il soratte e la sua gente - Centro Studi Soratte

PRESENTAZIONE
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Il Centro Studi Soratte, nel 26° anniversario della morte di Luigi Usai, ri-
propone, on line, “Il Soratte e la sua gente”, libro che Luigi Usai ha voluto la-
sciare, nel 1981 (un anno rima di morire) come testamento di amore nei con-
fronti del popolo santorestese. L’opera è proposta nuovamente al pubblico,
non solo per il suo alto valore poetico, ma, soprattutto, nella speranza che sia
usata come strumento didattico per i bambini e per gli adolescenti che fre-
quentano le elementari, le medie e scuole superiori.
Riteniamo, infatti, importante la diffusione delle poesie di Usai, perché
aiutano a mantenere viva la memoria di un’esperienza storica, che, a nostro
parere, non è stata mai superata, ma che conserva ancora un valore umano in-
calcolabile.
In quest’opera ogni angolo del Soratte e del paese, che sorge alle sue
pendici, è rappresentato: chiese, angoli, quartieri, personaggi sono ricordati da
Luigi Usai, con un affetto e con una passione poetica che, raramente,
Sant’Oreste ha conosciuto.
Per questo de “Il Soratte e la sua gente” ripubblichiamo lo stesso testo
del 1981, corredato dei disegni dell’arch. Amedeo Paolucci e di una recensio-
ne che Mario dell’Arco, uno dei più noti poeti romani del ‘900, ha scritto in
occasione della sua prima pubblicazione.
Sicuri di fare una cosa gradita a tutti, auguriamo una buona lettura.
IL CENTRO STUDI SORATTE
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
1

PREMESSA
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“Il Soratte e la sua gente”, scritto con l’aiuto delle Muse, ha lo scopo di
mettere in evidenza i lineamenti e i pregi del Monte Soratte e della cittadina di
Sant’Oreste, che sorge su una delle sue balze.
Naturalmente non si può esaltare un paese casi panoramico e dotato di
risorse salutari, per purezza d’aria, clima e suggestiva posizione, senza parla-
re del suo popolo, dei suoi romitaggi e santuari pieni di fascino storico e reli-
gioso, nonché degli uomini che nel passato hanno dato lustro al paese.
La poesia vive di brevità e di cenni che contengono, nel freno dell’Arte,
gli elementi essenziali per dare al lettore una maggiore ampiezza delle visioni
e sensazioni.
Spero che questo scopo, attraverso la facile lettura dei sonetti e delle al-
tre composizioni, venga raggiunto, secondo il mio sentimento di amare verso
questa cara montagna solitaria, che ha suscitato in me tante emozioni, e verso
Sant‘Oreste per la quale cittadina ha nutrito sempre una grande simpatia,
specialmente pensando che ha dato i natali alla mia compianta consorte: Ma-
riella Silocchi, figliola ultima dell’esemplare maestro Luigi Silocchi.
A «Il Soratte e la sua gente», scritta per essere accessibile a tutti, ho ag-
giunto un‘appendice, dove figura il profilo, o il ritratto, di parenti, amici e
conoscenti di Sant’Oreste, che mi hanno onorato della loro benevolenza e
considerazione.
Luigi Usai
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
2

RECENSIONE DEL POETA ROMANO MARIO DELL’ARCO
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Dopo Orazio (Vedi il Soratte come tutto è candido/ per la neve!), dopo
Carducci (Grigio testimone di Roma), dopo D’Annunzio (Santo e apollineo) e
dopo qualche altro poeta, ultimo cantore del monte a nord di Roma è Luigi
Usai.
Una lunga animata, variegata serie di sonetti: i quattordici endecasillabi
legati l’uno all’altro dall’edera tenace della rima: mossi sempre da
un’ispirazione vivida, da una fluida vena.
L’ascesa del Soratte si compie. Sfiorando i Monastero e la chiesa della
Madonna delle Grazie, rinnovata e ingrandita. Alla sommità si eleva la basilica
di San Silvestro, papa e santo: fermo nei nostri occhi lo stesso stupore.
Un itinerario agreste e sacro nel contempo, intriso d’acquasanta, velato
dalla nuvola d’incenso: l’accarezzano le dita rosee dell’alba, lo sfiorano gli ultimi
aneliti del sole al tramonto.
Nella vallata sottostante c’è il murmure del “biondo” Tevere, ansioso di
recare sui sette colli gli aromi del Soratte.
Non basta. Luigi Usai disegna in punta di penna una mappa poetica di
Sant’Oreste: allinea chiese (San Biagio, San Lorenzo, Santa Maria Hospitalis),
il palazzo Canali, del Vignola, porte di città (Porta Valle, Porta Costa, Porta a
dentro), descrive la festa della Madonna di Maggio e non trascura luogo alcuno
dove abbia palpitato in sillabe di poesia il suo cuore.
Nel titolo del libro, la “gente” è legata a fil doppio al Soratte: gente semplice,
gente buona, gente laboriosa, impegnata in una professione o in un mestiere;
e i sonetti pigliano via via nuova animazione, nuovo rilievo, nuovi colori.
Nato come atto d’amore per la moglie perduta, “Il Soratte e la sua gente”
diviene come atto d’amore per il paese di Lei, oggi paese d’elezione del poeta.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
3

IL SORATTE E LA SUA GENTE
SALUTO AL SORATTE
O petroso amante millenario
che t’ergi dal romano agro fecondo,
qual mistero t’addusse
a questa solitudine sovrana?
Odo il vento narrar la storia immane
che visse la tua roccia,
dove soltanto il grido degli astòri
i silenzi ne turba
e al tempo che passò vola il pensiero:
questa remota altezza vide il corso dell’ere
e o splendore dei sepolti imperi.
Salve, Soratte! Un alto sogno ispira
la solitaria tua canzone eterna.
Tu, che vedrai passare
millenni ancora e genti ed opre e leggi,
anche vedrai la sospirata età
che segnerà il trionfo
vero e perenne dell’umanità.
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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SANT’ORESTE
Sant’Oreste è un paese medievale:
strade modeste, irregolari, strette,
piccoli larghi, vicoli, piazzette
e dislivelli con facili scale.
S’ergono i palazzotti e le casette
ruvidi e dall’aspetto originale.
Il suo clima è bellissimo, ideale
alla salute per ragioni elette.
Un ampio e modernissimo viale
entro l’antico paesello immette
attraverso la porta principale.
E dal viale muovi per le vette
del monte solitario, ove t’assale
stupor d’oblio tra l’aure benedette.
LA COLLEGIATA Dl SAN LORENZO
Del paese la chiesa principale
non è grande, ma armonica e spaziosa;
e fu il Vignola a modellarla tale,
genialmente stilistica e graziosa.
Lo spazio che s’innalza alto centrale,
su due navate intrepide riposa;
tutto l’insieme, adorno e originale,
al colpo d’occhio è mirabile cosa.
Domina al fondo, oltre l’altar maggiore,
di San Lorenzo martire un dipinto
settecentesco. E nel celeste amore
pei nostri santi, dentro il tempio amico
di fede e devozione, odi distinto
d’un organo stupendo il timbro antico.
I SANTORESTESI
Figli della montagna e, come tali,
assumono i caratteri di asprezza
delle rocce purissime natali;
pero in loro di solito si apprezza
ben altro: la tenacia e le vitali
virtù di lavorare con saggezza
che sereni li fanno e per le quali
migliorano viepiù nell’agiatezza.
Dotati di buonsenso ed accortezza,
sono di cuore: innanzi ad altrui mali
si prestano con zelo e cori prontezza.
Ironici, satirici e gioviali,
se ti vogliono bene, hai la certezza
d’amicizie sincere e assai cordiali.
ALBA SUL SORATTE
Era ancor notte, notte fonda ancora,
ed io salivo solitario il monte,
per vedere, nel suo vasto orizzonte,
spuntar sognando la radiosa aurora.
E’ cosa rara assai mirar la fonte
della luce lassù, proprio nell’ora
in cui d’or l’universo si colora
e l’astro inizia il suo celeste ponte.
Vidi, così, spettacolo divino,
la nascita del sole dalla vetta,
nell’estivo, mirabile. mattino;
vidi, unita alle immagini più rare,
splendere la natura benedetta,
nell’inno vòlto al suo supremo altare.
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Collegiata di San Lorenzo Martire, Parrocchia di Sant’Oreste
(Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
6

PRIMA ED ORA
Per una vita, ahimè, piuttosto nera
alla mercé di validi padroni,
che non tanto e non sempre erano buoni,
lavoravate da mattina a sera.
E di misere stoffe e di scarponi,
estate, inverno, autunno e primavera,
vi coprivate, ed era una chimera
per voi mangiare carne e maccheroni.
