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Valnerina 2011 - i 2 Colli

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Le stagioni alle porte del Parco Fluviale del Nera<br />

Coloriamo<br />

e Raccontiamo<br />

il nostro Territorio<br />

Prima Edizione <strong>2011</strong><br />

Concorso riservato alle Scuole Primarie della<br />

<strong>Valnerina</strong> Ternana


Si ringraziano<br />

Sig. Stefano Bolletta, Presidente della 1 a Circoscrizione est del Comune di Terni<br />

Sig. Enrico Bini, Coordinatore della manifestazione<br />

Dott. Claudio Guerrini, Dirigente Scolastico Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Dott.ssa Liberata G. Leto, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Gli insegnanti e gli alunni del Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

e dell’Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Parrocchia ”S. Maria Assunta” - Torre Orsina<br />

Sig. Stefano Laurenti - Presidente CIAV<br />

Associazione Culturale no profit I 2 <strong>Colli</strong><br />

Boccolini Anna Rita, Baldoni Loriana, Francescangeli Umbro, Bertolini Paolo<br />

Torre Orsina (Terni) - Tel. 3895899538 - www.iduecolli.it<br />

Progetto grafico e impaginazione: Emilio Trentanni<br />

Stampa: Imago Service srl - Perugia; Maggio <strong>2011</strong><br />

Copyright © <strong>2011</strong> EDITRICE I 2 COLLI - TORRE ORSINA (TERNI)<br />

È vietata ogni riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso scritto della Casa Editrice.<br />

C’era una volta... il futuro!!<br />

C’era una volta... Così iniziano tutte le favole e così inizia<br />

anche il racconto della nostra storia.<br />

C’era un tempo in cui uscivamo a giocare con l’unico<br />

obbligo di rientrare prima del tramonto.<br />

Non avevamo cellulari per essere controllati; si dice perché<br />

c’erano meno pericoli, ma forse anche perché fin da bambini imparavamo<br />

a conoscere il mondo e imparavamo a difenderci dalle<br />

insidie. A volte tornavamo a casa con qualche ferita o qualche<br />

osso rotto ma imparavamo che la vita è fatta anche d’imprevisti e<br />

con questi bisogna imparare a convivere.<br />

Mangiavamo biscotti, pane, olio, burro, bibite zuccherate ma<br />

non avevamo problemi di sovrappeso perche “l’attività motoria”<br />

era vita quotidiana. Condividevamo una bibita con gli amici bevendo<br />

dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.<br />

A scuola non c’era il “tempo pieno”, a pranzo andavamo a<br />

casa e mangiavamo insieme a tutta la famiglia, e forse la vita era<br />

più piena; e se qualche volta capitava di essere bocciati non ci portavano<br />

dallo psicologo.<br />

Conoscevamo i successi ma anche i fallimenti, nessuno si ostinava<br />

a “proteggerci” da tutte le difficoltà, perché, si diceva, fanno<br />

crescere.<br />

Io penso che iniziative come quella attivata dal CIAV e dalla<br />

associazione 2 <strong>Colli</strong>, abbia innanzitutto il merito di farci riflettere<br />

prima ancora che di farci conoscere.<br />

Certo, indietro non si torna, non sarebbe nemmeno giusto, ma<br />

una riflessione la dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli e nipoti, una<br />

riflessione su cosa lasciamo di buono e su quanti danni abbiamo<br />

prodotto.


Il mondo delle tecnologie risolve tanti problemi della vita quotidiana<br />

ma crea anche tante storture che dovremo costantemente<br />

cercare di correggere ricordando che ognuno di noi, adulto, non<br />

ha solo il compito di predicare ma anche quello di dare buoni<br />

esempi.<br />

Lo sanno bene le insegnanti e i dirigenti delle nostre scuole che<br />

partecipano sempre con passione alle iniziative di questo tipo (e si<br />

confrontano con noi genitori che troppo spesso valutiamo tutto<br />

solo in termini di quantità) sapendo che il confronto con le nostre<br />

radici produce sempre cultura; alle scuole primarie di Torre Orsina,<br />

e Ferentillo va il nostro ringraziamento sincero.<br />

Raccontare il passato, far conoscere le tradizioni non sia solo<br />

quindi una lezione di storia ma un percorso che produce nuove<br />

consapevolezze, sia un percorso per dare ai nostri ragazzi strumenti<br />

migliori per affrontare la vita.<br />

E non è di secondaria importanza pensare che la valorizzazione<br />

delle tradizioni e degli antichi saperi può rappresentare anche<br />

uno straordinario strumento di promozione del territorio in chiave<br />

turistica.<br />

Il nostro è un territorio che può offrirsi al mondo come un luogo<br />

pieno di cultura e di tradizioni autentiche e su questo costruire un<br />

pezzo del suo nuovo sviluppo economico, uno sviluppo compatibile<br />

con la natura, dove la natura “odora ancora di buono”; una<br />

strada da indicare ai nostri ragazzi per costruire il loro futuro.<br />

Alle associazioni e a tutti i volontari che hanno realizzato questa<br />

bella iniziativa va il nostro riconoscimento e quello di tutta la comunità.<br />

Grazie per quello che fate, con passione e competenza, grazie<br />

anche per averci ricordato che “il Sapere e il Sapore hanno lo<br />

stesso Colore”, il colore della vita.<br />

Stefano Bolletta<br />

Presidente I a Circoscrizione EST<br />

CIRCOLO DIDATTICO STATALE<br />

“DON MILANI”<br />

SCUOLA PRIMARIA DI TORRE ORSINA<br />

“A. DE FELICE”<br />

a. s. 2010-<strong>2011</strong>


Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

CIRCOLO DIDATTICO STATALE<br />

“Don Milani”<br />

Via Vodice, 23 - Terni - Tel. 0744/285348 - Fax 0744/220406<br />

Gli alunni e le insegnanti della scuola primaria “De Felice” di<br />

Torre Orsina hanno accolto con molto piacere l’iniziativa del Concorso<br />

“Raccontiamo e coloriamo il nostro territorio”, in quanto da<br />

sempre impegnati nella ricerca delle radici del proprio habitat, al<br />

quale sono profondamente legati.<br />

Quale occasione migliore, allora, per ascoltare dai nonni i giochi<br />

che si facevano una volta, rigorosamente all’aria aperta; per<br />

rivivere i sentieri ripidi e faticosi; per cercare divertimento e refrigerio<br />

nel fiume Nera, per ricordare la vecchia linea del tram che<br />

portava da Terni a Ferentillo.<br />

Non poteva mancare; poi, un doveroso e sentito ricordo di<br />

Aurelio De FELICE, nato e vissuto in paese prima che la “fiamma”<br />

dell'Arte lo portasse in giro per il mondo.<br />

Attraverso racconti e disegni si rivivono quei tempi, dove sicuramente<br />

c'erano meno esigenze e meno soldi a disposizione<br />

ma dove la solidarietà era vissuta in maniera totale senza riserva.<br />

E, in fondo, la ricerca delle proprie origini è anche la riscoperta<br />

di valori che si stanno perdendo.<br />

IL DIRIGENTE SCOLASTICO<br />

(Dott. Claudio Guerrini)<br />

9


10 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Scuola Primaria “A. De Felice” - Classi I - II<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

I nonni quando erano piccoli giocavano molto spesso all’aria<br />

aperta, costruivano da soli i loro giocattoli con tanta fantasia e<br />

poco materiale.<br />

Nei “buchi” di Torre Orsina<br />

si giocava a nascondino;<br />

a ruzzola<br />

nella piazza del paese e<br />

lungo la strada principale.<br />

Per costruire la ruzzola<br />

si doveva prendere un<br />

pezzo di legno e modellarlo a forma di cerchio. Attorno a questo<br />

cerchio si doveva avvolgere uno spago che serviva per lanciare<br />

la ruzzola.<br />

Si giocava in tre o quattro bambini e vinceva chi mandava la ruzzola<br />

più lontano.<br />

11


12 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

I maschi giocavano con i<br />

carrettini di legno e la<br />

palla fatta con gli stracci.<br />

Le bambine avevano le<br />

bambole di pezza.<br />

Sapete com’ erano fatte?<br />

Il vestito cucito con gli<br />

avanzi di stoffa, come testa<br />

una pallina di stracci<br />

e i capelli...con la “barba”<br />

del granturco.<br />

Un gioco che a volte costava<br />

qualche sculaccione<br />

era “bottonella”. I<br />

bambini dovevano pro-<br />

curarsi dei bottoni per giocare a<br />

spingerli con le dita a chi li<br />

mandava più lontano.<br />

Ma dove prendere i bottoni necessari?<br />

Bastava tenere d’occhio<br />

i panni stesi ad asciugare e,<br />

senza farsi scoprire dalle<br />

mamme, staccare i bottoni e...<br />

...scappare a gambe levate!<br />

bini si riunivano in<br />

gruppo, partivano tutti insieme<br />

e andavano nei<br />

campi a “rubare” le ciliegie.<br />

Ma il giorno dopo qualche<br />

mal di pancia era assicurato.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

13<br />

Durante la Quaresima<br />

tutti i bambini facevano il<br />

gioco del “Fuori verde”.<br />

Si prendeva un rametto<br />

di bosso e si teneva<br />

sempre con sé.<br />

Quando ci si incontrava<br />

uno diceva:<br />

“Fuori verde”‘.<br />

Se gli altri non mostravano<br />

un rametto pagavano<br />

una penitenza.<br />

Il gioco terminava la mattina<br />

di Pasqua.<br />

Le sere d’estate i bam


14 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

“Lucciola lucciola campagnola,<br />

vieni con me che ti porto a scuola,<br />

ti porto a scuola col figlio del re,<br />

lucciola lucciola vieni da me”.<br />

“Lucciola, lucciola vien da me,<br />

ti darò il pan di re.<br />

Pan di re e di regina,<br />

lucciola, lucciola maggiolina”.<br />

“Lucciola, lucciola bella bella,<br />

metti la sella alla cavalla,<br />

la cavalla del re,<br />

lucciola, lucciola vieni da me”.<br />

Un altro piacevole<br />

passatempo di<br />

questo periodo era<br />

la caccia alle lucciole.<br />

Mentre rincorrevano<br />

i punti luminosi<br />

per metterli in<br />

un barattolo, i bambini<br />

recitavano le filastrocche:<br />

Di giorno, invece, i bambini<br />

cercavano le coccinelle tra<br />

l’erba e cantavano:<br />

“Mariola mariola,<br />

chi ti ha fatto la camiciola?<br />

Te l’ha fatta mamma mia,<br />

mariola vola via!”.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Scuola Primaria “A. De Felice” - Classe III<br />

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16 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Gli abitanti di<br />

Torre Orsina,<br />

che oggi svolgono<br />

le loro attività<br />

a Terni o in<br />

altri centri, per<br />

gli spostamenti<br />

usano la propria<br />

macchina oppure<br />

l’autobus.<br />

I nonni raccontano<br />

che, quando<br />

erano bambini,<br />

per andare<br />

in città prendevano<br />

il tram,<br />

che percorreva<br />

la <strong>Valnerina</strong> da<br />

Terni a Ferentillo.<br />

Per raggiungere<br />

la fermata, la<br />

gente scendeva<br />

per un sentiero<br />

tortuoso chiamato”<br />

scojetti”<br />

che, anche se scomodo, accorciava notevolmente il percorso dal<br />

paese al piano.<br />

Se questa scorciatoia potesse parlare... quante cose racconterebbe!<br />

Ha visto passare operai e studenti, uomini e donne, adulti e bambini<br />

ed ha ascoltato i loro discorsi, a volte allegri e spensierati, altre<br />

tristi e preoccupati.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Ma se la discesa<br />

era rapidissima<br />

e talvolta<br />

fatta “ di corsa”,<br />

anche per non<br />

perdere il tram,<br />

la salita per tornare<br />

a casa era<br />

più faticosa,<br />

spesso con la<br />

“sporta” che<br />

pesava.<br />

Raccontano alcune<br />

nonne<br />

che, per non<br />

consumare le<br />

scarpe che erano<br />

un lusso,<br />

percorrevano il<br />

sentiero indossando<br />

delle ciabatte<br />

o degli<br />

zoccoli di legno.<br />

Una volta arrivati al piano, rapidamente, facevano il cambio<br />

con quelle che avevano in borsa e che usavano solo per la città.<br />

Alcune, per non portare il peso, nascondevano gli zoccoli dietro<br />

un cespuglio, per rimetterli poi al momento di tornare a casa.<br />

Il percorso in discesa era un’occasione per fare le corse tra ragazzini<br />

e spesso, per arrivare primi, si deviava per una sassosa scorciatoia,<br />

con il rischio di qualche capitombolo...<br />

17


18 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Lungo il sentiero, a volte, si incontravano le donne<br />

che, con la conca dei panni in testa, andavano al<br />

fiume a fare la “bucata”. Tornavano la sera con i<br />

panni ormai asciutti, che erano stati stesi sulle siepi<br />

lungo il fiume. Le più fortunate potevano caricare il<br />

peso sul dorso<br />

dell’asino.<br />

Naturalmente lungo la strada, le “chiacchiere” erano<br />

assicurate!<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Scuola Primaria “A. De Felice” - Classe IV<br />

