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NERVI CRANICI E SINDROMI ALTERNE

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MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO<br />

LEZIONE di: martedì 8 OTTOBRE 2002<br />

prof. FERRARESE<br />

IO NARRANTE: Luca Attuati<br />

<strong>NERVI</strong> <strong>CRANICI</strong> E <strong>SINDROMI</strong> <strong>ALTERNE</strong><br />

<strong>NERVI</strong> <strong>CRANICI</strong><br />

I nervi cranici sono 12, nell’ordine: olfattivo, ottico, oculomotore, trocleare, trigemino, abducente,<br />

acustico-vestibolare, glossofaringeo, vago, accessorio e ipoglosso: probabilmente non vi ricorderete<br />

i vari decorsi e le anastomosi, che vi invito a ripassare sul libro di neuroanatomia.(grasse risate!)<br />

Oggi invece ci concentriamo sulla semeiotica dei nervi cranici, poiché è importante riconoscerne le<br />

alterazioni, visto che originano tutti dal tronco cerebrale a vari livelli e un loro deficit ci può già<br />

indicare grossolanamente dove è situata una lesione.<br />

OLFATTIVO: manda dei filuzzi attraverso la lamina cribra dell’etmoide, una lamella ossea<br />

piuttosto fragile che facilmente si frattura nei traumi cranici, che possono appunto dare come<br />

complicanza una anosmia, ovvero un’incapacità a sentire gli odori, che va ricercata con prove per<br />

ogni narice nel caso vi sia sospetto.<br />

OTTICO: abbiamo diversi sintomi a seconda che la lesione colpisca la retina, nel qual caso esiterà<br />

in una amaurosi omolaterale (il paziente non ci vede da un occhio), oppure il chiasma, sede dove i<br />

nervi ottici si scambiano le fibre mediali per permettere agli impulsi che originano dallo stesso<br />

emicampo di decorrere dalla medesima parte. Possiamo avere in rari casi una lesione chiasmatica,<br />

nel qual caso verranno perse le informazioni proveniente dalla zona temporale –emianopsia<br />

bitemporale eteronima-, patologia che può aversi in tumori sovrasellari dell’ipofisi; se la lesione è al<br />

tratto ottico, ovvero nella parte che va dal chiasma ai corpi genicolati, perderemo l’informazione<br />

proveniente dall’emicampo controlaterale –emianopsia controlaterale omonima. Una situazione<br />

analoga si ha per lesioni posteriori al tratto ottico, nelle radiazioni ottiche, in cui le anopsie possono<br />

essere più limitate e prendere il nome di quadrantopsie.<br />

La situazione cambia ancora per lesioni vicine al polo occipitale, dove le fibre si dispongono<br />

diversamente a seconda che siano di origine maculare –dove esiste un’alta densità di recettori- o<br />

meno: può darsi che non tutte le fibre maculari siano lese, e quindi siamo di fronte ad un deficit<br />

visivo che risparmia la macula, oppure che una lesione colpisca l’estremo occipitale dell’encefalo,<br />

dove terminano le fibre maculari -scotoma emianopsico controlaterale omonimo.<br />

Esistono riflessi che il neurologo va sempre ad elicitare, innanzi tutto il riflesso fotomotore (RFM),<br />

la cui branca afferente è costituita dal II paio, per la precisione la via pregenicolo-mesencefalica, il<br />

centro di riflessione dai tubercoli quadrigemini inferiori, la branca efferente dalla componente<br />

vegetativa del III paio, il nucleo di Edinger-Westphal, che manda i propri assoni attraverso il<br />

ganglio ciliare del parasimpatico che attraverrso i nervi ciliari brevi determina la contrazione del<br />

muscolo sfintere della pupilla (o costrittore dell’iride); come risultato si ha la miosi. È importante<br />

sottolineare che lo stimolo non raggiunge la corteccia.<br />

1


Il riflesso di iridodilatazione, invece, è mediato dalla componente simpatica attraverso i centri<br />

