1 Viale Europa... E' una vergogna! - Centro Studi Soratte
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Redazione a cura del <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Soratte</strong> - Direttore responsabile: Francesco Zozi –e-mail: zozifra@hotmail.com<br />
DISTRIBUZIONE GRATUITA – www.centrostudisoratte.com<br />
N. 115 – NOVEMBRE BIS 2011<br />
<strong>Viale</strong> <strong>Europa</strong>... E’ <strong>una</strong> <strong>vergogna</strong>!<br />
- Le sale espositive di Palazzo Caccia Canali ospitano<br />
“La montagna sacra nell’Arte”, rassegna di riproduzioni<br />
pittoriche raffiguranti il <strong>Soratte</strong> ed <strong>una</strong> esposizione<br />
su “Costantino I Magno”. Inoltre fino al 15 Novembre<br />
sarà anche la rassegna internazionale di Mail Art.<br />
- Domenica 22 Novembre sarà presentato il libro<br />
“Mangascienza” di Fabio Bartoli. L’iniziativa è promossa<br />
dall’Assessorato alla Cultura, L’isola che c’è,<br />
Avventura <strong>Soratte</strong> e Tunué Edizioni.<br />
Graffiti extra-metropolitani<br />
Meno guardie più servizi...<br />
Quanto ci costano le telecamere?<br />
A quando un rendiconto<br />
del servizio di videosorveglianza?<br />
Non è previsto?<br />
Documentiamo <strong>una</strong> discarica<br />
in <strong>Viale</strong> <strong>Europa</strong>...Chi vigila?<br />
Ho fatto un sogno... Il centro storico era chiuso alle<br />
macchine, ai motorini, alle api... e i bambini giocavano<br />
e c'era anche Martina, mia nipotina, che correva per i<br />
vicoli e non voleva più tornare a Milano e poi c'era <strong>una</strong><br />
gran ressa, proprio tanta gente che voleva andare a<br />
Teatro e si accalcava nella piazza... Il Teatro era aperto<br />
365 giorni all'anno, e apriva alla mattina e chiudeva<br />
a notte fonda e c'era sempre qualcosa da vedere, da<br />
fare... Il lunedì c'era il film e poi la gente si fermava e<br />
voleva discutere e non voleva più andare a dormire e<br />
bisognava sbatterla fuori... e poi c'erano tanti spettacoli...<br />
e poi c'erano i ragazzi che volevano imparare il<br />
teatro, fare "la bottega", fare la gavetta... E tutta la<br />
gente era partecipe e non guardava più la televisione e<br />
non si collegava più a niente e si incontrava nei bar e<br />
discuteva dell'ultimo spettacolo visto, a volte anche<br />
litigava, e poi c'era gente che veniva da fuori, ma entrava<br />
a piedi in paese per andare a Teatro ed era contenta<br />
di camminare... e poi... mi sono svegliato.<br />
massimo mirani<br />
Notiziario (1)<br />
- Sabato 22 Ottobre è stata “scoperta” <strong>una</strong><br />
targa in omaggio a Tullio Abballe voluta<br />
dagli “amici santorestesi” in Piazza Vittorio<br />
Emanuele. Presenti Maria, la sorella e Tullia, la nipote<br />
che ha letto un saluto scritto da parte di Annarita, la<br />
moglie.<br />
Aderiamo alla protesta del<br />
Comitato Roma Nord contro<br />
la discarica individuata a<br />
Riano.<br />
Allaccio abusivo in Via Umberto<br />
I°... Bene! Il paese ringrazia e <strong>Soratte</strong><br />
Nostro vi fa vedere...<br />
Quanto ci costa Porta Costa? Il Comune ha speso<br />
ancora soldi (51.000 Euro) per la strada di Porta Costa.<br />
Saranno gli ultimi?<br />
Alcuni lettori denunciano lo<br />
stato di abbandono del cimitero...<br />
Ci sollecitano di parlare dei cani. Ricordiamo, negli<br />
anni 60 le battaglie fatte con <strong>Soratte</strong> Nostro. Siamo<br />
alle solite... e sono passati 50 anni!<br />
Da “Impegno Comune” <strong>una</strong> decisiva distanza da chi<br />
in amministrazione vuole dare seguito ad altri lavori di<br />
completamento del teatro com<strong>una</strong>le. Secondo<br />
l’associazione altre sono le priorità che<br />
l’amministrazione pubblica deve affrontare, e ne fa<br />
l’elenco. Dopo questa filippica il consigliere di Impegno<br />
Comune continua a stare in Maggioranza?<br />
Di seguito gli interventi elencati da “Impegno Comune”<br />
che si possono realizzare in economia con i<br />
soldi destinati al completamento del Teatro (circa<br />
26mila Euro): Destinazione a parcheggio di almeno<br />
<strong>una</strong> delle aree verdi in zona 167 adiacente <strong>Viale</strong> Noce-<br />
1
to nei pressi asilo nido/scuola dell’infanzia; Istallazione<br />
di un elevatore che colleghi il parcheggio in zona mercato<br />
con <strong>Viale</strong> del Vignola; Miglioramento della fruibilità<br />
del parcheggio e mercato; Acquisto di un motocarro<br />
per le esigenze del servizio Tecnico manutentivo e<br />
di nettezza urbana; Sistemazione delle strade com<strong>una</strong>li<br />
dissestate (Via san Silvestro, Porta La Dentro,<br />
Murella ecc.); Apertura di un accesso pedonale al<br />
parco giochi pubblico ed al monumento ai caduti, con<br />
rampa per l’abbattimento delle barriere architettoniche<br />
all’inizio di <strong>Viale</strong> <strong>Europa</strong>; Sistemazione di un locale<br />
idoneo destinato a spogliatoio per il personale della<br />
squadra tecnico manutentiva e di nettezza urbana con<br />
bonifica dei locali ex “Mazzatora”; Parziale sistemazione<br />
dell’area verde presso la zona 167, attualmente<br />
abbandonata; Sistemazione area pubblica Circonvallazione<br />
Cerqueto, ove si è verificato il crollo di un muro<br />
di contenimento, utilizzata da alcuni cittadini come luogo<br />
di scarico di materiale di risulta.<br />
QUANTO VALE L’OLIO DEL SORATTE?<br />
di Oreste Malatesta<br />
“Ti mando i valori dell’olio analizzato. I<br />
valori sono ottimi ed anche il profumo è<br />
eccellente: tenendo conto che è un olio dello scorso<br />
anno, è ottimo”.<br />
Fattori di qualità<br />
Valori<br />
presenti<br />
Limiti CEE<br />
Cere 81,8 mg/Kg Inferiore a 250 mg/Kg<br />
Digliceridi 59,7 % Non previsto<br />
Acidità (Acido Oleico) 0,28 % Inferiore a 0,8 %<br />
Numero Perossidi 11,8 Massimo 20<br />
Alkilesteri 15,2 mg/Kg Massimo 75 mg/Kg<br />
U.V. 270 0,14 Massimo 0,22<br />
Questo è l’esito dell’analisi di un campione di olio, prodotto<br />
dalla spremitura delle olive raccolte nel novembre<br />
2010 a Monte Tartore, ove la mia famiglia, da molte<br />
generazioni, coltiva un uliveto. L’esame è stato effettuato<br />
il 10 ottobre 2011, dal dott. Carlo Mariani, ricercatore<br />
della Stazione Sperimentale per le Industrie<br />
degli Oli e dei Grassi di Milano, il quale è anche<br />
l’autore della valutazione sopra riportata. Ho voluto<br />
farlo analizzare, per eliminare ogni ombra di dubbio<br />
sulla qualità dell’olio del <strong>Soratte</strong>, che alcuni amici milanesi<br />
hanno manifestato: essi ritenevano che il nostro<br />
