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Sergio Santarnecchi HEIDEGGER 1. La vita Martin ... - Russell Newton

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<strong>Sergio</strong> <strong>Santarnecchi</strong><br />

dell’essere che non esiste come sostanza integralmente data ma come evento, ciò che si<br />

rivela accadendo.<br />

L’essere e il nulla, la verità e l’errore, vanno dunque sempre di pari passo. L’errore,<br />

infatti, non è un qualcosa di accidentale, un qualcosa in cui a volte si può cadere: esso<br />

rappresenta il contesto stesso dell’apparire della verità, il buio da cui essa si manifesta,<br />

la parzialità di ogni nostra conoscenza, la pretesa dell’assolutezza e della definitività di<br />

ogni nostro sapere. “E’ vero che l’uomo nel suo comportamento si rapporta<br />

costantemente all’ente, ma è altrettanto vero che per lo più si contenta sempre di<br />

questo o quell’ente e della sua rispettiva evidenza” (cit. SV 150). L’errore è anche il<br />

soggettivismo, il voler rendere l’uomo misura di tutte le cose: “l’irrequietezza<br />

dell’uomo, che lo spinge ad allontanarsi dal mistero per volgersi alla realtà<br />

praticabile, e che lo fa passare via via da un oggetto all’altro della realtà corrente,<br />

senza accorgersi del mistero, è l’errare” (cit. SV 151).<br />

“<strong>La</strong> metafisica non risponde mai alla domanda della verità dell’essere,<br />

semplicemente perché non fa mai questa domanda. Non domanda, perché pensa<br />

l’essere solo rappresentandosi l’ente in quanto ente. Si riferisce all’ente nella sua<br />

totalità e parla di essere. Nomina l’essere e si riferisce all’ente in quanto ente. Questo<br />

scambio non è certo da considerarsi come errore, bensì come evento. Il suo fondamento<br />

non sta affatto in una mera negligenza del pensiero o in una leggerezza del dire” (Che<br />

cos’è la metafisica in SV 322). L’errore rappresenta, così, una strada che<br />

necessariamente doveva essere percorsa.<br />

Per quanto gli accenti possano sembrare simili, qui la posizione di Heidegger è<br />

profondamente diversa da quella espressa solo pochi anni prima in Essere e tempo: là<br />

l’errore, la dispersione nel mondo, consisteva nell’incapacità del soggetto di essere<br />

veramente se stesso, qui, coincide con l’oblio dell’essere e del suo mistero. Nello stesso<br />

tempo questa posizione si mostra come più problematica rispetto a quella delineata in<br />

precedenza: allora il soggetto doveva liberarsi da una superficiale quotidianità, ora<br />

l’errore appare come più strutturale rispetto alla sua realtà.<br />

10. Nichilismo, umanismo.<br />

Dal momento che noi stessi in quanto esserci siamo apertura all’essere, (“la<br />

metafisica è l’accadimento fondamentale dell’esserci. Essa è l’esserci stesso”, cit. SV<br />

77), il discorso che Heidegger viene svolgendo riguarda il nostro stesso relazionarci con<br />

la realtà che ci circonda, nostro come persone, ma soprattutto nostro come civiltà.<br />

L’oblio dell’essere, l’oblio del nulla, l’esser-presso solo ad un mondo di oggetti, è il<br />

nostro destino ed il destino del mondo occidentale, nel quale ci troviamo ad essere<br />

gettati e che ci costituisce, mondo che ormai sembra avere con la realtà solo un rapporto<br />

di tipo tecnico-scientifico e considera tutta la realtà dell’essere come coincidente con<br />

quello che è conoscibile, calcolabile, manipolabile, producibile con gli strumenti della<br />

scienza e della tecnica. Da questa stessa dimenticanza si costituisce anche il profondo<br />

nichilismo della nostra civiltà: il nichilismo è appunto la dimenticanza dell’essere.<br />

Il dibattito sul nichilismo, tra tutto l’ottocento e il novecento, è uno dei più percorsi<br />

da filosofi, scrittori e artisti. Schopenhauer, Kierkegaard, Dostoevskij, Nietzsche,<br />

Kafka, Sartre, Camus, Beckett, Hopper, Bacon, e tanti altri, sviluppano le loro tematiche<br />

intorno ai concetti di nulla, di non-senso, di angoscia, di assurdo. Anche la filosofia di<br />

Heidegger, come gia abbiamo visto, ruota tutta intorno ai concetti di essere e nulla:<br />

tuttavia la sua posizione non può essere definita nichilista, in quanto egli sceglie<br />

nettamente l’essere. Inoltre il suo approccio è decisamente orientato in senso più<br />

ontologico che antropologico.<br />

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