Oggi, santorestesi, son mutate
per voi le cose: il vivere è più bello;
e tutto questo ve lo meritate.
Di case adorne e mode e gaie vesti
e nuovi mezzi splende il paesello,
ond’io vi ammiro così lieti e dèsti,
LA FANCIUILA DELLA ROCCIA
(fantasia)
Sulla vergine roccia millenaria,
al primo albore ella apparia sovente,
nella sua sacra purità splendente
come un’arcana silfide dell’aria.
E quando sotto il sol tutta ridente
scendea la china del Soratte varia,
correa per l’ampia valle solitaria
un fremito vital nuovo ed ardente.
Era una festa allor! Era un incanto
di fior, d’augelli, d’erbe e di farfalle
esultanti di gioia al suo bel canto.
E quando ella spariva in sulla sera,
lasciava triste ognor tutta la valle
a sognare di lei la notte intera.
T’ASPETTA IL SORATTE
Arduo non è raggiungere a vetta,
né molto tempo occorre all‘ascensione
e salendo con calma, senza fretta,
sarai felice di questa escursione;
sarai felice, perché là t’aspetta
la più vasta e incantevole visione
del cielo e della terra benedetta
col sole in una mistica fusione.
La montagna solenne e solitaria,
nel suo silenzio ti parla e t’innalza
con l’arcana sua storia millenaria.
E pensi come nacque ogni sua balza;
pensi le leggi della terra e l’aria
e il tempo inesorabile che incalza.
GRIGIO SORATTE
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Grigio Soratte che t’innalzi austero
dall’agro immenso, al biondo Tebro accanto,
nel tuo remoto e millenario incanto
v’è un sorriso di pace e di mistero.
Degli oliveti sull‘argenteo manto,
fra le tue vette che il glorioso impero
vide di Roma, ascolta il forestiero
dell’infinito l’armonioso canto.
O panorami immensi, o sante cime
degne d’un canto in ogni vostra aurora
nell’azzurro protese, risplendenti,
voi rivedrete in un volo sublime
spiegare l’ali verso il sole ancora
di Roma Eterna l’aquile possenti!
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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LA CHIESA DI SAN BIAGIO
La molto sobria chiesa parrocchiale,
che precedette nel suo sacro avvento
la parrocchia bellissima attuale,
e retta fu nel millequattrocento.
Accoglieva degli angeli senz’ale
le parve salme nel suo pavimento
e Sant’Oreste della gola il male
a San Biagio porgea per guarimento.
Da tanto nell‘oblio quasi lasciata,
con le immagini sante ai foschi altari,
questa chiesa è dal tempo danneggiata.
Santorestesi, non saremo avari
nel ridonare a lei luce passata
e a rendere quei santi a noi più cari.
LA PIAZZA
Di Sant’Oreste un punto rinomato
è quello della Piazza. certamente,
dove tutto ferveva nel passato,
quale ritrovo della nostra gente.
Rivedo ancor con gli occhi della mente,
il popolo felice radunato
intorno alla sua banda, in evidente
gioia, ascoltare il pezzo prelibato.
Qui discorsi e comizi, qui proteste,
qui applausi, cagnare e esaltazioni,
che echeggiavano in tutto Sant’Oreste;
la vita comunale e le fazioni,
le risa, i giuochi, il centro delle feste
e il lancio d’aerostatici palloni.
Solo le processioni
vi transitano ancora, attualmente;
a nessuno, però, più importa niente.
Il bar ivi esistente
è l’unica allegria ch’ora rimpiazza
tutto il fervore dell’antica Piazza
PORTA VALLE
L’antica porta, principale ingresso,
che in tempi oscuri si chiudeva a sera,
perché fuori restasse chi non era
a posto con l’orario o col permesso,
è ora un luogo d’importante accesso
al traffico infernal che tanto impera
oggi per ogni dove e in ogni sfera
d’estranea gente e del paese stesso.
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Quanta pace una volta! Ma il progresso
ha un‘algebrica somma e chi ne spera
un buon totale giudica sconnesso.
A Porta Valle la realtà più vera
è il noto bar degli Scarponi, adesso,
la folla e il chiasso alla vallata intera.
VIA LUIGI SILOCCHI
Non ampie vie né piazze rinomate
né cospicui tesori ha il paesello;
Ma vi son cose semplici e apprezzate
che ben lo fanno interessante e bello.
Venite al centro storico e osservate
il balconcino in Via Sìlocchi: quello
che vi sta a fronte, quando vi fermate
e dite se non sembravi un gioiello.
Nell‘alta notte, al maggio della luna,
immaginate antica innamorata
dal biondo crine e dalla faccia bruna,
che ascolti la più dolce serenata
d’un menestrello in cerca di fortuna...
e la vede al di là della vetrata.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Porta Valle (Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
Collegiata di San Lorenzo Martire, Parrocchia di Sant’Oreste
(Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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LA CROCE DI BOSSO
(custodita in Comune)
Chi fu il grande ed artistico talento
che compì la mirabile scultura
di tutto il Vecchio e Nuovo Testamento
su una croce di bosso, in miniatura?
Un mite frate, sembra; e la bravura
Risale ai primi del milleduecento.
Opera di pazienza ed arte pura,
certo compiuta all’ombra d’un convento.
Or tramandata a noi la bella croce
racchiude in sé poliedrici valori:
storia, pensiero... e di Gesù la voce.
O frate ignoto, il tuo pallido viso
io penso, a volte, in mezzo a quei sudori
che t’hanno posto certo in Paradiso.
ROMITAGGIO DI SANTA LUCIA
Or non è guari, tanta gente pia
di Sant’Oreste a lungo ha lavorato,
in volontaria offerta ed ha salvato
l‘erma chiesetta di Santa Lucia
dall’erosione sì dannosa e ria
del tempo inesorabile passato.
E il sacro luogo adesso è ritornato
degno della sua antica poesia.
Ma è troppo solitario e fuori mano
il romitaggio della dolce santa,
senza una strada, in alto e assai lontano!
Onde la luce di che Dio l’ammanta,
da lungi invoca il vecchio buon cristiano,
nell’umil fede che il suo cuore vanta.
BASILICA DI SAN SILVESTRO
Or non è più la stessa costruzione
che in onor di Silvestro papa e santo,
qui, del Soratte sull’estremo incanto,
fu eretta dopo la persecuzione
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di Costantino e la sua guarigione
che il Papa gli operò. La chiesa è un pianto:
vetusta e trita, che ha subìto tanto
del tempo e dell’oblio la lunga azione.
Pur degli affreschi serba ed una mensa
scolpita, di pregevole fattura,
che di pensieri lo studioso addensa.
E vi accorgete, nel mirar con cura
il tutto, in questa sacra pace immensa,
che il tempo vola e la memoria dura.
Qual che voce assicura
che il santo loco dal pietoso stato
degnamente sarà restaurato.
ROMITORIO DI SANTA ROMANA
Di Calpurnio figliuola, benedetta
da San Silvestro in epoca lontana,
in questa grotta gelida e ristretta
visse la chiesa tua, Santa Romana.
Fatta di resti, or qui giace negletta,
non più congiunta all’esistenza umana;
ma pur qualche studioso ancora
alletta per importanza storica e cristiana.
Più ricordata sei nei cieli accolta,
tra le figure splendide ed intatte
dei nostri santi, d’aureola avvolta.
E le memorie della chiesa franta
custodisce il mistero del Soratte,
eterno come te, Romana Santa.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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SANTUARIO DELLA MADONNA
DELLE GRAZIE
Su una balza di sogno alta e serena
della nostra montagna solatìa,
una chiesetta di dolcezza piena
sorge, che avvolge un’ombra di poesia.
Ivi l’imago sì di «gratia plena»
risplende della Vergine Maria,
colei che ascolta e mitiga ogni pena
in chi con fede, lungo l’aspra. Via
del suo dolor la invoca. Un’aura immensa
la giuràssica roccia eterna sfiora,
e mentre il cuore all‘infinito pensa.
E al fuggir della vita d‘ora in ora,
chiede alla Madonnina: a noi dispensa
la tua bontà, pur peccatori ancora.
I «MERI»
I «Meri», amico mio, fanno paura.
Son grotte del Soratte naturali
che discendono quasi verticali
e senza fine: orrenda sepoltura!
Soltanto con i mezzi più speciali
vi scesero per studio e per bravura
speleologi esperti: un’avventura
che fece rivelar cose infernali.
Mi si affaccia un’idea per le persone
cattive; ossia calarle in queste grotte
e dir loro: è soltanto per finzione,
state tranquilli, il «Mero» non v’inghiotte.