olio dovesse essere scadente per il solo fatto che,<br />
quest’anno, è stato venduto a 7 €uro al litro. La cosa è<br />
andata così. Quest’estate due amici hanno acquistato<br />
olio extravergine di oliva, uno in Liguria, l’altro in Toscana,<br />
ad un prezzo di vero favore: € 14 al litro. Io ho<br />
suggerito loro di venire a Sant’Oreste perché, con 14<br />
€uro, avrebbero acquistato due litri di olio, migliore sia<br />
di quello ligure che di quello toscano. Ed ho fatto presente<br />
che i medici dell’ospedale Bambin Gesù di Roma,<br />
ancora oggi, consigliano ai genitori dei fanciulli<br />
malati di usare l’olio del <strong>Soratte</strong>, per la sua bassa acidità<br />
e per le sue qualità terapeutiche. Tuttavia essi sono<br />
rimasti nel dubbio e, per fare un confronto, mi hanno<br />
pregato di portare loro un po’ di olio del <strong>Soratte</strong>. Io<br />
ho capito le loro perplessità, perché l’olio di oliva non<br />
fa parte della cultura culinaria milanese, che usa prevalentemente<br />
il burro. Inoltre, l’olio di oliva a Milano è<br />
venduto a prezzi stratosferici: nella Rinascente di<br />
Piazza Duomo le eleganti confezioni da mezzo litro di<br />
olio pugliese sono vendute ad € 27 l’<strong>una</strong>, vale a dire a<br />
54 €uro al litro. Ecco spiegato perché i miei amici milanesi<br />
hanno pensato che un olio, venduto ad appena 7<br />
€uro al litro, fosse scadente e perché hanno considerato<br />
un affare pagare l’olio toscano o ligure 14 €uro al<br />
litro. Ho accettato la sfida ed ho portato loro l’olio richiesto.<br />
Pochi giorni fa, uno dei due amici mi ha pregato<br />
di acquistare ancora un po’ dell’olio del <strong>Soratte</strong>. Me<br />
l’ha chiesto, non perché sia riuscito a capire la differenza<br />
tra il nostro olio e quello della Liguria. Me l’ha<br />
chiesto perché il suo suocero (abruzzese), senza fare<br />
analisi di laboratorio ma solo assaggiandolo, gli ha<br />
confermato che non c’è paragone tra la qualità dell’olio<br />
del <strong>Soratte</strong> e quella dell’olio ligure. Da buon milanese,<br />
l’amico ha fatto il rapporto tra qualità e prezzo e … ha<br />
ordinato altro olio del <strong>Soratte</strong>. Anche l’altro amico<br />
(quello che ha acquistato l’olio in Toscana) mi ha chiesto<br />
di portargli nuovamente l’olio del <strong>Soratte</strong> e mi ha<br />
posto questa domanda: “Perché un olio così eccellente<br />
non è presente sul mercato di Milano, ove dominano<br />
gli oli pugliesi, liguri e toscani?”. Rigiro la domanda ai<br />
produttori dell’olio del <strong>Soratte</strong>, perché io non ho saputo<br />
rispondere.<br />
LA VERGINITÀ … DELL’OLIO<br />
(Tratto dal libro Appuntamento con Mosca, di Giovanni<br />
Mosca, edito da Rizzoli nel 1982)<br />
Vergine è <strong>una</strong> parola a cui non si crede più. In tutti i<br />
campi, anche in quello dell’olio, il quale come si sa, per<br />
essere buono, deve essere olio di oliva.<br />
Ma l’olio di oliva, come è riconosciuto dalla legge<br />
(1407 del 13 novembre 1960 n.r.) non è necessariamente<br />
olio di oliva: può essere fatto con qualsiasi cosa.<br />
Peggio per chi lo compra!<br />
L’olio di oliva è veramente fatto con l’oliva, solo quando<br />
sull’etichetta vedete scritto Vergine. Ma c’è verginità<br />
e verginità!<br />
Dell’olio semplicemente vergine è buona norma dubitare.<br />
Migliore è l’olio fino vergine d’oliva. Anche questo<br />
olio può, per legge, non essere veramente vergine.<br />
Fidatevi solo dell’olio fino extravergine d’oliva. Ma fidatevi<br />
fino ad un certo punto, perché, se è vergine, dovete<br />
comprare l’olio extravergine e, allora, forse (a meno<br />
che non sia in preparazione un olio super extra vergine)<br />
potete usarlo senza diffidenza.<br />
RUBRICA RELIGIOSA: LA CARICATURA DEI<br />
SANTI<br />
A cura di Oreste Malatesta<br />
“Cari amici, ripetutamente l’immagine dei<br />
santi è stata sottoposta a caricatura e presentata in<br />
modo distorto, come se essere santi significasse essere<br />
fuori dalla realtà, ingenui e senza gioia. Non di rado<br />
si pensa che un santo sia soltanto colui che compie<br />
azioni ascetiche e morali di altissimo livello e che, perciò,<br />
certamente si può venerare, ma mai imitare nella<br />
propria vita. Quanto è errata e scoraggiante questa<br />
opinione! Il santo è un uomo o <strong>una</strong> donna che hanno<br />
<strong>una</strong> vita normale. La santità è per tutti. Cristo non esige<br />
azioni straordinarie, ma vuole che la sua luce<br />
splenda in voi. Non vi chiama perché siete buoni e perfetti,<br />
ma perché Egli è buono e vuole rendervi suoi a-<br />
mici … Voi siete cristiani – non perché realizzate cose<br />
particolari e straordinarie – bensì perché Egli, Cristo, è<br />
la vostra, nostra vita …”<br />
Papa Benedetto XVI, dal discorso ai giovani tedeschi:<br />
Friburgo, 24 settembre 2011
Diario di un libraio di campagna<br />
Non è mai troppo tardi?<br />
di Claudio di Giorgio<br />
”La capacità di difendersi di <strong>una</strong> persona è direttamente<br />
legata al numero di parole che conosce.” Antonio<br />
Gramsci<br />
Prendo spunto dall'ultima “lettera aperta ai cittadini di<br />
Sant'Oreste” (che ho condiviso e firmato), ma il discorso<br />
vale per tutti gli scritti pubblici (politici e non) apparsi<br />
in paese negli ultimi 5 anni: è mai possibile che non ce<br />
ne sia uno senza errori grammaticali o di ortografia?<br />
Non si salva nessuno, di destra, centro, sinistra, alto,<br />
basso, estremo o moderato, neanche questo giornale<br />
(nel numero 113 ci si lamentava, in prima pagina,<br />
dell'assenza delle barriere architettoniche...)! <strong>E'</strong> mai<br />
possibile che, per capire il senso dei discorsi, si debbano<br />
fare degli esercizi di ginnastica mentale incredibili?<br />
Nessuno che sappia usare la punteggiatura, per<br />
non parlare della difficoltà con i congiuntivi, con i verbi<br />
ausiliari, con le congiunzioni e con le preposizioni. Ma<br />
la cosa peggiore, se può esserci <strong>una</strong> cosa peggiore di<br />
questa nel 2011, è la costruzione impossibile delle frasi,<br />
spesso senza capo né coda! Ma qualcuno si è mai<br />
preso la briga di rileggere ad alta voce ciò che scrive?<br />
Nascono continuamente iniziative e gruppi su internet<br />
per “salvare la cultura”, ma qui bisogna riscoprire l'istruzione!<br />
Un popolo che non è in grado di comunicare<br />
il proprio pensiero, come potrà capire il pensiero altrui?<br />
Come può esserci uno scambio proficuo di conoscenze<br />
se non si è in grado di comprendere? Come possiamo<br />
