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Sergio Santarnecchi HEIDEGGER 1. La vita Martin ... - Russell Newton

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<strong>Sergio</strong> <strong>Santarnecchi</strong><br />

emotiva non è un qualcosa che si venga ad aggiungere alla comprensione teorica, ma<br />

piuttosto esse formano insieme (cognitività ed emotività) una realtà originaria che è<br />

quella dell’Esserci. “I due modi cooriginariamente costitutivi in cui l’Esserci ha da<br />

essere il suo Ci sono la situazione emotiva e la comprensione” (ET 28). In realtà la<br />

situazione emotiva, per certi aspetti, è ancora più originaria della comprensione stessa:<br />

“sul piano ontologico dobbiamo affidare fondamentalmente la scoperta primaria del<br />

mondo alla semplice tonalità emotiva. L’intuizione pura, anche se penetrasse nelle più<br />

intime strutture dell’essere di ciò che è semplicemente presente, non potrebbe mai<br />

scoprire qualcosa di minaccioso” (ET 29).<br />

Heidegger ha cura di chiarire che la situazione emotiva non deve essere confusa con<br />

un generico stato psicologico: essa è lo stato ontologico di apertura primaria nei<br />

confronti della realtà. “<strong>La</strong> situazione emotiva apre l’Esserci nel suo esser gettato…<strong>La</strong><br />

tonalità emotiva ha già sempre aperto l’essere-nel-mondo nella sua totalità, rendendo<br />

solo così possibile un dirigersi verso… ” (ET 29). Ed in effetti possiamo definire il<br />

nostro tono emotivo, innanzi tutto, come la consapevolezza della nostra situazione reale,<br />

e quindi della nostra fisicità nel mondo: essa sorge non dall’interno, non dall’esterno ma<br />

dal nostro semplice essere nel mondo.<br />

Il tono emotivo è l’intelligenza del corpo, che si pone immediatamente in relazione<br />

con la realtà del mondo (perché noi siamo qui, nel mondo), aprendosi ad esso,<br />

dirigendosi verso di esso. Immediatamente nel senso che essa precede ogni elaborazione<br />

teorica. Come ricorda Heidegger, la minaccia è colta in quanto tale, prima che vi possa<br />

essere un’elaborazione cognitiva. “L’aver paura non comincia con la semplice<br />

constatazione dell’avvicinarsi di qualcosa, ma, fin dall’inizio, scopre la cosa come tale<br />

da far paura” (ET 30). Se tornando di notte a casa, vedo una grossa ombra muoversi<br />

nelle vicinanze, non è che percepisco, analizzo, giudico come pericoloso, e poi ho paura<br />

e scappo, ma immediatamente ho paura e cerco una via di scampo. L’analisi cognitiva<br />

seguirà poi in un momento di maggior tranquillità. Si delinea, così, accanto alla logica<br />

della scienza, un ambito che potremmo definire come la verità dei sentimenti, che<br />

riguarda non come è il mondo (per questo c’è la scienza), ma il senso del mondo. Il tono<br />

emotivo è esso stesso intelligenza della realtà ed insieme alla comprensione costituisce<br />

il nostro essere nel mondo. <strong>La</strong> situazione emotiva ha sempre la sua comprensione, la<br />

comprensione è sempre emotivamente caratterizzata. Ed il soggetto stesso ci appare non<br />

come pura teoresi, o come razionalità disincarnata, ma come essere reale nella sua<br />

concreta progettualità, da subito in relazione col mondo sotto l’aspetto emotivo, Esserci.<br />

E la comprensione ci appare come comprensione progettante, che rivela all’Esserci ciò<br />

che gli è proprio.<br />

L’Esserci appare, dunque, in tutta la sua realtà data, effettiva, concreta: l’affettività,<br />

che è sempre individuale, specifica, fisica, è il segno di questa effettività, dell’essere<br />

immediatamente in relazione del soggetto col mondo. Tutto questo Heidegger lo<br />

esprime col termine essere-gettato, concetto che rivendica da un lato la finitezza, la<br />

determinazione dell’Esserci, dall’altro il suo essere immediatamente, brutalmente,<br />

all’interno di una situazione: non dunque un soggetto assoluto che, poi, si trova in una<br />

situazione ma soggetto e situazione che si definiscono insieme, con quel richiamo alla<br />

concretezza e alla singolarità che gia avevamo visto nella polemica di Kierkegaard nei<br />

confronti di Hegel. “L’Esserci…è già sempre insediato in determinate possibilità e, in<br />

quanto è quel poter essere che è, ne ha già sempre lasciate perdere alcune. Rinuncia<br />

incessantemente a possibilità del suo essere, riesce a coglierne talune oppure fallisce.<br />

Ciò significa che l’Esserci è un essere-possibile gettato a se stesso, una possibilità<br />

gettata da cima a fondo” (ET 31) Questo rende il soggetto un qualcosa di più che se<br />

esso fosse semplicemente un ente, che è quel che è, ma nello stesso tempo anche<br />

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