A un certo punto, poi, la punizione:
un bel taglio alle corde e buona notte.
Non son parole dotte
quelle delle terzine, ma scherzose,
perch‘io non vorrei mai simili cose.
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ILCONVENTO SULLA MONTAGNA
Cinto di solitudine perfetta,
quasi alla cima del Soratte austero,
Su una zona rupestre ed interdetta
sta il suggestivo e antico monastero.
Oggi di Don Orione, anima eletta,
vive, qual volontario prigioniero,
qualche eremita in pace benedetta,
che desta invidia in ogni forestiero.
Questi forse non pensa che il convento,
su cui pesano secoli passati,
e un santo luogo di raccoglimento;
ma pensa al cielo, alla purezza d’aria
profusi in dono ai cenobiti frati
dalla strana montagna millenaria.
E’ TUTTA ROBA NOSTRA
Rignanesi, gitanti a Sant‘Oreste,
vantavano lo spazio di Rìgnano,
che non ha rocce, e alzavano le creste
per dir ch’è meglio dimorare al piano,
vicino alla campagna e sul romano
sentier de la Flaminia, in ampie e preste
facilità di moto... io allora ingrano
con due parole chiare e leste leste:
E’ inutile che tanto discutiate!
Un paese più bello e più attraente
di Sant’Oreste voi non lo trovate.
E questo panorama assai ridente,
quest’aria e queste rocce che invidiate
è tutta roba nostra, o brava gente.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente

UNA GROTTA MERAVIGLIOSA
I°
Altri vuoti e meandri misteriosi,
oltre quelli dei «Meri», ha il monte in seno.
Vi hanno spesso pensato gli studiosi,
senza però venirne a capo appieno.
Lo qui non faccio dei discorsi oziosi,
che anzi or vi dirò né più né meno,
quel che ho letto in un libro fra i preziosi;
e cioè che alla luce, in luogo ameno,
del Soratte, è venuto un cavo strano
la cui bellezza allucina e scompiglia,
pieno di stalattiti. E un suono arcano
dentro vi corre al fremito dei venti.
Santorestesi, a questa meraviglia,
voi restate del tutto indifferenti?
PARCO DELLE RIMEMBRANZE
Su prolisse terrazze ricavate,
in mezzo a rocce, con muricce e terra,
vivono piante verdi incolonnate,
a ricordare i nostri morti in guerra.
Ed ogni pianta in se mistica serra
un nome ed una data; e voi pensate:
ogni pianta un eroe che più non erra
fra queste balze del Soratte amate.
O soldatino che nel bronzo fuso
cadi colpito nel lanciar la bomba,
io levo, a te pensando e circonfuso
in questo verde, antica mia preghiera:
Signor, fa che nessun più soccomba
per guerra mai sulla terrena sfera.
UNA GROTTA MERAVIGLIOSA
II°
>>>
Dov’è la grotta che non ha scalpore
in tutto quanto il mondo sorattino?
Dov’è questo incantesimo ulteriore
che accrescerebbe orgoglio al cittadino?
Una scoperta sì importante muore,
perché forse deviato è il suo destino
da spirito maligno ed eversore
o da interesse infausto e tapino?
Anche la stampa tempo fa ha parlato
della grotta così meravigliosa
di che il Soratte sarebbe dotato.
Si occulta la mirabile natura
e qui fra gli abitanti nessun osa
denunciare, se c’è, manovra oscura!
SANTA MARIA HOSP1TALIS
«Santa Maria» la trecentesca agreste
chiesa che sorge lungo il buon sentiero
tracciato fino al quieto cimitero,
è un altro vanto pio di Sant’Oreste.
E l’importanza d’un tesoro vero
ha la stupenda immagine celeste
della «Vergine in trono»; e l’occhio investe
benignamente il semplice e austero
insieme di quest’unica navata.
La volle Monsignor Germinio Abballe,
ricordarlo è dover, restaurata.
A la campana di «Santa Maria»
squilla del monte alle rocciose spalle,
trovando d’ogni cor l’intima via.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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SAN NONNOSO
Nei pochissimi giorni solamente
della tua festa, sei considerato;
poi subito di nuovo segregato
in quella nicchia dove tutto è assente.
Sembri un povero santo abbandonato:
non un fiore, un oggetto, un cero, niente
pone sul vuoto altare la tua gente,
e mai nessuno io vedo inginocchiato
davanti a te per voto o per preghiera.
Onde, Nonnoso Santo, io più ti penso,
dal roseo volto e dalla veste nera.
E fra le cose care del Soratte
ti pongo sempre, in elevato senso,
ben grato per le grazie che m’hai fatte.
L’INDUSTRIA DELLE CORNA
Qui delle corna la lavorazione,
dico corna di buoi naturalmente,
costituisce un’arte sorprendente
con redditizia e vasta produzione.
Oggetti rifiniti a perfezione
spesso attraggono il singolo cliente;
il gettito però più consistente
è quello della grande ordinazione.
Si producon libellule e vesponi,
farfalle, scatoline e braccialetti;
pettini, pettinini e pettinoni;
vele, colombe, anelli ed altri oggetti
che sono dei gioielli belli e buoni
e, per coniugi, articoli perfetti.
VICINO ALLE GALLERIE
Oltre la Cappelletta e il Parco Santo,
in quella specie di terrazza aprica
d’elci adorna, di pini e quiete amica,
mi compiaccio sostar di tanto in tanto.
Semplice e bella più che non si dica,
specie dell’alma estate al dolce canto,
s’apre del panorama al vasto incanto
quest’oasi posta sulla roccia antica.
Quivi la vita meno triste e insana
sembrami di poter considerare,
mirando intatta la natura arcana
della terra e del cielo. E fra le care
Muse, l’umanità cattiva e strana
m’avviene spesso di dimenticare.
LO SPIAZZO
>>>
Sul punto del paese più elevato,
v’è un largo spazio molto luminoso,
che gli eredi del grande San Nonnoso
da secoli lo «Spiazzo» hanno chiamato.
Qui un palazzetto antico e sontuoso
Domina, d’un notissimo casato:
quel dei Rosati, che se non glorioso,
fu in paese però sempre onorato.
Ivi, nella sua casa ampia, dimora
Sola, come in un’oasi celeste,
l’epigona Costanza, una signora
riverita stimata e a tutti nota
anche per dimostrarsi in Sant’Oreste
molto del «Corpus Domini» devota.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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ALLA CAPPELLETTA
(d’estate)
Che vita! Che colore e movimento
su quell’aperta, agevole piazzetta,
dove sorge la bianca Cappelletta,
nei bei giorni d’estate e di contento!
Verso l’occaso e il ponentino vento,
fanciulli e adolescenti in bicicletta,
giovani mamme con la carrozzetta,
adulti e anziani con lor passo lento,
tutti vestiti a festa e sorridenti,
invadono ogni spazio, senza cura
alle macchine alquanto insofferenti.
Limpido il cielo, intanto, l’aria pura
e quei due panorami ampi e ridenti,
cornice al tutto son della natura.
VECCHIETTI AL SOLE
Quando passo la piazza, entro il paese,
vi guardo assisi, bei vecchietti bianchi,
meditabondi e saggi e miti e stanchi
o con chiacchiere inutili alle prese.
E vi traggo così, senza pretese,
dallo scalino posto all’un dei fianchi
di «San Biagio», perché di voi non manchi
questo quadretto fra le mie riprese.
Che dite e che pensate, nei discorsi
che vi son propri, in questa vita dura?
Certo ricorderete i dì trascorsi
Belli di giovinezza, o antica prole
Di Sant’Oreste, che nessun più cura;
e, ricordando, vi riscalda il sole.
1 I fiumi più storici del mondo.
ALLA CAPPELLETTA
(d’inverno)
Sulla piazzetta vuota e scheletrita
la gioia tace nel rigor del gelo
ed agli umani ogni virtù sopita
sembra per sempre sotto il fosco cielo.
Sogna il lontano e mitico disgelo
la Cappelletta muta e inorridita,
seminascosta dietro il grigio velo
della foschia tenace e senza vita.
La gente, imbacuccata e sensitiva,
passa rara di giorno e s’allontana
da questa zona d’ogni incanto priva.
La sera, poi, non v’è figura umana
né alcun profilo d’altra specie viva
che sfidi il morso della tramontana,
LA VALLATA DEL TEVERE
Mi sono alzato presto una mattina
e, tra le rocce di «Sant’Anna» assiso,
nell’estivo diafano sorriso
d’una bella giornata, la divina
contemplavo Vallata Tiberina;
e la visione che teneami fiso
sollevò di pensieri un paradiso
cui l’anima sovente m’avvicina:
Il grande Nilo, il Tevere, il Giordano 1 !