pretendere che la classe dirigente abbia la capacità<br />
di trovare soluzioni nuove e/o alternative a problemi<br />
vecchi e nuovi se non è in grado di informarsi, di<br />
documentarsi? Come possono guidarci verso un futuro<br />
migliore, se non hanno nemmeno gli strumenti per studiare<br />
il passato e capire il presente? Figuriamoci usare<br />
il computer o internet, gli strumenti informativi principali<br />
di questa era e della prossima...<br />
Emblematiche, al riguardo dell'inadeguatezza di questa<br />
classe politica, sono le due lettere aperte scritte dal<br />
nostro sindaco. Non voglio soffermarmi su quella rivolta<br />
a me, perché non amo “vincere facile” e potrei sembrare<br />
di parte, ma parliamo di quella indirizzata nientemeno<br />
che al Presidente della Repubblica Italiana<br />
Giorgio Napolitano e firmata dagli ultimi 5 sindaci di<br />
Sant'Oreste (!): è possibile che, prima di inviarla, non<br />
sia stato possibile farla leggere ad un ragazzino di terza<br />
media per correggere gli errori? Ma che figura ci<br />
facciamo tutti? Ma, soprattutto, come faranno gli insegnanti<br />
a convincere i ragazzi a studiare, se l'esempio<br />
che hanno è questo?<br />
-“Mario, devi studiare per il tuo bene, per il tuo futuro!”<br />
- “E che me ne importa di studiare, tanto farò il sindaco<br />
o il politico! Male che va, lavorerò in televisione...”<br />
E noi, poveri illusi, che ancora ci battiamo per la raccolta<br />
differenziata, per l'energia pulita, per l'abolizione<br />
del signoraggio bancario, per la sovranità monetaria,<br />
per la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale<br />
e della biodiversità, per l'accesso libero e gratuito ad<br />
internet, ci troviamo a rimbalzare contro il muro di<br />
gomma dell'analfabetismo di ritorno. Già, di ritorno,<br />
perché è tutta gente che ha disimparato a leggere e a<br />
scrivere perché, finita la scuola, non lo ha mai più fatto!<br />
Povero maestro Manzi, si starà girando e rigirando<br />
nella tomba! Dopo <strong>una</strong> vita spesa ad insegnare l'italiano<br />
a generazioni di italiani che non avevano avuto accesso<br />
all'alfabetizzazione, oggi, nel 2011, dopo 65 anni<br />
di istruzione obbligatoria per tutti, ci troviamo in <strong>una</strong><br />
situazione a dir poco disperata! E ingiustificata...<br />
Locuzione latina. Manus manum lavat (Una<br />
mano lava l'altra) - Seneca<br />
Pubblichiamo la lettera aperta al<br />
Sindaco di Sant’Oreste pervenuta in<br />
Redazione dal Comitato che si definisce<br />
“Cittadini di Serie B”<br />
Gli anni passano, ma nel nostro territorio, vergognosamente,<br />
si parla sempre delle stesse cose. Gli anni<br />
passano e vergognosamente i diritti di ciascun cittadino<br />
vengono sempre messi da parte, accantonati, nonostante<br />
le promesse di chi non ha saputo svolgere il<br />
proprio dovere. Ed è proprio così, Sig. Sindaco, quali<br />
diritti per le tasse che noi paghiamo? E soprattutto<br />
quali doveri vengono garantiti da chi amministra? Chi<br />
le scrive è il comitato spontaneo “Cittadini di serie B” di<br />
via circonvallazione Cerqueto e più precisamente quelli<br />
che le opere le hanno pagate profumatamente già da<br />
trenta anni. Oramai da molti anni chiediamo che i nostri<br />
diritti vengano garantiti da parte di chi ha l’obbligo<br />
di doverli assicurare; in questo caso da parte<br />
dell’Amministrazione Com<strong>una</strong>le che Lei sig. Sindaco<br />
ha l’onere di dirigere e soprattutto controllare. Non è<br />
più possibile tollerare la presa in giro da parte<br />
dell’Amministrazione che, con le continue promesse<br />
avanzate di tanto in tanto da <strong>una</strong> stanza ad un’altra del<br />
Palazzo (in tutte le sue componenti) a fronte di <strong>una</strong><br />
problematica che tutti i giorni mette assai a rischio<br />
l’incolumità dei cittadini residenti e non, continua, con<br />
<strong>una</strong> scusa o con un’altra, a prendere tempo senza mai<br />
affrontare e risolvere le reali difficoltà con cui quotidianamente<br />
ci confrontiamo. Ci riferiamo alla mancanza<br />
delle opere di urbanizzazione primaria, quali strada<br />
asfaltata, marciapiedi e impianti di illuminazione; opere<br />
fondamentali per garantire un minimo di sicurezza a<br />
quanti tra l’altro hanno<br />
investito, con immensi<br />
sacrifici economici e<br />
fisici, per la realizzazione<br />
di un immobile<br />
che prospetta purtroppo<br />
ad uno scenario<br />
deplorevole e non più<br />
sostenibile. I cancelli<br />
delle nostre abitazioni aprono su fango durante le<br />
piogge e su polvere e detriti durante i periodi asciutti.<br />
Quanti di noi hanno bambini piccoli, non sono in condizione<br />
di poter spingere il passeggino per la via. Le nostre<br />
abitazioni e soprattutto i nostri polmoni sono pieni<br />
di polvere prodotta dal transito delle automobili e dal<br />
vento. Durante tutti questi anni siamo stati costretti, pur<br />
di poter arrivare con le automobili davanti alle nostre<br />
abitazioni e di limitare i danni alle stesse, a tassare<br />
autonomamente le nostre tasche sostituendoci a un<br />
dovere che invece spettava solamente<br />
all’amministrazione com<strong>una</strong>le se solo avesse fatto a-<br />
dempiere agli obblighi previsti nelle convenzioni che<br />
negli anni si sono, invece, sempre rinnovate. Caro sin-<br />
3
daco adesso basta con le chiacchiere continue e prive<br />
di verità che ci avete fatto credere, e con le inutili promesse<br />
con cui ci avete ingannato durante tutti questi<br />
anni, è tempo oramai che chi si deve assumere le proprie<br />
responsabilità lo faccia. Saremo costretti, per difendere<br />
i nostri diritti a rivolgerci di nuovo ad un legale<br />
mettendoci contro le persone che ci abitano di fronte.<br />
È <strong>una</strong> situazione veramente incresciosa e ridicola che<br />
non fa onore, nella maniera più assoluta, a chi dice di<br />
essere l’amministratore del popolo santorestese.<br />
Sant’Oreste lì 21/10/11 – Il Comitato cittadini di serie B<br />
Regolamento di Polizia Urbana del Comune<br />
di Sant’Oreste. Art. 9. Scarico di rottami e<br />
detriti. E’ vietato scaricare rottami e detriti di<br />
qualsiasi specie se non nei luoghi preposti. Qualsiasi<br />
trasporto attraverso le vie della città di materiali provenienti<br />
da demolizioni o da scavi di qualsiasi genere dovrà<br />
essere eseguito con veicoli atti ad evitare spandimenti<br />
o polverio.<br />
Toponimi. Pareti. A Sant’Oreste anche Paretozzi.<br />
Il toponimo serve ad individuare i resti in<br />
