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346 La calligrafia islamica:Layout 1 - Fondazione Internazionale ...

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Il processo storico di<br />

una forma artistica rappresentativa<br />

e in conformità<br />

con l’Islam inizia<br />

nella seconda metà<br />

del VII secolo, subito<br />

dopo la conquista <strong>islamica</strong>,<br />

durante la dinastia<br />

degli Omayyadi,<br />

nel momento in cui viene<br />

abbandonata la vita nomade.<br />

In breve tempo<br />

i primi musulmani riescono<br />

a produrre un’originale<br />

fusione delle tradizioni<br />

culturali e delle<br />

tecniche praticate dalle<br />

diverse civiltà assoggettate<br />

all’Islam, conferendogli<br />

quella fisionomia<br />

unitaria che si è<br />

mantenuta nei secoli.<br />

Anche per la scrittura<br />

il percorso è analogo,<br />

l’abbandono del nomadismo,<br />

le conversioni<br />

di massa alla religione<br />

musulmana e la necessità<br />

di consegnare il Corano<br />

per iscritto e non<br />

solo per via orale, portò<br />

al perfezionamento di<br />

una prima grafia propriamente<br />

araba. <strong>La</strong> religione<br />

dà indicazioni<br />

importanti, dal momento<br />

che “Dio è bello e ama<br />

la bellezza”, ogni cosa<br />

deve essere fatta al meglio<br />

e anche il lavoro<br />

viene vissuto come una<br />

forma di adorazione,<br />

quindi la ricerca della<br />

perfezione formale corrisponde<br />

per l’artista<br />

musulmano a un vero<br />

obbligo religioso. Per<br />

questo motivo, la scrittura<br />

ha trovato particolare<br />

sviluppo nella<br />

corrente mistica <strong>islamica</strong><br />

del Sufismo, dove<br />

la tecnica si completa<br />

con l’apprendimento<br />

di una disciplina interiore<br />

e dove l’opera calligrafica<br />

è guidata dall’ispirazione<br />

divina.<br />

L’obiettivo religioso aggiunge<br />

quel particolare<br />

impegno a rendere la<br />

scrittura anche bella,<br />

affinché sia degna di trasmettere<br />

la rivelazione<br />

sacra e diventi anche il<br />

mezzo che, seducendo<br />

occhi, mente e anima,<br />

avvicina il lettore al<br />

mondo divino. Questo<br />

fa sì che la <strong>calligrafia</strong><br />

divenga l’arte <strong>islamica</strong><br />

per eccellenza, una delle<br />

due “arti coraniche” insieme<br />

alla recitazione<br />

del Libro Sacro.<br />

Non è corretto affermare<br />

che le arti della <strong>calligrafia</strong><br />

e della stilizzazione<br />

si sono sviluppate<br />

per ottemperare al divieto<br />

dell’espressione<br />

figurativa, anzi al contrario<br />

si sono sviluppate<br />

con questa. Infatti<br />

la proibizione della rappresentazionefigurativa<br />

e umana non è applicata<br />

alle immagini<br />

che hanno un mero scopo<br />

decorativo, si applica<br />

solo all’immagine della<br />

divinità che sì è rigorosamenteirrappresentabile.<br />

Non esiste al-<br />

cuna regola specificamente<br />

scritta nel Corano,<br />

ma questa proviene<br />

dai detti del Profeta,<br />

quelli riguardanti<br />

la punizione riservata<br />

agli artisti nel giorno<br />

del giudizio; da questi<br />

infatti è nata l’interpretazione<br />

che vuole<br />

impedire il rischio di<br />

sostituirsi al Creatore<br />

imitando le forme naturali,<br />

che è stata poi<br />

associata alla totale irrappresentabilità<br />

delle<br />

immagini figurative.<br />

Dietro a questi detti<br />

c’è l’intenzione di impedire<br />

l’idolatria con<br />

un conseguente divieto<br />

che prende in considerazione<br />

le raffigurazioni<br />

realizzate per fini di adorazione<br />

e nei luoghi di<br />

preghiera.<br />

In conseguenza di questo<br />

rifiuto gli artisti mu-<br />

n° <strong>346</strong> - luglio 2010<br />

© Tutti i diritti sono riservati <strong>Fondazione</strong> <strong>Internazionale</strong> Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie<br />

Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it<br />

<strong>La</strong> <strong>calligrafia</strong> <strong>islamica</strong>,<br />

potenza e bellezza della scrittura<br />

Espressione di fede che la rende degna di trasmettere la rivelazione<br />

sacra e mezzo che, seducendo occhi, mente e anima, avvicina al divino<br />

Calligrafia di Mishkìn-Qalam, calligrafo persiano del XIX secolo<br />

Corano dell'XI secolo, in <strong>calligrafia</strong> kufica<br />

Iscrizioni sul Kutb Minar a Delhi


sulmani hanno sviluppato<br />

un personale lessico<br />

espressivo in grado<br />

di rispondere perfettamente<br />

alle necessità spirituali<br />

e contemporaneamente<br />

anche a quelle<br />

di carattere estetico. L’artista<br />

islamico non rappresenta<br />

le brutture della<br />

vita, l’arte essendo<br />

un’espressione religiosa<br />

evita gli orrori e cerca<br />

invece di suggerire la<br />

bellezza del creato. In<br />

ogni sua forma la rappresentazionefigurativa<br />

ha percorso la via<br />

della stilizzazione, attraverso<br />

la quale si soddisfa<br />

la creatività senza<br />

venir meno al proprio<br />

credo, liberandosi dai<br />

limiti della raffigurazione<br />

naturalistica.<br />

L’insieme degli stili calligrafici<br />

si può genericamente<br />

dividere in due<br />

gruppi: le scritture dai<br />

caratteri solenni, spigolosi,<br />

allungati e lineari,<br />

riservate alla trascrizione<br />

dei testi sacri<br />

o di grande valore e<br />

quelle corsive dai caratteri<br />

più arrotondati,<br />

maggiormente utilizzate<br />

per scopi di uso corrente;<br />

la genericità di<br />

questa suddivisione risiede<br />

nel fatto che si possono<br />

verificare coesistenze<br />

dei due sistemi<br />

con infinite varianti e<br />

questo perché non ci sono<br />

mai state regole particolari<br />

per la struttura<br />

compositiva.<br />

Lo stile calligrafico di<br />

lingua araba più antico<br />

(IX secolo) e il primo a<br />

raggiungere una certa<br />

diffusione è il cufico, dal<br />

nome della città irachena<br />

di Kufa dov’è avvenuta<br />

questa prima sistemazione,<br />

che si distingue<br />

per la forma geometrica,<br />

spigolosa e con parti<br />

spesse e compatte dei<br />

grafemi. Per le sue caratteristichegeometriche<br />

e minimali il cufico<br />

si dimostra il più adatto<br />

per scrivere sulla pietra<br />

le iscrizioni delle<br />

moschee o sul metallo<br />

delle monete e per almeno<br />

tre secoli è stata<br />

anche la scrittura maggiormente<br />

usata per la<br />

diffusione del Corano.<br />

Si possono distinguere<br />

due varianti prevalenti:<br />

uno è il cufico quadrato,<br />

costituito da linee e angoli<br />

generalmente verticali<br />

e orizzontali, l’altro<br />

è il cufico fiorito che<br />

presenta lettere con un<br />

finale molto curato risultando<br />

particolarmente<br />

adatto per i decori arabescati.<br />

<strong>La</strong> scrittura corsiva<br />

naskh, con i tratti<br />

più sottili e arrotondati<br />

era la grafia inizialmente<br />

usata per la corrispondenza<br />

ordinaria, poi,<br />

dopo la sostituzione della<br />

pergamena con la carta<br />

e una rivisitazione di<br />

abbellimento, diventò<br />

abbastanza elegante da<br />

essere usata anche per<br />

la scrittura del Corano.<br />

Formata da tratti orizzontali<br />

e verticali ben<br />

proporzionati, con curve<br />

piene e profonde e parole<br />

generalmente ben<br />

spaziate, costituisce quasi<br />

tutto quello che oggi è<br />

scritto in arabo perché<br />

più facile da leggere. Il<br />

thulth è invece quella<br />

scrittura statica e monumentale<br />

che, dal XIII,<br />

secolo ha sostituito il<br />

cufico nella funzione ornamentale,<br />

diventando<br />

la più importante tra<br />

le scritture ornamentali:<br />

nelle copie del Corano<br />

è generalmente usata<br />

negli inizi dei capitoli.<br />

Il significato di thulth,<br />

“un terzo”, sta alla base<br />

del principio formante<br />

questo tipo di scrittura,<br />

infatti le lettere che non<br />

hanno uno sviluppo verticale<br />

sono alte un terzo<br />

di queste. Nel XV secolo<br />

circa, nasce la scrittura<br />

diwani, una corsiva<br />

molto decorativa,<br />

caratterizzata dalla complessità<br />

delle linee all’interno<br />

delle lettere,<br />

dalla serrata composizione<br />

e dalle inconsuete<br />

legature, l’elaborazione<br />

del jeli diwani si caratterizza<br />

per l’abbondanza<br />

di ornamenti e per<br />

l’aspetto complessivo<br />

di una massa compatta<br />

per formare rettangoli<br />

o altre forme geometriche.<br />

Uno sviluppo<br />

particolare l’hanno avuto<br />

le scritture nel Maghreb<br />

occidentale, il cufico qui<br />

diventa più rotondo, il<br />

cosiddetto maghribi, con<br />

curve perfette e molto<br />

pronunciate, una scrittura<br />

corsiva molto più<br />

delicata delle altre per<br />

la finezza delle linee,<br />

Corano in <strong>calligrafia</strong> naskh<br />

pag. 2<br />

Composizione Diwani a forma di imbarcazione<br />

Calligramma a forma di uccello (basmala)