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20 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Quando i nostri nonni erano “bardascitti” non avevano i giochi<br />

che ci sono oggi e neanche il tempo per divertirsi, perche dovevano<br />

aiutare i genitori nelle faccende domestiche, nel lavoro dei<br />

campi o nel badare agli animali.<br />

Ma, come tutti i bambini del mondo, avevano tanta voglia di giocare,<br />

e approfittavano di qualsiasi occasione di divertirsi...<br />

A quel tempo, le famiglie erano numerose e i soldi erano pochi;<br />

non c’era la possibilità di andare in vacanza e allora, nelle calde<br />

giornate d’estate, l’unico modo per rinfrescarsi era andare a fare<br />

il (bagno lungo il fiume Nera o nei vasconi della Cascata delle Marmore.<br />

Bastava uno sguardo per mettersi d’ accordo e sfuggire all’attenzione<br />

dei<br />

genitori che vedevano il fiume come un luogo pericoloso.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Una volta arrivati si spogliavano: alcuni entravano con timore nell’acqua<br />

gelida fermandosi sulla riva; altri più coraggiosi si avventuravano<br />

spavaldamente nell’ acqua più profonda. Il divertimento<br />

era assicurato tra schizzi e risate!<br />

Ogni tanto qualche contadino che passava, vedendoli urlava:<br />

- A bardascì, scappate fori dall’acqua, che la corrente<br />

vesse porta via! Se ve vede mammita... ve lu dà essa<br />

lu pane co le noci! Mo, mmo je lo dico io...<br />

E un po’ per la paura, un po’ per l’acqua gelida, tornavano tremanti<br />

sulla riva dove le sorprese non mancavano mai...<br />

- Guarda, un gambero!<br />

E proprio questo diventava il divertimento preferito: la pesca dei<br />

gamberi! Inizialmente usavano una canna di bambù con un’esca,<br />

ma la preda era solo una alla volta.<br />

21


22 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Siccome però, la fame aguzza l’ingegno, escogitarono un sistema<br />

molto redditizio.<br />

Prendevano dei barattoli di latta, ci mettevano degli scarti di carne<br />

recuperati al mattatoio, legati tra loro con uno spago, e li immergevano<br />

nel<br />

fiume.<br />

I gamberi golosiabboccavano<br />

e... che<br />

meraviglia...<br />

Anche quindici<br />

in una<br />

volta sola!<br />

Spesso avevano<br />

le mani<br />

tutte tagliuzzate<br />

per la<br />

“lotta” con i gamberi che non volevano uscire dal barattolo.<br />

Ben presto, questo diventò un sistema per guadagnare qualche<br />

lira: a quei tempi la “paghetta” non c’era!<br />

I gamberi più piccoli venivano portati a casa,<br />

fritti e mangiati per intero, mentre quelli più<br />

grandi, messi dentro un sacco di yuta, venivano<br />

venduti ai ristoranti della zona.<br />

Qualche volta la pesca era più fortunata: anziche<br />

la solita zuppa di legumi... si cenava con<br />

una bella trota!<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Scuola Primaria “A. De Felice” - Classi IV - V<br />

23


24 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Sopra il paese di Torre<br />

Orsina c’è un colle, sul<br />

colle c’è un parco, nel<br />

parco c’è una casa,<br />

nella casa, un tempo,<br />

viveva un rtista...<br />

Stiamo parlando di<br />

Aurelio De Felice, che<br />

a Torre Orsina nacque<br />

ne11915, da una semplice famiglia di contadini, che vedeva quel<br />

figlio come un aiuto sicuro nel lavoro dei campi. Il piccolo Aurelio,<br />

però, fin da bambino sentì l’amore per l’arte: lungo il<br />

fiume, talvolta, raccoglieva<br />

l’argilla e la mo- Ma il padre, quando se ne accorgeva,<br />

dellava, come per gioco, buttava via le piccole opere d’arte<br />

in tante piccole statuine. definendole “BAMBOCCETTI”.<br />

...“Allora mi consolavo con il cerchio che facevo<br />

correre con un bastoncello, verso la strada che<br />

esce dal villaggio e si dipana giù lungo la <strong>Valnerina</strong>...”<br />

(dal “Diario di uno scultore).<br />

E con la mente andava già lontano come quel<br />

cerchio. La madre non voleva che il suo talento<br />

andasse perduto e lo appoggiò nello studio.<br />

Così, la strada della cultura si aprì al giovane artista,<br />

che a soli 17 anni già frequentava l’Accademia<br />

delle Belle Arti a Roma. Da Roma a Parigi il passo è faticoso,<br />

ma breve: Aurelio conosce artisti famosi e si fa conoscere ed apprezzare,<br />

sia come pittore che come scultore, in tutto il mondo.<br />

Ma se l’artista rincorre l’arte e la bellezza della perfezione,<br />

l’uomo non dimentica le sue radici: nel cuore porta il suo “colle”<br />

e lì vuole tornare.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

25<br />

E questo sogno si realizza negli ultimi anni<br />

della sua vita.<br />

Per quel colle Aurelio aveva un progetto:<br />

trasformarlo in un parco, dove collocare alcune<br />

delle sue opere che aveva donato al<br />

Comune di Terni.<br />

Chi lo ha conosciuto in questo periodo racconta<br />

che, a prima vista, Aurelio incuteva<br />

un certo timore, subito stemperato dalla<br />

sua intelligenza trascinante: era un anziano<br />

“gagliardo” e, benché malato, non si rassegnava<br />

all’ozio senile. Era una persona<br />

schiva, non amava molto la presenza di<br />

“gente comune” nella sua casa. Spesso organizzava<br />

incontri con altri artisti e,<br />

quando questo accadeva, li accompagnava<br />

sul “colle” ora divenuto “PARCO AU-<br />

RELIO DE FELICE”, in suo onore. Mentre<br />

ammiravano il paesaggio,<br />

lui diceva:<br />

«Questo<br />

colle è<br />

parte di<br />

me, amo<br />

molto<br />

passare<br />

le<br />

giornate<br />

ad oziare<br />

qui<br />

sopra».


26 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Spesso faceva delle passeggiate e qualche chiacchierata con alcuni<br />

vicini. Quando poi tornava a casa, chiuso il cancello verde,<br />

non voleva più essere disturbato.<br />

Aveva un merlo indiano a cui era legatissimo: gli aveva insegnato<br />

a parlare e soprattutto a chiamare il suo nome: «Aurelio».<br />

Soltanto dopo la sua morte, “il suo amato colle” diventò<br />

“Parco A. De Felice”<br />

Lì continuano a vivere le sue opere d’arte,<br />

tra il verde della <strong>Valnerina</strong>.<br />

Ad Aurelio De Felice<br />

è intitolata anche la nostra scuola.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

Scuola Primaria “A. De Felice” - Classi V<br />

27


28 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Agli inizi de1<br />

1900, quando<br />

lungo la <strong>Valnerina</strong><br />

si potevano<br />

incontrare soltanto<br />

“carretti”<br />

trainati da asini<br />

e cavalli, comparve<br />

un nuovo<br />

mezzo di locomozione,<br />

che<br />

ben presto diventò<br />

un grande<br />

protagonista:<br />

il tram.<br />

Grazie alla produzione<br />

di elettricità,<br />

il tram<br />

prendeva energia<br />

da un filo e<br />

spostandosi sulle<br />

rotaie, tracciava<br />

un nuovo percorso lungo la <strong>Valnerina</strong>, all’inizio da piazza <strong>Valnerina</strong><br />

a Collestatte Piano, poi intorno al 1910, fino a Ferentillo.<br />

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la linea del tram fu distrutta<br />

dai bombardamenti, ma quando venne ripristinata,<br />

fu fondamentale anche per l’opera di ricostruzione.<br />

Pian piano, aumentando i viaggiatori, aumentarono anche le carrozze.<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

I nostri nonni raccontano che, quando erano bambini, si prendeva<br />

i I tram per andare a Terni: chi a scuola, chi al lavoro, chi a<br />

fare la spesa...<br />

I ragazzini facevano a gara per salire vicino al conducente e per<br />

poter assistere alle manovre di accelerazione e frenata del<br />

mezzo, apertura e chiusura della porta. I più timorosi si sedevano<br />

sulle panche di legno e stavano in silenzio stretti stretti, per paura<br />

delle brusche frenate e del rumore che facevano le ruote di ferro<br />

nei tratti in curva...<br />

Quando il tram passava vicino alla Cascata delle Marmore, la<br />

paura aumentava, perché da un lato la roccia formava un muro<br />

e dall’altro l’acqua scrosciava con violenza: l’attuale galleria non<br />

era stata ancora realizzata.<br />

29


30 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Come accade oggi sul pulmino che ci trasporta da casa<br />

a scuola, anche in quel tempo, sul tram, i ragazzini facevano<br />

tanta confusione. A volte, il conducente non riusciva<br />

neanche a sentire la richiesta di fermata: il povero<br />

passeggero doveva scendere alla stazione<br />

successiva e tornare indietro a piedi!<br />

Uno dei momenti più attesi, che destava la curiosità di<br />

tutti i viaggiatori, era lo scambio dei binari.<br />

Siccome la linea aveva un solo binario, quando due tram<br />

si incontravano, uno dei due doveva far posto all’altro: il<br />

conducente scendeva per cambiare l’incrocio dei binari e<br />

“parcheggiava” momentaneamente in un’apposita piazzola.<br />

Nel 1960 il tram venne sostituito dall’autobus, così ogni<br />

paese ebbe la sua autolinea che lo collegava a Terni.<br />

Che peccato perdere questo mezzo di<br />

trasporto!<br />

Se fosse in uso ancora oggi, avremmo<br />

meno problemi di inquinamento, la nostra<br />

valle sarebbe meno transitata dalle auto e<br />

l’aria pulita come una volta.<br />

La natura, sicuramente, ci ringrazierebbe!<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO “G. FANCIULLI” - ARRONE<br />

SCUOLA PRIMARIA DI FERENTILLO<br />

a. s. 2010-<strong>2011</strong>


Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO<br />

“G. FANCIULLI” - ARRONE<br />

Questo testo, opera collettiva degli alunni della Scuola Primaria<br />

di Ferentillo, ha in realtà una lunga “historia”, come tutto<br />

ciò che si riferisce alla scuola e ai saperi in essa coltivati.<br />

Nasce dallo stimolo offerto dal concorso “Coloriamo e raccontiamo<br />

il nostro territorio”, organizzato dal CIAV e dall’Associazione<br />

“I 2 <strong>Colli</strong>” - <strong>Valnerina</strong> Ternana, nell’ambito del programma<br />

denominato “Le stagioni alla Porta del Parco Fluviale della Nera”.<br />

Proposte di grande valore culturale ed umano, perché volte alla<br />

conoscenza dello splendido ambiente naturale che ci circonda e<br />

che potrà essere tramandato alle generazioni future solo se preservato<br />

e riconosciuto come valore e patrimonio comune.<br />

Si tratta, come dicevamo, di un progetto complesso ed ambizioso,<br />

perché articolato in diverse fasi ed attività, ma che ha raggiunto<br />

il suo obiettivo nel momento in cui le diverse forze ed<br />

istituzioni, si sono integrate, hanno fatto “rete”, (come ci si<br />

esprime in gergo scolastico), e hanno collaborato nel recupero e<br />

nella comunicazione della conoscenza del territorio nei suoi vari<br />

aspetti.<br />

Opera di grande pregio culturale ed umana, soprattutto per<br />

i nostri giovani che, sempre più sono in grado di comunicare con<br />

tutto il mondo e spesso non si accorgono di ciò che sta vicino.<br />

È necessario, invece capire e far capire che si può essere<br />

cittadini del mondo solo se si riconoscono e si apprezzano le proprie<br />

radici umane, naturali e storiche.<br />

Un vivo ringraziamento agli Enti e persone tutte che ci hanno<br />

aiutato in questo percorso e ai docenti che hanno guidato con<br />

pazienza e dedizione gli alunni.<br />

LA DIRIGENTE SCOLASTICA<br />

(Dott.ssa Liberata G. Leto)<br />

33


34 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Scuola Primaria Ferentillo - Classe I<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Proverbi della <strong>Valnerina</strong><br />

Tanto va la gatta a lardo che ci lascia lo zampino.<br />

Contadino scarpe grosse e cervello fino.<br />

Per la cannerola se ce nengue e se ce piove dell’inverno<br />

semo fora se ce<br />

da lu sulicillo ancora<br />

quaranta<br />

giorni d’invernicillo.<br />

Se piove per i<br />

quattro Aprilanti<br />

piove per quaranta<br />

giorni filanti.<br />

“No le sendi le campane de San<br />

Stefanu a sonà?<br />

Cala ju, Margatité,<br />

Cala ju, che sta a spettà?<br />

Oj tuttu Ferentillu<br />

Va lu ponte a festeggià!<br />

Sendi, se ste belle voci<br />

Ste canzoni da cantà<br />

Con le tromme e li tammuri<br />

Che lo rumma-rummammà?<br />

35<br />

Margarité,<br />

Quanno ce passi sendi a me,<br />

Tente de qua<br />

Se vo cantà:<br />

oili,oila!<br />

Margarité,<br />

Tente de qua da retta a me<br />

Che se pij le mane de la,<br />

Ci sta cobbe e tralleralla!”<br />

Furio Miselli


36 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Fior de giaggiolu<br />

Io so de Ferentillo<br />

E me ne vanto,<br />

Ce tengo le cirece<br />

E me le magno.<br />

Fiore de noce<br />

Su le colline nostre<br />

Sempre canto.<br />

Anche le femminucce<br />

Qui so belle e cianno<br />

Bianca e roscia anche la<br />

pelle.<br />

Fiore d’ulivo<br />

In questa terra de piantuni<br />

E zolle, l’oju non manca<br />

Pe’ fa le frittelle<br />

Su stù paese de la valle.<br />

Stornellate<br />

Natale senza luna,<br />

cento pecore non fa per una.<br />

Se pasqua in pioggia<br />

ce scioje<br />

ce sarrò più grappoli<br />

che foje.<br />

La neve marzolina<br />

addura<br />

da la sera a la matina.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Proverbi<br />

Chi s’accappanna sotto a na frasca,<br />

pija quella che piove e quella che casca.<br />

Non prestà confidenza<br />

a chi ne po’ fa senza.<br />

Chi zappa currenno<br />

raccoje piaggnenno.<br />

Meju impiccatu,<br />

che male sposatu.<br />

Co lu padre e lu padrone<br />

hai sempre torto e mai ragione.<br />

Sega segola lu fiju mio va a scola<br />

se porta lu canestrinu co lo pane e lu cacino<br />

la maestra je fa la festa e lu butta da la finestra.<br />

Mariola, Mariola<br />

famme la camiciola<br />

pe quanno vado a scola.<br />

Affacciate da la finestra se ce stai,<br />

dammelo un goccio d’acqua se ce l’hai;<br />

se non me lu voi da padrone sei.<br />

Se ciai fame tira la coda a lu cane.<br />

37


38 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

La storia<br />

di Lazzaro<br />

e Giovanni<br />

Lazzaro e Giovanni erano due<br />

cugini e provenivano da Gerusalemme,<br />

si allontanarono per<br />

sfuggire alla persecuzione<br />

ariana. Lazzaro e Giovanni furono<br />

ospiti di alcuni amici di<br />

Spoleto. Poi si recarono in una<br />

grotta del monte Solenne, in<br />

<strong>Valnerina</strong>. Qui i frati vivevano in<br />

preghiera nella beata solitudine<br />

della montagna; Giovanni salì<br />

in cielo, lasciando nel più completo<br />

abbandono il vecchio parente<br />

Lazzaro. Egli invocò<br />

l’aiuto del Signore perché qualcuno<br />

gli fosse andato a fare<br />

compagnia.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Il Signore apparve in sogno al duca di Spoleto. Gli apparve San<br />

