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Amedeo De Vincentiis - Università degli Studi di Verona

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Il convegno <strong>di</strong> Royaumont del 1962 contribuirà a tracciare una terza via nello stu<strong>di</strong>o del<br />

fenomeno ereticale del me<strong>di</strong>oevo. Rispetto a quella classista e economicista, per cui le<br />

eresie sarebbero state trasposizione <strong>di</strong> conflitti fondamentalmente sociali, la <strong>di</strong>mensione<br />

genuinamente religiosa continuava a occupare un posto <strong>di</strong> assoluto rilievo, soprattutto<br />

nel loro momento genetico, giacche sovente l’eresiarca era animato da profonde<br />

convinzioni teologiche e dottrinarie. Rispetto a quella integralmente spiritualista (che<br />

aveva in Raffaello Morghen uno dei suoi più prestigiosi cultori), per cui le eresie<br />

avrebbero manifestato sopratutto aspirazioni religiose, la <strong>di</strong>mensione sociale assumeva<br />

un rilievo maggiore, poiché nella loro ricezione storica tali movimenti <strong>di</strong> fatto si rivolsero<br />

il più delle volte a settori marginali della società. 123 In questa selva <strong>di</strong> posizioni su un<br />

problema storico <strong>di</strong> per sé sfuggente, dove si trovava Arsenio Frugoni? Si era formato<br />

nella visione morgheniana del fenomeno ereticale, ma non l’aveva fatta propria. Aveva<br />

ascoltato con attenzione le più innovative suggestioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti impostazioni<br />

storiografiche, ma certo non aderiva a tutte le loro proposte. 124 Fino dall’inizio, aveva<br />

coltivato scambi con il più attivo allievo <strong>di</strong> Morghen nel settore, Raoul Manselli, ma<br />

sempre circoscritti, critici talvolta. Rimaneva al bivio. All’incrocio tra impostazioni spesso<br />

<strong>di</strong>vergenti, la sua era in realtà una posizione originale, volutamente impermeabile a<br />

correnti troppo irreggimentate nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un problema che storicamente era tra i più<br />

flui<strong>di</strong>, storiograficamente tra i più ideologizzati. Questa attitu<strong>di</strong>ne equilibrata nello stu<strong>di</strong>o<br />

delle eresie me<strong>di</strong>evali, paradossalmente, venne favorita dal fatto che in fondo Frugoni<br />

non fu mai uno specialista del tema. Lo <strong>di</strong>mostrava proprio il suo libro più impegnato<br />

sull’argomento, la ricerca sull’eretico Arnaldo da Brescia. Ma se alla sua pubblicazione<br />

tale originalità era apparsa una proposta ancora aperta a possibili ripensamenti, se<strong>di</strong>ci<br />

anni dopo, quando il percorso dello storico era concluso, sembro una precoce conferma<br />

<strong>di</strong> una esperienza storiografica atipica. Tra tutti coloro che allora ne ripensarono il<br />

significato fu proprio l’anziano maestro a farsi carico <strong>di</strong> registrare la <strong>di</strong>stanza<br />

percorsa. 125 Ritracciare un percorso: ricapitolare un intero mondo storiografico. Più <strong>di</strong><br />

qualsiasi <strong>di</strong>chiarazione esplicita, la portata della riflessione che Raffaello Morghen avviò<br />

ricordando lo storico scomparso appare evidente dalla sua continua necessità <strong>di</strong><br />

ricollocare attorno a quella traiettoria una costellazione <strong>di</strong> riferimenti a esperienze anche<br />

molto lontane tra loro. La tra<strong>di</strong>zione eru<strong>di</strong>ta e quella filologica della Scuola Normale <strong>di</strong><br />

Pisa a ridosso della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, certo, ma anche Gioacchino Volpe, <strong>Amedeo</strong><br />

Crivellucci, Giacinto Romano, e poi Benedetto Croce, Jan Huizinga, Leopold von Ranke,<br />

in<strong>di</strong>etro fino a sant’Agostino. 126 Solo questa imponente panoplia <strong>di</strong> riferimenti poteva,<br />

ancorché approssimativamente, circoscrivere una personalità storiografica che nella<br />

percezione <strong>di</strong> Morghen sfuggiva a qualsiasi forma <strong>di</strong> classificazione tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Soprattutto, il passaggio <strong>di</strong> Frugoni obbligava il grande me<strong>di</strong>evista a ripensare la propria<br />

esperienza, i suoi sno<strong>di</strong>, le sue istituzioni, i suoi significati essenziali:<br />

A Roma il Frugoni veniva a contatto con un ambiente <strong>di</strong> cultura storica specialmente orientata verso la<br />

ricerca eru<strong>di</strong>ta, nell’ambito della storia me<strong>di</strong>oevale, ma sempre più sollecitata, proprio in quegli anni, verso<br />

<br />

123 À. Vauchez, L’historiographie des hérésies mé<strong>di</strong>évales, in L’ogre historien. Autour de Jacques Le Goff,<br />

ed. J. Revel, J. Cl. Schmitt, Paris, 1988, pp. 243-258, pp. 243-246.<br />

124 Certo non solo a Royaumont, ma lì seguì con interesse anche prospettive decisamente eccentriche<br />

rispetto all’impostazione della me<strong>di</strong>evistica romana, come quelle esposte da M. Foucault, Les déviations<br />

religieuses et le savoir mé<strong>di</strong>cal (1962), in Hérésies et sociétés cit., come testimoniano alcuni suoi appunti<br />

manoscritti, Carte Frugoni - Visa.<br />

125 Raffaello Morghen ritracciò il percorso storiografico <strong>di</strong> Arsenio Frugoni oltre che nei già citati Id.,<br />

Arsenio Frugoni cit. e Id., Il senso della storia cit., anche in Id., Ricordo <strong>di</strong> Arsenio Frugoni, in «Bullettino<br />

dell’Istituto Storico Italiano per il Me<strong>di</strong>o Evo e Archivio Muratoriano», 81 (1969), pp. 317-319.<br />

126 Id., Il senso della storia cit., pp. 422-423, e infatti subito dopo Morghen aggiungeva:<br />

«vogliate scusarmi se mi sono trattenuto sin qui a parlare <strong>di</strong> cose note, ma credo che <strong>di</strong>o sia necessario per<br />

comprendere compiutamente come si formò in definitiva la personalità <strong>di</strong> Frugoni storico».<br />

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