Sergio Santarnecchi HEIDEGGER 1. La vita Martin ... - Russell Newton
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<strong>Sergio</strong> <strong>Santarnecchi</strong><br />
Allora il progetto che ci costituisce è dimenticato, finisce sullo sfondo, e ci lasciamo<br />
semplicemente essere seguendo la corrente, smarrendoci tra le cose; l’Esserci dimentica<br />
di essere quello che è, Essere, appunto, apertura (oblio dell’essere), e diventa come un<br />
ente, una cosa, un oggetto, perdendosi nel mondo: è questa la deiezione (decadimento)<br />
che costituisce la <strong>vita</strong> inautentica. <strong>La</strong> deiezione è un concetto ontologicamente<br />
fondamentale; infatti non è la chiacchiera, la curiosità, l’equivoco, la superficialità del<br />
mondo del Si che portano alla deiezione, ma esattamente l’opposto: è la deiezione che<br />
porta alla <strong>vita</strong> inautentica. <strong>La</strong> <strong>vita</strong> inautentica resta, tuttavia, una delle possibilità<br />
fondamentali dell’Esserci, anzi forse quella che gli è più prossima, anche se non quella<br />
che gli è più propria. “L’estraniazione che chiude all’Esserci la sua autenticità e la sua<br />
possibilità, fosse pur quella di un genuino fallimento, non lo condanna però ad essere<br />
un ente che egli stesso non è, ma lo sospinge nella sua inautenticità, cioè in una<br />
possibilità di essere che gli è propria. Il movimento dell’estraniazione deiettiva,<br />
tentante e tranquillizzante, porta l’Esserci a imprigionarsi in se stesso” (ET 38).<br />
Heidegger ripete in continuazione che l’analisi che sta effettuando non è di tipo<br />
psicologico o morale, non vi è una svalutazione di qualche aspetto rispetto ad altri;<br />
l’analisi è puramente descrittiva (fenomenologica) con obiettivi ontologici: la deiezione<br />
è una caduta ontologica (da apertura a chiusura dell’Esserci) e non morale. Tuttavia<br />
traspare ugualmente, anche dall’uso di termini che sono essi stessi negativi<br />
(inautenticità, superficialità, estraniamento,…), un senso di disvalore.<br />
L’esistenza autentica, all’opposto, è quella di chi si è conquistato e si è scelto, è<br />
quella del soggetto che si progetta secondo quello che vi è di più vero in lui, e non<br />
secondo l’opinione comune. Ciò che c’è di più vero in noi può venire alla luce solo<br />
quanto riusciamo a rimuovere quel mondo di finzioni del Si che il soggetto ha costruito<br />
dentro di sé. “Se l’Esserci scopre autenticamente il mondo e vi si inserisce, se apre a<br />
se stesso il suo essere autentico, questa scoperta del mondo e questa apertura<br />
dell’esserci si realizzano sempre sotto forma di rimozione di velamenti e degli<br />
oscuramenti e come chiarificazione delle contraffazioni con cui l’Esserci si occlude a<br />
se stesso“(ET 27). Emerge chiaramente come la <strong>vita</strong> autentica non sia assolutamente<br />
uno stato eccezionale del soggetto, ma piuttosto un uscire da una situazione di<br />
nascondimento del soggetto a se stesso, un prendere coscienza di quel che<br />
effettivamente si è (possibilità, libertà, progetto, apertura) e attuarlo.<br />
L’Esserci, dunque, nella sua modalità autentica, progettandosi, progetta anche il<br />
mondo, si relaziona ad esso, ed anche a se stesso, in modo vero, profondo, personale. <strong>La</strong><br />
<strong>vita</strong> autentica nasce da un decisione, da un impegno: la decisione di essere quello che<br />
veramente siamo, e l’impegno di progettarsi in modo consapevole. Vi è allora una<br />
significativa affinità tra il progetto di <strong>vita</strong> autentica di Heidegger (tematiche che saranno<br />
successivamente riprese dall’esistenzialismo) e le posizioni freudiane: in entrambi i casi<br />
ciò che caratterizza la propria verità, la propria realtà, è la consapevolezza di quello che<br />
siamo e di quello che facciamo, non quello che siamo e quello che facciamo, ma come<br />
(con quanta trasparenza, quanta chiarezza) facciamo quello che facciamo e come siamo<br />
quello che siamo. Vale solo la pena di ricordare che alle analisi esistenzialiste di<br />
Heidegger (e di altri) si ispirano alcune importanti correnti della psicoterapia<br />
contemporanea (Rogers, Kelly), centrate sulle scelte responsabili del soggetto.<br />
Solo all’interno della <strong>vita</strong> autentica il soggetto si assume la responsabilità di sé, e<br />
parallelamente si assume la responsabilità del mondo, che può risultare veramente<br />
quello che è solo all’interno di una scelta, di una decisione (la mia scelta, la mia<br />
decisione): le cose cessano di essere solo delle semplici presenze, ed acquistano il<br />
significato di mezzi, di strumenti, attraverso i quali l’Esserci cerca di realizzare se<br />
stesso, di essere se stesso. L’autenticità del soggetto si pone in relazione con<br />
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