l’eleganza delle curve<br />

aperte e le accentuate<br />

fioriture sotto le linee.<br />

Per concludere questa<br />

breve panoramica si può<br />

citare la scrittura comunemente<br />

usata, la<br />

riq’a semplice da tracciare<br />

che deriva dalla<br />

naskh ed è quella generalmente<br />

insegnata nelle<br />

scuole.<br />

Un’evoluzione particolare<br />

della <strong>calligrafia</strong><br />

è costituita dai calligrammi<br />

che riconferiscono<br />

un aspetto naturalistico<br />

all’astrazione<br />

calligrafica. Combinando<br />

e intrecciando le parole<br />

scritte gli artisti realizzavano<br />

forme antropomorfe<br />

(un viso, o un<br />

uomo in preghiera), zoomorfe<br />

(leone, uccelli e<br />

comunque creature simboliche)<br />

oppure di oggetti<br />

come una spada o<br />

una moschea. Anche oggi<br />

esistono maestri di scrittura<br />

e di calligrammi e<br />

un esempio attuale e conosciuto<br />

è il logo del<br />

canale televisivo Al Jazeera.<br />

Anche la Basmala, la<br />

formula (“nel nome di<br />

Dio Misericordioso, Misericorde”)<br />

con cui iniziano<br />

quasi tutte le Sure<br />

coraniche e ogni azione<br />

del buon musulmano,<br />

è una formula grandemente<br />

utilizzata nelle<br />

composizioni calligrafiche<br />

di ispirazione floreale<br />

e zoomorfa.<br />

Elegantissimo virtuosismo<br />

calligrafico è la<br />

tughra, cioè la firma o<br />

il sigillo dei sultani ottomani<br />

apposta nei documenti<br />

imperiali. Dalle<br />

semplici forme della<br />

prima tughra, quella di<br />

Orhan I, si arrivò a forme<br />

ben più complesse e raffinate<br />

come quella della<br />

famosa tughra del sultano<br />

Solimano il Magnifico.<br />

<strong>La</strong> <strong>calligrafia</strong> araba, persiana<br />

e turco-ottomana<br />

si collega strettamente<br />

all’arabesco, l’arte geometrica<br />

<strong>islamica</strong>, e le<br />

decorazioni murali sono<br />

analoghe a quelle sulle<br />

pagine dei libri. L’arabesco<br />

si può definire<br />

come quello stile ornamentale<br />

costituito da<br />

elementi calligrafici e/o<br />

motivi geometrici e il<br />

suo nome deriva dal fatto<br />

che da sempre è utilizzato<br />

per la decorazione<br />

delle pareti interne ed<br />

esterne delle moschee.<br />

Costituisce il repertorio<br />

dell’arte <strong>islamica</strong><br />

ed è composto da forme<br />

geometriche o fitoformi<br />

elaborate in modo tale<br />

da trasmettere la gradevole<br />

sensazione di serenità<br />

e bellezza. A chiarire<br />

questo concetto d’arte<br />

aiuta la definizione data<br />

da un maestro sani (artista-artigiano)<br />

della<br />

città di Fez, il quale sostiene<br />

che le forme naturali<br />

si trovano ovunque<br />

e basta copiare per<br />

riprodurle, mentre tutta<br />

un’altra cosa è stilizzare<br />

delle forme, organizzarle<br />

l’una accanto a<br />

l’altra per ottenerne un<br />

armonico intreccio e con<br />

questo rivestire un’intera<br />