Quanta vita passata e quanta storia
è dietro noi! Quanto cammino umano!
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Sugli imperi gloriosi in terra e in mare
resta l’avvento di Gesù: la gloria
che al mondo non potrà mai tramontare.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Vecchietti al sole (Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
Palazzo del Marchese Canali (Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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IL PALAZZO DEL MARCHESE CANALI
Quando solingo passeggiar m’è dato,
talora il mio pensier tacito vola
al grandioso palazzo edificato
da Jacopo Barozzi da Vignola.
Sullo splendor d’un nobile casato,
in quella reggia or quasi vuota e sola,
il tempo inesorabile è passato
che le grandezze e le memorie invola.
Ma con l’ampia facciata e i contrafforti
possenti, guarda il tortuoso e lento
fluir del Tebro, oltre le umane sorti,
e nella viva civiltà che avanza,
sfida i secoli il saldo monumento
di pregio adorno e storica importanza.
IL MAESTRO LUIGI SILOCCHI
Esaltar Sant’Oreste e non parlare
d’una figura nobile, eminente,
che fece della scuola il proprio altare,
sarebbe comportarsi indegnamente.
Egli fu quel maestro elementare
dotato di gran cuore ed alta mente,
che dedicò la vita ad elevare
del paese l’allora ignara gente.
Qui portò, dopo l’unificazione
dell’Italia, grandioso avvenimento,
la sua vasta cultura e vocazione;
portò il tesoro dell’insegnamento
oltre la scuola, a tutti, in un’azione
varia d’onore e d’incivilimento.
IL MAESTRO RICCI E LA
BANDA MUSICALE
Deriva da quel bravo e creativo
maestro Ricci, musico geniale,
la simpatica banda musicale
di Sant’Oreste, caro suol nativo.
E quel che per un secolo sì vivo
fu della banda il vanto eccezionale,
perdura ancora e sara sempre tale
da meritar più alto appellativo.
Bravi, d’Euterpe figli, che agli ottoni
fate sempre squillar lodevolmente
antiche e nuove le composizioni
Divisa bella e basco impennacchiato,
vi ammira il cittadin che vede e sente
in voi una gemma del paese amato.
DON MARIANO DE CAROLIS
Don Mariano De Carolis, prevosto
di Sant’Oreste e storico scrittore,
in un bel grado della scala è posto
pur come efficacissimo oratore.
Uomo di grande merito e d‘onore,
qual sacerdote a pochi è contrapposto.
Brillante, allegro e pio conversatore,
buono di cuore e all’occorrenza tosto.
Il suo esteso volume è una miniera
dove attingono tutti a Sant’Oreste:
notizie e fatti in una storia vera.
Del mondo sorattino, in cui fu preso
l’indomito scrittore; e in tale veste
al suo paese un gran servizio ha reso.
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
16

MONSIGNOR GERMINIO ABBALLE
Germinio Abballe, nostro Monsignore,
per quarant’anni parroco stimato
di Sant’Oreste, degnamente è stato
per gli abitanti un dono del Signore.
Il gran principio ha sempre rispecchiato
della Chiesa Cattolica: l’amore
per il prossimo nostro ed il lodato,
vero altruismo per chi soffre e muore.
Ha patito non poco ed ha tenuto
testa alle avversità da buon cristiano
rispettato, apprezzato e pur temuto.
Spento il suo cuore, ora non ha più canto
e suscita, nel senso alto ed umano,
in Sant’Oreste un nobile rimpianto.
L’AVVOCATO GIANCARLO BASTARI
Fra tutti i personaggi eletti e rari
che un contributo a Sant’Oreste han dato
d’onore e di civismo nel passato,
c’è l’avvocato Giancarlo Bastari.
Molti non hanno ancor dimenticato
la sua eloquenza nei momenti amari,
quando parlare contro i dignitari
del regime scomparso era un reato.
I discorsi del massimo oratore
di Sant’Oreste avevano argomenti
d’umana luce, fratellanza e amore.
E contro il forte il debole difese
con morale staffile e ammonimenti,
senza mai nulla chiedere al paese.
>>>
IL COLONNELLO MORONI ORAZIO
Moroni Orazio, ricordarlo è bene,
nel corso del conflitto aspro mondiale
del quindici – diciotto, il mal di splene
si prendeva, qual sindaco leale,
perché cercava con amor filiale
di mitigare i disagi e le pene
a Sant’Oreste e di tenere piene
le riserve di cibo e materiale.
Di carattere energico ed aperto,
seppe condursi, in ogni sua funzione,
da uomo onesto, combattivo, esperto.
Ma l’opera passata nella storia,
a lui dovuta, è certo il muraglione
di Porta Valle, solida memoria.
IL DOTTOR CAPPELLI
Dieci lustri qual medico condotto,
e al paese giovò molto l’evento,
trascorse a Sant’Oreste, esperto e dotto
e da signore, per comportamento.
Vero Figlio d’Ippòcrate, a ogni accento
d’egro abitante sempre pronto, addotto
era prima da cuore e sentimento,
poi dalla scienza con il suo prodotto.
Soddisfazioni poche, ma non rare
l’amarezze nel tempo, soprattutto
per la scomparsa di persone care.
Or è in pensione, ma pur sempre amato
da tutto Sant’Oreste, e questo è frutto
del suo servizio nobile prestato.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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SORA MARCELLA
Ricordo una rarissima sorella
nel Signore, che d’animo dotata
eccezionale, qui in paese è stata
per i poveri un angelo, una stella
benigna. Si chiamò «Sora Marcella»
una benefattrice insuperata,
che nessuno ha mai più dimenticata.
Lei si sacrificava, poverella,
con i suoi pochi mezzi, ad elargire
vitto, assistenza medica e buon viso
alla povera gente ed a lenire
personalmente, con cristiano amore,
sventure e piaghe. Certo in Paradiso
l’avrà accolta, premiandola, il Signore,
EVOLUZIONE CULTURALE
Si poco frequentata era la strada
dello studio fra i giovani, una volta,
che la sapienza invero molto rada
era in paese e troppa gente incolta.
Adesso Sant’Oreste, e ogni contrada
sorattina, primeggia in massa colta;
e molto bello è che il sapere invada
la gioventù moderna e non più sto1ta.
Tanti diplomi e lauree numerose
danno luogo a una grande evoluzione
nel popolo, che s’apre a egregie cose.
Giurisprudenti, medici, ingegneri,
maestri, con la loro professione,
hanno mutato il Sant’Oreste d’ieri.
NOE’
Santorestesi, adesso vi rammento
un uomo onesto e povero, che andava
in giro nel paese e che suonava
l’organetto con molto sentimento.
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Era cieco e, con l’occhio aperto e spento
costantemente in alto egli guardava,
ché forse un raggio ancor gli illuminava
oasi belle del suo firmamento.
Si chiamava Noè. Vivea col cuore
della gente, suonando il suo organetto
e facendo, talvolta, il banditore.
Or commovendo il suo ricordo dura,
pur da molto scomparso, poveretto,
come un’ombra di mitica figura.
I FANCIULLI
Erano tutti muti e vergognosi
un tempo a Sant’Oreste e lo studiare
non allignava al nido familiare
onde ignari crescevano e pietosi.
Ora i ragazzi stessi amano andare
col desiderio d’essere studiosi
a scuola e si dimostrano ambiziosi
tanto nel dire che nell’imparare.
Io plaudo a quèsti piccoli studenti
ed anche ai modernissimi insegnanti
che li rendono svegli e diligenti.
Così studiando e con principi sani,
figli saranno sempre più importanti
del miglior Sant’Oreste di domani.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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ALBERGO – RISTORAMTE «SORATTE»
Sito in luogo magnifico, eminente
e un albergo grazioso ed attrezzato,
che di camere semplici dotato,
gode d’un panorama veramente
stupendo. Il ristorante è situato
in luminoso ed arieggiato ambiente.
E in questo albergo unico il cliente
vive quieto, sereno e ben trattato.
Bè, chi frequenta i grandi alberghi, attento!
Ché trovare non può l’eccelsa cura
ch’egli s’aspetta; ma sarà contento
lo stesso: buona, familiare e pura
avrà mensa, assistenza e in godimento
del Soratte il mistero e la natura.
PORTA A DENTRO
Porta a Dentro, che verso il camposanto
volge la salda sua struttura antica,
per il paesano fu una porta amica,
perché il cammino gli accorciava alquanto.
Infatti, dopo l’improba fatica
del lavoro dei campi onesto e santo,
egli tornava col somaro accanto,
più presto a casa, sulla balza aprica.
Oggi che nuovi mezzi offre la scienza
per trasportar derrate e materiali
i paesani non ne fanno senza.
