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Boccaccio lettore di Stazio

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Arianna Punzi<br />

intra li qual se vieni, onorerai<br />

come maggior ciaschedun tuo passato,<br />

materia dando a cui <strong>di</strong>etro hai lasciato. d’onorare, quando che sia, te.<br />

Quin<strong>di</strong> non solo la ripresa staziana nasce dalla volontà <strong>di</strong> rispondere ad una<br />

sollecitazione dantesca, ma tutto il poema è infarcito <strong>di</strong> espliciti echi della<br />

Comme<strong>di</strong>a, a cominciare dalle pagine iniziali nelle quali si rivolge a Fiammetta:<br />

Come che a memoria tornandomi le felicità trapassate, nella miseria vedendomi dov’io<br />

sono, mi sieno <strong>di</strong> grave dolore manifesta cagione, non m’è per tanto <strong>di</strong>scaro il riducere spesso<br />

nella faticata mente, o crudel donna, la piacevole imagine della vostra intera bellezza [...]<br />

che riprendono i famosi versi <strong>di</strong> Inf. V, 121 « […] nessun maggior dolore /<br />

che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria; e ciò sa’l tuo dottore […] » 9 .<br />

E si veda un altro importante luogo <strong>di</strong> convergenza fra la Tebaide ed il<br />

Teseida, già analizzato da Crescini e poi da Limentani 10 :<br />

Theb. XII, 540-546<br />

Paulum et ab insessis maestae Pelopeides aris<br />

promovere gradum seriemque et dona triumphi<br />

mirantur, victique animo re<strong>di</strong>ere mariti.<br />

atque ubi tardavit currus et ab axe superbo<br />

explorat causas victor poscitque benigna<br />

aure preces, ausa ante alias Capaneia coniunx:<br />

«belliger Aegide […]<br />

Come osserva Limentani «Le tre ottave abbondanti che corrispondono nel<br />

Teseida a questi pochi versi (Theb. XII, 540-6; Tes. II, 25-6-7-8, 1-5) si presentano<br />

assai più ricche e mosse. Le donne tebane, come nell’originale, si accostano<br />

dal tempio <strong>di</strong> Clemenza al carro <strong>di</strong> Teseo trionfatore degli Sciti, per chiedere<br />

il suo intervento contro Creonte» 11 , ma nella ripresa viene invece accentuata la<br />

tensione drammatica:<br />

134<br />

Teseida, II, 26<br />

Chi son costor ch’a’ nostri lieti eventi<br />

co’ crini sparti, battendosi il petto,<br />

<strong>di</strong> squalor piene in atri vestimenti,<br />

9 E poco oltre «Amore […] ancora che voi ingiustamente <strong>di</strong> piacevole sdegnosa siate tornata,<br />

però non m’abandona» che riprende il famoso verso <strong>di</strong> Inf. V, 105.<br />

10 Cfr. V. CRESCINI, Contributo agli stu<strong>di</strong> sul <strong>Boccaccio</strong>, Torino, Ermanno Loescher, 1887,<br />

cap. IX, appen<strong>di</strong>ce e A. LIMENTANI, <strong>Boccaccio</strong> “traduttore” <strong>di</strong> <strong>Stazio</strong>, in «La rassegna della<br />

letteratura italiana», LXVI, 1960, pp. 231-42. Per la Tebaide mi servo dell’e<strong>di</strong>zione<br />

Teubneriana, curata da A. Klotz, Leipzig 1908, in seguito rivista su C. Klinnert, Leipzig 1973.<br />

11 LIMENTANI, <strong>Boccaccio</strong> “traduttore”, cit., p. 234.

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