midollari T1 e T2, il ganglio cervicale superiore e la branca postgangliare noradrenergica che<br />

decorre lungo il plesso carotideo interno e manda anastomosi al nervo nasocilare, branca del<br />

trigemino, che va anch’esso ad innervare l’iride.<br />

C’è da dire che il vero riflesso attivo di iridodilatazione si elicita con stimoli dolorosi (riflesso<br />

spino-ciliare), stress, o aumento del tono adrenergico. L’iridodilatazione che si osserva al buio è<br />

invece dovuta al venir meno del RFM parasimpatico.<br />

Le pupille rimangono tendenzialmente miotiche quando viene meno la componente simpatica, come<br />

nel caso della sindrome di Bernard-Horner, in cui alla miosi si associano ptosi ed enoftalmo.<br />

L’RFM va valutato sia direttamente che consensualmente, cioè si va a stimolare una pupilla e si<br />

osserva la costrizione dell’altra, dato che la risposta è crociata.<br />

Altro riflesso importante è quello dell’accomodazione, non valutato direttamente all’esame<br />

obiettivo. La branca afferente è sempre del II paio, ma stavolta l’impulso arriva fino alla corteccia<br />

occipitale, che è il vero centro di riflessione sovrassiale.Non si può quindi parlare di riflesso nel<br />

vero senso della parola. La via efferente è costituita dal fascicolo longitudinale mediale, che arriva<br />

alla corteccia frontale e di qui al mesencefalo (nucleo di E-W) e poi al nucleo di Perlia, di qui al<br />

muscolo ciliare che accentua il raggio di curvatura del cristallino e ai muscoli retti interni che<br />

permettono la convergenza. È sempre associata una miosi: in qualche caso si ha una dissociazione -<br />

ad esempio nel caso di una lesione dello shunt pregenicolo - mesencefalico ( una volta dovuta a<br />

sifilide)-, della miosi dovuta a RFM rispetto alla miosi da accomodazione: questo è stato chiamato<br />

segno di Robertson.<br />

La pupilla di Hady o pupilla tonica si ha con la degenerazione dei nervi ciliari, in cui il RFM è<br />

molto torpido, quadro che può esitare da una polineuropatia ed è associata a ipo-parestesia.<br />

Altro capitolo importante è la valutazione della motilità oculare estrinseca, o MOE, dovuta ad<br />

attività volontaria. Per questo tipo di movimento sono coinvolti i nervi<br />

OCULOMOTORE, TROCLEARE, ABDUCENTE.<br />

Il III paio innerva:<br />

¸ Retto superiore<br />

¸ Retto mediale<br />

¸ Retto inferiore<br />

¸ Obliquo inferiore<br />

¸ Elevatore della palpebra<br />

Una lesione di questo nervo determinerà quindi uno strabismo verso l’esterno, una midriasi (non è<br />

evocabile il RFM) e una ptosi.<br />

Il IV paio innerva il muscolo obliquo superiore, la cui paralisi determina uno strabismo verso<br />

l’esterno e verso l’alto.<br />

Il VI paio innerva il muscolo retto laterale, la cui paralisi esita in strabismo verso l’esterno.<br />

Lo strabismo può essere disturbo neurologico, nel qual caso l’angolo di strabismo aumenta quando<br />

lo sguardo entra nel campo d’azione del muscolo interessato, oppure disturbo oculistico, nel qual<br />

caso non è presente questa caratteristica.<br />

Questo tipo di problema si evidenzia facendo seguire al paziente una mira con gli occhi. Il sintomo<br />

che avverte il paziente non è lo strabismo, ma la diplopia, ovvero la visione sdoppiata in sguardo di<br />

lateralità.<br />

2


Trattiamo ora i disturbi dei movimenti coniugati: i movimenti dei muscoli sono finemente regolati<br />

bilateralmente da una serie di nuclei che ci permettono di attivarne diversi nel seguire un oggetto: i<br />

più importanti sono il nucleo della commessura superiore interstiziale di Cajal e i nuclei<br />

vestibolari: i collegamenti avvengono attraverso il fascicolo longitudinale mediale, che è un fascio<br />

di sostanza bianca che decorre dal mesencefalo al ponte e di qui al bulbo.<br />

In caso di danno a questo fascio, per cause vascolari, degenerative o tumorali, non avremo paralisi<br />

di un particolare movimento ma delle oftalmoplegie internucleari, una deficit che riguarda diversi<br />

movimenti; possiamo anche avere un deficit di adduzione in sguardo di lateralità.<br />