E lasciano la porta a più modeste
funzioni di passaggio, ma locali,
e di antico ricordo in Sant’Oreste.
LE INUTILI GALLERIE
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Io reco sempre alle bellezze intatte
del nostro monte, amore: quasi un culto;
e nel veder le sue viscere estratte,
giammai non ebbi Comprensione e indulto.
Le gallerie dal nulla sopraffatte,
che un regime scavò, furono insulto
alla vergine pace del Soratte
ch’è rimasto oramai purtroppo inulto.
Per quell‘oltraggio, intanto, n’è interdetto
in vastissimo campo essere accolti
del monte deturpato nel suo aspetto.
Male sceglieste nel Soratte, stolti,
ch’è solitario, il vostro asil protetto
pei vostri scopi bellici sepolti.
PORTA COSTA
Aveva, certo, analoga funzione
di Porta a Dentro, ma una differenza
si nota nell’antica costruzione,
ossia che Porta Costa ha un’apparenza
meno solida, ed ogni abitazione
circostante è isolata e quasi senza
fermento vivo di popolazione;
il che rivela, certo, una carenza.
Il vantaggio però, d’essere aperta
a un panorama assai più vasto e bello
la compensa dell’essere deserta.
La sua struttura appare un po’ sdentata
dal tempo e dagli eventi e il somarello
ormai non passa più sotto l’arcata.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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LA MURAGLIA DELLE SCUOLE
Quella muraglia grezza di calcare,
che s’erge sulla curva del viale,
sostiene il piano ove poté trovare
spazio la costruzione comunale
d’una moderna scuola elementare
e d’una media splendida statale.
Ciò permette ai ragazzi di studiare
più estesamente nel luogo natale.
Anche in tal campo Sant’Oreste avanza
e si è posto davvero precursore
con degna volontà, senza iattanza,
sulla strada maestra dell‘onore;
e questa bella, ambita rinomanza
anima il senso dell‘ammiratore.
LA CAVA DI PIETRE
Un’altra ti violò deturpazione
Soratte austero, su quel fianco intatto
che tu volgi stupendo a settentrione
con la cava di pietra ardita e in atto.
Volume di materia enorme estratto,
squarcio immane ti lascia, nell’azione
d’uomini e mine, per un vasto tratto
e senza speme di compensazione.
Alla tua bella pietra, ahimè, non resse
né all’estimata calce, il costruttore;
e sommise il tuo canto al suo interesse.
Ma il grandioso, l’eterno non ha orrore,
almo Soratte, alle violenze ammesse;
e sei pur sempre il monte incantatore.
LA STAZIONE FERROVIARIA
Nel novecentotrenta inaugurata,
l’utilissima allora ferrovia
che segue alquanto la Flaminia Via,
la Roma - Nord, un pianto è diventata.
Di Sant’Oreste la stazione oblìa
la gente, ch’è di macchine inondata,
e come vecchia dama abbandonata
il destino alla fine ormai l’avvia.
Si vuol che tutto il mondo si rinnovi
del progredire nel diverso aspetto,
senza però pensar se questo giovi.
Com’era bello quell’ambito treno,
sul quale viaggiare era un diletto,
senza incidenti e con il cuor sereno!
CERQUETO
E, una tranquilla e riservata zona
con belle e signorili costruzioni
e fra gli ulivi, all’aria mite e buona,
felici vi respirano i polmoni.
Della natura il canto ivi risuona
nell’arcano mutar delle stagioni
e fra le ricche ville ogni persona
lieta è d’avervi speso i suoi milioni.
Stanno al riparo dalla tramontana
e a primavera, in fioritura piena,
gli abitanti ne avvertono l’azione.
Ma soggiungo, sia pur con frase vana,
che se la gente qui vive serena,
io non la invidio sotto il solleone.
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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UN GRANDE DEPOSITO
Tra lo Scalo e il paese, a mezza strada,
un Deposito sorge Commerciale
che rifornisce tutta la contrada,
ed altre, del suo vario materiale:
Esposizione che mi sembra vada
dai laterizi a ciò ch’è l’ideale
per la bellezza della casa e aggrada
negli edifici per gusto attuale.
Si rimane stupiti veramente
di questa grande attività ch’è prova
d’alta capacità salda, eloquente.
«Salati i prezzi», dicono. Scoperta!
Tutto è salato oggi, ma la nuova
voluta azienda è d’importanza certa.
E la persona esperta
sa che il paese cammina sicuro,
con tali impulsi, verso il suo futuro.
BIVIO PER CIVITELLA SAN PAOLO
Al bivio Civitella Sant’Oreste
sorgeva un tempo, se non vado errato,
per contadini un piccolo isolato
di tre o quattro casette assai modeste.
Adesso vi civetta un caseggiato
con famiglie di censo e liete e deste,
con le quali voi pure abitereste,
perché un degno villaggio hanno creato.
Pur dunque nelle parti più discoste
dell’antico paese, il sole splende
su molte belle abitazioni esposte.
Il progresso si scorge in ogni dove;
e case con balconi e fiori e tende
ne sono certo le evidenti prove.
SANT‘ORESTE-SCALO
Per l’incremento di popolazione
è accresciuto di case l’abitato
e Sant’Oreste – Scalo è diventato
un centro di lavoro e produzione.
>>>
D’industrie importantissime è dotato.
Vi brilla, infatti, la fabbricazione
di piatti «et similia» ed ha un primato
quella del marmo d’ampia applicazione.
Consorzio agrario, bar e trattoria
vi funzionano molto egregiamente
e vi ferve la vita in armonia.
Ma il luogo manca d’una cosa bella:
la chiesa necessaria alla sua gente,
e certo un giorno verrà pure quella.
IL LOCALE DEGLI SCARPONI
La trattoria con bar degli Scarponi
adesso non c’è più; ai sorattini
solo il bar è rimasto e altri padroni
succedono all’antico Piermarini.
A Porta Valle i nostri cittadini
sostano nel locale in discussioni
sul governo, sul tempo, sui quattrini,
su chi passa, sui furbi e sui minchioni.
D’approdo e di passaggio è un’oasi vera
in questa bella zona frequentata
da gente paesana e forestiera:
il notissimo bar molto richiama
sulla strada magnifica obbligata,
che splende con il suo bel panorama.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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IL BAR DI PEPPINO
Allegro, festosissimo locale
è quello di Peppino Abballe, dove
la gioventù dalle risorse nuove
dà vita al noto splendido viale.
Quivi si sente il lieto, musicale
e canoro congegno che sommuove
con sobrietà e misura più che altrove
il rinnovato spirito nostrale.
Sul terrazzino pianoterra, intanto,
seggono, nel bel tempo, gli avventori
che tra i passeggi vivono l’incanto
della vasta Vallata Tiberina
e godono i climatici tesori
della nostra montagna sorattina,
EVOLUZIONE GENERALE
DI SANT’ORESTE I°
Ricordo il tempo quando era carente
d’acqua il paese e bisognava andare
con la conca o con altro recipiente
a coglierla in campestri fonti rare.
E le donne col cércine marciare
e il peso in testa, scena commovente,
e il frequente degli asini ragliare
e il grugnir dei suini unitamente
al razzolar dei polli per le strade
d’illuvie sparse. Ben ricordo il getto,
e nel ricordo un brivido m’invade,
dalle finestre ognor d’ogni rifiuto
e l’abbandono statico e perfetto
in cui il paese triste era tenuto.
IL BAR D’ERMETE
>>>
Molto vicino a Piazza Mola a vento
v’è il bar che un tempo si chiamò «Da Ermete»
ed è un ritrovo, come voi sapete,
di preferenza e di compiacimento.
Ampio è il locale e pieno di fermento
con l’antistante spazio ove sedete
cinto di balaustrine; ed ore liete
conversando vi passa il cuor contento.
Qui s’ammiran le belle passeggiate
vespertine tra voci d’allegria,
nel tempo delle splendide giornate.
Quivi è il centro del traffico moderno
tra Sant’Oreste e la Flaminia Via
e per le gite sul Soratte eterno.
EVOLUZIONE GENERALE
DI SANT’ORESTE II°
Oggi che l’acqua abbonda in ogni casa
attraverso ben fatti idrici impianti,
l’abitazione è sì d’insieme invasa
da far felici tutti gli abitanti.
Ben pulite le vie che non intasa
se non l’andar di macchine abbondanti.
Ed è già fatta ormai tabula rasa
di cose sconvenienti e sconcertanti.
Tutte le case son rimodernate ed hanno
ciò che serve alla famiglia,
perfino di telefono dotate.
Negozi belli e gente ben vestita!
