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Sergio Santarnecchi HEIDEGGER 1. La vita Martin ... - Russell Newton

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<strong>Sergio</strong> <strong>Santarnecchi</strong><br />

Esserci: esso sottolinea proprio il carattere di effettività, di concretezza del nostro essere<br />

esseri umani: ci siamo, siamo qui in questa realtà, in questa situazione. “L’Esserci è<br />

l’ente che io stesso sempre sono, l’essere che è sempre mio”. L’Esserci è esistenza (“<strong>La</strong><br />

sostanza dell’uomo non è lo spirito come sintesi di anima e corpo, ma l’esistenza”), il<br />

che significa che l’essenza di questo ente non può venire determinata indicando una<br />

qualche specificità sua propria.<br />

Tradizionalmente si può intendere per esistenza il fatto che un certo determinato<br />

ente, definito in un certo determinato modo, sussista, ci sia, sia dato. Data una certa<br />

determinata definizione di cane, posso dire Questo è un cane. Per l’uomo, invece, dice<br />

Heidegger, le cose vanno diversamente: l’essenza dell’uomo consiste nel suo strutturale<br />

aprirsi all’essere secondo possibilità, esso è ciò che è possibile, e si definisce, non<br />

partendo da una natura data, ma da quello che effettivamente ha fatto e farà di sé.<br />

L’Esserci è quello che si fa e si definisce da quel che si è fatto (Sartre esprimerà in<br />

modo sintetico lo stesso concetto affermando che l’esistenza precede l’essenza).<br />

“Poiché… la sua essenza consiste piuttosto nell’aver sempre da essere il suo essere in<br />

quanto suo, è stato scelto il termine Esserci per designare questo ente. L’Esserci<br />

comprende sempre se stesso in base alla sua esistenza, in base ad una possibilità che<br />

ha di essere o non essere se stesso…L’esistenza è decisa, nel senso del possesso e dello<br />

smarrimento, esclusivamente da ogni singolo Esserci” (ET 4). L’uomo quindi non è<br />

sostanza, e neppure, sostanza pensante (res cogitans, Cartesio), non si definisce dalla<br />

sua coscienzialità, ma dal suo essere situazione concreta, possibilità di determinarsi, nel<br />

cui ambito Heidegger sottolinea, come Kierkegaard, tanto le possibilità positive che<br />

quelle negative.<br />

Poiché esso solo è esistenza, l’ontologia dell’Esserci ha un primato rispetto ad ogni<br />

altra ontologia: è ontologia fondamentale e da questa dunque bisogna partire, come<br />

fondamento di ogni altra ontologia particolare e generale. L’obiettivo è quello di<br />

definire l’essere dell’Esserci, per poi passare all’essere in generale. Infatti Heidegger<br />

fin dall’inizio ha anche cura di aggiungere che la ricerca sull’essere non potrà esaurirsi<br />

con la ricerca sull’Esserci. E a chiusura dell’opera scrive, forse già prevedendo futuri<br />

fraintendimenti, “la filosofia è ontologia universale e fenomenologica… non filosofia<br />

dell’esistenza” A questo tema è dedicata la prima parte di Essere e Tempo,<br />

“L’interpretazione dell’Esserci in riferimento alla temporalità”, l’unica pubblicata.<br />

5. L’analitica esistenziale: progetto, essere-nel-mondo, utilizzabilità.<br />

L’analisi ontologica di Heidegger parte, dunque, dall’analisi di quel particolare<br />

essere che è l’uomo, interpretato nella sua normale quotidianità, come esso appare<br />

innanzi tutto e per lo più. Questo tema viene trattato nella prima sezione della prima<br />

parte di Essere e tempo, “L’analisi fondamentale dell’Esserci”: l’analitica esistenziale.<br />

Quello che interessa Heidegger non è il soggetto trascendentale o qualche altra entità<br />

universale, ma l’uomo nella sua concretezza, nell’insieme delle sue normali possibilità<br />

di <strong>vita</strong>, visto senza pregiudizi o preconcetti, per come effettivamente esso appare, nei<br />

suoi tratti fondamentali. Per questo Heidegger adotta una metodologia<br />

fenomenologico/ermeneutica in quanto più aderente all’effettiva realtà di ciò che si sta<br />

analizzando. “Fenomenologia significa…lasciar vedere da se stesso ciò che si<br />

manifesta, così come si manifesta da se stesso,… in quanto essere e struttura<br />

d’essere… <strong>La</strong> fenomenologia dell’Esserci è ermeneutica nel significato originario della<br />

parola, secondo il quale essa designa il compito dell’interpretazione” (ET 7, 14).<br />

Il primo carattere che emerge dell’Esserci è il suo costante dover-essere, il suo<br />

continuo e personale rapportarsi a se stesso, il prendersi cura di sé, il suo esser<br />

possibilità: “l’essere di questo ente è sempre mio. Nell’essere che è proprio di esso,<br />

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