Amedeo De Vincentiis - Università degli Studi di Verona
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témoignages que la part coherente et a rejetr le reste comme douteux? C’est ce qu’a tente le mé<strong>di</strong>éviste À.<br />
Frugoni avec un succès remarquable: la vie d’Arnaldo nous apparaît inscrite dans une pluralité de monde<br />
<strong>di</strong>sjoints - comme l’est, au vrai, toute expérience biographique. La lecon de l’analyse n’est pas: à chacun sa<br />
verité, ainsi que le voudrait un scepticisme commun. Elle pousse au contraire l’analyse du coté de la<br />
complexité, en tirant parti d’un genre littéraire qui produit habituellement des effets de simplification»,<br />
Revel, Ressources narratives cit., p. 70. Il prezzo <strong>di</strong> tale recupero à comunque una forzatura del significato<br />
originario del libro che non era una biografia. Per un eventuale interesse biografico nella ricerca <strong>di</strong> Frugoni<br />
si dovrà piuttosto cercare nella <strong>di</strong>rezione accennata da O. Capitani, Gli stu<strong>di</strong> ecclesiologici <strong>di</strong> Raoul<br />
Manselli, in L’opera storica <strong>di</strong> Raoul Manselli (Atti del Seminario Internazionale <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong>o, Lecce 20<br />
novembre 1986), a cura <strong>di</strong> B. Vetere, Galantina, 1988, pp. 51-80, p. 60.<br />
34<br />
<br />
Appen<strong>di</strong>ce<br />
La lettera <strong>di</strong> Raffaello Morghen dell’11 <strong>di</strong>cembre 1969 a Arsenio Frugoni, scritta a mano<br />
su tre carte, sia sul recto che sul verso, si trova nelle carte personali <strong>di</strong> Arsenio Frugoni,<br />
conservate a Pisa. La pubblico grazie al consenso <strong>di</strong> Chiara Frugoni. Ringrazio inoltre Isa<br />
Lori Sanfilippo per la consulenza e<strong>di</strong>toriale e altre in<strong>di</strong>cazioni sulle attività <strong>di</strong> Morghen<br />
nei mesi in cui venne scritta la lettera. (I corsivi in<strong>di</strong>cano sottolineature dell’autore).<br />
Roma 11 <strong>di</strong>cembre 1969<br />
Carissimo Arsenio,<br />
al mio ritorno a Roma da Perugia e da Firenze, dove ho avuto esperienze, incontri, e<br />
conseguito risultati favorevoli a certa mia vecchia aspirazione (<strong>di</strong> tutto ti parlerò a voce<br />
quando ci vedremo), ho trovato la tua lettera che mi ha recato una profonda gioia e non<br />
tanto per il compiacimento che ho provato nel leggere nelle tue parole il consenso ad<br />
alcune cose, che era nel mio inten<strong>di</strong>mento esprimere, e che tu hai espresso con la<br />
consueta finezza, ma per quell’incontro vivo e fecondo che mi accorgo d’essere riuscito,<br />
almeno in parte, a raggiungere con voi tutti ed in particolare con te nel campo d’un<br />
pensiero storico che cerca <strong>di</strong> attingere la sua vali<strong>di</strong>tà, oltre le <strong>di</strong>fficoltà, talvolta preclusive<br />
all’intelligenza storica, del puro mestiere. Mettere l’accento sull’esperienza religiosa<br />
come fatto essenziale sul quale si adattano le varie componenti della realtà storica del<br />
momento, è stato il filo conduttore <strong>di</strong> tutto il mio <strong>di</strong>scorso. E naturalmente, dal punto <strong>di</strong><br />
vista dell’esperienza religiosa, cessa <strong>di</strong> aver valore ogni <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> ceti (marchesi,<br />
contessa, rustici, dotti e illetterati). Tuttavia resta molto importante chiarire che si tratta<br />
<strong>di</strong> un fatto che riguarda soprattutto il popolo, cioè a <strong>di</strong>re, il popolo <strong>di</strong> Dio, i laici che sono,<br />
per la massima parte illetterati, rustici, artigiani, istruiti e condotti da monaci o maestri<br />
(magistri) che sanno non tanto <strong>di</strong> teologia, ma <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione religiosa, che rivivono<br />
con una nuova coscienza <strong>di</strong> rivolta contro lo spettacolo <strong>di</strong> un clero, che <strong>di</strong> quella<br />
tra<strong>di</strong>zione appariva <strong>di</strong>mentico. Non è escluso che nell’eresia <strong>di</strong> Monteforte confluiscano<br />
anche risentimenti <strong>di</strong> carattere politico, e cioè spiegherebbe la presenza tra gli eretici <strong>di</strong><br />
personaggi <strong>di</strong> rilievo dal punto <strong>di</strong> vista sociale. Ma si tratterebbe <strong>di</strong> eccezioni. Non<br />
bisogna d’altronde <strong>di</strong>menticare alcuni dati sicuri, relativi a quello che l’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Monteforte rappresento nella vicenda <strong>di</strong> Ariberto. E indubbio che egli fu soprattutto un<br />
grande signore feudale che, sulla rovina <strong>degli</strong> arduinici, coll’iniziale favore <strong>di</strong> Corrado II,<br />
cerco <strong>di</strong> fondare un grande dominio nell’Italia settentrionale, dominio che si imperniava<br />
sulla primazia della chiesa ambrosiana, nell’ambito del regno italico (prima della<br />
incoronazione <strong>di</strong> Roma il re <strong>di</strong> Germania veniva incoronato a Monza re d’Italia). E per me<br />
indubbio che la visita <strong>di</strong> Ariberto, non à una semplice visita pastorale, nel senso delle<br />
visite pastorali, quali si effettuarono dopo il concilio <strong>di</strong> Trento! L’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Monteforte<br />
era certo non previsto ed ha tutto l’aspetto <strong>di</strong> un fatto occasionale, <strong>di</strong> un certo ambiente<br />
lontano da Milano. L’inau<strong>di</strong>ta heresis, anche nel senso <strong>di</strong> inattesa, imprevista e<br />
impreve<strong>di</strong>bile ecc. dev’essere probabilmente anche nella prima valutazione <strong>di</strong> Ariberto,