Siamo in grado di capire che il danno è internucleare e non un deficit del muscolo retto interno o del<br />

III paio perché mancano gli altri segni di paralisi dell’oculomotore e perché l’occhio abduce<br />

regolarmente.<br />

Nel deficit di adduzione inoltre compare un nistagmo all’occhio controlaterale.<br />

Esistono anche dei centri che comandano tutti gli altri per avere i cosiddetti movimenti di sguardo o<br />

coniugati, che ci permettono di ruotare ambedue gli occhi in una stessa direzione. In caso di lesione<br />

si avrà la paralisi di sguardo.<br />

Il nucleo para-abducente comanda ad esempio lo sguardo di lateralità omolaterale, in caso di<br />

lesione non avremo strabismo ma paralisi di sguardo, ovvero il soggetto non riesce più a guardare<br />

da una parte, ma non avverte diplopia.<br />

Questo sintomatologia è chiamata anche segno di Fauville inferiore, e può essere dovuto anche a<br />

lesioni più a monte come noxae a carico della corteccia frontale, nel qual caso prende il nome di s.<br />

di Fauville superiore, ad indicare che la lesione non interessa il nucleo para-abducente, che come<br />

indica il termine si trova medialmente al nucleo del VI paio. Differenziamo i due Fauville perché<br />

nel superiore la paralisi è controlaterale, dato che le fibre discendenti dalla corteccia sono crociate,<br />

mentre nell’inferiore la paralisi è omolaterale.<br />

Ci sono altri nuclei che soprassiedono ai movimenti di verticalità, che sono situati a livello<br />

mesencefalico, un deficit di questi dà la cosiddetta sindrome di Parinaud.<br />

NISTAGMO: movimento ripetitivo, ritmico, distinto in fase lenta, per cui gli occhi scivolano in una<br />

direzione, e in una fase rapida, in cui gli stessi tornano rapidamente in asse; nel nistagmo pendolare<br />

invece non si distinguono bene le due fasi, ma gli occhi oscillano alla stessa velocità.<br />

È importante distinguere la direzione del nistagmo, che può essere orizzontale, verticale, obliquo, o<br />

rotatorio; dovremo definirne anche la rapidità, l’esauribilità o meno dopo 30 secondi, l’ampiezza,<br />

misurata in millimetri oppure in gradi:<br />

¸ 1° grado: nistagmo solo nella direzione della fase rapida<br />

¸ 2°grado: nistagmo in direzione della fase rapida e nella posizione primaria: l’ampiezza è<br />

maggiore<br />

¸ 3° grado: nistagmo anche quando il paziente guarda nella direzione opposta alla fase rapida,<br />

in questo caso l’ampiezza è molto maggiore.<br />

Il nistagmo può essere spontaneo o indotto, quest’ultimo è fisiologico e compare con stimoli<br />

optocinetici ( ad esempio quando guardiamo da un finestrino di un treno in movimento, in reparto la<br />

prova si esegue con un tamburo a strisce che ruota velocemente) oppure labirintici, di solito evocato<br />

versando acqua fredda nel meato acustico interno del paziente, cosa che provoca una brusca<br />

ridistribuzione dell’endolinfa.<br />

Il nistagmo spontaneo è parafisiologico in condizioni di stress estremo o fatica, è sempre di 1°<br />

grado e bilaterale, oppure patologico, in caso di malattie vestibolari, cerebellari o del fascicolo<br />