Pietro che gli disse di cercare tra i monti l’eremita Lazzaro e di<br />

costruire una chiesa in suo onore. Lazzaro ebbe finalmente compagnia<br />

e li fu costruita l’abbazia di San Pietro in valle.<br />

Proverbi<br />

Agabio (Gabbio) sta piantato sopra<br />

ad un fico, c’è una ragazzina<br />

che non sa infilare l’ago e ci pretende<br />

di pigliar marito.<br />

Per San Bastianu<br />

va a la costa e<br />

mira lo pianu<br />

se lo piano fa virdura<br />

aristrigni la<br />

cintura.<br />

39


40 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Nei tempi antichi il ponte del Precetto non era stato ancora<br />

costruito e per attraversare il torrente si passava su<br />

una tavola. Dove si trova ora il cimitero di Santa Illuminata<br />

c’era un convento di Frati cappuccini che, un<br />

giorno, avevano finito i viveri.<br />

Un frate che si chiamava Francesco Romanelli ed era<br />

tanto buono, decise allora di andare a chiedere un po’<br />

di carità, ma il torrente era in piena e non poté passare.<br />

Per non tornare a mani vuote, riempì la cesta di sassi e<br />

li portò al convento. Quando arrivò fece un miracolo e i<br />

sassi diventarono pane. Per questo e per altri miracoli il<br />

Papa lo nominò Venerabile. Adesso è in corso la causa<br />

di beatificazione.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

A Francesco Romanelli<br />

Là dove il verde smeraldo degli ulivi<br />

Si fonde con la limpidezza del cielo<br />

terso,<br />

Là dove i neri cipressi<br />

Alti come il silenzio<br />

Sfidano la pesante mano del tempo,<br />

Là tra i rovi e le ortiche<br />

Di Santa Illuminata<br />

Confiderai alla terra<br />

Il tuo grande amore<br />

Per Gesù nostro Signore.<br />

41


42 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Celate piaghe sotto il rozzo<br />

Cilicio straziavano il tuo corpo.<br />

Pregavi per tutti.<br />

Buoni e cattivi.<br />

Le tue pene a lui offrivi.<br />

Ti chiamo ti penso e tu mi rispondi<br />

Mi chiedi amore<br />

Mi prendi per mano<br />

Mi mostri la via del vero cristiano<br />

Allora ti dico: stammi vicino presenta a Dio<br />

Questa tua sorella nell’ultima ora del suo cammino.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Le nostre leggende<br />

Il busto d’oro da Sanbucheto<br />

Si racconta che in un vecchio monastero abbandonato, nella<br />

chiesetta del convento, c’è sepolto il busto d’oro della madre Badessa.<br />

La leggenda dice che chi ricostruirà il convento troverà il busto d’oro<br />

della madre Badessa, ma fino ad ora nessuno l’ha mai trovato.<br />

43


44 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il salto del cieco<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Leggenda<br />

A Castellone Alto, si racconta che, tanti anni fa, sulla strada, c’era<br />

uno stretto.<br />

In quell’epoca esistevano i briganti e, uno di questi, fingeva di essere<br />

cieco; così quando le persone ricche passavano, lui tendeva<br />

la mano per chiedere la carità.<br />

Le persone si fermavano e il brigante dava loro uno spintone,<br />

buttandole in un burrone dove morivano.<br />

Poi scendeva per una strada che solo lui conosceva, arrivava nel<br />

fondo e toglieva<br />

ai malcapitati<br />

tutto ciò<br />

che avevano.<br />

Da allora quella<br />

località fu<br />

chiamata “Il<br />

Salto del Cieco”.<br />

45


46 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Tirutippete Menica mia<br />

Tutti li giorni li maccaroni e<br />

Lu brodu lu butti via.<br />

Tirituppete Menica mia.<br />

Quanno Solenne mette le brache<br />

Armitti l’ombrellu e caccia le crape.<br />

Quanno Solenne mette lu cappellu<br />

Armitti le crape e caccia l’umbrellu.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

La storia dell’Abbazia<br />

Nell’anno 535, la leggenda racconta che due eremiti,<br />

Giovanni e Lazzaro, venuti dalla Siria arrivarono nella<br />

valle Suppegna.<br />

In questo luogo c’era molta pace e decisero di rimanere.<br />

La terra era di proprietà del duca Faroaldo di<br />

Spoleto. Si narra che una notte Faroaldo sognò San<br />

Pietro e gli disse che il giorno dopo,quando sarebbe<br />

andato a caccia, avrebbe incontrato un vecchietto,<br />

cioè Lazzaro, che lo avrebbe aiutato. Fu così che cominciarono<br />

a costruire l’Abbazia<br />

47


48 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Leggenda<br />

La chioccia con dei pulcini d’oro<br />

Tanti e tanti anni fa a Ferentillo nei pressi di Grotti San<br />

Lorenzo, si dice che si trovasse una chioccia con dei<br />

pulcini d’oro.<br />

Molti uomini, in varie epoche, se ne sono messi alla ricerca,<br />

sperando di trovarla, ma, quando stavano all’interno<br />

della grotta, in prossimità della preziosa<br />

gallina, sentivano squillare dei campanelli e, una forza<br />

misteriosa, li costringeva a darsela a gambe.<br />

Così anche i più coraggiosi hanno abbandonato la<br />

chioccia con i suoi pulcini d’oro che restano nella fantasia<br />

di grandi e piccini.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Acqua cotta<br />

49<br />

Era il piatto della povera<br />

gente che veniva<br />

fatto con quello<br />

che c’era, secondo<br />

la stagione.<br />

In un pentolone di<br />

acqua bollente si facevano<br />

cuocere gli<br />

ingredienti insieme:<br />

olio, pane, verdure,sia<br />

quelle<br />

dell’orto, che quelle<br />

selvatiche, formaggio<br />

pecorino, carne<br />

di maiale, se c’era,<br />

e sale.


50 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Pancotto<br />

Tostare le fette di pane e strofinarle con l’aglio.<br />

Preparare un brodo vegetale con carote, cipolla, basilico e prezzemolo.<br />

In una teglia preparare una salsa di pomodoro. Mettere il pane<br />

nel brodo vegetale in ebollizione, finché sarà diventato una<br />

pappa, quindi aggiungere la salsa di pomodoro.<br />

Servire caldo con olio extra vergine e formaggio grattugiato.<br />

Fagioli “scacciati”<br />

Minestra di fagioli e farina di mais che a Ferentillo si fa anche con<br />

le fave.<br />

Si prepara il battuto con il lardo, il sedano e la cipolla. Si fa rosolare<br />

in una pigna (pentola) con olio d’oliva; poi si aggiungono i fagioli<br />

lessati, la conserva di pomodoro e acqua. Quando inizia a<br />

bollire si aggiunge la farina di mais e si mescola per venti minuti,<br />

circa, fino a quando la farina è cotta.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Strozzapreti con aglio e olio<br />

Gli strozzapreti sono una pasta lunga e sottile fatta a mano con la<br />

pasta del pane, spessi quanto un bucatino tre o quattro centimetri.<br />

Si arrotolano su se stessi, poi si lessano in acqua bollente e si<br />

scolano quando vengono a galla come gli gnocchi. Si condiscono<br />

con il sugo preparato con l’aglio e l’olio della <strong>Valnerina</strong>. Si fanno<br />

soffriggere due o tre spicchi d’aglio nell’olio di oliva, poi si aggiungono<br />

i pelati o del pomodoro fresco, sale e peperoncino a<br />

piacere.<br />

Crescionda<br />

La cresci onda è un dolce fatto con le mele e la farina di mais.<br />

Si impasta con dell’acqua bollente metà farina di mais e metà farina<br />

bianca, sale ed olio.<br />

Poi si aggiunge un po’ di uvetta, una o due mele tagliate a pezzettini<br />

e fichi secchi, che, una volata si trovavano in tutte le case.<br />

Infine si unisce lo zucchero. Si stende l’impasto in un soletto, si<br />

spolvera di zucchero e si inforna per circa trenta minuti.<br />

51


52 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Veni ju (vieni giu!)<br />

Li pecuri (le pecore)<br />

Va a fa la carzetta accostu a lu<br />

focu (Vai a lavorare a maglia vicino<br />

al fuoco. Si diceva alle<br />

donne…)<br />

Lu compare (il padrino)<br />

Lu cane (il cane)<br />

Lu gatto (il gatto)<br />

La pizza sotto lu focu (la pizza<br />

sotto il fuoco)<br />

Lu schioppu (il fucile)<br />

Iemo via (andiamo via)<br />

Lu jorno (il giorno)<br />

Lu campanaru (colui che suona<br />

le campane)<br />

Acchiappare (prendere)<br />

La cappanna (la capanna)<br />

Scoppia lu temporale (sta per<br />

arrivare il temporale)<br />

La commare (la madrina)<br />

Lu calle e la callina (il gallo e la gallina)<br />

Lu spiziale (il farmacista)<br />

Do’ si jita? (dove sei andata?)<br />

Lu prete (il sacerdote)<br />

L’imprecazioni giuste<br />

Sarvatore da Majella la rubata ‘na callina a Rosetta la vicina e vidutu<br />

ch’era bella la schioppò su la padella. Ma frattantu che friggeva<br />

sente Rosa che diceva: pipa! Pipa! Pipa mia do’ si jita, chi<br />

lo sa? Che la pozzinu ammazza! Sarvatore che sentea fra de se<br />

ji arisponnea: Rosa mia si accontentata la callina l’ho ammazzata.<br />

Ma Rosetta giù la strada dice ancora disperata: Gesù me l’ho rubata?<br />

Chi m’ha fattu stu dispettu? Se la pozzi magnà tutta quanta<br />

su lu lettu! Sarvatore sente e zittu… e difatti trasportò la callina su<br />

lu lettu e contentu la magnò comincianno da lu pettu…<br />

Nelusco Sinibaldi<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

53


54 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Pensando a Ferentillo<br />

Ferentillo è un bel paese.<br />

Si trova in <strong>Valnerina</strong> ed è attraversato dal fiume Nera.<br />

Le rocche, sulle montagne, lo proteggevano dai nemici.<br />

Noi amiamo il nostro paese perché ci sono molte cose<br />

importanti e si respira aria pulita.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

55<br />

Forte con le tue rocche<br />

E<br />

Ridente quando sei in festa<br />

Entri<br />

Nei nostri cuori<br />

Tutti i giorni<br />

Insieme a te<br />

Li viviamo<br />

Lieti di esserci, noi<br />

Oggi, come ieri i nostri nonni.


56 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

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58 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

59


60 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

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62 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani” - Torre Orsina<br />

63


64 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

65


66 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

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68 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Ferentillu<br />

A la Badia passa e tira via,<br />

ma a Ferentillu fermate a guardà.<br />

Ci sto le rocche, su pe le colline,<br />

la chiesa de San Stefano a Precetto,<br />

le mummie, lu fiume Nera,<br />

la Matterella co’ la scola<br />

che sto a fa più bella.<br />

Fermate incantato a osservà<br />

Ferentillu non te lo poi scordà<br />

Noi<br />

L’Abbazia di San Pietro in Valle<br />

A San Pietro in Valle<br />

c’è una chiesa antica e grande.<br />

La natura è molto bella e<br />

di notte brilla sempre una stella.<br />

Nel prato ci sono fiori<br />

di tutti i colori e vicino<br />

si gustano buoni sapori.<br />

E’ la chiesa più bella della <strong>Valnerina</strong><br />

con un panorama<br />

degno di una regina.<br />

Noi<br />

<strong>Valnerina</strong><br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

<strong>Valnerina</strong> antica Terra<br />

dal fiume Nera attraversata<br />

da tutti ammirata.<br />

I tuoi boschi e le colline<br />

con castagni ed uliveti<br />

raccontano al cielo i loro segreti.<br />

Dall’alto ti guarda Montefranco;<br />

Ferentillo è la tua valle;<br />

ad Arrone arriva il Nera<br />

che prosegue la sua passeggiata<br />

fino alla Cascata.<br />

Sembri una fata<br />

di verde e marrone ammantata.<br />

Sei Terra di Santi, poeti e pittori<br />

che hanno parlato ai nostri cuori.<br />

Sei il passato e il presente<br />

Sei il nostro futuro.<br />

La Terra dei Padri<br />

che hanno lottato per un Paese libero e<br />

incontaminato.<br />

Guardando indietro, le nostre radici,<br />

noi, piccoli amici, mano nella mano,<br />

insieme a Te andremo lontano.<br />

Noi<br />

69


70 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Ilaria Rossetti<br />

Hava Kerimi<br />

Siria Pennacchi<br />

Yassine<br />

Nicolò Mancinelli<br />

Martina Bordoni<br />

Andrea Torre<br />

Qui finisce l’avventura<br />

della nostra scrittura<br />

Le leggende, le poesie, le ricette<br />

che ci hanno raccontato<br />

a voi abbiamo narrato.<br />

Se vi abbiamo divertito<br />

il nostro lavoro sarà stato gradito.<br />

Se annoiato, invece, vi abbiamo<br />

ci scuciamo e … vi diamo la mano.<br />

Siam bambini-cantastorie<br />

senza pretese di glorie.<br />

“Larga la foglia<br />

stretta la via<br />

dite la vostra<br />

che ho detto la mia”.<br />

Istituto comprensivo di Arrone<br />

Classe I della Scuola Primaria di Ferentillo<br />

Iuri Libero Pennacchi<br />

Simone Granati<br />

Thomas Varani<br />

Martina Mirabelli<br />

Ester Bartoli<br />

Simone Costantini<br />

Manuel Dippolito<br />

Insegnante Tiziana Tazza<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

71


72 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Proverbi di Ferentillo<br />

All’abbadia passa e tira via co li sordi su le mane nun ce compri<br />

un pezzu de pane.<br />

Quannu Solenne porta lu cappellu vinni le crape e facce lu mantellu;<br />

quannu Solenne porta le brache vinni lu mantellu e facce le<br />

crape.<br />

Per San Sebastianu va a la costa e mira a lu pianu; se lu pianu fa<br />

verdura strigni forte la cintura; se lu pianu verdechea va ju casa<br />

e festegghiea.<br />

Lu pecoraru quanno va a Maremma dice a la moje.- Arrivederci<br />

a giugno! -Maritu mia, non pozzi arrivenine, voli più bene a le<br />

pecore che amene!<br />

-Moje non te ce pozza arritrovane, le pecore me guernano e tu<br />

none!<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Se piove lu giorno de l’Ascensione ‘gni spiga perde ‘n cantone.<br />