Si evolve tutto ch’è una meraviglia
questo paese saldo e pien di vita.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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1 A breve raggio dalla capitale,
sorge il Soratte di cui parla Orazio:
aspra montagna solitaria e tale
che rarità invidiabile del Lazio.
Il forestiero che alla vetta sale
Transita in cittadina che lo spazio
sopra rocciosa balza, a gran fatica,
trovò del sole e dell’azzurro amica.
2 Quivi solenne festa, è tradizione
del paese che nome ha Sant’Oreste,
indi ve a maggio, quando la canzone
di primavera bella il mondo investe,
per esaltar di nostra religione
la più splendente immagine celeste,
regina e terna, madre nostra e donna
Ch’ha il dolcissimo nome di Madonna.
3 Incanti, giuochi, musiche e frastuoni,
archi di mirto, vividi colori
d’arazzi e drappi, mobili festoni,
concenti e luci, mortaretti e fiori
son note belle in simili occasioni,
perle dei più mirabili. Folclori.
Ma meraviglia che null’altra ha a fronte
è nella sera l’incendio del monte.
4 D’innumeri falò, virtù paziente
ampia cosparge una rocciosa parte
e tutti accesi simultaneamente
son con agil manovra e tacit’arte,
sì che di vive fiamme tutta ardente
è una zona del monte. Opra di Marte
sembra allo spettatore o una completa
scena d’un regno del divin poeta.
2 Prosodia: canto di processione.
LA FESTA DELLA MADONNA Dl MAGGIO
>>>
5 La sorattina festa a perché richiama
dall’Eterna Città copia di gente
e da ogni parte, che serena brama
tutt’un giorno passare lietamente
all’aria pura e innanzi al panorama,
che qui è sovrano, e la bellezza sente
di quella dolce e semplice poesia
che avvolge sempre il festeggiar Maria.
6 Ecco la notte e qual divino raggio
passa in mezzo alla folla dei devoti
la Madonna bellissima di maggio
sul baldacchino splendido di voti;
passa portando un placido messaggio
di speranza agli affanni ignoti e noti.
E ognuno al suo passare una preghiera
ha nell’animo tacita e sincera:
7 Dolce Madonna, che tra noi radiosa,
passi col Santo Bimbo tra le braccia,
non scordarti di noi, ma di dar posa
ad ogni nostro affanno ti compiaccia.
La tua potenza misericordiosa
dei tristi, buoni d’animo ne faccia,
mentre il cuore commosso a te s’inchina,
celeste ed amatissima Regina.
8 «Viva Maria!» Echeggiano lontano,
per l’aure immense della notte ignote,
come un appello ad ogni cuore umano,
delle campane le festose note.
Ed alle stelle, quasi un inno arcano,
s’innalzano le pròsode devote 2 .
«Viva Maria!» Nell’ombra della sera
recano i venti della primavera.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
23

9 Ecco improvvisi e rapidi nell’aria
i vivi razzi dalla fatua scia.
Scoppiano e nella valle solitaria,
che pur dianzi avvolgeva tenebria,
splende una luce subitanea, varia,
piena di meraviglia e d’armonia.
E’ una pioggia di stelle risplendenti,
sono divini salici piangenti.
10 che s’inseguono in ciel multicolori,
senza più tregua e senza più misura:
squarci di sogni e di sublimi albori,
sfarzo di luci che non molto dura,
ma che per lo splendore dei colori
è tal che ognuno più null’altro cura.
Mitico regno magico, fuggente,
su tanti volti d’estasiata gente.
11 Sul monte, intanto, alimentate e mosse
dall’aere aperto e dal notturno vento,
vivon le fiamme vorticose e rosse
mentre la croce, come un monumento
che dalla notte eretto in alto fosse,
apre le braccia sotto il firmamento
e sembra che a invocar perdono inviti
pei peccati degli uomini, infiniti.
12 Giunge gloriosa la Divina, intanto,
a piè della superba fiaccolata
e, dopo quivi aver sostato alquanto
per la solenne cerimonia usata,
si leva in mezzo al commovente incanto
l’alta benedizione attesa e grata.
Il vertice raggiunge alfin con questa sacra
funzione la grandiosa festa.
>>> 24
13 superbo l’artificio a poco a poco
il massimo splendor raggiunge. I cori,
la banda, i razzi, il turbinio del fuoco
e della folla mobile i clamori
sembrano non trovare ormai più loco
per i tributare a Lei più grandi onori;
a Lei che tutta bella ascolta e vede
va il popolo che segue e che precede.
14 «Viva Maria!» Ritorna a passi lenti
e compie ancora il percorso cammino
col duplice filar dei ceri ardenti,
sul suo splendente ed auro baldacchino,
le torce al vento, i ricchi paramenti
e l’anima del mondo sorattino.
«Viva Maria!» la santa processione
è tutta come un vento di passione.
15 La mite notte incalza e lentamente,
nel suo diverso brulichio di moti,
dirada e scema la festosa gente,
lasciando per la strada i primi vuoti.
Le macchine con palpito fremente
alla base riportano i devoti
e come al mondo ognor tutte le cose
così passano alfin l’ore festose.
16 Le campane non frangono più l’aria;
in ogni casa, in ogni piazza e strada
incomincia a morir la luminaria.
E’ lungi il forestier, la gente rada,
rumorosa non più. Poi solitaria
diviene tutta quanta la contrada.
E, nella tregua delle umane lotte,
tutto tace nel seno della notte.
17 Anche il Soratte millenario, strano
signor pieno d’orgoglio a tutti avverso
gli altri monti che osserva da lontano,
posa nell’ombra della notte immerso.
Sembra un gigante che sul muto piano
dell’agro immenso, placido, riverso
giaccia, sognando il lento, imperituro
fluir del tempo passato e futuro.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente

L’Appennini correveno l’Italia
tutti uniti in un branco,
quanno de punto in bianco,
uno che fa? Se stacca e s’allontana.
«So’ stufo» disse «de restà legato
a la catena: vojo
campà pe conto mio, libbero e solo!»
Era er Soratte. E mica fece male:
d’artezza ce n’ha poca,
de forma nun cià gnente de speciale,
è tutto sbrozzoloso:
si rimaneva insieme a li fratelli
più famosi e più belli,
nun richiamava certo l’attenzione.
Invece s’è piazzato in mezzo all’Agro,
proprio de faccia a Roma (chiamelo fesso!)
e qui se fa apprezzà co poche cose bone:
cià sopra Sant’Oreste,
un ber paesello dove l’aria pura
te rimette in salute;
cià le belle vedute, la poesia
der silenzio e der celo
e sopra sta pianura e ne la valle
der Tevere vicino,
l’invidia che se sprega.
Sto gobbaccio è così, fa simpatia:
ha incantato perfino
li più mejo poeti der passato
e der presente. Orazzio l’ha cantato
tutto bianco de neve;
l’ha ricordato Dante
parlanno der pontefice Sirvestro
e co li versi barberi Carducci
l’ha nominato «grigio testimone di Roma»;
e quell’antro pelato
de Gabhrielle nun j’ha detto «santo»
e pe giunta «apollineo»?
come pe di’ che adesso sta montagna
è der monno cristiano,
ma in tempo assai lontano
ce dominava Apollo. E se racconta
che l’antichi cavalli
3 Mo ce se po annà puro in machina!
ER SORATTE
(in dialetto romanesco)
der sole (gnentemeno!)
che tiraveno er carro dell’Aurora,
la mattina a bonora,
Apollo li fermava sur Soratte
pe daje biada e fino!
Er Soratte co gnente
s’è fatto un nome; apposta tanta gente
lo sceje come posto
de gite e d’escursioni.
Tra rocce e sassi c’è ’na mulattiera
e t’arampichi su pe ‘na mezz’ora 3 .
A un certo punto trovi pe ristoro
er verde de li lecci secolari
e er vento spesso mormora tra loro.
Più in arto: una chiesetta
detta de la Madonna de le Grazzie.
Che pace santa! Che serenità
pe chi se sente de pregà, fratelli!
Poi, sempre tra li sassi,
arrivi a San Sirvestro, un romitaggio
rosicato dar tempo,
e finarmente poi, sopra, la vetta.
Quassù la terra e er cielo cianno
un artro linguaggio.
Er panorama è vario, è sconfinato:
solitario, er Soratte
presenta ‘no spettacolo
ch’è tra le cose rare:
te giri su te stesso e vedi er nonno.
La montagna te pare,
co quele creste in fila,
una nave dell’aria.
E qui la fantasia sale a le stelle,
specie si sei poeta.
Parleno li millenni e l’infinito;
le storie e le memorie,
l’antiche civirtà,
l’antichi imperi e quello ch’è successo
su sto vecchio pianeta
e tutto quello che succederà:
noi sparimo dar monno come gnente
mentre er Soratte, eterno, resta qua.
