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Amedeo De Vincentiis - Università degli Studi di Verona

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Si tratta probabilmente <strong>di</strong> una incoerenza che ha ra<strong>di</strong>ce in un conflitto rimasto insoluto nell’animo dello<br />

stu<strong>di</strong>oso: da un lato, le rigorose esigenze <strong>di</strong> un metodo con il quale il F. sa <strong>di</strong> poter conseguire risultati<br />

sicuri, ma limitati e frammentari; dall’altro, le aspirazioni <strong>di</strong> una vera mentalità storica, che si sente<br />

mortificata non scorgendo altro che polvere, anche se la polvere è d’oro, e, per evadere da quei ristretti<br />

orizzonti, fa come può, non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> uno strumento metodologico adeguato. 77<br />

La posta in gioco era molto alta poiché nell’interpretazione <strong>di</strong> Zerbi l’approccio al passato<br />

<strong>di</strong>spiegato della ricerca su Arnaldo da Brescia pretendeva <strong>di</strong> essere para<strong>di</strong>gmatico. 78<br />

Infatti, benché la soluzione non si rivelasse sod<strong>di</strong>sfacente nel concreto svolgimento della<br />

ricerca, i problemi posti con luci<strong>di</strong>tà provocatoria da Frugoni rimanevano aperti a una<br />

generazione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi. Negli altri due lavori considerati, Zerbi identificava risposte<br />

alternative. Paolo Lamma ne offriva una ancora più estrema. 79 Frugoni «non aveva<br />

compiuto la grande rinuncia»: 80 lo storico dei Comneni si assunse il gran rifiuto. Nei<br />

confronti del rapporto tra singola testimonianza e contesto storico aveva adottato una<br />

duplice strategia, solo apparentemente <strong>di</strong>vergente. La trama <strong>degli</strong> eventi, la ricostruzione<br />

dei fatti, o veniva ignorata a vantaggio <strong>di</strong> una lettura rigorosamente interna <strong>di</strong> un<br />

documento, oppure era assunta quasi acriticamente, come realtà data per scontata, a<br />

partire dalla letteratura storiografica o da una lettura delle fonti tra<strong>di</strong>zionale. 81 Per certi<br />

versi opposta appariva la ricerca <strong>di</strong> Cinzio Violante. 82 Nel suo stu<strong>di</strong>o sulle premesse della<br />

pataria milanese lo storico aderiva pienamente al rifiuto del tra<strong>di</strong>zionale metodo<br />

filologico combinatorio deprecato da Frugoni. Anche egli, quin<strong>di</strong>, adottava una lettura<br />

interna delle testimonianze. Ma nell’impianto complessivo della ricerca risultava essere<br />

solo un’opzione tecnica. 83<br />

La comprensione delle interpretazioni della realtà offerte dai documenti, infatti, era<br />

funzionale alla ricostruzione della realtà stessa. L’antitesi problematica tra testi e contesti<br />

veniva riassorbita nella nozione <strong>di</strong> ambiente storico (che lo stesso Violante aveva<br />

contrapposto alla nozione <strong>di</strong> realtà psicologica nella sua interpretazione del libro <strong>di</strong><br />

Frugoni). 84 Lo storico recuperava tale <strong>di</strong>mensione del passato tramite due proce<strong>di</strong>menti.<br />

In generale, l’inserimento costante della specifica vicenda milanese in un ambito <strong>di</strong><br />

riferimenti più ampi, che tendeva a abbracciare l’intero Occidente cristiano me<strong>di</strong>evale. In<br />

particolare, quello che Zerbi definiva «canone “ambiente”», 85 per cui ogni testimonianza<br />

sarebbe stata espressione <strong>di</strong> un microcontesto storico <strong>di</strong> cui rappresentava idee, tendenze<br />

e interessi particolari. Così, eventuali <strong>di</strong>scordanze, incongruenze, <strong>di</strong>fformità <strong>di</strong><br />

percezione e espressione <strong>di</strong> un medesimo fenomeno da parte <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong>fferenti<br />

riflettevano i <strong>di</strong>versi ambienti a cui appartenevano i loro autori. 86 Per Zerbi nessuna delle<br />

<br />

77 Ibid. La <strong>di</strong>agnosi era spinta anche sul piano psicologico dello storico: «Non mi pare <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>care un<br />

fattore, anche psicologico, che può avere fortemente ostacolato il nostro stu<strong>di</strong>oso nel lavoro <strong>di</strong> costruzione:<br />

il timore cioè <strong>di</strong> ricadere, in uno od altro modo, nelle deprecate “combinazioni” <strong>di</strong> fonti, lo spauracchio <strong>di</strong><br />

quella “complementarietà” che egli sapeva <strong>di</strong> avere appena superata», ivi, p. 507.<br />

78 Ivi, pp. 504-505 e passim.<br />

79 L’analisi del libro <strong>di</strong> Paolo Lamma e ivi alle pp. 507-518.<br />

80 Ivi, p. 511.<br />

81 Ivi, pp. 512-513. Naturalmente lo storico Piero Zerbi <strong>di</strong>ssentiva da tale impostazione: «Basta del resto<br />

riflettere al modo <strong>di</strong> concepire la fonte storica come interpretazione, così caratteristico del nostro stu<strong>di</strong>oso:<br />

come eà possibile, infatti, capire fino a fondo una interpretazione se non si ha in qualche modo presente la<br />

realtà pensata e interpretata?», ivi, p. 514.<br />

82 Analizzata ivi, pp. 518-531.<br />

83 Ivi, p. 520.<br />

84 V. sopra pp. 18-19.<br />

85 Zerbi, A proposito cit., pp. 521-523.<br />

86 Rispetto a tale impostazione, Piero Zerbi sottolineava il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere l’originalità delle singole<br />

testimonianze in un eccessivo determinismo ambientale: «E troppo, e forse a un certo momento troppo<br />

facile, chiarire ogni <strong>di</strong>scordanza fra le fonti riportandosi ai loro “ambienti’’, descritti in antecedenza una<br />

volta per tutte. Si arrischia così <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> quel canone metodologico un po’ come <strong>di</strong> una comoda ricetta,<br />

alla quale si fa frequente ricorso [...] Non è possibile, infatti, vedere così <strong>di</strong> continuo, in chi narra gli<br />

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