muratura che le passate civiltà hanno lasciato<br />
nel territorio e che sono stati riutilizzati per vari usi, soprattutto<br />
per il ricovero di uomini ed animali. In testi medievali<br />
è frequente la forma ‘parietinae’: nel Chronicon<br />
si dice che la matrona Galla, figlia di Simmaco “a fundamento<br />
iuxta aqua parietinis edificare iussit”.<br />
Stradario. Via Monte Frumentario. Iniziava<br />
da Piazza del Comune e terminava in Piazza<br />
dello Steccato dove era collocato il monte del grano la<br />
cui amministrazione era tenuta dalla Comunità.<br />
L’istituzione del monte va fatta risalire al 1500 ai monaci<br />
Francescani che la introdussero insieme ai Monti<br />
di Pietà. La via data la sua lunghezza fu più volte ridimensionata.<br />
Lungo questa via è indicata la presenza di<br />
Piazza Scarlana, <strong>una</strong> piazzetta che forse prese quel<br />
nome da <strong>una</strong> famiglia di cardalana che l’abitava. Quindi<br />
<strong>una</strong> Via che percorreva tutta <strong>una</strong> zona del paese,<br />
sino al cimiterio, ”delle ripe dei morticelli” o “monte cavallo”<br />
e poi allo Spiazzo dov’era il sito del monte. Forse<br />
occupava un luogo del palazzo alle penne, appartenuto<br />
alla Abbazia di San Paolo. Si tratta di <strong>una</strong> Via molto<br />
lunga che negli anni assorbirà molte vie più piccole,<br />
come Via della Stella e Via del Sole.<br />
L’angolo di William<br />
a cura di William Sersanti<br />
Il mestiere del carbonaio è stata <strong>una</strong> delle<br />
attività sicuramente più rappresentative<br />
dello stretto legame intercorso per secoli tra<br />
uomo e bosco. I lavori del taglio della legna e della<br />
cottura del carbone costituirono un’importante fonte<br />
occupazionale per molti compaesani, fino alla metà<br />
del XX secolo («Io àgghjo fattu ‘stu mistjere tutti<br />
l’invèrni, da quanno c’evo 16 anni finu a 20 e rotti:<br />
prima sènza fà gnènte nun ce ci facévono stà…»). Il<br />
complesso universo della cultura del carbonaio, della<br />
vita solitaria alla macchia, con i suoi atteggiamenti e<br />
modi di vita arcaici e quasi antagonisti al mondo “civile”,<br />
è invece tramontato inesorabilmente (o quasi). La<br />
tecnica della costruzione di <strong>una</strong> carbonaia era alquanto<br />
complessa, poiché necessitava di numerosi accorgimenti;<br />
vediamo ora, nel dettaglio, le diverse fasi del<br />
lavoro. La prima consisteva nella preparazione della<br />
legna. I carbonai tagliavano gli alberi del bosco e, dopo<br />
la sramatura, i tronchi venivano portati ad <strong>una</strong> lunghezza<br />
di un metro o poco più. Trascorsi 10-15 giorni,<br />
necessari per l’essiccazione, il legname veniva trasportato<br />
nelle “piazze da carbone” (piazzòle). Queste<br />
piccole aie erano disseminate nel bosco a distanze<br />
abbastanza regolari e collegate da fitte reti di sentieri.<br />
Di solito si trovavano su terreni sabbiosi e permeabili<br />
(«U carbone si còce bè, vè più sicuru, quanno c’è a<br />
tèrra còtta, quella nera…»). Una volta stabilito il centro<br />
della carbonaia, la legna veniva disposta in cerchio.<br />
Per favorire la “carbonizzazione”, il legname più<br />
grosso doveva essere spezzato. Tre pali di legno, alti<br />
circa 2-3 metri, venivano piantati saldamente nel terreno<br />
ed erano tenuti insieme da due cerchi formati<br />
con dei rametti. Solo dopo aver piantato e legato i pali,<br />
i carbonai iniziavano a costruire la struttura, sistemando<br />
all’interno dei 3 pali prima la legna più grossa<br />
(in quanto richiedeva più cottura), poi quella più sottile,<br />
in modo da lasciare il foro centrale («Noi u ghjamiamo<br />
u cannone…») libero, per sistemare le braci.<br />
La legna veniva ben stipata, per evitare interstizi areati<br />
che potessero compromettere la riuscita della cottura.<br />
Una volta conclusa la posa («U mùcchju de lena<br />
eva da èsse’ ‘mpasatu bè, cumè cusì ti steva più<br />
còmmitu…»), la carbonaia assumeva la tipica forma<br />
conica arrotondata, con un raggio di base di 2-3 metri<br />
(«A carbonara, quanno a facevi, a mannavi a stregne’…»).<br />
Seguiva, quindi, il lavoro di copertura. Nella<br />
parte in basso, si collocavano, a mo’ di cintura, dei<br />
rami («U primu filu sotto, che si ghjamava “carzòlu”,<br />
atèra fattu co’ e tòppe che trovavi lì a màcchja, di mòdu<br />
che ghjó da pète ci passava più ària, pe’ dalli sfògu…»);<br />
la parte più in alto, invece, veniva ricoperta da<br />
uno spesso strato di foglie secche («Ci mettevi e fògghja,<br />
u falascu, a pàgghja, quellu che trovavi…»), a<br />
sua volta ricoperto di terriccio ripulito dai sassi, allo<br />
scopo di isolare la legna dall’aria. Nella fase di cottura<br />
servivano due pali: uno più sottile, per aprire dei fori di<br />
respiro, ed uno più grosso, usato quando si “imboccava”<br />
la carbonaia, cioè per riempire la stessa con le<br />
braci. Dopo qualche ora dall’accensione, quando il<br />
fumo usciva copioso, si alimentava il fuoco con nuova<br />
legna che doveva essere ben pressata con il palo più<br />
grande. Si chiudeva quindi la bocca («U cannone si<br />
‘tturava c’un zassu gròssu…») ed il fumo a questo<br />
punto doveva uscire dai fori in basso. Per 4-5 giorni la<br />
carbonaia veniva alimentata in questo modo, giorno e<br />
notte, finché <strong>una</strong> consistente fiammata sulla sommità<br />
annunciava l’avvio definitivo del processo di “carbonizzazione”<br />
(«A carbonara ‘gna che a guardi, spècie<br />
se c’hai buttatu ‘m mèzzu e ràdiche, i zòcchi, ‘ssa<br />
ròbba lì, sennò podarzi che “sfonna”, si roppe e ti va<br />
affòcu tuttu…»). La cottura iniziava nella parte alta,<br />
per questo i carbonai aprivano dei fori con il bastone<br />
sottile, fori che venivano poi chiusi ed aperti via via più<br />
in basso, per spostare la zona di cottura («Se e lena<br />
atèrono verdi, selli deva 3 giorni i “fòcu mòrtu”: u sai<br />
che vordì? Allora, lì u primu giru i lena, um mètru più<br />
bassu da bocca sopre, si facévono do’ file i buci<br />
‘ncrociate a distanza d’<strong>una</strong> parmata, di mòdu che nun<br />
tiràvono ‘nzème, ma scompagni: cusì u fòcu si cuminciava<br />
a seccà, mannava via l’àcqua e po’ li devi er<br />
via…»). Dopo <strong>una</strong> decina di giorni, la carbonaia as-
sumeva un aspetto diverso: il terriccio di copertura<br />
diventava nero e le dimensioni si riducevano notevolmente;<br />
anche i fumi che uscivano dai fori assumevano<br />
un altro colore. In quest’ultima fase di cottura,<br />
l’alimentazione della carbonaia avveniva ai lati, dove<br />