longitudinale mediale.<br />

Completiamo la parte sull’occhio parlando delle paralisi di sguardo. Esistono diversi movimenti<br />

complessi degli occhi:<br />

3


¸ M. di pursuit: lenti, involontari, che permettono al soggetto di seguire una mira, legati<br />

all’attivazione della corteccia occipitale, responsabile anche della fase lenta del nistagmo<br />

optocinetico. Possiamo avere una perdita di questo tipo di movimento, e si parla di atassia<br />

dello sguardo, ovvero gli occhi vagano per lo spazio senza un fine.<br />

¸ M. saccadici: di ricerca, rapidi, volontari, che dipendono dalla corteccia frontale: se<br />

sussistono lesioni si parla di fissazione spasmodica, ovvero l’incapacità di distogliere lo<br />

sguardo da un determinato oggetto.<br />

¸ M riflessi, che servono a tenere lo sguardo in una direzione quando ruoto la testa,<br />

dipendono dalle connessioni con i nuclei vestibolari<br />

FACIALE: soprassiede ai movimenti dei muscoli pellicciai del volto, e ci permette di assumere le<br />

diverse espressioni: è importante distinguere una paralisi superiore –o centrale-, ossia dei centri<br />

sovrassiali che innervano il nucleo del VII: queste fibre hanno una disposizione particolare, poiché<br />

innervano bilateralmente il nucleo del VII superiore ma solo controlateralmente il nucleo del VII<br />

inferiore.<br />

Per cui in una lesione centrale non avremo mai una paralisi del VII sup., perché esso riceve fibre<br />

dall’altro emisfero, ma solo del VII inf. controlaterale.<br />

Una lesione periferica, del nucleo o del nervo, darà invece una sindrome a tutto l’emivolto<br />

omolaterale.<br />

La paralisi completa si presenta con segni molto tipici:<br />

¸ Il paziente non riesce a corrugare la fronte, e le rughe si spianano<br />

¸ Non si riesce più a chiudere l’occhio<br />

¸ Sono presenti lagoftalmo (occhio pieno di lacrime) ed epifora (le lacrime scorrono lungo il<br />

volto), il segno di Bell è positivo, cioè nel tentativo di chiudere l’occhio la pupilla ruota<br />

verso l’alto<br />

¸ La piega naso-labiale è spianata<br />

¸ Il paziente non riesce a gonfiare le gote<br />

¸ La rima labiale è deviata, sia staticamente che in movimento (i.e. nel sorriso)<br />

¸ Possiamo avere anche la perdita del riflesso corneale, ovvero la mancanza di<br />

ammiccamento quando di sfiora la cornea con un batuffolo<br />

¸ Otalgia<br />

¸ Meno frequentemente un’anestesia tattile e gustativa della porzione anteriore della lingua<br />

Il faciale ha un percorso tortuoso e piuttosto lungo, e spesso un’infezione virale può determinarne la<br />

paralisi, quella che una volta era definita a frigore poiché si pensava dovuta a colpi di freddo: quello<br />

che ci interessa è contrastare l’edema del nervo, e un cortisonico ad alte dosi è utile a tal scopo.<br />

Se c’è una denervazione possono comparire a distanza dei tic, anche dolorosi, più frequenti quando<br />

era in voga la stimolazione elettrica, che si è dimostrata più dannosa che benefica.<br />

Ricordo ancora che in una paralisi superiore o centrale compaiono solamente i segni al quadrante<br />

inferiore del volto controlaterale.<br />

GLOSSOFARINGEO: nel caso di lesione avremo una disfagia faringea<br />

VAGO: se danneggiato possiamo avere tachicardia, acloridria, assenza del riflesso di Danini, che<br />

bradicardizza alla pressione dei globi oculari, alterazioni della motilità laringea, disfonia – a causa<br />

della lesione ai nervi ricorrenti.<br />

ACCESSORIO: ha delle fibre che originano dai primi metameri spinali e poi risalgono ad<br />

innervare i muscoli sterno-cleido-mastoideo e trapezio, per cui avremo problemi a questi ultimi se il<br />

nervo è danneggiato.<br />

4


IPOGLOSSO: innerva la muscolatura della lingua, in caso di paralisi periferica essa a riposo<br />

appare deviata dal lato opposto alla lesione e, se sporta, dal lato lesionato. Questo perché il muscolo<br />

genioglosso controlaterale prevale e spinge la lingua dalla parte opposta quando la si protende.<br />