“Possa addurà tantu la mia nora quantu addura la neve marzaiola.<br />

Possa addurà tantu chi l’ha dittu quantu la neve su lu tittu.”<br />

La riggina ch’è la riggina, tantu ha bisugnu de la vicina.<br />

Chi s’accappanna sotto ‘na frasca pija quella che piove più quella<br />

che casca...<br />

Quanno lampa a lu pizzu de la sdrega curri a casa che te frega.<br />

Tempu fattu de notte addura quantu una pigna de fae cotte.<br />

Parte la rondinella e va ‘n Turchia; va a di a lu turdu ch’è fatta<br />

l’ulia.<br />

L e piogge de San Berardinu rubano oju, pane e vinu.”<br />

Se Pasqua in pioggia se scioje ce sarrò più grappoli che foje.<br />

Dio te sarvi da lu purittu arricchitu e da lu riccu ‘mpoveritu.<br />

Tantu va la brocca a la fonte che se smanica o se rompe.<br />

Co lu padre e lu padrone hai sempre tortu e mai raggione.<br />

Chi zappa currenno raccoje piagnenno.<br />

Co li sordi e l’amicizia compri pure la giustizia.<br />

Chi cià li comudi e n’ se ne serve, mancu lu confessore te l’assorve.<br />

(Classe terza primaria di Ferentillo)<br />

73


74 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

La casa degli spiriti<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

C' era una volta in vocabolo Santa Croce un casolare dove avvenivano<br />

strani fenomeni.<br />

Questa casa era abitata dai contadini che gestivano il podere, sul<br />

quale era costruita, per conto del padrone.<br />

Fino alL’ottocento i contadini vi restavano per più generazioni<br />

senza avere alcun problema, ma da quel tempo in poi le famiglie<br />

restavano in quella casa per pochissimo tempo e poi scappavano<br />

via per questo motivo...<br />

Non appena il campanile della chiesa di Santa Maria batteva i rintocchi<br />

della mezzanotte, i contadini udivano degli strani rumori e<br />

lamenti provenienti da un muro della casa.<br />

Si susseguirono parecchie famiglie ma restavano lì solamente per<br />

poco tempo perche nessuno voleva più abitare nella casa degli<br />

spiriti.<br />

Così nella casa si crearono delle crepe profonde, il tetto faceva penetrare<br />

l’acqua e gli infissi cadevano a pezzi.<br />

Il proprietario decise allora di ristrutturarla per renderla più accogliente<br />

e far sì che venissero ancora i mezzadri a interessarsi del<br />

podere.<br />

Fu necessario demolire il vecchio muro su cui poggiavano le<br />

scale e, ai muratori, apparve lo scheletro di un uomo altissimo.<br />

Allora fu chiamato il<br />

prete che benedì quei<br />

poveri resti umani e li<br />

fece seppellire nel cimitero.<br />

Finalmente quell’anima<br />

ebbe pace e da quel<br />

momento la casa non<br />

fu più disturbata.<br />

(Francesco Cotroneo,<br />

classe terza primaria<br />

di Ferentillo)<br />

75


76 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

La nonna<br />

strega<br />

Tanto tempo fa,<br />

quando la maggioranza<br />

della popolazione<br />

si dedicavaall’agricoltura<br />

ed era analfabeta,<br />

se succedevano<br />

degli episodi strani, se imperversava qualche pestilenza<br />

di cui non sapeva dare una spiegazione, tutti davano la colpa alle<br />

streghe.<br />

Ogni zona aveva le sue streghe, anche Ferentillo e dintorni aveva<br />

le sue; esse si riunivano nelle notti di luna piena il venerdì e, qualche<br />

volta, anche di martedì se non riuscivano a portare a termine<br />

quello che dovevano fare. Queste erano delle donne particolari<br />

che avevano un fluido magico per cui si potevano trasformare in<br />

gatti neri che si nutrivano del sangue delle persone o potevano<br />

volare, montando a cavallo su di una scopa.<br />

Se per caso una di loro stava per morire, essa sceglieva una prescelta,<br />

la mandava a<br />

chiamare e bastava che<br />

la toccasse con una<br />

mano e… il fluido magico<br />

passava da un corpo all’altro.<br />

A Sambucheto c’è una<br />

leggenda che narra la storia<br />

di una nonna strega…<br />

Il primogenito di una fa-<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

miglia contadina del luogo inaspettatamente morì; la notizia subito<br />

si propagò e tante persone vennero a salutare per l’ultima<br />

volta il povero bambino e per consolare l’afflitta mamma che non<br />

si dava pace. Alcune donne notarono degli strani segni bluastri intorno<br />

al collo della vittima. Fu fatto il funerale e venne data un sepoltura<br />

al corpo del bambino. La mamma non si dava pace e tutti<br />

i giorni si recava sulla tomba dell’amato figlio, gli raccontava storie,<br />

gli cantava le ninne nanne, insomma gli teneva compagnia<br />

fino a quando non tornava a casa la sera; pregava Dio di farglielo<br />

vedere almeno in sogno e dopo tante preghiere finalmente il suo<br />

desiderio fu esaudito. Una notte sognò suo figlio che le raccontò<br />

che era stata sua nonna ad ucciderlo, aveva preso le sembianze<br />

di un gatto e lo aveva morso al collo, succhiandogli tutto il sangue;<br />

le raccontò anche che, presto, la nonna avrebbe ucciso<br />

anche suo fratello nello stesso modo.<br />

La donna, impaurita, raccontò tutto al marito il quale decise che<br />

nelle notti di luna piena si sarebbe nascosto sotto il letto del figlio<br />

con una grossa falce affilata per protezione.<br />

Per un po’ di tempo non successe nulla ma poi una notte<br />

un grosso gatto nero si affacciò alla porta della camera e si<br />

avventò sul corpo del bambino che stava dormendo. Il<br />

padre, però, uscì fuori e intraprese un lotta furibonda con il<br />

gatto; l’uomo riuscì a dare un colpo di falce al gatto a cui tagliò<br />

una zampa; il figlio svegliatosi per i rumori della lotta, impaurito,<br />

si rifugiò nel lettone della mamma che intanto era<br />

venuta a prenderlo.<br />

Intanto il gatto, persa la zampa, aveva perso i poteri magici e,<br />

piano piano, si tramutò nella mamma dell’uomo, il quale le chiese<br />

come avesse potuto dare la morte al suo nipote primogenito.<br />

La donna rispose che voleva far provare a sua nuora lo stesso<br />

dolore che aveva provato lei quando la nuora la cacciò via di<br />

casa, perdendo la vista dell’unico figlio.<br />

77


78 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Lo sgarbo fatto ad un strega<br />

doveva essere fatto pagare e<br />

il gran consiglio delle streghe<br />

della Valle del Nera aveva deciso<br />

che lei stessa sarebbe<br />

stata l’artefice della punizione<br />

e non si poteva tirare indietro.<br />

La donna, priva di un braccio,<br />

fu scacciata dalla casa e, persi i poteri fu allontanata anche<br />

dalle streghe, così si rifugiò in una grotta sulle montagne che sovrastano<br />

Sambucheto vivendo di stenti.<br />

Alcuni pastori anni dopo trovarono uno scheletro in quella grotta<br />

e giurarono che nelle notti di luna piena sentivano provenire da<br />

quella direzione degli strazianti miagolii.<br />

(Classe terza primaria di Ferentillo)<br />

Il salto del cieco<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

A Castellone Alto, una frazione<br />

del Comune di Ferentillo,<br />

lungo la strada che porta<br />

al paese, c’è un strettoia chiamata<br />

“Il Salto del Cieco”.<br />

Si chiama così per il motivo<br />

di seguito descritto.<br />

Tanto tempo fa quel luogo<br />

angusto era infestato dai briganti<br />

e ce n’era uno molto<br />

furbo che fingeva di essere<br />

cieco.<br />

Quando i viandanti ricchi passavano<br />

di lì per recarsi alle<br />

fiere a Leonessa, egli stendeva<br />

la mano per chiedere la carità; le povere persone malcapitate<br />

si fermavano e... il brigante dava loro uno spintone e le<br />

buttava nel burrone sottostante, dove morivano.<br />

Attraverso un sentiero che solo lui conosceva, scendeva fin dove<br />

c’era il corpo delle vittime e lo spogliava di tutto ciò che possedeva.<br />

Da allora quella località<br />

venne chiamata<br />

“ll Salto del Cieco”.<br />

79<br />

(Daniele Sabatini, Sandro<br />

Filipponi, Martina<br />

Placidi, Filippo Proietti,<br />

classe terza primaria<br />

di Ferentillo)


80 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Fate e briganti<br />

Tanto tempo fa sulle strade<br />

del Salto del Cieco i viandanti<br />

venivano assaliti, derubati e,<br />

alcune volte, uccisi dai briganti<br />

che infestavano la zona.<br />

I briganti per coprire le loro<br />

malefatte inventarono questa<br />

leggenda.<br />

C’era un volta una sibilla di<br />

nome Alcina che viveva sulle<br />

montagne del Salto del Cieco.<br />

La sibilla aveva trasformato<br />

delle ragazze un po’ bruttine<br />

in bellissime fate che se ne andavano in giro a passeggio per le<br />

stradine e i sentieri delle montagne.<br />

Quando i viandanti passavano da quelle parti, le fate con la loro<br />

bellezza li incantavano, rubavano loro tutto ciò che avevano e,<br />

qualche volta, li facevano sparire.<br />

Così i briganti,dando<br />

la colpa alle fate, poterono<br />

continuare<br />

con le loro malefatte<br />

senza che nessuno<br />

dicesse loro nulla.<br />

(Leonardo Santini,<br />

classe terza primaria<br />

di Ferentillo)<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

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82 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il drago del piano<br />

Tanto tempo fa il piano di Ferentillo era un acquitrino, il fiume Nera<br />

non scorreva nel suo letto, ma allagava tutto il territorio circostante.<br />

Il piano era sempre ricoperto da una fitta nebbia che nascondeva<br />

un feroce drago il quale faceva sparire qualunque persona vi si<br />

addentrasse.<br />

Un giorno Giovanni e Lazzaro, i due anacoreti eremiti, che vivevano<br />

nella zona, decisero di chiamare un cavaliere longobardo<br />

per uccidere il drago.<br />

Il cavaliere arrivato lì, decise di convogliare le acque del fiume nel<br />

loro letto e... la nebbia sparì.<br />

Quando il cavaliere incontrò il drago, un raggio di sole si riflesse<br />

sul suo scudo che accecò la feroce belva, permettendogli così di<br />

ucciderlo.<br />

Il piano, non più pericoloso, divenne un giardino da coltivare e<br />

così le persone del luogo iniziarono a costruire le case anche<br />

dove una volta c'era la palude.<br />

Così fu costruito<br />

il primo nucleo<br />

abitativo<br />

che diede origine<br />

al paese<br />

di Ferentillo.<br />

(Leonardo<br />

Santini classe<br />

terza primaria<br />

di Ferentillo)<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

83


84 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

FERENTILLO<br />

Ferentillo è un paesino<br />

piccolo, ma molto carino.<br />

Le sue rocche sono antiche<br />

e per arrivarci<br />

calpesti molte ortiche.<br />

Ci sono verdi giardini<br />

occupati da grandi e piccini,<br />

che scorrazzano felici e beati<br />

pensando ai loro antenati.<br />

(Sara Di Lorenzi)<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

FERENTILLO<br />

Ferentillo è un paese molto bello,<br />

su ogni cima ha un castello.<br />

Il fiume Nera<br />

in due borghi lo divide. ...<br />

Al Precetto, sulle rocce,<br />

ci si arrampica notte e dì<br />

e le mummie da millenni stanno li.<br />

Alla Matterella oltre a case e negozietti<br />

ci sono anche i giardinetti,<br />

la piscina per l' estate<br />

ci fa fare belle nuotate.<br />

(Daniele Sabatini)<br />

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86 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

FERENTILLO FERENTILLO<br />

Ferentillo è un paese<br />

dove tira tanto vento<br />

assai violento;<br />

è tipico per due rocche<br />

che stanno sopra le rocce.<br />

E’ un paese piccolino<br />

ma molto carino,<br />

ci sono tante case colorate<br />

bianche, gialle ,argentate.<br />

Questo è il mio paese<br />

non so dire altro<br />

solo che mi piace tanto.<br />

(Filipponi Sandro)<br />

Ferentillo è un paese<br />

con più di mille abitanti<br />

dove l’estate ci si diverte<br />

con suoni,balli e canti;<br />

è nella bassa <strong>Valnerina</strong><br />

dove si vive di sera e di mattina;<br />

è diviso in due dal fiume Nera<br />

più bello il tramonto più dolce la sera.<br />

Ci son due borghi Precetto e Matterella<br />

guardo il cielo e vedo una stella.<br />

Tra negozi,macellerie e supermercati<br />

com’è bello quando non ci sono ammalati,<br />

ma se piove e tira vento<br />

mi faccio prendere dallo spavento<br />

e alla fine son contenta di stare<br />

a Ferentillo ad abitare.<br />

(Martina Placidi)<br />

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88 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

FERENTILLO FERENTILLO<br />

Ferentillo sei come un bambino<br />

che dona il suo amore in un bacino;<br />

sei pieno di rose profumate<br />

accanto alle case nuove e diroccate.<br />

Sotto al tuo ponte grigio e nero<br />

scorre il fiume lento e scuro.<br />

(Giorgio Snae)<br />

Ferentillo è un paese tranquillo<br />

con le sue rocche e le sue feste<br />

con i bambini nelle piazze,<br />

con l’esposizione delle mummie<br />

vicino la chiesa, oltre il ponte<br />

(Gianluca Santini)<br />

89


90 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

FERENTILLO FERENTILLO<br />

Ferentillo è un paese piccolino<br />

con le rose profumate,<br />

le case al vento<br />

e un gattino un po’ sbilenco.<br />

Le rocche, lì da tanto tempo,<br />

guardano i cacciatori<br />

che sparano nel vento.<br />

(Francesco Cotroneo)<br />

Ferentillo è un paese tranquillo<br />

dove vive Camillo, il grillo<br />

che canta uno stornello<br />

che sia brutto oppure bello.<br />

(Valentina Pace)<br />

91


92 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

FERENTILLO FERENTILLO<br />

Il mio paese è molto bello,<br />

una volta era un castello,<br />

le rocche lo proteggevano<br />

dai nemici che l’attaccavano.<br />

(Lucrezia Nullo)<br />

Io vivo a Ferentillo<br />

un paesino molto tranquillo…<br />

E poi ci sono le rocche<br />

costruite sulle rocce;<br />

ci sono tanti giardini<br />

con dei bimbi molto carini<br />

che giocano con dei cagnolini.<br />

E il mio cane Spillo<br />

salta con me come un grillo<br />

(Valentina Micori).<br />

93


94 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Scuola Primaria Ferentillo - Classe V<br />