si creavano degli affossamenti, e non più dalla bocca,<br />
perché oramai inesistente. In base al colore del fumo<br />
che fuoriusciva dai fori laterali, il carbonaio poteva<br />
vedere l’andamento della combustione: solo quando il<br />
fumo era turchino e trasparente il carbone era pronto<br />
(«C’um mètru cubbu i lena ci scappava ‘na balla i carbone…»).<br />
A cottura ultimata iniziava la fase di “scarbonizzazione”.<br />
Per prima cosa si doveva raffreddare il<br />
carbone con numerose palate di terra, poi si procedeva<br />
all’estrazione, spegnendo con l’acqua eventuali<br />
braci rimaste accese («U carbone si scupriva un àngulu<br />
pe’ vòta, cu rastèllu: ‘st’operazzione si ghjamava<br />
“summunnà”. Quanno u levavi, facevi tutti cordoni, di<br />
mòdu che controllavi s’arepiava fòcu. Chitunu u faceva<br />
de nòtte ‘stu lavoru, cusì si vedeva sùbbitu se c’èra<br />
‘che tizzu ancora ‘ccesu…»). La qualità del carbone<br />
ottenuto variava a seconda della bravura e<br />
dell’esperienza del carbonaio, ma anche in base al<br />
legname usato («I legni più fòrti sò cerru, cèrqua, càrpine,<br />
lìviciu, ornèllu: u legnu “dorce” nun vale gnènte,<br />
atè tròppu liggeru…»). Il carbone di ottima qualità doveva<br />
“cantare” bene, cioè fare un bel rumore («U cannèllu<br />
sò i pèzzi gròssi du carbone, u l’ùtimu che aremane<br />
quanno nun arde più: quellu sòna cum’um metallu…»).<br />
Infine, il carbone, quando era ben raffreddato,<br />
veniva filtrato con un apposito strumento («Si<br />
ghjamava u “vàliu” e atèra un cestone i castagnu: atèra<br />
fattu im mòdu che a tèrra passava sotto e dentro<br />
c’aremaneva u carbone; ‘na spècie i conciarèllu…»),<br />
insaccato («E balle cu carbone nun zi ghjudévono cu<br />
spagu solu, ma si “rannulàvono”: piavi do’ pèzzi i legnu,<br />
ditti “róndili”, i ‘nturcinavi a vèrzu e nun zi cadeva<br />
gnènte…») e infine trasportato dai carrettieri e dai<br />
“mulari” («Dilli ‘m pò a Goffred’i Peraru quante balle<br />
ha cariatu…») verso l’imposto per essere venduto<br />
(«Chitunu u mannava a Roma, quanno nun c’èra ancora<br />
u gasse; chit<strong>una</strong>tru u portava lì a Porta Valle,<br />
vicinu do’ sta Scattone, sott’a quellu pòrticu…»). Un<br />
ringraziamento particolare va all’anziano amico Goffredo<br />
Fidanza, per le preziose informazioni fornitemi.<br />
A ghj là.<br />
1 A pórtono e ciumache<br />
sopr’a gròppa.<br />
6 Atè famosu quellu i<br />
Bomma.<br />
7 Sènza Culu.<br />
9 Ti dòlono dòppu<br />
‘na giornata sana ca<br />
véria ‘m mano.<br />
10 Si ‘nnòda ‘ntornu<br />
ae cregne.<br />
CRUCIVERBETTU<br />
1 2 3 4 5<br />
6<br />
9<br />
7 8<br />
A ghj ghjó.<br />
1 A pilucca du cane. 2 E vorrissi spatrià quanno sì<br />
straccu. 3 Più atè ténnara e più atè bòna.<br />
4 Cena sènza vocali. 5 A fine du mùciu. 8 Doce…<br />
all’arivèrza.<br />
10<br />
Il porco e l’asino<br />
(rielaborazione di William Sersanti da <strong>una</strong> poesia di Elio Paolucci)<br />
Un Porco disse a un Asino «Compagno,<br />
perché non vieni qui con me a parlare<br />
e smetti di sbuffare e farti il bagno<br />
con il sudore? Basta faticare!<br />
Guarda me: mangio, dormo e mi rilasso,<br />
servito e riverito dal padrone;<br />
vivo come un signore, rido e ingrasso<br />
alla facciaccia tua. Che coglione!».<br />
«Amico», osservò il Ciuccio in tono arguto,<br />
pronunciando le frasi con affanno<br />
«ogni volta che passo, ti saluto,<br />
ma non mi sembri quello dell’altr’anno!».<br />
Cogliamo l’occasione per ricordare il poeta a circa un<br />
mese dalla tragica morte (ndr)<br />
Notizie da “Avventura <strong>Soratte</strong>”.<br />
Grande successo per l’iniziativa “Il <strong>Soratte</strong>:<br />
da natura pittoresca a paesaggio dipinto”:<br />
grazie al contributo dei partecipanti, siamo riusciti a<br />
racimolare ben 110,00 euro, interamente devoluti agli<br />
organizzatori della mostra “La Montagna Sacra<br />
nell’Arte”, affinché la stessa possa essere arricchita<br />
con nuove riproduzioni fotografiche. Un doveroso ringraziamento<br />
va alla dott.ssa Norma De Angelis, preziosissima<br />
collaboratrice, che ha curato la visita guidata<br />
dell’esposizione nella seconda parte della mattinata.<br />
Tanto per chiarire…<br />
Profezia, caso, enigma ?<br />
di G.B.O.<br />
Nel 1855, in preparazione delle leggi Rattazzi contro la<br />
Chiesa - confisca dei beni ecclesiastici e cancellazione<br />
di molte comunità religiose - Don Bosco pubblicò un<br />
libello nel quale profetizzava il futuro della casata dei<br />
Savoia nel caso il re Vittorio Emanuele II avesse firmato<br />
la legge: ”La famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e<br />
non giunge alla quarta generazione.” Andò a finire che:<br />
Vittorio Emanuele II° morì di malaria a soli 58 ann i, gli<br />
successe Umberto I° che fu ucciso a 56 anni con la<br />
pistolettata dell’anarchico Bresci. Il successivo re, Umberto,<br />
se ne scappò a Brindisi l’8 settembre del 1943 e<br />
dopo abdicò in favore di Umberto II°, il re provvis orio,<br />
che dovette subire il referendum popolare e accettare<br />
un esilio senza ritorno. Alla quarta generazione, la dinastia<br />
dei Savoia era finita! Si potrà invocare pure la<br />
jella… ma don Bosco, comunque la mettiate, “c’iaveva<br />
azzeccato”.<br />
Concordiamo con l’amico e collaboratore<br />
Giorgio Boari Ortolani con l’intervento, sul<br />
bollettino “Democratica.. mente”, in merito all<br />
fiera di San Nonnoso dove non c’è idea, progetto e<br />
fantasia per studiare <strong>una</strong> cosa diversa che faccia ritrovare<br />
attenzione ed interesse da parte di tutti. La fiera di<br />
Rignano è cresciuta perché i giovani sanno far crescere.<br />
Dimentichiamoci della Fiera dei nostri tempi e pensiamo<br />
al futuro. Ma questo nostro paese che futuro<br />
potrà avere? Z.F<br />
5
Viva la lumaca<br />
Tosco<br />
Nell’ultimo decennio del milleottocento un<br />
capitano di lungo corso di nome Joshua Slocum fece il<br />
giro del mondo a vela da solo, impiegandoci tre anni e<br />
mezzo circa. Non c’è dubbio, fu un primato, ma lui non<br />
ne ricavò molto, era partito senza clamore perché preferiva<br />
la vela alla arrogante modernità del vaporetto.<br />
Dopo di lui molti altri hanno compiuto la circumnavigazione<br />
del globo ma, tutti o quasi tutti, nell’intento di battere<br />
non il primato di averla fatta per primo, cosa ormai<br />
impossibile ma, di farla con il minor numero di scali<br />
intermedi. Vito Dumas con il Legh II fece tre scali,<br />
Francis Chichester con il Gipsy Moth IV uno solo. Poi,<br />
visto che ormai nel 1969 Knox Johnston aveva circumnavigato<br />