parete. Si parte da<br />

un modulo di base, una<br />

foglia o un fiore, cui si<br />

toglie la forma naturale<br />

al fine di rimuovere<br />

ogni sensazione di<br />

debolezza e caducità<br />

emancipandolo a forma<br />

che trasmetta sensazioni<br />

di vita e immortalità.<br />

Elementi della cultura<br />

araba in Italia ed Europa<br />

sono frequenti a<br />

causa delle molteplici<br />

occasioni di incontro e<br />

di scambio. L’architettura,<br />

la letteratura, l’arte<br />

in generale offre tante<br />

occasioni per pensare<br />

al mondo arabo. L’Italia,<br />

in diretto rapporto<br />

col Medio Oriente, non<br />

importava solo merci,<br />

ma anche idee, storie,<br />

pensieri, leggende che<br />

incontrando le nostre<br />

tradizioni hanno prodotto<br />

anche delle geniali<br />

e, a volte, curiose<br />

contaminazioni. Insieme<br />

alle altre espressioni culturali,<br />

anche la <strong>calligrafia</strong><br />

si è introdotta e<br />

mescolata alla nostra<br />

arte anche nei luoghi<br />

meno attesi. Nella Chiesa<br />

di San Nicolò a Lecce,<br />

sono presenti scritte in<br />

lingua araba con lettere<br />

cufiche. Nell’aureola<br />

della Madonna del Trittico<br />

di San Giovenale<br />

del 1422, Masaccio inserisce<br />

una parte della<br />

shahada, cioè la professione<br />

della fede <strong>islamica</strong>:<br />

“Non vi è altro dio al<br />

di fuori di Dio e Maometto<br />

è il suo profeta”,<br />

la frase è scritta alla rovescia,<br />

non si sa se Masaccio<br />

conoscesse l’arabo<br />

Tughra di Solimano il Magnifico<br />

Logo dell’emittente<br />

di lingua araba Al Jazeera<br />

pag. 3<br />

Masaccio: Trittico di San Giovenale (part)<br />

Pieve di S. Pietro, Cascia di Reggello


e se l’intervento sia stato<br />

intenzionale o assolutamente<br />

casuale e funzionale<br />

solo a dare un<br />

tocco d’esotismo alla<br />

composizione. Qualcosa<br />

di analogo è presente,<br />

nella Madonna<br />

dell’Umiltà di Gentile<br />

da Fabriano all’incirca<br />

dello stesso periodo: sul<br />

orlo del panno dov’è disteso<br />

Gesù compaiono<br />

dei caratteri cufici che<br />

sono stati ipotizzati come<br />

una parte della stessa<br />

frase.<br />

<strong>La</strong> storia araba ci ha lasciato<br />

i nomi di diversi<br />

calligrafi, più difficilmente<br />

di pittori o architetti<br />

e questo dimostra<br />

il grande favore che<br />

è da sempre riservato<br />

alla <strong>calligrafia</strong>, privilegio<br />

estendibile al mondo<br />

arabo in generale e non<br />

solo in quello artistico.<br />

È un’arte che continua<br />

a essere praticata in tutti<br />

i paesi di lingua araba,<br />

tanto che ancor oggi dalle<br />

copertine di libri e giornali<br />

ai cartelloni pub-<br />

blicitari e tutta la decorazione<br />

in generale<br />

perpetua l’importanza<br />

che le è riservata.<br />

francesca bardi<br />

pag. 4<br />

Un ambiente del Palazzo Topkapi a Istanbul

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