La <strong>Valnerina</strong><br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Nel cuore della<br />

verde Umbria, vi<br />

è un territorio ancora<br />

inesplorato,<br />

ricco di bellezze<br />

naturali, è la <strong>Valnerina</strong>,<br />

ovvero<br />

tutta la vallata che<br />

segue il corso del<br />

fiume Nera tra<br />

Narni e Visso.<br />

Un percorso splendido con una natura incantevole.<br />

La <strong>Valnerina</strong> si è fatta rispettare, i suoi monti non si sono arresi a<br />

strade e viadotti, reggono il peso del tempo.<br />

Sono paesaggi forti, destinati a lasciare un segno preciso nella<br />

mente…. Paesi fra i monti come autentici presepi…verde chiaro<br />

di prati, verde cupo di boschi,<br />

frescura , silenzi,<br />

profumo di tartufi e di funghi,<br />

il belato di un gregge,<br />

latte grasso appena<br />

munto, una vetta di oltre<br />

200 m., il Vettore che<br />

sembra bucare il cielo,<br />

migliaia di sentieri e di<br />

passeggiate.<br />

Uno dei paesi più belli<br />

della <strong>Valnerina</strong> è Ferentillo.<br />

95


96 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Leggende<br />

A Castellone Alto si<br />

racconta che tanti<br />

anni fa sulla strada<br />

c’era uno stretto<br />

A quell’epoca esistevano<br />

i briganti e li ce n’era uno furbo: quando le persone ricche<br />

passavano, faceva finta di essere cieco e stendeva la mano per<br />

avere la carità.<br />

Le persone si fermavano e il Brigante dava loro uno spintone, le<br />

buttava nel burrone dove morivano.<br />

Per una strada che lui conosceva, scendeva nel fondo e levava<br />

ai malcapitati tutto ciò che avevano.<br />

Da allora quella località fu chiamata il “Salto del cieco<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Nonna mi ha detto che una vecchietta le raccontava sempre delle<br />

streghe e lei aveva paura.<br />

Infatti si dice che queste andavano in giro di notte , specialmente<br />

per le feste di Natale, tanto è vero che i bambini piccoli in questo<br />

periodo non li mandavano a dormire da soli e poi, per non farli avvicinare<br />

da quegli esseri malefici, mettevano sopra il loro letto gli<br />

indumenti del padre.<br />

Si dice che per trasformarsi in streghe queste donne si ungevano,<br />

ma non si sa con che cosa.<br />

Una di queste, diventata gatto, uccise uno dei suoi nipoti; quando<br />

tornò per prendere il secondo, non potè perché il padre insospettito<br />

si mise nel letto la falce e la colpì tagliandole una zampetta.<br />

Subito il gatto si<br />

trasformò in<br />

persona.<br />

L’uomo riconobbe<br />

la propria<br />

madre e la<br />

cacciò. Questa<br />

rimase senza<br />

un braccio e<br />

visse disperata<br />

e scacciata da<br />

tutti.<br />

Cristiano<br />

Serlorenzi<br />

97


98 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Una volta un tale di nome Serafino faceva il muratore e stava rifacendo<br />

una casa a Terria.<br />

Stava precisamente aggiustando il camino, quando sentì che i<br />

colpi del suo martello battevano a vuoto, ribattè altre volte e<br />

quando cadde il primo mattone vide che c’era murata una pigna.<br />

Furbo, disse agli altri muratori, che lo aiutavano che avrebbe finito<br />

di lavorare da solo, e quelli si allontanarono.<br />

A quel tempo usavano giacche tessute a mano ed erano molto<br />

ampie. Serafino potè cosi nascondere sotto la sua giacca ciò che<br />

aveva trovato, poi disse agli altri che si sentiva male e se né andò.<br />

Da allora quando si vede uno che spende molto si dice: “che hai<br />

trovato la pigna di Serafino?”.<br />

Tradizioni e giochi<br />

Quarant’anni fa secondo quello<br />

che mi raccontano i nonni, i giochi<br />

erano, la corsa degli asini e<br />

dei cavalli: dove cavalli e asini<br />

correvano per arrivare primi ad<br />

una gara.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

La corsa del sacco: dove le persone si mettevano le gambe dentro<br />

un sacco e chi arrivava primo al traguardo vinceva.<br />

Il premio del calenne: dove c’era un palo ingrassato con i premi<br />

in cima e dovevi<br />

arrivare<br />

lassù per vincere,<br />

ma era<br />

difficile arrivarci<br />

perché si scivolava.<br />

Le corse delle<br />

biciclette. La<br />

gingana: era<br />

una corsa con<br />

il trattore dove vi era un percorso e vinceva quello che faceva il<br />

percorso in meno tempo possibile.<br />

Per me quello più divertente è il premio delle calenne.<br />

99


100 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il gioco “de lu Ciuccittu”<br />

Storia<br />

Quando il gelo invernale veniva accarezzato e sciolto dai primi<br />

aliti primaverili, i prati sempre più tinti di verde, diventavano il teatro<br />

dei bambini Longobardi che inventavano sempre nuovi giochi<br />

con le cose che avevano spesso tra le mani, la caccia alle uova,<br />

tra i cespugli , oltre a essere un divertente passatempo era un<br />

utile sedativo per i crampi alla fame, infatti le uova forate alle estremità<br />

venivano bevute ingordamente…<br />

Il gioco “de lu ciuccittu” nacque quando, per praticare i due fori, i<br />

bambini cominciarono a picchiettare le punte delle proprie uova<br />

l’una contro l’altra, fino a che non si creava la piccola fessura che<br />

permetteva di “ciucciare” (succhiare) il desiderato rosso. Si notò che<br />

i gusci della uova avevano una diversa resistenza.<br />

Così avvenne… con il risultato che anno dopo anno, secolo dopo<br />

secolo a distanza di più di mille anni , quando la Pasqua scaccia i<br />

freddi invernali e cancella la neve del monte Aspra, per i borghi di<br />

Ferentillo, si rivive ancora l’atmosfera dell’uovo dal guscio più<br />

duro…del campione che riesce abilmente usato da mani esperte ad<br />

“inciocciare” più “pizzè”( punta di uovo) possibile.<br />

Anatomia dell’uovo<br />

L’uovo deve essere diviso anatomicamente in<br />

tre parti essenziali:<br />

Pizzè deve il suo appellativo alla forma che ricorda<br />

il pizzo dei monti locali (pizzo d’Aspra,<br />

pizzo di Solenne ) solitamente liscio.<br />

Si può trovare arricchito da una protuberanza<br />

detta “Brecca” (da breccia-sassolino).<br />

Ai fini della forza d’urto, la “brecca” può essere elemento vincente<br />

se posto al centro del “pizzè”e collocato all’estremo del guscio<br />

quasi come se fosse parte a sé; è sicuramente elemento deleterio<br />

se incorporato al guscio, perché ne crea una mancanza di<br />

compattezza.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

101<br />

Il pizzè è sicuramente la parte più dura dell’uovo,<br />

ed è per questo che gli scontri vengono<br />

effettuati “pizzè” contro “pizzè”.<br />

Cuturé: la parte centrale dell’uovo, la più rotonda<br />

e, più è a palla e più da la possibilità di<br />

vincere una gara, ora in disuso, ma che in<br />

tempi passati era molto in auge in quanto<br />

permetteva a più contendenti di partecipare.<br />

Le uova più rotonde e più “coccia” (guscio)<br />

dura vengono poste, dopo essere state segnate<br />

alla sommità di una discesa fermate da<br />

un bastone che sollevato velocemente liberava<br />

le uova dal freno permettendo alle stesse<br />

di scendere a valle. L’uovo che si fermava ad<br />

una distanza maggiore rispetto alle altre dalla<br />

linea di partenza vinceva la gara ed il possessore<br />

aveva diritto di proprietà su tutte le uova<br />

partecipanti.<br />

Il nome deriva dal dialetto “cuzzurare” che sta per ruzzolare.<br />

Culé: il nome anche in dialetto, da esatta idea della parte dell’uovo;<br />

può essere usato per gareggiare con un altro “culé” o con<br />

“pizzé” che vengono reputati deboli.<br />

Il gioco<br />

Si svolge durante il periodo della quaresima con uova fresche di<br />

gallina. Anni fa si usavano uova sode tutte colorate e in tutto il<br />

periodo della quaresima. Al giorno d’oggi si svolge a Pasqua e il<br />

lunedì dell’ Angelo.<br />

L’uovo dev’essere trattato con estrema delicatezza, deve essere<br />

trasportato fasciato da una pezza e all’atto della gara non deve essere<br />

né stretto troppo forte (pericolo di implosione dell’uovo), né<br />

deve essere tenuto troppo lento. Il giocatore deve ricordarsi di<br />

avere tra le mani un elemento di gara che dev’essere trattato con<br />

estrema riguardo, spinto dal fatto che il suo “campione” può garantirgli<br />

ottime vincite.


102 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il battesimo dei nostri bisnonni<br />

Dai nonni abbiamo saputo che nei tempi antichi, quando qui a Ferentillo<br />

si battezzavano i bambini, il padre o il compare portava in<br />

chiesa una pagnotta di pane fresco, il sacerdote ne staccava una<br />

mollica per pulirsi le dita dopo aver unto il bambino. Il pane rimasto<br />

si lasciava in chiesa e, quasi sempre, il parroco lo regalava<br />

al sacrestano o a qualche persona povera.<br />

A proposito di battesimo, si dice che i genitori stavano molto attenti<br />

a non far “rinnovare le fonti” (battezzare subito dopo Pasqua<br />

con l’acqua santa appena preparata) ai propri figli perché, se succedeva,<br />

da grandi consumavano più panni.<br />

Le mamme non tagliavano neppure tanto presto le unghie ai neonati,<br />

perché dicevano che altrimenti sarebbero divenuti ladri.<br />

Quando si portava a battesimo un bambino non lo accompagnava<br />

la mamma, ma lo portava in braccio la “mammona” (ostetrica)<br />

che era seguita dal padre, dai parenti e dagli amici di<br />

famiglia in corteo.<br />

Se il bambino apparteneva ad una famiglia ricca ed era maschio,<br />

il padre faceva suonare il campanone “a bicchiere”(i campanari lo<br />

portavano in posizione perfettamente verticale con la bocca in<br />

alto e poi lo facevano ricadere dalla parte opposta).<br />

Siccome in altri tempi per gli uomini era una specie di disonore<br />

avere una figlia femmina, quando ne nasceva una, al padre, per<br />

scherzo, si mandava un bel mazzo di cipolle, perché aiutano a<br />

piangere; se, invece nasceva un maschio il padre, felice, invitava<br />

gli amici a mangiare il prosciutto che veniva “aperto” per l’occasione.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

103<br />

Quando nasceva una bambina i nostri nonni pensavano subito<br />

che da grande avrebbe avuto bisogno del corredo che, a quei<br />

tempi, si usava fare con tanti capi di biancheria; allora, chi aveva<br />

i campi vicino al fiume o alle forme piantava i pioppi, così,<br />

quando la figlia si maritava, erano grandi, si vendevano e con il<br />

ricavato si compravano il materasso, l’imbottita (coltre di lana) e<br />

tutto quello che mancava per finire il corredo.<br />

La biancheria da dare alla figlia era un gran pensiero per i genitori<br />

e cercavano di lavorare molto per non farla mancare. In certi campi<br />

che noi ancora chiamiamo “canapine” piantavano la canapa,<br />

poi, quando era matura, la portavano a macerare nell’acqua del<br />

fosso di Monterivoso che passa vicino a Piazza Rischia (che si dice<br />

si chiami così<br />

perchè i nostri<br />

nonni ci chiamavano<br />

i fusti<br />

della canapa).<br />

Quando era<br />

pronta, le donne<br />

la filavano<br />

e la tessevano<br />

per farci lenzuola,“pannozzi”(canavacci),<br />

camicie<br />

e le federe “pagliacci”, cioè dei sacconi che, riempiti di foglie di granturco,<br />

i poveri usavano al posto dei materassi di lana.


104 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Tende de qua!?<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Proverbi Poesie e ricette<br />

“Quando canta Lu Ciculu<br />

‘nfonne sette e asciutta unu”<br />

Traduzione - Quando canta il cuculo,<br />

cioè nel mese di Maggio, piove sette<br />

giorni e ne basta uno per asciugare la<br />

terra. (Gina Z.)<br />

“Aprile ogni goccia un barile”<br />

Traduzione - La pioggia primaverile è benefica per la campagna<br />

e soprattutto per gli ulivi, ogni goccia d’acqua produce un barile<br />

d’olio. (Paolo S.)<br />

“Pe’ San Sebastiano va’ a la casta e mira lu piano, se lu piano fa<br />

verdura, stigni forte la cintura se lu piano verdechea va’ a casa e<br />

festechea.<br />

Traduzione - Per San Sebastiano sali in montagna, sali in alto e<br />

guarda la pianura, se nella pianura sono spuntate le nuove colture<br />

stringi forte la cintura,<br />

se la pianura verdeggia<br />

appena, vai a casa e festeggia.<br />

Il senso è chiaro. Le<br />

piante che germogliano<br />

troppo presto saranno<br />

seccate dai rigori invernali<br />

e il raccolto sarà<br />

inesistente. (Silvano S.)<br />

“No le sendi le campane<br />

de San Stefinu a sona?<br />

Cala ju, Margarité<br />

Cala ju, che stà a spettà?<br />

Oja tutto Firindillo va lu ponte a festeja!<br />

Sendi, sé, ste belle voce<br />

Sta canzone da cantà,<br />

co le trombe e li tammurri,<br />

che fa rumma-rummanna?<br />

Margarite;<br />

quanno ce passi, sendi a me,<br />

tente de qua<br />

se lo cantà.<br />

Oilì, oilà!<br />

Margarite<br />

Tende de qua da retta a me,<br />

che piji le mene de là.<br />

Ci sta cobbe e trallerella!<br />

F. Miselli.<br />

105


106 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Venite a visitare la sua bellezza<br />