Anche il nucleo dell’ipoglosso riceve fibre da entrambi gli emisferi.<br />

<strong>SINDROMI</strong> <strong>ALTERNE</strong><br />

Si definiscono sindromi alterne quelle che colpiscono uno o più nervi cranici in una emiparte del<br />

volto e il resto del corpo in modo controlaterale. Sono piuttosto ostiche e difficili da ricordare, qui<br />

tenteremo una schematizzazione.<br />

Una LESIONE DEL MESENCEFALO VENTRALE colpisce un peduncolo cerebrale e il nucleo<br />

del III paio qui situato; avremo:<br />

¸ Omolateralmente (OL): paralisi del III, con ptosi, midriasi e strabismo interno<br />

¸ Controlateralmente (CL): emiplegia all’emisoma e a volte una paralisi sopranucleare del VII<br />

Questa sindrome, quando tipica, è detta di WEBER.<br />

Una LESIONE più POSTERIORE rispetto ai peduncoli può esitare CL anche in emitremore,<br />

emicorea ed emiatetosi, oltre alla plegia, poiché colpito è il nucleo rosso che riceve afferenze dal<br />

cervelletto e dai nuclei della base. OL avremo ancora paralisi del III: questa è denominata sindrome<br />

di BENEDICT.<br />

La sindrome di CLAUDE invece comprende CL solamente una emiplegia cerebellare: questo è<br />

l’unico caso in cui la sintomatologia cerebellare è CL alla lesione, negli altri casi è OL perché il<br />

cervelletto manda fibre che decussano per giungere al nucleo rosso, che a sua volta manda efferenze<br />

controlateralmente, col risultato che gli stimoli cerebellari sono sempre omolaterali. In questo caso<br />

invece la lesione interessa una delle due decussazioni e la paralisi è CL.<br />

Abbiamo parlato prima della sindrome di PARINAUD, che è una paralisi dello sguardo in verticalità<br />

A livello pontino abbiamo i nuclei del VII e del VI, se la lesione è qui situata avremo:<br />

¸ OL: paralisi del VII e del VI, con occhio deviato verso l’interno<br />

¸ CL: emiplegia ed emianestesia<br />

L’eponimo è sindrome di MILLER – GUBLER<br />

Se si aggiunge una paralisi dello sguardo laterale omolaterale significa che anche il nucleo paraabducente<br />

è danneggiato e la sindrome prende il nome di FAUVILLE-MILLER-GUBLER.<br />

Il segno di Fauville è in questo caso inferiore.<br />

Le paralisi di sguardo sono importanti da diagnosticare poiché spesso sono l’unico segno di<br />

localizzazione di una lesione, soprattutto nei pazienti colpiti acutamente da accidenti cerebrovascolari.<br />

Le lesioni a livello BULBARE colpiranno i nuclei dei nervi più caudali:<br />

¸ OL: paralisi del XII con lingua deviata<br />

¸ CL: se la lesione è posteriore si ha emiplegia, se più anteriore emianestesia<br />

La lesione del tronco cerebrale più frequente prende il nome di sindrome di WALLEMBERG, , è<br />

dovuta alla trombizzazione di un’arteria che irrora questa parte del SNC ed in questi casi la lesione<br />

è latero-superiore bulbare o postero-retro-olivare, non abbiamo molti sintomi motori, piuttosto<br />

deficit della sensibilità termo-dolorifica CL (per lesione del tratto spino-talamico) mentre OL la<br />

lesione non interessa tanto il XII quanto il tratto discendente del V paio e quindi il quadro clinico<br />