il globo senza mai fermarsi, i successori<br />
si sono impegnati nel farla nel minor tempo possibile.<br />
Così è nata la vera corsa idiota.<br />
L’uomo ha sempre avuto il pallino del fare le cose nel<br />
minor tempo possibile. Se deve recarsi in un posto<br />
deve metterci meno dell’ultima volta che ha fatto lo<br />
stesso tragitto. All’uopo costruisce macchine sempre<br />
più veloci e pensa che il tempo impiegato nel viaggio<br />
sia tempo perso. Mentre Joshua Slocum nel luglio del<br />
1896 aveva trovato il tempo di fare scalo ad Apia nelle<br />
Samoa per far visita a Fanny, vedova di Robert Louis<br />
Stevenson, il signor Soldini, quello che pochi anni fa<br />
vinse la regata intorno al mondo senza scalo, si sarà<br />
sicuramente divertito ma non si è goduto nulla della<br />
meraviglia del mondo che lo circondava durante il tragitto.<br />
Perché? Perché per quanto la vela sia un mezzo<br />
di trasporto lento, lui, per vincere, doveva essere sempre<br />
troppo impegnato a far correre la barca al massimo.<br />
Invece bisogna imparare tutti da <strong>una</strong> mia cara amica la<br />
quale, se viene invitata ad un battesimo o a un matrimonio<br />
o che altro, parte un giorno prima perché sa che<br />
se putacaso lungo la strada vede <strong>una</strong> insegna con su<br />
scritto: “A Lentopasso di sotto SAGRA DELLA<br />
CICORIETTA DI CAMPO.” Lei è sicuro che ci va e torna<br />
che ha conosciuto il sindaco, metà dei Lentopassesi<br />
di sotto nonché l’esperto di erbe medicinali. Lei è la<br />
regina del Giro Pesco quello che per andare da un<br />
punto ad un altro del nostro pianeta ti porta a visitare<br />
luoghi e a conoscere persone che non avresti mai incontrato<br />
se avessi subordinato il tuo viaggio all’impulso<br />
di arrivare il più velocemente possibile. Questa è la<br />
filosofia giusta miei cari amici corridori. Basta con i<br />
primati! Di velocità si può morire. Non è importante<br />
arrivare prima, ma arrivare e soprattutto godersi il viaggio.<br />
In discussione il Piano di Recupero<br />
Registriamo <strong>una</strong> importante iniziativa presa<br />
da alcuni cittadini circa il problema del piano di recupero<br />
nel centro storico. Innanzitutto, si legge nel documento<br />
diffuso con il quale sono state raccolte molte<br />
firme, si invitano i cittadini, prima di aprire un cantiere,<br />
ad informarsi ed essere ben istruiti soprattutto badando<br />
a ciò che prevede il piano di recupero con un rapporto<br />
informativo con i tecnici del settore egli uffici preposti.<br />
Prima di aprire un cantiere riguardante la zona<br />
prevista dal piano di recupero del <strong>Centro</strong> storico, il<br />
progettista ed il direttore dei lavori hanno la responsabilità<br />
ed il dovere di informare il committente sui rischi<br />
cui si va incontro nel caso in cui non venga rispettato il<br />
progetto e le normative vigenti sul piano durante<br />
l’esecuzione dei lavori (gli allineamenti, riuso delle tegole<br />
antiche, utilizzo di materiali compatibili al luogo). Il<br />
piano di recupero è uno strumento urbanistico importante<br />
per riqualificare e valorizzare l’ambiente in cui<br />
viviamo custode della storia di un popolo che è giusto<br />
salvaguardare per tramandarla.<br />
Un Sogno chiamato <strong>Soratte</strong><br />
di Luciano Abballe<br />
Nell’ambito dei festeggiamenti del santo Patrono Edisto,<br />
il nostro paese è stato teatro di innumerevoli ed<br />
interessanti eventi storico/culturali, tra i quali merita<br />
<strong>una</strong> citazione particolare la presentazione del libro di<br />
Valerio Zozi ”Un sogno chiamato <strong>Soratte</strong>” che tratteggia<br />
la storia del calcio santorestese. E’ un trattato ben<br />
curato, con notizie e aneddoti precisi giacché l’autore<br />
ha consultato testimonianze veritiere approfondendole<br />
dai cronisti delle testate laziali quale “Il Corriere Laziale”<br />
e del suo Direttore sig. Eraclito Corbi. Non si è soffermato<br />
solo nell’editoria ma si è documentato presso<br />
la Lega Nazionale Dilettanti ottenendo gradita ospitalità<br />
e disponibilità nel Presidente Sig.Melchiorre Zarelli.<br />
In questa splendida cavalcata giornalistica ci ha fatto<br />
rivivere il calcio primordiale del 1933, anno di nascita<br />
della locale compagine, con testimonianze fotografiche<br />
inedite ci ha condotti fino alla stesura dello Statuto ed<br />
alla prima affiliazione alla Lega. La lettura di questo<br />
libro è scorrevole e piena di curiosità intervallata da<br />
immagini fotografiche che ci fanno proiettare in <strong>una</strong><br />
dimensione surreale nel contemplarle e ci si immerge<br />
nella virtualità realistica, consegnandoci volti di persone<br />
amiche, familiari che ci offrono <strong>una</strong> intensa emozione<br />
accompagnata da commozione per le persone che<br />
hanno dato vita alla storia di questa Società, ma rivivono<br />
in noi con la stessa intensità che si riproponevano<br />
in vita. I personaggi storici dello sport calcistico locale<br />
sono stati ritagliati e presentati con amorevole<br />
commozione proponendo loro <strong>una</strong> immagine realistica<br />
umanamente apprezzabile per la dignità morale che<br />
era l’essenza di in ognuno di loro. Valerio è un ragazzo<br />
instancabile,disponibile che crede nei calori sportivi e<br />
raccoglie in essi la forza morale, l’entusiasmo di credere<br />
nella vita come fonte inesauribile di esperienza. La<br />
sua breve ma intensa vita finora vissuta, non priva di<br />
difficoltà superate dalla sua grande forza di volontà,<br />
dal suo enorme spirito di sacrificio e da <strong>una</strong> immensa<br />
disponibilità che lo ha portato a superare qualsiasi o-<br />
stacolo sia di natura spirituale che fisica. Il suo lavoro<br />
encomiabile, sotto ogni punto di vista, lo ha portato ad<br />
essere apprezzato nell’ambito sportivo riportando la<br />
storia e la cronaca del calcio santorestese. Confidiamo<br />
che questo libro, essendo <strong>una</strong> pietra miliare del nostro<br />
amato paese, in cui l’autore ha profuso tutte le sue<br />
energie, non possa mancare in ogni famiglia dove potrà<br />
essere di riscontro il passato e il presente riportando<br />
alla memoria le gesta sportive di ognuno rappresentate.<br />
Ringraziamo di cuore Valerio che ha decantato<br />
le azioni sportive del nostro patrimonio calcistico, al<br />
quale esprimiamo i nostri più fervidi complimenti per<br />
questa opera enciclopedica che fa rivivere i trascorsi di<br />
ognuno di noi. Grazie ed auguri sinceri.