Di Ferentillo i doni di natura<br />

Rocciosi scogli e ripidose altezze<br />

Ambos bosthe piani di frescura<br />

Nostra compagnia sono le dolcezze<br />

L’aria salubre, ossigenata e pura<br />

Ruscelli di acqua chiara e frizzantina<br />

Scendono al Nera de la <strong>Valnerina</strong>.<br />

Umbriano posto sopra una collina<br />

Lo pece del duca sua tendenza<br />

San Pietro Valle di onorato stima<br />

Ommini illustri di alta intelligenza<br />

Non so il pennello chi lo mise prima<br />

Di quelli affresci e la passata scienza.<br />

Venendo in giù due rocche dirimpetto<br />

In Matterella e Ferentillo Precetto.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Dentro una scura grotta ricoperta<br />

C’ è un cimitero pieno di misteri<br />

Il segreto di li noi sé scoperto.<br />

Imbalzamato morto stiano in piedi<br />

L’uno e l’altro appoggiano a un cestino.<br />

Sono della natura i suoi segreti<br />

Son quelle mummie tanto rinomate<br />

Sol che a Ferentillo le trovate.<br />

107


108 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il mio paese<br />

Ecco questo è il mio paese<br />

Bello in ogni vicolo giunchi e rose,<br />

che s’intrecciano nei borghi e sui mille vicoletti.<br />

Ecco questo è il mio paese<br />

Per capire il carattere della gente basta guardarli<br />

in faccia, e, i ferentillesi ti accolgono con un pacifico<br />

sorriso.<br />

I contadini a lavorare sotto il sole,<br />

la loro carnagione è florida e in salute.<br />

Ecco questo è il mio paese,<br />

Ferentillo<br />

piccolo paesino tranquillo<br />

con le sue frazioni<br />

anch’esse carine<br />

che son vispe ad ogni trillo.<br />

Le campane suonano a festa.<br />

Paula Slobodnic<br />

e Teca Lucidi<br />

Il mio paese<br />

Ferentillo è il mio paese pieno<br />

di allegria e gioia<br />

quindi ci sono feste di paese<br />

tutti riuniti a festeggiar.<br />

Caro paese tu sei bellissimo<br />

e le tue chiese son le più<br />

belle con i loro decori e affreschi.<br />

Giocondi Sara<br />

Il mio paese<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Ferentillo è il mio paese.<br />

Il mio paese è pieno di vicoli<br />

Nascosti, che nessuno sa trovare.<br />

Il mio paese e le sue mummie paurose.<br />

Il mio paese è pieno di bambini<br />

Che tutti i giorni giocano a calcio<br />

nei giardinetti davanti alla chiesa.<br />

Il mio paese e le abbazie<br />

Sentieri, ruscelli, vie.<br />

Ferentillo<br />

Il mio paese.<br />

Tarani Francesco<br />

e Amici Andrea<br />

Il mio paese<br />

Ferentillo il nostro paese<br />

ha due rocche nel Precetto<br />

e altre due in Matterella<br />

però la Matterella è un po’ più bella<br />

con i giardini<br />

con tanti bambini.<br />

Ferentillo e l’Abbadia<br />

Sono tanto in sintonia.<br />

Vagnozzi Alessio<br />

e Bartoli Alessio<br />

109


110 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Padellaccia<br />

A Ferentillo l’uccisione del maiale era un rito, quindi il 26 Dicembre<br />

tutti ammazzavano il maiale con grande festa perché “doppo<br />

se facia la padellaccia”: un piatto a base di piccole parti di carne<br />

di maiale. Si tratta di ghiandole, pezzi di carni più rossa che sta intorno<br />

alla gola e simili. Una volta spezzate si facevano in padella<br />

con aglio, rosmarino, peperoncino, ed era un piatto in bianco. Poi<br />

si facevano a parte, nella pigna di coccio i fagioli. Questa pentola<br />

di fagioli veniva bollita vicino al fuoco poi col fondo di cottura delle<br />

animelle (le più piccole parti del maiale), si condivano i fagioli. Poi<br />

si faceva cotta<br />

sotto alla cenere e<br />

servita con i fagioli<br />

e le animelle.<br />

(Eleonora V.)<br />

La fregnaccia<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

111<br />

Si fa una pastella<br />

con acqua e farina<br />

e un uovo, si<br />

aggiunge sale,<br />

pepe e un po’ di<br />

foglie di mentone<br />

o di mentuccia.<br />

Si mette poi nella<br />

padella unta di olio la pastella ottenuta e si cuoce da tutte le parti,<br />

come una frittata.<br />

Per i bambini piccoli non si metteva il mentone, ma sulla fregnaccia<br />

già cotta si metteva un po’ di zucchero<br />

Pizzole<br />

Poi c’erano le “pizzole” fatte con la pasta di pane, sottili e poi fritte<br />

e dopo averle fritte ci si metteva lo zucchero sopra. Si facevano<br />

per i ragazzini. (Eleonora V.)


112 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

113


114 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

115


116 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Scuola Primaria Ferentillo - Classe IV<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

117<br />

Ferentillo è situato nella<br />

parte più bella della <strong>Valnerina</strong><br />

dove il fiume Nera discende<br />

attraverso la gola<br />

della “Valle Luppegna”. Nel<br />

740 il re dei Longobardi,<br />

Liutprando lasciata l’antica<br />

città di Ferento, giunse nella<br />

valle del nera. Colonizzò<br />

questi territori disabitati<br />

circondati da malsane<br />

paludi, fondando il<br />

nuovo paese che venne<br />

chiamato Ferentillo (dal<br />

latino”Ferentum illi” ovvero<br />

“quelli di Ferento”)<br />

in ricordo della patria<br />

abbandonata. Il paese è<br />

attraversato dal fiume<br />

Nera che lo divide in due nuclei: Precetto e Mattarella caratterizzati<br />

da palazzetti gentilizi, artistiche chiese e vicoli a ventaglio. Le vicende<br />

di Ferentillo seguirono sempre quelle dell’Abbazia. Il territorio<br />

divenne stato nel 1484 grazie a Papa Innocenzo VIII Cybo<br />

che nominò primo signore suo nipote Franceschetto Cybo. Questo<br />

sposò Maddalena de Medici e nel 1515 suo figlio Lorenzo<br />

Cybo sposò Ricciardo Malaspina unendo così Ferentillo al Principato<br />

di Massa Carrara e Piombino. Nel 1563 il principe Alberico<br />

Cybo Malaspina firmò così gli Statuti garantendo l’indipendenza<br />

del territorio fino al 1730 quando Alderono Cybo lo vendette a Nicolò<br />

Benedetti e ai Montecchi di Fano. Nel 1847 Papa Pio IX lo<br />

diede al Principe di Montalon. Ferentillo divenne Comune nel<br />

1860 con l’Unità d’Italia.<br />

Virginia Torre


118 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

L’abbazia di San Pietro in Valle<br />

L’abbazia sorse originariamente come rifugio per Lazzaro e Giovanni<br />

i due eremiti che vi si ritirarono, nel 535, vivendo secondo<br />

la regola di San Benedetto; fu notevolmente ampliata ed arricchita<br />

da Faraoldo II duca longobardo di Spoleto. Dopo la caduta dei<br />

longobardi, gli abati di San Pietro, guidati dall’abate Mauro, ottennero<br />

da quest’ultimo il legittimo dominio feudale del territorio<br />

che circondava l’abbazia. Morto l’abate Mauro, nell’816, il Vescovo<br />

di Spoleto cercò di impadronirsi del feudo ecclesiastico; la<br />

lotta tra il Vescovo di Spoleto e gli abati fu lunga e drammatica. A<br />

causa delle scorrerie dei saraceni e dei cavalieri bellicosi il feudo<br />

ferentillese era ridotto in misere condizioni quando Ottone III lo ripristinò<br />

nell’antica potenza. Nel 1016 l’imperatore Enrico II fece restaurare<br />

la chiesa,<br />

Papa Gregorio IX nel<br />

1231 pose l’abbazia<br />

sotto la protezione<br />

della Santa Sede. La<br />

giurisdizione spirituale<br />

di Ferentillo, dal 1303<br />

esercitata dal capitolo<br />

lateranense, fu trasferita<br />

all’Arcivescovo di<br />

Spoleto grazie a Papa<br />

Pio IX nel 1852.<br />

Adriano Sanzi<br />

Storia<br />

delle mummie<br />

Il “cimitero museo delle<br />

mummie” si trova all’interno<br />

dell’antica chiesa<br />

del paese costruita nel<br />

1200 nel 1500 fu costruita<br />

la nuova chiesa e<br />

la prima fu declassata a<br />

cimitero del paese. Il cimitero<br />

venne chiuso nel<br />

1871 in seguito al precedente<br />

editto di S.<br />

Claude, qualche anno<br />

più tardi i frati cappuccini<br />

che gestivano il cimitero<br />

riesumarono i corpi con l’intenzione di ripulire il posto e portare i<br />

resti nel nuovo cimitero ma trovarono alcuni corpi mummificati.<br />

Da allora il vecchio cimitero è anche un museo che è possibile visitare.<br />

Alcuni corpi sono avvolti nella leggenda come: L’ingordo<br />

messere.<br />

L’ingordo messere<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

119<br />

Messere Francesco era un<br />

uomo molto ricco e goloso<br />

mangiava di tutto e andava<br />

pazzo per le ciambelle all’anice<br />

che si distribuiscono<br />

per la ricorrenza di S. Antonio Abate. Una sera mentre il messer era<br />

intento a “sgranocchiarsi” un bel coscio di tacchino, bussarono


120 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

ripetutamente al suo portone. Era una povera vecchia, ricoperta<br />

di pochi stracci, che supplicava per avere un pezzo di pane. Messere<br />

Francesco urlò ai servi di cacciarla. La donna disperata e<br />

umiliata, con tutto l’odio inveì contro di lui: “Nulla ti manca, sei il<br />

più ricco di tutti. Verrà un giorno che il tuo corpo non reggerà al<br />

peso del pane che hai mangiato e la tua bocca non riuscirà a<br />

mangiarne!!”<br />

La maledizione sortì il suo effetto dato che il messere fu colpito<br />

da un male incurabile che gli deformò la bocca e impedendogli di<br />

nutrirsi, di li a poco lo condusse alla morte.<br />

Angelica Rossi<br />

L’avvocato<br />

Tra le ombre del vecchi borghetto della contea di Precetto, una figura<br />

avvolta in un mantello nero avanza tra la nebbia. Bussò con<br />

forza al grande portone. Il rumore del batacchio si perse nella<br />

notte fonda, fredda ed insidiosa.<br />

L’avvocato sedeva nel suo studio, ancora intento al disbrigo di alcune<br />

pratiche. Preso il lume si affrettò ad aprire. Riconobbe subito<br />

un suo amico. Era venuto per avvertirlo che un gregge stava distruggendo<br />

il suo oliveto.<br />

L’avvocato senza esitare, si avvolse nella cappa e insieme si diressero<br />

su, verso la strada del convento di Santa Illuminata.<br />

Giunti all’incrocio con il sentiero del piano ecco all’improvviso<br />

spuntare dalla grande quercia due individui, che, con il coltellaccio<br />

alla mano, li assalirono.<br />

L’amico, falso e traditore si unì a quelli e giù colpi alla cieca. L’avvocato,<br />

nonostante che fosse stato colto alla sprovvista, siccome<br />

era aitante e coraggioso, trasse di tasca il coltello, inseparabile<br />

compagno in quei tempi, e cominciò a difendersi energicamente.<br />

Ma poco potè. Colpito a morte dai tre, ebbe tuttavia la forza, prima<br />

di cadere esamine, di uccidere il traditore che ora giace con lui<br />

per sempre. Rita Tarani<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Il campanaro<br />

Giacomo era un ragazzo di venti<br />

anni, ed era il più bravo dei campanari.<br />

Era innamorato di Agnese,<br />

una ragazza del paese che sognava<br />

di sposare. In quei giorni in<br />

paese si preparava la festa del<br />

“Corpus Domini”.<br />

Nel giorno di festa, all’alba la campana<br />

della chiesa suonò a martello<br />

per chiamare a raccolta i campanari.<br />

Giacomo si unì ai suoi compagni.<br />

Dal campanile egli poteva<br />

vedere tutto il paese. Finalmente ecco uscire dalla chiesa di S.<br />

Stefano, il corteo con canti e fumi sacri, un campanaro disse<br />

121<br />

Nel museo delle mummie a Ferentillo ci sono circa 20 corpi mummificati<br />

ognuno con la sua storia.<br />

Le mummie<br />

I corpi mummificati<br />

di due cinesi<br />

Secondo la leggenda<br />

due cinesi,<br />

un ricco uomo con<br />

la sua sposa, erano<br />

in viaggio di nozze<br />

in Italia, in pellegrinaggio<br />

perché erano cristiani. Giunti a Ferentillo, non potevano<br />

continuare il loro viaggio perché si ammalarono di colera e qui<br />

morirono.<br />

Teresa Baratta


122 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

al giovane Giacomo: “guarda, guarda, laggiù si vede la tua fidanzata”.<br />

Giacomo si distrasse proprio nel momento in cui il<br />

campanone stava tornando indietro. Perse il controllo, e in un<br />

attimo si consumò la tragedia.<br />

Un tonfo agghiacciante e il corpo sfigurato di Giacomo giaceva<br />

sul sagrato, tra le urla delle persone che stavano fissando la<br />

torre campanaria.<br />

Fu l’addio alla vita, all’amore appena sbocciato e che si pregustava<br />

lungo e felice.<br />

Angelica Rossi<br />

Il sogno<br />

del duca<br />

A Ferentillo, la nostra piccola cittadina<br />

ci sono numerose leggende.<br />

Una delle leggende più famose riguarda<br />

“L’Abbazia di San Pietro in Valle<br />

di Ferentillo”.<br />

Racchiude l’arte di diverse epoche<br />

ed è tra le più antiche dell’Umbria.<br />

Fu edificata nell’ottavo secolo da<br />

Faroaldo il duca di Spoleto.<br />

Secondo una leggenda il duca Faroaldo<br />

vide in sogno San Pietro<br />

che lo invitò ad edificare nel luogo<br />

dell’attuale abbazia un monastero<br />

di benedettini.<br />

Pochi anni dopo, il duca rinunciò al<br />

titolo e si fece monaco dell’abbazia.<br />

Teresa Baratta<br />

San Sebastiano<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

A Ferentillo nell’antichità era scoppiato<br />

un male che si chiamava la<br />

lebbra. Tutti quelli che si erano ammalati<br />

venivano cacciati dal loro<br />

paese. Loro erano molto disperati<br />

per il dolore e avevano le piaghe da<br />

dove gli usciva molto sangue e<br />

erano costretti a vivere per le strade.<br />

Chi sdraiato per terra, chi nella paglia<br />

e piangevano disperatamente<br />

per il dolore della lebbra e si lamentavano<br />

tanto. Un giorno videro una<br />

luce molto forte, si voltarono e apparve San Sebastiano, dall’ora<br />

cominciarono a guarire e a sentirsi bene e queste piaghe cominciarono<br />

a scomparire e a seccarsi. Dall’ora fecero una festa.<br />

Hanaa Belkeyat<br />

Il grande lago<br />

123<br />

Molti anni fa Monterivoso, la Valle,<br />

Ferentillo erano un grande lago e intorno<br />

a questo lago c’erano tutte<br />

case e due torri dove c’erano il re i<br />

soldati. I soldati controllavano l’intero<br />

paese se venivano i nemici così<br />

li potevano respingere. Il re che comandava<br />

questo paese che stava<br />

sulla riva del fiume era il re Faroaldo.<br />

Dopo tanti anni arrivò Curio Dentato<br />

che aprì questo lago e tutta l’acqua<br />

l’ha mandata nella cascata delle Marmore<br />

e dall’ora cominciarono a nascere<br />

i paesi: La Valle, Monterivoso, Terria e Ferentillo.<br />

Hanaa Belkeyat


124 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Infatti, si verifica<br />

nelle cascate delle<br />

Marmore.<br />

Teresa Baratta<br />

La leggenda<br />

del fiume Nera<br />

La leggenda narra che,<br />

molti anni fa, una ninfa<br />

di nome Nera si innamorò<br />

di un pastore di<br />

nome Velino.<br />

Giunone gelosa di questo<br />

amore trasformò la<br />

ninfa in un fiume che<br />

prese il nome di fiume<br />

Nera.<br />

Allora, Velino per non<br />

perdere la sua amata si<br />

gettò nella rupe di Marmore.<br />

Questo salto era destinato<br />

a ripetersi per l’eternità.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Come si è fondato Ferentillo (Leggenda)<br />

