarati!). Secoli di storia<br />
l’hanno segnata e contraddistinta in maniera<br />
indelebile e ancora oggi si può respirare una<br />
delicata miscela di aria orientale e occidentale<br />
che la caratterizza. Varcato lo Stretto del Bosforo,<br />
la scritta “Welcome to Asia” ci rende entusiasti.<br />
Trascorsi alcuni giorni, partiamo con il treno<br />
notturno per Ankara. All’alba un meraviglioso<br />
paesaggio steppico collinare si estende a<br />
perdita d’occhio: i forti colori rossi della terra<br />
privi di copertura vegetale contrastano con<br />
le aree pianeggianti coltivate ad ortaggi.<br />
Piccoli villaggi di nomadi, dalle tipiche tende<br />
emisferiche, accendono i primi timidi fuochi<br />
circondati dal bestiame. I loro bimbi osservano<br />
estasiati il treno. Poiane codabianca e ghiandaie<br />
marine appollaiate sui pali della corrente<br />
sono gli indiscussi guardiani di questo arido e<br />
vasto paesaggio. Il viaggio procede attraverso<br />
Amasya, cittadina dalle caratteristiche case in<br />
stile ottomano e dalle enormi tombe dei Re<br />
Pontici scavate con suprema maestria nelle<br />
pareti sovrastanti, verso la costa del Mar Nero<br />
fino al confine con la Georgia. Viaggio scomodo:<br />
poco spazio vitale, ginocchia sul mento, aria<br />
condizionata assente o gelida. Gente qua e là<br />
che dorme tra i bagagli in posizioni contorte,<br />
esausta dalla stanchezza del viaggio notturno<br />
di circa 8 ore. La strada malconcia inizia ad<br />
inerpicarsi sul versante meridionale della<br />
catena caucasica: pendii vallivi ricoperti da<br />
boschi di ontani, querce, carpini e abeti avvolti<br />
da una misteriosa nebbiolina. Villaggi abitati<br />
da kurdi e dall’etnia caucasica Laz sono radi<br />
e sparsi, le case in legno e prive di intonaci. A<br />
volte si vedono radure in cui viene coltivato il<br />
tè in bassi filari cespugliosi. Nell’autobus tutti<br />
dormono, nessuno per strada. Arriviamo a<br />
Yusufeli, paese che ricorda i villaggi montani<br />
del nostro dopoguerra, tra canyon e scoscesi<br />
pendii rocciosi. La gente ci guarda incuriosita<br />
attraverso occhi nero corvino o verdi che<br />
spiccano sulla pelle brunastra e segnata. Molto<br />
ospitali, rispettosi e aperti al dialogo: raramente<br />
in inglese, per lo più in kurdo, in turco o a gesti<br />
Bencich Anita<br />
Bencich Anita<br />
25 konrad luglio/agosto 2010<br />
... spesso il tutto finiva in una grande risata,<br />
una stretta di mano e un buon augurio. Verso<br />
Kars il paesaggio si modifica gradualmente<br />
salendo di quota: dalle vallate rocciose ed aride,<br />
attraverso boschi di conifere e villaggi sparsi di<br />
poche case completamente in pietra con vistosi<br />
mucchi di “mattonelle” di sterco, diligentemente<br />
stipate, usate come combustibile per la cottura<br />
e per i rigidi inverni. Improvvisamente ci<br />
troviamo immersi in praterie a perdita d’occhio.<br />
All’orizzonte qualche vetta montuosa, cielo<br />
cupo e pioggia imminente. Pieno periodo di<br />
fienagione: gruppi di contadini sparsi caricano<br />
energicamente i carri trainati da cavalli o buoi.<br />
Greggi di pecore e mucche pascolano sui<br />
campi di cereali mietuti sorvegliati da enormi<br />
cani da pastore, in un mosaico di torrenti<br />
meandreggianti, laghi glaciali e prati umidi. Il<br />
vento forte spiffera nell’abitacolo fischiando<br />
ed innumerevoli rapaci si librano sfiorandosi<br />
controvento come danzando. Gli uomini con<br />
tipici baffetti, baschetto e completo elegante; le<br />
donne con lunghe gonne e foulard colorati che<br />
coprono i lunghi capelli corvini accuratamente<br />
raccolti sulla nuca. Ci osservano e sorridono,<br />
offrono qualche nocciolina o seme di girasole da<br />
sgranocchiare, in silenzio. Uno scambio di sorrisi<br />
ha una forza di coesione immane, magica.<br />
Visitiamo l’antica città armena di Ani, più volte<br />
devastata dai turchi, situata su di un pianoro<br />
roccioso spazzato dal vento e arso dal Sole. Il<br />
confine con l’Armenia è segnato da un profondo<br />
canyon in cui scorre un fiume dalle acque<br />
scure ed impetuose. Pastori armeni all’ombra<br />
sotto alcune rocce, immersi nei loro pensieri,<br />
a poche centinaia di metri da noi. Le rovine<br />
sono spazzate da un vento fresco e forte, nel<br />
cielo cumulinembi si scontrano tuonando. Il<br />
Sole sembra un miraggio, lontano, freddo e<br />
offuscato.<br />
Paesaggio semi-desertico dell’Anatolia centrale Verso Kars, tra boschi di conifere e praterie montane Rovine di Ani al confine con l’Armenia<br />
scuola scuola di di pensiero pensiero taoista taoista<br />
massaggio tradizionale cinese<br />
scuola massaggio di tradizionale pensiero cinese taoista<br />
massaggio tradizionale cinese<br />
cell.<br />
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Cristian Trani<br />
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