Viaggio alla volta del Brasile<br />
Dopo la missione in Cina (vedi<br />
il SNN 114) Tullio 33enne viene<br />
destinato alla missione in<br />
Brasile. Riportiamo la prima<br />
corrispondenza dal Brasile con<br />
la famiglia.<br />
Resterà in Brasile fino al 1969.<br />
Una lettera ai genitori del<br />
4/9/1953 è scritta già sulla nave<br />
alla volta del Brasile: “Da<br />
due giorni abbiamo passato Gibilterra... Qui ci sono<br />
uomini di ogni razza e di ogni nazione, e anche cinesi.<br />
Con tutti ci riesce di farci capire, eccetto che con i calabresi...<br />
Sono partito contentissimo e sempre allegro<br />
fino a questo momento, però ciò non esclude che non<br />
abbia sofferto... Il giorno 11 o 12 sbarcherò a Recife e<br />
poi, in poche ore, se andrò in aereo, sarò a Manaus...”.<br />
Il 14/9/1953 scrive da Recife: “Ieri mattina sono sbarcato<br />
qui a Recife... il viaggio è stato magnifico... Domani<br />
sera partiremo per Belem in battello e ci vorrà<br />
ancora <strong>una</strong> settimana di viaggio da Belem a Manaus.<br />
Se andremo in aereo è questione di ore, altrimenti altri<br />
7 giorni di battello... Le impressioni? Per ora mi sembra<br />
di essere ancora in Cina perché qui la città è piena<br />
di negri e tra <strong>una</strong> cosa e l’altra c’è molta sporcizia e<br />
molta miseria... State bene e contenti come sto bene e<br />
contento io. Vi sono sempre vicino con tutto il cuore e<br />
vi amo come non mai. Vi ricordo ogni istante ma specialmente<br />
nella S.Messa”. Recife 19/9/1953: “Forse a<br />
quest’ora mi credevate già in viaggio, invece sono ancora<br />
qui, per la semplice ragione che c’è stato lo sciopero<br />
dei lavoratori marittimi... Partiremo questa sera<br />
alle 10 e verso il 5 Ottobre spero di essere a Manaus...<br />
Qui a Recife si sta bene... però su a Manaus vi è la<br />
fame poiché vi è stata <strong>una</strong> grande inondazione tre mesi<br />
fa che ha distrutto tutto il raccolto... In quanto a fumare<br />
ce n’è quanto se ne vuole e costa poco, perciò io<br />
sto bene, solo che qui fumare la pipa per gli uomini è<br />
<strong>una</strong> cosa che non solo fa ridere, ma fa quasi scandalo<br />
perché la pipa la fumano solo le donne, mentre gli uomini<br />
fumano sigari o sigarette...”. Belem 28/9/1953:<br />
“Da tre giorni siamo fermi qui a Belem. E oggi verso le<br />
2 ripartiremo. Forse tra <strong>una</strong> decina di giorni saremo a<br />
Manaus. Il caldo comincia a farsi sentire. Qui siamo<br />
sempre sui 30 gradi all’ombra, sia di giorno che di notte,<br />
e finora non ho ancora avuto la consolazione di<br />
sentirmi un momento asciutto perché il sudore mi scorre<br />
da tutte le parti... Io sto sempre benissimo. La lingua<br />
incomincio più o meno a bestemmiarla, poiché quando<br />
si sa il santorestese è facile imparare il portoghese...”<br />
Finalmente il 7/10/1953 scrive da Manaus dove è arrivato<br />
dopo 24 giorni di viaggio dall’arrivo in Brasile. Si<br />
lamenta sempre del gran caldo umido e quindi del suo<br />
continuo sudare, ma conferma: “La mia salute va benissimo<br />
e godo che anche voi stiate bene. Qui ... la<br />
carne e la frutta non mancano. Specialmente banane,<br />
ananas, noci di cocco...” Il 23/11/1953 racconta ai genitori<br />
dei suoi successi musicali e come anche altre<br />
parrocchie lo vorrebbero: “Il parroco della Cattedrale<br />
mi offrì il posto di organista ma non potei accettare per<br />
varie ragioni e la prima è... che sono venuto per fare il<br />
missionario e voglio farlo meglio che mi è possibile...”<br />
Continua a lamentare il gran caldo e il tanto sudare;<br />
dice di non poter dormire a letto e di aver scelto<br />
l’amaca. Anche a Manaus è apprezzato come medico,<br />
specie per curare gli occhi. Il 17/12/1953 manda un<br />
biglietto con gli auguri di Natale: “Gesù Bambino vi<br />
ricompensi e benedica i vostri sacrifici... “. Il 18/1/1954<br />
scrive: “Il Natale è stato più o meno bello; come volete<br />
che si gusti il Natale con un caldo da crepare... pensate<br />
che la notte, mentre suonavo, ho bagnato di sudore<br />
un asciugamano di spugna grande e il giorno mi sono<br />
dovuto cambiare la biancheria 3 volte!...” “... abbiamo<br />
cantato tutta la mia messa a quattro voci... più altri tre<br />
mottetti sempre a 4 voci. Ho appena 4 tenori e 2 bassi<br />
e <strong>una</strong> quindicina di soprani e contralti. Nessuno sa la<br />
musica, ma hanno cantato a perfezione e io mi sono<br />
ammazzato poiché ho dovuto suonare cantare e dirigere,<br />
ma sono stato più che soddisfatto, soprattutto<br />
sono soddisfatto perché mi amano come un loro fratello,<br />
specialmente i giovani...”. Manaus 29/3/1954: “Carissimi<br />
e amatissimi genitori e fratelli. Sono già alcuni<br />
giorni che ho ricevuto la vostra carissima lettera e invece<br />
di rispondere subito, come avevo stabilito, è passato<br />
già del tempo. Ma vi assicuro, e questa volta non<br />
è <strong>una</strong> scusa, non ho avuto assolutamente tempo perché<br />
ora il mio tempo me lo occupano tutto i miei poveri<br />
lebbrosi. Ormai vivo, si può dire, definitivamente in<br />
mezzo a loro e solo di tanto in tanto vengo a Manaus<br />
per fare rifornimento di qualche cosa da portare a loro<br />
perché si trovano in <strong>una</strong> miseria spaventosa di cibo,<br />
vesti e medicine anche le più assolutamente necessarie.<br />
Io mi trovo benissimo e credo che sia la prima volta<br />
che in 10 anni di ministero mi trovo pienamente soddisfatto.<br />
Oltre alla Messa, prediche, confessioni, ecc. mi<br />
do da fare con ogni mezzo per farli stare allegri più che<br />
posso, e grazie a Dio che mi ha dato questo dono<br />
dell’allegria, ci riesco. Loro poi mi sono così affezionati<br />
che quando torno un giorno o due a Manaos, quasi si<br />
sentono male. Oltre al resto, io sono anche il loro facchino,<br />
e quando mi trovo qui in città vado chiedendo<br />
l’elemosina a tutte le persone che conosco e che non<br />
conosco. E’ vero che devo fare anche delle brutte figure,<br />
ma tornare in mezzo a loro a mani vuote, sentirei<br />
molta più <strong>vergogna</strong>. E’ vero che sono un 1500 e quindi<br />
è impossibile accontentare tutti, ma almeno non dimenticare<br />
i bambini e i vecchi...! Domani ritorno in<br />
mezzo a loro con un mezzo quintale di biscotti e alcuni<br />
chili di caramelle. Sarà poca cosa, ma almeno il giorno<br />
di Pasqua potranno pensare che qualcuno si è ricordato<br />
di loro e si sentiranno contenti. Ritornerò in città per<br />
due o tre giorni verso la metà di Aprile... posso dire<br />
che alle mie attività di sacerdote, di musicista... ho aggiunto,<br />
o meglio ho intensificato, la mia qualità di fare il<br />
pagliaccio e grazie a Dio ci riesco e nel mio nuovo<br />
campo, è la cosa che mi è più utile... “ “... Qui tutti mi<br />
raccomandano di stare attento di qua e di là perché è<br />
pericoloso ecc. Vi ringrazio di tutto cuore che nelle vostre<br />
lettere mai mi abbiate parlato di ciò. Al contrario mi<br />
avete approvato ed esortato a compiere il mio dovere<br />
meglio che potessi. I lebbrosi mi vogliono bene quasi<br />
fino al fanatismo, non perché faccia delle cose straordinarie,<br />
ma perché sanno che li amo veramente e non<br />