125<br />

C’erano una volta una ragazza e un ragazzo, ormai rimasti soli al<br />

mondo, che decisero di fondare un nuovo paese chiamato Ferentillo.<br />

I due fecero dei figli. La prima figlia era femmina e la chiamarono<br />

Nerabella (detta anche Nera). Il secondo si chiamava<br />

Ferentum. Ferentum aiutò la madre a realizzare il progetto, mentre<br />

Nerabella e il padre andarono a cercare del materiale. Ferentum<br />

e la madre realizzarono il loro obiettivo mentre Nerabella e il<br />

padre non trovarono nulla. Allora la famiglia andò dal diavolo perché<br />

era l’unica possibilità che avevano. Il diavolo disse loro che<br />

le avrebbe dato il materiale solo se avrebbe avuto tanta acqua e<br />

tanta erba. I genitori di Nerabella e di Ferentum erano disperati<br />

così Nerabella e Ferentum<br />

si sacrificarono.<br />

Nerabella si<br />

trasformò in acqua<br />

infinita e Ferentum<br />

in erba infinita. Il<br />

diavolo stupito<br />

diede loro il materiale,<br />

poi sconvolto<br />

scoppiò in una rabbia<br />

tremenda, così<br />

il diavolo si fece<br />

scappare l’acqua e<br />

l’erba. L’acqua<br />

ormai diventata fiume, si posizionò dove, secondo il progetto,<br />

doveva dividere Ferentillo in due parti e l’erba si posizionò accanto<br />

ad esso. I genitori chiamarono le due parti diverse dal<br />

fiume: Precetto e Matterella, mentre il fiume lo chiamarono Nera.<br />

I due fecero degli altri figli che svilupparono sempre più Ferentillo.<br />

Angelica Rossi


126 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Il gobbo Severino<br />

Il gobbo Severino viveva nei pressi della chiesa del Gonfalone e<br />

faceva il sacrestano, come suo padre. Severino era molto bravo<br />

a far di conto, ma aveva rifiutato l’impiego di contabile presso lo<br />

studio del notaio per poter condurre la vita che preferiva. Fin da<br />

fanciullo la sua infelicità lo aveva sempre emarginato dagli altri<br />

coetanei, a tal punto da fargli desiderare una vita solitaria e ritirata.<br />

Trovava comprensione soltanto nel curato Don Giuseppe, il<br />

quale, santo uomo di nobili virtù, lo considerava come un figlio.<br />

Severino amministrava i beni della parrocchia e quando poteva,<br />

sottraeva qualche soldo per donarlo ai mendicanti. La sua malformazione<br />

peggiorava via, via, con il passare degli anni. E più invecchiava<br />

e più la gobba cresceva.<br />

Una sera, mentre tornava dal vicino Umbriano, presso una crocevia<br />

incontrò un uomo misterioso, vestito di nero, con un cappellaccio,<br />

il quale gli fece una strana proposta: se lo avesse<br />

seguito sarebbe stato liberato dalla sua infelicità. E chi se non il<br />

diavolo poteva azzardare un simile scambio. Severino lo capì subito.<br />

Capì che era venuto a tentare la sua fede. Senza esitazione<br />

e senza timore rispose che era meglio vivere gobbo e solo, ma<br />

in grazia di Dio, e continuò tranquillo il suo cammino.<br />

Severinio visse a lungo, sempre caritatevole verso i poveri, gli orfani<br />

e le vedove, fermo nella sua fede e rassegnato per la sua gobba.<br />

Virginia Torre<br />

Il salto del cieco<br />

Anche Ferentillo ha avuto storie di brigantaggio, c’è un luogo che<br />

un tempo fu teatro di rapine e di omicidi ed è quello che si trova<br />

a metà strada tra Castellonalto e la vecchia Dogana, un punto<br />

strategico dove la strada, già impervia e sassosa, diventa stretta<br />

e pericolosa.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

127<br />

Un tempo quando<br />

c’erano le fiere a Leonessa<br />

o a Monteleone, i<br />

commercianti andavano<br />

a vendere o a comprare<br />

bestiame passando per<br />

quell’insidiosa strada.<br />

Un furfante, sotto le apparenze<br />

di un povero<br />

cieco, si nascondeva in<br />

un punto da dove poteva<br />

osservare se il viandante<br />

andava con il bestiame o<br />

senza. Nel primo caso attendeva nascosto fino al ritorno il commerciante,<br />

che soddisfatto del buon profitto non rifiutava di accontentare<br />

il povero (falso) mendicante cieco.<br />

Mentre lo sfortunato commerciante scostava il mantello per prendere<br />

il portafoglio, il finto cieco gli dava inaspettatamente una<br />

spinta e lo faceva rotolare giù per il burrone.<br />

Nel secondo caso, e cioè se il commerciante non andava per<br />

vendere, ma per acquistare il bestiame, il procedimento dell’agguato<br />

era identico ma l’assalto avveniva subito.<br />

A questo punto non restava che andare a prendere il denaro:<br />

ecco come faceva.<br />

Il brigante aveva scelto con acutezza un punto preciso del dirupo<br />

dove non c’erano alberi o se c’erano li aveva tagliati in precedenza,<br />

così la vittima non aveva appigli a cui aggrapparsi e ruzzolava<br />

giù.<br />

Con tutta calma il brigante scendeva giù per una stradina, derubava<br />

il malcapitato non solo del denaro ma anche dei suoi vestiti.<br />

Il luogo in cui si verificarono questi fatti fu chiamato “il salto del<br />

cieco”<br />

Melania Finocchio


128 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Da Sambucheto: nonna Rosa racconta<br />

Nonna mi ha detto che una vecchietta le raccontava sempre delle<br />

streghe e lei aveva<br />

paura infatti si dice che<br />

queste andavano in giro<br />

di notte e specialmente<br />

per le feste di Natale<br />

tanto è vero che i bambini<br />

piccoli in questo periodo<br />

non li mandavano<br />

a dormire da soli e poi, per non farli avvicinare da quegli esseri<br />

malefici, mettevano sopra il loro letto gli indumenti del padre.<br />

Si dice che per trasformarsi in streghe queste donne si ungevano,<br />

ma non si sa con che cosa.<br />

Una di queste, diventata gatto, uccise uno dei suoi nipoti quando<br />

tornò per prendere il secondo, non potè, perché il padre, insospettito,<br />

si mise nel letto la falce e lo colpì tagliandogli una zampa.<br />

Subito il gatto si trasformò in persona, l’uomo riconobbe la propria<br />

madre e la cacciò. Questa rimase senza un braccio e visse<br />

disperata e scacciata da tutti. Adriano Sanzi<br />

Si racconta a Macenano<br />

Nei tempi antichi spesso i briganti nascondevano il loro bottino e<br />

buttavano la conta per vedere chi dovesse essere ucciso e seppellito<br />

col tesoro. Una volta un uomo che era stato seppellito, apparve<br />

in sogno ad un amico e gli disse di andare in un<br />

determinato posto a mezzanotte. Doveva portare l spalle nude e<br />

un bicchiere d’acqua in mano. In questo posto sarebbe uscito un<br />

serpente, ma non doveva avere paura, perché non avrebbe sentito<br />

alcun dolore. Questo serpente doveva arrivare nel bicchiere a<br />

bere. Solo allora avrebbe scoperto il tesoro.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

129<br />

Questo amico coraggiosamente ci andò, ma mentre il serpente<br />

stava per arrivare a bere, il bicchiere gli cadde dalle mani, si vide<br />

una fiammata di e si sentì una voce che disse:” Povero sei nato<br />

e povero morirai”. L’uomo ritorna a casa e raccontò il fatto agli<br />

amici.<br />

Dopo dieci giorni<br />

morì per la grande<br />

paura avuta durante<br />

la ricerca del<br />

tesoro.<br />

Hanaa Belkheyat<br />

Dalla Matterella alta:<br />

nonna Lucia racconta<br />

Molti e molti anni fa, una bambina<br />

aveva la tigna, cioè un male che fa<br />

cadere i capelli. Mentre pascolava<br />

le pecore, le apparve una giovane<br />

signora che disse: “Per favore, vai a<br />

chiamare il prete e digli di venir<br />

quassù!” La bambina chiamò il<br />

prete, gli disse tutto, ma il sacerdote<br />

non la credette, allora la piccina<br />

tornò dalla donna e, con<br />

rispetto disse: “Il prete crede che io<br />

abbia sognato!” La signora accarezzò la bimba in testa e subito le<br />

vennero dei bei capelli biondi.<br />

Fatto questo disse: “Torna dal prete vedrai che ti crederà”. La<br />

bambina tornò dal prete, quando la vide con quei ricci biondi, si<br />

precipitò sul posto ma… la bella signora era scomparsa.<br />

Videro poco lontano una casa diroccata e su una nicchia scavata<br />

sul muro, la statua di legno della nostra Madonna della Pietà.


130 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

I paesani, saputo il<br />

fatto, fecero una<br />

processione e la<br />

portarono in chiesa<br />

che ancora oggi si<br />

chiama di Santa<br />

Maria. Purtroppo<br />

quella statuina fu distrutta<br />

da un incendio,<br />

ma è stata<br />

sostituita da un altra<br />

che il popolo venera<br />

e festeggia, insieme a San Sebastiano, in Agosto o in Settembre.<br />

Quel giorno viene onorata con tutti i suoi gioielli una parte<br />

dei, per consuetudine, fino a qualche anno fa, erano tenuti dai discendenti<br />

della famiglia Fidenzoni. Rebecca Mancinelli<br />

I fichi di Biagio<br />

E’ una storia nata da un pesante scherzo avvenuto a Ferentillo,<br />

nella seconda metà dell’ottocento. Ha per protagonista un uomo<br />

onesto, ma troppo credulone di nome Biagio.<br />

Egli possedeva un orto vicino al fiume Nera dove cresceva una<br />

pianta di fichi che dava abbondanti frutti. Biagio ne era molto orgoglioso<br />

e li barattava con patate e granturco.<br />

Per molti anni tutto andò bene, ma poi l’anno dopo i frutti sparivano<br />

dalla pianta prima che il contadino li potesse assaggiare.<br />

Tutti i paesani erano a conoscenza del fatto e lo prendevano in<br />

giro perché si lasciava derubare.<br />

Stanco di questa situazione Biagio decise di porre fine alla storia.<br />

Attese la seconda maturazione dei fichi progettò di nascondersi<br />

per tutta una notte dentro a una capanna per scoprire i ladri. Confidò<br />

solo alla moglie le sue intenzioni raccomandandole di non<br />

farne parola ad alcuno. Probabilmente la moglie lo rivelò a qualche<br />

persona, infatti sei burloni si accordarono per spaventarlo.<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Loro avevano indossato<br />

sei lenzuola (ad ogni lenzuolo<br />

fecero due buchi per<br />

gli occhi e uno per la<br />

bocca) e si erano travestiti<br />

da fantasmi per spaventarlo<br />

“Quando eravamo<br />

vivi mangiammo questi<br />

fichi, ora che siamo morti<br />

passeggiamo per questi<br />

orti e andiamo adagio adagio<br />

alle capanne a prendere<br />

Biagio.”<br />

Biagio si spaventò moltissimo<br />

e scappò via a<br />

gambe levate. Arrivò a<br />

casa e passarono molti giorni prima che tornasse nel suo orto.<br />

Chiara Kasa<br />

Il serpente (leggenda)<br />

131<br />

A Ferentillo molti anni fa c’era un serpente che era lungo 10 metri.<br />

Quando si muoveva si sentivano i suoi rumori perché erano<br />

troppo pesante, e, si diceva<br />

che mangiava le<br />

persone e gli animali. Un<br />

giorno un brigante molto<br />

ricco, si mise seduto su<br />

un grosso sasso, il serpente<br />

lo vide e se lo<br />

mangiò.<br />

Chiara Kasa


132 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Proverbi - Detti<br />

Proverbi ferentillesi<br />

Ardunu d’orbe strigazione di galline.<br />

Spiegazione: Quando c’è l’incontro di persona furba (volpe) qualche<br />

persona sciocca (galline) viene ingannato.<br />

Alla Abbadia passo e tiro via.<br />

Spiegazione: Quando stai nei pressi di Ferentillo (Abbadia) passaci<br />

un attimo e vai subito via per colpa delle maligne.<br />

Se voli male a un cristianu faje pijà moje a Monterivoso o a Macenano.<br />

Spiegazione: Se vuoi male a un uomo fagli prendere moglie a<br />

Monterivoso o a Macenano perché si dice che le donne di questi<br />

posti siano “rozze”.<br />

Ivan Pennacchi<br />

Detti<br />

Quanno Solenne porta lu cappellu vattene a<br />

casa e pija l’ombrella.<br />

Appolla quanno appolla la gallina e quanno<br />

canta lu gallu alzati e cammina.<br />

Quanno le nuvole vanno a maremma pija l’accetta<br />

e va a fa la legna.<br />

Quando sulla montagna Solenne si abbassa la<br />

nebbia corri a casa e prendi l’ombrello perché<br />

pioverà.<br />

Dormi quando dorme la gallina e quando il gallo<br />

canta alzati e vai a camminare.<br />

Quando le nuvole vengono spinte a maremma<br />

prendi l’ascia e vai a tagliare la legna.<br />

Mancinelli Rebecca<br />

Detti<br />

La neve marzolina addura<br />

dalla sera a la<br />

mattina.<br />

Spiegazione: La neve<br />

di marzo dura dalla<br />

sera alla mattina.<br />

Se passi e non tannu<br />

fregatu Luigi dorme e<br />

quatrunu non si è alzatu.<br />

Spiegazione: Se passi<br />

e non ti hanno ingannato<br />

significa che Luigi<br />

dorme e qualcun altro<br />

non si è alzato.<br />

Lu paese è quistu qua<br />

e lu ponte è quillu la è<br />

lu ponte dei sospiri che<br />

lu possano chiamà.<br />

Spiegazione: Il paese è<br />

questo, là c’è un ponte<br />

chiamato dei sospiri.<br />

Vieni gliò<br />

Spiegazione: Vieni giù<br />

Quando Solenne porta<br />

lu cappellu caccia le<br />

capre e pija l’ombrello.<br />

Spiegazione: Quando<br />

sul monte Solenna ci<br />

sono le nuvole metti le<br />

capre nell’ovile e prendi<br />

l’ombrello.<br />

Adriano Sanzi<br />

Alessandro Argenti<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Passa e tira via<br />

