Allegato [pdf]: Dicembre 2007 - Fondazione Laudato sì
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N. 4/<strong>2007</strong><br />
DICEMBRE <strong>2007</strong><br />
ANNO XXIII<br />
R a p h a ë l<br />
Periodico trimestrale della<br />
cooperativa<br />
«Raphaël – società<br />
cooperativa sociale onlus»<br />
Clusane d’Iseo<br />
via Risorgimento<br />
tel. 030/ 9829136<br />
Poste Italiane S.p.A.<br />
Spedizione<br />
in abbonamento postale<br />
D.L. 353/2003 (conv. L.<br />
27/2/2004 n. 46) art. 1,<br />
comma 2, DCB Brescia<br />
Filiale di Brescia<br />
Tassa pagata<br />
Autorizzazione<br />
del Tribunale di Brescia<br />
n° 25 del 7/8/1985<br />
€ 0,52<br />
Direttore responsabile:<br />
Angelo Onger<br />
Tipografia: Grafiche Tagliani<br />
via Cairoli, 9 – Calcinato<br />
www.raphael.coop<br />
info@raphael.coop<br />
«... va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene<br />
prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento.<br />
Prendila e consegnala a loro per me e per te».<br />
(Mt 17,27). in copertina: opera di P. Nazareno Panzeri,<br />
Chiesa Parrocchiale di Cristo Re- Clusane<br />
Raphaël - DICEMBRE <strong>2007</strong><br />
I<br />
Mamma,<br />
li turchi!<br />
ANGELO ONGER<br />
editoriale<br />
l problema della sicurezza è all’ordine del giorno da molto tempo nel nostro Paese. È difficile dire<br />
come e quando abbia avuto origine la prima onda che ha generato tutte quelle successive. È invece<br />
ormai certa l’identificazione di quella che sarebbe la causa prima della paura dilagante: lo straniero<br />
vale a dire gli immigrati. Secondo uno dei mille sondaggi quotidiani, il 50 per cento degli italiani ha<br />
paura. E l’altro 50 per cento, aggiungo io, ha paura di aver paura. È in atto una specie di pandemia<br />
psicologica che viene alimentata da più parti, per conformismo o convenienza, e che si traduce in una<br />
caccia alle streghe di infausta memoria. E che provoca reazioni incontrollate che finiscono a volte<br />
per premere anche i grilletti e produrre morte.<br />
Il tutto con il conforto di pregiudizi che è sempre molto difficile contraddire. Per esempio si dice e si<br />
ripete che solo la dabbenaggine italiana avrebbe permesso l’invasione barbarica in atto, che turba gli<br />
equilibri sociali e genera violenza. Basterebbe prestare un minimo di attenzione alle cronache internazionali,<br />
peraltro mortificate da tutti i nostri mass media, per rendersi conto che gli altri paesi europei<br />
soffrono le nostre stesse difficoltà, se non di più. La Francia lo scorso anno ha subìto la rivolta<br />
delle periferie cittadine, in particolare di quella parigina, ed è tuttora in stato di allarme nonostante<br />
le promesse di Sarkozy. Lo stesso Presidente francese si è lamentato perché avrebbe visto sugli<br />
schermi televisivi volti di immigrati espulsi e rientrati nelle contrade francesi. Notizie parallele a queste<br />
sono arrivate recentemente dall’Olanda, da Amsterdam, sempre a causa dell’ebollizione delle periferie.<br />
E potremmo continuare a lungo nella citazione dei fatti che non si vogliono vedere.<br />
Sarebbe banale e inutile citare il detto “mal comune mezzo gaudio” perché significherebbe mettere la<br />
testa nella sabbia anziché affrontare la realtà, per quanto spiacevole possa apparire. Quello che serve<br />
è un atteggiamento di lucida conoscenza dei fatti e la capacità di elaborare risposte adeguate secondo<br />
una prospettiva rispettosa dei valori che ci stanno a cuore. Ora, su questa strada la prima acquisizione<br />
da cui è necessario partire riguarda la irreversibilità di un fenomeno che è destinato solo a<br />
crescere. L’appello ad una politica repressiva identificabile in un tentativo di chiudere le frontiere prima<br />
ancora di essere una scelta discutibile sul piano morale, è impraticabile sul piano concreto. Quando<br />
parliamo di globalizzazione, non dobbiamo dimenticare che facciamo riferimento ad un mondo che<br />
si è rimpicciolito grazie alla diffusione esplosiva delle comunicazioni a tutti i livelli, che praticamente<br />
ha azzerato ogni frontiera. La costruzione di muri continua, lo stanno facendo gli Stati Uniti ai confini<br />
con il Messico, lo fa Israele contro i palestinesi, ma servono solo ad aumentare il numero dei morti non<br />
certo a bloccare l’esodo di popolazioni che non sopportano più di morire nella miseria. Anche perché<br />
gli stessi strumenti della comunicazione gli permettono di vedere che da noi si muore di indigestione.<br />
Co<strong>sì</strong> come le misure repressive in generale non bastano certo a scoraggiare i delinquenti.<br />
La seconda questione su cui dobbiamo riflettere, e molto, è quella della violenza. È vero che le ondate<br />
migratorie sono portatrici di violenza, per il semplice fatto che sono generate dalla violenza.<br />
Sappiamo tutti che il mondo è diviso fra ricchi che diventano sempre più ricchi e poveri che diventano<br />
sempre più poveri. Ma tutto questo non è frutto del caso: è il risultato di una storia fondata sulle<br />
prepotenze dei forti e sulla schiavitù dei deboli. Una storia incominciata con il colonialismo militare e<br />
perpetuata con quello economico. Oggi i poveri vogliono sedersi a mensa con noi. Quelli più buoni si