5


comprenderà emianestesia al volto; si può avere anche una sindrome di BERNARD-HORNER, per<br />

la lesione di fibre discendenti al midollo toracico a dare il riflesso di iridodilatazione, e sintomi<br />

cerebellari per un danno al peduncolo cerebellare posteriore che decorre in questa zona. A volte si<br />

hanno vertigini, nistagmo, e deficit del IX e nel X: come vedete una sindrome molto variegata e<br />

molto difficile da diagnosticare anche se frequente.<br />

<strong>SINDROMI</strong> MIDOLLARI<br />

Il midollo termina, per ragioni di sviluppo, a livello di L1 – L2, distalmente si trovano il cono<br />

midollare e la cauda equina, in cui decorrono i nervi a partire dagli ultimi metameri.<br />

Questo dà ragione del fatto che la puntura lombare si esegua a livello di L4 - L5, di modo da non<br />

pungere in nessun modo il midollo ma al massimo una radice, nel qual caso il paziente avvertirà<br />

solamente una lieve scossa.<br />

Inoltre vi ricordo che le radici cervicali sono 8 e non 7, perché la prima radice passa al di sopra di<br />

C1 e l’ottava sotto C7, le radici toraciche 12, quelle lombari e sacrali 5. All’inizio le radici sono<br />

orizzontali rispetto ai corrispondenti metameri, poi decorrono sempre più obliquamente.<br />

Una lesione radicolare darà sintomi a distribuzione metamerica, di interesse neurochirurgico.<br />

Le lesioni midollari possono essere emorragiche ( il midollo riceve rami metamerici dall’arteria<br />

spinale anteriore e posteriore e dalle arterie radicolari posteriore ed anteriore, rami delle<br />

intercostali), tumorali, degenerative, ed esiste l’eventualità che esse ledano i diversi tratti ascendenti<br />

o discendenti oppure la sostanza grigia.<br />

Posteriormente nel midollo decorrono i fascicoli gracile e cuneato di Goll e Burdach, che<br />

trasportano la sensibilità epicritica.<br />

NDS: qui il prof. Ferrarese descrive i vari fasci decorrenti nel midollo servendosi di un lucido, sarebbe impossibile<br />

oltre che inutile riportare le parole esatte: invito tutti a prendere i lucidi che ho lasciato in aula fotocopie, sono molto<br />

utili ed esplicativi.<br />

Vediamo ora le lesioni: una lesione posteriore che comprenda i fascicoli gracile e cuneato esiterà<br />

nella sindrome tabetica, così chiamata dalla tabe dorsale, complicanza della sifilide: questa<br />

interesserà la sensibilità epicritica; inoltre avremo una perdita del gate control sulle fibre dolorifiche<br />

protopatiche, con i tipici dolori lancinanti.<br />

Avremo l’opposto nella sindrome siringomielica, in cui si ha una dilatazione del’ependima che<br />

distrugge le fibre protopatiche che ivi decussano: avremo la perdita della sensibilità tattile o<br />

termica, mentre è conservata quella dolorifica.<br />

Altri tipi di lesione sono la sezione trasversa, l’emisezione midollare o sindrome di BROWN –<br />

SEQUART: avremo OL una fascia di iperestesia per perdita del gate control, al di sopra della<br />

lesione una anestesia radicolare, al di sotto un deficit motorio omolaterale ed un’anestesia<br />

propriocettiva. CL avremo invece una perdita della sensibilità esterocettiva.<br />

Per differenziare lesioni del cono midollare e della cauda equina: nel primo caso avremo alterazioni<br />

dei riflessi perineali, rettali e vescicali, nel secondo una lesione delle fibre sensitivo – motorie e<br />

quindi anestesia e fascicolazioni, e non perdita dei riflessi.<br />

Monza, 14 ott ‘02<br />

Buona notte e, soprattutto, buone botte!<br />

L.S.A.<br />

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