Valnerina 2011 - i 2 Colli

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22 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio Siccome però, la fame aguzza l’ingegno, escogitarono un sistema molto redditizio. Prendevano dei barattoli di latta, ci mettevano degli scarti di carne recuperati al mattatoio, legati tra loro con uno spago, e li immergevano nel fiume. I gamberi golosiabboccavano e... che meraviglia... Anche quindici in una volta sola! Spesso avevano le mani tutte tagliuzzate per la “lotta” con i gamberi che non volevano uscire dal barattolo. Ben presto, questo diventò un sistema per guadagnare qualche lira: a quei tempi la “paghetta” non c’era! I gamberi più piccoli venivano portati a casa, fritti e mangiati per intero, mentre quelli più grandi, messi dentro un sacco di yuta, venivano venduti ai ristoranti della zona. Qualche volta la pesca era più fortunata: anziche la solita zuppa di legumi... si cenava con una bella trota! Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina Scuola Primaria “A. De Felice” - Classi IV - V 23
24 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio Sopra il paese di Torre Orsina c’è un colle, sul colle c’è un parco, nel parco c’è una casa, nella casa, un tempo, viveva un rtista... Stiamo parlando di Aurelio De Felice, che a Torre Orsina nacque ne11915, da una semplice famiglia di contadini, che vedeva quel figlio come un aiuto sicuro nel lavoro dei campi. Il piccolo Aurelio, però, fin da bambino sentì l’amore per l’arte: lungo il fiume, talvolta, raccoglieva l’argilla e la mo- Ma il padre, quando se ne accorgeva, dellava, come per gioco, buttava via le piccole opere d’arte in tante piccole statuine. definendole “BAMBOCCETTI”. ...“Allora mi consolavo con il cerchio che facevo correre con un bastoncello, verso la strada che esce dal villaggio e si dipana giù lungo la <strong>Valnerina</strong>...” (dal “Diario di uno scultore). E con la mente andava già lontano come quel cerchio. La madre non voleva che il suo talento andasse perduto e lo appoggiò nello studio. Così, la strada della cultura si aprì al giovane artista, che a soli 17 anni già frequentava l’Accademia delle Belle Arti a Roma. Da Roma a Parigi il passo è faticoso, ma breve: Aurelio conosce artisti famosi e si fa conoscere ed apprezzare, sia come pittore che come scultore, in tutto il mondo. Ma se l’artista rincorre l’arte e la bellezza della perfezione, l’uomo non dimentica le sue radici: nel cuore porta il suo “colle” e lì vuole tornare. Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina 25 E questo sogno si realizza negli ultimi anni della sua vita. Per quel colle Aurelio aveva un progetto: trasformarlo in un parco, dove collocare alcune delle sue opere che aveva donato al Comune di Terni. Chi lo ha conosciuto in questo periodo racconta che, a prima vista, Aurelio incuteva un certo timore, subito stemperato dalla sua intelligenza trascinante: era un anziano “gagliardo” e, benché malato, non si rassegnava all’ozio senile. Era una persona schiva, non amava molto la presenza di “gente comune” nella sua casa. Spesso organizzava incontri con altri artisti e, quando questo accadeva, li accompagnava sul “colle” ora divenuto “PARCO AU- RELIO DE FELICE”, in suo onore. Mentre ammiravano il paesaggio, lui diceva: «Questo colle è parte di me, amo molto passare le giornate ad oziare qui sopra».
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