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“Avvicinatevi, vi prego, esaminate questo spettacolo che senza ...

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spingersi troppo in alto perché temevano di incontrare mostri, diavoli,<br />

streghe ed altre figure miti<strong>che</strong> della tradizione. Ciononostante i più<br />

esperti cacciatori di camosci accettavano sempre, dietro un corrispettivo<br />

economico, di accompagnare alpinisti e naturalisti alla conquista<br />

e scoperta delle cime. Questi uomini audaci si possono<br />

considerare come le prime vere guide alpine di queste montagne.<br />

Prima della vera e propria esplorazione alpinistica (dal XVIII Sec.) era<br />

nato l’interesse per la ricerca scientifica (botanica e geologica soprattutto)<br />

e furono in molti, an<strong>che</strong> stranieri, <strong>che</strong> si dedicarono, spesso<br />

con caparbietà, alla conoscenza delle ric<strong>che</strong>zze ambientali. A quell’epoca<br />

l’esploratore alpinista era infatti spesso an<strong>che</strong> un uomo di<br />

scienza e l’interesse per la scoperta era di<strong>vi</strong>so fra la ricerca geografica<br />

e lo studio delle scienze naturali, per la quale era necessaria la<br />

raccolta di materiale naturalistico (fiori, rocce, insetti). L’era dell’esplorazione<br />

alpinistica iniziò nel 1713, quando la Repubblica di Venezia<br />

incaricò Francesco Grandis di percorrere le zone di confine con<br />

il Tirolo allo scopo di redigere una carta militare, indi<strong>vi</strong>duare i passi di<br />

transito e progettare opere di difesa, nonché di valutare il numero di<br />

soldati e di archibugi da impiegare per la guardia ai passi di Finestra<br />

e Al<strong>vi</strong>s (nell’alta Val di Canzoi). Il 16 agosto 1877 Cesare Tomè e Tommaso<br />

Da Col, guidati dall’esperto cacciatore di camosci di Sagron<br />

Mariano Bernardin, raggiunsero la vetta del Piz de Sagron (2468 m)<br />

nel Gruppo del Cimonega. L’anno successivo, gli inglesi R. M. Beachcroft,<br />

A. Cust e C. Tuker conquistarono la cima più bassa del Sass<br />

de Mura lungo la cresta Sud-Ovest (6 settembre), e l’alpinista mona<strong>che</strong>se<br />

Gottfried Merzba<strong>che</strong>r con la celebre guida ampezzana Santo<br />

Siorpaes, accompagnati da esperti valligiani di Pont’Alt, salirono sulla<br />

vetta del Piz de Mezzodì (2240 m) nei Monti del Sole (8 settembre). I<br />

due, condotti dal pioniere dell’alpinismo agordino Cesare Tomè e da<br />

un anonimo cacciatore di camosci, salirono per la prima volta la vetta<br />

dello Schiara il 17 settembre 1878. Il 23 agosto 1881 avvenne l’ascensione<br />

della cima principale del Sass de Mura (detta “di Nord-Est”) dal<br />

versante Est, con il superamento di passaggi di terzo grado, da parte<br />

di Luigi Cesaletti, Demeter Diamantidi e della guida locale Mariano<br />

Bernardin. Gli austriaci Emil e Otto Zsigmondy con L. Purts<strong>che</strong>ller, sei<br />

anni dopo la salita della cima Sud-Ovest del Sass de Mura, proseguendo<br />

dal punto dove erano arrivati gli inglesi, raggiunsero la cima<br />

principale del Sass de Mura (detta di “Nord-Est”, 2550 m, il 9 agosto<br />

1884). Il topografo A. Berti dell’Istituto Geografico Militare salì, per lavori<br />

di rilievo topografico, sulla Cima di Pramper (2409 m) costruendo<strong>vi</strong><br />

un segnale con pietre a secco (1885). Il 16 luglio 1889 L.<br />

Darmstädter, I. Niederwieser e Luigi Bernard conquistarono la vetta<br />

del Piz de Mez 82440 m) per la cresta Sud-Ovest, sopra forcella Cimonega.<br />

Tra il 1901 e il 1902 il tedesco Oscar Schuster, autore di numerosi<br />

ascensioni nelle Pale di San Martino, accompagnato da diversi<br />

cacciatori delle valli del Cordevole e del Mis, si dedicò all’esplorazione<br />

delle principali cime dei Monti del Sole; salì sulle vette del Borala,<br />

del Bus del Diaol, della cima Est dei Feruch, del Mont Alt e delle<br />

Coraie. Nel 1935 uscì la prima descrizione dettagliata del Gruppo<br />

delle Alpi Feltrine e dei Monti del Sole nella guida “Le Pale di San Martino”<br />

di Ettore Castiglioni. Per i Monti del Sole significativo fu il contributo<br />

delle numerose note raccolte dall’alpinista Arturo Andreoletti dal<br />

1907 al 1913. Da allora le pareti calcaree e dolomiti<strong>che</strong> delle Dolomiti<br />

Bellunesi sono diventate palestre naturali per l’alpinismo classico, ed<br />

è grazie alla loro pre<strong>senza</strong> <strong>che</strong> sono sorte le scuole di alpinismo delle<br />

sezioni CAI di Feltre e Belluno.<br />

a cura di Luca De Bortoli<br />

La bassa Val Cordevole e i<br />

Monti del sole sulla destra<br />

(Ph L.D.B.)<br />

Versante Nord della Schiara<br />

(Ph L.D.B.)<br />

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