>>>
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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PROFILO DI PARENTI AMICI E CONOSCENTI
IL DOTT LORETI SERGIO
Del paese è salute un buon dottore
e questa verità mi viene in mente,
pensando a Sergio, medico valente
che ha pure senso d’altruismo e cuore.
Oltre ad essere serio e intelligente,
tiene la sua «condotta» con onore.
Nella diagnosi, poi, sta il suo valore
e quindi nella cura del paziente.
Questo in paese confermare io sento,
ed or come abitante voi potrete
immaginare se ne sia contento.
Non perché ambisca d’essere malato,
ch’anzi levo per ciò corna d’ariete,
ma perché Sant’Oreste è fortunato.
IL DOTT CENCI VINCENZO
In questo mio poetico lavoro
che dedico ben lieto a brava gente,
d’inserire un sonetto anche mi onoro
al dottor Cenci, medico valente.
Ciò deriva, oramai, non solamente
dall’ascoltare dei giudizi il coro,
ma dal mio senso che pur vede e sente
in quest’uomo attivissimo un cuor d’oro.
E la bonarietà, la forma, il tatto
nella sua forte e atletica figura
stanno ad ingentilirlo; e questo è un fatto
onde stimato è per il suo valore
professionale, ch’egli aggiorna e cura,
ma pure perché è un medico signore.
>>>
L’ARCHITETTO PAOLUCC1 AMEDEO
Altra nota figura, che un aspetto
poliedrico presenta per ingegno,
attitudine artistica e contegno,
è certamente il valido architetto
Paolucci Amedeo, giovane degno
d’ammirazione e di profondo affetto
che fra il lavoro, il merito e il rispetto,
della notorietà supera il segno.
E non soltanto nell’architettura,
ch’è la sua prima ed alta professione,
egli brilla, ma pur nella pittura!
Mite, buono e simpatico, compone
cose geniali, onde nella futura storia
di Sant’Oreste ei già si pone.
IL DOTT PALMARINI ENNIO
Cresciuto in Sant’Oreste e qui formato
con la sua eletta e ben dotata mente,
volitivo, studioso e intelligente,
oltre il previsto nella vita è andato,
Oggi è accolto supremo dirigente
in ente generale dello Stato,
tenuto in pregio altissimo e lodato
per doti umane e professionalmente.
Onore a lui dal sorattino mondo
dov’è vissuto e fu seguito sempre
con molta stima e benvoler profondo.
Ed io che lo ricordo con affetto,
ammirando d’onor simili tempre,
porgo in plauso eccelso il mio sonetto.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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LA PROF.SSA MARIANGELA
PAOLUCCI MALATESTA
Una moderna e indomita insegnante,
che rivolge alla scuola ogni ansia e cura
e della scuola spesso oltre le mura
reca l’iniziativa entusiasmante.
Vi ricordo I ‘omerica avventura
del Cavallo di Troia e la vibrante
rievocazione, nel paese astante,
della troiana fine amara e dura.
Poi la piscina estiva ed altre nuove
trovate all’esultante fanciullezza
che meglio studia, palpita e si muove.
Esperta e seria nell’insegnamento,
sa condursi con senno e spigliatezza,
per l’alto scopo e il suo raggiungimento.
LALLO FOSCHI
La Musa mi ricorda vivamente
anche il profilo d’un santorestese
che, bene oprando, molto a cuore prese,
quand’era presso importantissimo ente
di previdenza, le questioni tese
dei suoi concittadini e fu imponente
l’onesto aiuto suo con cuore e mente
prestato ai pensionati del paese.
D’indole buono, generoso e aperto,
sindaco è stato un tempo a Sant’Oreste,
per merito apprezzato in lui scoperto.
Con gli anni sulle spalle e il capo bianco,
ha visto tante cose e liete e meste
che agli uomini la vita pone a fianco.
Poscia malato e stanco,
se n’è volato in Ciel serenamente
e quasi senza accorgersi di niente.
>>> 27
IL MAESTRO FRANCESCO ZOZI
Giovane, modernissimo maestro,
si dedica alla vita culturale,
e ricercando in campo comunale
con tanta iniziativa e tanto d’estro,
tenta di ritrovare nel fondale
storico antico, sin da San Silvestro,
molti elementi, con intuito destro,
che porta in luce in epoca attuale.
Saggio e pacato promotore in queste
belle cose, attraverso la Pro Loco,
egli onora altamente Sant’Oreste.
E mi piace pensar che poco a poco
susciti sempre nelle menti dèste
del suo paese, questo sacro fuoco.
AUGUSTO PLACIDI
Fra lazzi e motti e frizzi dialettali,
con una vena ricca e spiritosa,
egli cobra la sua fresca prosa
che fa ridere i miseri mortali.
Alla lettura dei suoi scritti, tali
che intelligenza svelano operosa,
in lui si scorge un’altra bella cosa:
della comicità le vie morali.
Quella del riso è una difficil’arte
e di «Soratte nostro» io ben rammento
che, percorrendo le svariate carte,
sentivo impulso al ridere genuino
sui racconti di questo bel talento
degno di più onorevole destino.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente

I RICCIONI
La famiglia più ricca e più potente
di SantOreste è quella dei Riccioni.
Tra le sponde del Tebro e l’eminente
Soratte, n’è di tali proporzioni
la proprietà terriera, che la gente
non l’abbraccia con l’occhio; e produzioni
enormi, incalcolate certamente,
rendono loro le seminagioni.
Ma è una famiglia amante del lavoro:
con propri meccanismi e proprie braccia,
dalla terra ricavano il tesoro
che li fa ricchi e che li innalza molto.
Essi all’invidia, poi, ridono in faccia
e guardano felici almo il raccolto.
IL MAESTRO LEO LEON
Da ben nota famiglia al mondo accolto,
è saldo in ogni suo nobile intento.
Nel vasto Campo dell’insegnamento,
in Sant’Oreste e fuor, stimato è molto.
Intelligente, dignitoso e colto,
ha serietà nel suo comportamento
e tiene in vista in ogni proprio evento
costantemente dell‘onore il volto.
Chiamato ai rischi dell’infausta
guerra compì quale ufficiale il suo dovere,
e incerta vita, su straniera terra,
aspra condusse. Ma gioioso un giorno
egli, compreso tra le salve schiere,
fu accolto dal Soratte al suo ritorno.
4 Si è ritirata al suo paese in Brianza.
IL DOTT ORESTE MALATESTA
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Questo nuovo dottor giurisprudenze
reca in famiglia non comune onore,
non solamente perché è già dottore,
ma perché è accolto in un altissimo ente
dello Stato supremo controllore.
Quivi il vedremo come un esponente
da far parlar di sé lodevolmente:
avvenire che gli auguro di cuore.
Il giovane studioso anche è dotato
di bontà santa e musicale essenza,
onde in paese e fuori egli è apprezzato.
E in questa società corrotta e strana,
fra religione, arte ed esperienza,
è un buon esempio di figura umana.
LA SIGNORINA ROSA PROSERPIO 4
Una indimenticabile figura
passò quasi meteora in paese.
Simpatica persona onesta e pura,
che per vari anni a Sant’Oreste rese
servizi degni, artistici e con cura,
nonostante che lei fosse alle prese
con una infermità piuttosto dura,
avendo le pupille oscure e lese.
D’armonium delicata suonatrice
e d’organo altresì, dolcezza estrema
creava nella gente ascoltatrice.
Organizzava curi. Religiosa,
poetessa altruista in ogni tema
era per grazia simile alla rosa.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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VIRGILIO ALESSANDRINI
Spirito lieto e grande sognatore,
poeta e dicitor di poesia,
anche velato di malinconia,
non disdegnava i pranzi e il buon umore.
Bizzarro e strano, nella sua allegria
mostrava molto sentimento e cuore.
Non facile a comprendersi, ma onore
faceva sempre la sua compagnia.
Di lumache e di funghi intenditore,
soddisfaceva questa sua mania
nelle campagne trascorrendo l’ore.
Conosceva dell’anima ogni via,
provò la noia, il pianto ed il dolore
e salì al Cielo con saggezza pia.
INSEGNANTE GIUSEPPE ZOZI
E’ serio, è mite, è un ottimo insegnante
in sé stesso raccolto cd appartato,
forse perché modesto, fra le tante
figure dalle quali è circondato.
Ma ciò che in lui s’ammira è la costante
rettitudine ed anche l’educato
contegno, ond’egli appare sovrastante
color che l’hanno e che non l’hanno grato.
Segue la strada sua con cuor sicuro,
per cui l’ammirazione rispettosa
non può mancare a un uomo onesto e puro.