ho ness<strong>una</strong> paura di loro e del loro contatto e vi assicuro<br />
che il giorno in cui io avessi paura di diventare<br />
come uno di loro sentirei <strong>vergogna</strong> di me stesso e non<br />
avrei più il coraggio di restare in mezzo a loro. Finché il<br />
Signore mi darà forza e buona volontà di compiere il<br />
mio dovere, lo compirò tutto, costi quel che costi...”.<br />
7
Lo statuto del Comune di Sant’Oreste.<br />
Art 10 - Diritto di iniziativa<br />
1. Ogni cittadino, in forma singola o associata,<br />
può rivolgere all'amministrazione com<strong>una</strong>le istanze<br />
e petizioni dirette a promuovere <strong>una</strong> migliore tutela<br />
degli interessi collettivi.<br />
2. L'amministrazione ha l'obbligo di esaminarle e di far<br />
conoscere agli interessati la decisione che ne è scaturita.<br />
3. Le istanze e le petizioni indirizzate al sindaco sono<br />
presentate all'ufficio protocollo in duplice copia. Esse<br />
contengono, in modo chiaro ed intellegibile, la questione<br />
che viene posta o la soluzione che viene proposta,<br />
la sottoscrizione dei presentatori, il recapito degli stessi.<br />
4. L'ufficio protocollo rilascia al consegnatario copia<br />
dell'istanza, petizione o proposta previa apposizione<br />
del timbro di arrivo.<br />
5. L'amministrazione ha sessanta giorni di tempo per<br />
esaminare l'atto e far conoscere il proprio intendimento<br />
in merito o i motivi di un eventuale ritardo di esame.<br />
6. L'istanza o la petizione è trasmessa al consiglio com<strong>una</strong>le<br />
o alla giunta com<strong>una</strong>le a seconda delle rispettive<br />
competenze. Quelle trasmesse alla giunta com<strong>una</strong>le<br />
e le conseguenti determinazioni, sono portate a<br />
conoscenza del consiglio com<strong>una</strong>le nella prima seduta<br />
utile.<br />
7. Cento cittadini elettori possono avanzare proposte<br />
per l'adozione di atti amministrativi che il sindaco trasmette<br />
entro i trenta giorni successivi all'organo competente,<br />
corredate dal parere dei responsabili dei servizi<br />
interessati, nonchè dell'attestazione della copertura<br />
finanziaria.<br />
8. Le associazioni iscritte all'albo di cui all'art. 7, IV°<br />
comma, possono rivolgere al consiglio com<strong>una</strong>le e alla<br />
giunta com<strong>una</strong>le interrogazioni scritte limitatamente<br />
alle loro specifiche finalità.<br />
Effemeride<br />
con la collaborazione di Francesca Lancia<br />
Nozze d’oro: Latini Ludovina - Nicolai Ennio;<br />
Spagnoli Benito - Abballe Giovanna.<br />
Tanti Auguri!<br />
Morti: Bordi Marzia (51). Ai familiari le nostre sentite<br />
condoglianze. Cursi Lorenzo (88). Alla famiglia del<br />
caro Lorenzo le mostre sentite condoglianze. Paolucci<br />
Loreta (89); Gino Rongoni (91)<br />
La Redazione di <strong>Soratte</strong> Nostro esprime le più sentite<br />
condoglianze ai familiari di Lorenzo Cursi, scomparso<br />
il 25 ottobre 2011. Lorenzo Cursi, più noto come<br />
Ziroghettu, è stato un uomo molto attivo nella vita di<br />
Sant’Oreste, fino a quando non si è trasferito, con la<br />
sua famiglia, a Roma. E’ stato sempre un protagonista<br />
nell’associazionismo cattolico e nella vita parrocchiale<br />
di Sant’Oreste. Anche a Roma ha continuato ad operare<br />
a favore della povere gente, impegnandosi con<br />
l’Opera di San Vincenzo e con le mense di<br />
Sant’Egidio. Da volontario, inoltre, ha operato al servizio<br />
del Papa, entrando nel corpo che cura il cerimoniale<br />
del sommo Pontefice. (ndr)<br />
Notiziario (2)<br />
L’Assemblea dei soci di Avventura <strong>Soratte</strong>,<br />
si è riunita venerdì 4 Novembre 2011<br />
per eleggere il nuovo Direttivo: Viene confermato Presidente<br />
per il secondo mandato consecutivo William<br />
Sersanti e Segretaria Benedetta Spinilli. Entra per la<br />
prima volta in Direttivo Dalila Segoni con la carica di<br />
Tesoriere. Auguri di buon lavoro dalla Redazione!<br />
Proloco di Sant’Oreste. Assemblea Straordinaria<br />
fissata per il giorno 19 Novembre 2011 alle ore 17.00<br />
per l’elezione del Consiglio Direttivo dimessosi dalla<br />
carica. I soci sono invitati a partecipare ed a candidarsi<br />
per il rinnovo del Consiglio.<br />
“L’officina della carità” sta riscuotendo notevole successo<br />
tra i ragazzi e le famiglie. Si chiamerà cosi infatti<br />
l’oratorio parrocchiale che si occuperà della creazione<br />
di piccoli gadget in legno, bambole di pezza, decorazioni<br />
e tante altre cose come la realizzazione di presepi,<br />
aiutati da esperti, artigiani e genitori. Gli oggetti realizzati<br />
saranno poi venduti nel Mercatino della Carità<br />
ed il ricavato devoluto in beneficenza a sostegno della<br />
Mensa dei Poveri delle varie missioni umanitarie e di<br />
altre iniziative benefiche. L’invito è rivolto ai bambini<br />
delle scuole elementari, ai ragazzi delle scuole medie,<br />
a tutti i giovani, ma anche a tutte le mamme, i papà, le<br />
nonne, i nonni, le zie, gli zii, i vicini di casa: insomma a<br />
chiunque desidera mettere a disposizione un po’ del<br />
proprio tempo per aiutare i Poveri. E’ <strong>una</strong> bella iniziativa<br />
che riapre spazi ai bambini per laboratori molto importanti<br />
per la formazione dei giovani.<br />
- Domenica 23 ottobre 2011 presso il Teatro Com<strong>una</strong>le<br />
di Sant’Oreste è stato presentato al pubblico il<br />
libro “In hoc vinces” di Bruno Carboniero e Fabrizio<br />
Falconi. “La storia dell’<strong>Europa</strong> e di tutto l’Occidente è<br />
cambiata radicalmente con un sogno premonitore. La<br />
notte del 27 ottobre dell’anno 312 d.C., l’imperatore<br />
romano Costantino è accampato con le sue truppe a<br />
poca distanza da Roma. Durante il sonno, Costantino<br />
riceve la visione di Cristo, che gli suggerisce di scrivere<br />
sugli scudi il monogramma greco del Salvatore<br />
“XP”, con la leggendaria promessa in hoc vinces (con<br />
questo vincerai). Il libro è un avvincente viaggio nel<br />
tempo, alla ricerca di indizi archeologici, esoterici ed<br />
astronomici nascosti dalla polvere dei secoli che, insieme<br />
al racconto della vita del leggendario imperatore<br />
romano e dei molti misteri legati alla vicenda storica<br />
che lo riguardano, offre al lettore di oggi <strong>una</strong> nuova<br />
lettura di quel “segno”… L’incontro,che, è inserito<br />
all’interno della manifestazione “Autunno Costantiniano”,<br />
è stato aperto dai saluti dell’Assessore alla Cultura<br />
del Comune di Sant’Oreste, Maurizio Serzanti; erano<br />
presenti gli Autori, che tenuto <strong>una</strong> mini-conferenza<br />
tematica con il supporto di video-proiezioni, e Marco<br />
Carpiceci (Università di Roma “La Sapienza”). Moderatore:<br />
Claudio Di Giorgio (libreria “L’isola che c’è”). Il<br />
libro è disponibile presso la libreria di Sant’Oreste in<br />
via Umberto I.<br />
Il <strong>Centro</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Soratte</strong> ringrazia tutti coloro<br />
che hanno contribuito alla realizzazione di<br />
questo numero. I nostri ringraziamenti<br />
vanno inoltre a: Panificio Giosi di Campana<br />
Giorgio, Paolo Bertollini, Maria Piante e Fiori, Bar Pizzeria<br />
Da Cipria, Farmacia Buonfantino, Macelleria<br />
Leoni, Bar Nonna Rosa.