133<br />

Passa e tira via, qui semo all’Abbadia<br />

cuci un dettu paesanu<br />

scortese e m’po’ villanu.<br />

Dicia de Frentellu, c’hè lu paese mia.<br />

cucì la gente pensa de l’abbadia<br />

a lu tempu de lu poru papà mia.<br />

Cucì la gente è gentile –me ripitia-<br />

-nun daje retta, Lilletta mia,<br />

a sta brutta e sporca diceria.<br />

La gente è sincera, è tutta per bene<br />

e pe fatte n’piacere te tajerà le vene.<br />

invece la strofetta, è jta avanti<br />

e oggi la ripetono tutti quanti.<br />

Lu paese mia e questo: è Ferentillu<br />

E quantu è bellu io non so<br />

ridillu, ce stonno le Mummie, l’acqua della<br />

Serpa, l’Abbazia, le Rocche e lu Castellu,<br />

che anche da fori ce vengo a vedellu!<br />

Da casa de Paci a quella de lu<br />

Marchianu semo tutti boni e ce demo<br />

la manu, ce dicemo “Bon Giornu” e<br />

“Bona sera”, e lu paese mia è cucì<br />

come che era, nun dete retta,<br />

fiji mia, a sta brutta e sporca<br />

diceria: All’Abbadia passa e tira via!<br />

Trascritta da: Teresa Baratta


134 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Ferentillo in versi Narrazioni in versi<br />

“Siesta in<br />

Ferentillo”<br />

All’amico Nazario<br />

Sorge il sole a levante,<br />

il sibilo del vento<br />

a rischiarar il cielo.<br />

La valle s’illumina d’argento,<br />

dell’usignolo il canto,<br />

dal mormorio dell’onda<br />

del fiume sottostante<br />

penso a te un istante,<br />

che mi abitavi di fronte.<br />

Nell’innocenza della fanciullezza<br />

c’era tanta tenerezza.<br />

Guardando la tua siesta<br />

l’amor che hai il cuor<br />

e salutata all’alba<br />

da un canto d’amor.<br />

Il suon delle campane<br />

salutan il tuo ritorno,<br />

sarà quel lieto giorno<br />

poterti salutar.<br />

Trascritta da: Teresa Baratta<br />

Ferentillo<br />

Ci sto du rocche<br />

sopra le culline<br />

e arrampicate, sotto, le casette<br />

vecchie de pietra e tantu piccolette.<br />

Co le finestre sempre spalancate<br />

guardono quelle sotto<br />

mbo più novembre e tutte l’andre<br />

che doppo so spuntate<br />

come fanno li funghi quanno piove.<br />

Je fa da sentinella n campanile<br />

ardu e lanciatu su lu cielu blu,<br />

na piazzetta s’affaccia su la valle<br />

do scorre n fiume che non scordi più.<br />

De gente bona tanta ce ne sta;<br />

chi c’è vinutu, ce vole artornà!<br />

E quistu, o gente, lu paese mia<br />

Che mi nonnu chiamava: l’Abbadia.<br />

Trascritta da: Teresa Baratta<br />

Al paese natio “Ferentillo”<br />

Tra i clivi e i colli<br />

dalle superbe torri,<br />

Ferentillo si distende lungo le verdi valli.<br />

Da levante il bacio l’illumina d’argento il sole<br />

sciogliendo il torpore, quale segno d’amore.<br />

Dal nera il mormorio dell’onda<br />

lo culla in sul la sera<br />

al canto dell’usignolo e della capinera,<br />

che si ridesta a primavera;<br />

placida e lieta.<br />

nelle notti gli sorride la bianca luna<br />

come laguna, che tramonta negli orizzonti del mar,<br />

con mille stelle, a guisa di lumiera,<br />

che agli amanti, l’amor fa sognar.<br />

Trascritta da: Rita Tarani<br />

135


136 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Lu campanone<br />

Sona gni vorda ch’è ‘na festa grossa,<br />

puntuale, a le sette de madina,<br />

accompagnato da tre campanelle.<br />

lu sonu che se spanne pe la valle<br />

lu core t’arrempe d’allegria…<br />

ma quannu, solu e stancu,<br />

gni tanto ‘n toccu te lu fa sentì,<br />

te dice che ‘n paesanu tuu va via<br />

e che mai più, da là, potrà arvini.<br />

Trascritta da: Rita Tarani<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Lu ciuccittu: allora e mo<br />

Quann’ero bardascettu<br />

da le parme a pasquetta<br />

là ‘piazza o in quarche viculittu<br />

se giocava a “ciuccittu”.<br />

‘Gni tantu sintì di:<br />

-Ce l’hai ‘n pirzè?<br />

E subbitu quarcunu là ‘cantone<br />

cominciava la grande operazione:<br />

la conta, l’ovu strittu fra le dita<br />

e se dava l’iniziu a la partita.<br />

Lu premiu? L’ovu ruttu.<br />

te lu mitti n’saccoccia,<br />

pe strada te scolava a goccia a goccia<br />

e te sporcavi tuttu.<br />

Mo stu giornu l’ho rimodernatu<br />

ci sta lu pargu, se timbrano l’oa,<br />

l’arbitru da lu via a la prova<br />

e la gente tifa a perdifiato.<br />

E li premi cumpà? So ricchi assai!<br />

Se po’ arrià perfino nella Hawai.<br />

E’ finitu ormai lu tempu bellu<br />

de quanno pure tu eri un monellu,<br />

de quannu un ovo un tesoru paria<br />

e viaggiavamo co la fantasia.<br />

Mo tu compare mia dimmelo ‘mbo<br />

era mejo allora oppure mo?...<br />

Trascritta da: Rita Tarani<br />

137


138 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Dal passato… ai giorni nostri<br />

Viaggiando nel passato abbiamo scoperto<br />

detti, leggende e storie sul nostro<br />

splendido paese e ci siamo resi<br />

conto che Ferentillo è un’oasi di pace<br />

ricco di molta vegetazione e patrimonio<br />

artistico di tante meraviglie.<br />

Abbiamo scritto delle poesie per rappresentare<br />

la sua bellezza e per esprimere<br />

i nostri sentimenti e sensazioni.<br />

Ferentillo<br />

Paese bello e tranquillo<br />

oasi di pace e serenità.<br />

Con le sue verdi vallate<br />

sembra uscito da una<br />

fiaba di fate.<br />

Le acque trasparenti del<br />

fiume Nera<br />

incantano gli occhi di chi<br />

ci si specchia.<br />

Il silenzio delle calde serate<br />

interrotto solo dal canto<br />

delle cicale.<br />

Rita Tarani<br />

Ferentillo<br />

Naufraga nella nebbia<br />

Ferentillo<br />

con le sue bellissime<br />

case antiche:<br />

le rocche<br />

e le mummie.<br />

Testimonianze<br />

del passato<br />

che fanno<br />

di ferentillo<br />

un paese fatato.<br />

Adriano Sanzi<br />

Ferentillo<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Ferentillo è una cittadina<br />

Tanto carina.<br />

E’ ricco di verde e tanti<br />

bei colori,<br />

l’aria fresca e pulita<br />

ci rende più bella la vita.<br />

Ferentillo<br />

La cittadina fra le torri,<br />

che tutte le sere<br />

riflettono la luce che fa capire<br />

la tranquillità di questo bel luogo.<br />

Ferentillo<br />

Ti aiuteremo a vivere,<br />

nel tuo verde<br />

così sarai sempre splendente.<br />

Teresa Baratta<br />

Ferentillo<br />

139<br />

Ferentillo d’inverno<br />

sei triste e uggiosa<br />

ma d’estate<br />

ti riprendi e risplendi<br />

Nella tua folgorante bellezza.<br />

Le due rocche ti guardano e<br />

ti rendono,<br />

unico paese della <strong>Valnerina</strong><br />

più bello che ci sia.<br />

Melania Finocchio


140 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Ferentillo<br />

Ferentillo<br />

Un paesino<br />

tra mille monumenti.<br />

Immersa nel verde,<br />

tra l’erbe nuove,<br />

sopra il cielo azzurro.<br />

Le rondini come lampi<br />

di luce che si rincorrono,<br />

per le vie del paese.<br />

E il vento che qui,<br />

fa da padrone.<br />

Alessandro Argenti<br />

Ferentillo<br />

Poesia<br />

di Ferentillo!!!<br />

Ferentillo è un bel paese,<br />

e lo adora anche Agnese.<br />

Io la leggenda di Ferentillo non la so,<br />

ma da qualche anziano la saprò.<br />

Non so parlare in ferentillese,<br />

perché vengo da un altro paese!<br />

Hanaa Belkheyat<br />

Ferentillo è un paese<br />

allegro e arzillo,<br />

vieni a trovarci e<br />

a tutti potrai dirlo.<br />

Ci son le rocche,<br />

antiche torri,<br />

che dall’alto<br />

ci proteggono,<br />

con i loro antichi merli.<br />

Nel mezzo scorre il Nera,<br />

testimone nei secoli di vita vera.<br />

Tutto intorno il verde ci fa compagnia,<br />

e a noi che qui viviamo mette allegria…<br />

ma c’è un mistero che avvolge il nostro paese…<br />

è quello delle mummie sepolte nelle<br />

Chiese. Rebecca Mancinelli<br />

Ferentillo<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Ai piedi delle rocche<br />

allegro e leggero il Nera scorre.<br />

E’ un paesino allegro ed ospitale,<br />

anche se,<br />

un vecchio detto<br />

ti invita a non restare:<br />

“All’abbadia passa e tira via”<br />

Poesia su Ferentillo<br />

A Ferentillo<br />

Ferentillo,<br />

è dolce come un mirtillo,<br />

c’è Camillo che salta come un grillo<br />

c’è Lillo che è dolce come un coniglio.<br />

Vieni anche tu a Ferentillo e diventerai<br />

più arzillo.<br />

Ivan Pennacchi<br />

141<br />

le rocche puoi ammirare,<br />

ed il Nera sentire gorgogliare.<br />

Rebecca Mancinelli


142 Raccontiamo e Coloriamo il nostro Territorio<br />

Ferentillo<br />

Ferentillo<br />

Dolce e bello.<br />

Quelle rocche belle lassù,<br />

splendono ogni giorno sempre<br />

di più.<br />

La sera sono illuminate<br />

come il castello delle fate.<br />

Sara Filipponi<br />

Ferentillo<br />

Ferentillo è un paese<br />

tanto carino a primavera<br />

si riempie di fiori profumati<br />

e colorati.<br />

Mi piace vivere qui<br />

con la mia famiglia<br />

Sabatino Muaremi<br />

Ferentillo<br />

Ferentillo, casa mia<br />

sei il più bello che ci sia.<br />

Le tue rocche,<br />

raccontano antiche filastrocche.<br />

Con il tuo verde e il tuo calore<br />

infondi in me tanto amore.<br />

Angelica Rossi<br />

Poesia di Ferentillo<br />

Ferentillo, Ferentillo<br />

Un paesino tanto tranquillo,<br />

con le sue colline<br />

e le sue rocche tanto carine.<br />

Ci sono anche rocce<br />

che tanto piacciono<br />

agli alpinisti<br />

per questo arrivano<br />

tanti turisti.<br />

Chiara Kasa<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Ferentillo<br />

Ferentillo<br />

Nel cuore dell’Umbria<br />

sulla <strong>Valnerina</strong><br />

sorge una caratteristica<br />

cittadina.<br />

Questo luogo soave e tranquillo<br />

è conosciuto da tutti<br />

il suo nome è Ferentillo.<br />

Con le sue rocche maestose e possenti<br />

attirano ogni anno tantissima gente.<br />

con i suoi spadaccini, artigiani e briganti<br />

fa rimanere a bocca aperta<br />

tutti quanti.<br />

Quel viaggio nel tempo passato,<br />

da nessuno di noi<br />

verrà mai dimenticato.<br />

Quel bellissimo fiume Nera<br />

che passandoci vicino<br />

sentiamo la primavera.<br />

Tra rocche, mummie e abbazie<br />

e la gente con quel sorriso<br />

questo Ferentillo, è un vero paradiso.<br />

Virginia Torre<br />

143


Indice<br />

5<br />

7<br />

9<br />

31<br />

33<br />

C’era una volta... il futuro!!<br />

di Stefano Bolletta, Presidente I a Circoscrizione EST<br />

I nonni raccontano...<br />

...noi ascoltiamo<br />

Circolo Didattico Statale “Don Milani”<br />

Scuola Primaria di Torre Orsina “A. De Felice”<br />

Anno scolastico 2010-<strong>2011</strong><br />

Presentazione<br />

Dott. Claudio Guerrini - Dirigente Scolastico<br />

L’albero dei bambini...<br />

cantastorie del passato...<br />

Istituto Comprensivo “G. Fanciulli” - Arrone<br />

Scuola Primaria di Ferentillo<br />

Anno scolastico 2010-<strong>2011</strong><br />

Presentazione<br />

Dott.ssa Liberata G. Leto - Dirigente Scolastica

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