Degli insegnanti emerito decano,
un sonetto gli dedico che osa
dare risalto al suo profilo umano.
L’INGEGNERE ELETTRONICO
STEFANO MALATESTA
Nel vasto campo della conoscenza,
questa splendida laurea importante
di Malatesta brilla fra le tante,
perché fa parte di moderna scienza.
E lo studio seguito con costante
intelligente volontà e coscienza,
soddisfazione veramente senza
precedenti gli rende altisonante.
Io plaudo a questo giovane ingegnere
perché ha saputo farsi tanto onore;
e vo’ sperar che queste perle vere
accresceranno il lustro del paese
e gli daranno sempre più splendore
nelle future sue maggiori ascese.
INNOCENZO MORONI FIORI
Fisico che si presta all’eleganza.
Gioviale di carattere e spedito,
molto all’iniziative incline e ardito,
onde talvolta ne pagò l’oltranza.
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Durante il tempo in cui v’era mancanza
di libertà nel paese avvilito,
egli fu «podestà», perciò insignito
di potere, che usò con temperanza.
Coraggioso, simpatico e tenace,
al popolo rivolse affetto e cure
delle quali nessuno era capace.
Vi ricordo la visita in paese
del Re d’Italia e vi ricordo pure
che a Roma Eterna Sant’Oreste rese.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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IL GEOMETRA FILIPPO LEONI
Del mondo sorattino altra figura
che fra le tante il mio spirito vede,
per origine, censo e dirittura,
è Filippo Leoni, il buon erede
di famiglia tranquilla per natura.
Amante del lavoro, egli procede
con logica, con senno e con bravura
in ogni campo ove il buon senso accede
Impiego, studio, caccia, agricoltura:
dappertutto lui trova la sua sede
e non trema davanti a una sventura.
Generoso e simpatico, non lede
l’altrui interesse, ma con man sicura
piega gli eventi e disinvolto incede,
I LEONI
Non trattasi di belve, state buoni!
Ma di brava famiglia non ignota
che risponde al cognome di Leoni,
benestante, benevola e devota.
Filippo, Elvira ..., poi seguiti a ruota
dalle germane, senza esibizioni,
ché non servono tante informazioni:
la loro bontà d’animo è ben nota.
Noti son pure la beltà serena
di tutti i componenti e il grande amore
che portano al lavoro, nella piena
volontà di progresso. Io li presento
in questo impegno, con in mano il cuore
e con molto sincero apprezzamento.
IL MAESTRO GIOVANNI
MORONI FIORI
Un uomo forte assai fisicamente,
sì che molto stupisce il perché sia
scomparso dalla vita come niente,
per breve e subitanea malattia.
>>>
Un maestro sereno e intelligente,
che univa alla sua nota valentia
nell’insegnare a scuola, un sorprendente
poter di suggestione e d’energia.
Sobrio, serio, pacato, amministrava
i suoi beni con freno e con saggezza
e, sempre ben deciso, non mollava
in alcuna questione. Una figura
considerata di cospicua altezza,
il cui ricordo ancora in tutti dura.
INSEGNANTE SILOCCHI MARIA
IN USAI
La donna che ha vissuto sempre accanto
al mio cuore felice, m’ha lasciato,
perché chiamata in Cielo; e amaro pianto
costa al mio ciglio e all’animo straziato
questa sua dipartita: ell’era il canto
del viver mio, il tutto insuperato:
amor, conforto e sprone onesto e santo,
che io certo non ho demeritato.
Questo lavoro, nato dall’amore
e dalla più sentita poesia
del nativo Soratte, il suo gran cuore
dell’arte amante e la sua fantasia
semplice e bella, accolga per onore
e viva in esso anche Mariella mia.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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UN SONETTO PER ME
Io mi sento di facile rimorso
e questa è la ragione onde son tale
che in tutto di mia vita il lungo corso,
non ho fatto ad alcuno ombra di male.
E se persona fu, verso la quale
ribellarmi dovea, sempre ricorso
feci di Gesù prima alla morale;
ed evitai della vendetta il morso.
Io posso, come a volte a tutti accade,
cader senza volerlo nell’errore,
per cui vergogna subito m’invade.
Ma se compier dovessi un atto indegno
scientemente a taluno, allor Signore,
colpiscimi nel cuor, senza ritegno.
BIOGRAFIA DI LUIGI USAI
Luigi Usai, già noto ai santorestesi quale poeta, è nato a Paliano nel 1889.
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E’ stato ufficiale dell’aeronautica. Nel 1924 rinunciò alla carriera di pilota aviatore
per amore della donna, che ha poi sposato, figlia del preclaro maestro Luigi Sbloc-
chi, perché lei gli condizionò il matrimonio all’abbandono della vita rischiosa del
volo. Continuò, così, nel personale civile la sua carriere in Aeronautica.
Ha scritto moltissime poesie in romanesco e in italiano e, tranne due volumetti
pubblicati in romanesco, la sua produzione è rimasta inedita per suo stesso desiderio.
Luigi Usai è morto il 22 settembre 1982.
Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Presentazione del Centro studi Soratte
Premessa
Recensione del poeta romano Mario dell’Arco
IL SORATTE E LA SUA GENTE
Saluto al Soratte
Sant’Oreste
I Santorestesi
La collegiata di San Lorenzo
Alba sul Soratte
INDICE
Collegiata di San Lorenzo Martire (Disegno dell’arch. Amedeo Paolucci)
Prima ed ora
T’aspetta il Soratte
La fanciulla della roccia (fantasia)
Grigio Soratte
La chiesa di San Biagio
Porta Valle
La piazza
Via Luigi Silocchi
Porta Valle e Collegiata di San Lorenzo (Disegni dell’Arch. Amedeo Paolucci)
La croce di Bosso
Basilica di San Silvestro
Romitaggio di Santa Lucia
Romitorio di Santa Romana
Santuario della Madonna delle Grazie
Convento sulla montagna
I “Meri”
E’ tutta roba nostra
Una grotta meravigliosa (I°)
Una grotta meravigliosa (II°)
Parco delle rimembranze
Santa Maria Hospitalis
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Pag. 1
Pag. 2
Pag. 3
Pag. 4
Pag. 5
Pag. 6
Pag. 7
Pag. 8
Pag. 9
Pag. 10
Pag. 11
Pag. 12

San Nonnoso
Vicino alle gallerie
L’industria delle corna
Lo Spiazzo
Alla Cappelletta (d’estate)
Alla Cappelletta (d’inverno)
Vecchietti al sole
La vallata del Tevere
Vecchietti al sole e Palazzo del Marchese Canali (Disegni dell’Arch. Amedeo Paolucci)
Palazzo del Marchese Canali
Il Maestro Ricci e la banda musicale
Il maestro Luigi Sblocchi
Don Mariano De Carolis
Monsignor Germinio Abballe
Il colonnello Moroni Orazio
L’avvocato Giancarlo Bastari
Il dottor Cappelli
Sora Marcella
Noè
Evoluzione culturale
I fanciulli
Albergo – ristorante “Soratte”
Le inutili gallerie
Porta a dentro
Porta costa
La muraglia delle scuole
La stazione ferroviaria
La cava di pietre
Cerqueto
Un grande deposito
Sant’Oreste scalo
Bivio per Civitella San Paolo
Il locale degli scarponi
Il bar di Peppino
Il bar d’Ermete
Evoluzione generale di Sant’Oreste (I°)
Evoluzione generale di Sant’Oreste (II°)
La festa della Madonna di Maggio
Er Soratte (in dialetto romanesco)
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Pag. 16
Pag. 17
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Pag. 19
Pag. 20
Pag. 21
Pag. 22
Pag. 23
Pag. 25

PROFILO DI PARENTI AMICI E CONOSCENTI
Il dott Sergio Loreti
L’architetto Paolucci Amedeo
Il dott Cenci Vincenzo
Il dott. Palmarini Ennio
La Prof.ssa Mariangela Paolucci Malatesta
Il maestro Francesco Zozi
Lallo Foschi
Augusto Placidi
I Riccioni
Il dott Oreste Malatesta
Il maestro Leo Leoni
La signorina Rosa Proserpio
Virgilio Alessandrini
L’ingegnere elettronico Stefano Malatesta
Insegnante Giuseppe Zozi
Innocenzo Moroni Fiori
Il geometra Filippo Leoni
Il maestro Giovanni Moroni Fiori
I Leoni
Insegnate Sblocchi Maria in Usai
Un sonetto per me
Biografia di Luigi Usai
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Luigi Usai - Il Soratte e la sua gente
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Pag. 26
Pag. 27
Pag. 28
Pag. 29
Pag. 30
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